Gas
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I GAS
Il  gas è una sostanza che si trova in uno stato caratterizzato dall’assenza di  forma e di volume proprio, conseguente alla quasi totale assenza di legami  fra le molecole che la costituiscono e alla distanza relativamente  grande tra di esse. Tali condizioni rendono comprimibili i gas entro ampi  limiti di temperatura e di pressione.
  Comunemente  si parla di gas a proposito di sostanze che presentano le caratteristiche  indicate nelle condizioni ambientali di  temperatura e di pressione ,mentre si definiscono  vapori le sostanze che ,trovandosi allo stato  liquido o solido, si presentano allo stato gassoso  in particolari condizioni  di temperatura e pressione ,ossia alte  temperature,basse pressioni,evaporazione,ebollizione,sublimazione.
  Sono  gas gli elementi nobili:elio,neon,argo,cripto,xeno,e alcuni dei rimanenti idrogeno,ossigeno,azoto,fluoro,cloro,radon,  un gran numero di composti,fra cui l’ammoniaca,l’acido cloridrico,l’ossido di  carbonio e l’anidride carbonica.
  Caratteristica  dello stato gassoso è la tendenza di una qualsiasi quantità di gas ad occupare  tutto lo spazio a sua disposizione. Conseguenza di questa tendenza è la  pressione che un gas esercita sulle pareti di un recipiente che lo contiene o  su qualsiasi superficie a contatto con esso.
  Ogni  sostanza  allo stato gassoso è  caratterizzata dalla pressione, dal volume e dalla temperatura alla quale si  trova ; queste tre grandezze  non sono  però indipendenti fra  di loro ; fissate  due di esse , la terza resta completamente determinata .Per conseguenza,  assegnato il valore ad una di esse, la variazione di una delle altre due  produce la variazione della terza;per esempio.,al variare della pressione a  temperatura costante varia  il volume  occupato da una determinata quantità di gas.
  In  adatte condizioni di temperatura  e  pressione  i gas possono essere ridotti  allo stato liquido  e solido ;  reciprocamente i solidi e i liquidi  se  non si decompongono prima di aver raggiunto la temperatura necessaria  possono passare allo stato gassoso. Esiste  per ogni sostanza allo stato gassoso una  temperatura critica  al di sopra della  quale  per quanto sia grande la pressione  applicata ,essa rimane tale e non si liquefa.  Si trovano comunemente allo stato gassoso   le sostanze che hanno temperatura critica inferiore a quella ordinaria.
Lo  studio sistematico  del comportamento dei  gas è merito di Robert Boyle il quale attraverso una lunga serie di  osservazioni stabilì che ,a temperatura costante;il raddoppio della pressione 
  esercitata  su di una cetra quantità di gas ne riduce il volume alla metà pressione tripla  ne riduce il volume ad un terzo  e cosi  via , e ne dedusse che il prodotto del volume per la pressione a temperatura  costante,è costante :da qui la relazione
  
  pv =K
Questa  uguaglianza scoperta quindici anni da Edme Mariotte , va sotto il nome di legge  di boyle e Mariotte.
  Giova  notare che questa legge , e altre proprietà dei gas è valida solo per un gas  ideale  e con una buona  approssimazione  per i   gas reali a bassa pressione  e lontani dalla temperatura critica. .
  La legge che regola  il cambiamento del  volume  al variare della temperatura è  stata enunciata nel 1802 da Joseph Lussac,fisico e chimico francese :grazie  allo studio di diversi tipi di gas(aria, ossigeno, anidride carbonica ) formulo  la legge di Gay Lussac, secondo la quale , a pressione costante: 
V = V0(1+aT)
Dove V0 è il volume a 0°C, V il volume alla temperatura generica T espressa in gradi centigradi a rappresenta un coefficiente di espansione :
Dalle  misure effettuate ; Gay Lussa  trovò che  il coefficiente di espansione  era quasi  identico  per tutti i gas studiati e  valeva  circa 0,00366°C( almeno a  pressione non troppo elevate).Se   rappresentiamo  il volume in  funzione  della temperatura otteniamo  una  semiretta:il volume  è in correlazione lineare con la temperatura:

nello stesso periodo in cui Gay Lussa scopriva la legge che porta il suo nome ; lo scienziato francese Jaches _Alexander Cèsar Charles studiava il comportamento della pressione dei gas al variare della temperatura :Charles rilevò che a volume costante; quando la temperatura di un gas aumenta , anche la sua pressione aumenta viceversa una dimnuizione di temperatura fa diminuire la pressione interna del gas .La legge di Charles , che mette in evidenza la pressione p con la temperatura T, a volume costante è espressa dalla formula seguente :
p = p0(1+bT)
dove p0 è la pressione alla temperatura di e b un coefficiente di compressione , Charles scoprì pure che, a pressioni non troppo alte ,il coefficiente di compressione era quasi identico per tutti i gas , circa 0,00366 °C^-1, valore identico al coefficiente di espansione .Nella figura sottostante è presentata graficamente la legge di Charles : la pressione aumenta in modo lineare all’aumentare della temperatura .

Altra legge che regola i gas è la legge di Avogadro ,infatti una mole di gas è quella quantità di gas che contiene un numero di molecole uguale al numero di Avogadro:
NA = 6,02 *10^23
All’inizio  dell’Ottocento ; il torinese Avogadro , scoprì la legge  che porta il suo  nome    ossia una mole di gas, nelle stesse condizioni di pressione e  temperatura, occupa sempre lo stesso   volume , qualunque sia la natura del gas, per esempio , alla pressione  di 1atm e alla temperatura di 0°C  una mole di qualunque gas occupa un   volume di 22,4 litri.
  Come si è gia anticipato precedentemente un  gas che segue esattamente le quattro leggi è un gas 
  perfetto  .Nella realtà  non esiste un gas  perfetto. Il gas perfetto  è un gas  ideale , che aiuta   a capire il  comportamento  dei gas reali : Per  esempio , l’aria , a temperatura ambiente   e alla pressione atmosferica  si  comporta quasi come un gas  perfetto.
  Riprendiamo la legge  di Gay-Lussac tenendo presente  la definizione di gas ideale: Considerando un  gas ideale  che aumenta la sua  temperatura  da 0°C a 100°C. 
  in un grafico volume _ temperatura  la temperatura  sarà rappresentata dalla seguente figura  

Utilizzando la legge rappresentiamo l la trasformazione dei gas anche per temperature inferiori a 0°C .
 Il segmento tacciati  incontra l’asse orizzontale  in un punto che corrisponde  alla temperatura di circa   - 273°C. Per tale temperatura  il volume del gas ideale diventa nullo :  Fisicamente  non è 
  possibile  che il volume di un gas sia nullo ; perché  comunque  piccole, le molecole  del gas hanno sempre  certe dimensioni : Perciò  non è neanche possibile  che la temperatura  di un gas risulti inferiore  a – 273°C :A questo valore della temperatura  si dà il nome di zero assoluto:
  Si  può ripetere lo stesso ragionamento per la legge  di Charles .Utilizzando il grafico pressione  – temperatura 

si  trova che anche  alla temperatura di  -273 °C la pressione del gas dovrebbe risultare  nulla.   
  Nell’ 1843 il francese Emilè   Clayperon   dimostrò che le quattro leggi   possono essere riassunte in un’ unica relazione  che lega pressione, volume e temperatura  e quantità di gas: 
pV = K NT
dove   N   rappresenta  il numero delle  molecole del gas , T  la temperatura in  kelvin ; K  è una costante  di proporzionalità identica per tutti i  gas  e si chiama costante di Botzlmann.
  La  relazione viene  chiamata equazione  di stato   dei gas  perfetti  o equazione   caratteristica dei gas perfetti , perché è  sempre vera per i gas  ideali . Per i gas reali, invece , è vera  solo quando questi sono a bassa densità , cioè molto rarefatti  e a temperatura lontana da quella di  condensazione. Per la legge di Avogadro , una mole di qualunque  gas contiene un numero  di molecole  pari a   6,02 *10ì23 e occupa un volume di 22,4 l   alla temperatura  di 0°C e alla pressione atm. possiamo  calcolare quindi  il valore della  costante di Botzlmann, in quanto valendo le seguenti uguaglianze :
  
