Corso anatomia

 

 

 

Corso anatomia

 

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INTRODUZIONE

 

Generalità

 

L’Anatomia umana: è la scienza che studia la forma, l’architettura e la struttura del corpo umano.
Essa è divisa in varie branche:

 

  • Anatomia descrittiva sistematica: studia i vari organi ed apparti umani dal punto di vista macroscopico e microscopico;
  • Istologia (tessuti);
  • Citologia (cellula);
  • Ultrastruttura o Struttura submicroscopica cellulare (caratteri della cellula);
  • Embriologia: studia le prime tappe della formazione dell’embrione umano;
  • Organogenesi: s’interessa dell’ulteriore sviluppo e perfezionamento delle forme umane.
  • Anatomia topografica: s’interessa dei rapporti degli organi fra loro e delinea regioni d’interesse morfologico e chirurgico;
  • Anatomia radiologica: studia lo scheletro osseo e cartilagineo e i vari organi dei diversi apparati;
  • Anatomia antropologica: s’interessa dell’uomo mediante ricerche antropologiche e antropometriche;
  • Anatomia costituzionalistica: studia gli uomini dal punto di vista della loro costituzione e li distingue in normotipi, longitipi, brevitipi (classificazione italiana) o in ipermorfi, mesomorfi, isomorfi (classificazione americana).
  • Anatomia artistica: s’interessa principalmente delle forme esterne dell’uomo, come la muscolatura, la bellezza della specie umana, ecc.
  • Anatomia clinica: studia la forma, i volumi, i rapporti e la struttura dei vari organi ed apparati.

Leggi fondamentali dell’Anatomia Umana
L’anatomia umana fonda i suoi principi su alcune leggi.
La prima legge è quella della “Forma e dei volumi costanti degli organi”: afferma che negli individui normali la forma e il volume degli organi devono essere costanti.

  • Ipertrofia: aumento di forma e di volume di un organo senza aumento del numero delle sue cellule (aumento solo volumetrico);
  • Ipotrofia: diminuzione di forma e di volume di un organo senza diminuzione del numero delle sue cellule (diminuzione solo volumetrica);
  • Iperplasia: aumento di forma e di volume di un organo legato ad un vero aumento del numero degli elementi cellulari che lo compongono (aumento volumetrico e cellulare);
  • Ipoplasia: diminuzione di forma e di volume di un organo legato ad una vera diminuzione del numero degli elementi cellulari che lo compongono (diminuzione volumetrica e cellulare).

La seconda legge è quella dei “Rapporti costanti degli organi fra loro e della loro disposizione in strati”.

  • Ectopia: originarsi di un organo fuori della sua sede (loggia) normale;
  • Ptosi: spostamento di un organo dalla sua sede (loggia) naturale.

La terza legge è quella delle proporzioni e cioè dei “Rapporti tra le parti di un organismo in relazione all’età, al sesso, alle caratteristiche etniche”. Su questa legge è basata l’Anatomia costituzionalistica.

  • Longitipi: soggetti nei quali la lunghezza degli arti supera il volume del tronco;
  • Brevitipi: individui nei quali il volume del tronco supera la lunghezza degli arti (brachitipo = fenomeno consistente);
  • Normotipi: soggetti le cui proporzioni fra tronco e arti sono in perfetta armonia.
  • Regione: è un area ben delimitata della superficie corporea;
  • Loggia: spazio connettivale delimitato da formazioni fasciali ed eventualmente da piani ossei.

Piani del corpo umano e concetti di terminologia anatomica
Il corpo umano può essere diviso secondo i diversi piani dello spazio.
Un piano sagittale, antero-posteriore, tracciato fra la metà della fronte (in avanti) e la colonna vertebrale (indietro), divide il corpo umano in due metà uguali e simmetriche (antimeri), antimero destro e antimero sinistro.
Un piano trasversale, tracciato orizzontalmente, divide il corpo umano in una metà superiore e in una metà inferiore. Possiamo tracciare numerosi piani trasversali e dividere il corpo in tanti segmenti (metameri).
Un piano frontale, che divide il corpo umano in una metà anteriore ed in una metà posteriore (ventrale e dorsale).
Simmetria bilaterale: piano sagittale che divide il corpo umano in due metà uguali e simmetriche;
Simmetria metamerica: relativa a piani orizzontali, che dividono il corpo di un essere vivente in strutture (metameri) uguali fra loro;
Simmetria raggiata: tipica delle stelle di mare;
Mediano: ciò che cade precisamente sul piano della simmetria bilaterale (lo sterno e le vertebre);
Paramediano: formazione od organo che si trova nelle immediate vicinanze del piano di simmetria bilaterale (le costole, i polmoni, i reni, ecc.)

 

 

OSTEOLOGIA

Generalità sullo scheletro
Il tessuto osseo
Lo scheletro umano è formato dalle ossa e da cartilagini.
Le ossa sono costituite da un particolare tipo di tessuto connettivo ben differenziato, il tessuto osseo, costituito da: cellule (osteociti), fibre collagene, sostanza intercellulare in parte organica, in parte inorganica.
Le cellule ossee sono elementi di forma fusata dotate di molti prolungamenti che si mettono in contatto fra loro e servono a favorire gli scambi nutritivi fra le cellule.
Le fibre collagene sono piene di sali minerali e, unendosi fra loro, compongono lamine che si soprappongono in maniera concentrica in modo da formare piccole colonnette ossee denominate osteomi, sistemi lamellari concentrici o sistemi haversiani.
Tra le varie lamelle concentriche si dispongono gli osteociti, raccolti ciascuno in una propria lacuna ossea, denominata osteoplasta.
Tra gli osteomi s’interpongono sistemi di lamelle non concentriche che valgono a costituire il sistema interstiziale o breccia ossea.
Le ossa, costituite da insiemi di sistemi haversiani e da sistemi interstiziali regolarmente ordinati secondo un piano, sono definite ossa compatte (corpi o dialisi delle ossa lunghe ed i tavolati delle ossa piatte e brevi).
Se invece questi sistemi non mostrano regolarità, ma s’intrecciano tra loro, l’osso è detto spugnoso (architettura delle estremità prossimali e distali delle ossa lunghe e la parte centrale delle ossa piatte o brevi).
All’estremità delle ossa che si articolano tra loro esiste un rivestimento di tessuto cartilagineo, che costituisce la cartilagine articolare o d’incrostazione.

Morfologia delle ossa
Le ossa si distinguono in ossa lunghe, ossa larghe o piatte e ossa brevi o corte in rapporto alle variazioni dei loro tre diametri (lunghezza, larghezza, spessore).
Ossa lunghe: nelle quali il diametro di lunghezza prevale su quelli di larghezza e di spessore (omero, femore).
Ossa larghe: i diametri di lunghezza e di larghezza si equivalgono prevalendo su quelli di spessore (volta del cranio: parietale, frontale, occipitale).
Ossa brevi o corte: i tre diametri sono pressoché uguali (carpo e tarso).
Nelle ossa lunghe si distingue una parte centrale detta corpo o diafisi, e due estremità o epifisi.
La diafisi è cava all’interno perché è percorsa da un canale (diafisario) che nel fresco contiene il midollo osseo, tessuto specializzato per la formazione delle cellule del sangue (midollo ematopoietico).
Le ossa lunghe prive di canale diafisario sono denominate ossa allungate (clavicola, ossa metacarpali, metatarsali).
Tavolato interno e tavolato esterno: tessuto osseo compatto che forma le superfici delle ossa piatte. Tra i due tavolati s’interpone del tessuto spugnoso, detto diploe.
Ossa sesamoidi: piccole ossa che si sviluppano nello spessore di tendini di muscoli e la rotula.
Ossa wormiane: piccole aree ossee distinte che si sviluppano fra le strutture delle ossa della volta del cranio, specialmente fra la zona occipitale e i due parietali.
All’esterno delle ossa si dispone una membrana molto compatta denominata periostio, costituita da tessuto connettivo compatto riccamente vascolarizzato e innervato. Essa possiede una notevole quantità di piccole cellule ossee destinate ad evolversi continuamente per i rimaneggiamenti ossei, che avvengono durante la vita, e principalmente per riparare eventuali perdite di tessuto osseo, come avviene nel caso di fratture.

L’ossificazione
Le ossa, nel corso del loro sviluppo, possono formarsi da precedenti tracce di tessuto cartilagineo e in questo caso sono dette ossa d’ossificazione encondrale o possono originarsi direttamente in seno ad un tessuto connettivo embrionale, il mesenchima (ossa d’ossificazione membranosa).
Nell’ossificazione membranosa particolari cellule meschimali, gli osteoblasti, evolvono direttamente in cellule mature. Il fenomeno dell’ossificazione è caratterizzato da un’invasione di vasi sanguigni nella zona dove sono presenti tracce di tessuto osseo. Con i vasi sanguigni giungono nella zona le cellule ossee primitive che evolvono poi in osteociti.
Nell’ossificazione encondrale l’invasione dei vasi sanguigni avviene o dal pericondrio, e si ha allora l’ossificazione periferica o pericondrale, o dall’interno delle tracce di tessuto cartilagineo per opera d’osteoblasti.

Lo scheletro assiale
L’apparato scheletrico si compone di uno scheletro assiale (tronco) e di uno scheletro appendicolare (arti superiori e inferiori).
La colonna vertebrale
La colonna vertebrale o rachide è formata dalla sovrapposizione di segmenti ossei denominati vertebre.
Le vertebre, in numero di 33-34, vanno distinte, in rapporto alla regione che occupano, in vertebre cervicali, vertebre toraciche o dorsali, vertebre lombari, vertebre sacrali e vertebre coccige. Mentre le vertebre cervicali, le toraciche e le lombari sono sovrapposte, ma indipendenti l’una dall’altra, le vertebre sacrali risultano nel soggetto adulto saldate fra loro costituendo l’osso sacro. Le vertebre coccige o caudali risultano saldate fra loro e atrofiche nella specie umana.
Caratteri generali delle vertebre
Una vertebra tipo è formata da un corpo e da un arco, legato al corpo mediante due peduncoli.
Tra il corpo vertebrale e l’arco si delimita un foro (foro vertebrale). Dalla sovrapposizione dei fori delle diverse vertebre si organizza un canale (canale vertebrale o canale rachidiano), che contiene il midollo spinale e gli involucri meningei che valgono a proteggerlo.
L’arco vertebrale è legato al corpo mediante i peduncoli, dalla sovrapposizione dei quali si formano i fori intervertebrali che danno passaggio ai nervi spinali, colleganti il midollo spinale con la periferia.
Dall’arco vertebrale si sollevano i vari processi. Dorsalmente, il processo spinoso; lateralmente, le due lamine, valgono a completare posteriormente il foro vertebrale; sui lati si dipartono i processi trasversali; superiormente e inferiormente ai peduncoli, si sviluppano i quattro processi o faccette articolari, due per lato, distinti in superiori e inferiori.
Caratteri specifici delle vertebre dei vari segmenti della colonna

  • Vertebre cervicali

Nel segmento cervicale della colonna il corpo delle vertebre risulta molto più piccolo, inoltre dalla sua periferia superiore si distaccano lateralmente due brevi processi.
Il processo spinoso è costituito da due radici, che fuse a livello dell’arco, si separano dorsalmente in direzione obliqua verso il basso.
I processi trasversi sono costituiti da due radici distinte (anteriore e posteriore), che poi si ricongiungono lateralmente fra loro.
I processi articolari, pianeggianti, sono disposti in modo che i superiori guardano indietro e leggermente verso l’alto, e gli inferiori in basso e leggermente verso l’avanti. Le lamine sono basse e di forma rettangolare.
La prima vertebra cervicale è denominata Atlante, articolata in alto con l’osso occipitale. L’Atlante si distingue dalle altre vertebre cervicali per i seguenti caratteri particolari:

  • è priva del corpo vertebrale;
  • è sprovvista del processo spinoso;
  • i processi articolari superiori risultano di forma ovoidale allungata.

La seconda vertebra cervicale è denominata Epistrofeo o Asse e presenta i seguenti caratteri differenziali:

  • il corpo si prolunga verso l’alto e cioè verso l’atlante;
  • il processo spinoso risulta molto accentuato.

La settima vertebra cervicale è chiamata vertebra prominante, poiché presenta un processo spinoso molto sviluppato, con caratteri simili a quelli delle vertebre toraciche o dorsali.

  • Vertebre toraciche o dorsali

Nel segmento toracico le vertebre presentano un corpo a sezione di cilindro abbastanza sviluppato.

  • Vertebre lombari

Le vertebre lombari sono caratterizzate da un corpo voluminoso, a sezione cilindrica, molto più sviluppato in senso trasversale che antero-posteriore.

  • Sacro

Il sacro è costituito dalla fusione avvenuta alla fine della vita fetale e perfezionatasi dopo la nascita, dalle cinque vertebre sacrali.
Nel sacro si distinguono una superficie anteriore, più concava nel maschio rispetto al soggetto di sesso femminile.

  • Coccige

Il coccige è costituito dai soli corpi delle vertebre coccigee o caudali, atrofiche nella specie umana. Si compone di tre – quattro vertebre, delle quali solo la prima conserva ancora qualche carattere che vale a farle riconoscere come tale. In basso il coccige termina bruscamente
Curve della colonna vertebrale
La colonna vertebrale mostra nel soggetto adulto una serie di curve a concavità alterne, perciò nel complesso, vista di profilo, ricorda la forma di una S italica.
Tali curve possono accentuarsi in particolari condizioni fisiologiche o addirittura modificarsi in situazioni patologiche.
Curve di lordosi: quelle a convessità anteriore
Curve di cifosi: quelle a concavità anteriore e quindi convesse dorsalmente.
La colonna vertebrale presenta inoltre una leggera curva anche sul piano frontale. Tale curva è denominata scoliosi.
Le curve della colonna vertebrale possono accentuarsi in alcune condizioni. Ad esempio la lordosi lombare si accentua nella donna in gravidanza, la cifosi dorsale si accentua nei soggetti di costituzione gracile, costretti per il lavoro a stare molte ore curvi in avanti. Una leggera cifosi si può talora apprezzare in soggetti longilinei cresciuti troppo rapidamente.

La gabbia toracica.
La gabbia toracica è costituita dorsalmente dai corpi delle dodici vertebre dorsali o toraciche, sui lati, dalle dodici paia di coste e, in avanti, dalle cartilagini costali, che a queste fanno seguito, e da un osso impari, lo sterno.
Lo sterno
Lo sterno è un osso piatto abbastanza allungato. E’ costituito da una parte superiore denominata manubrio, da una parte media, il corpo, e da un’estremità inferiore, processo ensiforme o xifodeo.
Non tutte le coste si articolano direttamente con lo sterno. Per questo motivo le coste vanno distinte in tre gruppi:

  • coste sternali;
  • coste asternali;
  • coste libere.

Le coste sternali sono quelle che si articolano direttamente, ciascuna con la propria cartilagine
Le coste asternali sono costituite dalla VIII, IX e X costa  che si uniscono fra loro per mezzo delle estremità delle corrispondenti cartilagini.
Le ultime paia di coste sono dette libere o fluttuanti perché non si legano, né direttamente, né indirettamente allo sterno.
Le coste
Le coste sono ossa nastriformi, sottili e allungate da dietro in avanti e dall’alto verso il basso. Ciascuna di essa risulta costituita:

  • da un’estremità posteriore (testa);
  • da un breve colletto;
  • da un tubercolo;
  • da un corpo.

In ciascuna costa si distingue una faccia laterale, convessa, una faccia mediale, concava, un margine superiore, smusso e pianeggiante, e un margine inferiore, tagliente e scavato a doccia per accogliere i vasi arteriosi e venosi ed i nervi intercostali.

Lo scheletro appendicolare
Scheletro della spalla
Lo scheletro della spalla è costituito da due ossa, la clavicola in avanti e la scapola indietro.
La clavicola si articola medialmente con il manubrio dello sterno e lateralmente con l’estremità acromiale del processo spinoso della scapola.
La scapola si articola, mediante una sua ampia cavità articolare, con la testa dell’omero.

  • clavicola

La clavicola è un osso allungato trasversalmente a forma di S italica ed è composta di due tavolati d’osso compatto con al centro del tessuto spugnoso. E’ priva pertanto di canale midollare.

