Mammiferi

 

 

 

Mammiferi

 

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Mammiferi

 

I mammiferi sono divisi in due sottoclassi:

  • Prototeri : sono i mammiferi ovipari (ornitorinchi e formichieri spinosi) che hanno un prolungamento del cranio che forma un becco corneo;
  • Teri : che sono divisi in due sottoclassi:
  1. mammiferi marsupiali : che presentano un ampio marsupio (250 specie)
  2. mammiferi placentati : divisi in 18 ordini uno più grande dei quali è quello dei roditori (1760 specie). Sono forniti di placenta (nell’utero) che fornisce al feto le sostanze nutritive.

I mammiferi hanno peli, latte per nutrire la prole e denti.

CARATTERISTICHE



Quasi tutti i mammiferi sono:

  1. omeotermi : mantengono la temperatura del corpo alta e costante sia in ambienti caldi che freddi;
  2. endodermi : la temperatura è mantenuta alta grazie al calore metabolico fornito dalle contrazioni muscolari e dalle cellulose adipose. Inoltre i mammiferi terrestri hanno mantelli invernali spessi con proprietà isolanti. I mammiferi acquatici perdono calore più velocemente e quindi sono dotati di peli lanuginosi che formano uno strato così fitto da isolare la cute dell’acqua. Per perdere calore, invece, molti mammiferi hanno ghiandole sudoripare che raffreddano la cute per evaporazione. Nei felidi e nei canidi il raffreddamento per evaporazione avviene attraverso il naso e la bocca. Inoltre molti mammiferi affrontano gli stress ambientali entrando in uno strato di dormienza o torpore;

CUTE



La cute dei mammiferi svolge importanti funzioni come impedire le infezioni, ridurre la perdita d’acqua, comunicare (attraverso i muscoli espressivi e di innalzamento del pelo).

PELI



I peli sono derivati epidermici: quelli lunghi e dritti (giara) danno alla pelle il suo colore, quelli corti e sottili (borra) favoriscono l’isolamento termico. Altri tipi di peli sono le vibrisse (organi di tatto) e gli aculei (funzione difensiva).

DENTI



Denti Sono uno dei caratteri più distintivi della specie ed esistono:

  • Incisivi
  • Canini
  • Premolari
  • Molari

Incisivi, canini e premolari sono detti decidui, perché nello sviluppo vengono eliminati e sostituiti con denti permanenti. Gli incisivi afferrano il cibo, sono di piccole dimensioni, hanno una radice singola e sono nella parte anteriore della bocca. I canini si trovano dietro gli incisivi, sono denti forti, lunghi ed a punta sono utilizzati dagli animali per nutrirsi e combattere, e come gli incisivi hanno una radice singola. Molari e premolari si trovano vicino ai canini, i molari hanno dimensioni superiori rispetto ai premolari, hanno anche più radici e più cuspidi. La formula dentaria viene espressa con delle frazioni, nell’uomo il rapporto 2/2; 1/1; 2/2; 3/3 ci permette di capire che abbiamo due incisivi, un canino, due premolari e tre molari per ogni lato della mascella (superiore ed inferiore). Un dente tipico dei mammiferi è costituito da: corona e radice. La corona è rivestita da uno smalto costituito dal 98% da idrossiapatite, sostanza più dura nel corpo dei vertebrati. La dentina è la parte più importante del dente ed ha una composizione simile a quella dell’osso, presenta una cavità della polpa centrale che contiene la polpa dentale. La radice del dente è impiantata in alveoli nell’osso mascellare ed è rivestita da un sottile strato di cemento. In alcuni mammiferi il cemento riveste anche parte della corona.

CORNA



Anche le corna sono derivati epidermici e ve ne sono di vari tipi:

  • costituite da sostanze proteiche come la cheratina (rinoceronti);
  • vascolarizzate (con vasi sanguigni all’interno) come nei bovini;
  • caduche, che si rinnovano ogni anno (ogni anno acquistano un ramo in più) come nelle renne, nei cervi e nei daini;

GHIANDOLE MAMMARIE



Solo i mammiferi posseggono le ghiandole mammarie che si sviluppano nello stesso modo sia nei maschi che nelle femmine fino alla pubertà. Successivamente nelle femmine si sviluppano ulteriormente per l’influenza di ormoni tra cui la prolattina, prodotta dall’ipofisi, che stimola la produzione di latte (ricco di lattosio, grassi, sali, vitamine, anticorpi e varie proteine) durante la gravidanza.

