Erbe e fiori Piemonte

 

 

 

Erbe e fiori Piemonte

 

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Erbe e fiori Piemonte

 

ERBE E FIORI

 

STAGIONALITA’

ERBE E FIORI

 

 

 

Acacia (robinia)

 

 

 

Acetosa

(Rumex acetosa o rumex scutatus)

 

Rumex in latino significa “lancia” ed è riferito alla forma delle foglie. Nota con il nome volgare di “erba brusca”, appartiene alla famiglia delle Poligonacee.

Le sue foglie, ricche di acido ossalico, si possono gustare crude in insalata, oppure passate al burro, nei ripieni, nelle zuppe, nelle salse che accompagnano le carni di maiale o di vitello.

 

Alchechengio

 

 

 

Angelica

 

 

Erba perenne

Artemisia

( artemisia vulgaris)

 

 

Assenzio selvatico, amarella, assenzio da siepe della famiglia delle Composite. Duecento sono le specie di artemisie che si trovano nei luoghi aridi, nei campi abbandonati, sui materiali di riporto, sui ghiacciai alpini. Le loro proprietà amaro-toniche ne consentono l’impiego in fitoterapia e nella preparazione di aperitivi ei di digestivi. Quest’erba deve il suo nome ad Artemide, dea della caccia e protettrice delle vergini.

In cucina le giovani foglie, o meglio le pannochiette dei fiori quasi sbocciate, usate con discrezione, conferiscono un particolare aroma alle insalate. Foglie e fiori sono usati per aromatizzare arrosti, in particolar modo carni di maiale, oca, anatra, essendo particolarmente adatta per aromatizzare pietanze grasse.

 

Asperula odorosa

 

 

Erba perenne

Bistorta

(polygonum bistorta)

 

 

Chiamata anche serpentina, lènga d’beu, lenga ad can, lazzuola, biavèta o bargui è un’erba perenne spontanea che appartiene alla famiglia delle Poligonacee. Il suo nome è dovuto al fatto che questa pianta presenta un grosso rizoma per lo più doppiamente contorto.

Riconosciuta fin dai tempi deln Rinascimento, prima della scoperta degli antibiotici, veniva usata come cura per la tubercolosi. È comune nei prati e nei pascoli grassi e torbosi dei monti. La radice, ricca di materiali amidacei, era usata un tempo per fare il pane; le foglie giovani vengono consumate come gli spianci e usate, sempre cotte, nelle frittate.

 

Borragine

(Borrago officinalis)

 

Viene detta anche buras, erba alla torta, burros, appartiene alla famiglia delle Borragginacee. È un’erba annua a foglie ruvide, fiori a forma di stella molto bellii e di uno splendido colore azzurro. Viene usata nelle minestre, cotta o cruda nelle insalate, nelle frittate, fritta in pastella, si aggiungono alcune foglie alle lenticchie in umido per renderle più gustose, si mescolano con prezzemolo, pepe e melissa per arricchire i ripieni di carne e di pesce. È ottima nei minestroni, nei piatti unici a base di verdura e nei contorni a base di cavolo rapa.

Erba perenne

Buon Enrico

( chenopodium bonus-henricus)

 

 

Chiamato anche “tuttabuona”, spinacio selvatico, barcoi o bricoi, appartiene alla famiglia delle Chenopodiacee. È un’erba perenne, dalle foglie sagittiformi, spesse, carnose, farinose nella pagina inferiore, ricoperte da una patina di cera vegetale: è, questa, una forma di adattamento che la pianta adotta per limitare la perdita idrica, vivendo in terreni salini. È selvatico, ma può essere portato in coltivazione nell’orto, comune sulle Alpi e sugli Appenini. Vero e proprio spinacio, ricco di ferro, è una pianta interessantissima dal punto di vista alimentare: ottimo nelle minestre, nei risotti, cotto in insalata, come contorno nei piatti di carne; i germogli possono essere preparati come gli asparagi (meglio cuocerli a vapore per mantenere inalterati il sapore ed i principi attivi)

Curiosità: quest’erba venne chiamata “Buon Enrico” per ricordare Enrico IV di Navarra, detto il “Re Buono”, divenuto poi il protettore dei botanici.

 

Calendula

 

 

 

Cappuccina

 

 

 

Centonchio

(stellaria media)

 

Paverana, cencio molle, centonchia, morso di gallina, erba oselina, beccagallina, erba dei canarini, appartiene alla famiglia delle Cariofillacee.

I fiori di quest’erba,  hanno la forma di piccole stelle bianche, ed è ottima nei minestroni, nelle insalate, nelle frittate.