  22,4 litri = 22,4 * 10^-3 m3
  
  0°C =273
  
  1 atm =1,01* 10^5 N/m2
  
  Ricaviamo  K dall’equazione di stato: 
K= pV /N T
Questa  costante è identica per i tutti  i gas ,  perché una mole di qualunque gas ; che   si trova a quella temperatura e a quella   pressione , occupa sempre un volume di 22,4 litri: 
  Il  numero N di molecole di un gas  è sempre  molto grande mentre il valore della costante è molto piccolo. Per  questo motivo   l’equazione dei gas perfetti viene espressa in maniera diversa rispetto  a quella riportata precedentemente ,si indica con n il numero di moli  del gas . Poichè n moli contengono  un numero N di molecole uguale al prodotto  nNA, si può scrivere la formula :               
                                pV = nNAKT
Indicando con R il prodotto KNA,otteniamo che :
pV=nRT
La  costante R , detta costante universale dei gas, vale 8,31 J/(mole*K)
  Supponiamo  che un gas passi da uno stato iniziale a uno stato finale ,mentre la pressione  p rimane costante. Indichiamo  con Vf e  Tf il volume e le temperature finali .Applichiamo  l’equazione   caratteristica dei gas perfetti   allo stato iniziale e allo stato finale:
pVi =nRTi
 pVf= nRTf 
dividiamo  per p:
  Vi= nRTi/p
Vf=nRTf/p
Poiché nR/p si mantiene costante possiamo scrivere che
V=(cost)T
Questo  vuol dire che il volume di un gas ,mantenuto a pressione costante, è  direttamente proporzionale alla sua temperatura , espressa in kelvin 
  Perciò  si può rappresentare tutto questo graficamente , il volume in funzione della  temperatura , si ottiene una semiretta   che passa per l’origine    

se ripetiamo lo stesso discorso , mantenendo costante il volume invece della pressione, otteniamo che:
                                     p=cost T
quindi la pressione di un gas , mantenuto a volume costante, è direttamente proporzionale alla sua temperatura , espressa in kelvin.La rappresentazione grafica della pressione in funzione della temperatura è una semirette che passa per l’origine degli assi .Pertanto è possibile costruire un termometro a gas, sfruttando le variazione di pressione.
La teoria cinetica dei gas
La  teoria cinetica  dei gas considera  i gas come sistemi costituiti da un  grandissimo numero di particelle (molecole o atomi) animate da un continuo  movimento , perfettamente elastiche ,e libere di muoversi le une rispetto alle  altre senza reciproche interazioni  a  distanze relativamente grandi fra loro. Questa schematizzazione vale solo per i  gas perfetti , o per i gas realii a temperatura sufficientemente  elevata da rendere trascurabile la coesione  delle molecole rispetto alla loro energia cinetica .secondo questo punto di  vista , le grandezze macroscopiche o termodinamiche che caratterizzano lo stato  e il comportamento di un gas debbono essere interpretate come la risultante  statica del comportamento di tutte le particelle che costituiscono il gas.
  Nella  realtà , nelle condizioni ambiente la maggior parte  dei gas , elementi o composti ,è è formata da  molecole , con l’eccezione dei gas nobili;a elevata temperatura  le molecole di numerosi gas si dissociano  negli atomi costituenti .
  La  teoria cinetica stabilisce un nesso fra il comportamento statico di un grandissimo  numero di particelle che seguono la legge della meccanica e le grandezze  termodinamiche  che caratterizzano lo  stato dell’insieme macroscopicamente determinabile. Conseguenza fondamentale di  questo nesso è la corrispondenza fra moto delle molecole e temperatura; la
temperatura  di un gas  è tanto più elevata quanto  maggiore è l’energia cinetica media   delle particelle , molecole atomi che lo costituiscono.
  Riscaldando  un gas  a volume costante gli si  somministra  una certa quantità di  energia sotto forma di calore che va ad aumentare l’energia cinetica media  delle particelle  che lo costituiscono , e questo fatto  si manifesta in termini  macroscopici , sottraendo invece il  calore  
  ad  un gas nelle stesse condizioni, la diminuzione della temperatura sarà  determinata  dalla conseguente  diminuzione dell’energia cinetica  delle  particelle che formano il gas. Considerando quindi l’energia cinetica si potrà  calcolare  la pressione e la temperatura  con il modello cinetico . Per esempio considerando un gas monoatomico , varrà  la seguente formula :
P=2/3 Ecmedia N/V
 Dove V è il volume  occupato dal gas  ed N il numero di molecole .
  La  pressione è proporzionale  alla densità  delle molecole :Inoltre la pressione è proporzionale all’energia cinetica media  delle molecole, dunque è proporzionale    al quadrato della velocità media delle   molecole
  Questa  legge stabilisce  un legame fra pressione  , volume l’energia cinetica media delle molecole del gas:Pressione e volume  sono grandezze macroscopiche , direttamente misurabili, mentre l’energia  cinetica media delle molecole è una grandezza microscopica.,
  Quindi  potremmo calcolarci anche la temperatura con il modello cinetico scrivendo la  precedente formula di Bernulli in modo diverso :
pV=2/3NEcmedia
ricordando  che vale l’equazione di stato dei gas perfetti        
 pV=NKT 
  
  dividendo  entrambi i membri per 2/3 N otterremo che :
Ec media =3/2 KT
Quindi  l’energia cinetica  delle molecole è  direttamente proporzionale alla temperatura assoluta dei gas .
  Le  leggi sperimentali di Boyle, di Gay-Lussac e di Charles possono essere  interpretate  mediante la teoria cinetica  molecolare, tenendo presente  che la  pressione di un gas è dovuta ad urti   delle molecole contro le pareti del contenitore.
  Supponiamo  che il volume a disposizione  di un gas venga  ridotto:In tal caso  il numero di urti  delle molecole sulle pareti  del  recipiente aumenta; perciò il gas   esercita una pressione maggiore   sulle pareti :Il volume  diluisce  e la pressione aumenta  in modo che il  prodotto delle due grandezze  rimane  costante .Pertanto ritroviamo la legge di Boyle.
  Se  il gas è racchiuso in  un contenitore  rigido ; cioè a volume  costante , un  aumento della temperatura  produce un  aumento dell’energia cinetica media delle molecole .Il numero di urti sulle  pareti per unità di tempo aumenta  e  perciò aumenta anche la pressione interna   del gas .Ritroviamo la legge di Charles: a volume costante, un aumento  della temperatura  produce un aumento di  pressione del gas.
  Quando  la temperatura di un gas aumenta , aumenta l’energia cinetica media delle  molecole .Ne deriva che aumenta la frequenza degli urti contro le pareti del  recipiente sia la forza che ogni molecola esercita nell’urto. Questi  aumenti  tenderebbero a far  aumentare la pressione, ma se essa è  mantenuta costante, il gas si espande e quindi aumenta il volume :Ritroviamo la  legge di 
  Gay-Lussac:  a pressione costante un aumento di temperatura fa aumentare il volume occupato  dal gas.
http://www.francescozumbo.it/zumbo/lavori-studenti/2008/cd-5g-2007-2008/lavori/5g-2007-2008-valeria-morabito-gas.doc
autore: Valeria Morabito
Gas
 
 
Il gas è uno stato fluido della materia che riempie il  recipiente occupato e si lascia facilmente comprimere. 
  I gas alle stesse condizioni di  temperatura e pressione hanno caratteristiche molto simili tra loro. 
  Le proprietà macroscopiche dei  gas sono interpretate attraverso lo studio molecolare e la cosiddetta Teoria  cinetica dei gas.
  Definiamo la condizione di gas  ideale la condizione a cui tutti i gas tendono ad assomigliare diminuendo la  temperatura e la pressione. Le proprietà di un gas ideale sono:
- Le particelle del gas ideale non hanno dimensioni, e quindi sono prive di massa: le particelle del gas risultano così pure astrazioni geometriche. Il gas ideale quindi riempie veramente tutto il volume del suo recipiente, mentre il gas reale non lo occupa tutto perché una parte è occupato dal volume delle particelle stesse. Il gas ideale quindi è comprimibile all’infinito (V=0).
- Nel gas ideale le particelle non interagiscono tra di loro.
- Le particelle del gas ideale si muovono di moto rettilineo uniforme urtandosi tra di loro e urtando le pareti del recipiente: ciò si spiega ricordando che non c’è interazione tra le particelle. Gli urti sono elastici, quindi non si perde energia.
 La legge di Graham quindi dice che il rapporto tra la velocità media del primo gas e quella del secondo gas è uguale alla radice quadrata del rapporto tra i pesi molecolari.
 Graham dimostrò questa legge anche sperimentalmente. Abbiamo un tubo di vestro di lunghezza di 1 m, in cui vengono inseriti nello stesso istante dell’Acido Cloridrico HCl e dell’ammoniaca NH3. Avendo un peso molecolare diverso uno sarà più veloce dell’altro (in questo caso acido cloridrico è più pesante e quindi più lento) e si incontreranno a una certa distanza formando sul vetro del tubo un anello bianco di Cloruro di Ammonio (Nh4Cl(s)).
  
