Pittura fiamminga e olandese

 

 

 

Pittura fiamminga e olandese

 

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Pittura fiamminga e olandese

 

LA PITTURA FIAMMINGA
È l’arte pittorica sviluppatasi nella zone delle fiandre cioè il territorio di confine fra il Belgio e l’Olanda.  Qui l’arte acquista caratteristiche specifiche sia nella tecnica che nelle ragioni di sviluppo. Le città delle fiandre sono importanti dal punto di vista mercantile permettendo la nascita di una forte borghesia mercantile che sarà committente d’arte. I soggetti artistici saranno infatti spesso soggetti contemporanei e le opere sacre sono meno numerose rispetto l’Italia e anche in questi ci saranno elementi di contemporaneità visibili nei paesaggi e nelle vesti. La committenza laica porta quindi al fatto che i soggetti più usuali sono particolari della società borghese, come famiglie, attività commerciali, città… temi del tutto nuovi dalla tradizione italiana dell’arte sacra. Simbolo di questa arte sono “I coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck, artista fiammingo che dipingerà questa opera nel 1434. L’arte fiamminga è piena di tanti piccoli particolari e in questo dipinto sono raccolti gli elementi tipici della pittura fiamminga: è ambientato in una casa borghese dove moglie e marito si dichiarano uniti davanti a dei testimoni, uno dei quali è lo stesso pittore che attesta la sua presenza nel quadro nel riflesso dello specchio. L’interno è tipico con una finestra a lato da dove viene la luce che illumina la scena. Vi sono un’infinità di particolari che affollano la scena.
Introduce la pittura ad olio prima su tavola e poi su tela che permette a differenza della tempera una sfumatura migliore poiché asciuga lentamente. Vengono utilizzate due tecniche: la prima applicando i colore direttamente dal tubetto alla tela a tocchi o pennellate. La seconda è indiretta: si disegna la sagoma della figura dipinta sul dondo e poi si passa dando il colore a velature, molto diluito, cosicché la sovrapposizione di strati crei un chiaro scuro graduato. Quest’ultima è una tecnica lunga ma le immagini hanno una forte somiglianza e luminosità.
Uso della tela come supporto è importante perché permetterà maggior mobilità alle opere che possono essere arrotolate e portate in giro venendo a incontrare vari artisti che apprendono tecniche nuove.
Cambia anche l’impostazione del quadro infatti mentre l’arte fiorentina si basava su una costruzione geometrica per dare unità alla scena, l’arte fiamminga utilizza la luce che mette in relazione i tanti particolari della scena. Mentre la pittura fiorentina era quindi legata alla razionalizzazione dell’immagine tramite il disegno e la ricerca scientifica, l’arte fiamminga è legata alla percezione visiva e all’osservazione.
[p. A68-69] nel trittico dell’adorazione dei magi colpisce il fatto che soggetto religioso ha elementi di contorno contemporanei come l’architettura, gli abiti del ‘400 e parti di città fiamminghe. Particolare l’annunciazione avviene in un interno borghese.

ANTONELLO DA MESSINA
Si forma a Napoli, città importante di traffici dove entra in contatto con l’arte fiamminga poichè i sovrani hanno legami con il nord-europa diffondendo la pittura fiamminga nel regno di Napoli dove Antonello ne coglierà alcuni elementi. Si muoverà per l’Italia da Messina e Napoli risalendo fino al Nord dove verrà in contatto con Piero della Francesca e a Venezia con il Bellini acquisendo tecniche: fiamminghe,toscane e veneziane riesce a mediare tra questi linguaggi.
Dipinge “San Gerolamo nello Studio”  dopo aver conosciuto Della Francesca e sono visibili infatti caratteri fiamminghi e fiorentini.


Elementi fiamminghi

Elementi fiorentini

Infinità di particolari anche simbolici: animale, piante, piatto, gatto, il libro, il leone e sul paesaggio di fondo.
L’uso della luce data da più punti luce, una dalla parte dell’osservatore che illumina il primo piano e uno sulle finestre in fondo.

Gabbia prospettica data dal pavimento, dalla libreria-pedana e dalla architettura.

Antonello fa anche dei ritratti, tradizione che prima non c’era, ma che è nordica. Prima in Italia il ritratto veniva eseguito con il profilo (spesso utilizzato dall’antichità sulle monete) che difficilmente esprime i sentimenti e il carattere di una persona. Antonello mette la figura di ¾ con il volto leggermente girato rispetto il busto e gli occhi guardano lo spettatore, mentre la luce illumina la parte più scorciata dando all’altra un gioco di chiaro scuro leggero che rende al volto i suoi volumi. Rappresenta i caratteri non solo somatici della persona ma la sua caratterialità. (Leonardo da Vinci in “Dama con l’ermellino” porrà addirittura due luci).
A Venezia verrà in contatto con bellini da cui prenderà il realismo delle ambientazioni mentre donerà al Bellini il calore della luce, arricchendo entrambi i due artisti.