  • scapola

La scapola, di forma appiattita e triangolare, mostra due facce, tre margini e tre angoli.
Faccia anteriore à fossa sottoscapolare
Faccia posteriore à fossa sopraspinosa e sottospinosa
Dei margini della scapola il superiore presenta un’incisura ed un processo, il processo coracoideo, il quale dà attacco a tre importanti muscoli (piccolo pettorale – coraco-branchiale – bicipite branchiale). Il margine laterale è insolcato da una profonda doccia e in alto si allunga in un’ampia cavità articolare, di forma pressoché ovale (glenoidea o glenoide).
Il margine mediale della scapola, denominato margine vertebrale perché rivolto verso la colonna vertebrale, è da attacco ai fasci del muscolo grande dentato o muscolo dentato anteriore.
Dei tre angoli il superiore mediale da attacco al muscolo elevatore della scapola. Il superiore laterale corrisponde alla cavità glenoidea; l’inferiore si può facilmente apprezzare al di sotto dei piani muscolari cutanei, specialmente nei soggetti molto magri.

Scheletro dell’arto superiore
Lo scheletro dell’arto superiore o aro toracico va distinto in tre segmenti:

  • scheletro del braccio (omero);
  • scheletro dell’avambraccio (ulna o cubito – radio);
  • scheletro della mano (carpo – metacarpo – falangi).

Scheletro del braccio

  • omero

L’omero è un osso lungo ed è costituito da un corpo o diafisi e da due estremità o epifisi, distinte in superiore o prossimale e inferiore o distale.
Il corpo è cavo internamente, perché percorso da un canale che, nel vivente, racchiude il midollo osseo. Il corpo presenta tre facce e tre margini.
Scheletro dell’avambraccio

  • ulna

L’ulna o cubito è un osso lungo ed è disposto medialmente rispetto al radio, nell’avambraccio in posizione supina. E’ formato da un corpo o diafisi, cavo internamente, e di forma prismatico-trianolare, e da due estremità o epifisi.

  • Radio

Il radio, osso lungo, è disposto lateralmente nell’avambraccio. Come tutte le altre ossa lunghe presenta un corpo o diafisi, di forma prismatico-triangolare, cavo internamente per la presenza del canale midollare, e due due estremità o epifisi.
Al di sotto del limite tra capitello del radio e diafisi dell’osso, si solleva un grosso tubercolo sul quale si ancora il tendine distale del muscolo bicipite brachiale.
Scheletro della mano

  • Carpo

Il carpo è formato da otto piccole ossa brevi o corte disposte in due file, una prossimale e l’altra distale, ciascuna costituita da quattro ossa. Le ossa carpali della fila prossimale sono: (dal radio verso l’ulna) navicolare o scafoide, semilunare, piramidale e piriforme.
Le altre quattro ossa della fila distale sono: il trapezio, il trapezioide, il capitato o grande osso e l’uncinato.

  • Metacarpo

Lo scheletro del metacarpo è formato da cinque ossa allungate denominate: I, II, III, IV, V metacarpale, corrispondenti alle cinque falangi della mano.

  • Falangi

Le falangi sono 14, tre per ogni dito, fatta eccezione del pollice che ne possiede solo due. Vanno distinte in: I, II e III falange, o falange basale, falange intermedia, falange distale e ancora con i nomi di falange, falangina e falangetta.

Scheletro del bacino
Lo scheletro del bacino è costituito dalle due ossa dell’anca, che in avanti si uniscono fra loro e indietro racchiudono il sacro.

  • Ossa dell’anca

Le ossa dell’anca, denominate impropriamente ossa iliache, è un osso piatto che ricorda per la sua forma un’elica a due pale contorte al centro sul proprio asse.
Scheletro dell’arto inferiore
Lo scheletro dell’arto inferiore o arto pelvico, va distinto in tre segmenti:

  • scheletro della coscia (femore);
  • scheletro della gamba (tibia – fibula o perone – rotula o patella);
  • scheletro del piede (tarso – metatarso – falangi).

Scheletro della coscia

  • Femore

Nel femore distinguiamo un corpo o diafisi, e due estremità o epifisi. Il corpo di forma cilindrica nei due terzi superiori, diventa prismatico-triangolare nel terzo inferiore.

  • Rotula

La rotula o patella è un osso piatto a forma di valva di conchiglia con la concavità rivolta posteriormente.
Scheletro della gamba

  • Tibia

La tibia presenta una diafisi o un corpo e due epifisi, una prossimale ed una distale.

  • Fibula o perone

La fibula o perone è un osso lungo e sottile.
Scheletro del piede

  • Tarso

Lo scheletro del tarso p costituito da sette ossa che sono: astragalo; calcagno; scafoide; cuboide; I, II, II cuneiforme.
L’astragalo è costituito da un corpo, da un colletto e da una testa.
Il calcagno, di forma quadrilatera, più o meno allungata, è l’osso su cui poggia posteriormente lo scheletro umano.
Lo scafoide si articola in avanti con i tre cuneiformi, mentre il cuboide contrae rapporti atricolari con la base del IV e V metatarsale.

  • Metatarso

Lo scheletro del metatarso è costituito dai cinque metatarsali, omologhi dei cinque metacarpali e distinti in I, II, III, IV, V metatarsale.

  • Falangi

Ciascun dito del piede si compone di tre falangi, distinte in: I, II, III falange basale, falange intermedia e falange distale. Solo l’alluce, come il pollice, è costituito da due sole falangi, la basale e quella distale o ungueale.

Scheletro del cranio
Lo scheletro del cranio è costituito da u insieme d’ossa, che unendosi fra loro vanno a racchiudere e a proteggere, indietro, l’encefalo (neurocranio) e, in avanti, i segmenti iniziali dell’apparato respiratorio e digerente (splancocranio o scheletro della faccia).
Il neurocranio è composto d’otto ossa: il parietale e il temporale (che sono pari), l’occipitale, il frontale, l’etmoide e lo sfenoide (che sono impari).
Lo scheletro della faccia o spalancocranio è costituito: ossa nasali, mascellari, ossa zigomatiche, ossa palatine, ossa lacrimali, cornetti nasali inferiori, (che sono pari); mandibola, vomere e l’osso joide (che sono impari).

Scheletro del neurocranio

  • Occipitale

L’occipitale è costituito da un corpo, da due masse laterali e da un’ampia squama.
Il corpo dell’occipitale si articola prima e si salda poi, con il passare degli anni, con il corpo dello sfenoide.
La squama si presenta convessa esternamente ed è dotata di creste e linee dirette longitudinalmente e trasversalmente, su cui si ancorano i tendini e le fibre d’importanti muscoli della regione della nuca.

 

  • Frontale

Il frontale presenta una porzione verticale o squama ed un’orizzontale. Esso si articola indietro con i margini anteriori dei due parietali, sui lati con lo sfenoide, in avanti e medialmente con le ossa nasali, in avanti e lateralmente con le ossa zigomatiche.

  • Parietale

Il parietale è un osso piatto di forma pressoché quadrilatera, convesso all’esterno e concavo all’interno, che si articola sulla linea mediana con il corrispondente dell’altro lato, in avanti con il frontale, indietro con la squama dell’occipitale e in basso con la squama del temporale.
Con queste ossa i due parietali compongono la volta cranica.

  • Etmoide

L’etmoide (osso pneumatico), è un osso tutto scavato da cellette, che nel vivo si riempiono d’aria, ed è costituito da una parte orizzontale e da una parte verticale.

  • Sfenoide

Lo sfenoide è costituito da un corpo centrale, dal quale si partono due piccole superfici (le piccole ali) e due grandi superfici (le grandi ali).

  • Temporale

Il temporale è costituito da tre parti: la squama, la rupe o rocca e la parte timpanica.
La squama si articola in avanti con lo sfenoide, in alto con il parietale e indietro con l’occipitale.
La rupe o rocca, racchiude nel suo interno organi importantissimi dell’apparato uditivo e dell’equilibrio e cioè la cavità dell’orecchio medio o cassa del timpano con le ossicine dell’udito, l’orecchio interno con il vestibolo osseo e la chiocciola.
La parte timpanica costituisce nell’adulto la parete ossea del condotto uditivo esterno.

 

Scheletro dello spalancocranio

  • Ossa nasali

Le due ossa nasali sono unite fra loro sulla linea mediana e articolate in alto con il frontale e lateralmente con il mascellare.

  • Mascellari

I mascellari a forma di piramide tronca, presentano un corpo da cui partono una serie di processi o apofisi.

  • Ossa zigomatiche

L’osso zigomatico, detto anche osso malare, è di forma prismatico-triangolare.

  • Ossa palatine

L’osso palatino è un piccolo osso a forma di lettera L maiuscola. Esso rappresenta contemporaneamente la volta della cavità buccale e il pavimento delle fossa nasali.

  • Ossa lacrimali

Le ossa lacrimali costituiscono due piccole ossa a forma d’unghia che delimitano medialmente la cavità orbitarla e accolgono nel vivente il sacco lacrimale, ove contengono le lacrime, prodotte dalla ghiandola lacrimale, e da cui parte un sottile canalino, il canale lacrimo-nasale, che normalmente invia le lacrime nelle fosse nasali.

  • Cornetti nasali inferiori

I cornetti nasali inferiori sono piccole lamine ossee che vanno a delimitare fra loro spazi denominati meati: superiore, medio e inferiore.

  • Vomere

Il vomere, sottile lamina ossea, si articola in alto con la lamina perpendicolare dell’etmoide, indietro con il corpo dello sfenoide, in basso tra due palatini, in avanti la cartilagine del setto nasale.

  • Mandibola

La mandibola, o mascellare inferiore è un osso arcuato con la concavità rivolta posteriormente. E’ costituita da un corpo e da due rami o branche montanti.
Il corpo va a determinare la cavità buccale in basso (4 incisivi, 2 canini, 4 premolari e 6 molari).

  • Osso joide

L’osso joide è un piccolo osso che ricorda una mandibola in miniatura. Sistemato davanti la laringe è formato di un piccolo corpo dal quale si distaccano 4 processi o corni.

Il cranio nel suo insieme
Il cranio è paragonato ad un ovoide a grande asse antero-posteriore costituito da una volta, da una base e da due poli, uno anteriore ed uno posteriore.
Le diverse ossa componenti la volta cranica, sono articolate fra loro per mezzo di suture di tipo dentellato e precisamente dalla sutura coronale, dalla sutura lambdoidea, dalla sutura parieto-temporale e dalla sutura sagittale o interparietale.
All’ovoide cranico si aggiunge in avanti lo scheletro del massiccio facciale, a forma di piramide triangolare a base in basso.

 

ARTROLOGIA

Generalità sulle articolazioni
Le ossa dello scheletro sono unite fra loro mediante articolazioni o giunture. In rapporto alla morfologia vanno distinte in:

  • Classificazione morfologica:
    • Diartrosi;
    • Sinartrosi;
    • Anfiartrosi.
  • Classificazione funzionale:
    • Articolazioni mobili;
    • Articolazioni immobili;
    • Articolazioni semimobili.

Distinguiamo oggi due soli tipi d’articolazioni che denomina anche giunture e precisamente:

      • Diartrosi o giunture sinoviali (molto mobile);
      • Sinartrosi o giunture fibrose (poco mobili).

E include pertanto le anfiartrosi tra i vari tipi di sinartrosi.
Nelle articolazioni mobili, di tipo diartrosico, possono essere eseguiti:

  • Movimenti di flessione e d’estensione, assi di due segmenti ossei contigui angolati fra loro;
  • Movimenti d’abduzione e d’adduzione, allontanamento o avvicinamento delle ossa al tronco;
  • Movimento di rotazione, secondo l’asse proprio di un segmento osseo;
  • Movimenti di circumduzione, sintesi dei movimenti precedenti.

Le diartrosi o articolazioni mobili
Le diartrosi, articolazioni mobili, sono costituite da superfici articolari a contatto fra loro, e modellate generalmente in modo da adattarsi bene l’una nell’altra o l’una contro l’altra.
Le superfici articolari di una diartrosi sono sempre rivestite da tessuto cartilagineo. Sono fra di loro tenute assieme da un manicotto di connettivo compatto, che a sua volta racchiude un secondo manicotto molto sottile, completamente chiuso, denominato membrana sinoviale.
La capsula fibrosa è spesso rinforzata da legamenti.
Quando le superfici a contatto non corrispondono perfettamente fra loro per le opposte superfici s’interpongono spesso formazioni fibro-cartilaginee, denominate dischi e menischi.
Distinguiamo nelle diartrosi i seguenti tipi:

  • Enartrosi o sferoartrosi

Le superfici a contatto rappresentano da un lato un segmento di sfera pieno e dall’altro uno di sfera cavo (spalla o scapolo-omerale e anca o coxo-femorale). Quest’articolazione può eseguire tutti i movimenti.

  • Condilartrosi

L’una da un segmento di cilindro cavo e l’altro da un segmento di cilindro pieno (articolazione: omero-radiale, del polso, temporo-mandibolare e femoro-tibiale). In genere s’interpongono particolari formazioni discoidali, che vanno ad armonizzare fra loro le superfici articolari a contatto. Tutti i movimenti tranne la rotazione.

  • Trocleoartrosi o ginglimo angolare

L’una è a forma di puleggia o troclea (formazioni conoche contrapposte) e l’atra è costituita da una cavità (es. articolazione del gomito e femoro-tibio-rotulea).
Sono concessi solo movimenti di flessione e d’estensione.

  • Trocoide o ginglimo laterale

Superficie articolare corrispondente ad un segmento di cilindro pieno che è racchiuso nella contrapposta superficie articolare costituita da un cilindro cavo (articolazione radio-ulnare prossimale e distale). Solo movimenti di rotazione.

 

  • Artrodia o articolazione piana

Contrapposizione di due superfici articolari di forma pianeggiante (faccette articolari delle vertebre). Sono concessi movimenti di scivolamento ed anche movimenti di rotazione sul piano di contatto.

  • Articolazione a sella

Ciascuna superficie articolare si presenta come una sella e cioè concava secondo un asse dell’osso e convessa secondo l’altro asse (sterno-clavicola, trapezio-primo metacarpale). Sono concessi tutti i movimenti tranne la rotazione.

Sinartrosi o articolazioni fisse
Si tratta di un insieme d’articolazioni che negli adulti sono dotate di scarsi movimenti che si riducono sempre più con il passare degli anni. Vanno distinte in:

  • Sindesmosi

Le superfici a contatto sono separate da tessuto connettivo denso che poi calcifica. Secondo la morfologia delle superfici a contatto, vanno distinte in suture dentellate, suture squamose, quando delle due superfici a contatto l’una è tagliata a sbieco a carico del tavolato interno e l’altra a spese del tavolato esterno, e strutture armoniche quando i contorni dei margini si adeguano l’uno all’altro.

  • Sincondrosi

Il tessuto interposto è rappresentato da cartilagine. Quando scompare la cartilagine, la sincondrosi si trasforma in sinostosi, con saldatura delle ossa a contatto.

  • Sinelastosi

Sono invece caratterizzate da tessuto elastico interposto tra le fibre articolari.

  • Gonfosi

O articolazioni a perno o a chiodo.

  • Sinfisi

Sono dotate di pochi movimenti, che si accentuano solo in casi particolari. Ne sono esempi l’articolazione fra i corpi delle vertebre e l’estremità mediali dei due pubi.
I principali tipi d’articolazioni
Articolazioni della colonna vertebrale
I corpi della colonna vertebrale sono articolati fra loro mediante articolazioni poco mobili, che consentono ai corpi vertebrali, movimenti non molto estesi.
Tra i corpi vertebrali s’interpongono i dischi intervertebrali, anelli fibro-cartilaginei che presentano al centro una leggera concavità che accoglie il nucleo polposo.
Spesso il nucleo polposo può sgusciare fuori dell’anello intervertebrale, dando luogo alla cosiddetta ernia del disco, che provoca una sintomatologia dolorosa per compressione delle radici nervose dei nervi spinali.

