Appunti letteratura italiana

 

 

 

Appunti letteratura italiana

 

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DERIVAZIONE ROMANZO

 

Deriva da romanze (lingue neolatine – fr, ita, spa, lad…)
Attribuzione data nel ‘500 perché la consapevolezza delle lingue romanze si ha nel 500.

 

Novel

Corrispettivo in inglese è novel, notizia, nuovo.
Anche in francese è nouveau.
Da noi novella è più un racconto (Boccaccio) una composizione breve, diversa dall’opera di più largo respiro che è il romanzo.

Romance

Idea del soprannaturale, mitico e meraviglioso.
Il romanzo del 600 è romance, fatti mitici, stravolti, poco attinenti alla realtà, come i poemi cavallereschi del 400/500 come l’Ariosto di Tasso, Orlando Furioso.

 

Importanza del romanzo

Importanza del romanzo è documentata dalle tante opere prodotte.
Nel 700 Francia Italia Russia e Inghilterra sono i paesi leader.
Solo con lettura dei romanzi di tutte le epoche si arriva ad un buon sapere culturale poiche si colgono le varianti delle strutture dal linguaggio e dei temi rappresentati (amore disperato nel romanticismo, lotte di classe nel realismo..). Il romanzo porta alla formazione dell’individuo perche con se porta uno spirito critico e un orizzonte culturale.
Non avere questo patrimonio non è solo una mancanza linguistica ma anche intellettuale perché non si arrivano a pensare certi orizzonti. Romanzo nn è solo mimesi del mondo moderno ma anche strumento di analisi.

 

Romanzo realista

Romanzo realista nn si ferma nel 700 ma ha gloria fino al 900 col verismo.

Verismo è Verga e Italia è in pieno fermento culturale, nel 1860 diventa nazione e idea di nazione è essenziale per la produzione culturale: il campo politico, sociale, culturale è unito a quello letterario perché offre una promozione culturale.

Romanzo è contenitore di modernità, realtà e individualità.
Eroe cavalleresco è in sintonia col suo tempo, mantre l’eroe romanzesco è un eroe mediano, un diverso ed è in contrasto col tempo e con la società, è in crisi ed ha un portato rivoluzionario.
Romanzo ha forme di utopia, autore cerca ordine nel caos dell’universo che raggiunge lo zenith nel naturalismo francese di Balzac (fisiologia della società, fotografia della realtà, analisi).

Nn è pensabile il romanzo senza il mondo moderno. Il romanzo è espressione del mondo moderno e nasce dopo il mondo feudale, in un contesto industriale inglese ha il suo primo sviluppo.
Romanzo nasce con la realtà della società prosaica, società che non crede + a eroi, gli eroi sono in fuga dalla società e il racconto narra la vita sociale e concreta.
Il romanzo è legato alla modernità: basta pensare alla consapevolezza del denaro, delle lotte di classe, dell’ascesa sociale tipica di Verga, di Zola e Balzac.

Anche per la filosofia cè svolta del positivismo: nn è + metafisica ma filosofia politica e storica.

Discorso indiretto libero, il personaggio si racconta. L’autore entra nell’animo del personaggio, sembra sia il personaggio a raccontarsi, è questa l’ambiguità.

 

Romanzo storico

Teatro elisabettiano ha influenzato Manzoni e Scott.
Manzoni in realtà nega la possibilità di scrivere romanzi storici perché troverà incompatibilità tra invenzione e storia, falso e vero. Egli consente solo a scrittura di ricostruire fatti storici attraverso documenti.

 

Romanzo gotico

Robertspierre vuole democrazia e vuole raggiungerla col terrore: il gotico fa suo questo male.
Non ci sono più i lieti fine, l’happy end è fino al 1850, poi col realismo c’è il fallimento, la morte (Zola, novelle verghiane..).
Nasce l’angoscia esistenziale e il male del mondo: il romanzo gotico vuole immunizzare l’angoscia, perché il terrore viene esorcizzato nel momento in cui viene rappresentato, perché è fiction.

 

IL CASTELLO DI OTRANTO

 

Lucaks  dice che il romanzo storico più celebre è “Il castello di Otranto” di Wolpol.
E’ un romanzo che si mescola al gotico, sconvolgimento storico, terrore, lotte e intrighi.
Il “Castello di Otranto” nasce in Inghilterra ma si svolge in luoghi esotici per il pubblico inglese (Bretagna, Italia, Spagna, Germania, Scozia, Iralnda).
Esoticità perché in Inghilterra è il primo paese moderno e non può essere il luogo del gotico: il romanziere quando scrive pensa al pubblico in quanto esiste un mercato che lo fa guadagnare, in quanto esistono editore che creano best sellers (Werther, Crusoe..)
In più in Inghilterra il romanzo gotico si rivolge in genera al passato, per allontanarlo dall’ assetto democratico e avanzato rispetto all’Europa.

Si racconta la storia di un principe usurpatore che porta avanti il processo di successione per i figli Corrado e Matilda (nomi che fanno scuola a tradizione nel gotico, Corrado arriva fino a Verga).
Corrado, brutto e malato, viene promesso a Isabella. Prima del matrimonio però egli viene schiacciato dall’elmo del padre Manfredo e muore.
Manfredo decide di sposare lui Isabella ma lei fugge nei sotterranei del castello, dove trova Teodoro che l’aiuta a fuggire. Teodoro viene condannato a morte ma c’è riconoscimento da parte del frate Gerolamo che è suo figlio e questo lo salva.
Teodoro ha storia d’amore con Matilda e il malvagio tenta di impedirla perché pensa che la sua amante sia Isabella: quando scopre i due nella chiesa, sguaina la spada e tenta di uccidere Teodoro. In realtà colpisce la figlia.
Lui riconosce la sua malvagità e abdica per Teodoro che alla fine sposerà Isabella

Temi tipici
Incontri in luoghi tipici come chiese, chiostri e castelli
Atmosfera di terrore e pietà

 

Prima prefazione

 è un apparato giustificatorio e l’opera è stata trovata stampata a Napoli in italiano in caratteri gotici nel 1529, ma nn si sa esattamente quando è stata scritta. (Ivanoe di Scott o I Promessi Sposi di Manzoni).
Autore si mette come tramite e abbassa il suo livello da autore a traduttore di antico manoscritto.
Cultura in cui è stato scritto il manoscritto vuole fine edificante, suscitare terrore del peccato.
Utilità del romanzo è problema della ricezione.
Autore fa anche delle riflessioni sullo stile del manoscritto che definisce magistrale e adatto ad un genere più alto come il teatro piuttosto che al romanzo.
Sembra che la storia sia vera perché l’autore è molto preciso nelle descrizione, come se avesse tutto davanti agli occhi: quindi in tutta la prefazione e anche in conclusione Wolpol sembra porre l’accento sulla verità.

Seconda prefazione post pubblicazione
C’è la rivelazione: il libro ha successo e l’autore rivela l’inganno del manoscritto e si autentica come inventore del romanzo, chiedendo perdono al lettore per averlo ingannato. In ogni caso nel 700 si usava moltissimo nascondersi dietro la traccia del manoscritto, per dare più importanza alla storia.
Qs prefazione è poco ingenua perché autore mette in rilievo alcuni punti nodali dell’arte narrativa.
Riflette su dialogo adottato dai personaggi in stile elevato e lontano dal quotidiano. Egli ha la consapevolezza della molteplicità bachtiniana della natura e del dialogo, ma cerca di più di giocare sulla conformità e sulla semplicità.
La narrazione è ritmatici, rallentata da eventi secondari, digressioni, flash back, anticipazioni, e altri espedienti narrativi standard legati alla fabula e intreccio.
Riflette su unità di luogo tempo e azione tipica francese, che concentra tutto in 24 ore, diversamente da teatro classico aristotelico che privilegia le regole classiche. Manzoni criticò fortemente l’unité.

Lo scopo di tutta questa prefazione è mettere in luce l’originalità dell’opera, che è nuova, un invenzione, un genere nuovo.
Innanzitutto ha una linea di sviluppo più semplice perché sta in un libro, mentre tutto i romanzi gotici di solito stanno in più tomi.
La storia parte da una profezia e finisce con l’avveramento della profezia: è tutto è dato, il lettore non si aspetta uno scioglimento diverso, un finale a sorpresa. Anche l’inizio del libro è normale e piatto, si apre con la descrizione dei personaggi principali.

 

Episodio dell’elmo

Elmo di Manfredo schiaccia Corrado.
L’orrore dello spettacolo non vuole suscitare terrore, la descrizione è assolutamente naturalistica.
Manfredo è scioccato e affascinato  perché l’emblema della scena ha un eccesso di significato.
Il prodigio vede verificarsi la profezia, il potere deve stare nelle mani del legittimo.
Manfredo è più scioccato dall’avverarsi della profezia che dalla morte del figlio prediletto.

 

Episodio della fuga di Isabella

Lei fugge da Manfredo e il focus si sposta da Manfredo su di lei.
Luogo claustrofobico del castello, silenzio e ansia, labirinto di oscurità.
La descrizione è precisissima ma distaccata, ironica rispetto alla mania dell’antiquariato per gli oggetti medievali, che lo stile gotico predilige.
Ineffabilità del terrore, dice che nn ci sono parole per descrivere ansia di Isabella quando si trova nell’oscurità e sente i passi di Manfredo.
Questo episodio è pieno di luoghi comuni e elementi canonici: si spegne il lume col vento, c’è solo la luce fredda della luna. Il terrore poi cala con l’incontro con Teodoro che la aiuta a fuggire.

 

Lucakcs

Critico ungherese marxista ha vissuto le trasformazioni 1920-56 dell’Europa dell’est ed è molto influenzato da idea marxista dello sviluppo della storia attraverso le classi sociali.
Scrive saggio “Il romanzo storico” ma nn è + in commercio.
Nel primo capitolo definisce il romanzo storico che nasce nel secolo XIX dolo la caduta di Napoleone e sostiene che sia proprio il Castello di Otranto il romanzo storico più celebre.

Rivoluzione industriale inglese crea una nuova cultura, società e letteratura.
Il romanzo è influenzato da cambiamenti, dalle crisi e dell’universo culturale, dai nuovi assetti.
Gli sconquassi universali della storia producono letteratura e filosofia.
à
Eserciti prenapoleonici erano di mestiere/ventura. Dopo Napoleone c’è coinvolgimento popolare.
La battaglia entra così nel romanzo perché rappresenta una novità (Guerra e Pace) del sentimento nazionale.
E’ raccontata anche la dinamica della guerra, e si scopre che esercito di ventura nn è come quello popolare che ha interscambio con le popolazioni locali per ricevere informazioni.
Le guerre napoleoniche sono essenziali per il risveglio del sentimento nazionale e del nuovo senso politico. E la rivoluzione francese è il frutto di questo lungo processo.

 

IAN DUNCAN
WAVERLEY
WALTER SCOTT, 1814

Con Waverlay Scott fonda il romanzo come genere letterario nazionale.
Lo scenario è quello della guerra civile, il violento e sanguinoso strappo nel tessuto quotidiano della nazione: il tema del libro è infatti l’insurrezione giacobita del 1745, l’ultima occasione in cui una dinastia deposta tentò di riconquistare l’influenza storica perduta, riconfermando però soltanto la propria esclusione.
Gli effetti dell’insurrezione del 1745, la distruzione dei poteri patriarcali dei Capi Highland e la scomparsa del partito giacobita che, rifiutando di amalgamarsi con gli Inglesi continuò per lungo tempo ad essere fedele e orgoglioso dei costumi scozzesi, portano alla grande innovazione dell’Inghilterra moderna.