 Si calcola il tempo e quindi la velocità, dimostrando sperimentalmente la validità della Legge di Graham.
 La Legge di Graham può anche essere scritta in un altro modo che è il più usato perché più pratico. Si fa percorrere a due gas differenti uno stesso spazio e si calcola il tempo di percorrenza: esso è proporzionale alla radice quadrata del rapporto tra le masse molecolari dei due gas:
 _tb_ = ``mb_
 ta Ö ma
 Per poter definire meglio un gas dobbiamo prima definire le sue tre principali variabili : la pressione, il volume, la temperatura.
Pressione
Con pressione si intende il numero di urti e la forza F che  le particelle hanno contro una determinata superficie s del recipiente
  P = _F_ = Newton = 1 Pascal
          S                         m2
  Il Pascal è l’unità di misura della pressione e i suoi  sottomultipli sono il bar e il mbar.
  Bar = 105  Pa   mbar = 102 Pa
  Altre unità di misura normalmente usate sono l’atmosfera atm  definita come la pressione esercitata da una colonnina di mercurio alta 76cm;  altra misura ancora è il torr (in onore del grande fisico Torricelli) definita  come la pressione esercitata da una colonnina di Mercurio alta 1 mm. Le unità di conversione  sono:
  1 atm = 760  torr     1 atm = 101325 Pa
Volume
I gas non hanno volume, ma tendono ad occupare interamente il loro recipiente, quindi il volume di un gas è uguale a quello del suo recipiente. Le unità di misura sono il litro L, il millilitro ml oppure il dm3 e il cm3.
Temperatura
La temperatura esprime lo stato  termico di un corpo.
  Nella vita di tutti i giorni la  scala usata è quella Celsius, ma nello studio dei gas è usata la temperatura  assoluta T (detta temperatura Kelvin) col seguente rapporto di conversione:
T = °C + 273
Le Leggi dei Gas
Vediamo ora come varia lo stato di un gas mantenendo prima la temperatura, poi la pressione e infine il volume costanti.
Legge di Boyle
 Boyle si accorse che, mantenendo la  temperatura di un gas costante, se si raddoppiava la pressione su questo gas,  diminuiva il volume. Egli quindi enunciò una legge che và sotto il nome di  Legge di Boyle che dice che la pressione di una gas e il suo volume a  temperatura costante sono direttamente proporzionali. Il grafico di questa  legge è un ramo d’iperbole.
Boyle si accorse che, mantenendo la  temperatura di un gas costante, se si raddoppiava la pressione su questo gas,  diminuiva il volume. Egli quindi enunciò una legge che và sotto il nome di  Legge di Boyle che dice che la pressione di una gas e il suo volume a  temperatura costante sono direttamente proporzionali. Il grafico di questa  legge è un ramo d’iperbole.
Legge di Charles-Gay Lussac
  Charles e Gay-Lussac si accorsero che  mantenendo la pressione cotante, intendendo con Vo il volume che il gas ha a 0°C, facendo aumentare la  temperatura da 0°C  a 1°C il  volume aumentava di 1/273 del Vo. Da questa esperienza enunciarono la  cosiddetta Legge di Charles- Gay Lussac che dice che il volume di una data  quantità di gas in un recipiente mantenuto a pressione costante è direttamente  proporzionale alla temperatura assoluta:
  V = Vo + 1/273 Vo t
  Ponendo  a = 1/273 avremo:
                                             V =  Vo (1+ a t)      V = Vo aT                             V
  Il  grafico di questa legge è una retta.
   0°K                                                     T
                                                                                                       0°K                                                     T 
  Da questo grafico per  estrapolazione possiamo dedurre qual è la temperatura in cui il volume si  annulla, ossia –273,14°C che rappresenta lo zero assoluto della scala Kelvin.  Alla temperatura di –273,14°C quindi c’è il gas ideale. A questa temperatura ci  si è avvicinati ma non si è mai arrivati, e questo fa capire quanto sia una  nozione limite il gas ideale.
  Dalla legge di Charles-Gay Lussac  si può ricavare una formula più pratica, ossia:
  V1 = T1
  V2    T2
  Dalla legge di Charles e Gay-Lussac si può ricavare  un’altra legge: La pressione di una data quantità di gas in un recipiente  mantenuto a volume costante è direttamente proporzionale alla temperatura  assoluta:
  p = po  (1+ at)
Legge generale dei gas
La legge generale dei gas vale  solamente per i gas ideali e riunisce le leggi di Boyle e Charles-Gay Lussac.
  Abbiamo una mole di gas a 0°C con un certo volume  iniziale Vo e una certa pressione iniziale po. Facciamo  ora subire una trasformazione isobara a questo gas: le sue tre variabili quindi  saranno:
  0°C    Vo     Po
  t°C    V1      Po                       V1 = Voat     [1]
  Questa trasformazione è regolata  dalla legge di Charles-Gay Lussac.
  Facciamo ora invece subire una  trasformazione isoterma a questo gas, le tre variabili diventano:
  0°C    Vo    Po
  t°C     V1    Po
  t°C    V2    P                P0V1 = PV2        [2]
  Ricavando quindi V1  dalla [2] e sostituendolo nella [1] avremo:
  PV = Vo a T po         PV = Vo  po
  T       273
  Per la Legge  di Avogadro noi sapevamo che a 0°C  e a 1 atm di pressione, il volume di un gas ideale è 22,414 litri. Quindi  sostituendo avremo:
  PV = 22,414
  273
  Quel rapporto è detto costante dei gas ed è uguale a: 
  R= 0,0821
  Siccome noi avevamo n moli, allora la legge generale dei  gas è:
PV = nRT
Da questa legge possiamo ricavare le dimensioni di R che  sono:
  R = 0,0821 l×atm×mol-1×K-1
  Se si fa il rapporto membro a membro delle leggi di un gas  che cambia tutti e tre i parametri avremo:
   P1V1 =  nRT1        P2V2  = nRT2                      P1V1 = P2V2
                   P1V1 =  nRT1        P2V2  = nRT2                      P1V1 = P2V2
                                                                                             T1           T2
  Quindi possiamo affermare che la Legge di Boyle è contenuta  nella Legge generale dei Gas.
  La Legge  generale dei gas può essere ancora trasformata e calcolata in funzione della  densità di un gas. Infatti se intendiamo il numero di moli come il rapporto tra  il peso e il peso molecolare del gas(n = g/M), e la densità il rapporto tra il  peso e il volume del gas (d = g/V), avremo 
  PV = _g_ RT      PM = d RT
  M
  Ponendo la pressione P = F/S avremo:
  PV = F/S V = F×l = Lavoro       L= PV
Proponiamoci ora di calcolare alter  dimensioni di R:
  R = _PV_ = 101325 × 22,414 ×10-3 =  8,314   J × mol-1 × K-1
  nT              n    273
  Ossia R trasformato in calorie è:
  R = 1,987 cal  mol-1 K-1
Legge di Dalton sui miscugli gassosi
Dalton studiò un recipiente in  cui vi era un miscuglio formato da due gas. Dalton arrivò alla conclusione che  La pressione totale a cui è sottoposto un miscuglio è la stessa delle pressioni  parziali, intendendo con pressione parziale la pressione che eserciterebbe ogni  singolo gas se da solo occupasse tutto il volume del recipiente.
  Ptot  = P1 + P2
  Questa legge è facilmente  dimostrabile applicando la legge generale dei gas ai due componenti del  miscuglio:
  p1  V1 = n1 RT           [1]
  p2 V2  = n2 RT          [2]
   (p1 + p2) V = (n1 + n2)  RT    [3]                 Ptot = P1 + P2
                                                          (p1 + p2) V = (n1 + n2)  RT    [3]                 Ptot = P1 + P2
Frazione Molare
Se facessimo il rapporto membro a  membro tra la [1] e la [3] e tra la [1] e la [2], avremo:
  _p1_ = _n1_                _p2_ = _n2_
  ptot         ntot                  ptot         ntot
  Possiamo introdurre così il  concetto di frazione molare, cioè in che percentuale è presente nel  miscuglio (ossia è la sua concentrazione):
  Xi  = numero di moli del componente
  numero di moli totali
  Quindi se consideriamo due gas A e  B che compongono un miscuglio, le loro frazioni molari sono:
  Xa  = ___na__                      Xb = ___nb__            Xa + Xb = na  + nb  = 1
  na  + nb                                 na + nb                                             na  + nb
  Quindi la somma delle frazioni molari dei singoli  componenti di un miscuglio è sempre uguale a 1. Quindi un altro modo per  scrivere la Legge  di Dalton, e per calcolare le pressioni parziali è:
  P1 = Ptot Xi               Ptot = å pi
Grado di dissociazione
Dalla legge PM = dRT possiamo ricavare la densità:
  d = PM
  RT
  Si scoprì che in alcuni gas c’era  una densità anomala dovuta alla dissociazione. Ad esempio nel Pentacloruro di  Fosforo è:
  PCl5 « PCl3  + Cl2   (si formano due  molecole)
  Quindi per correggere la legge  generale dobbiamo parlare del grado di dissociazione a:
  a =  _______n (moli delle molecole dissociatesi)_____
  no (moli iniziali prima della  dissociazione)
  Se si dissociano tutte le  molecole allora a  = 1, mentre se non se ne dissocia nessuna il grado di dissociazione (sempre  espresso in percentuale) è nullo.
Calcolo del numero totale di particelle
Il numero totale di particelle di un gas è uguale alla somma  del numero delle particelle indissociate e del numero di particelle delle dissociazione.
  ntot = n  (particelle indissociate) + ndiss (particelle della dissociazione)
  devo così  introdurre n,  cioè il numero finale cui dà luogo la dissociazione di una molecola.
  ndiss = a × no
  ntot = no - ndiss
  Se sostituisco il valore trovato prima avremo:
  ntot  = no (1 - a + an)               ntot = no  [1 + a(n-1)]
  PV = no[1 + a(n-1)]RT
  Questa legge è di validità ancora  più generale della legge dei gas.
Gas Reali