Articolazioni dei cingolo scapolare e dell’arto superiore
Il cingolo scapolare è costituito dalla clavicola e dalla scapola.
La clavicola si articola con il manubrio dello sterno, mediante un’articolazione mobile del tipo articolare a sella. A quest’articolazione sono concessi movimenti di flessione ed estensione che portano al sollevamento laterale delle spalle.
Lateralmente la clavicola si articola con la scapola con cui stabilisce un’articolazione piana del tipo dell’artroide.
La scapola a sua volta si articola con la testa dell’omero mediante la cavità glenoidea, classico esempio d’articolazione mobile del tipo delle enartrosi.
L’articolazione del gomito è costituita da tre distinte articolazioni e precisamente:

  • omero-ulnare: articolazione mobile del tipo delle trocheo-artrosi;
  • omero-radiale: articolazione mobile, ma dl tipo delle condiloartrosi;
  • radio-ulnare: diartrosi nella quale le superfici a contatto sono costituite l’ulna da un cilindro pieno, e l’altra, l’incisura radiale dell’ulna, da un semicilindro cavo, che si completa mediante il legamento anulare che serra l’estremità prossimale del radio contro l’ulna.

L’articolazione del polso o articolazione radio-carpica è un’articolazione mobile del tipo delle condiloartrosi per cui sono concessi tutti i movimenti tranne la rotazione.
Le ossa del carpo appartengono al gruppo delle artrodie che consentono solo movimenti di scivolamento.
L’articolazione metacarpo-falangea è una condiloartrosi alla quale sono concessi movimenti di flessione e d’estensione, d’adduzione e abduzione e di circumduzione delle dita sui corrispondenti metacarpali.
Le falangi di ciascun dito presentano solo movimenti di flessione e d’estensione.

Articolazioni della cintura pelvica e dell’arto inferiore
La cintura pelvica è costituita dalle due ossa dell’anca che si articolano fra loro mediante la sinfisi pubica e, indietro, vanno ad incastrare il sacro con cui si articolano. Lateralmente, invece, entrano in articolazione con la testa dei rispettivi femori.
L’articolazione sacro-iliaca è poco mobile del tipo delle artroide atipiche, che consente leggeri movimenti di flessione e d’estensione.
La sinfesi pubica, articolazione poco mobile.
L‘articolazione dell’anca è molto mobile del tipo delle enartrosi o articolazioni sferiche. I legamenti che la rinforzano sono: il legamento ileo-femorale e quello pubico femorale (in avanti); il legamento ischio-femorale e quello ischio-capsulare (indietro). All’articolazione dell’anca sono concessi tutti i movimenti.
L’articolazione del ginocchio si effettua tra il femore, la tibia e la rotula.
L’articolazione tra tibia e perone è duplice: la prossimale è una diartrosi piana, la distale riconosce invece i caratteri delle sinartrosi. Tra la diafisi della tibia e quella del perone si interpone una membrana interossea.
L’articolazione del piede è molto mobile tanto da consentire anche movimenti di lateralità.
L’astragalo si articola con il sottostante calcagno che, a sua volta, si articola con l’osso cuboide per mezzo di un’articolazione a sella.
La testa dei metatarsali formano, con la base delle falangi, articolazioni di tipo condiloideo.
Le falangi di ciascun dito si articolano fra loro per mezzo di tipiche trocleoartrosi o ginglimi angolari.
Nel suo insieme il piede risulta composto da una serie di sette ossa legate fra loro da articolazioni di tipo diartrosico dal cui giuoco deriva tutta la complessa motilità del piede.

 

 

MIOLOGIA

Generalità sui muscoli
La Miologia è quella parte dell’Anatomia che studia i muscoli ed i movimenti a questi legati che rappresentano gli organi attivi dell’apparato locomotore.
Ogni muscolo è costituito da una parte carnosa (ventre muscolare), formata da fasci di fibre muscolari striate, e da due o più porzioni di connettivo fibroso, denominate tendini.
Se i tendini partono e si terminano su ossa dello scheletro i muscoli sono denominati muscoli scheletrici. Se invece uno dei tendini o ambedue terminano nel connettivo sottocutaneo i muscoli sono denominati muscoli cutanei o pellicciai.
I muscoli sono innervati da fibre del sistema nervoso periferico e sono generalmente sotto il dominio della nostra volontà, che valuta il numero dei muscoli da contrarre e la forza di contrazione per l’esecuzione di un atto motorio.
Per la loro morfologia. i muscoli vanno distinti in: muscoli lunghi, muscoli larghi, muscoli brevi. A seconda se posseggono uno o più ventri muscolari in: muscoli bicipiti, tricipiti e quadricipiti. Se tra i due ventri carnosi si interpone un piccolo tendine intermedio si parla di muscoli di gastrici.
I muscoli sono costituiti da fibre muscolari striate riunite in piccoli gruppi avvolti da un’esile membranella connettivale (endomisio) e costituenti i cosiddetti fascetti terziari. Più fascetti di questo tipo formano i fascetti secondari e questi organizzano i fasci primari di un muscolo. Ogni muscolo è rivestito in superficie da una guaina di avvolgimento (fascia muscolare propria) e, nel loro insieme, sono avvolti da una guaina connettivale comune (fascia muscolare comune).

I muscoli dello scheletro assiale
I muscoli della testa

  • Muscolo emicranico: costituito dal muscolo occipito-frontale che ha poche fibre carnose, perché la maggior parte è costituita da un’ampia aponeurosi, la galea capitis, che separa il muscolo frontale in avanti dal muscolo occipitale indietro. Sui lati si rilevano ancora le fibre del muscolo temporo-parietale.

Questi fasci muscolari muovono il cuoio capelluto.

 

  • Muscoli auricolari: piccoli muscoli, il muscolo auricolare anteriore e il muscolo auricolare posteriore.
  • Tra i muscoli della rima palpebrale ricorderemo il muscolo orbicolare dell’occhio o della palpebra che è costituito da tre parti: una porzione orbitale, una porzione palpebrale ed una porzione lacrimale.

Questi muscoli chiudono le palpebre

  • Muscolo depressore del sopracciglio che determina un movimento delle sopracciglia e il muscolo corrugatore del sopracciglio che termina nella cute del sopracciglio.

Corrugano la cute in corrispondenza della gabella.

  • Nella regione della rima buccale troviamo i seguenti muscoli: il muscolo elevatore del labbro superiore e dell’ala del naso, i muscoli zigomatici maggiore e minore, il muscolo risorio, il muscolo depressore del labbro inferiore, il muscolo elevatore dell’angolo della bocca, il muscolo buccinatore (che contraendosi fa gonfiare le guance), il muscolo triangolare, il muscolo quadro del mento e il muscolo platisma o pelliciaio.

Rappresentano la base per le diverse espressioni mimiche dell’uomo.

  • Oltre ai muscoli mimici si descrivono nella testa i muscoli masticatori, che sono rappresentati da muscoli di tipo scheletrico:

muscolo massetere, porta in alto la mandibola e vale a chiudere la bocca; muscolo temporale, collabora, con il massetere, a chiudere la bocca;
muscolo pterigoideo esterno e interno, spostano lateralmente e medialmente la mandibola, favorendo la triturazione degli alimenti.

I Muscoli del collo

  • Muscolo sterno-cleido-mastoideo: prende in basso inserzione sul manubrio dello sterno e sul margine posteriore della clavicola.

Flette il capo e lo fa leggermente ruotare dal lato opposto.

  • Muscolo trapezio: viene a sistemarsi nella regione della nuca molto superficialmente.

Innalza, porta indietro e medialmente le spalle, inclina il capo lateralmente e lo porta dorsalmente. (molto sviluppato negli atleti)

  • Muscoli soprajoidei: lo stilo-joideo, il milo-joideo, il genio-joideo, l’jo-glosso e il digastrico.

Muscoli sottojoidei: lo sterno-tiroideo, il tiro-joideo, lo sterno-cleido-joideo e lo scapolo-joideo.
Agiscono innalzando e abbassando l’osso joide nel meccanismo della deglutizione degli alimenti.

  • I muscoli più profondi del collo sono i muscoli scaleni e i muscoli prevertebrali.
  • Muscolo splenio del capo (nella nuca).

Estende la testa verso dietro e la porta dal suo lato.

  • Muscolo splenio del collo (nella nuca).

Estende il capo e il collo verso dietro, ruota dal proprio lato le vertebre cervicali e la testa.

  • Nella regione della nuca si trovano, inoltre, piccoli muscoli come: il grande retto posteriore del capo, il piccolo retto posteriore del capo, il retto laterale del capo ed i muscoli obliquo superiore ed obliquo inferiore del capo.

Stendono e ruotano la testa.

 

I muscoli del dorso
Nella regione del dorso si distinguono due gruppi di muscoli: i muscoli del dorso propriamente detti ed il complesso dei muscoli estensori della colonna vertebrale, che sono costituiti da un insieme di piccoli e numerosi muscoli indicati con il termine di muscoli erettori della colonna, i quali partecipano in vario grado e misura ai movimenti della colonna vertebrale.

  • Muscolo grande dorsale: largo e laminato di forma trapezioidale.

Porta l’arto superiore indietro e medialmente ed abbassa la spalla, solleva il tronco come nelle fasi dell’arrampicamento. (molto sviluppato negli atleti).

  • Muscolo grande romboideo e muscolo piccolo romboideo.

Portano la scapola verso la colonna vertebrale medialmente ed in alto e valgono a fissarla insieme alle fibre del muscolo dentato anteriore contro il dorso e quindi verso le coste.

  • Muscolo elevatore della scapola.

Solleva l’angolo superiore della scapola verso l’alto e lo porta medialmente. Agisce quindi in agonismo con il muscolo del trapezio.

  • Muscolo dentato posteriore-superiore.

Vale ad innalzare le costedalla II alla V ed agisce quindi come muscolo ausiliare della fase ispiratoria della respirazione.

  • Muscolo dentato posteriore-inferiore.

Porta in basso e medialmente le ultime quattro coste ed agisce, quindi, come muscolo espiratore.

  • Muscolo ileo-costale: tratto lombare, tratto dorsale e tratto cervicale.
  • Muscolo lunghissimo del dorso: costituito da tre parti: un lunghissimo del torace, un lunghissimo del collo e un lunghissimo del capo. Provoca l’estensione della colonna vertebrale fino ad una vera e propria flessione dorsale se i muscoli si contraggono bilateralmente.
  • Il piano profondo dei muscoli estensori del dorso è costituito dal muscolo traverso spinale costituito da un insieme di fasci muscolari che prendono il nome di muscolo semispinale toracico, muscolo semispinale cervicale e muscolo semispinale del capo.

Estendono la colonna vertebrale e la testa e la portano in ipertensione dorsale.

  • Vanno considerate le fibre del muscolo multifido del dorso ed ancora i muscoli ruotatori del collo, i ruotatori del torace e dei lombi.

Questi muscoli collaborano al movimento di estensione e di flessione della colonna vertebrale.

I muscoli del torace
Muscoli tronco appendicolari

  • Muscolo grande pettorale: il più superficiale dei muscoli del torace che quasi da solo modella il rilievo carnoso della regione anteriore del torace.

Adduce l’arto superiore e lo ruota verso l’interno. Agisce quindi da antagonista del muscolo deltoide. Porta il braccio in avanti.

  • Muscolo piccolo pettorale.

Abbassa la spalla, solleva le coste ed agisce, quindi, come muscolo ispiratore.

  • Muscolo succlavio: è un piccolo muscolo.

Abbassa la clavicola.

  • Muscolo grande dentato o dentato anteriore.

La sua azione consiste nel fissare la scapola contro la gabbia toracica e agisce come muscolo inspiratore.
Muscoli intrinseci del torace

  • Muscoli intercostali: si dividono in muscoli intercostali esterni, muscoli intercostali interni e muscoli sottocutanei o intercostali anteriori. I muscoli intercostali esterni e quelli interni riempiono gli spazi tra le coste.

La funzione dei muscoli intercostali è quella propria dei muscoli respiratori.

  • Muscolo del diaframma: è il muscolo fondamentale della respirazione

Funziona come muscolo ispiratore e agisce contemporaneamente come muscolo compressore dei visceri dell’addome di cui vale ad aumentare la pressione.

I muscoli dell’addome

  • Muscolo obliquo esterno dell’addome.

Comprime l’addome, flette il tronco in avanti e innalza il bacino. Contraendosi da un solo lato agisce come rotatore del tronco.

  • Muscolo obliquo interno: da questo muscolo si origina il muscolo cremastere, piccolo fascietto di fibre muscolari striate, che si dirigono verso il tragitto inguinale per avvolgere il cordone spermatico e da qui si portano al testicolo che vanno nella loro contrazione a tirare verso l’alto.

La sua azione è simile a quella dell’obliquo esterno; infatti vale a comprimere l’addome, flettere il tronco sul bacino o all’inverso il bacino sul tronco e ad agire come muscolo ruotatore del tronco.

  • Muscolo traverso dell’addome.

Tende a comprimere la parete addominale.

  • Muscolo retto dell’addome: costituisce un potente rilievo muscolare della regione anteriore dell’addome. E’ caratterizzato dalla presenza di tratti tendinei che interrompono le sue fibre, denominati intersecazioni tendinee.

Flette il tronco verso il bacino e solleva il bacino verso il tronco.

  • Muscolo piramidale: è un piccolo muscolo.

Tensore della linea alba.

  • Muscoli retti dell’addome: sono dotati di una guaina denominata guaina dei retti. Laddove le aponeurosi degli opposti muscoli si incontrano, si stabilisce una linea di sutura mediana, denominata linea alba dell’addome.

I muscoli profondi dell’addome e del bacino

  • Muscolo ileo-psoas: costituito da due distinti fasci: il muscolo grande psoas e il muscolo iliaco.

Flette la coscia sull’anca e quindi sul bacino e l’adduce e ruota lateralmente; flette il bacino verso il basso e agisce come flessore laterale della colonna vertebrale.

  • Muscolo piccolo psoas.

Tende la fascia iliaca.

  • Muscolo quadrato dei lombi.

Abbassa le ultime coste agendo pertanto come muscolo espiratore. Inoltre vale a flettere lateralmente la colonna vertebrale e la gabbia toracica.

I muscoli della spalla e dell’arto superiore
I muscoli della spalla
I muscoli della spalla prendono origine sulle due ossa: scapola e clavicola , portandosi verso la regione del braccio.

  • Muscolo deltoide: plasmaticamente modellato nella regione della spalla, di forma triangolare, a base in alto.

Innalza e abduce il braccio; abbassa la spalla e la porta in avanti o indietro e in basso.

  • Muscolo sopraspinoso.

Abduce e ruota il braccio verso l’esterno.

  • Muscolo sottospinoso.

Ruota il braccio verso l’esterno.

  • Muscolo sottoscapolare.

Adduce e ruota all’interno il braccio.

  • Muscolo grande rotondo.

Adduce ed estende il braccio.

  • Muscolo piccolo rotondo.

Ruota il braccio verso l’esterno.

I muscoli del braccio
Regione anteriore.

  • Muscolo bicipite branchiale.

Flette l’avambraccio sul braccio e, continuando la sua contrazione, flette quest’ultimo sulla spalla; porta la spalla in avanti e la flette sull’avambraccio.

  • Muscolo coraco-brachiale.

Flette il braccio sulla spalla e lo porta in alto e medialmente.

  • Muscolo branchiale anteriore.

Flette l’avambraccio sul braccio e lo porta medialmente.
Regione posteriore.

  • Muscolo tricipite branchiale.

Antagonista del bicipite e del branchiale anteriore, estende l’avambraccio sul braccio e porta questo posteriormente.

I muscoli dell’avambraccio
Regione anteriore.

  • Muscolo pronatore rotondo: piano superficiale.

Ruota il radio sull’ulna e flette l’avambraccio sul braccio.

  • Muscolo flessore radiale del carpo: piano superficiale.

Flette la mano sull’avambraccio e ruota medialmente l’avambraccio.

  • Muscolo palmare gracile o muscolo piccolo palmare: piano superficiale.

Flette la mano e tende l’aponeurasi palmare.

  • Muscolo flessore del carpo o muscolo cubitale anteriore: piano superficiale.

Flette medialmente la mano sull’avambraccio e l’adduce.

  • Muscoli flessore superficiale e flessore profondo: piano medio.

Flettono le dita della mano sui metacarpali.

  • Muscolo pronatore quadrato.