Scott cala sulla narrativa la logica legata all’Illuminismo scozzese, che ciò che muove la storia nn è la differenza tra imperi rivali ma quella tra sistemi sociali ed economici, cioè la transizione a nuovi stadi di sviluppo. Conflitto tra classi qui è inesistente, i conflitti nascono tra diverse bande di aristocratici che aderiscono a diverso cause politiche.
L’eroe di Scott parte dalla sua tenuta inglese e viaggia verso Nord attraverso le lowlands scozzesi con i loro residui di feudalesimo, per raggiungere le highland, terra di clan patriarcali..
E’ un movimento nello spazio che illumina un movimento nel tempo, tra culture ed epoche diverse.
Emerge cos’ il topos cruciale del confine, il luogo della “storia”, come complesso di differenza e passaggio tra culture. Si rappresenta quindi il viaggio dal cuore dell’impero come un percorso a ritroso nel tempo.

In Waverley il conflitto nasce dai caratteri società e dalle differenze tra Inghilterra moderna e antica Scozia giacobita: una Scozia con aristocrazia feudale e un’Inghilterra con un aristocrazia votata alla rivoluzione industriale. La creazione di uno stato unificato è per Scott un utopia.
1815 dopo il C. di Vienna e il periodo Napoleonico si afferma il senso nazionale: Waverlay è il primo romanzo pubblicato in questo senso.

Itinerario, idea del viaggio poiché il viaggio fa il romanzo storico, è nel viaggio che le avventure si determinano. Intreccio complesso per causalità profonda.
Il giovane ufficiale inglese Edward Waverlay lascia il reggimento per visitare le highlands alla vigilia dell’insurrezione del 1945 che si concluderà con la distruzione dei clan.
Waverlay capisce solo quando è ormai troppo tardi che gli highlanders sono dei rivoltosi giacobini; e si tratta di un errore di interpretazione che deriva proprio dalla sua incapacità di comprendere l’agire storico. La narrazione di Scott esprime chiaramente la logica imperialista che riscrive il mondo “altro” come “arcaico”, sorpassato, destinato al tramonto e perciò pieno di fascino e attrattiva per il lettore moderno.
Mentre i suoi amici highlanders verranno giustiziati per tradimento, Waverlay sopravvive: sradicato il giacobinismo come movimento politico e dissolti i clan delle highlands come sistema sociale, i loro valori possono essere recuperati sottoforma di patrimonio culturale. L’impero si rinnova ideologicamente e nella scena finale del libro viene rappresentato un dipinto che rappresenta l’avventura di W. Che lo ritrae in costume highland con Fergus Mac-Ivor.

Scott nei preliminari fa analisi di uomini più che di costumi: il compito del romanziere storico è delineare i caratteri, come si formano i caratteri.

 

Capitolo 3

Dopo la storia della famiglia viene delineata educazione di Waverlay.
Waverlay viene educato presso la residenza di Waverlay dello zio.
A 15 anni già si poteva vantare di leggere e criticare un autore latino. La lettura è lo spirito della sua formazione che lo porterà ad avere uno spirito romantico e curioso nei confronti del mondo. Romanticismo e curiosità sono le caratteristiche che fanno muovere l’eroe. Le sue lattura gli hanno dato uno spirito mobile e sognatore.
Educazione da gentiluomo, un po’ coccolato: passavo ora in libreria dove gli zii gli raccontavano il passato di quelle stanze.. il passato si svolgeva davanti ai suoi occhi, lui rivive in modo romantico il passato.
Si decide di fargli fare il servizio militare dove sarà capitano a causa della sua classe sociale.
Mentre all’inizio del romanzo il protagonista ha una sensibilità femminile, narcisistica, che si protegge proiettando sul mondo ogni sorta di immagini romantiche, con il procedere della storia si fa + complesso, ma resta sempre oggetto di ironia per la sua incapacità di cogliere il significato politico degli eventi.
Il momenti + seducente sarà l’incontro con Flora, la bella e colta sorella del capoclan Fergus: nello scenario highland ella offre un interpretazione in chiave metaforica di un invito a prendere le armi con i giacobini, ma lui nn capisce e rimane solo abbagliato della sua sensibilità estetica di apprezzamento del canto.

 

Capitolo 5

Chiede scusa a chi legge per divertimento se parla così spesso di politica, ma il suo pregetto vuole spiegare i dettagli storici, riflettere sulla natura del proprio romanzo.
Tipico romanziere del 700 che si rivolge al lettore o più che altro alle lettrici (= Manzoni che si rivolge al pubblico femminile per il latino, o Boccaccia nel Decameron si rivolge soprattutto alle donne alle quali, inesperte di vita, forniva una sorte di manuale di comportamento).

Weverlay abbandona la casa e prende servizio sotto il colonnello Gardiner.
L’autore commenta che per l’eroe tutto è nuovo e ciò che è nuovo è bello… quindi sembra tutto bello per questo spirito romantico e curioso. L’occhio dell’autore è sempre sovrapposto all’occhio del protagonista, nel senso che le descrizioni sono fatte dall’autore ma sempre con l’occhio del protagonista.

Bradwardin, sdottora su qualsiasi argomento (=Don Ferrante dei PS), citazioni letterarie, si picca di parlare francese, è un personaggio pedante, rilevato anche da Scott con ironia.
Egli aderirà alla rivoluzione giacobina e la sua punizione finale sarà la perdita dei beni.

 

Capitolo 8 (P 41)
Descrizione povertà: bimbi scalzi, ragazze svestite, capanne miserabili come tane, Scozia di villaggi e clan.  Qs descrizione nn è semplicemente pittoresca, ma vuole penetrare nella realtà di una cultura più povera.
W. guarda tutto dall’alto, con l’occhio di un Dio, da un punto di vista più inglese, di una civiltà più moderna… le ragazze scalze sono viste come selvagge perché per un civile esse dovrebbero essere più vestite.

Arriva al castello di Tally Violan.
Descrizione accuratissima con nomi delle piante. Il violone è descritto in modo negativo, poco curato, poco frequentato, sculture rozze, erba alta… Scott usa un occhio che guarda dall’alto, illumina della sua luce il fondale che sta per descrivere.
Alla fine della descrizione dice”.. e qui chiedo il permesso di chiudere un ritratto di natura morta”.

 

Capitolo 10

Ritratto femminile di Miss Rose Bradwardin.
Contesto di festa, banchetto dove tutti sono ubriachi.
Lei ha una pelle pallida, è bella, carnagione pura, nn molto alta, movimenti facili e disinvolti.
Nn è una ragazza sottomessa, ha un carattere timido e gentile ma pronto. Ferma di carattere.
Si innamora di W. Che però si invaghisce di Flora. Rose nn è fissata con gli ideali come Flora, che, fanatica degli ideali giacobini, rifiuterà persino l’amore.

 

Capitolo 11 12

Descrizione del soggiorno al castello.
Tra Rose e W nasce una sorta di idillio su base culturale perché entrambi amano la cultura, sono curiosi, hanno un animo collegiale. Hanno gli stessi gusti, erano compagni che si deliziavano a vicenda, e il sentimento sfocia in affetto amicale per W e innamoramento per Rose.

Racconti su Fergus e Highlanders, Waverlay chiede di poter seguire Evandù per poter vedere i territori Highlanders.

Capitolo 16
Viaggio verso terre Highlander.
Lui è curioso e parte nonostante le preoccupazioni di Rose. Parte e il paesaggio si impoverisce: si alza la figuralità del paesaggio e anche dei personaggi che sono epitetati dai soprannomi più strani.
Entrano in un sentiero aspro che collega montagna e pianura. Superata la gola arrivano a palude che superano con pericolo. Per un highlender che indossa le scarpe adatte il percorso poteva essere semplice ma nn per loro, che neppure erano montanari.
Arrivano a caverna di Donald Bean Lee e si trovano in riva al fiume illuminato da luna: tipico paesaggio tenebroso e paludoso highlander.
Passato il pericolo W. Ridiventa eroe romantico: le sue debolezze sono sempre sottolineate dall’autore.

Capitolo 18

Incontro con Fergus, bello e proporzionato, in tipica divisa highlander. Aspetto fisionomico scozzese e nordico, gentile e cordiale ma dal carattere vivo, fiero, aspetto del capo abituato a comandare. La rielaborazione del suo carattere nn è di W. Ma di Scott, occhio descrittivo dell’autore che descrive il carattere di Fergus, che W. Nn può conoscere.
Storia di Fergus, della sua lunga aderenza a storia giacobita. Descrizione della vita highlander.

 

Capitolo 21

Ritratto di Flora, estremamente diversa da Rose.
Profilo regolare, pelle bianca, somiglia molto al fratello Fergus, anche nella voce, che differiva solo nel timbro. Ha i caratteri di Fergus, solo + addolciti.
Ha uno zelo realista diverso da W che è più romantico e ondeggiante.

Capitolo 22

Canti highlander che la stessa Flora intona e spiega il significato a W.
Flora lo accompagna attraverso scenari diversi e barbari. Descrizione del bosco, deserto barbarico (preannuncia come sarà dopo la battaglia).
Flora è per W una nuova possibilità di idillio che prende luogo nn più sui libri ma con paesaggio scozzese e canti highlander. W si innamora di Flora e decide di rimanere.
Si organizza una caccia, descrizione cerimonia prima della caccia, pittoresca con abiti highlander. Un branco di cervi  durante la caccia corre e rischia di travolgere i cacciatori: il pericolo viene annunciato in gaelico e W nn capisce. Fergus lo butta x terra ma lui va sotto un cavallo e si ferisce.
Grande caccia era la prova generale per la rivolta ma W nn l’aveva capito.
Da Inghilterra arrivano notizie gravi per W ma lui nn ne capisce la portata e la causa. Il suo cammini verso le terre della ribellione nn era passato inosservato con conseguenze su padre e zii perché si pensava avessero aiutato il nemico.
Zii e padre lo esortano ad abbandonare l’esercito, lui da le dimissione ma scopre che in realtà già era stato sospeso da esercito.

Fergus lo esorta a passare in esercito giacobita. Nel capitolo dopo c’è sviluppo situazione sentimentale tra Edward e Flora, importante per Fergus dal punto di vista politico perché quel rapporto gli assicura un rapporto con gli inglesi, con la casata Waverlay.
Flora rifiuta il sentimento perché si ritiene completamente votata alla causa giacobita.

 

Capitolo 27

Riflessioni sull’amore, monologo filtrato con discorso indiretto libero per entrare + nel personaggio. Scott rinuncia ad essere il burattinaio e penetra nel personaggio di Edward.

 

Capitolo 29

Nel frattempo arriva una lettera a Rose che nel castello sono venute delle guardie per arrestarlo. W è perplesso e nn sa decidersi se dare o meno adesione a Fergus. Alla fine decide di tornare per chiarire la sua posizione accompagnato da uno dei servi di Fergus.
Descrizione del viaggio più o meno al viaggio verso Milano di Renzo. Manzoni stesso conferma il fatto che abbiamo testo che conferma che Manzoni aveva chiesto che gli fosse inviato il libro di Scott. Quindi il contatto c’è.
W entra in osteria e l’oste è insospettito finchè si scatena una rissa. W aveva chiesto all’oste dove poteva far fermare il cavallo e si trova tra rissa tra fabbro, che sosteneva la causa inglese, e la moglie che era giacobita. W viene preso per ribelle e viene intimidito: il fabbro cerca di colpitlo con un ferro ardente e lui gli spara. La folla si avventa contro di lui e viene salvato dell’arrivo di un religioso (= Renzo, oste, rissa).
W viene arrestato e accusato di ribellione e tradimento. Verrà interrogato da un religioso e dal maggiore Melvin. Viene interrogato sui ribelli ma lui nn sapeva nulla, rivela la sua innocenza, nn si sente incline alla loro causa.
I due uomoni si rendono conto che devono cmq rispettare W perché è un uomo di peso, quindi riflettono bene sulla sua situazione. Nei colloqui di consultazione tra colonnello e religioso (esemplari per Manzoni) i due esprimono comprensione per W, per il suo animo vivace, giovinezza ingannata da sogni di cavalleria. Bisogna perdonare l’avventatezza della giovinezza, anticipazione perché nn tutti i rivoluzionari giacobini saranno condannati perché sarebbero troppi (Fergus si).
Il dialogo è costruito ed anticipa come la giustizia si deve comportare.
I due affidano W ad un nobile del castello di Stearling ma un gruppo di Highlanders lo rapisce e lui rimane ferito e detenuto in una sorta di prigionia. In seguito verrà liberato grazie a intervento di un misterioso personaggio femminile che W nn riesce a riconoscere.