SAN SEBASTIANO ANTONELLO DA MESSINA

SAN SEBASTIANO MANTEGNA(pag.412)

Quest’opera è ambientata nella contemporaneità data dai vestiti della gente e a Venezia riconoscibile dai Camini. Quest’opera è la sintesi della sua formazione riportando elementi fiamminghi, toscani e veneziani. Il quadro è costruito in verticale e fa pensare ad una pala di un polittico ma non è così. La figura del santo è centrata su una mediana ma il palo non è al centro e il santo lo ritrova curvando il corpo dando maggior movimento e non rigidità alla scena. Da al santo una curva e una tensione che fa pensare ad un arco, la stessa arma che lo ha ucciso. Rispetto al centro l’orizzonte è molto più basso occupa un quarto del quadro e dà alla figura un senso d’imponenza e monumentalità. La prospettiva è definita dal pavimento e dall’architettura e dalla colonna crollata che è una citazione, infatti richiama i volumi di Piero della Francesca, e forse un loro superamento visto che è rovesciata. La luce più veneziana [pittura dove al luce e il colore erano l’elemento principale) e l’attenzione dei particolari realistici, le persone che parlano, i tappeti, l’uomo disteso a terra (citazione del mantenga), particolari fiamminghi. Il santo ha un volto ovale che richiama Della Francesca, il corpo ha proporzioni classiche ma non la virilità, diverso da quello del Mantenga. La luce è naturale con chiaro scuri dolci.

Il Mantenga è uno studioso dell’antico difatti reperti antichi fanno da contorno all’immagine e si nota l’idea del collezionismo padovano. L’architettura è fredda e netta, l’antico è visto nel suo disfacimento anche se dalle rovine nascono delle piante. L’immagine è ricca di contenuti simbolici incominciando da San Sebastiano che si fa martirizzare piuttosto che abbandonare la fede. Il santo è descritto come giovane bellissimo di solito nudo qui Mantenga lo descrive con corpo classico ma con un volto sofferente rivolto al cielo. In angolo si vedono i suoi aguzzini in abiti del 400 dando contemporaneità alla scena. Il corpo del San Sebastiano dato dalla freddezza dei colori sembra di marmo.

 

ANDREA MANTEGNA
Riprende il tema dell’arte rinascimentale del ‘400 nelle sue caratteristiche proprie ed è legato a Firenze, caratteristiche arte fiorentina (geometria, razionale, indagine diretta, centralità dell’uomo, spazio scientifico, costruzione spazio con la gabbia prospettica e disegno (linee di contorno), un arte razionale, elaborazione razionale della realtà …) rispetto a quella fiamminga e veneta legate alla percezione visiva.
Mantenga rappresenta nel nord-est (Veneto) lo sviluppo e la rivoluzione rinascimentale fiorentina. Si forma a Padova che anche se  parte della Repubblica di Venezia è culturalmente legata all’arte fiorentina con il recupero dell’antico e una radicata cultura umanistica dovuta all’università e una lunga cultura artistica (Giotto con la cappella degli scrovegni e Donatello con la statua Gattamelata) legata alla toscana e al rinascimento fiorentino. Ha anche una lunga tradizione del collezionismo d’arte, molte nobili – borghesi .famiglie hanno la passione per il collezionismo di oggetti antichi, botteghe d’antiquariato e alcuni artisti avevano visto questo come Squarciane da cui Mantenga si forma.
Squarciane ha molti allievi e tutti hanno alcuni elementi tipici come le architetture con elementi classici come fondale, le edicole (piccola abside) tutte con spigoli vivi, tagliate e nette,  chiaro-scuri molto marcati e vi inseriscono ghirlande di fiori e frutta ad es. p.410 si vede l’architettura del quadro del Mantenga e a p.413 si notano le ghirlande di fiori e frutta, elementi tipici dei pittori della bottega di Squarciane.
Mantenga segue quindi una formazione padovana che lo induce ad una formazione classica, rinascimentale e umanistica fiorentina.
Mantenga formandosi in questo ambiente diverrà artista di corte a Mantova dai Gonzaga questo è importante perché dimostra che la sta finendo la stagione dei pittore tecnico-pratico-artigiano ora egli è un’intelletuale che si interessa anche di altre discipline come anatomia, psicologia, matematica, geometria, storia, filosofia ecc, artista diviene uomo di cultura. (come nell’arte greca quando l’autore aveva cominciato a firmare le proprie opere e studiare atre discipline per formarsi come musica…) Nel  in cui l’artista si sposta dalla bottega alla corte diviene  un cortigiano non più tanto libero visto che è sottoposto ad un signore ma sicuramente più ricco ed ha occasioni maggiori di conoscenza e studio e ruolo di artista diviene importante a corte. Mantenga ad esempio viene visitato a casa sua quando ospiti importanti quali principi ecc. arrivano a Manotova. Mantenga gestirà tutta la parte immagine dei Gonzaga (realizzando ritratti di famiglia e di corte, disegna gli stemmi araldici della corte e le divise e le armature dei nobili. Affresca i palazzi...)
p.410 cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitari (attaccata alla capelle scrovegni) oggi non esiste più, bombardata nella seconda guerra mondiale e questi affrschi sono andati perduti ci restano solo le fotografie di un rilievo prima della guerra. Era un ciclo complesso, la signora Ove tari, rimasta vedova incaricherà vari pittori scelti da lei (una coppia d’artisti rinascimentali e una tardo-gotica) di realizzare questa cappella.
“L’andata di San Giacomo al martirio” fa notare la gabbia prospettica precisa, con un punto di vista molto basso ma che corrisponde all’occhio dello spettatore al “centro” cioè dove si divide la scena. L’affresco posto in alto accentuava l’effettp monumentale dell’arco e delle persone. Arco a cassettoni sovrasta la scena, visibili sono gli spigoli vivi dell’architettura e i riferimenti classici dei rilievi e dei fregi con attenzione quasi archeologica. Tocco di finezza è il soldato di spalle il cui piedi sporgono dal dipinto sottolineando la continuità tra l’immagine e la realtà.