Gli esperimenti di Boyle, Gay-Lussac e Charles  riguardavano il gas ideale, cioè un gas ala temperatura assoluta, a pressione  zero e volume nullo. Il gas ideale è però solamente un’astrazione, in quanto  non è possibile raggiungere quelle condizioni di equilibrio.
   Infatti se consideriamo il fattore di  comprimibilità (Z = PV/RT), esso nei gas ideali è uguale a 1, ma nei gas reali,  quelli che si possono trovare in natura, esso è minore di 1.
Infatti se consideriamo il fattore di  comprimibilità (Z = PV/RT), esso nei gas ideali è uguale a 1, ma nei gas reali,  quelli che si possono trovare in natura, esso è minore di 1. 
  I gas reali  hanno alcune proprietà:                                                            Z
- I gas assomigliano al gas ideale, a bassa pressione
- A media pressione la particella si comprime e il volume è minore
rispetto al volume occupato in uguali condizioni dal gas  ideale: per
   questo motivo il fattore di  comprimibilità è minore di 1. Se dovessimo
questo motivo il fattore di  comprimibilità è minore di 1. Se dovessimo 
  quindi rappresentare il fattore di comprimibilità avremo:
   Vediamo quindi che se essi si  comprimono, arriveranno ad un certo
Vediamo quindi che se essi si  comprimono, arriveranno ad un certo 
  punto che il loro fattore di comprimibilità comincerà ad  aumentare
  in quanto le particelle cominceranno a respingersi tra loro,  fino ad
  arrivare a valori z>1.                                                                                                                            P
- Altra proprietà è che man mano che aumenta la temperatura i gas diventano molto simili al gas ideale.
Equazione di Van der Waals
L’equazione di Van der Waals è l’equazione che descrive i  gas reali. Essa è:
  (P + _a_) (V – b) = RT
   V2
                                                                        V2
  Spieghiamo ora i termini di quest’equazione. Il termine V è  il volume a disposizione delle particelle nel gas reale, ed è minore del volume  a disposizione delle particelle nel gas ideale. Il termine correttivo b è detto  covolume (covolume = spazio occupato dalle particelle)e il suo valore è circa  uguale a 4 volte il volume delle particelle. Infatti come si vede nella figura  allato i centri di due molecole non possono avvicinarsi ad una distanza  inferiore del diametro di una data molecola. Calcolando il volume avremo:
   4/3 p (2 r)3                  4/3 p 8 r3              4[4/3 pr3]
               4/3 p (2 r)3                  4/3 p 8 r3              4[4/3 pr3]
  b =  4 Vol N
  La   Pressione P esercitata dalle particelle nel gas reale minore  è minore di quella esercitata dalle particelle nel gas ideale. Il termine a è  un termine correttivo ed è dovuto all’effetto delle attrazioni tra le molecole  ed è una costante empirica caratteristica del gas considerato.
  Il numero di urti con la parete, in un dato tempo, è  proporzionale alla densità del gas e ciascun urto è attenuato da una Forza di  attrazione verso l’interno del recipiente che è proporzionale alla densità  delle molecole che esercitano l’attrazione. In definitiva il fattore di  correzione a per la pressione P è proporzionale al quadrato del volume.
  P µ  urti    P µ Forza di attrazione    P µ d2
  d2 µ 1/V2
  A bassa pressione il volume del gas è grandissimo, quindi  il termine (V-b) è circa uguale a V e inoltre il termine a/V2 è così  piccolo che può essere trascurato: quindi a bassissima pressione l’equazione di  Van der Waals all’incirca è uguale all’equazione generale dei gas, e quindi il  comportamento del gas reale si avvicina a quello del gas ideale.
  In definitiva passando dall’equazione di stato PV = RT  all’equazione di Van der Waals si è passati da un’equazione unica, valida per  ogni gas a comportamento ideale, ad un’equazione valida nella sua forma  generale per tutti i gas reali, ma che, per la presenza delle costanti a e b,  rappresenta tanti casi diversi quanti sono i gas a cui viene applicata.
  Diamo ora di seguito alcune  definizioni:
  Gas Incoercibili: Sono detti gas incoercibili quei gas che non diventano mai liquidi.
  Gas Liquefabili: Sono detti gas liquefabili quei gas che possono diventare liquidi.
  Temperatura Critica: Si  definisce temperatura critica quella temperatura alla quale il gas si liquefa.  Ad esempio l’ossigeno a temperatura di –118°C e con una pressione di 50 atm  diventa liquido.
  Gas: Viene detta  gas una sostanza che ha la temperatura critica al di sotto della temperatura  ambiente (25°).
  Vapori: Si dicono  vapori quelle sostanze che hanno una temperatura critica al di sopra della  temperatura ambiente (25°C).
Fonte: http://digilander.libero.it/quintaachimica/Gas.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
 La materia allo stato gassoso (M: 7-1)  (P1:5-2): 
  I gas hanno  attratto l'interesse degli scienziati sin dal 1600 ( Robert Boyle). A Boyle si deve la prima delle leggi dei gas:  per una  certa quantità di un gas, a temperatura costante, il prodotto della pressione  per il volume è costante:  
PV = cost.
Il che si può anche esprimere nel modo:
P1V1 = P2V2
cioè che per una certa quantità di gas a temperatura costante la pressione è inversamente proporzionale al volume. La legge di Boyle è una legge limite, cioè che vale come buona approssimazione in alcuni casi e in altri meno buona, mai in modo assoluto per i gas reali. Tutte le leggi dei gas sono perfettamente valide per il gas ideale che è una astrazione, definita nel modo seguente:
- Le interazioni fra le molecole del gas e fra queste e le pareti del contenitore sono nulle, escluso l’istante in cui collidono.
- Il volume proprio delle molecole del gas è nullo.
- Gli urti tra le molecole e tra queste e le pareti del contenitore sono perfettamente elastici.
- Tra un urto ed un altro le molecole seguono un moto rettilineo uniforme in qualsiasi direzione dello spazio, cioè in modo del tutto casuale.
Come si è detto, il gas perfetto non esiste in natura. Tuttavia i gas reali tendono ad approssimare il proprio comportamento a quello del gas ideale quanto più bassa è la pressione e quanto più alta è la temperatura.
Legge di Charles (1) ( 1787) e di Gay- Lussac (isobara) (2) ( 1802):
- Le variazioni percentuali di volume di gas diversi per una identica variazione di temperatura sono uguali.
- In condizioni isobare, la variazione di volume di un gas per ogni grado di temperatura ( aumento se la temperatura aumenta, diminuzione se la temperatura diminuisce) è pari ad 1/273 del volume occupato dal gas alla temperatura di 0°C: Vt = V0 ( 1 + αt ), dove Vt è il volume alla generica temperatura t, V0 è il volume del gas a 0°C e α è uguale a 1/273,15.
Legge di Gay-Lussac (isocora): 
   In condizioni isocore ( a volume costante), la  relazione che intercorre fra pressione e temperatura è analoga a quella fra  volume e temperatura: Pt = P0 ( 1 + βt ). 
  Temperatura assoluta: Se nelle espressioni precedenti  poniamo α = β = 1/273,15 e poniamo che  (273,15 + t) = T e 273,15°C = T0, otteniamo per V: Vt = V0  ( 1+ t/273,15) = 
  =V0 ( 273,15 + t )/273,15 = V0 T/T0  cioè Vt/V0 = T/T0, e analogamente per la  pressione: Pt/P0 = T/T0. Si è così  introdotta una nuova grandezza, la  temperatura assoluta, che ha una scala  centigrada, e che si ottiene sommando alla temperatura in gradi Celsius il  numero 273,15 e che ha come unità di misura il grado Kelvin. Come si deduce  dalle due leggi di Gay-Lussac, valide rigorosamente per il gas ideale, la scala  delle temperature assolute ha il suo zero alla più bassa temperatura  teoricamente raggiungibile, cioè alla quale il volume e la pressione del gas si  azzera. Questa temperatura (-273,15°C) non è praticamente raggiungibile perché  il gas ideale non esiste in quanto, per esempio, il volume degli atomi, per  quanto piccolissimo, non è tuttavia nullo. Sperimentalmente si sono raggiunte temperature  di un millesimo maggiori dello zero assoluto. Una volta definita la temperatura  assoluta le due leggi di Gay-Lussac possono essere così ridefinite: 1) A  pressione costante (condizioni isobare) la pressione di un gas è direttamente  proporzionale alla temperatura assoluta.; 2) A volume costante (condizione  isocore) la pressione di un gas è proporzionale alla temperatura assoluta. 
Legge di Avogadro (1805) (M:7-1-7): 
   Volumi  uguali di gas diversi nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono  lo stesso numero di molecole. Avogadro la ipotizzò nel 1805, per spiegare  il comportamento dei gas che, quando si combinano, lo fanno secondo numeri  piccoli e interi. La legge si può esprimere anche in questo modo: le masse  di volumi uguali di gas diversi, nelle stesse condizioni di temperatura e  pressione, sono proporzionali alla massa molecolare di ciascun gas. Poiché  la massa (peso) molecolare di una sostanza è data dalla somma dei pesi atomici  (relativi) degli elementi che compongono la molecola e questi sono rapportati  alla massa di 1/12 dell'isotopo  12C,  si può concludere che la quantità di sostanza che contiene la stessa quantità  di particelle (molecole, atomi, ioni) contenuta in 12 grammi di carbonio, cioè  un numero di Avogadro di particelle pari a N = 6,023 x 1023, sarà  uguale al peso molecolare della sostanza espresso in grammi. Questa quantità di  sostanza è chiamata mole. La legge di Avogadro si può quindi esprimere con la  seguente espressione V = kn, dove k è una costante di proporzionalità ed n è il  numero di moli. 
  Le tre leggi  finora discusse si possono così esprimere: 
  