 

Capitoli successivi

Liberato va verso Edimburgo. Incontro con Carlo Edoardo Stwart presentatogli da Fergus, decide di aderira e causa giacobita: è il primo personaggio storico che parla e dice che la causa è un giusto diritto e che se aderirà avrà gloriosi compagni e fierezza del re. Tipico discorso da reale, complesso, persuasivo e costruito.
W si lascia persuadere e si vota alla causa giacobita.

La prima battaglia di Preston è vittoriosa, marcia verso sud.
W si trova faccia a faccia col colonnello Gardiner, abbandonato dai suoi soldati, ferito.
W voleva salvarlo perché era coraggioso e buono e perché era venuto a sapere che prima di averlo dimissionato gli aveva mandato dei richiami. Ma lo vide rovesciato da cavallo e colpito.

  • Scott fa vivere tutto, anche la negatività: il personaggio si deve trovare faccia a faccia con la vita, in modo che esperienza formi il carattere. Se rifiuto la guerra devo averne fatto esperienza. Il fatto che Edward voglia salvare il nemico è il primo passo verso una diversa visione del mondo.

W prova dolore fortissimo perché si sente responsabile perché ha partecipato a mettere in difficoltà i suoi compagni: ammette di essere stato scellerato, nn ha aderito ai suoi obblighi nonostante i richiami. Nel suo animo si aprono spiragli e capisce quello che nn doveva fare (=Renzo, =Lucia che ha sempre saputo cosa voleva). Componente picaresca e avventurosa di W e Renzo.

In battaglia di Preston W vuole salvare un altro colonnello inglese Talbott. Sarà poi lui alla fine che aiuterà W nella sua difficile situazione. Talbott diventa l’essenza dell’Inghilterra, dedito al re, gentiluomo, coraggioso, generoso, vero soldato, spirito vasto, aperto ma che nn lascia calpestare le sue convinzioni e anche i pregiudizi. Scott nn è tutto per l’Inghilterra, sa che in Inghilterra ci sono i pregiudizi. Scott simpatizza per qs personaggio che rappresenta un modello vincente.

Il tradimento di W comincia a chiarirsi a causa della macchinazione e ci sono i primi risvolti positivi. Rapporti tra Talbott e W si fanno più intimi specie quando Talbott comincia a capire la vera storia di W.

 

Si riuniscono ora tutti i personaggi

- Fergus vorrebbe sposare Rose ma il suo cuore batte per W. W ancora propende per Flora.

 

Considerazioni che Flora fa con Rose su W.

Lei sa che Rose ne è innamorata e vede in lui il perfetto uomo per lei.
Flora fa previsione sul destino di W, sarà un uomo felice, con un bel futuro domestico e ricco. Nella sua vita sarà esclusa l’avventura e tornerà la riflessione, l’arte e la letteratura
- Fergus vede in Rose la moglie ideale per un capo giacobita ed è attratto dal suo notevole patrimonio in quanto lui è un nobile in miseria. Carlo Edoardo nn vuole farlo conte e il cuore di rose è già occupato: qs è un grande smacco per Fergus. Qs scatena rivalità tra Fergus e W.
Dalla rivalità tra W e Fergus nascerà un dialogo pieno di sottigliezze che servirà da modello per Manzoni nei dialoghi che discutono i problemi privati.

Cap 58 59
Scott fa molte locuzioni storiche con date etc. e fornisce le interpretazioni dei personaggi, i loro atteggiamenti e le loro reazioni.
Avanzata dell’esercito verso sud e ritirata verso Nord. Consiglio di guerra del 5 dicembre decide per la ritirata e naturalmente il più mortificato è Fergus.
Edward rimane isolato dall’esercito che si sta ritirando verso Nord ed è costretto a celare la sua vera identità perché il territorio scottava, in quanto occupato dagli inglesi.
Viene salvato da una contadina, ma da qui comincia una vita più solitaria per Edwaurd, e comincia a percorrere i suoi ricordi e si figura il senso della sua avventura che lo porta ad odiare la guerra. La parte romantica della sua vita era finita, comincia la ragione, il controllo del suo animo inquieto che segna la fine del suo cammino di formazione. La sua vita non è più romance ma novel, inizia la prosa della sua vita.

Cap 60 61 62
In campagna rifugiato riceve notizia della morte del padre che da una svolta alla sua vita: ora che lui è morto W è libero dai legami politici del padre e ricco, inizia qui la sua rinascita.
Sotto falsa identità va verso Londra da Talbott che gli dice che tutto era stato chiarito e ci sarà clemenza per i soldati inglesi che hanno tradito per inganno: atteggiamento pacifista e comprensivo del governo inglese che interpreta il tradimento come fedeltà malintesa.
Fergus verrà tuttavia ucciso perché. Oltre ad essere un simbolo del passato per Scott, incarna anche il fanatismo giacobita che deve essere respinto con una punizione esemplare, per evitare il ripetersi.

Cap 63
W  torna verso Lowlands liberate da esercito per ritrovare Rose e ha notizia di arresto di Fergus.
Nel suo cammino verso Nord evidenzia le tracce della guerra che si facevano sempre più evidenti e dolorosa man mano che saliva: climax, struttura che si muove in salita verso un max di tensione.

Cap 64
W giunge a Tally Violan e riflette su come in pochi mesi sia diventato adulto.
Incontro con Bradwardin in cui ci saranno i chiarimenti che scioglieranno l’intrigo e che gli permetteranno di sposare Rose.

Seguono i capitoli del processo di Fergus. Evan Dou si offre insieme a cinque compagni per riscattare Fergus (fedeltà) na il loro tentativo è vano per la giustizia inglese.
Flora è pentita per aver aizzato l’animo del fratello portandolo alla morte: andrà in esilio con un religioso in francia dove resterà chiusa in un convento, ma la sua vera punizione sarà portare sulle spalle la morte del fratello.
La malinconia per la morte di Fergus investe anche W poiché Fergus è la colonna portante della sua formazione e inoltre è un personaggio tra i più importanti e rappresentativi di tutto il libro.

Dulce Domu
Ritorno a casa e nozze di Waverley.

Prima dei due capitoli finali Scott fa un intervento teorico sulla narrazione. Un sasso comincia a rotolare lentamente, poi prende velocità e, sempre più rapidamente, percorre il suo tragitto, facendo spesso grandi balzi: allo stesso modo i primi avvenimenti del libro sono narrati con minuziosa cura, alla fine si fa più veloce e si trascurano i dettagli.

Waverlay è di nuovo nel pieno possesso delle sue terre con sua moglie Rose, scozzese ma non fanatica e tutta dedita alla famiglia.
Descrizione studio dove in giovinezza leggeva i suoi romanzi cavallereschi. C’era un quadro di lui e Fergus che li rappresentava in abiti tradizionali Highlander e accanto al quadro pendevano anche le armi che lui si era portato nella guerra civile. Questo quadro cristallizza e raggela quella realtà, la allontano come un esperienza della giovinezza, consegnata al passato: è molto significativo voler rappresentare questo quadro nello studio.

Cap 72
E’ un post scriptum che avrebbe potuto essere una prefazione: non lo mette nella prefazione perché molti lettore la saltano o altri iniziano dall’ultimo capitolo.
Il viaggio è ormai finito: riflette sul fatto che nessun altra nazione europea ha fatto tanti cambiamenti cos’ rapidamente come la Scozia, dove le giurisdizioni, i clan e le tradizioni più anziane vengono spazzate per accogliere costumi cos’ dissimili dai loro padri.
Scott potè conoscere le tradizioni highlander perché passò la sua giovinezza in Scozia.
Riflette poi sul linguaggio: egli preferì non usare i dialetti scozzesi per impossibilità comunicativa che avrebbero avuto: la stessa scelta la compirà Manzoni che farà parlare a Renzo il fiorentino anziché il milanese.

 

ROMANZO EPISTOLARE

In Italia il più importante è “lettere di Jacopo Ortis” di Foscolo.
Il romanzo epistolare ha molta fortuna in Francia e cmq ha tre tipologie:

  • scambio epistolare tra 2 corrispondenti, è tuttavia molto raro, l’unico è “lettre à Babet”, corrispondenza tra due innamorati parigini.
  • Montesquieu, gruppo di turchi che comunica sulle impressioni sull’Europa per metterne in risalto gli aspetti della società occidentale: qui ci sono vari corrispondenti.
  • Un solo scrivente, il destinatario è la buca delle lettere: “I dolori del giovane Werther” è un best seller, Werther è il primo personaggio romantico, in contrasto con la società in cui vive, censurato per il tema del suicidio (eroe che trova rifugio nell’emarginazione, suicidio).

Delusione sociale, amore infelice per Carlotta, scontento del suo lavoro e del diritto aristocratico che fa ancora una società chiusa.

Lettere di Jacopo Ortis
Prima edizione è del 1798 (edizione pirata) ma l’edizione integrale è del 1801.

Foscolo partecipa a vicende politiche del suo tempo e fugge da Venezia perché sospetto giacobita.
1797 si arruola per la Rep. Cispadana, torna a Venezia e poi la lascia col Trattato di Campoformio, quando Napoleone la riconsegna all’Austria.
1800 battaglia di Marengo definisce la definitiva presenza francese nel nord Italia e Regno d’Italia sotto Napoleone.
Questo è più o meno il background che Foscolo vive molto profondamente per le delusioni Napoleoniche e per l’ottica politica aristocratica.

L’Ortis riflette a caldo su questi temi e problemi, cominciando da picchi di tensione molto alti.

Prima lettera
Inizia da un massimo di tensione: “Il sacrificio della nostra patria è consumato: tutto è perduto”.
Il ritmo della lettera è studiatissimo e retoricamente costruito, 11 – 5 – 5 sillabe.
Prosa affine alle costruzioni della lirica: “il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so”.
Parlata lirica perché non esisteva l’italiano oltre a quello dialettale.
Epifrasi, si amplifica con un e, si potenzia la finale di prima aggiungendo altri elementi. E’ la parola aggiunta per aumentare il pathos delle precedenti.
Paratassi (due punti, virgole…) per rendere più chiaro e lineare il pensiero.
Testi di Pascoli (Mirycae) sono molto elementari sintatticamente proprio grazie a interpunzione e richiamo fonosimbolici, onomatopea per tradurre il linguaggio della natura. Egli è considerato per questo il precursore del futurismo e dadaismo.
Domande retoriche e costruzione trimembre e ritmica, spesso con tre participi (spogliato, deriso, deluso).

Deve dare ascolto a sua madre che lo implora a lasciare Venezia e la solitudine dei colli Ugani per evitare le persecuzioni. La solitudine è la solitudine dell’eroe, politica e intellettuale:
i colli fanno calare la tensione grazie alla contemplazione della natura. Anche in Werther c’è questo esasperato individualismo, ha bisogno della natura per ritrovarsi, lontano dalla società.
Jacopo contempla paesaggio dalla cima dei colli e il suo punto di vista può essere considerato come un occhio di cinepresa, che parte dall’alto e inquadra poi tutta la natura: tutto è visto dall’alto, Jacopo domina la natura e un ricongiungimento avverrà solo dopo morte perché tutto torna all’origine.
Diversamente Werther guarda dal basso, parte dall’erba e poi sale. Questo crea effetti diversi alla lettura. Diversa compassione (sentire insieme): Werther si sente parte della natura.