 

Cerfoglio

 

 

 

Crescione

(lepidium sativum)

 

Erba annua della famiglia delle crocifere, detta anche agretto, agrettone, crescione d’orto; può raggiungere il mezzo metro d’altezza. Si trova nelle sorgenti, nelle fontane, presso ruscelli ed acque limpide. È depurativo, disintossica l’organismo dei fumatori, è diuretico ed antiscorbutico. In Francia, quest’erba viene denominata “salute del corpo”; il suo sapore richiama quello della senape. Si mangia in insalata, da solo o mescolato ad altre crudità: ha un sapore piccante, pepato: si sparge finemente tritatosi panini imburrati, si mescola alla ricotta fresca, si unisce alle frittate o alle salse per renderle piccanti, si accompagna alla cerne fredda; insaporisce minestre e verdure cotte.

 

Dragoncello

 

 

 

Erba cipollina

 

 

 

Erba di San Pietro

 

 

 

Foglie di vite

 

 

 

Gelsomino

 

 

 

Issopo

 

 

 

Lauro

 

 

 

Lavanda

 

 

 

Luppolo

(humulus lupulus)

 

Detta anche luvertin, lavartin, vertis, divertì e bruscandoli, appartiene alla famiglia delle Cannabacee. È una pianta perenne, rampicante, presente negli incolti; forma siepi tipiche del paesaggio dell’Italia settentrionale.

Il Mattioli, noto medico, fu uno dei primi a parlare di questa pianta nel 1500 e ne descrisse l’impiego nella preparazione della birra; ne descrisse pure l’uso alimentare dei teneri germogli, consumati sia crudi che cotti.  In particolare vengono usati in minestre di riso con patate, nelle frittate (dopo averli premessati) oppure vengono consumati come gli asparagi dopo averli bolliti (cambiando l’acqua due volte per toglierne il gusto aspro)

Il luppolo è conosciuto anche come pianta officinale e come pianta tessile.

 

Maggiorana

 

 

 

Malva

(malva silvestris)

 

Detta riondela o ariondela, è un’erba perenne che appartiene alla famiglia delle Malvacee.

È comune e diffusa ovunque: lungo le strade di campagna, ai margini dei campi e nei luoghi erbosi. Si dice che sia il fiore dei poveri e, nel dizionario dei fiori, ha significato di dolcezza e di amore materno. Gli antichi la chiamavano “foglia santa” mentre il poeta Orazio trovava pace cibandosi esclusivamente di malva, cicoria ed olive. I cinesi consumavano le sue foglie in insalata;egizi e greci ne facevano uso e i romani la coltivavano come verdura facendola figurare anche nei pranzi solenni.

Con la malva si preparano ottime minestre e risotti e i suoi fiori si prestano a guarnire insalate e piatti freddi.

 

Margheritina

 

 

 

Matricaria

 

 

 

Menta

 

 

 

Origano

 

 

 

Ortica

(urtica dioica)

 

Viene chiamata ortìa, ortica, ortìa enrabià, erba cara: appartiene alla famiglia delle Urticacee. È un’erbacea perenne, spontanea, coperta di peli urticanti che secernono liquido caustico; è il vegetale più ricco di clorofilla. Cresce in ogno dove: negli incolti, nei campi, nei boschi, lungo i sentieri. I saggi contadini sanno che il terreno migliore e più ricco è proprio là dove  cresce l’ortica e suggeriscono di prendere qualche pugno di terra per arricchire i vasi in cui si vogliono piantare i fiori.

C’è chi, collocando in piena terra piantine di pomodori, melanzane, cavoli o meloni mette, sul fondo della buchetta, rami di ortica in abbondanza per dare nutrimento agli ortaggi. Lasciata crescere accanto alle erbe aromatiche, l’ortica ne arricchisce il contenuto di oli essenziali e tiene lontano le altre piante infestanti.

Con un mazzolino di punte di ortica, raccolte in primavera, si possono fare cento cose: si mangia come gli spinaci, è squisita in zuppe, creme, minestre di riso e frittate. I greci ne erano ghiotti ed Aristofane ne raccomandava la raccolta in primavera, prima che i fusti fossero induriti; gli svedesi, costretti dalla natura, la coltivano per usarla come verdura: e pensare che, quando ci si vuole sbarazzare di qualcosa di inutile, si dice “gettalo alle ortiche”

 

Pimipinella

 

 

 

Primula

 

 

 

Portulaca

 

 

 

Rabarbaro

 

 

 

Robinia

 

 

 

Rosa

 

 

 

Rosa canina

 

 

 

Sambuco

 

Conosciuto con il nome di sambur o sambuc appartiene alla famiglia delle caprifogliacee. È un arbusto cespuglioso, alto circa 2,5 metri ed è diffuso nelle boscaglie, negli incolte, ai lati dei viottoli umidi, emana un odore sgradevole. I ragazzi i un tempo si servivano dei rametti del sambuco per fare fischietti. Con il legno della radice si fabbricavano gli stetoscopi medici. Nella cucina povera i fiori freschi sono ancora utilizzati per aromatizzare la frutta cotta, le gelatine e le marmellate. I fiori secchi di sambuco vengono usati per profumare e conservare meglio le mele durante la stagione invernale.