Agonista con il pronatore rotondo nel determinare la rotazione intarna del radio sull’ulna.
Regione laterale

  • Muscolo braccio-radiale.

Flette l’avambraccio sul braccio.

  • Muscoli estensore radiale lungo ed estensore radiale breve del carpo.

Estendono e abducono la mano.
Regione posteriore

  • Muscolo anconeo.

Estende l’avambraccio comune delle dita.

  • Muscolo estensore proprio del pollice.

Estende il dito mignolo.

  • Muscolo estensore ulnare del carpo.

Estende e porta medialmente la mano (adduzione).

  • Muscolo supinatore.

Ruota l’avambraccio in fuori (supinazione).

  • Muscolo abduttore del pollice.

Abduce il pollice.

  • Muscolo estensore breve del pollice.

Estende la I falange e abduce il pollice.

  • Muscolo estensore lungo del pollice.

Estende e abduce il pollice.

  • Muscolo estensore proprio dell’indice.

Estende l’indice.

I muscoli della mano
Regione anteriore

  • Muscoli dell’eminenza tenar: si osservano i muscoli flessore breve del pollice, adduttore del pollice, abduttore breve del pollice e opponente del pollice.
  • Muscoli dell’eminenza ipotenar: fanno parte i muscoli palmare breve, flessore breve del mignolo, abduttore del mignolo e opponente del mignolo.
  • Muscoli palmari: quattro muscoli lombricali, che con la loro azione valgono a flettere la I falange e ad estendere la II e la III di ciascun dito.

Regione posteriore

  • 3 muscoli interossei e i 4 dorsali, che occupano centralmente e dorsalmente gli spazi ossei.

Adducono e abducono le dita verso l’asse mediano della mano.

I muscoli della cintura pelvica e dell’arto inferiore
I muscoli dell’anca

  • Muscolo grande gluteo.

Estende la coscia e la ruota lateralmente; estende il bacino sulla coscia.

  • Muscolo medio gluteo e muscolo piccolo gluteo.

Abducono e ruotano medialmente la coscia.

  • Muscolo piriforme o piramidale.

Ruota la coscia lateralmente.

  • Muscoli gemello superiore e gemello inferiore.

Ruotano lateralmente la coscia.

  • Muscolo otturatore esterno.

Ruota lateralmente la coscia con l’otturatore.

  • Muscolo quadrato del femore.

Ruota la coscia lateralmente

I muscoli del perineo
Piano superficiale

  • Muscolo ischio-cavernoso.
  • Muscolo bulbo-cavernoso.
  • Muscolo traverso superficiale del perineo.

Piano medio

  • Muscolo traverso profondo del perineo.

Piano profondo

  • Muscolo elevatore dell’ano.

I muscoli della coscia
Regione anteriore

  • Muscolo sartorio.

Flette la gamba sulla coscia e questa sul bacino, abduce la coscia, facendola ruotare lateralmente, e fa cos’ assumere alla coscia la tipica posizione dei sarti mentre lavorano.

  • Muscolo tensore della fascia lata.

Tende la fascia femorale; abduce la coscia facendola ruotare medialmente; mantiene il corpo in equilibrio  nella stazione eretta su di un sol piede.

  • Muscolo quadricipite femorale. Si compone di quattro ventri carnosi: il retto anteriore, il vasto mediale, il vasto laterale, il vasto intermedio.

Estende la gamba sulla coscia, flette la coscia sul bacino o il bacino sulla coscia a seconda di quale capo funge da punto fisso.
Regione mediale

  • Muscolo retto interno o gracile.

Flette la gamba ruotandola medialmente e contemporaneamente adduce la coscia.

  • Muscoli adduttori: lungo, medio e grande adduttore.

Adducono la coscia che contemporaneamente ruota lateralmente per l’azione dei primi due adduttori, mentre il III o il grande adduttore la fa ruotare medialmente, se essa si trovava già ruotata lateralmente.

  • Muscolo pettineo.

Adduce e flette la coscia e la ruota lateralmente.
Regione posteriore

  • Muscolo bicipite femorale.

Flette la gamba sulla coscia facendola ruotare lateralmente.

  • Muscolo semitendinoso.

Flette la gamba sulla coscia facendola ruotare medialmente ed estende la coscia sul bacino; estende il bacino sulla coscia e flette la coscia sulla gamba.

  • Muscolo semimembranoso.

Ha la medesima azione del muscolo semitendinoso.

I muscoli della gamba
Regione anteriore

  • Muscolo tibiale anteriore.

Flette dorsalmente, adduce e ruota medialmente il piede.

  • Muscolo estensore comune delle dita.

Estende le ultime quattro dita, flette dorsalmente il piede ed esercita una lieve extra-rotazione ed una leggera abduzione.

  • Estensore proprio dell’alluce.

E’ estensore dell’alluce e flessore (dorsale) del piede che adduce e ruota leggermente verso l’interno.

  • Muscolo peroniero anteriore.

La stessa dell’estensore comune delle dita di cui potenzia l’azione.
Regione laterale

  • Muscoli lungo peroniero e breve peroniero laterale.

Sono flessori, abduttori ed extra-rotatori del piede.
Regione posteriore

  • Muscolo tricipite della sura: piano superficiale.

Flessore e supinatore del piede e flessore della gamba sulla coscia.

  • Muscolo plantare gracile: piano superficiale.

La stessa azione dei precedenti, anche se molto ridotta.

  • Muscolo popliteo: piano medio.

Flessore e ruotatore interno della gamba sulla coscia.

  • Muscolo tibiale posteriore: piano medio.

Flette plantarmente il piede e partecipa ai movimenti di adduzione e supinazione del piede.

  • Muscolo flessore lungo delle dita: piano profondo.

Flette plantarmente le falangi fra di loro e sui corrispondenti metatarsali.

  • Muscolo flessore lungo dell’alluce: piano profondo.

Flette l’alluce sul corrispondente I metatarsale.

 

I muscoli del piede
Regione dorsale

  • Muscolo estensore breve delle dita del piede o pedidio: piano superficiale.
  • 4 muscoli interossei dorsali: piano profondo.

Regione plantare

  • Mediali: abduttore – flessore breve – adduttore – opponente dell’alluce.
  • Laterali: abduttore – flessore breve – adduttore del V dito.
  • Centrali: muscolo flessore breve delle dita del piede – interossei plantari – lombricali.

 

 

ANGIOLOGIA

Generalità. La grande e la piccola circolazione
Grande circolazione o circolazione generale: quella costituita dall’albero arterioso aortico, dai capillari periferici e dal sistema delle vene cave (superiore e inferiore). Parte dal ventricolo sinistro, dove origina l’aorta, e termina nell’atrio destro dove sfociano le due vene cave.
Piccola circolazione o circolazione polmonare: quella costituita dal tronco dell’arteria polmonare, dai suoi rami intrapolmonari, dai capillari perialveolari e dalle vene polmonari. E’ compresa tra il ventricolo destro, da cui nasce l’arteria polmonare, e l’atrio sinistro dove si aprono le quattro vene polmonari. Essa ha lo scopo di portare al polmone il sangue refluo dalla grande circolazione, perché è a livello dei capillari polmonari che avviene il fenomeno della ematosi e cioè dello scambio dell’ossigeno e dell’anidride carbonica.
Le due circolazioni si incrociano a livello del cuore.
Le arterie sono canali vascolari che trasportano il sangue del cuore alla periferia.
Le vene riportano al cuore il sangue refluo dalla periferia.
I capillari rappresentano le estreme ramificazioni arteriose che per loro mezzo si uniscono con le prime radici venose.
La parete dei vasi sanguigni è costituita da tre tonache: dall’intima (di cui sono formati i capillari), dalla media (fascetti di fibrocellule muscolari lisce a direzione circolare più le fibre elastiche) e dall’avventizia (formata da connettivo fascicolate ricco di piccoli vasi sanguigni e da nervi vegetativi simpatici).
Arterie di tipo elastico: quelle nella cui tonchi media sono molto abbondanti o addirittura prevalgono le fibre elastiche.
Arterie di tipo muscolare: in cui la tonca media è a prevalente costituzione muscolare.
In genere sono di tipo elastico quelle più vicine al cuore, mentre quelle periferiche sono di tipo muscolare.

Il cuore
Il cuore è un muscolo cavo costituito da quattro cavità: due superiori (atri) e due inferiori (ventricoli).
Gli atri, distinti in destro e sinistro, sono fra loro separati, ma comunicano con i rispettivi sottostanti ventricoli mediante un ampio orificio (orificio-atrio-ventricolare), la cui apertura e chiusura è regolata da un complesso valvolare (valvola tricuspide a destra e valvola bicuspide o mitrale a sinistra).
All’atrio destro giungono le vene cave che riportano al cuore il sangue refluo dalla grande circolazione.
Nell’atrio sinistro sboccano invece le quattro vene polmonari che riportano al cuore il sangue refluo della piccola circolazione.
Dal ventricolo destro parte l’arteria polmonare, mentre dal ventricolo sinistro si origina l’aorta.
Il cuore si presenta di forma conica con la base rivolta verso l’alto, è sistemato nella cavità toracica, tra i due polmoni, in quella regione denominata mediastino, di cui occupa la parte anteriore-inferiore ed è racchiuso nel sacco pericardio.

Atrio destro
L’atrio destro presenta sei facce, distinte in anteriore, posteriore, mediale, laterale, superiore e inferiore.
La parte inferiore è ampiamente aperta per la presenza del foro atrio-ventricolare, cui è collegata la valvola tricuspide che ne regola la chiusura.
Lo sbocco nell’atrio destro della vena cava superiore è diretto, quello della vena cava inferiore è limitato dalla valvola d’Eustachio. Lo sbocco del seno coronario è regolato dalla valvola di Tibesio.

Atrio sinistro
L’atrio sinistro riceve dall’alto e sui lati lo sbocco delle quattro vene polmonari, provenienti due dal polmone destro e due dal polmone sinistro.
La parete inferiore presenta il foro atrio-ventricolare su cui prendono attacco i due lembi o cuspidi della valvola bicuspide (valvola mitrale).

Ventricolo destro
Il ventricolo destro presenta una porzione anteriore, una laterale ed una posteriore.
All’interno il ventricolo destro mostra in alto e lateralmente l’orificio atrio-ventricolare con la valvola tricuspide, e in alto e medialmente presenta il cono d’origine dell’arteria polmonare, dotata nel suo tratto iniziale di un complesso di tre valvole, denominate valvole semilunari o sigmoidee.
I rilievi muscolari presenti nel ventricolo, sono denominati colonne carnose e vanno distinti in colonne carnose di I, di II e di III ordine.

Ventricolo sinistro
Il ventricolo sinistro presenta una piccola superficie anteriore, una laterale ed un’ampia superficie posteriore.
Alla base del ventricolo si riconoscono l’orificio atrio-ventricolare con la valvola bicuspide o mitrale e l’origine dell’arteria aorta, anch’essa dotata di un complesso valvolare costituito dalla tre valvole semilunari o sigmoidee. Il ventricolo sinistro, come spessore, è molto superiore rispetto a quello destro.

Sistemi valvolari
Valvola tricuspide: costituita da tre lembi fibrosi, di forma triangolare, distinti in anteriore, mediale o settale e posteriore o inferiore.
Delle due facce di ciascun lembo valvolare, si dà il nome d’atriale o assiale a quella che guarda verso l’atrio, mentre è chiamata parietale o ventricolare l’opposta faccia che è rivolta verso la parete del ventricolo.
Valvola bicuspide o mitrale: dotata di due soli lembi, di forma triangolare.
Quando il sangue passa dall’atrio al ventricolo (sistole atriale), i lembi dei due complessi valvolari si abbassano favorendo il passaggio del sangue nel ventricolo.
Quando i ventricoli si contraggono (sistole ventricolare) questi lembi si sollevano fortemente e vanno ad impedire il reflusso del sangue nel soprastante atrio, favorendone il passaggio nel lume dell’arteria propria di ciascun ventricolo.
Valvole semilunari o sigmoidee: sono piccole valvole a forma di saccoccia o di nido di rondine che si chiudono combaciando fra di loro nella fase di diastole ventricolare per impedire il reflusso di sangue nel sottostante ventricolo.

Struttura del cuore
Nel cuore si distinguono tre tonache e precisamente:

  • L’endocardio: corrisponde alla tonaca intima dei vasi sanguigni costituita da una lamina continua di cellule endoteliali appiattite.
  • La tonaca media o miocardio: costituita da tessuto muscolare striato.
  • L’epicardio o tonaca esterna del cuore è costituito da tessuto connettivo sul quale si adagia il foglietto interno della lamina sierosa del pericardio.

Le fibre cardiache sono unite fra loro mediante sistemi di giunzione molto tenaci, denominati strie scalariformi o desmosomi cardiaci. Le fibre muscolari del cuore si distinguono in fibre proprie degli atri e fibre proprie dei ventricoli.

Pericardio
Il pericardio è il sacco fibroso che avvolge e protegge il cuore ed è costituito da due involucri contenuti l’uno nell’altro:
Pericardio fibroso: involucro esterno formato di connettivo fibroso denso;
Pericardio sieroso: costituito dalla sierosa pericardica.

Arteria polmonare
L’arteria polmonare: arteria della piccola circolazione o circolazione polmonare; nasce dal ventricolo destro; nel suo primo tratto è avvolta dal pericardio presentando un complesso valvolare costituito da tre lembi tra loro contrapposti, le valvole semilunari o sigmoidee.
Si divide in due grossi rami: arteria polmonare destra e arteria polmonare sinistra, dividendosi in branche principali e successivamente in rami sempre più piccoli, terminando in una ricca ed estesa rete capillare attorno agli alveoli polmonari.
A questo livello avviene lo scambio tra l’anidride carbonica e l’ossigeno atmosferico (ematosi), per cui il sangue si depura e ritorna, ricco d’ossigeno, all’atrio sinistro per mezzo delle vene polmonari.
E’ un’arteria di tipo elastico, essendo dotata di un notevole contingente di fibre elastiche a livello della sua tonaca media.
Tra l’arteria polmonare di sinistra e l’arco dell’aorta si tende, nell’adulto, un esile cordoncino fibroso, che rappresenta il dotto arterioso di Botallo, che nella vita fetale metteva in comunicazione la polmonare con l’aorta. Dopo la nascita permane solo un cordoncino fibroso, denominato legamento di Botallo.

Aorta ed i suoi rami
Aorta
L’aorta si origina dal ventricolo sinistro del cuore. Esso rappresenta l’arteria principale del corpo umano, da cui derivano tutti i vari rami che vanno ad irrorare i diversi distretti organici.
Presenta un complesso valvolare, le valvole semilunari o sigmoidee, che chiudendosi vanno ad impedire nella diastole ventricolare, il reflusso del sangue dall’aorta al sottostante ventricolo di sinistra.
Le piccole cavità delimitate dai tre lembi delle semilunari prendono il nome di seni di Valsalva dove si osservano i fori d’origine dell’arteria coronaria destra e di quella sinistra, che rappresentano i due primi rami forniti dall’aorta e sono considerate arterie di tipo terminale.
Dopo la sua origine, l’aorta ascende verso l’alto (aorta ascendente), fuoriesce dal sacco pericardio e forma una curva, rivolta verso il basso (arco dell’aorta), abbracciando il bronco di sinistra. Di poi diviene verticale e discende verso la regione del mediastino posteriore (aorta discendente).
Dall’arco dell’aorta si originano:

  • Il sistema delle arterie carotidi

L’arteria carotide comune si dirige verso l’alto, nella regione laterale del collo e si divide nei due rami terminali: esterna e interna.
L’arteria carotide esterna risale verso l’alto e distribuisce i suoi rami alla regione del collo e della faccia. Si apre nei suoi due rami terminali: l’arteria temporale superficiale e l’arteria mascellare.
L’arteria carotide interna non cede rami nel suo decorso nel collo, ma penetra nel cranio dove partecipa, insieme con l’arteria vertebrale, all’irrorazione del cervello.

  • L’arteria succlavia

L’arteria succlavia, alla base del collo, cede numerosi rami, tra i quali va ricordata l’arteria vertebrale. Quest’arteria penetra nel cranio e si unisce con la corrispondente dell’altro lato per dare origine all’arteria basilare che si termina con le due arterie celebrali posteriori.
Successivamente l’arteria succlavia giunge nella regione del cavo ascellare, ove si continua con l’arteria ascellare che prosegue, a sua volta, il decorso nella regione anteriore del braccio con il nome d’arteria brachiale od omerale.