SCHELETRO



Lo scheletro dei mammiferi è composto da più di 200 ossa, che servono per proteggere gli organi interni ed a sostenere l’apparato locomotore, i mammiferi infatti hanno una grande varietà di movimenti. I felidi ed i canidi sono digitigradi perché camminano sulle dita con il calcagno sollevato; gli ursidi camminano sulla pianta dei piedi e sono detti plantigradi. Alcune scimmie si muovono per brachiazione, si spostano da un ramo all’altro, arti anteriori e dite sono allungati. I mammiferi che hanno uno scheletro adatto per il movimento sugli alberi vengono detti arboricoli. L’apparato locomotore delle specie semiacquatiche possiede caratteristiche che riflettono il tempo passato nell’acqua e nelle terre emerse.

APPARATO DIGERENTE



Inizia dalla bocca, delimitata dalle labbra, dalle guance e dal palato duro che si prolunga fino al palato molle che precede l’ugola che durante la deglutizione chiude il passaggio verso le fossi nasali. L’epiglottide, un lembo di tessuto, chiude il passaggio verso la trachea. L’esofago procede lo stomaco, dopo troviamo l’intestino suddiviso in tenue e crasso. La lunghezza di quest’ultimo dipende dal tipo di mammiferi. Pancreas e fegato infine hanno notevoli dimensioni. L’apparato digerente in generale viene modificato in base al regime alimentare “seguito”.

APPARATO RESPIRATORIO



L’aria entra nel nostro corpo attraverso le narici dove i peli nasali trattengono le grandi particelle trasportate dall’aria. Dopo l’aria raggiunge la cavità nasale, fluendo su un epitelio che secerne il muco e riveste tre ossa dette turbinati, dove viene catturata la polvere e regolata la temperatura dell’aria. Dopo l’aria raggiunge la prima la faringe, poi la laringe ed alla trachea che si divide in due bronchi: uno destro ed uno sinistro, che entrano poi nei polmoni. Ogni bronco si divide in migliaia di bronchioli che terminano in grappoli di alveoli. Ogni polmone è contenuto in una cavità pleurica, cavità separata da quella toracica. Quando entra l’aria il torace si dilata a causa della dilatazione della gabbia toracica e della contrazione del diaframma contro l’addome. Il diaframma è una lamina che separa la cavità toracica da quella addominale. Durante l’espirazione viene espulso il gas.

APPARATO CIRCOLATORIO



Nei mammiferi circolazione a doppio circuito: uno detto circolazione polmonare, che trasporta il sangue tra cuore e polmone, l’altro detto circolazione sistemica trasporta il sangue ricco di ossigeno dal cuore ai tessuti corporei e riportare il sangue povero d’ossigeno al cuore. Il cuore è il responsabile della circolazione sanguigna, nei mammiferi è composto da due atri e da due ventricoli. Gli atri ricevono il sangue dalle venne, i ventricoli invece lo erogano alle arterie. L’atrio destro, per pompare al ventricolo destro il sangue povero attraversa due vene cave: quella anteriore e quella posteriore. Da qui il sangue raggiunge i polmoni attraverso l’arteria polmonare. Il sangue ricco di ossigeno grazie alla vena polmonare torna dai capillari all’atrio sinistro. L’atrio sinistro pompa il sangue al ventricolo sinistro, che lo pomperà poi verso l’aorta sistemica, che collega il cuore con le principali arterie. Le valvole semilunari e quelle atrioventicolari impediscono il riflusso del sangue, che il flusso di quest’ultimo è unidirezionale.

RIPRODUZIONE



Questi animali si riproducono attraverso la riproduzione sessuale con produzione di gameti e sono dioici cioè hanno sessi separati; i maschi hanno i testicoli e le femmine gli ovari. Solo i monotremi depongono le uova, tutti gli altri mammiferi sono vivipari cioè producono la prole viva che si sviluppa all’interno dell’utero materno: nei marsupiali mediante una sostanza detta latte uterino, nei mammiferi superiori attraverso uno scambio diretto di sostanze mediante la placenta. Per quanto riguarda il sistema di accoppiamento dei mammiferi è molto diffusa la poligamia (la poligamia si divide in poliginia quando un maschio si accoppia con più femmine e in poliandria quando una femmina si accoppia con più maschi). Solo il 5% dei mammiferi è monogamo, questo accade perché la maggior parte di questi animali si riproduce in modo che i piccoli siano totalmente dipendenti dalla madre dato che essa li porta nell’utero e, una volta nati, dà loro il latte. Poiché il ruolo dei maschi nell’allevamento della prole è piuttosto limitato, essi riceverebbero pochi vantaggi nel formare un legame di coppia con la femmina. Questo dovrebbe essere il motivo per cui hanno la tendenza ad accoppiarsi con più di una femmina, in modo da aumentare la probabilità che i loro geni si perpetuino.