13 ottobre
Amplificazione di tutti i concetti della lettera precedente.
Campagne napoleoniche che sembrano una spogliazione e arrivano ad essere una derisione.
Esprime tragica delusione, “mi caccerei un coltello nel cuore”, “ahi!”, accenno al suicidio.

Incontro con Parini, simbolo libertà, poeta eloquente ed antitirannico che attraverso la sua satira aveva colpito tutto il sistema politico e sociale.

11 dicembre
Visita a tomba di Tetrarca e Padova.
Questa lettera segue uno stile neoclassico, figura femminile che fa tentativo seduzione per Jacopo. Lei è il simbolo della corruzione.
Sono inseriti raccontini con altri personaggi come Olivo, Lauretta e tenente ligure.. sono tutte storie che dimostrano che individuo virtuoso è destinato ad essere schiacciato dalla società: queste storielle riflettono la sourface della storia principale.
Olivo, ragioni economiche impediscono sviluppo per il suo sincero amore.
Lauretta, arriva alla follia e suicidio a causa del suo uomo, morto per le sue idee politiche.
Tenente, rappresenta destino di esule con moglie, come sarà per Jacopo e Teresa.

17 marzo
Molti si fidano di Napoleone ma lui non si aspetta niente per l’Italia. Può solo “piango alla patria mia e il modo in cui mi fu tolta”.
Exortatio, enumeratio, fase ipotattica.
Ci sono tre esortazioni: facciamo, convertiamo.. “Convertiamo i titolati in patrizi”
Poi inizia l’enumeratio
Alla fine fase ipotattica, complesso periodo ipotetico che figura soluzione che è il sepolcro: “ma una nazione non può essere seppellita tutta”.

Resoconto su visita a S. Croce.
Italiani illustri del passato sulla commozione del ritrovamento dei grandi, Jacopo fa fuga verso il passato e poi fuga verso il futuro, dove vede l’espatrio. Jacopo vede il suo destino di esule come il tenente, movimento centrifugo per poter essere libero.
A S. Croce c’è questo ombelico del mondo, concentrato virtù, movimento centripeto.

 

“Confessione di un Italiano” di Nievo, 1858/9

Per vedere diversità fra come viene trattato il personaggio storico.
Il personaggio storico non viene quasi mai rappresentato perché la storia è fatta dai personaggi medi
Scott e Manzoni mettono poco in scena grandi figure storiche, Nievo invece lo fa e mette in scena Napoleone: ma questo Napoleone non è quello illustre, rappresentato solennemente dalle storia. E’ un Napoleone nelle sue vesti intime, ancora giovane e legato alla Francia postrivoluzionaria.

Più in generale Nievo individua personaggi del Friuli, regione a lui ben nota, le cui vite marginali sono poste al centro, come vuole la letteratura rusticana. Secondo questo modello si mette a fuoco l’economia agricola, l’emarginazione e la miseria. Produzione letteraria ha sempre un nesso con l’economia.

Nievo è liberale, patriota e partecipa allo sbarco dei mille di Garibaldi e alla cacciata dei Borboni dalla Sicilia. A 31 anni muore naufrago in Sicilia, quindi questo romanzo verrà pubblicato postumo.
Come fonti storiografiche si serve di saggi storici; in seguito per gli anno tra il 30/40 si basa sulla sua esperienza e su testimonianze dirette.
Interpretazione della storia molto alta, documento fondamentale per comprendere “itinerario risorgimentale” e unità italiana.

Capitolo 10
1796 francesi in Veneto forniscono uno spiraglio di libertà e napoleone viene rappresentato e immaginato dagli ambienti retrivi e chiusi italiani. Nel castello di Fratta c’è la cuoca, il capitano, il cappellano, il servo e il protagonista Carlino che discutono sulle opinioni del capitano.

Atteggiamento ironico su questa ignorante e passatista società da parte del narratore.
Un certo Napoleone Bonaparte francese… riflessioni sull’artificiosità del nome, reso italiano per imbonirci, è chiara la frode (ironia), è una copertina, un nome vano a lusinga dell’orecchio italiano.

Il popolo reclama la libertà e intanto i francesi profugano gli ori e sbottonano il castello  approfittando della rivoluzione: quando Carlino torna trova la rovina. Egli è indignato ma crede ancora in valori francesi come la libertà ed è convinto che Napoleone può fornirgli delle spiegazioni. Per chiedere ragione delle violenze e della ruberie si reca a Udine (Nievo non rinuncia a dare giudizi sulla nullaggine politica di Venezia, sulle debolezze delle strutture amministrative e sulla diseducazione alla politica). Chiede un udienza con lui e qui c’è completa demistificazione di Napoleone.

L’udienza avviene in un momento di intimità di Napoleone, mentre si faceva radere la barba. Era magro e gracile, più martire che liberatore a vedere la sua pochezza e il suo aspetto poco affascinante.

Nievo fa emergere l’abilità politica di Napoleone dal dialogo, conteso tra il tono dittatoriale, pomposo e tranciante di Bonaparte e il tono reciso e supplichevole di Carlino.
Carlino spiega del delitto e delle ruberie al Castello di Fratta.
Napoleone ribalta l’accusa contro di lui, che aveva accolto Napoleone fuggendo dal suo castello.
Egli afferma che la francia prendeva per meno tutti quei paesi che volevano ricostruirsi una libertà, e ammette che per raggiungere uno scopo, un po’ di sacrifici ci vogliono.
Parla a slogan, è ottuso e non lascia parlare Carlino, che in tono supplichevole gli chiede di ascoltarlo, azzardando timidamente a dire che nemmeno gli ideali politici giustificano il martirio di una povera vecchia.
D’altra parte Napoleone continua a interromperlo (i discorsi di Carlino hanno moltissimi puntini di sospensione) sostenendo che il bene della repubblica va innanzi a tutto e che gli svantaggi di oggi saranno i vantaggi del domani.

Quindi Napoleone non fa giustizia e nemmeno ascolta, usa solo paroloni di libertà e Carlino se ne va un po’ annebbiato da questi paroloni: la retorica un po’ pomposa gli annebbia la mente, tanto che pensa che Napoleone sia sì un uomo senza cuore, ma lo scusa per il mestiere che fa… quindi arriva quasi a “capire” le ragioni dell’esercito francese.

 

MANZONI E IL VERO STORICO

Le composizioni del Manzoni si intrecciano molto tra loro.
Il “Fermo e Lucia” è parallelo alla produzione di altre opere: due tragedie (Conte di Carmagnola, Adelchi e Marzo 1821), il 5 Maggio, gli Inni Sacri (pentecoste).
Questi sono testi che hanno legame profondo con la storia contemporanea, scrive per educare in funzione del presente e anche il tema della religione non è scisso dagli altri testi.
Nel ’23 edizione francese delle tragedie e la “lettre à M. Cheveu”, “Il nome di Maria” e la lettera sul romanticismo.

 

Lettre è M. Chauvet

Unita aristoteliche

Tra il ‘500/’600 i teorici della letteratura danno regole per la normalizzazione delle tragedie rispetto a unità de temps, lieu e action. L’azione deve essere una e l’atto si svolge in un solo luogo in tempo reale. Manzoni, come Shakespeare, non rispetta queste unità che furono rigide in Francia e Italia fino al 700, preferendo una partecipazione intellettuale più che fisica all’atto.
Nella lettre è M. Chauvet che riconosceva correttamente i meriti poetici del testo manzoniano ma ne censurava il distacco dalle regole drammatiche di tipo classico, Manzoni risponde.
La lettre apparve a stampa nel 1923. La ragioni particolari che egli porta per il rifiuto per le unità di tempo e di luogo sono state già compendiate nell’intro delle due tragedie. Le norme retoriche trovate dai critici dogmatici non devono frenare l’ispirazione autentica del poeta. La componente teorica è costantemente sorretta dal riferimento puntuale ad alcune opere e autori esemplari: prima di tutto Shakespeare, il vero modello della rivoluzione teatrale romantica. A lui si contrappone l’esempio di Corbeille, dotato secondo M. di vena autentica ma frenato dal peso dei critici classicisti.

 

Differenza tra storico e poeta

Il punto di vista che M. sceglie per narrare i fatti è dall’alto, inquadra la storia nella sua ottica e coinvolge il lettore nella sua interpretazione, nella sua prospettiva unificante. Portandolo per mano in questa contemplazione dall’alto, lo porta ad acconsentire la sua visione e nella sua critica dei personaggi, rivolgendosi persino a lui esplicitamente.
Anche il verismo pretenderà di comprendere la psicologia in un rapporto di causalità, ma già nel verismo c’è la molteplicità della realtà: la cultura dei Malavoglia e una cultura nucleare, arretrata, ma vi è una pluralità di parlare e di punti di vista. Questa perdita dell’unità è tutta del 900 (strema of conciousness di Joyce, relatività, inafferrabilità del reale..), nn ci sono più rapporti di causalità.

La verità sta alla base del sistema storico. Le invenzioni sono troppo semplici e volgari, mentre tutti i monumenti della poesia si basano su fatti storici (epopee).
Al poeta resta la poesia, che rivela l’individualità, che è taciuta dalla storia e che è dominio della poesia. La poesia recupera ciò che manca, ciò che la storia ha dimenticato. Quindi inventare personaggi va bene ma devono essere conformi ai costumi della vita reale.

Il romanzo è falso (M. nn è rimasto colpita nemmeno dall’Ivanhoe), i poeti romanzeschi a forza di inventare creano una natura umana falsa e artificiosa, dimenticano la verità.
Qui avviene la separazione tra romanesque (invenzione) e dramma e tragedia… (vero storico).

 

Fotocopia p. 499 libro skenone

Vero storico

Dopo Carmagnola Manzoni è criticato da Cheveu per non aver rispettato le unità aristoteliche.
La risposta di Manzoni è che lo spettatore non deve necessariamente essere parte della tragedia, è una mente osservatrice. La verosimiglianza della tragedia è intima alla tragedia e riguarda la mente intrinseca dell’osservatore: la partecipazione fisica deve essere sostituita da quella intellettuale.
In più la storia vera non può essere descritta bene coi limiti delle unità: la continua imitazione dei classici e dei suoi artifici tecnici porta alla distruzione del sentimento perché non lasciano spazio al genio e all’ispirazione dell’autore.

“L’essenza della poesia non è inventare fatti: ha per base avvenimenti storici”. L’invenzione è facile e volgare, i grandi monumenti della poesia hanno per base eventi storici o che hanno fatto storia.
Racine si sforza di dimostrare la verità storica perché la verità è storia (questo è un assioma manzoniano). Esiste una necessità di collegamento culturale tra che scrive e chi legge.

Ma se bisogna parlare di storia, se lo scrittore è uno storico, cosa gli resta e cosa lo differenzia dallo storico? La poesia. La differenza tra storia e poesia è l’umanità.
Il rischio del genere romanzo è il falso: il romanzo è etichettato come falso perché gli scrittori non hanno rispettato la verosimiglianza tant’è vero che l’epiteto romanzesco è usato per indicare qualcosa di fittizio.
L’unica epoca storica per il romanzo in italia è il barocco del 600 (esasperatamente ricchi di variazioni, intrecci ed elaborazioni). Ma il romanzo barocco è anche l’emblema della critica manzoniana.
Quando M. conclude l’Adelchi non è soddisfatto perché non trovò abbastanza fonti medievali che gli permettessero di costruire la realtà sociale. Il carattere dei personaggi risulta quindi romanzesco perché ha preso con disinvoltura la questione dell’interpretazione della storia. La storia medievale ai tempi di M. era molto lacunosa e gli storici sono stati molto vaghi e fiacchi.
I romanzi storici sono rappresentazioni storiche rigorose e Ivanoe sembra per M. una figura difettosa, non adatta alla sua epoca.
Mutamento posizione critica del Manzoni: egli all’inizio non ha giudizio positivo su Ivanoe ma poi Scott diventa il suo modello. Questo perché quando legge Ivanoe è ancora concentrato sulle tre tragedie.