 

Santoreggia

 

 

 

Sedano di monte

 

 

 

Silene inflata

(erba del cucco)

 

È un’erba perenne dal fusto eretto con foglie ovali cenerine e fiori bianchi o rosei, comune intorno ai pascoli, nei margini delle strade, lungo le rupi, nelle vigne. È conosciuta più che altro per il suo impiego gastronomico, poichè la fitoterapia non ne contempla l’uso. Imparentata con i garofani, il suo nome deriva da Sileno, il panciuto inseparabile compagno di Bacco. I bambini si divertivano a strappare i calici otriformi e stringendone l’apertura tra le dita, a batterli sul dorso della mano libera o sulla fronte per sentirne lo schiocco.

 

Tarassaco

(taraxacum officinale weber)

 

Conosciuto con il nome di dente del leone, soffione, capo di frate, girasol e piscialletto, appartiene alla famiglia delle Compositee. È un’erba perenne, comunissima nei luoghi ombrosi, erbosi, negli incolti, lungo i sentieri presso vecchi muri. È una delle più note ed usate in fitoterapia considerando che tutte le parti della pianta possono trovare un utile impiego. Il tarassaco va raccolto in terreni liberi da colture soggette a trattamenti antiparassitari. In primavera le foglie consumate in insalate crude o cotte costituiscono un buon trattamento depurativo: i boccioli appena sviluppati si possono conservare sotto aceto come i capperi; ottimo cotto a vapore gustato come gli spinaci, deliziosa la marmellata preparata con i suoi petali.

 

Tiglio

 

 

 

Timo serpillo

(Thymus serpyllum)

 

Detto anche perisò, serpulin, pepulin, erba pevra, erbaccia, appartiene alla famiglia delle Labiale. È un’erba rustica, perenne, cespugliosa, bassa con radici striscianti, in estate forma dei bellissimi cuscini, con fiori minuscoli di un bel rosa vivo. Questa pianta aromatica fioriva e rallegrava i giardini e veniva usata in medicina ai tempi degli egizi. Tra tutte le erbe aromatiche il timo è il più prezioso per combattere le infezioni: un tempo era l’antibiotico dei poveri ed era usato per combattere la pertosse. In cucina serve ad insaporire ripieni, polpettoni, arrosti, stufati, pesci e marinate e va sempre usato sbriciolato sui cibi cotti all’ultimo momento.

 

Trifoglio

 

 

 

Viola del pensiero

(viola tricolor)

 

È conosciuta anche con altri nomi come malastra, pensè, violetta blu, viola di san Giuseppe, appartenente alla famiglia delle violacee. È una delle piante da giardino più famose, i suoi fiori sono lievemente profumati e di tanti colori, venivano usati nella medicina popolare e oggi in erboristeria. Un’antica leggenda delle nostra valli narra che il nome malastra è stato dato a questo fiore per significare la posizione privilegiata della matrigna e delle sue due figlie rispetto alle due figliastre. Infatti in basso, sul petalo maggiore, sostenuto da due sepali verdi sta comodamente seduta la “malastra”:ai due lati il petalo sorretto dal sepalo rappresenta il sedile per le figlie; i due petali che si trovano in alto (nel solaio) rappresentano, invece, il sedile per le figliastre.  A raccontare questa leggenda nella valle del Cervo (provincia di biella) si consuma con piacere una deliziosa minestra

 

Viola mammola

 

 

 

Fiori di zucca

 

 

 

Erbe officinali

 

ERBE OFFICINALI DELLA VALLE GRANA

Le principali specie di erbe officinali coltivate nella Valle Grana sono: la lavanda, il lavandino, la menta piperita, il timo e la maggiorana.
La produzione viene destinata quasi interamente a laboratori artigianali dislocati nella Valle Grana. Vengono utilizzate, essenzialmente,come essenze secche oppure per l'estrazione dei principi attivi.

La zona di produzione delle erbe officinali comprende tutti i comuni della Valle Grana in provincia di Cuneo.

 

Fonte: http://www.ecomeal.info/Ppiemonte/docs/ORTAGGI.doc

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