ORAZIONE NELL’ORTO DEL MANTEGNA

ORAZIONE NELL’ORTO DEL BELLINI

Qui il Mantenga ci mostra i suoi aspetti pittorici. Ha un disegno netto e marcato sia nelle figure sia nel paesaggioè un disegno prospettico preciso. Il corpo dell’apostolo dormiente è visto di scorcio, questa è una particolarità del Mantenga (si ricorda il Cristo morto). I colori e la luminosità non sono naturali ma si ha una luce cruda difatti i colori delle vesti sono cangianti e vanno fino al bianco; questa è una luce acida, artificiale. Propria caratteristica del Mantenga è anche il suo modo di trattare la pietra e le città che disegna sullo sfondo sembrano finte e sono la somma di diverse architetture già esistenti (campanile di San Marco; Arena di Verona; Roma ….)

Ricorda quella del mantenga anche se ha degli elementi di autonomia. Per i fiorentini il soggetto è l’uomo mentre per Bellini è il paesaggio ad avere più forza. Per quanto il paesaggio non sia esistente è più reale, il cielo rosato all’orizzonte e la città. I colori sono caldi in primo piano e vanno via via raffreddandosi allontanandosi dallo spettatore, dando una prospettiva cromatica. Le figure scorciate degli apostoli distesi e la stratificazione delle rocce sono citazioni evidenti del Mantenga, come la luce violenta tipica del Mantenga.

Nella camera degli sposi nel Palazzo ducale di Mantova è una sal di rappresentanza nella quale Mantenga rappresenta la famiglia Gonzaga quando il secondogenito di Ludovico viene nominato cardinale. E’ una rappresentazione vivace della corte con tanto di cani e della nana e testimonia la vita di corte. Particolare nell’occhio sul soffitto sembra vedere il cielo con dei putti, figure femminili, un vaso ecc. E’ molto realistico e dimostra l’abilità della costruzione della stanza  senza quasi nessun elemento architettonico tranne il camino, la prota e i capitelli, mentre il resto è solo finzione.

 