COMPORTAMENTO



I mammiferi possiedono varie forma di comunicazione: segnalazioni visive, acustiche ed olfattive. I segnali visivi sono importanti in molte specie, tuttavia, nella maggior parte dei casi, non possono essere utilizzati di notte e non possono superare le barriere fisiche. Esempi di segnalazioni visive sono le espressioni facciali dello scimpanzé e la postura aggressiva dei cani che tengono le orecchie abbassate, i peli dorsali eretti ed i canini esposti. I segnali olfattivi, a differenza di quelli visivi, sono in grado di superare le barriere fisiche però la loro efficacia è influenzata dalla situazione dei venti. Ad esempio, se il vento è troppo forte l’odore si spande in molte direzioni e l’individuo che riceve il segnale, avrà difficoltà a trovare colui che lo invia; se il vento è troppo debole il segnale non va da nessuna parte. I feromoni sono dei segnali olfattivi che vengono utilizzati in particolare da roditori, cervidi e canidi per segnalare i confini dei loro territori. I segnali acustici si possono diffondere più facilmente di quelli olfattivi e sono in grado di superare barriere fisiche. Ad esempio i cetacei emettono in continuazione suoni metallici che hanno la funzione di tenere informati i membri del branco sulle posizioni reciproche. Per concludere, una delle caratteristiche dei chirotteri (pipistrelli) è quella dell’ecolocalizzazione. Essi localizzano la prea emettendo stridii ultrasonori e ricevono una notevole quantità di informazioni dai suoni di ritorno; l’intervallo di tempo che intercorre tra l’emissione del suono e la ricezione di un’eco è direttamente proporzionale alla distanza fra la preda e il pipistrello.

NUTRIA



La Nutria è un grosso roditore semiacquatico appartenente alla famiglia Myocastoridae; è originario del Sud America ma è presente anche in Europa, America Settentrionale, Medio Oriente e Giappone. Vive vicino ai bacini d’acqua, in prossimità di canali e zone paludose. La sua lunghezza è di 40-60 cm mentre il peso dell’adulto è intorno ai 6-10 Kg. La pelliccia della nutria è bruna e rossiccia benché in alcuni individui sia quasi beige o grigia. Il suo corpo è tozzo, il collo è ampio, la testa è grossa e larga e la coda è grossa alla base. Sotto la coda i maschi possiedono una ghiandola che secerne un liquido dall’odore intenso, il castoro, che svolge la funzione di richiamo sessuale. Le zampe della nutria sono corte e robuste e le zampe posteriori sono più lunghe di quelle anteriori. Gli occhi sono piccoli e l’udito è molto sviluppato. La nutria, che appartiene all’ordine dei roditori, è caratterizzata da una dentatura con due incisivi per arcata dentale. Poiché non ci sono canini tra incisivi e premolari è presente un diastema che serva alle labbra per unirsi ed espellere le particelle di materiale rosicchiato ma indesiderato. La nutria è un animale sostanzialmente vegetariano, in inverno si nutre di radici e di parti sotterranee della pianta, in primavera si ciba di Graminacee mentre in estate si nutre di piante acquatiche. La nutria, inoltre, è un predatore di uova di uccelli, in particolare di uova di gallinella d’acqua e di germano reale. La stagione riproduttiva di questa specie non è determinata anche se i mesi caratterizzati da maggiore frequenza di parti sono maggio, settembre e novembre. La gravidanza dura 132 giorni e la prole viene allattata per 8 settimane circa. I piccoli nascono ricoperti di pelliccia, con gli occhi aperti e con gli incisivi e i premolari funzionali; dopo pochi giorni dalla nascita sono già in grado di nuotare. I piccoli nati in autunno e nella prima parte dell’inverno hanno un tasso di sopravvivenza molto basso, pari al 5%, a causa della difficoltà di scavare nel terreno gelato alla ricerca di radici. Il 90% dei piccoli nati in primavera, raggiunge la fase adulta. Benché si trovi anche in Italia, la nutria è una specie alloctona, cioè non originaria del territorio in esame. Essa, infatti, è stata introdotta nel nostro Paese dell’uomo e ha creato non pochi problemi alle specie autoctone (cioè alle specie originarie del territorio in cui vivono) causando una diminuzione della biodiversità. Il comportamento della nutria è, infatti, dannoso per diverse specie di uccelli nidificanti nelle zone umide. Infatti, questo mammifero schiaccia le uova e disperde la nidiata vanificando lo sforzo riproduttivo degli uccelli. Inoltre, questa specie, crea danni all’agricoltura (orzo e frumento) e, a causa del pascolo eccessivo, porta alla distruzione della fascia di vegetazione ripariale con conseguente diminuzione nella stabilità delle rive. Purtroppo la nutria rappresenta anche un serbatoio di diffusione per la leptospirosi, una malattia potenzialmente mortale per l’uomo. Per tutti questi motivi, questa specie deve essere ridotta e, addirittura, eradicata.