 

FERMO E LUCIA

 

Fermo e Lucia viene iniziato nel 1821 e finito nel 23.
Fermo e Lucia ha una diversa struttura: M. non gestisce il parallelismo tra le due vite dei protagonisti. Ci sono inoltre meno caratteristiche gotiche a causa della troppa estensione di personaggi secondari

24/04/1821 è la data d’inizio del romanzo posta sul I capitolo. Manzoni scrive solo i primi due capitolo e la seconda introduzione sul fallimento linguistico. Il 21 è così scarso perché parallelamente sta scrivendo l’Adelchi. Solo dopo la sua pubblicazione Manzoni riprenderà in modo più intenso la stesura del Fermo e Lucia fino al 17/09/23 che è l’ultima data posta sul quarto tomo.

Concezione etico religiosa della storia

La storia si muove nella dialettica tra il bene e il male, cioè l’eterno dramma tra colpa e redenzione.
L’unica verità che interessa M. è l’offuscarsi e il risplendere dei principi evangelici: gli uomini che agiscono nella storia sono valutati secondo il bene e il amle che hanno compiuto. Al di là di questo, nulla interessa al Manzoni: nella storia egli cerca l’opera di Dio che si manifesta attraverso l’agire degli uomini.

La stesura del Fermo e Lucia è quindi in quattro tomi

I tomo la storia inizia nel ’28 e descrive il matrimonio mancato e la vita al paese dei due innamorati.
II tomo è dedicato alla vita di Lucia e della Monaca di Monza (romanzo nero e gotico)
III tomo racconta di Fermo, tumulti a Milano, oste, fuga a Bergamo che allora faceva parte della Repubblica Veneta, quindi si salva passando il confine (romanzo d’avventura)
IV tomo ricostruzione della situazione storica del milanese nel 1630 quindi due anni dopo.
I cap. scoppia la peste conseguenza a guerre per secessione Ducato di Mantova
II cap. Agnese a Abbondio di fronte alla peste
III cap. descrive la peste, la storia è messa in scena
V ritorno di Fermo e don Rodrigo finisce al lazzaretto
VI viaggio a Milano e ricerca di Lucia
VII incontri al lazzaretto con Cristoforo e Rodrigo che impazzito fugge a cavallo (in PS ha una morte più meditata)
VIII voto di castità di Lucia e scioglimento del voto, soluzione finale.

La struttura dei Promessi Sposi sarà invece:
Cap. 1-8      riassumono il contenuto del primo tomo del Fermo e Lucia
Cap 9-10     Lucia Agnese e Gertrude al convento (storia più concentrata)
Cap 11-17   Renzo e le sue vicende
Cap 18        è un capitolo di raccordo
Cap. 19-27  Lucia e storia del rapimento di don Rodrigo tramite l’Innominato
Cap ..-35     carestia, guerra peste e storia di Renzo a Milano
Cap ..-38     ricongiungimento personaggi e soluzione finale

Differenze contenuti tra PS e FL

Nomi:
Innominato è Conte de’ Sagrato, Renzo Tramaglino è Fermo Spolino
Spazi:
Gertrude occupava 7 capitoli
Stese appendice storica sulla Colonna Infame che doveva essere una digressione del capitolo 5 del tomo 4. Manzoni alla fine decide di farne un appendice perché i fatti narrati sono troppo importanti e lunghi da inserire nel romanzo: avrebbe strappato il filo conduttore e d’altronde si era già concesso troppe digressioni su Fra Cristoforo. La Monaca di Monza, Innominato e Federico Borromeo… e queste quattro digressioni rappresentano esercizi di stile diversi (novella, romanzo gotico e celebrazione di personaggio religioso)
Contenuti:
Morte di Rodrigo nn era in lazzaretto, quando vede arrivare Lucia e Fra Cristoforo si spaventa e fugge a cavallo, cade e si impiglia nella staffa e muore trascinato. La morte nei PS è molto più meditata.
Le linee gotiche della storia di Gertrude e Lucia vengono smorzate e rese molto meno romanzesche

Tre stesure e due edizione
1821 La prima stesura è quella originale del Fermo e Lucia
1824 Seconda minuta che chiama i PS, revisione contenuto nei termini attuali
1827 Prima edizione chiamata dalla critica “la ventisettana”, corretta sui nomi e contenuti.
1842 La quarantana è l’ultima edizione dove viene cambiata anche la lingua. E’ pubblicata a puntate perché i libri costavano caro, il primo fascicolo è pubblicato nel 40 e l’ultimo nel 42.

 

Intro a Fermo e Lucia

Prima redazione
Finzione della citazione di un testo anonimo del 600. Manoscritto ritrovato.
Struttura composta dalla citazione del manoscritto, dall’interruzione citazione per riflessione dell’autore sul perché smette si scrivere e seguente rielaborazione.
M. interrompe la trascrizione e riscrive di proprio pugno la storia perché due secoli dopo è più logico inserire le sue riflessioni.

Attinenza della storia ad un fatto vero, l’editore (che per M. è lo scrittore) descrive i costumi del tempo e se qualcuno lo accusasse di aver fatto un romanzo lo invita a farsi una competenza storica. Manzoni insiste sul fatto che pochi hanno competenza su quel periodo storico.
Le origini dei Promessi Sposi sono da collegare alle esperienze francesi. L’interesse per il dramma storico e per l’analisi e l’interpretazione letteraria di un epoca o di una circostanza storica è certamente un prodotto della cultura romantica allora in formazione.
L’interesse è anche collegato a Scott (Waverlay, Ivanhoe..) che suggerì a M. di interessarsi a questo genere letterario ancora nuovo.
M. si è quindi dedicato a ricerche documentarie sulla storia lombarda del 600 secondo le sue rigorose abitudini, ma lavorò al romanzo solo per alcuni mesi, stendendone i primi due capitoli e l’introduzione: infatti l’autore trovava notevoli incertezze per le difficoltà della stesura del nuovo genere letterario. Tra queste difficoltà inizialmente soprattutto storiografiche, andò poi manifestandosi quella di ordine espressivo e linguistica.

L’ignoranza per il 600 non si limita alla storia, poiché ci fu una rimozione culturale, e solo nel 800 si ripenserà al barocco, non solo per l’architettura.Il 600 fu considerato nel 700 come vergognoso, ma in realtà fu un secolo molto ricco e vivace.

Scopo didattico: “Se avete capito che parlo di cose vere e il tutto non vi suscita riflessioi morali sul bene e sul male avrò scritto per nulla”. Il tema centrale è quindi il vero storico, fonte di insegnamenti.

 

Fotoc. P. 517 libro skenone

Seconda redazione

Il tema principale è ora la questione della lingua: all’epoca non c’era italiano come lingua condivisa
L’unità linguistica italiana avviene solo con i media, dopo la prima guerra mondiale.
Nel 500, neoclassico, puro e lindo, si aspirava alla prospettiva di un unità linguistica ma questa scompare in epoca barocca.

Qui interruzione è per valutazione sul 600: copiate le prime righe, M. afferma che il testo seicentesco è pesante da leggere e da un giudizio severo sul secolo grossolanamente barocco.
La letteratura del 600 è goffa e turpe, fatta di idee storte.
La storia vera è in ogni caso molto interessante ed è un peccato che rimanga sconosciuta solo perche è intollerabile lo stile dell’autore.

Segue il discorso sulla lingua disomogenea: all’italia manca una lingua unitaria e lui stesso può solo utilizzare una verità locale. Per questo M. usa all’inizio un composto indigesto tra la sua lingua lombarda, il francese e il latino: afferma però che sarebbe ben contento di rinunciare alla sua lingua locale per una lingua nazionale.
M. quindi assume che ha scritto in cattiva lingua, ma la questione verrà risolta nell’ultima edizione del romanzo dove la veste linguistica sarà toscana.

Unico codice espressivo crea un ambito comune di espressione e ricezione. Se la codifica e decodifica non avvengono la comunicazione non avviene. Se il messaggio non passa è inutile che io scriva perché io scrivo per uno scopo didattico. Una lingua letteraria in italia esiste ma lui non vuole la lingua culturale poiché non c’è un bagaglio comune e non tutti i lettori potrebbero capire.
Oltre al milanese c’è una lingua più bella che è il toscano (previsione per la futura scelta).
Va creata una lingua comune perché se la stiamo cercando vuol dire che non c’è e che ne necessitiamo. Ammette e non risolve il problema linguistico, ne getta le basi.

Parallelismo brani lettera Fauriel e la seconda introduzione.
Fauriel fu il segretario di Fauchet, incarico politico. Si ritira per dedicarsi alla letteratura romanza, quindi conosce bene la letteratura francese e italiana e ha un influenza decisiva sul Manzoni.

In questa missiva all’amico Fauriel Manzioni afferma che la lingua ha una storia nell’aspetto quotidiano e letterario e si costruisce giorno per giorno. Il francese è cosi’, ricco di espressioni e abituato a usarle: la lingua evolve se stessa e si genera sul campo.
Egli afferma di voler arrivare al popolo e interessarlo tutto, per cambiarlo, rivolgersi solo alla solita élite. Gli Inni Sacri hanno questo rapporto più diretto perché sostanzialmente qui Manzoni fa la poesia della vera vita vissuta, una poesia che può essere applicata al quotidiano.

Manzoni propone all’interlocutore una sintesi delle sue riflessioni, incominciando con la definizione di romanzo storico: “per indicarvi brevemente la mia idea principale sui romanzi storici e così mettervi in condizione di correggerla, vi dirò che li concepisco come la rappresentazione di un certo stato della società, fatta per mezzo di fatti e caratteri così simili alla realtà che si possa crederli una storia vera e riscoperta da poco… quando vi sono, nel romanzo, mescolati avvenimenti e personaggi storici, credo che bisogni rappresentarli nel modo più strettamente sorico possibile: così ad esempio, Riccardo Cuor di Leone mi sembra difettoso nell’Ivanhoe”.

 

Il dato storico non ha solo un registro compilativi ma anche interpretativo. Ci vuole comparteciapazione col tempo che si sta per descrivere. E’ vagamente profetico nel dire che il carattere fittizio del romanzo sarà criticato e il lettore verrà educato ad un altro tipo di letteratura più vera. Qs avrà in effetti luogo nel realismo ma in ogni caso M. è troppo eccessivo nel giudicare.

 

Soluzione linguistica della seconda stesura: il toscano

Manzoni si rende conto che  il suo romanzo pieno di dialettismi nn è per un pubblico vasto.
Nella seconda stesura si  sforza di passare da una lingua personale ricca di dialettismo a una lingua più oggettiva.
Egli si aiuta con due vocabolari, il Crusca e il Cherubini. Il Crusca è il primo vocabolario italiano del 700 ed è il risultato finale di tutte le discussioni sul problema della lingua. Per ogni lemma riposta esempi presi dalla letteratura italiana.
Manzoni vuole la correzione linguistica del Fermo e Lucia ma si accorge che anche la struttura non funzione a la corregge, gestendo in modo più parallelo le vite di Renzo e Lucia, che nella prima stesura erano spezzate, come due romanzi a parte, uno gotico e uno d’avventura), arrivando cos’ alla ventisettana.