GIOVANNI BELLINI
Rappresenta la pittura veneziana nella seconda metà ‘400. La differenza rispetto all’arte fiorentina sta nel naturalismo data dalle luci e dai colori utilizzati che si ha la predominanza della luce e del colore sulla linea.
Arte veneziana pone maggior attenzione alla realtà rispetto alla razionalità, si avvicina alla percezione. Ha una predilezioni per la luce e il colore forse perché la città sull’acqua fa attenzione ai riflessi e alla luce, la tradizione accompagna Venezia indietro all’arte bizantina all’oro della luce dorata e ai giochi  di luci. Non a caso che già Bellini alla fine suo percorso non utilizza più la linea di contorno ma con Giorgione l’arte veneziana annulla la linea di contorno.
Bellini nasce da famiglia di pittori, il padre Jacopo è un pittore tardo gotico (caratteri favolistica e naturalisti e attenzione alla ricchezza), il fratello Genitle è un pittore e continua la tradizione del padre rappresentando la Venezia del tempo in annotazioni quasi storiche e la sorella è la moglie del Mantenga. La pittura di questo artista influenzerà Bellini che aveva appreso la tradizione del padre e poi era venuto in contatto con Piero della Francesca e Antonello da Messina divenendo il principale pittore della repubblica di Venezia . Si riesce a leggere questo percorso nelle sue opere.
Nella Pala d’altare per la chiesa si San Francesco di Pesaro l’ influenza di Piero della Francesca conosciuto dal Bellini ad Urbino. Nell’”Incoranazione di Maria” si vede infatti una prospettiva rigorosa nella pavimentazione geometrica, chiara citazione di Piero della Francesca anche se gli spigoli vivi del trono riportano al Mantenga. I santi e il paesaggio rispetto all’orazione nell’orto sono cambiati per la luce e il realismo. Qui mostra maggior attenzione alla realtà e lo stesso cielo con le nubi sembra più reale. Bellini qui utilizza il quadro nel quadro disegnando una sorta di cornice al paesaggio all’interno del trono, dando un senso di ambiguità che ha da sempre appassionato artisti e storici come piani della virtualità si sovrappongono.
Sui volti dei personaggi si legge i loro caratteri e lo chiaro scuro è più realistico soprattutto sul San Paolo (con la spada), si noto lo studio dell’espressione e il San Francesco porta la barba incolta dando il senso della povertà.
In “Allegoria Sacra” rimanda già al Giorgione (che non utilizzerà le linee di contorno, procedimento utilizzato da Bellini nella pala di San Zaccaria) per le tematiche, infatti il Giorgine realizzerà quadri per un chiuso circolo di intellettuali e di difficile interpretazione. Questa allegoria (=rappresentazione figurata attraverso un’immagine, spesso umanizzata di concetti astratti o di difficile figurazione es. sapienza, giustizia,abbondanza, fertilità, morte, attraverso figure umane o animali) è carica di significati simbolici spesso di difficile interpretazione. È una serie d’immagini strane (come ad es. il centauro), questo rappresenta una sacra conversazione con la Madonna in Trono e i santi. La Madonna è sul alto sinistro e la scena si svolge da sinistra verso destra. I due santi svestiti sono San Giobbe e San Sebastiano. Il San Giuseppe al centro potrebbe anche essere San pietro mentre il San pietro è rappresentato con la spada. Gesù bambino è l’unico bambino vestito tra i pucchi. Appaiono figure strane come l’orientale di schiena con il turbante e vi sono giochi di luce e vapore lungo il fiume.
Nella pala di San Zaccaria la Madonna è rappresentata in trono assieme ai Santi questa è una delle sue ultime opere datta 1505. bellini fu molto longevo infatti morì a 86 anni forse proprio questo gli ha permesso  di passare la storia dell’arte partendo da una formaione gotica a un coloristico veneziano sperimentando anche una pittura di stampo fiorentino e l’influenzew di Piero dell Frncesca e Antonello da Messina fino ad arrivare a quest’ultima fase dove egli conosce la ricerca del Giorgione il quale dipinge senza linee di contorno e senza linee di costruzioni superando il disegno impostando tutto sul colore la luce e la perfezione visiva. Bellini fa quest’ultima opera attraverso l’uso attento del colore e del chiaro scuro, lo spazio architettonico richiama Piero della Francesca ma la luce è realistica al contrario di quella fredda dell’artista fiorentino. Le figure non sono staccate dall’atmosfera ma ne sono parte in quest’opra si vede al centro la Madonna con il bambino e sopra di essa una lampada con l’uovo di struzzo,sotto di lei un angelo e ai suoi lati Santa Caterina e San Pietro e Santa Lucia e San Gerolamo. La luce entra da un lato dell’architettura ed è interessante poiché da una sorta di apside tipo edicola ma con i lati aperti che mostrano scorci paesaggistici con una luce morbida che da volume alle figure.


Fiamminga

Fiorentina

Veneziana

L’immagine è formata dalla sovrapposizione di moltissimi  particolari legati insieme dalla luce naturale proveniente da un lato.
Soggetti borghesi, vita comune.

L’immagine è data dall’uso della linea di contorno e dalla gabbia prospettica, che da un senso di continuità all’immagine.
Soggetto è l’uomo (tradizione religiosa)

L’immagine è creata dai colori e dalle luci dipinti in modo naturalistico e senza l’uso stretto della linea di contorno. La profondità è data da una prospettiva cromatica.
Il paesaggio ha più forza.

Percezione e cura dei particolari

Razionalizzazione

Percezione, osservazione naturalistica

 

Fonte: http://mirwen.altervista.org/file/appunti/LA_PITTURA_FIAMMINGA.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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