  • L’aorta toracica e l’aorta addominale

L’aorta (aorta discendente o toracica), prende rapporto con l’esofago e percorre la regione posteriore del mediastino. Giunta al diaframma lo attraversa passando in un canale osteo-muscolare (canale aortico-diaframmatico) e penetra nella regione addominale (aorta addominale), ove termina dividendosi nelle due arterie iliache comuni e nell’arteria sacrale media.

  • Le arterie iliache

Le arterie iliache comuni, si dividono ciascuna in un’arteria iliaca esterna ed in un’arteria iliaca interna.
L’arteria iliaca esterna, passa al di sotto dell’arcata inguinale per portarsi nella regione anteriore della coscia (arteria femorale), successivamente si dirige nella regione posteriore della gamba dove si divide nei due rami terminali: l’arteria tibiale posteriore, che si porta nella regione della pianta del piede, dove termina con le arcate plantari posteriori; ed il tronco tibio-peroniero, che passa nella regione anteriore della gamba, e si divide in arteria peronea e tibiale anteriore che termina nella regione dorsale del piede.
L’arteria iliaca interna o ipogastrica, dirigendosi verso lo scavo pelvico, fornisce rami dei parietali (arteria sacrale laterale, arteria glutea superiore, arteria otturatoria), e dei rami viscerali (arteria uterina nella donna, vescicolo-deferenziale nel maschio, arteria ombelicale, etc.).

Sistema venoso
Le vene sono costituite, come le arterie, da tre tonache: l’intima, la media e l’avventizia.
Alla periferia degli arti superiori ed inferiori, ad ogni arteria si accompagnano due vene satelliti, ma nel tronco le arterie più importanti sono accompagnate da una sola vena (es. l’aorta è accompagnata dalla vena cava inferiore, la succlavia dalla vena succlavia ecc.). Il sangue refluo dall’arto inferiore e dal bacino, è raccolto dalle vene iliache esterne ed interne, che confluiscono in una vena iliaca comune.
La vena iliaca comune di destra, unendosi con la vena iliaca comune di sinistra, da origine alla vena cava inferiore; questa raccoglie il sangue refluo delle gonadi, dal rene, dai surreni e quello proveniente dal fegato, attraversa il diaframma e si apre nell’atrio destro del cuore.
Il sangue refluo dall’apparato digerente e quello proveniente dalla milza e dal pancreas confluisce, invece, in un particolare sistema venoso, la vena porta, che prima di versarlo nel circolo generale lo conduce al fegato. Essa è formata dalla confluenza di tre vene importanti: la vena splenica o alienale, la vena mesenterica superiore e la vena mesenterica inferiore.
Il sangue refluo dagli arti superiori è raccolto, attraverso le vene radiali e ulnari e attraverso il circolo venoso superficiale delle vene basilica e cefalica, nella vena brachiale, che si continua nella vena ascellare.
Da qui il sangue arriva alla vena succlavia che, a sua volta, unendosi alle vene giugulari, forma il tronco venoso branchio-cefalico o anonimo.
I tronchi venosi branchio-cefalico di destra e di sinistra unendosi tra loro formano la vena cava superiore, che si apre nell’atrio destro del cuore.

La circolazione linfatica e gli organi linfatici
La circolazione linfatica rappresenta il secondo tipo di circolazione di liquidi nell’organismo umano. Essa è costituita da una serie di capillari e di vasi linfatici che raccolgono un liquido, la linfa, e lo trasportano attraverso canali di calibro maggiore verso la grande circolazione sanguigna ove terminano in corrispondenza dello sbocco della vena giugulare interna e della vena succlavia nel tronco venoso brachiocefalico. Lungo il decorso delle vie linfatiche si intercalano piccole formazioni rotondeggianti od ovalari, i linfonodi, che vanno a purificare la linfa dalle scorie che essa trascina e a liberarla da agenti patogeni (batteri), eventualmente penetrati nell’organismo umano, consentendo, che la linfa sia il più pura possibile.
La linfa è in liquido chiaro, leggermente lattescente per la particolare ricchezza di sostanze del metabolismo lipidico, costituito da una parte liquida e da cellule, rappresentate per la maggior parte da linfociti e da monoliti.
Dalla confluenza dei vasi linfatici si formano tronchi di calibro maggiore, denominati collettori pre-linfonodali, che versano la loro linfa nel seno periferico, contenuto nello spessore della capsula d’ogni linfonodo. Da qua la linfa riprende il suo cammino attraverso i collettori post-linfonodali, che la trasportano verso successive stazioni linfonodali. Qui subirà ulteriore filtrazione e depurazione fino a raggiungere il grande collettore, grande canale linfatico o dotto toracico, che terminerà, a sinistra, nel tronco venoso braccio-cefalico o anonimo di sinistra; mentre a destra, esiste solo un canale ridotto, grande vena linfatica di Galeno, che raccoglie la linfa proveniente dalla regione della testa e del collo e dell’arto superiore e si versa, al suo termine nel tronco venoso braccio-cefalico di destra.

 

Dotto toracico
Il grande canale linfatico o dotto toracico si origina a livello della II vertebra lombare per mezzo di un’ampia dilatazione sacciforme, cisterna di chili o cisterna di Pecquet.
Nel suo lungo decorso il dotto toracico riceve i collettori linfatici provenienti dalle varie regioni e dai visceri del corpo umano.
I vasi linfatici si anastomizzano fra loro in collettori di calibro maggiore, che raggiungono grosse stazioni linfonodali disposte al davanti dell’aorta (linfonodi premortici), sui lati (linfonodi paraortici) o posteriormente ad essa.
Di qui si dirigono verso la cisterna di Pecquet, che rappresenta l’origine del dotto toracico.
Alla cisterna giunge attraverso il canale linfatico intestinale la linfa proveniente dall’intestino tenue e crasso.
Una volta confluita nel torrente circolatorio sanguigno la linfa si mescola al sangue refluo venoso e con questo raggiunge l’atrio destro del cuore. Da questo momento le due circolazioni linfatica e sanguigna procedono assieme nei territori di distribuzione della piccola e della grande circolazione.

Linfonodi
I linfonodi sono piccole formazioni rotondeggianti, ovalari o semilunari, di colore roseo-grigiastro e di dimensioni variabili.
In alcune regioni si raggruppano per formare veri agglomerati o centri linfonodali, che raccolgono la linfa proveniente dalle varie regioni del corpo umano.
Ogni linfonodo è costituito da una capsula, da un parenchima e da uno srtoma.
Capsula: contiene nel suo spessore il seno periferico o marginale, ove circola la linfa proveniente dai collettori pre-linfonodali.
Parenchima: costituito da una parte corticale, organizzata a noduli o follicoli linfoidi, e da una midollare, formata da cellule linfoidi e da macrofagi.
Stroma: costituito da un’esile trama di connettivo reticolare, ricco d’istiociti e di cellule a funzione macrofagica, capaci cioè di inglobare e distruggere particelle estranee penetrate nell’organismo.

Milza
La milza è un organo linfoide, di forma ovoidale e di colore rosso-bruno, tendente al grigiastro. Occupa la regione addominale alta e presenta una faccia supero-laterale, convessa, ed una infero-mediale concava.
E’ rivestita in superficie da una capsula di connettivo fibroso, ricca di fibre elastiche.
Il parenchima splenico è costituito da due strutture denominate rispettivamente polpa bianca, formazioni linfoidi-sferoidali (follicoli splenici del Malpigli), e polpa rossa, cordoni di cellule linfoidi (cordoni di Biliroth).
La milza, che nella vita embrionale e fetale è stata un organo produttore di globuli rossi (funzione emopoietica), ne diventa, nella vita post-natale, un distruttore (funzione emocateretica).
I globuli rossi, dopo 3-4 settimane di vita, vanno incontro a distruzione. Dalla loro disgregazione si libera l’emoglobina, che in seguito a trasformazioni chimiche, entrerà successivamente a far parte dei pigmenti bilari, elaborati dalle capsule epatiche nelle fasi di formazione della bile.
Si attribuiscono alla milza anche funzioni immunitarie e la produzione di particolari fattori che varrebbero a regolare la funzione della milza in particolari condizioni ambientali; rappresenta, inoltre, un notevole serbatoio di sangue.
La capsula della milza è riccamente innervata da fibre viscero-effettrici a funzione contrattile e da fibre sensitive terminanti con piccoli recettori nervosi.

Tonsille
Le tonsille sono particolari formazioni linfo-epiteliali costituite da aggregati linfoidi rivestiti da epitelio.
Si distinguono nei vari livelli, i vari tipi di tonsille:

  • faringe e istmo delle fauci: anello linfatico di Waldeyer;
  • faringe nasale: tonsilla faringea;
  • istmo delle fauci: due tonsille palatine;
  • tube uditive: tonsille tubariche;
  • radice della lingua: tonsilla linguale;
  • compagine del ventricolo laringeo: tonsille laringee.

Timo
Il timo è una particolare formazione linfoepitale situata nel torace, nella regione alta del mediastino anteriore.
Esso è destinato a svilupparsi notevolmente nel neonato e nell’adolescente fino alla pubertà, ed a scomparire, gradualmente, a patire da questa epoca, per cui nell’adulto è atrofico e ridotto a soli pochi lobuli frammisti a zolle di tessuto adiposo.
Si presenta, nella giovane età, come un organo impari o mediano, formato da due lobi, di forma prismatico-triangolare.
Di consistenza molle, di colore grigio-roseo, per la vivace vascolarizzazione sanguigna, è rivestiro in superficie da una capsula da cui si originano numerosi formazioni che valgono a suddividerlo in vari lobuli che presentano una parte corticale ed una zona centrale o midollare, ove rinvengono, oltre ai timociti e a cellule epiteliali, anche particolari formazioni (corpuscoli di Hassal), ossia agglomerati concentrici di cellule epiteliali, contenenti al centro una passerella formata da detriti cellulari.
Il timo è riccamente innervato da rami arteriosi che derivano dall’aorta toracica e da collaterali dell’arteria toracica interna o mammaria interna.
Nell’adulto scompare per graduale atrofia dei suoi lobuli e al suo posto si trova un accumulo di tessuto adiposo ricco di corpuscoli timici di Hassal.

 

SPLANCNOLOGIA
Apparato respiratorio
L’apparato respiratorio è costituito dai seguenti organi: naso, fosse nasali, faringe, laringe, trachea, bronchi, polmoni.
Tutti questi organi hanno la funzione di trasportare l’aria dall’esterno ai polmoni (inspirata) e di restituirla all’esterno (espirata) nel corso di ciascun atto respiratorio (ematosi polmonare).

Naso e fosse nasali
Il naso ha la forma di una piramide triangolare a base in basso. Inizia con due orifici, le narici, e si continua con le fosse nasali.
Anatomicamente si distingue una parte ossea (ossa nasali, processi frontali, due mascellari) ed una parte cartilaginea (due cartilagini alari).
La forma del naso varia nei diversi individui e nelle varie razze. Si distinguono un naso retto, un naso greco, un naso aquilinio e un naso rincagnato.
Le fossa nasali si aprono posteriormente mentre nella parte alta della faringe mediante due orifici, denominati coane. Le pareti laterali delle fosse nasali sono molto accidentate per la presenza di formazioni ossee, rivestite di mucosa.
I seni scavati nello spessore delle ossa del cranio costituiscono nel loro complesso i seni paranasali, con superficie interna rivestita da una mucosa come quella delle fossa nasali. La loro funzione è di raccogliere gran parte dell’aria inspirata che è riscaldata a temperatura corporea ed è depurata da eventuali particelle estranee, inoltre, svolgono anche la funzione di casse di risonanza per la voce.
La mucosa del naso e delle fossa nasali è rivestita da epitelio con cellule dotate in superficie di ciglia vibranti. Nello spessore della tonaca propria della mucosa si sviluppano piccoli complessi di ghiandole tubulo-acinose che, secernendo muco, vanno a mantenere sempre tumefatta la superficie della mucosa.
L’irrorazione sanguigna assicura sia una buona sanguificazione della mucosa, che il riscaldamento dell’aria ispirata.
L’innervazione sensitiva assicura reazioni locali alla penetrazione di corpi o sostanze estranee e nocive. Tale reazione si manifesta con lo starnuto, che vale a respingere violentemente tali sostanze.

 

Faringe
La faringe è un lungo canale muscolo-membranoso che è distinto in tre porzioni:
Rinofaringe (superiore): comunica, in avanti, con le fossa nasali mediante le coane; indietro presenta le aperture delle due tube di Eustacchio o trombe uditive, che fanno comunicare la rinofaringe con l’orecchio medio o cassa del timpano.
Nel tessuto della mucosa, rivestita da epitelio cilindrico stratificato, si accumula del tessuto linfoide che organizza la tonsilla faringea (adenoide).
Orofaringe (media): è largamente aperta, in avanti, perché corrisponde alla cavità buccale, dalla quale si separa mediante un velo muscolo-membranoso, denominato palato molle. Il palato molle, che fa seguito al palato duro, è costituito su ciascun lato da due pilastri tra i quali si annida la tonsilla palatina. Al centro si prolunga in un appendice muscolo-membranosa, denominata ugola.
Ipofaringe (inferiore): porzione di faringe che si restringe notevolmente verso il basso ove si continua, indietro, con l’esofago, mentre in avanti avvolge il tratto iniziale della laringe.

Laringe
La laringe fa seguito in avanti alla faringe e svolge contemporaneamente una doppia funzione: permette il passaggio dell’aria dalla faringe alla trachea e viceversa; partecipa al meccanismo della fonazione per la presenza delle corde vocali. E’ situata anteriormente rispetto all’esofago, in basso e indietro rispetto alla base della lingua, cui è legata mediante una delle sue cartilagini (l’epiglottide) e si continua a sua volta inferiormente con la trachea.
Distinguiamo uno scheletro fibro-cartilagineo ed una ricca componente muscolare, oltre il caratteristico rivestimento interno membranoso.
Lo scheletro fibro-cartilagineo  è costituito da cartilagini che si distinguono in impari e pari.
Impari
Epiglottide: cartilagine di tipo elastico a forma di foglia o di racchetta; si adagia contro la lingua ed ha la funzione di chiusura della rima laringea superiore durante ogni atto di degluttazione.
Cartilagine tiroidea (pomo d’Adamo): cartilagine di tipo jalino formata da due lamine quadrangolari.
Cartilagine cricoide: a forma di anello a castone.
Pari
Aritenoidi: piccole formazioni prismatico-triangolari che con la base si articolano con il piastrone della cricoide e che con l’estremità antero-mediale si legano alla faccia posteriore mediante quattro sottili pliche, note con il nome rispettivamente di corde vocali false e di corde vocali vere.
Cartilagini corniculate e cartilagini trincee: sono contenute nello spessore delle pliche ariepiglottiche, tese tra le aritenoidi e l’epiglottide.
I muscoli della laringe vanno divisi in estrinseci (sterno-tiroideo, tiro-ioideo) ed intrinseci (tiro-aritenoideo: avvicinamento delle due corde vocali vere o il loro allontanamento).

Trachea
La trachea è un canale muscolo-membranoso che fa seguito alla laringe e si continua, in basso, dividendosi nei due bronchi.
Nel torace, si situa nello spazio mediastinico, compreso tra i due polmoni e contrae rapporti, posteriormente, con l’esofago, mentre in avanti è ricoperta dai grossi vasi che nascono dal cuore o che si portano ad esso.
E’ costituita dal succedersi di anelli cartilaginei, in numero di 16-20, che sono  incompleti, perché interrotti posteriormente. Tra un anello e l’altro si interpone uno strato di connettivo fibroso che forma i legamenti anulari, intramezzati da fascetti di muscolatura liscia, costituenti il muscolo tracheale.
E’ rivestita internamente da una mucosa ad epitelio cilindrico pluriseriato con cellule alte, dotate in superficie di ciglia vibratili.