La sua famiglia poi si trasferisce a Firenze e si accorge che quella è la lingua più adatta per un pubblico vasto.

 

Capitolo I

Descrizione del territorio lecchese, territorio dell’anima di Fermo e Lucia (Lucia quando viene rapita riconoscerà i suoi monti). Il panorama è quindi molto personalizzato, descrizione en pleine air
che inquadra con sguardo circolare tutto il romanzo.
Descrizione dettagliata, pedante, faticosa, appesantita, quasi Manzoni si esercitasse sulla descrizione, parole disusate e disusate anche allora. Usa particolari superflui, inutili allo scopo della narrazione. Indugi, sacche descrittive esagerate con una denotazione autobiografica (paesaggio dell’adolescenza del M., sua passione per la botanica..).
Panorama dall’alto, sembra che usi una carta tipografica, grande attenzione geografica.
Questa descrizione è molto emblematica e importante nella storia della letteratura italiana, tanto che molti sanno citare l’inizio dei versi.

D’altronde questo tipo di descrizione è proprio quell’arte poetica che differenzia il poeta dallo storico (lettre à Chauvet). La storia fa a pugni con l’invenzione, per questo non esistono romanzi storici ma opere storiografiche.

Ironia per Don Abbondio e Ferrante (cultura pedantesca, falsa, superstiziosa, fatta sui libri del 600)
La stessa ironia la si può trovare nel Waverlay.
L’umorismo è il giudizio che proviene dalla ragione e dalla superiorità intellettuale, che non ammette cedimenti alle passioni e alle debolezze. Spesso si traduce in un sorriso triste e pensoso che mette a nudo i limiti dell’uomo.

“Vasto lago smarrito tra i monti….” termini come “smarrito”,” andirivieni” sono indice di caos, molteplicità, non tranquillità. L’”acqua è come uno specchio” da l’immagine di una realtà capovolta e “perdendosi nell’orizzonte” ricorda una realtà sfuggente.
Manzoni è troppo colto e intelligente per pensare che possa rappresentare una realtà chiusa e già lo dimostra rappresentando i percorsi educativi dei personaggi diversi (Renzo va verso il male per conoscere il bene, don Rodrigo sta sempre sul male e Lucia  sta sempre sul bene).
In questa molteplicità rappresenta il vero, per portare verso una meta morale il lettore.
C’è comunque un fermo: il male ci potrebbe essere risparmiato, Lucia sa fin dall’inizio quale sia la strada mentre Fermo deve passare per il male.
La provvidenza agisce solo nella sensibilità dei personaggi, per cui appare compatibile con il naturale sviluppo delle vicende.

 

Storia di Gertrude

 

TRAGEDIE

 

L’insoddisfazione data dalla riflessione linguistica e legata alla politica conducono M. alla tragedia.
Fallimenti dei moti del ’21 dove vengono coinvolti i suoi amici e un po’ tutta l’intelligentia milanese, che viene condannata a morte con un processo segreto, tipico del potere dispotico. In loro memoria fu eretta in P.zza Vetra la Colonna dell’Infame che venne poi distrutta.
Il dispotismo fu quindi un elemento ricorrente nelle tragedie del Manzoni e questa può essere considerata un’eredità datagli dal nonno Beccarla (“dei delitti e delle pene”) e dal Verri (che scrisse sull’abolizione della tortura).

Il rapporto tra dramma e tragedia era al centro della riflessione romantica e fu preso anche in considerazione da M.me de Stael. Il dramma classico francese doveva essere circoscritto nelle 24 ore quindi veniva rappresentata solo la soluzione finale del dramma: questo creava artificiosità perché l’autore, ingabbiato in quelle regole, doveva far raccontare ai personaggi gli avvenimenti storici precedenti. Il teatro tedesco invece cercava di rinnovarsi, contestando la tragedia francese.

Manzoni segue tutto questo sviluppo della tragedia e questa meditazione lo porterà a scrivere la lettre à M.Chauvet., che è considerato il primo testo teorico della letteratura italiana, senza il quale non si può arrivare a comprendere come Manzoni arriva al romanzo.

 

Analisi di Shakespeare

M. quando inizia il Conte di Carmagnola non pensa alle unità aristoteliche e inizia d’impeto e poi interrompe perché vuole riprendere i testi teorici precedenti e rileggere Shakespeare.
Manzoni riconosce che c’è un punto unificatorio nella scelta dei fatti, cioè tutti i fatti ruotano intorno a un punto nodale in un rapporto di causalità: tutti i fatti secondari sono tralasciati. Quindi imita lo storico nella scelta dei fatti, raccoglie solo quelli congiunti al nodo dell’azione.
Analizza il “Giulio Cesare” che è un dramma storico che inizia dalla morte di Cesare, quindi non narra Cesare ma la sconfitta di Bruto e Cassio in Oriente: il nodo è il problema della liceità del potere dispotico. Manzoni capisce che S. trae ispirazione da Plutarco “Le vite parallele”: Plutarco mette in scena la psicologia dei personaggi e Shakespeare lo imita in questo.
Anche il “Riccardo II” è un dramma che vede la deposizione di un sovrano nel momento in cui si rende indegno della sua carica a causa della tirannia e del dispotismo.

Con le tragedie Manzoni cerca quindi di rileggere la storia del passato e cercare una lotta letteraria contro il dispotismo, rappresentando gli sbagli del passato si può correggere il presente.
Con le tragedie M. esprime il desiderio di essere legato a storia e modernità, storia e verità.
Si cimenta in questo genere perché sembrava quello dove maggiormente potesse conciliare verità storica e psicologica, e in più gli permette un contatto immediato con il pubblico.

Le sue tragedie sono ambientate una nell’alto e una nel basso medioevo con riferimenti alle cose attuali dell’Italia. La scelta del 400 italiano è influenzata dalle ricerche francesi dei suoi amici e dalla riflessione sul Medioevo come il periodo base che conduce all’epoca moderna.

 

Conte di Carmagnola 1816-18

Storia di un conte, Francesco Bussone, che vive nella prima metà del ‘400.
Questo conte are al servizio dei Visconti e il suo signore era ingrato nei suoi confronti. Passa nell’esercito nemico veneziano e li porta alla vittoria. Al termine della battaglia torna a Venezia, pensava di essere esaltato ma è accusato di tradimento, pensavano facesse il doppio goico. Quindi viene condannato a morte.
Secondo le ricerche di Manzoni era innocente, secondo le documentazioni odierne era colpevole.

 

Adelchi 1820-2

Adelchi è figlio di Desiderio, re dei Longobardi, popolazione di barbari del centro Nord (capitale Pavia + ducato di Spoleto e Benevento). Il Papa era circondato dai Longobardi, e chiede aiuto ai Franchi di Carlomagno. Egli però è sposato con Ermengarda, figlia del re longobardo. Lui ripudia Ermengarda con la scusa che non le aveva dato figli e sposa un’altra. Scoppia la battaglia tra i franchi e longobardi, muore il re Desiderio e anche il figlio Adelchi.
Il tema e che anche gli innocenti (Adelchi Ermengarda) muoiono in battaglia: non c’è giustizia terrena, solo in paradiso, su terra nn c’è speranza (= promessi sposi che hanno un premio alla fine)
Noi oggi sappiamo che Adelchi si salva e fugge a Costantinopoli.

 

La grandezza tragica è la psicologia del personaggio.
Shakespeare trae ispirazione da una novella XI del Decameron, dove due coniugi si separano e il marito ordina al servo l’uccisione della moglie. La donna riesce a impietosire il servo e si salva fuggendo per il mediterraneo e da qui iniziano le sue avventure.
In questa novella ci sono quindi continui cambi spazio temporali che comunque non tradiscono il criterio della verisomiglianza poiché il fatto inventato si incastra perfettamente nello spazio temporale.
Nel Riccardo II (tragedia Shakespeariana) la vicenda dura + di due anni e si svolge in luoghi diversi
Il dramma temporale permette la spiegazione morale del dramma finale, e l’autore è abile nel tratteggiare la personalità del protagonista, che viene analizzato in tutti gli sviluppi psicologici che lo portano alla deposizione del trono, c’è una penetrazione psicologica.

La grandezza tragica sta proprio nella psicologia del personaggio per arrivare alla moralità finale.
Diversamente nel teatro classico francese, dove si rappresentava solo la soluzione finale, la storia precedente era narrata dai personaggi in maniera artificiosa, senza una giustificazione morale. Andando a fondo del cuore umano si scoprono delle virtù essenziali, che sono condannate dal teatro francese.

Struttura della tragedia

Non deve differire dal racconto, poiché non si omettono le circostanza spaziali e temporali: nella tragedia si mescolano fonti narrative e storia.
Il poeta non può identificarsi con lo storico, anche se fa il suo stesso percorso di interpretazione dei fatti: al poeta rimane la poesia.

 

 

STORIA DELLA COLONNA INFAME

Appendice all’edizione Quarantana dei PS, una lunga ricostruzione del famoso processo agli untori, deprecabile conseguenza dello sgomento durante la pestilenza milanese raccontata nel romanzo. Originariamente doveva essere una delle numerose digressioni del romanzo e risalirebbe al primo progetto di questo testo, quindi intorno 1821/3.

Poiché la medicina seicentesca ignorava l’origine del contagio pestilenziale si cercava un capro espiatorio: le popolazioni provate dal flagello attribuivano irrazionalmente un interpretazione dolosa al fatto e si pensava esistessero dei presunti untori, sciagurati che contaminavano luoghi e persone con un non meglio definito unguento.
Sospetti e condanne si ebbero per tutti i periodi pestilenziali ma la peste del 1630 a Milano fu una delle più crudeli dato che morì un terzo degli abitanti. Non sorprende quindi che anche in quell’occasione il popolo volesse trovare un colpevole: Manzoni non manca di sottolineare le colpe dei governanti, anch’essi disorientati dalla catastrofe e troppo arrendevoli nel non contrastare il giudizio popolare.
Lo scrittore ricostruisce la vicenda giudiziaria che individua come responsabili cinque milanesi innocenti e tutti condannati ad una morte atroce, e l’assoluzione di altri cinque perché garantiti da una migliore condizione sociale e quindi impunibili per l’epoca.

Qs episodio narra quindi la storia del diritto penale e sottolinea come i magistrati dell’epoca svolgessero le loro indagini sulla base di sospetti e accuse non fondate: giudici che non seppero mantenere quella serenità di giudizio e amore per la verita che sono necessari per una buona amministrazione.
Pietro Verri fu attirato da questo processo e scrisse “osservazioni sulla tortura”, e fu il primo a riconoscere l’innocenza dei condannati, senza però dare giudizio sull’operato dei giudici, e quindi in un certo senso giustificandolo con lo stato di necessità.

Tale episodio si concluse con la distruzione totale della famiglia di uno degli imputati e della sua casa, al cui posto fu eretta la colonna commemorativa (infame perché esecrava pubblicamente degli innocenti).

 

ETA NAPOLEONICA

La dittatura di Napoleone fu gravida di conseguenze per l’intera Europa, specialmente laddove il dominio francese fu rigidamente accentrato nella forma di un impero, che nn potè che deludere le speranze di quanti avevano scorto in Napoleone un rinnovamento e una nuova libertà.
D’altro canto l’esportazione della sostanza della rivoluzione (ideali antifeudali, libertà, uguaglianza) investirono le vecchie strutture arcaiche e questo fenomeno mise in moto processi di grande rilievo: compresenza di rinnovamento e conservazione, libertà e dispotismo, tensioni ideali e loro deluzione costituiscono lo sfondo della cultura italiana che va dalla Rivoluzione Francese al Congresso di Vienna.