  Legge  di Boyle: V µ  1/P; 
Legge di Charles: V µT;
Legge  di Avogadro: V µ  n. 
  
  Combinando le  tre espressioni si ottiene: 
  
  V µ nT/P 
Chiamando R la costante di proporzionalità si ha:
V = RnT/P ovvero PV = nRT
Questa espressione è chiamata legge generale dei gas e fornisce la relazione fra le quattro variabili sperimentali di un gas perfetto ( P,V, n, T). La costante R è detta costante universale del gas perfetto e può essere ricavata tenendo conto che, a 0°C e alla pressione di 1 atm., una mole di un gas perfetto ha un volume di 22,414 l, per cui il valore di R, con queste dimensioni ( V in l, P in atm, T in gradi Kelvin), ha il valore di 0,082057.
Pressioni parziali (M: 7-3): 
  In una miscela  di gas, la pressione esercitata da un singolo componente della miscela gassosa 
  (pressione  parziale p) è pari a quella che eserciterebbe se si trovasse da solo ad  occupare tutto il volume V a disposizione della miscela. Se si indica con P la  pressione totale a cui è sottoposta la miscela gassosa, sarà: P = p1  + p2 +p3 ….+ pn . La legge generale dei gas  vale anche perle miscele di gas secondo la. PiV  = niRT. Se si indica con xi  la frazione molare (ni/ntot) dell'iesimo componente della  miscela sarà pi = xi P. 
Interazioni tra molecole nei sistemi  gassosi (P2: 6-8): 
  I gas reali seguono la legge  generale dei gas solo a bassa pressione e ad alta temperatura. Queste  deviazioni dipendono dalle proprietà intrinseche delle molecole di un gas  reale: a) le molecole reali hanno un volume proprio; b) le molecole reali sono  soggette ad interazioni reciproche di natura elettrostatica, sia repulsive che  attrattive. Quando le distanze sono intermolecolari sono relativamente grandi  (superiori al migliaio di pm) queste interazioni sono trascurabili e quindi il  gas segue abbastanza fedelmente la legge generale dei gas.  L'andamento dell'energia potenziale dovuta  all'azione complessiva delle forze attrattive e repulsive tra due molecole nei  sistemi gassosi è espresso dalla funzione  potenziale di Lennard-Jones: 
E = Eattr + Erepuls = -A/r6 + B/r12
Dove r è la distanza tra due molecole mentre A e B sono parametri che dipendono dal gas considerato. Il primo termine del secondo membro esprime la componente energetica responsabile dell'attrazione tra le molecole. Il valore di questo termine è inversamente proporzionale alla sesta potenza della distanza intermolecolare r, per cui tende a zero già a distanze molto piccole. D’altra parte il valore del secondo termine, che descrive la componente energetica responsabile della repulsione fra le molecole, essendo inversamente proporzionale alla dodicesima potenza della distanza r, si annulla a distanze intermolecolari ancora più piccole, ma al diminuire di queste il suo valore aumenta molto più bruscamente di quanto diminuisca quello derivante dalle azioni attrattive. Il risultato complessivo è che, quando si riduce la distanza tra due molecole prevalgono dapprima le attrazioni intermolecolari, ma a distanze molto brevi predominano le interazioni di natura repulsiva.
Comportamento dei gas  ideali (P2 6-8):
  I gas reali seguono la legge di  Boyle solo a basa presioine e alta temperatura. E’ interessante esaminare  l’andamento del fattore di compribilità   (PV/nRT) al variare della pressione:
- Per il gas ideale il f.c. è costante e sempre uguale a 1;
- Pere i gas reali f.c. tende all’unità solo a basse pressioni;
- Di solito il f.c. all’aumentare della pressione dapprima diminuisce raggiungendo un minimo minore di 1 (gas più comprimibile). Poi cresce, diventando maggiore di 1 a pressioni sufficientemente alte.
- Mano a mano che la temperatura cresce, la curva si addolcisce e il minimo si approssima all’asse delle ordinate;
- Esiste una temperatura, detta temperatura di Boyle, alla quale la tangente alla curva PV/nRT contro P, per P = a,0, coincide con la retta che descrive il comportamento ideale. A temperature superiori alla temperatura di Boyle il gas è sempre meno comprimibile del gas ideale).
Gas reali ed  equazione di van der Waals (M: 7-4; P2: 6-9): 
  La teoria cinetica dei gas si  basa su due presupposti: 
- le molecole del gas abbiano volume proprio nullo;
2) le interazioni fra le molecole del gas siano nulle. Da questi presupposti si sono ricavate le leggi dei gas perfetti che, storicamente, erano state ricavate esclusivamente per via sperimentale.
- Se le molecole di un gas reale hanno un proprio volume intrinseco, esso è precluso al moto delle altre molecole. Se si considerano le molecole del gas come sfere rigide il volume globale di ingombro di una mole (NA) di molecole si definisce covolume, b. Il covolume non coincide con il volume fisicamente occupato da una mole di molecole, ma è legato a questo e può essere calcolato considerando che la minima distanza a cui i centri di due molecole, idealizzate come sfere rigide di raggio r, possono giungere è pari a 2r . Pertanto, per ogni coppia di molecole , c'è una sfera di impenetrabilità il cui volume è 4/3 p (2r)3 = 8 4/3p r3 = 8vm ( vm = volume proprio di una molecola). Per una mole di gas si ricava il covolume b = 4 NA vm. Se indichiamo con Vi il volume che è idealmente a disposizione di n moli di gas e con V il volume del recipiente che contiene il gas sarà: Vi = (V - nb).
- La pressione effettivamente esercitata dalle molecole di un gas sulle pareti del recipiente è inferiore a quella del gas ideale. Infatti ogni molecola che sta per urtare le pareti del recipiente viene attratta, nel gas reale, verso l'interno dalle forze attrattive presenti all'interno del gas. Tanto maggiore è la concentrazione del gas, tanto maggiori saranno queste forze attrattive del gas e tanto meno efficace sarà l'urto della molecola sulle pareti del recipiente. D'altra parte , la pressione dipende, in via diretta, dal numero di molecole che urtano, nell'unità di tempo, le pareti del recipiente; anche questo numero è proporzionale alla concentrazione del gas. L'effetto globale delle interazioni fra le molecole sulla pressione di un gas reale è, pertanto, proporzionale al quadrato della concentrazione del gas n/V. Se si indica con Pi la pressione idealmente prevista e con P la pressione reale del gas, si ha: Pi = P + an2/V2.
Dall'equazione dei gas perfetti si ha allora, per n moli di gas che:
( P + an2/V2 ) ( V - b ) = nRT
 Questa espressione costituisce l'equazione di Van der Waals che  fornisce una approssimazione migliore per i gas reali. Il suo valore non è  universale perché le costanti a e b sono diverse per i diversi gas e devono  essere ottenute ogni volta sperimentalmente.
  A pressioni molto basse il volume  del gas è molto grande e la distanza media fra le molecole molto elevata. In  questa condizioni sia il covolume b che la pressione interna an2/V2  sono trascurabili e il gas si comporta come un gas ideale. All’aumentare della  pressione comincia ad avere peso il contributo della pressione interna, mentre  l’effetto del covolume è ancora trascurabile. In altre parole prevalgono le  forze attrattive che influenzano la pressione del gas., che diventa più  facilmente comprimibile. A distanze brevissime prevalgono le forze repulsive  (dalle quali dipendono le dimensioni delle molecole). In queste condizioni  diventa importante il covolume, il quale è responsabile del fatto che ad alte  pressioni il gas diventa meno comprimibile. Si noti che le interazioni attrattive  e il covolume hanno effetti opposti sul fattore di comprimibilità, per cui la  localizzazione del minimo di energia dipende da a e da b. Nel caso in cui le  attrazioni intermolecolari siano molto deboli può accadere che, ad una data  temperatura il minimo tenda a sparire. Ciò accade, per esempio, per l’idrogeno. 
  Liquefazione dei gas (M: 7-4-2; P2:6-10): L'energia cinetica  di un gas, a temperatura sufficientemente alta, è molto più elevata delle  energie attrattive tra le molecole, per cui   le molecole sono libere di muoversi liberamente nello spazio a  disposizione. Se si diminuisce la temperatura del gas diminuisce pure l'energia  cinetica delle molecole fino a quando questa   diventa dello stesso ordine di grandezza delle energie attrattive.  Poiché queste crescono con la sesta potenza della distanza, se si comprime il  gas le molecole si avvicinano ulteriormente e l'attrazione aumenta ancora, fino  a che le energie attrattive prevalgono sui moti termici .A questo punto il gas  condensa passando dallo stato aeriforme a quello liquido o solido. A  temperature sufficientemente alte, ciò non accade, perché ancora prima che le  distanze intermolecolari siano sufficientemente ridotte da far prevalere le  energie di attrazione fra le molecole, intervengono le repulsioni fra le nuvole  elettroniche. Di conseguenza tra le molecole del gas viene vanificata ogni  tendenza ad aggregarsi in una stato condensato. La temperatura critica di un gas (Tcr) è la temperatura al  di sopra della quale non è possibile liquefare un gas per sola compressione. Un aeriforme che si trovi al di sotto della temperatura critica viene di solito  chiamato vapore, al di sopra viene  chiamato gas. Il comportamento di un  gas differisce dalla idealità tanto più quanto più si approssima al punto di  liquefazione, cioè alla temperatura in cui avviene il passaggio di stato da  aeriforme a liquido. Questo fenomeno è dovuto al prevalere delle forze di  attrazione intermolecolari sul moto di traslazione delle molecole che è  proporzionale alla temperatura assoluta del gas. Il fenomeno della liquefazione  è accompagnato dalla emissione di una forte quantità di energia, detta calore latente di liquefazione; conseguentemente l'evaporazione di un liquido (passaggio dallo stato liquido  allo stato aeriforme) è accompagnata dall'assorbimento di energia detta calore latente di evaporazione.  La compressione di un gas provoca uno sviluppo di calore, perché il lavoro che  si compie sul gas viene trasformato in calore. L'espansione di un gas, contro  una pressione  esterna, provoca sempre assorbimento  di calore, in quanto il gas produce lavoro a spese della propria energia  interna. Quando un gas viene espanso nel vuoto, cioè senza produzione di  lavoro, se si comportasse  come un gas  perfetto, non si avrebbe assorbimento di calore. In pratica la grande  maggioranza dei gas si raffredda per espansione. Fanno eccezione solo pochi gas  ( idrogeno, elio, neo ) che si riscaldano per espansione nel vuoto. Peraltro  anche questi gas, al di sotto di una certa temperatura detta temperatura di inversione, si  raffreddano per espansione nel vuoto. 
Diagramma di Andrews. I dati critici dei gas ( M: 7-4-2-1): 