Bronchi
I bronchi si originano dalla trachea ad angolo acuto. Dei due bronchi quello di destra sembra continuare il decorso della trachea, mentre quello di sinistra si stacca dalla trachea con una certa angolazione.
Sono costituiti da anelli completi di cartilagine jalina e sono dotati di fibrocellule muscolari lisce.
Sprone tracheale: rilievo che indica la divisione di questa nei due bronchi.
Giunto al livello dell’ilo del corrispondente polmonare, ciascun bronco si suddivide in bronchi primari (tre a destra e due a sinistra). A sua volta ciascun bronco primario ramifica in bronchi secondari e terziari, in rapporto al numero dei lobuli polmonari. Le divisioni avvengono secondo due modalità: per monopodica e per dicotomia.
Divisione monopodica: un bronco si origina come un ramo collaterale un altro bronco minore.
Ramificazione dicotomica: divisione di un bronco in due altri bronchi.

Polmoni e pleure
I polmoni sono gli organi fondamentali della respirazione. Sono sistemati nella gabbia toracica e sono fra loro separati da uno spazio, detto mediastino.
Ciascun polmone è rivestito dalla pleura, che è costituita da un doppio sacchetto sieroso, con una lamina o foglietto parietale che si continua in quello viscerale. Tra i due foglietti si crea una piccola cavità chiusa, la cavità pleurica, nella quale si rinviene di norma, solo un’esile falda di liquido, che vale a rendere più scorrevoli fra loro i due foglietti pleurici.
Il polmone destro è diviso da due solchi profondi o scissure in tre lobi, uno superiore, uno medio ed uno inferiore.
Il polmone sinistro è invece suddiviso da una sola scissura in due lobi, uno superiore ed uno inferiore.
A destra dei tre lobi sono visibili sulla superficie anteriore. A sinistra si osserva una profonda fossa, denominata letto del cuore o area cardiaca, perché accoglie il cuore.
Ciascun lobo a sua volta si divide in numerosi lobuli che variano tra il polmone di destra e quello di sinistra.
Nell’interno del polmone i bronchi si suddividono in bronchi secondari, bronchi terziari, bronchi interlobulari, bronchi intralobulari, e via via fino ai bronchioli terminali e a quelli respiratori, che si aprono da ultimo nelle unità infundibulo-alveolari.
Man mano che i bronchi ramificano diminuiscono di calibro per ridursi, alla fine a piccoli sacchetti chiusi (infundibuli), la cui parete è costituita da alveoli, il cui colorito varia dal roseo al grigio scuro, a seconda dell’età del soggetto e delle condizioni di inquinamento dell’aria respirata.
Le unità respiratorie sono costituite dagli alveoli polmonari che sono disposti tutt’intorno agli infundibuli o sacchi alveolari, piccoli sacchetti a fondo cieco posti alla terminazione dei bronchioli respiratori.
La parete degli alveoli, sottilissima è costituita da due tipi di cellule, gli pneumoniti di I tipo, cellule epiteliali appiattite, e gli pneumoniti di II tipo, cellule rotondeggianti.

Apparato digerente
L’apparato digerente è costituito da una serie di canali muscolo-membranosi, la cui funzione consiste nella ingestione e triturazione degli alimenti, nella loro digestione e nell’assorbimento, con l’eliminazione delle scorie.
Si distinguono una porzione ingestiva (cavità buccale, faringe, esofago), una parte digestiva (stomaco, intestino tenue) e una porzione destinata alla formazione ed alla eliminazione delle scorie del metabolismo organico.

Bocca
L’apparato digerente ha inizio con la cavità buccale o bocca. E’ preceduta dal vestibolo della bocca, delimitato dalle labbra, dalle guance e dalle arcate alveolo-dentali, dove si osserva la terminazione del condotto di Stesone, canale escretore della ghiandola parotide.
La cavità buccale comunica con la faringe per mezzo dell’istimo delle fauci, costituito da due arcate che al centro si uniscono a livello dell’ugola.
La lingua, organo impari, occupa la cavità buccale. Si tratta di una grossa formazione muscolo-membranosa di forma ovoidale, dotata di notevole mobilità.
Si distinguono nella lingua una base, un corpo, un apice. La sua superficie dorsale ed i suoi margini sono dotati di numerosissime piccole rilevanze di forma conica o lamellare, denominate papille linguali. Se ne distinguono diversi tipi, fra loro differenti per forma, per posizione topografica e per significato funzionale.
Le più numerose sono le papille filiformi o coroliformi che si estendono lungo tutta la superficie linguale. Dotate di una ricca innervazione sensitiva, per la recezione di stimoli tattili, di pressione e di temperatura.
Sui lati, le palille fungiformi, anch’esse riccamente innervate e vanno a raccogliere gli stimoli oltre che tattili e termici, anche gustativi per alcuni sapori (amaro, dolce, salato); e qualche papilla fogliata, rare nella specie umana, presentano piccole formazioni bottoniformi denominate calici gustativi.
A livello della base o radice della lingua, le papille vallate o circumvallate, in numero di 12-14, si sollevano dal fondo di microscopici infossamenti della mucosa linguale. La loro parete e quella del circostante vallo è ricca di calici gusativi.
La uscolatura della lingua si divide in intrinseca (fasci di fibre muscolari striate)  ed estrinseca (fasci di fibre muscolari che terminano nell’ambito della lingua).
Grandi ghiandole salivari
Alla cavità orale sono annesse le ghiandole salivari, atte a secernere la saliva. Sono rappresentate, bilateralmente, dalla:
Parotide: si annida nella regione laterale della faccia, tra la mandibola e il temporale, raggiungendo in profondità la superficie laterale della faringe. Essa elabora un secreto abbastanza fluido, ricco di ptialina, enzima destinato alla scissione dei mucopolisaccaridi. Il suo condotto escretore, (condotto di Stesone), si apre nel vestibolo della bocca, a livello della guancia.
Sottomascellare (o sottomascellare): situata al di sotto e medialmente della mandibola. Il suo condotto escretore, (condotto di Whatron), si apre nella cavità buccale al di sotto della lingua.
Sottolinguale: Situata al di sotto della lingua ed apre i suoi condotti escretori (condotti di Rivino) a livello della superficie inferiore della lingua.
Le tre ghiandole partecipano all’insalivazione dei cibi ed alle prime fasi del metabolismo dei mucopolisaccaridi.

Faringe ed esofago
La faringe fa seguito alla cavità buccale, al di la dell’istimo delle fauci, e si continua in basso e posteriormente con l’esofago.
L’esofago è un lungo canale muscolo-membranoso che fa seguito alla faringe e si continua con lo stomaco, nel quale si apre per mezzo di un sfintere, il cardias.
Si origina nella regione del collo e se ne distingue una porzione cervicale, una toracica o mediastica ed una breve porzione addominale.
Superato il diaframma, penetra in addome, dove si contunda con lo stomaco. Prende quindi rapporto a destra con il piccolo lobo o lobo sinistro e a sinistra con la milza.
L’esofago è costituito da una tonaca mucosa rivestita in superficie da epitelio pavimentoso pluristratificato.

 

Stomaco
Lo stomaco rappresenta l’improvvisa dilatazione sottodiaframmatica del tubo digerente. Fa seguito all’esofago, che in esso si apre mediante il cardias, e si continua con il duodeno, primo segmento dell’intestino tenue, mediante lo sfintere pilorico.
Con lo stomaco inizia la parte digestiva dell’apparato digerente. Si distinguono le seguenti parti:
fondo; porzione cardiale; corpo o grande tuberosità; porzione pilorica (antro pilorico o piccola tuberosità) e piloro.
E’ un organo tutto rivestito di peritoneo. L faccia anteriore prende rapporto a destra con il lobo sinistro del fegato e a sinistra con l’arcata costale e con la milza. La faccia posteriore è invece in relazione, mediante la borsa omentale, con il pancreas, con il rene e con il surrene di sinistra. In alto lo stomaco contrae rapporti con il diaframma e in basso con il colon traverso. E’ un organo riccamente vascolarizzato.
La cavità risulta dotata di pareti percorse longitudinalmente e trasversalmente da solchi tra i quali si delimitano dei rilievi, le aree gastriche, ciascuna delle quali presenta al centro un infossamento (fossetta gastrica), in cui si aprono le ghiandole gastriche, distinte in tre gruppi: ghiandole del corpo e del fondo, ghiandole cardiali e ghiandole piloriche.
Le tonache dello stomaco sono quattro: la mucosa, la sottomucosa, la muscolare e la sierosa.
Lo stomaco nel corso del meccanismo della digestione è animato da movimenti della muscolatura a carattere pendolare, inoltre è dotato della proprietà di adeguarsi al suo contenuto (peritole gastrica).

Intestino tenue e intestino crasso
Allo stomaco fa seguoto l’intestino, che va distinto in intestino tenue e intestino crasso.
L’intestino tenue è diviso, a sua volta, in una parte fissa, il duodeno, ed in una parte più estesa, il digiuno e l’ileo molto mobile.
L’ileo si continua con il crasso, distinto in: cieco, cui è legata l’appendice vermiforme; colon, diviso in colon ascendente, colon traverso, colon discendente e colon sigmoideo o pelvico; retto, che si apre all’esterno del corpo mediante l’orificio anale.

  • Duodeno

Il duodeno, lungo circa 12-14 cm, è atteggiato a lettera “C” aperta verso sinistra. Nella sua concavità è accolta la testa del pancreas.
La parete interna è ampliata da una serie di ripiegature a direzione trasversale, le pieghe circolari o valvole conniventi di Kerking.
La mucosa si solleva in piccoli rilievi microscopici, denominati villi intestinali, nel cui spazio si aprono le ghiandole intestinali. E’ rivestita da un epitelio formato da cellule cilindriche, gli eritrociti.

  • Digiuno e ileo

Il digiuno e l’ileo rappresentano la porzione più mobile dell’intestino tenue. Lunghi in totale 6 o 7 metri sono compresi in un ampio sdoppiamento di peritoneo, il mesentere.

  • Cieco e appendice vermiforme

L’intestino cieco, situato nella fossa iliaca destra, rappresenta il primo tratto o segmento a fondo cieco dell’intestino crasso. Fa seguito all’ileo e porta a sé un sottile e lungo processo, l’appendice vermiforme, lunga in media 7-8 cm, sottile canale a fondo cieco (appendicite = reazione infiammatoria).

  • Colon

Il colon va diviso in:
Colon ascendente: fa seguito al cieco e risale lungo il fianco destro della cavità addominale. Giunto al di sotto del fegato si ripiega per continuarsi nel colon traverso.
Colon traverso: percorre trasversalmente la regione addominale da destra verso sinistra e leggermente dal basso verso l’alto. Giunto in corrispondenza della milza, si ripiega nuovamente verso il basso per continuarsi nel colon discendente.
Colon discendente: percorre la regione del fianco sinistro e si continua a livello dell’osso iliaco con il colon sigmoideo o pelvico.
Colon sigmoideo o pelvico: raggiunge lo scavo pelvico; si dispone sulla linea mediana e si continua con il retto.
Vanno a racchiudere come in una cornice le anse dell’intestino tenue.

  • Retto

L’intestino retto si apre all’esterno del corpo per mezzo dell’orificio anale, chiuso da un doppio sfintere, uno superiore involontario e l’altro inferiore o volontario.

Il fegato
Il fegato è la ghiandola più voluminosa del corpo umano. Di colore rosso scuro e di consistenza duro elastica, ha forma irregolare. Può essere diviso in due lobi, destro, più voluminoso, e sinistro, più piccolo e sottile, e presenta quattro superfici: superiore, a contatto con la superficie inferiore del diaframma; inferiore, in rapporto con il rene destro e la fessura epatica del colon a destra, il fondo dello stomaco a sinistra; anteriore, in rapporto con il margine del diaframma e con la parete addominale anteriore; posteriore, in rapporto con l’aorta, la vena cava inferiore e la parte terminale dell’esofago.
Al centro della faccia inferiore è situato l’ilo o porta del fegato, mentre accanto alla superficie inferiore del lobo destro è la colecisti.
Il fegato è costituito da un notevole numero di lobuli che sono formati a loro volta da colonne di cellule epatiche. Ogni lobulo ha una propria irrorazione ed è attraversato da un sottile condotto biliare che trasporta la bile secreta dalle cellule epatiche e si riunisce poi con i condotti provenienti dagli altri lobuli per formare alla fine i principali dotti biliari.
Il sangue è portato al fegato attraverso l’arteria epatica e la vena porta.
La bile esce dal fegato attraverso due dotti principali provenienti uno dal lobo destro e uno dal lobo sinistro. Questi due dotti si riuniscono in corrispondenza dell’ilo epatico per formare il dotto epatico che si congiunge al dotto cistico formando, con la vena porta, il dotto unico o coledoco, che si aprirà nell’ampolla di Vater, a livello della papilla maggiore del duodeno.
La colecisti, o vescicola biliare, funziona da deposito della bile la quale passa nel dotto cistico e quindi all’interno della colecisti, dove rimane fin tanto che non è richiesta ai fini della digestione.
Le principali funzioni del fegato sono:

  • la secrezione di bile;
  • il deposito di glicogeno;
  • la scissione delle proteine con formazione di urea;
  • la produzione di proteine plasmatiche (umina e globulina);
  • la desaturazione dei grassi;
  • il deposito della vitamina B12 e del ferro;
  • la produzione di calore;
  • demolizione di sostanze tossiche e di medicamenti, la produzione di sostanze che intervengono nella coagulazione del sangue.

Pancreas
Il pancreas si presenta sotto forma di una grossa ghiandola di colore rosa, disposta al davanti del corpo delle prime vertebre lombari. E’ formato di tre parti: una testa, un corpo e una coda.
Presenta una duplice struttura e una duplice funzione (esocrina ed endocrina).
Da un lato, infatti, presenta la struttura di una ghiandola di tipo salivare, i cui acini elaborano una serie di enzimi. La parte endocrina è costituita dai cosiddetti isolotti di Langerhans, cordoni di cellule epiteliali. Si distinguono due tipi di cellule: le cellula A o alfa elaboranti un ormone a funzione glicogenolitica, il glucagone, e le cellule B (o beta) secernenti l’insulina, ormone ad azione opposta, facilitante invece la sintesi di glicogeno. Ci sarebbero anche le cellule D (o delta), che elaborerebbero ormoni polipeptidici del tipo della gastrina o della secretina, e le cellule C, considerate cellule in stato di riposo funzionale.

Apparato urinario
L’apparato urinario è costituito dai seguenti organi: reni, calici renali, bacinetti, ureteri, vescica, uretra.
La sua funzione consiste nella depurazione del sangue dalle scorie del metabolismo organico e nella loro eliminazione all’esterno dell’organismo mediante l’urina.
L’urina è successivamente convogliata verso la vescica attraverso l’insieme delle vie escretrici (calici renali, bacinetti e ureteri). Dopo aver sostato nel serbatoio vescicole, è eliminata all’esterno attraverso il canale uretrale. Questo canale nelle donne è indipendente dall’apparato genitale, mentre nell’uomo è comune anche alle vie spermatiche, convogliano, infatti, verso l’esterno oltre l’urina, anche i liquido seminale (sperma).

Il rene
Il rene, organo pari, è una grossa ghiandola a forma di fagiolo destinato ad elaborare l’urina mediante filtrazione e purificazione del plasma sanguigno. Esso è situato nella zona lombare della regione addominale, il rene destro è sistemato leggermente più in basso del sinistro a causa della pressione esercitata dal fegato soprastante. Il rene è contenuto in una loggia oteo-membranosa, che accoglie anche la soprastante ghiandola surrenale. Esso è di colore rosso mattone e di consistenza duro elastica. E’ rivestito in superficie da una capsula, facilmente scollabile dall’organo, ed è inoltre costituito da due porzioni, anatomicamente unite fra loro, denominate, parte corticale e parte midollare.
La parte corticale, più periferica, è costituita da due porzioni, la zona labirintica che contiene le strutture primarie delle unità isto-funzionali del rene (nefroni); e la zona delle piramidi del Ferrein, che sono costituite da tubuli collettori.
La parte midollare, invece, è costituita dalle piramidi del Malpigli, in numero da 12 a 14 e formate dalla convergenza dei tubuli collettori nei tubuli retti; e dalle colonne del Bertin, costituite dalle anse di Henle.
L’urina è raccolta nei calici renali, che convergendo fra loro, formano il bacinetto o pelvi renale. Da qui, trasportata dall’uretre, scende nella vescica, che la raccoglie e di tanto in tanto la espelle facendola passare attraverso il canale uretrale.
Il neurone o parte filtrante del rene è costituito da una serie di canali che iniziano a fondo cieco (capsula renale del Bowman) dove accolgono un piccolo groviglio di capillari arteriosi, il groviglio renale, dai quali si forma l’arteria efferente.