Egualitarismo, anticlericalismo, repubblicanesimo, idea di democrazia su basi popolari: i giacobini più radicali si dividono su questi punti da un’ala più moderata, che poi troverà in perfetta sintonia con le svolte napoleoniche, pur osteggiandone gli aspetti di maggiore francesizzazione ed evidente imperialismo.

 

Crisi dell’eredità illuministica

Il tramonto degli ideali culturali illuministici fu certamente accelerato dalla svolta politica rivoluzionaria: la crisi del riformismo illuminato mise a nudo l’illusione di un evoluzione pacifica e graduale delle strutture socio politiche, mentre gli esiti più radicali del giacobinismo furono sovente letti come le scacco definitivo delle tensioni utopiche della ragione settecentesca.

 

Sviluppo neoclassicismo

Se il termine classicismo indica, in generale, il rapporto positivo e centrale con gli ideali e le forme del mondo classico e l’esigenza di istituire modelli normativi per l’espressione intellettuale, il neoclassicismo fu un movimento, una stagione di gusto e idealità in stretto rapporto dialettico con il movimento romantico che, come questo, nacque dalla crisi dell’illuminismo.
Esso volle essere recupero filologico del passato, affermazione di un canone estetico razionale fondato sul rigore e purezza delle linee, ma anche ritorno all’incontaminato, all’eroico, alla semplicità della natura che l’arte classica aveva saputo esprimere.
In questo senso, il neoclassicismo sviluppò anche aspetti nostalgici che in molte occasioni si fusero con la sensibilità romantica.
Il movimento neoclassico fu quindi un esperienza sostanziale postilluminista ma non radicalmente anti-illuminista come invece il romanticismo, e tonto di ricostruire una serie di modelli formali dotati di autorevolezza e con divisibilità in risposta a un profondo disagio culturale.

 

Le origini del romanticismo

La storia linguistica della parola romantico va ripercorsa per ristabilire un filo conduttore nel labirinto di interpretazioni e varianti che la accompagnò nell’800. Romantic designava in Inghilterra alla fine del 700 un animo disposta alla fantasticheria e al sentimento, commozione e paesaggio pittoresco. Romance era il romanz epico e cavalleresco medievale, e l’affinità non è solo lessicale, poiché l’animo romantico fu ricollocato in un medioevo segnato da atmosfere buie e tenebrose e dalla drammaticità delle passioni. Il Medioevo tornò quindi ad essere una delle fonti di ispirazione poetica e letteraria dopo secoli di oblio.

 

Il romanticismo in Inghilterra

Si riformula il concetto di sublime come sentimento di piacere che nasce dalla contemplazione disinteressata della forma, che ha origine nell’emozione difronte al doloroso, allo smisurato, a tutto ciò che è terribile o riguarda cose terribili. Il sublime è ciò che immediatamente colpisce l’emotività e ciò che commuove l’animo con la condizione estrema e drammatica di una condizione naturale o di una situazione psicologica. Ecco allora la ricerca del pittoresco.
Il ritorno alle tradizioni popolari e nazionali, agli ideali di libertà politica e morale, il tema della missione etica del poeta e insieme la riscoperta della natura come fonte dell’espressione dei sentimenti (worthsword, coleridge, shelley, keats, byron, scott (waverlay, ivanhoe).

Italia tra tradizione e modernità

I letterati italiano vivono in qs anni una condizione difficile: il confronto con i loro colleghi stranieri ne mostra tutta l’arretratezza culturale e i limiti ideologici.
I nostri letterati restano sempre legati ad un passato che finisce per diventare non un vantaggio ma una zavorra. Monti, che è pure in questo momenti il nostro scrittore più famoso in europa rimane legato ad una concezione della letteratura di tipo aristocratico. Da qs concezione della letteratura come ricerca del bello estetico, nn si riesce ad orientare all’impegno morale o ideale e ne nascono limiti ideologici .
Un altro elemento che testimonia le difficoltà delle lettere italiane è la prevalenza di generi tradizionali, proprio mentre nel resto d’europa veniva elaborandosi il genere della modernità per eccellenza, il romanzo. A parte pochi casi come Foscolo e Cuoco (Ultime lettere di Jacopo Ortis e Platone in Italia).

Esuli napoletani

Il contributo più significativo dell’età neoclassica alla storiografia viene da Napoli. Il fallimento della repubblica partenopea nel 1799 getta sinistri presagi sul futuro dei giovani stati democratici nati sulla scia delle campagne napoleoniche e degli entusiasmi da esse suscitati nei giacobini (pochi mesi più tardi Venezia è ceduta a Austria con Campoformio).
I napoletani portano a Milano la prima testimonianza inquietante sulla difficoltà di attaure un profondo rinnovamento politico e mantenere la libertà così repentinamente conquistata instaurando una democrazia solida e reale.
La libertà ha bisogno di una coscienza civile e politica, di un progetto di educazione del popolo che secoli di dominazioni straniere hanno ignorato e osteggiato e che ora occorre costruire se si vuole evitare il ripetersi dell’insuccesso napoletano. Queste riflessioni, soprattutto ad opera di Cuoco arrivano a spegnere i più accesi entusiasmi libertari dei giacobini.
Cuoco scrive il “saggio della rivoluzione napoletana”, riflessione disincantata sui grandi ideali che avevano animato l’età dei lumi, in un momento in cui la svolta di Napoleone in direzione assolutistica allontanava sempre + le mete e i traguardi promessi e preannunciava una strada lunga e difficile nella conquista delle libertà, dimostrando che l’indipendenza non poteva venire dalle armi straniere ma solo da un risveglio delle volontà nazionali. Egli ha il credo dell’educatore.

Romanticismo

Nasce dalla crisi della cultura precedente: l’illuminismo fallisce, aver seguito la ragione non ha portato a nulla, non si trova nessun equilibrio. La ragione da sola non basta, e infatti c’erano state guerre, conflitti e delusioni con la storia (gli ideali da cui parte la rivoluzione furono sconvolti dal terrore).

 

Foscolo

Il Foscolo pur essendo illuminista nel pensiero, è nello stesso tempo classico nella forma e nello stile, romantico nella poesia e nello spirito.

Dell’illuminismo accolse la concezione meccanicista e naturalista: l’uomo è una particella dell’universo che, al pari delle altre, nasce, si trasforma e muore.

Qui nasce il suo dissidio, difronte alla visione meccanicista, dell’evolversi e del trasformarsi della materia si presentano le esigenze dello spirito e del sentimento.
Pur dichiarandosi contrario al romanticismo egli avverte la crisi dell’illuminismo, ma a questa crisi non reagisce come il Leopardi che si chiude in una solitudine triste e senza conforto, ma la sua energia vitale lo fa aggrappare alle illusioni della vita, come l’amore, la patria, la bellezza e l’eroismo.
Nell’altezza degli ideali egli ravvisa il fine della propria vita e quando essi vengono negati (si pensi all’Ortis, a cui viene negato il matrimonio e la patria), l’uomo reagisce con l’affermazione della propria dignità e libertà interiore con il gesto straordinario del suicidio.

Il neoclassicismo non è nel Foscolo un vagheggiamento di forme perfette ma un bisogno di ordine e armonia: quindi la mitologia del Foscolo non è fine a se stessa come nel Monti, ma serve a dare spiegazione dei miti e delle nobili illusioni come appunto la tipica bellezza classica.

Sintesi perfetta dei Sepolcri:
I Sepolcri sono un carme civile, patriottico e religioso.
Carme: poesia lirica solenne
Civile: le tombe, oltre a essere motivo di affetto sono indice di civiltà
Patriottico: esaltazione della patria e incitano la libertà: le tombe dei grandi ispirano l’animo a compiere grandi imprese, a lottare e sacrificarsi per la patria.
Religioso-morale: i sepolcri sono un pretesto per esaltare l’uomo e la vita, per la quale vale la pena di lottare e impegnarsi.

 

 

 

IL RISORGIMENTO

 

La crisi del 1830/1 che attraversò l’europa occidentale ebbe un importanza decisiva, rappresentando un duro colpo per le monarchie conservatrici a base sociale e aristocratica e un affermazione delle forze borghesi costituzionali e liberali. Il liberalismo economico inglese è seguito dal decollo industriale europeo.
Qs crisi d’altra parte evidenzio anche la contrapposizione tra i modelli economici politici francese e inglese e il modello conservatore e aristocratico che rimase nell’area germanica e italiana e nell’ancor più arretrata russia.

La rivoluzione di luglio del 1830 a Parigi e la proclamazione parlamentare di Luigi Filippo per volontà della nazione danno vita a una soluzione politica liberale.
La proclamazione dell’indipendenza del belgio fu il primo effetto internazionale della rivoluzione, poi seguito dalla rivoluzione polacca ferocemente repressa dalla russia. Di minore importanza gli episodi insurrezionali italiani seguiti dalla repressione austriaca.

L’industrializzazione porta a sviluppo demografico e questione operaia.
Seguendo l’idea di Bobbio si può individuare in tre idee i punti di  riferimento di tale dibattito: l’idea liberale, che fa centro sul velore della libertà individuale, proprietà privata e concorrenza, società fondata su equilibrio ottimale dei rapporti individuali; l’idea democratica il cui padre è Rousseau, che si fonda su sovranità popolare e eguaglianza politica economica e sociale; l’idea socialista che prospetta l’edificazione di una società fondata su uguaglianza sociale ed economica.

Linee politiche e culturali in italia tra 40 e 48

Iniziava crescita del movimento repubblicano di ispirazione mazziniana che puntava a unificazione attraverso rivoluzione su base popolare.
D’altro canto il liberalismo moderato si sviluppò in anni 30 attraverso un intenso dibattito che coinvolse diversi gruppi intellettuali. La tendenza neoguelfa, individuava nel papato la forza spirituale unificatrice delle vicende italiane (Gioberti). Balbo invece, nell’opera “delle speranze d’italia” del 1844 faceva i conti più direttamente con la situazione politica, individuando nella presenza dell’austria l’ostacolo principale: questo moderatismo guardava al Piemonte e alla casa Savoia come ai solo interlocutori in grado di muoversi favorevolmente al processo d’indipendenza.

Ondata rivoluzionaria del 1848

All’origine del moto rivoluzionario europeo del 48 troviamo un succedersi di cattivi raccolti e gli effetti di una crisi economica accompagnata da fenomeni di disoccupazione urbana.
In Francia, si rivendicava repubblica, suffragio universale maschile, riduzione orario lavoro, affermazione del diritto al lavoro, in Germania si rivendicava essenzialmente l’unità nazionale.
In Italia la pressione era per ottenere costituzioni liberali, ipotesi di una confederazione di stati sotto la presidenza pontificia a spinta di indipendenza in funzione antiaustriaca.

La fase insurrezionale italiana si aprì nel regno delle due sicilie, poi insorsero Venezia e Milano cacciando gli austriaci, ma è sul Piemonte che occorre concentrarsi: qui il primo risultato dei moti fu la concessione dello statuto da parte di Carlo Alberto. Qs concessione nn fu gradita perché garantiva ancora grandi poteri al sovrano e limitava le funzioni del potere legislativo del parlamento.

L’incapacità militare e l’indecisione politica, unite all’evoluzione negativa della soluzione internazionale, furono poi alla base della sconfitta anche dell’ipotesi moderata che seguì alla battaglia di Custoza e all’armistizio che riproponeva nel Lombardo-Veneto la presenza austriaca.