TOPORAGNO D'ACQUA



Fa parte dell’ordine degli Insectivora ed appartiene alla famiglia Soricidae; è simile ad un piccolo roditore, ma con il muso più appuntito. La sua lunghezza è pari a 12-17 cm, coda compresa, il dorso è nero ardesia diviso nettamente dal ventre chiaro o bianco. Il periodo riproduttivo va da aprile a settembre con 2-3 nidiate, dopo 20-24 giorni di gestazione nascono 3-8 piccoli che aprono gli occhi a 22 giorni e vengono svezzati ad un mese. Si ciba di piccoli pesci, girini ed invertebrati che trova nei torrenti. Il toporagno è predato da aironi, grosse trote ed altri predatori che vivono in zone umide.

ARVICOLA TERRESTRE



Si tratta di un vertebrato appartenente all’ordine dei Rodentia ed alla famiglia dei Microtidae. Vive in acque ferme, la sua lunghezza è pari a 20 cm, ha un corpo tozzo di colore marrone ed ha il muso arrotondato. Si alimenta soprattutto di sostanze vegetali; è molto temuta dai coltivatori visto che si nutre di radici delle piante coltivate. Durante il periodo riproduttivo la femmina partorisce 2-6 piccoli anche 3 volte l’anno.

METODO DI CENSIMENTO DEI MAMMIFERI



Esistono vari metodi di censimento:

  • Conteggio dei siti riproduttivi: viene usato per quei mammiferi (esempio i pipistrelli) che si raggruppano solo nel periodo riproduttivo.
  • Aereo: è usato per quei mammiferi piuttosto grandi che si distribuiscono su vari territori (esempio gli elefanti).
  • Marcatura: usato per le specie molto appariscenti, che possono essere osservate con il binocolo da lontano.
  • Conteggio delle grida di alcuni animali: è utilizzato per i lupi presenti sull’ Appennino. Nelle notti di luna piena, l’ululato dei lupi viene stimolato con un registratore.
  • Conteggio: è utilizzato per i piccoli animali ed i roditori; si utilizzano delle trappole, che vengono lasciate in punti prestabiliti, per qualche tempo: le specie catturate verranno contate. Un altro metodo simile è quello che consiste nel prelevare i peli degli animali; si utilizza un tubo sui cui bordi sono presenti delle sostanze vischiose che catturano i peli. Questi ultimi vengono osservati al microscopio e, usando un atlante di riconoscimento, si può risalire alla specie.
  • Ricerca dei segni della presenza di un animale: vengono analizzati gli scavi, le impronte e le feci (molte volpi e faine le usano per marcare il territorio).
  • Transetti lineari: un osservatore non rimane fisso in un punto, ma si muove. Infatti si percorre un itinerario e si rileva ciò che si incontra. Anche in questo caso si possono registrare le distanze in termini di fasce attorno ad un punto, fino al limite in cui gli animali non sono più identificabili.
  • Puntiforme: prevede che l’osservatore stia fermo in un punto e registri gli animali che vede.