Calici, bacinetto, uretre
I calici minori, in numero pari da 10 a 14, si applicano contro l’apice delle piramidi di Malpigli, si riuniscono successivamente in calici maggiori da 3 a 5. Questi a loro volta si aprono in un’unica cavità dilatata, il bacinetto o pelvi renale, dal quale si origina l’uretre, che si termina nella vescica.

Vescica e uretra
La vescica rappresenta il serbatoio naturale dell’urina (300-350 cc in condizioni fisiologiche – 3 litri e più, in condizioni particolari) e si presenta come una sacca di forma appiattita e leggermente concava verso l’alto, se vuota, e di aspetto puntiforme od ovalare, se riempita di urina. E’ in rapporto, in avanti, con la sinfisi del pube e, indietro, con l’intestino retto, nell’uomo, e con l’utero e la vagina, nella donna. Poggia in basso, nell’uomo, sulla prostata, e, nella donna, sulla vagina e sul piano muscolare del perineo. E’ sostenuta da legamenti che la congiungono in alto all’ombelico e in dietro con gli organi confinanti.
I calici renali, il bacinetto, l’uretere, e la vescica sono canali la cui mucosa è rivestita in superficie da un particolare tipo di epitelio, che si adatta al grado di riempimento degli organi che riveste. Inoltre sono dotati di muscolatura liscia, involontaria, per far progredire l’urina dal rene verso l’esterno.
Apparato genitale maschile
L’apparato genitale maschile è costituito dai due testicoli o gonadi maschili, ove si formano gli spermatozoi, e da una serie di canali che trasportano le cellule germinali verso l’esterno: l’epididimo, il canale deferente, il canale eiaculatore, l’uretra. A queste gonadi si collegano le ghiandole vescicolari o vescichette seminali, la prostata e le ghiandole bulbo-uretrali di Cowper, che vanno ad elaborare il liquido seminale nel quale si muovono gli spermatozoi.

Testicolo
Il testicolo è situato al di fuori della cavità addominale, nella sacca scrotale. Di forma ovoidale, di consistenza abbastanza dura e di colore bianco-azzurrognolo, è rivestito in superficie da una tonaca fibrosa, l’albuginea, ricoperta da una lamina lucente.
La borsa scrotale che racchiude i testicoli, è una espansione cutanea, di colore bruniccio, ricca di peli, di ghiandole sebacee e di ghiandole sudoripare.
Il testicolo appare costituito in un insieme di tubuli seminiferi, all’interno dei quali si osservano due tipi di cellule: le cellule germinali, o spermatognoni, da cui derivano gli spermatozoi, e le cellule del Sertoli.
Tra i tubuli semiferi si rinvengono particolari raggruppamenti di cellule, le cellule interstiziali di Leydig, che elaborano l’ormone sessuale maschile, il testosterone.

Epididimo e vie spermatiche
I tubuli semiferi si continuano con i tubuli retti che danno origine alla “rete testis”, dalla quale iniziano i primi segmenti delle vie spermatiche, rappresentati dai coni vascicolosi dell’epididimo. Questi si aprono nel canale dell’epididimo che a sua volta si continua con il condotto deferente, che percorre il tragitto inguinale e penetra così in cavità addominale. Successivamente curva verso il basso e termina con una porzione dilatata, l’ampolla referenziale, alla quale fa capo il condotto escretore della ghiandola vescicolare o vescichetta seminale.
Il liquido spermatico passa al momento dell’eiaculazione nei dotti eiaculatori, che perforando la prostata si aprono nel primo tratto del canale uretrale, dal quale è emesso all’esterno all’atto dell’eiaculazione.

Ghiandole annesse all’apparato genitale maschile
Tali ghiandole, il cui secreto collabora alla formazione del liquido seminale sono:

  • Vescicole seminali: piccole formazioni allungate sistemate posteriormente alla vescica. La loro mucosa è rivestita da cellule cilindriche a secrezione lipoidea.
  • Prostata: è una formazione ghiandolare di discreta grandezza. Sistemata di sotto alla vescica, è attraversata dal canale uretrale (uretra prostatica) ed è costituita da due lobi posteriori, da uno medio e da uno anteriore.
  • Ghiandole bulbo-uretali di Cowper: due piccoli corpicini rotondeggianti, la cui funzione regola l’emissione volontaria dell’urina e del seme. I loro condotti escretori si aprono nell’uretra.

Il liquido spermatico, liquido seminale o sperma, è quindi costituito dagli spermatozoi e dal prodotto di secrezione delle ghiandole annesse all’apparato genitale maschile. Ad ogni eiaculazione, da 3 a 4 cc di liquido, il numero di spermatozoi è di varie centinaia di migliaia.

Pene
Il pene o verga o membro virile è l’organo copulatore maschile. E’ costituito da una parte fissa o radice e da una parte mobile o corpo che termina in avanti con un ingrossamento emisferico, il glande.
La parte fissa è costituita da due porzioni, i corpi penieni e l’uretra racchiusa tra essi.
Il corpo del pene misura in media 10 cm di lunghezza e 9 cm di circonferenza, ma allo stato d’erezione aumenta notevolmente.
Il glande si presenta tagliato alla base e sbieco verso la superficie posteriore. La superficie basale, corona del glande, si continua mediante il prepuzio. All’apice del glande si apre il canale uretrale mediante un orificio a forma di fessura, dotato di due labbra, il meato urinario.
All’interno del canale uretrale si trovano le ghiandole di Littrè, il cui secreto vale ad inumidire la superficie mucosa del canale.
Il pene è riccamente irrorato (a cui è dovuta la sua erezione) e innervato.

Apparato genitale femminile
L’apparato genitale femminile è costituito dalle due ovaie o gonadi femminili, dalle tube o trombe uterine, dall’utero o matrice e dalla vagina.
La sua funzione consiste nello sviluppo e nella maturazione delle cellule germinali femminili, ovocellule o uova, nel loro trasporto nelle tube e nel loro annodamento nella parete della cavità uterina.

Ovaie
Le ovaie od ovari, pari e simmetriche, costituiscono le gonadi femminili ove si maturano ad ogni mese lunare gli ovociti.
Sono situate al limite tra cavità addominale e bacino e sono simili a due mandorle, di consistenza duro-elastica e di colore variante dal roseo al bianco-grigiastro.
Nella sua struttura distinguiamo due porzioni, una parte corticale, periferica, costituita dai follicoli ovarici che racchiudono al centro un ovociti, ed una parte midollare, centrale, costituita dai numerosi rami arteriosi, venosi e linfatici che fanno parte della circolazione dell’organo.

Ciclo ovario
L’ovaio è un organo a funzione ciclica. La sua attività ha inizio all’epoca della pubertà (11-12 anni) e termina all’epoca della menopausa (45-50 anni). Il ciclo dura in genere 27-28 giorni ed è caratterizzato da una fase d’accrescimento di un follicolo, con maturazione di un’ovocellula, cui segue generalmente verso il 14° giorno, lo scoppio del follicolo, con conseguente espulsione della cellula uovo. L’ovocellula è raccolta dall’estremità ovarica della tuba uterina e di qui spinta verso la cavità uterina. Qui si annida, se è stata fecondata, o mancando la fecondazione è trascinata verso l’esterno insieme alla mucosa uterina che si stacca per il notevole ingorgo sanguigno della zona. Il ciclo termina in questo caso con l’emorragia uterina che mensilmente si verifica nelle donne non fecondate.
Il follicolo scoppiato non degenera, ma si trasforma in un organo a funzione ghiandolare endocrina, denominato corpo luteo.
Se ne distinguono due tipi: il corpo luteo gravidico o vero, quello che si sviluppa in concomitanza dell’avvenuta fecondazione di un’ovocellula, e il corpo luteo mestruale o spurio quello che inizia la sua formazione subito dopo lo scoppio del follicolo.

Tuba uterina
La tube uterina, denominata anche tromba di Falloppia o salpinge, è un canale muscolo-membranoso destinato a raccogliere le ovocellule e a trasportarle verso la cavità uterina.
Si estende bilateralmente da ciascun ovaio all’utero e presenta tre tratti o segmenti, il primo laterale slargato (ampolla) che si apre verso l’ovario con il padiglione; il secondo, molto ristretto (istmo); il terzo si svolge nello spessore della tonaca muscolare dell’utero (porzione intrauterina o intramurale).

Utero
L’utero, o matrice, rappresenta l’organo della gestazione, così come la tuba costituisce quello della fecondazione. Raccoglie in alto lo sbocco delle due tube e si continua in basso con la vagina.
E’ distinto in tre segmenti: il corpo, l’istmo e il collo.
L’utero è situato nel piccolo bacino tra la vescica e l’intestino retto. Sui lati prende rapporto, in alto con le due tube e con le ovaie.
E’ costituito da tre tonache concentriche:

  • La tonaca mucosa: denominata endometrio, è costituita da un epitelio monostratificato cilindrico provvisto di ciglia che poggia sopra una tonaca propria riccamente dotata di ghiandole.
  • La tonaca media o miometrio: è formata da strati longitudinali, circolari e obliqui di fibrocellule muscolari lisce.
  • La tonaca avventizia o miometrio: è costituita da connettivo fibrillare denso rivestito del peritoneo, ma sui lati ne è sprovvista (regione parametrio), dove decorrono i vasi uterini.

Vagina
La vagina, organo della copulazione, è un canale muscolo-membranoso che mette in comunicazione l’utero con il pudendo muliebre o vulva.
La sua cavità è a forma di fessura che si amplia durante l’accoppiamento e nel passaggio del feto al momento del parto.
In basso si apre nel pudendo muliebre o vulva, mediante un orificio dell’imene, che è piccolo nelle donne vergini, e si amplia specialmente dopo il parto.

Pudendo muliebre
Il pudendo muliebre o vulva è costituito dalle due grandi labbra, pliche cutanee, pigmentate e ricche di peli, dalle piccole labbra che aderendo fra loro nascondono la membrana imenale, sottile diaframma di mucosa, dotata al centro di un foro.
L’imene è lacerato all’atto del primo coito e ne restano solo lembi.
In alto le grandi labbra si uniscono e così pure le piccole labbra che però si duplicano in due piccoli lembi che vanno a formare una specie di guaina prepuziale intorno al clitoride, piccolo organo erettile, che corrisponde al pene maschile e che è riccamente dotato di recettori nervosi della sensibilità genitale, per cui entra in erezione durante l’orgasmo.
Di sotto al clitoride si nota l’orificio uretrale esterno, che rappresenta l’estremità anteriore del canale uretrale.

Ghiandole endocrine
Si da il nome di ghiandole endocrine o a secrezione interna a quelle ghiandole, prive di condotti escretori, che versano il loro prodotto di secrezione, denominato ormone od incerto, direttamente nel sangue o nella linfa.
Le principali sono: l’ipofisi, l’epifisi, la tiroide, le paratiroidi, il timo, gli isolotti di Langerhans del pancreas, i surreni e le gonadi (ovaio e testicolo).
Per la derivazione embriologica, le ghiandole endocrine sono distinte in ectodermali (ipofisi, epifisi, midollare del surrene), mesodermali (parte corticale del surrene e gonadi) ed endodermali (tiroide, paratiroide, timo, isolotti di Langerhans).
Si presentano sotto forma di cordoni epiteliali disposti fra loro parallelamente e intercalati da sinusoidi sanguigni.

Tiroide
La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella regione del collo al davanti della laringe e dei primi anelli tracheali.
E’ avvolta da una spessa capsula che accoglie anche le paratiroidi.
E’ organizzata a lobuli, ciascuno dei quali si compone d’unità ghiandolari denominate follicoli o vescicolette tiroidee.
Ciascun follicolo è limitato da un epitelio cubico e presenta nel lume una particolare sostanza densa, colloide, sostanza viscosa che accoglie il prodotto di secrezione dell’epitelio follicolare, rappresentato dalla tiroxina e dalla tri-jodotironina, due ormoni che agiscono validamente nella regolazione del metabolismo organico.
Alla base dei follicoli tra le cellule cubiche e la membrana basale si annidano altre cellule, parafollicolari, alle quali si attribuisce oggi la secrezione di un altro ormone, la calcitonina, che regola il metabolismo del calcio, agendo in contrapposizione funzionale al paratormone elaborato dalle paratiroidi.

Paratiroidi
Le paratiroidi, in numero di quattro, due per lato, una superiore e l’altra inferiore, sono situate nella loggia tiroidea, nello spessore dei lobi della tiroide.
Sono costituite da cordoni di cellula epiteliali, formati da due tipi di cellule, le cellule principali e le cellule ossifile.
L’ormone elaborato dalle paratiroidi è detto paratormone ed agisce regolando la percentuale del calcio nel sangue, mobilizzandone le riserve dei luoghi di deposito.

Ghiandole surrenali
Le ghiandole surrenali, surreni o corpi surrenali, sono due organi situati nella regione lombare della cavità addominale. Presentano un colorito giallo-roseo ed una consistenza duro-elastica.
Sono costituite da due formazioni ghiandolari ben distinte fra loro per morfologia, per attività funzionale e per derivazione embriologica.

 

NEUROLOGIA
Sistema nervoso
Il sistema nervoso è costituito da un insieme d’organi, i quali oltre ad essere collegati tra loro, sono in stretto rapporto con le varie regioni dell’organismo.
Esso provvede alla funzionalità di tutti gli apparati e gli organi regolando e coordinando le loro azioni.
Il sistema nervoso svolge funzioni di trasmissione dagli eccitamenti, coordinamento delle regioni dell’organismo, regolazione di tutte le funzioni organiche, inoltre rappresenta la sede d’attività superiori: pensiero, intelligenza, ideazione, coscienza, memoria, volontà e parola.
Queste funzioni sono rese possibili dalla struttura delle cellule che lo compongono: i neuroni,  costituiti da un corpo cellulare da cui si diramano dei prolungamenti.
Il primo è rappresentato dal neurite che è particolarmente sviluppato, il secondo è rappresentato dai dentriti che sono sottili e corti.
Tramite i loro prolungamenti, le cellule sono collegate le une alle altre, tali punti di collegamento prendono il nome di sinapsi.
I neuriti sono rivestiti dalla guaina mielinica, essa è una sorta d’isolante che impedisce la dispersione degli impulsi che percorrono le fibre, e ne accelera la trasmissione.
I neuroni si possono classificare dal punto di vista funzionale: neuroni sensitivi che conducono lo stimolo dalla periferia al centro, neuroni motori che portano la risposta motoria dal centro alla periferia e neuroni d’associazione che sono intercalati tra i primi due, formando lunghe catene di fibre nervose.
Il sistema nervoso può essere suddiviso in tre grandi parti:

  • L’encefalo ed il midollo spinale, o sistema nervoso centrale;
  • I nervi, o sistema nervoso periferico, che formano le connessioni tra il sistema nervoso centrale ed i vari organi e muscoli dell’organismo;
  • Il sistema nervoso autonomo, o vegetativo (simpatico e parasimpatico).