 

Unificazione italiana

La sconfitta della rivoluzione quarantottesca aprì un intenso dibattito e una sofferta fase di riflessione nel movimento democratico. Mazzini in sostanza, attribuì il successo a carenze organizzative e rimase convinto della percorribilità della via insurrezionale organizzando nuovi tentativi rivoluzionari.
Dal 1852 la direzione politica del Piemonte veniva affidata a Cavour, l’esponente più consapevole di un moderatismo liberale. La nuova linea politica piemontese e la crisi della prospettiva democratica e mazziniana portarono nel 1857 alla fondazione della società nazionale, che raccoglieva liberali e patrioti democratici ormai orientati a unificazione.
L’accordo di Plombières risulta dalla politica estera di C. e stabiliva i termini di un accordo franco piemontese in caso di guerra difensiva contro l’austria. Le provocazioni piemontesi portarono a ultimatum austriaco del 59 e a apertura del conflitto, seguito da guerre di indipendenza e impresa dei mille.

Pensiero europeo

Al trionfo del liberalismo economici e politco si accompagna una generale attenzione per le espressioni della scienza, tecnica e per studio e progresso società. Questa tendenza si esprime dal punto di visa artistico nel trionfo del realismo e nella centralità del romanzo all’interno del panorama dei generi letterari.
Le correnti principali sono quindi il positivismo, l’evoluzionismo e il materialismo tedesco.

 

IL ROMANZO STORICO
Nel panorama della prima metà del secolo (1820/50), il romanzo storico nn è solo il genere che ottiene maggior successo nel pubblico, ma polarizza anche in larga misura la discussione critica intorno alla possibilità  di produrre una letteratura ispirata al vero e destinata ad un pubblico più ampio e popolare, in modo magari da essere anche portavoce di battaglie risorgimentali.

La fortuna del romanzo si può dividere in tre paragrafi essenziali:

  • produzione scottiana
  • traduzioni scottiane e periodo manzoniano
  • tentativi di percorrere nuove strade

Nella storia di questa fortuna si intrecciano gli influssi che provengono d’oltralpe (Fr, En), dove il genere romanzo, che ha più profonde radici, tocca traguardi incomparabilmente più alti che in Italia.

La produzione di romanzi storici e il successo del modello scottiano rinfocolano le polemiche classico romantiche: ora il dibattito si polarizza su convivenza di storia e invenzione.
Nei romantici si rafforza idea che artista possa intervenire dove la storia tace in base al criterio del “verisimile”, che non è più quello classico dell’imitazione, ma la capacità di ricostruire, interpretare e integrare i fatti.

Manzoni poi, si cala in una prospettiva nuova: la storia apparentemente minore di Renzo e Lucia diveniva la chiave per interpretare la vera Storia, il disegno imperscrutabile che regge gli eventi umani e alla luce della quale l’opposizione tra umili e potenti perde completamente di significato.

Dopo il 1840 il romanzo storico si esaurisce per lasciare spazio ad un ambientazione più moderna che assume un ruolo nuovo di rappresentazione vuoi psicologica, vuoi sociale e ideologica.

 

RIMOZIONI DALLA TRASCRIZIONE  F.L.  AI  P.S.

Senso di rimorso di Gertrude.
Le converse la aiutano a nascondere la sua storia d’amore con Egidio e la storia dell’omicidio.
Il cadavere della suora viene nascosto nel convento e la badessa del convento è così convinta che la suora sia scappata dal convento: Gertrude da quel giorno fu sempre + sconvolta tra il dolore e il rimorso e la paura di essere scoperta. Tentava di figurarsi quella suora, con tutte quello parole di minaccia addosso e gli occhi furibondi per aver compreso il suo tradimento: ma poi vedeva quest’immagine impallidirsi e diventare neutra… ecco come Manzoni riproduce il senso del rimorso in Gertrude.

Nella redazione definitiva tutta la storia di Gertrude è eliminata perché una storia gotica così estrema emergerebbe troppo e sarebbe in contrasto con quello che Manzoni vuole: una visione monotematica, senza punte stilistiche, senza accessi ed eccezioni, tono morbido.

Viaggio di Rodrigo al castello

Don Rodrigo cap VII sente il bruciore di quello che per lui potrebbe essere un fallimento. Non vuole che si scoprisse del rapimento per paura di una punizione, ma per questione di orgoglio non si vuole ritirare.
“Ma c’era di mezzo quel benedetto frate”, emergere autonomo del personaggio col discorso indiretto libero, condizionato però dalla voce dell’autore: Rodrigo non avrebbe detto benedetto.
Poi fa monologo per filtrare il pensiero del personaggio.

Don Rodrigo vuole allontanare Cristoforo servendosi dell’Innominato. Per arrivare al suo castello deve attraversare un fiume e parte la descrizione del viaggio e l’esame psicologico di Rodrigo: arrabbiato per il fallimento e deciso a riuscire.
L’attraversamento del fiume è raccontato come un impresa eroica ma in modo grottesco perché la prodezza è in realtà incapacità e violenza, era un fiumiciattolo asciutto. L’incapacità di Rodrigo sta nel fatto che non era nemmeno riuscito con un esercito di bravi a rapire Lucia protetta da un fraticello.

Nei PS questo è sostituito da descrizione del castello dell’Innominato che schiva il consorzio umano. Diversamente Rodrigo è un personaggio ipocrita, è nemico dell’umanità ma toglie la mano avvelenata, fa la bella faccia e si immerge nella vita mondana. Morirà senza nemmeno pentirsi.
Dall’alto del castello poteva vedere tutto e non vedeva mai nessuno sopra di sé. Luogo terribile, ispezionato e pieno di bravi. Momento di malvagità dell’Innominato, accentuata per poi mostrare l’imprtanza della conversione e della mano di Dio.

 

Intreccio di vite
In F.L. i capitoli sono monotematici mentre nell’ultima edizione le storie si intrecciano e Manzoni gestisce meglio il parallelismo delle vite dei suoi personaggi, che muove come pedine.
Lucia sta per essere rapita in casa ma riesce a fuggire in convento: vengono narrati i primi momenti di vita in convento e poi si riprende la storia di Renzo. L’intreccio è suggerito, oltre che dai personaggi e dal caos, anche dalla storia: le storie si intrecciano e le vicende si agganciano perché le vicende storiche influiscono sulla vita dei personaggi e sul loro destino.
Lucia, anche se è una pedina, è da sempre portatrice di verità, tant’è vero che è lei che ha l’ultima parola nel romanzo: è un personaggio idillico, non molto avventuroso e ha sempre mostrato + certezze, dando una morale cattolica e anti idillica al romanzo.

 

Peste
Manzoni vuole aggiungere intelligentia alla narrazione e dare infarinatura al lettore sui fatti storici per dargli la possibilità di una maggiore interpretazione e comprensione.
Manzoni interrompe la narrazione per fare il punto sulla situazione storica.
Alla fine del XXVI capitolo egli dichiara l’importanza del suo intervento e porta il suo punto di vista dall’alto “tutte ciarle, ecco il fatto”.

Pretesto per raccontare della successione Mantova e del conflitto che ne nasce.
L’indagine di Manzoni viene fatta con ironia, contrappunto tra le intenzioni dei personaggi e quello che in realtà succede, il compito del narratore è portare alla luce itinerario personaggi nella storia.
Manzoni si rivolge al lettore e lo avverte che può saltare il capitolo perché l’argomento è estraneo alla narrazione e parla di fame, guerra e peste.

Nel tomo IV del F.L. dove si addensano i capitoli storici si scorgono le differenze coi P.S.

Causa effetto.
I fatti sono più o meno gli stessi su carestia del milanese, ma non informa sulle conseguenze, le dice dopo. Nei P.S. invece c’è una sequenza più logica di causa-effetto. Prima le origini e poi la rovina.

Visione romanzesca/storica
Nel F.L. inizio peste è raccontato seguendo la via romanzesca: il contagio è avvenuto a opera di un soldato che si pensava fosse causato dalla stanchezza del viaggio. Poi le infermiere che lo accudirono si ammalarono e prima che si prendessero seri provvedimenti passarono 25 giorni.
In questi capitoli c’è un ritorno del gotico: la causa della peste era la guerra e esercito: ma le istituzioni sono state cieche e rifiutando la causa naturale se ne inventarono una: untori, patti col demonio, uomini di basso ceto sociale spandevano l’unguento della morte, streghe…

Nel capitolo XXXI dei PS il modo di raccontare la peste è storico. La peste di Milano è quella più documentata e M. si diverte anche a fare emergere i sottoboschi della malavita milanese.
La peste nasceva da persona a persona e M. denuncia l’attività del Tribunale della Sanità e le superstizioni dell’epoca, che condannavano alla tortura miserabili innocenti. M. da quadro terrificante di quella che è stata la giustizia penale dell’epoca.
Gli uomini erano torturati quindi spesso ammettevano crimini nn commessi. Le storie di unzioni saranno smentite quando ci sarà il giudizio dei posteri, che saccentua la verità e spazza via dubbi e credenze.
Storie di unzioni dettate dalla psicosi collettiva: vecchio visto in chiesa spolverare una panca, in un momento tutti gli sono addosso e muore. Solo dopo si seppe che era un uomo per bene.
Ma ci furono anche carneficine più congetturate, ma sarebbe appendice troppo ampia, quindi riprende la storia.

Critica visione superstiziosa del 1600
Don Ferrante (Valeriano) ha cultura pseudoscientifica e superstiziosa.
Interpretazione cometa che diceva che doveva esserci una carestia: bisognava accorgersi di quella predizione funebre, l’errore dei medici sta che non basta parlare di medicina perché c’è anche la metafisica: l’aspetto dei pianeti presagisce malanni.
Utilizza frasi in latino anche se non sa tradurle correttamente.
In ogni caso tutto questo non servirà a nulla perché Ferrante morirà di peste.

 

Sintassi
Cambiamento della sintassi più incalzante per rappresentare il dolore, la condizione estrema in cui viveva la popolazione di Milano.
Sintassi nominale “dappertutto cenci...”, ripetizioni, aggettivi, effetti amplificatori perchè come in un quadro barocco c’è di tutto nella miseria, colori caravaggeschi e cupi.
à Queste misure sintattiche sono adottate fino all’apertura del lazzaretti.
I responsabili di fronte a quella miseria aprono le porte dei lazzaretti per soccorrere e non lasciare per strada i malati. Ma qs decisione non fu delle + appropriate perché in ogni cella c’erano più di 30 persona ammassate, stipate, nutrite con cibi insalubri, sporcizia, noia e mortalità fu più grande che fra gli abbandonati per strada.

Nei P.S c’è sempre sintassi nominale ma è più pacata, non si vuole stupire con miserabilità di quel quadro, c’è un ritorno alle tinte monotonali rispetto alle punte estreme del Fermo e Lucia.
E’ raccontata la lotto per il pane, la sproporzione tra i viveri e il bisogno in senso più economico, i negozi chiusi, le strade in miseria, fallimenti di botteghe, gente smunta….

Critiche
Goethe criticherà questi capitoli storici: tra le molti lodi ci sono critiche perché i capitoli storici sono un corpo estraneo alla narrazione e la interrompono.
La Martine invece lo loda come metodo di indagine nuovo sulla narrazione.
Manzoni è molto colpito da queste critiche e in anni 50 conclude che il romanzo storico non può esistere perché non si può indulgere al romanzesco nella storia: paradossalmente distrugge teoricamente il suo romanzo.

 

Dalla Storia si passa alla storia piccola di Renzo.
Le lettere di Renzo sono percepite da Agnese, ma sono illetterati, quindi passano per mano di scrivani e lettori che devono interpretare a loro modo il contenuto della lettera.
In questo modo abbiamo una sorta di parodia del romanzo epistolare: mette in campo tutti i punti di vista, che Manzoni mette in ridicolo perché lui non privilegia ottica primaria in cui autore non ha controllo ma ottica dall’alto, unica, quella di Dio.

 

http://www.matteoverda.com/documenti/Letteratura-it/letteraturaitaliana.zip

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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