 

Fonte: http://itis.volta.alessandria.it/progetti/almon/volta/mammiferi/dep/I%20mammiferi.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Modelli riproduttivi dei mammiferi: I mammiferi hanno tre diversi modelli riproduttivi. Un modello è rappresentato dai monotremi, o prototeri, che depongono le uova (ovipari). Un esempio è quello dell’ornitorinco; la femmina, produce 2uova mature che vengono fecondate, negli ovidotti, dal maschio. Queste uova scendendo per gli ovidotti, acquisiscono albumina secreta da ghiandole, e vengono ricoperte da un guscio pergamenaceo; vengono poi deposte nei cunicoli e incubate per alcuni giorni, finchè schiudendosi, escono i piccoli che cominciano a  nutrirsi del latte materno, succhiando il pelo in prossimità delle aperture delle ghiandole mammarie. Non c’è una gestazione e lo sviluppo embrionale dipende dalle sostanze contenute nell’uovo come accade in rettili e anfibi; la differenza è quella però che i piccoli appena nati si nutrono del latte materno. Un secondo modello riproduttivo è quello dei marsupiali, o metateri, mammiferi ovovivipari che presentano una placenta primitiva, coriovitellina. L’embrione, blastocisti, inizialmente rivestito da un guscio, galleggia nell’utero materno; successivamente con la schiusa, si impianta nell’utero formando in esso una piccola depressione e assorbendo le secrezioni nutrienti dalla mucosa per mezzo del sacco del tuorlo vascolarizzato. La gestazione è breve e i marsupiali danno alla luce figli che sono ancora da considerarsi embrioni; tuttavia, alla nascita le madri iniziano l’allattamento e le cure parentali. Il terzo modello riproduttivo è quello dei   mammiferi placentati, o euteri (vivipari), in cui la riproduzione consiste in una gestazione prolungata e allattamento molto lungo. Gli embrioni rimangono nell’utero, nutriti da placenta corioallantoidea (collegamento diretto tra madre e figlio). Durata della gestazione: variabile.

 

Fonte:

http://sommofabio.altervista.org/ANNO2/Biodiv/Biodiv-BIX-RisposteAdAlcuneDomande.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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I mammiferi, come gli uccelli, derivano dai rettili e ci sono diffusi sul nostro pianeta solo dopo la scomparsa dei dinosauri.  I mammiferi comprendono  migliaia di specie, tra  cui l’uomo. Sono differenti per forma, dimensione e ambiente. Ci sono mammiferi terrestri (come l’elefante, il cane, il gatto…), mammiferi acquatici (come la balena, il delfino, l’orca…) che hanno le pinne al posto degli arti anteriori, ma esistono anche mammiferi che volano (come il pipistrello, unico mammifero che vola).
Tutti i mammiferi sono animali a sangue caldo (omeotermi) e per sopravvivere debbono mantenere costante la temperatura del corpo; infatti, la pelle è generalmente ricoperta da peli o da grasso per mantenere caldo il corpo.
La respirazione avviene attraverso i polmoni, anche nei mammiferi acquatici, che risalgono in superficie per “fare provvista d’aria”. Infatti, i mammiferi marini per poter rimanere per lungo tempo in immersione hanno sviluppato polmoni particolarmente grandi che permettono di immagazzinare notevoli quantità di aria.
Il loro modo di riprodursi è particolare: la maggior parte è vivipara, cioè partorisce i figli, completamente sviluppati. L’uovo viene fecondato e si sviluppa all’interno del corpo della madre per un periodo di tempo che può variare (gestazione: periodo in cui l’embrione si sviluppa nel corpo della madre), al termine del quale viene partorito. Le femmine possiedono le ghiandole mammarie (da cui deriva il nome “mammiferi” ), cioè gli organi che producono il latte con cui nutrono i piccoli.
Esistono però alcuni mammiferi, come il koala e il canguro, che partoriscono i cuccioli non perfettamente formati e per questo, subito dopo la nascita, i piccoli sono accolti in una vasca ventrale del corpo materno, il marsupio, dove completano lo sviluppo grazie all’allattamento. Questi mammiferi vengono detti marsupiali.
L’alimentazione dei mammiferi è varia: alcuni sono carnivori (leone, tigre, lontra…), altri erbivori (coniglio, capra, mucca…), altri ancora onnivori (orso, cinghiale…).

 

Fonte: http://itis.volta.alessandria.it/progetti/almon/volta/mammiferi/dep/I%20mammiferi.doc

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