Biogeografia

 


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Biogeografia

 

Oggi sappiamo che i nativi americani derivano da antiche popolazioni asiatiche provenienti dalla Siberia, ma gran parte dei problemi riguardanti la flora e la fauna restano, stranamente, tuttora irrisolti. O meglio: si danno svariate soluzioni, ma in contrasto tra loro. Esiste il caso, per esempio, delle iguane, famiglia di rettili che si trova esclusivamente nelle Americhe, nel Madagascar e in alcune isole del Pacifico (Figi e Tonga). Si tratta di un probabile caso di vicarianza (vedi oltre), ma le modalità sono controverse. Ancora nel 2006 è stato scritto che l’origine della fauna del Madagascar (isola peraltro ben studiata dai biologi) rappresenta uno dei più grandi misteri della storia naturale (Noonan & Chippindale). E non basta: come mai i faggi del Sud (genere Nothofagus comprendente 35 specie) contornano esclusivamente il Pacifico meridionale, vivono cioè in Australia, Nuova Zelanda e Nuova Guinea da un lato, e nella regione Andina sul lato opposto dell’oceano?
Simili esempi di strane distribuzioni geografiche sono innumerevoli e raramente vi è accordo sulle possibili spiegazioni. Altri problemi biogeografici irrisolti riguardano il numero massimo di specie che può colonizzare un’isola (o un’area geografica qualsiasi). Non parliamo poi dell’incapacità di prevedere quali specie possono starci e quali no. Peggio ancora: non si sa neppure se i 2 milioni di specie conosciute (tra animali, piante, funghi e batteri) rappresentano la metà, o un decimo, oppure un centesimo di tutte le specie effettivamente presenti sul nostro pianeta. Altri problemi biogeografici sono strettamente connessi con tematiche ecologiche. Per esempio è importante conoscere l’estensione e la localizzazione delle foreste odierne e del passato, nonché i fattori che ne determinano lo sviluppo o la decadenza. E’ luogo comune (ancorché improprio) affermare che le foreste tropicali, e l’Amazzonia in particolare, sono il polmone verde del mondo. Ma la biogeografia del passato sembra dimostrare che tali foreste non sono esistite durante la maggior parte della storia della Terra. Eppure la quantità di ossigeno atmosferico è sempre rimasta relativamente costante: forse che le foreste, per utili che siano, non sono propriamente un “polmone”? (Stott, 1999).
C’è una concordanza generale, però, su ciò che deve essere la Biogeografia (termine comprendente Fitogeografia e Zoogeografia, a seconda che si parli di piante o di animali). La Biogeografia è la scienza che deve spiegare il perché gli organismi sono distribuiti nel modo che oggi vediamo (Platnick & Nelson, 1978), e difatti si propone di interpretare i patterns spaziali della biodiversità (Brown & Lomolino, 1998). In altre parole: il fatto che le giraffe vivano in Africa e non in Europa è dovuto ad una serie di fattori essenzialmente ecologici (clima, tipo di vegetazione, ecc.), ma il fatto che esse vivano in Africa ma non in Sudamerica è dovuto a complesse vicende geologiche ed evolutive: si tratta insomma di un problema tipicamente biogeografico (Zunino & Zullini, 2004).  

 

Tra i fondatori della Biogeografia si annoverano Alexander von Humboldt (1769-1859), infaticabile esploratore del Sudamerica e della Siberia, paesi nei quali raccolse e studiò decine di migliaia di piante e di paesaggi, e Alfred Russel Wallace (1823-1913) zoologo, cofondatore del darwinismo ed altro infaticabile esploratore e studioso dell’Amazzonia e del Sud-est asiatico. Ambedue morti a 90 anni, furono scientificamente molto attivi fino all’ultimo. Wallace aveva forti interessi biogeografici ed è famoso per aver dato forma definitiva alla suddivisione zoogeografica del mondo in 5 regioni: Paleartica (Eurasia), Neartica (Nordamerica), Etiopica (o Paleotropica), Orientale (India e Sudest asiatico), e Australiana. Inoltre, influenzato in ciò da Darwin, finì per convincersi che la distribuzione geografica degli animali fosse sempre un effetto di fenomeni di dispersione (dispersal). Ebbe così inizio lo sviluppo di una biogeografia dispersionista che vedeva nelle migrazioni di massa, o negli spostamenti accidentali di individui, la causa delle distribuzioni disgiunte.

 

Bibliografia

 

Brown J. H. & Lomolino M. V. (1998): Biogeography. Sinauer Assoc. Inc. Sunderland, Mass., 560 pp.

Craw R.C., Grehan J. R., Heads M. J. (1999): Panbiogeography. Tracking the history of life. Oxford Biogeography series, 11. Oxford, 229 pp.

Croizat L. (1962): Space, Time, Form: the biological synthesis. Caracas., 404 pp.

de Queiroz A. (2005): The resurrection of oceanic dispersal in historicaò biogeography. Trends in Ecology and Evolution, 20: 68-73.

Humphries C.J., (1986): Cladistic Biogeography. Clarendon Press, Oxford, 98 pp.

McDowall R. M. (2004): What biogeography is: a place for process. Journal of Biogeography, 31: 345-351.

Noonan B. P. & Chippindale P. T. (2006): Vicariant origin of Malagasy reptiles supports late Cretaceous antarctic land bridge. The American Naturalist, 168: 730-741.

Platnick N. & Nelson G. (1978): A method of analysis for historical biogeography. Systematic Zoology, 27: 1-16.

Schrago C. G. & Russo C. A. M. (2003): Timing the origin of New World monkeys. Molecular Biology and Evolution, 20: 1620-1625.

Stott Ph. (1999): Tropical rain forest: a political ecology of hegemonic myth making. IEA Environment Unity, London: 1-49.

Zunino M. & Zullini A. (2004): Biogeografia. La dimensione spaziale dell’evoluzione. Casa Editrice Ambrosiana, 373 pp.

 

Fonte: citazione ad http://unina.stidue.net/Universita'%20di%20Milano/Biotecnologie%20e%20Bioscienze/Zullini/Biologia/Zoogeografia/Biogeografia.doc

Autore del testo: Zullini A.

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