  La liquefazione di un gas per  semplice compressione può avvenire solo al di sotto di una certa temperatura  detta temperatura critica. Diagramma di Andrews: Diagramma  isotermo pressione/volume del gas CO2 . Si consideri l'isoterma (a)  alla temperatura di 48,1 °C superiore alla temperatura critica del gas  di 31,1 °C. La curva segue abbastanza bene la  curva isoterma PV = cost (legge di Boyle), cioè una iperbole equilatera,  soprattutto nella sua parte inferiore cioè a bassa pressione. Nella parte  superiore, pur seguendo con minor precisione la curva teorica, essa non  presenta nessuna discontinuità. La isoterma (e) a 13,1 °C ha un andamento del  tutto diverso: Se si segue la curva partendo dalla destra, cioè a bassa  pressione, non si riscontra nulla di particolare, sino al punto G dove, a  pressione costante, si ha una notevole contrazione del volume, sino al punto B.  In questo intervallo tutto il gas passa allo stato liquido, mentre si libera il  calore latente di liquefazione. Terminata, dopo il punto B, la liquefazione del  gas, per un ulteriore aumento di pressione si ha una minima contrazione del  volume in accordo con la poca comprimibilità dei liquidi. La curva, pertanto,  segue una linea quasi verticale. Le altre curve   al di sotto della temperatura di 31,1 °C hanno andamento simile. I  pianerottoli GB, G'B' ecc., che rappresentano la differenza di volume fra gas e  liquido, hanno larghezza sempre minore mano a mano che la temperatura si alza.  Esiste una temperatura in cui il pianerottolo della curva P/V si riduce ad un  punto, cioè il volume del gas e quello del liquido sono uguali.. A questa  temperatura, detta temperatura  critica, esiste una pressione, detta pressione critica, alla quale il gas ha lo stesso volume del  liquido. Questo volume è detto volume  critico. Al di sopra di questa temperatura il gas non si può liquefare  per sola compressione. Il calore latente di   evaporazione diminuisce all'aumentare della temperatura sino a ridursi a  zero alla temperatura critica. 
Fonte: http://www.chimica.unipd.it/mario.acampora/pubblica/L59%20.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
I gas
 Il  termine gas venne coniato agli inizi  del ‘600 dal medico e chimico fiammingo Jan Baptiste van Helmont (1577 – 1644),  tra i primi a studiare in modo scientifico le caratteristiche di tale tipo di  sostanze; egli analizzò in particolare il gas che si sviluppa nella combustione  del legno, cui dette il nome di gas  silvestre, ciò che noi oggi chiamiamo anidride  carbonica. Van Helmont ritenne che questi corpi, privi di una loro forma e  di un volume definito, assomigliassero al “caos”, termine con il quale  nell’antica Grecia veniva indicata la materia informe e disordinata che era  servita, secondo la mitologia, per la creazione dell’universo. Chiamò quindi caos i vapori che otteneva nei suoi  esperimenti, ma per adattare la parola alla pronuncia fiamminga adottò la  grafia gas, entrata poi nell’uso comune. All’epoca di van Helmont l’unico gas  conosciuto era l’aria, che costituiva  anche uno dei quattro elementi di cui, seconda la tradizione, sarebbe stata  costituita la materia. Spesso, nel corso dei loro esperimenti, gli alchimisti  avevano ottenuto alcune “arie” e “vapori”, ma si trattava di sostanze  sfuggenti, difficili da studiare ed osservare e facili invece da trascurare.
 Il  termine gas venne coniato agli inizi  del ‘600 dal medico e chimico fiammingo Jan Baptiste van Helmont (1577 – 1644),  tra i primi a studiare in modo scientifico le caratteristiche di tale tipo di  sostanze; egli analizzò in particolare il gas che si sviluppa nella combustione  del legno, cui dette il nome di gas  silvestre, ciò che noi oggi chiamiamo anidride  carbonica. Van Helmont ritenne che questi corpi, privi di una loro forma e  di un volume definito, assomigliassero al “caos”, termine con il quale  nell’antica Grecia veniva indicata la materia informe e disordinata che era  servita, secondo la mitologia, per la creazione dell’universo. Chiamò quindi caos i vapori che otteneva nei suoi  esperimenti, ma per adattare la parola alla pronuncia fiamminga adottò la  grafia gas, entrata poi nell’uso comune. All’epoca di van Helmont l’unico gas  conosciuto era l’aria, che costituiva  anche uno dei quattro elementi di cui, seconda la tradizione, sarebbe stata  costituita la materia. Spesso, nel corso dei loro esperimenti, gli alchimisti  avevano ottenuto alcune “arie” e “vapori”, ma si trattava di sostanze  sfuggenti, difficili da studiare ed osservare e facili invece da trascurare. 
  Nel 1643, il fisico toscano Evangelista Torricelli (1608 –  1647), allievo di Galilei, riuscì a dimostrare che l’aria esercita una pressione, corrispondente, in  particolare, a quella esercitata da una colonnina di mercurio alta 760 mm, esperimento col  quale inventò il barometro .
  Ma cosa si intende esattamente per pressione e quali sono le  caratteristiche di questa grandezza fisica? Nella vita di ogni giorno noi  incontriamo la pressione molte volte ed in svariati differenti contesti: c’è la  pressione atmosferica, la pressione delle gomme, la pressione sanguigna ecc.  Fisicamente la pressione (P) rappresenta il rapporto tra la forza (F) applicata  su una superficie, in direzione perpendicolare ad essa, e l’area (A) della  superficie. Per quanto riguarda le unità di misura, ne esistono  fondamentalmente cinque, per ognuna delle quali cercheremo di fornire le  nozioni essenziali ed i fattori di conversione.
| Unità di misura della pressione | |||||||||
| Nome | Simbolo | definizione | |||||||
| Pascal | Pa | Anche se attualmente poco nota e poco diffusa, è l’unità definita nel SI, che dovrà sostituire tutte le altre. Essa corrisponde alla forza di 1 N esercita sulla superficie di 1 m2 | |||||||
| Chilogrammi su metro quadro | kgp/m2 | E’ l’unità utilizzata nel mondo delle costruzioni e corrisponde alla forza esercitata dal peso di un corpo di massa 1kgm sulla superficie di 1 m2 | |||||||
| Atmosfera | atm | Unità di uso comune (ad es. la pressione delle gomme), corrisponde alla pressione esercitata dall’atmosfera a livello del mare | |||||||
| Torr  | Torr | Utilizzata ad es. per la pressione sanguigna, corrisponde alla pressione esercitata da una colonnina di 1 mm di mercurio | |||||||
| Bar | bar | E’ una unità di misura poco usata, la cui definizione è al momento per noi difficile. Più usato è invece il mbar (pari a 10-3 bar), impiegato in meteorologia per misurare la pressione atmosferica. | |||||||
| 
 | Fattori di conversione tra unità di misura della pressione | 
 | |||||||
| 
 | 
 | Pa | kgp/m2 | atm | Torr (mmHg) | bar | 
 | ||
| 
 | Pa | 1 | 0,102 | 9,869 10-6 | 7,5 10-3 | 10-5 | 
 | ||
| 
 | kgp/m2 | 9,8 | 1 | 9,67 10-5 | 7,35 10-2 | 9,8 10-5 | 
 | ||
| 
 | atm | 1,013 105 | 10336 | 1 | 760 | 1,013 | 
 | ||
| 
 | Torr (mm Hg) | 133,2 | 13,6 | 1,315 10-3 | 1 | 1,332 10-3 | 
 | ||
| 
 | bar | 105 | 10204 | 0,987 | 750,2 | 1 | 
 | ||
Grazie a questi esperimenti i gas divennero meno misteriosi: era stato dimostrato infatti che erano composti di materia ed avevano un peso, analogamente ai liquidi ed ai solidi che però erano più semplici da studiare. La pressione esercita dal peso dell’atmosfera fu oggetto di una sorprendente dimostrazione effettuata nel 1654 a Magdeburgo dal fisico tedesco Otto von Guericke, borgomastro della città, il quale aveva inventato una pompa pneumatica, che consentiva di estrarre l’aria da un recipiente, in modo che la pressione atmosferica esterna non venisse più bilanciata dalla pressione interna. Guericke preparò due emisferi di metallo che combaciavano perfettamente lungo un bordo cosparso di grasso; una volta unite le due semisfere ed estratta con la pompa pneumatica l’aria al loro interno, la pressione dell’aria all’esterno le manteneva unite in modo così forte da non poter essere separate neppure dalla forza di alcune coppie di cavalli.
Lo stato aeriforme
 , il volume (V), la pressione (P) e la temperatura (t). Queste quattro  grandezze sono legate tra loro da alcune relazioni fisiche, dette leggi dei gas, che si possono studiare  mantenendo costanti due grandezze, facendo variare una terza ed osservando come  conseguentemente si comporta la quarta. Ripetendo tale procedimento è possibile  giungere a delle relazioni matematiche, che legano le grandezze in esame, ne  descrivono il comportamento e riassumono il contenuto delle leggi medesime.
 , il volume (V), la pressione (P) e la temperatura (t). Queste quattro  grandezze sono legate tra loro da alcune relazioni fisiche, dette leggi dei gas, che si possono studiare  mantenendo costanti due grandezze, facendo variare una terza ed osservando come  conseguentemente si comporta la quarta. Ripetendo tale procedimento è possibile  giungere a delle relazioni matematiche, che legano le grandezze in esame, ne  descrivono il comportamento e riassumono il contenuto delle leggi medesime. 
La legge di Boyle
Gli esperimenti di Torricelli e von Guericke suscitarono  grande interesse per lo studio dell’aria, attirando in particolare la curiosità  di un chimico irlandese di nome Robert Boyle (1627 – 1691). Questi, dopo essere  riuscito a costruire una pompa pneumatica ancora più efficiente di quella di Guericke,  decise di effettuare l’esperimento opposto, ovvero quello di comprimere l’aria.  Per effettuare questa esperienza egli si servi di un lungo tubo di vetro chiuso  ad una estremità e piegato a “manico di ombrello”, all’interno del quale versò  del mercurio, in modo tale che dell’aria rimanesse imprigionata all’estremità  chiusa. Facendo variare il livello di mercurio introdotto nell’estremità aperta  Boyle era in grado di variare la pressione esercitata sull’aria all’interno  dell’estremità chiusa. Aggiungendo abbastanza mercurio in modo da raddoppiare  la pressione esercitata sull’aria, il volume di questa si dimezzava, se la  pressione triplicava, il volume si riduceva ad un terzo; se all’inverso  riduceva la pressione, il gas si espandeva aumentando il suo volume.  Effettuando  una serie accurata di misure per numerosi valori di pressione e di volume Boyle  si accorse di una cosa fondamentale: in tutte le situazioni il prodotto  della pressione per il volume rimaneva costante; volume e pressione erano  quindi legati tra loro da una relazione di proporzionalità inversa.
Effettuando  una serie accurata di misure per numerosi valori di pressione e di volume Boyle  si accorse di una cosa fondamentale: in tutte le situazioni il prodotto  della pressione per il volume rimaneva costante; volume e pressione erano  quindi legati tra loro da una relazione di proporzionalità inversa.  