Sistema nervoso centrale
Il sistema nervoso centrale comprende l’encefalo racchiuso nella cavità cranica, e il midollo spinale situato nel canale vertebrale; entrambi sono avvolti da tre membrane: meninge dura, meninge aracnoide e meninge pia. Tra le ultime due intercorre il liquido cefalo-rachidiano.
L’encefalo si divide in: cervello, cervelletto e bulbo.
Il cervello è costituito da due parti: una di colore bianco (sostanza bianca), che occupa la parte centrale del cervello ed è formata da fibre nervose; e una di colore grigio (sostanza grigia), costituita dai corpi cellulari dove si forma la corteccia cerebrale. E’ diviso in due emisferi cerebrali, destro e sinistro, che inferiormente sono collegati tra loro per mezzo del corpo calloso e dal fornice.
Ciascun emisfero cerebrale presenta un lobo frontale, un lobo parietale, un lobo temporale ed un lobo occipitale, i quali corrispondono alle rispettive ossa del cranio che portano lo stesso nome.
Al di sotto della corteccia celebrale si trova il diencefalo, il quale controlla le funzioni del mangiare, del dormire e sessuali.
Nel diencefalo si trova una ghiandola endocrina molto importante: ipofisi situata nella regione anteriore, connessa al cervello mediante un breve peduncolo che è il punto di incontro dei due nervi ottici provenienti ciascuno dal rispettivo occhio.
Il cervelletto è a forma di ovoide e comprende una massa centrale detta verme cerebrale, e due emisferi ai lati detti emisferi cerebrali. E’ rivestito dalla corteccia cerebrale suddivisa in tre strati: strato molecolare o esterno, strato gangliare o intermedio e strato dei granuli o interno.
Il cervelletto regola l’equilibrio del corpo imano sia a ripose che durante il movimento, controlla, inoltre, il tono dei muscoli e ne coordina i movimenti.
Il bulbo, denominato bulbo rachidiano o midollo allungato, si continua direttamente con il midollo spinale. Attraverso il bulbo passano le vie nervose sensitive e motrici, che controllano funzioni vitali come il battito cardiaco e i movimenti respiratori. E’ costituito da un solco che rappresenta la continuazione di quello anteriore del midollo spinale, ai lati del quale si osservano due rilievi denominati piramidi del bulbo, che si continuano con altri due rilievi denominati olive bulbari. Tra le piramidi e le olive si delinea un ulteriore solco, solco preolivare, mentre al di dietro dell’oliva si distingue il solco olivare. Il ponte si distende sopra il bulbo e presenta due grossi rilievi: le piramidi del ponte, separate da un solco su cui poggia l’arteria basilare. Lateralmente si collega con le braccia che lo collegano al cervelletto e superiormente è collegato al mesencefalo.
Il mesencefalo è l’ultimo tratto del tronco encefalico ed è costituito da due parti: il peduncolo cerebrale e la lamina quadrigemina. Il tronco mesencefalico si collega al cervelletto attraverso due peduncoli per ogni parte, ossia il bulbo ponte e mesencefalo.
Il midollo spinale è contenuto nel canale vertebrale, ma nell’adulto non lo occupa per tutta la sua lunghezza, in quanto termina con il cono midollare. La sostanza bianca è situata all’esterno, quella grigia all’interno ed è costituita da due colonne, ognuna delle quali presenta due rilievi: corna anteriore, costituite da cellule nervose di natura motrice (pirenofori); corna posteriore, costituite da cellule nervose di natura sensitiva, (neuromeri).

Sistema nervoso periferico
Il sistema nervoso periferico è formato da nervi cranici e spinali.
I nervi cranici comprendono nervi sensoriali, ossia quelli che portano ai centri nervosi superiori, gli impulsi provenienti da organi di senso (occhio, orecchio e naso), inoltre sono costituiti da nervi motori e nervi sensitivi destinati all’innervazione dei diversi organi.
I nervi spinali comprendono rami nervosi motori e sensitivi, per questo motivi sono detti nervi misti.
Il sistema nervoso periferico va diviso in: sistema nervoso periferico della vita di relazione (relazioni tra nevrasse e periferia corporea) e sistema nervoso periferico della vita vegetativa (relazione tra nevrasse e periferia viscerale).
Sistema nervoso vegetativo o autonomo
Il sistema nervoso vegetativo è formato da cellule e da fibre motrici e sensitive. Esso innerva tutti gli organi interni e, in generale, regola le funzioni che non sono sotto il controllo della volontà.
La regolazione della funzione della volontà è regolata dal sistema nervoso simpatico e i neuroni che lo costituiscono, sono riuniti in gruppetti detti gangli, dai quali partono i nervi che vanno a collegarsi alla muscolatura involontaria. Inoltre possono essere classificati in tre gruppi i quali, a loro volta, formano le suddivisioni principali del sistema nervoso vegetativo:

  • Il sistema autonomo cranico;
  • Il sistema simpatico propriamente detto;
  • Il sistema autonomo sacrale.

Il sistema autonomo cranico e il sistema autonomo sacrale, possono essere riuniti assieme e denominati sistema parasimpatico.
Le strutture nervose adibite alla percezione degli stimoli sono dette recettori: questi possono ricevere gli stimoli dall’ambiente interno dell’organismo o dall’ambiente esterno. Una volta recepiti gli stimoli, questi sono convogliati verso i centri nervosi. I recettori sono inoltre capaci di trasportare le varie forme di energia in impulso nervoso.

 

ESTESIOLOGIA
L’Estesiologia è quella parte dell’anatomia che si occupa degli organi dei sensi.

Apparato della visione – occhio
L’occhio, contenuto nella cavità orbitarla, è l’organo deputato alla funzione visiva.
Si compone di tre tonache concentriche: l’esterna o sclerotica, la media o coroide e l’interna o retina.
La sclerotica è la tonaca fibrosa dell’occhio. In avanti, cambiando la sua curvatura, dà origine alla cornea. E’ rivestita per gran parte dalla mucosa congiuntivele, per cui appare lucente. E’ inoltre ben vascolarizzata.
La coroide è la tonaca vascolare dell’occhio. In avanti, si allontana dalla sclerotica e va ad organizzare l’iride, diaframma muscolare che presenta al centro un foro, la pupilla. Tale foro si dilata (midriasi) o si restringe (miosi) a seconda della luminosità dell’ambiente.
La tonaca interna è la retina. Formata da recettori sensibili agli stimoli luminosi ed ai colori (i coni e i bastoncelli) e da una serie di neuroni.
I coni sono deputai alla recezione dei colori e i bastoncelli a quella del bianco e nero.
Al centro della retina c’è una piccola area di colore giallastro (macula lutea) ricchissima di coni, che rappresenta il punto di massima acuità visiva..
Tra la cornea e l’iride si delimita una piccola cavità (camera anteriore dell’occhio) che contiene un liquido trasparente (l’umor acqueo).
Tra l’iride e la lente cristallina, si organizza la camera posteriore dell’occhio, che comunica con quella della camera anteriore attraverso il foro pupillare.
L’occhio si muove in tutte le direzioni per l’azione di alcuni muscoli, denominati muscoli aculo-estrinseci.
Nella cavità orbitarla sono contenuti, oltre all’occhio, anche la ghiandola lacrimale, che secerne le lacrime e l’insieme delle prime vie lacrimali. La ghiandola lacrimale è una ghiandola del tipo tubulo-lacinoso situata nella regione laterale alta dell’orbita. I suoi condottini escretori si aprono nel fornice congiuntivele superiore.

Apparato uditivo e quello dell’equilibrio
L’apparato uditivo è costituito da una serie di canali e di cavità, che vanno distinti in tre porzioni, denominate: orecchio esterno, orecchio medio e orecchio interno.
L’orecchio esterno è formato dalle seguenti parti: il padiglione auricolare, il meato uditivo esterno, formato a sua volta da una parte cartilaginea e da una parte ossea.
Il padiglione auricolare è collocato sulla parte laterale del capo ed è costituito da cartilagine elastica giallastra ricoperta da cute; nella sua estremità inferiore presenta il lobulo, un’appendice molle sprovvista di cartilagine.
La funzione del padiglione è di raccogliere le onde sonore e di convogliarle verso il meato uditivo esterno.
Il meato uditivo esterno è un canale che va dal padiglione auricolare alla membrana del timpano. Lungo circa 2,5 cm, non ha un decorso rettilineo ma a S per la presenza di due curve.
Il canale uditivo è formato da due parti: la parte esterna, detta cartilaginea, e la parte interna detta ossea.
Esso ha la caratteristica di contenere delle ghiandole speciali, le ghiandole ceruminose che secernono una sostanza grassa e giallastra, chiamata cerume, che contribuisce ad evitare la penetrazione nel meato uditivo di corpi estranei e specialmente di insetti.
L’orecchio medio, o cavità timpanica, è rappresentato da una piccola cavità irregolare situata nei pressi dell’osso temporale. Contiene nel suo interno una catena di ossicini attraverso la quale le onde sonore sono trasmesse dalla membrana del timpano all’orecchio interno. La parte esterna o laterale è formata dalla membrana del timpano, la parte mediale ha due aperture che sono ricoperte da membrane, cioè la finestra ovale del vestibolo, in alto, e la finestra rotonda della coclea, in basso. In corrispondenza della parte anteriore troviamo l’estremità laterale della Tromba di Eustachio, lunga circa 4 cm, mette in comunicazione l’orecchio medio con il naso-faringe. La sua funzione principale è quella di equilibrare la pressione esistente nell’orecchio medio con la pressione atmosferica all’esterno.
Nell’orecchio medio esistono tre ossicini (il martello, l’incudine e la staffa) che formano una catena la quale si estende dalla membrana del timpano alla finestra ovale del vestibolo.
Martello: osso che presenta una testa che si articola con l’incudine, ed un manico che si attacca sulla membrana del timpano.
Incudine: è formata da un corpo e da due brevi rami, uno dei quali si articola con il tetto dell’orecchio medio, l’altro con la staffa.
Staffa: è il più piccolo dei tre ossicini, la sua testa si articola con l’incudine, mentre la base si attacca sulla membrana che ricopre la finestra ovale.
Queste tre ossa agiscono come una serie di leve che ricevono i movimenti e le vibrazioni della membrana del timpano, provocate dalle onde sonore, e le trasmettono all’orecchio interno percotendo la membrana che ricopre la finestra ovale. I movimenti degli ossicino sono controllati da due muscoli sottilissimi: il muscolo tensore del timpano, inserito sul manico del martello, e il muscolo stapedio, che si inserisce sulla testa della staffa.
La membrana del timpano chiude l’estremità profonda del meato uditivo esterno e la separa dall’orecchio medio.
L’orecchio interno o labirinto, è formato da una serie di cavità irregolari, situate nei pressi dell’osso temporale, che costituiscono il labirinto osseo.
All’interno di queste pareti ossee si trova una struttura membranosa che segue la forma del labirinto osseo (labirinto membranoso).
Tra le pareti ossee e la parte membranosa del labirinto esiste un liquido chiaro chiamato perilinfa; il labirinto membranoso è anch’esso riempito da un liquido simile, chiamato endolinfa.
L’orecchio interno è formato dalle seguenti parti:

  • il vestibolo, o entrata, che comunica con
  • la coclea, o organo dell’udito, che si trova di fronte a
  • i canali semicircolari, situati all’indietro, che sono l’organo dell’equilibrio e del senso di posizione.

Vestibolo: strettamente connesso con l’orecchio medio, dal quale è separato dalla membrana che ricopre la finestra ovale, e sulla quale è collocata la base della staffa.
Coclea: contiene l’organo dell’udito, ha la forma di una piccola chiocciola, mentre in sezione assomiglia ad una scala a spirale che gira attorno ad una struttura ossea centrale, chiamata modaiolo, dal quale partono delle sporgenze che si proiettano sulla parte esterna. La parte membranosa della coclea è contenuta all’interno di queste pareti ossee ed in essa si trova la parte più importante di questa struttura, l’organo dei corti, che rappresenta la parte terminale dell’udito, formato da cellule epiteliali speciali (pilastri del corti).
L’organo del corti è una struttura a spirale contenuta nel labirinto membranoso, che segue la forma della coclea ed è immersa nell’endolinfa.
Canali semicircolari: sono tre canali situati nella parte posteriore del labirinto osseo, disposti ad angolo retto l’uno con l’altro, uno superiore, uno posteriore ed uno laterale. Ciascun canale si dilata ad una delle sue estremità in una ampolla.
Gli stimoli sulle terminazioni nervose dell’ampolla, sono provocati da movimenti e cambiamenti di posizione del capo e trasmessi all’encefalo attraverso il nervo vestibolare. Le lesioni di questo nervo provocano vertigini.

Apparato dell’olfatto
L’apparato dell’olfatto è costituito da strutture anatomiche situate a livello della mucosa olfattiva, dove la mucosa nasale si arricchisce di vere e proprie cellule nervose, le cellule olfattive di Schultz, presentanti due estremità, l’una dotata di filuzzi olfattivi destinati a raccogliere gli stimoli per l’olfatto, e l’altra trasporta gli stimoli raccolti a livello delle fosse nasali, alle vie olfattive e con queste vie alle corrispondenti aree cerebrali (aree olfattive), ove gli stimoli si trasformano in sensazioni e percezioni distinte di odori.

Apparato del gusto
L’apparato del gusto è rappresentato dai calici gustativi sistemati in genere sulle pareti di particolari tipi di papille linguali.
Il senso dell’amaro, del dolce, del salato, è percepito specialmente dalla regione della punta e dei margini della lingua, quelli specifici della maggior parte delle altre sostanze attraverso i calici gustativi della base della lingua e del palato.

Pelle ed i suoi annessi
La pelle o cute rappresenta il rivestimento esterno del corpo umano che trapassa in quello mucoso a livello dei principali orifici del nostro organismo.
La pelle è costituita da due tessuti, uno superficiale, l’epidermide, l’altro profondo, il derma, cui fa seguito l’ipoderma o sottocutaneo.
Epidermide
L’epidermide è formata da un epitelio pavimentoso pluristratificato dotato in superficie di uno strato corneo. Lo strato basale non è rettilineo, ma è dotato di una serie di creste che si approfondano nel sottostante derma.
Derma
Il derma è formato da connettivo fascicolate a fasci collageni molto addensati, riccamente irrorati ed innervati. L’irrorazione serve a nutrire l’epidermide che è priva di vasi sanguigni e pertanto riceve le sostanze dal sottostante derma per fenomeni di permeabilità di membrana (osmosi). Infatti, tra lo strato basale dell’epidermide ed il derma, esiste una sottile membranella di connettivo reticolare, la membrana basale, che assicura i continui scambi tra i due tessuti anche nel senso dell’assorbimento di sostanze spalmate superficialmente sulla cute.
All’estremità delle dita si distinguono le formazioni ungueali, costituite dalle unghie e dalla loro matrice e, anteriormente al torace, le ghiandole mammarie.
Ipoderma
Di sotto il derma si stratifica l’ipoderma o connettivo sottocutaneo, costituito prevalentemente da lobuli di adipe, dotati di caratteristici corpuscoli nervosi sensitivi, i corpuscoli di Pacini, deputati alla ricezione di stimoli della sensibilità profonda spaziale.

Annessi cutanei
Annessi cutanei sono le ghiandole sudoripare e le ghiandole serbacee con gli annessi follicoli piliferi. Anche le unghie e i capelli sono annessi cutanei e così pure la mammella con la ghiandola mammaria.
Le ghiandole sudoripare sono piccole ghiandole del tipo tubulare-semplice, che dalla profondità del derma raggiungono con i loro condottini escretori l’apice delle creste dell’epidermide al cui livello terminano.
Il loro prodotto di secrezione, il sudore, è un liquido chiaro, di sapore acre e salino che contiene residui del metabolismo organico da eliminare.
Le ghiandole serbacee sono piccole ghiandole tubulo-alveolari ramificate, che si originano dai follicoli piliferi in cui versano il loro prodotto di secrezione, il sebo, liquido chiaro, ricco di lipidi, la cui funzione è di assicurare la vitalità dei peli.
Il follicolo pilifero è una guaina epitelio-connettivale che protegge il pelo in esso contenuto.
Il pelo è costituito da una radice, da un corpo e da uno stelo emergente dall’estremità superficiale del follicolo e sporgente per una lunghezza che varia da pochi millimetri per i piccoli peli a più di un metro per alcuni tipi di capelli.

Mammella
La mammella è una formazione ghiandolare e cutanea pari, situata nella regione anteriore del torace, ai lati dello sterno.
Nei maschi si tratta di una formazione poco sviluppata dal punto di vista ghiandolare. Nella donna, invece, si sviluppa notevolmente, alla pubertà, e raggiunge il suo massimo sviluppo durante la gravidanza e dopo il parto, per dare origine ad una caratteristica secrezione, la secrezione lattea.
La ghiandola mammaria è rappresentata da numerosi lobuli di ghiandole di tipo tubulo-alveolare ramificato composto, i cui condottini escretori, denominati dotti galattofori, si aprono all’apice del capezzolo.

 

Fonte: http://www.sunhope.it/Corso%20di%20Anatomia.zip

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