Generalizzando le sue osservazioni nel 1660 egli formulò una legge fisica che  può essere espressa matematicamente con l’espressione PV=K. Da un punto di  vista storico questo può essere considerato come il primo  tentativo  di applicare misurazioni esatte alle variazioni di una sostanza di interesse  dei chimici, anche se in verità l’esperienza in oggetto descrive una trasformazione fisica e non una trasformazione chimica.  Nel formulare la sua legge il Boyle dimenticò  di specificare che essa resta valida solo se la temperatura resta  costante.  Il fisico francese Edme  Mariotte (1630 – 1684), che nel 1680 scoprì indipendentemente da Boyle la  medesima legge, specificò invece chiaramente che la temperatura andava  mantenuta costante durante l’effettuazione degli esperimenti. Per tale motivo  la legge in questione è conosciuta anche come legge di Boyle – Mariotte ed è definita legge isoterma, in  quanto la temperatura resta costante.
tentativo  di applicare misurazioni esatte alle variazioni di una sostanza di interesse  dei chimici, anche se in verità l’esperienza in oggetto descrive una trasformazione fisica e non una trasformazione chimica.  Nel formulare la sua legge il Boyle dimenticò  di specificare che essa resta valida solo se la temperatura resta  costante.  Il fisico francese Edme  Mariotte (1630 – 1684), che nel 1680 scoprì indipendentemente da Boyle la  medesima legge, specificò invece chiaramente che la temperatura andava  mantenuta costante durante l’effettuazione degli esperimenti. Per tale motivo  la legge in questione è conosciuta anche come legge di Boyle – Mariotte ed è definita legge isoterma, in  quanto la temperatura resta costante.
   Nella  legge ora esaminata delle quattro variabili di stato (n, P, V, T), due vengono  tenute costanti (n e T), mentre le altre due (P e V) vengono fatte variare  l’una in funzione dell’altra. Nell’esperienza di Boyle col tubo piegato a  manico di ombrello le variazioni della pressione (variabile indipendente) determinato le variazioni del volume (variabile dipendente). Una relazione del  tutto analoga di proporzionalità inversa tra volume e pressione si ottiene però  anche effettuando esperimenti inversi a quelli di Boyle, ovvero facendo variare  il volume (stavolta variabile  indipendente) ed osservando le conseguenti variazioni della pressione  (stavolta variabile dipendente).  Esperienze di questo tipo possono essere semplicemente svolte con una pompa da  bicicletta, nella quale, comprimendo lo stantuffo, il volume diminuisce e la  pressione aumenta, facendo uscire l’aria dalla pompa; se viceversa solleviamo  lo stantuffo, il volume aumenta e la pressione diminuisce, provocando  l’ingresso dell’aria all’interno della pompa.
Nella  legge ora esaminata delle quattro variabili di stato (n, P, V, T), due vengono  tenute costanti (n e T), mentre le altre due (P e V) vengono fatte variare  l’una in funzione dell’altra. Nell’esperienza di Boyle col tubo piegato a  manico di ombrello le variazioni della pressione (variabile indipendente) determinato le variazioni del volume (variabile dipendente). Una relazione del  tutto analoga di proporzionalità inversa tra volume e pressione si ottiene però  anche effettuando esperimenti inversi a quelli di Boyle, ovvero facendo variare  il volume (stavolta variabile  indipendente) ed osservando le conseguenti variazioni della pressione  (stavolta variabile dipendente).  Esperienze di questo tipo possono essere semplicemente svolte con una pompa da  bicicletta, nella quale, comprimendo lo stantuffo, il volume diminuisce e la  pressione aumenta, facendo uscire l’aria dalla pompa; se viceversa solleviamo  lo stantuffo, il volume aumenta e la pressione diminuisce, provocando  l’ingresso dell’aria all’interno della pompa.
  Gli studi di Boyle rilanciarono il dibattito sulla struttura  atomica della materia, teoria tutt’altro che accettata ancora alla fine del  XVII° secolo . Infatti finché gli studi  si concentravano sui liquidi e sui solidi, le testimonianze a favore  dell’atomismo restavano all’epoca assai scarse. Solidi e liquidi posso venir  compressi solo in misura marginale; se consistono di atomi questi devono essere  tanto a contatto tra loro da non poter essere ulteriormente avvicinati. Risulta  quindi difficile argomentare che liquidi e solidi devono essere composti da quantità discontinue, ovvero da atomi, in quanto anche se fossero formati da materia continua si otterrebbero gli  stessi risultati. Viceversa l’aria, con la sua compressibilità, faceva supporre  l’esistenza di particelle separate, atomi appunto, che nella compressione  venivano avvicinati, grazie all’eliminazione dei vuoti tra essi interposti.  Tuttavia accettando questa concezione dei gas risulta più facile accettare che  anche liquidi e solidi siano composti da atomi. Prendiamo ad esempio l’acqua,  sostanza ampiamente diffusa in natura e conosciuta da tutti; durante  l’ebollizione essa si trasforma in vapore; il vapore acqueo possiede le  proprietà fisiche dei gas ed è quindi naturale supporre che sia costituito da  atomi. Ma se l’acqua è composta da atomi allo stato di vapore allora lo è  composta anche allo stato liquido ed allo stato solido, sotto forma di  ghiaccio. Col modello atomico è possibile allora anche spiegare il fenomeno  dell’evaporazione dell’acqua, processo durante il quale il liquido lentamente  scompare, senza lasciare traccia: ciò può avvenire perché l’acqua si trasforma  in vapore atomo per atomo .  Ragionamenti di questo tipo erano molto  convincenti ed inoltre se valevano per l’acqua potevano valere anche per altre  sostanze; in questo modo l’atomismo cominciò a diffondersi tra gli scienziati  dell’epoca tanto che pure Newton divenne atomista.  
  Il lavoro di Boyle segna anche il tramonto dei termini alchimia ed alchimista; egli infatti, a partire dal suo libro “The Sceptical  Chemist” (Il chimista scettico), pubblicato nel 1661, eliminò la prima sillaba  da entrambi i termini. Da allora in poi la scienza venne chiamata chimica e chimici gli scienziati che la praticavano. Boyle si definiva  “scettico” perché non era disposto ad accettare le vecchie concezioni, basate  solo su speculazioni, in particolare per ciò che riguardava la definizione  degli elementi. Questi infatti, fin  dall’antica Grecia, erano ritenuti le semplici sostanze primitive di cui era  costituito l'universo. Egli ne dette invece una definizione operativa, in base  alla quale poteva chiamarsi elemento qualsiasi sostanza che non poteva essere  in alcun modo ulteriormente suddivisa; inoltre, se due sostanze erano entrambe  elementi, esse si potevano combinare formando una terza sostanza chiamata composto.
La legge di Charles
 Gli  studi sulle proprietà dei gas continuarono dopo il lavoro di Boyle e nel 1787  lo scienziato francese Jacques Charles (1746 – 1823) stabilì che, a pressione  costante (legge isobara), il  volume di una data quantità di gas aumenta in modo direttamente proporzionale  agli aumenti della temperatura. In particolare, per ogni grado centigrado  di incremento della temperatura il volume aumenta di 1/273 del suo volume a 0°C, mentre diminuisce con la  stessa modalità per ogni decremento di un grado centigrado. Detta legge può  essere espressa matematicamente dalla seguente relazione: V=V0 (1+1/273  t), ove V0 è il volume della quantità di gas a 0°C, mentre t è la temperatura  in gradi centigradi. Charles, inventore tra l’altro del pallore aerostatico ad  idrogeno, non pubblicò mai le proprie osservazioni, che vennero invece  rintracciate e pubblicate da Guy Lussac, ragione per la quale la legge isobara  è anche conosciuta come legge di Charles e Guy Lussac.
Gli  studi sulle proprietà dei gas continuarono dopo il lavoro di Boyle e nel 1787  lo scienziato francese Jacques Charles (1746 – 1823) stabilì che, a pressione  costante (legge isobara), il  volume di una data quantità di gas aumenta in modo direttamente proporzionale  agli aumenti della temperatura. In particolare, per ogni grado centigrado  di incremento della temperatura il volume aumenta di 1/273 del suo volume a 0°C, mentre diminuisce con la  stessa modalità per ogni decremento di un grado centigrado. Detta legge può  essere espressa matematicamente dalla seguente relazione: V=V0 (1+1/273  t), ove V0 è il volume della quantità di gas a 0°C, mentre t è la temperatura  in gradi centigradi. Charles, inventore tra l’altro del pallore aerostatico ad  idrogeno, non pubblicò mai le proprie osservazioni, che vennero invece  rintracciate e pubblicate da Guy Lussac, ragione per la quale la legge isobara  è anche conosciuta come legge di Charles e Guy Lussac. 
  Analizzando la formula che riassume matematicamente la legge  di Charles e Guy Lussac si osserva un fatto sorprendente: quando la temperatura  raggiunge il valore di – 273   °C il volume del gas va a zero e diventa addirittura  negativo per temperature ancora più basse, come si rileva anche dal grafico  della pagina successiva. Poiché nessun corpo materiale può avere volume  negativo, dobbiamo concludere che in natura la temperatura non può in alcun  caso scendere al di sotto di –  273 °C. In base a ciò  nel 1894 lo scienziato inglese William Thomson Kelvin (1824–1907) indicò tale  temperatura come zero assoluto e  definì una nuova scala delle temperature, detta scala delle temperature assolute (T) o semplicemente scala Kelvin, che inizia a partire dallo zero assoluto ed è  dotata di un grado unitario della stessa ampiezza della scala Celsius. A  partire da ciò la temperatura Celsuis viene indicata con t minuscola, mentre  quella Kelvin con T maiuscola; considerando inoltre che misurazioni più  accurate hanno fissato lo zero assoluto a – 273.15 °C è possibile  passare da una scala all’altra attraverso la seguente relazione matematica: T K = (t + 273.15) °C, da cui deriva  altresì che t °C = T K – 273.15.
273 °C. In base a ciò  nel 1894 lo scienziato inglese William Thomson Kelvin (1824–1907) indicò tale  temperatura come zero assoluto e  definì una nuova scala delle temperature, detta scala delle temperature assolute (T) o semplicemente scala Kelvin, che inizia a partire dallo zero assoluto ed è  dotata di un grado unitario della stessa ampiezza della scala Celsius. A  partire da ciò la temperatura Celsuis viene indicata con t minuscola, mentre  quella Kelvin con T maiuscola; considerando inoltre che misurazioni più  accurate hanno fissato lo zero assoluto a – 273.15 °C è possibile  passare da una scala all’altra attraverso la seguente relazione matematica: T K = (t + 273.15) °C, da cui deriva  altresì che t °C = T K – 273.15. 
  
  Vediamo adesso, attraverso alcuni semplici passaggi matematici, che forma  assume la legge di Charles e Guy Lussac se la temperatura viene espressa in  Kelvin. 
  Poiché sia V0, che  273.15 sono delle costanti, anche il loro rapporto è costante ed è quindi  possibile porre V0/273.15 = K.  L’espressione della legge di Charles e Guy Lussac diviene quindi V= KT. 
La legge di Guy Lussac
 Continuando  il suo lavoro Guy Lussac studiò la relazione che legava la pressione alla  temperatura, a volume costante (legge  isocora), arrivando alla conclusione che la pressione di una data  quantità di gas aumenta in modo direttamente proporzionale agli aumenti della  temperatura. Ancora una volta per ogni grado centigrado di incremento della  temperatura la pressione aumenta di 1/273 del suo valore a 0°C, mentre diminuisce con la  stessa modalità per ogni decremento di un grado centigrado. Detta legge può  quindi essere espressa matematicamente dalla seguente relazione: P=P0 (1+1/273  t), ove P0 è la pressione della quantità di gas a 0°C, mentre t è la temperatura  in gradi centigradi. Analogamente a quanto abbiamo già visto, se si esprime la  temperatura in Kelvin la legge diviene P=KT.
Continuando  il suo lavoro Guy Lussac studiò la relazione che legava la pressione alla  temperatura, a volume costante (legge  isocora), arrivando alla conclusione che la pressione di una data  quantità di gas aumenta in modo direttamente proporzionale agli aumenti della  temperatura. Ancora una volta per ogni grado centigrado di incremento della  temperatura la pressione aumenta di 1/273 del suo valore a 0°C, mentre diminuisce con la  stessa modalità per ogni decremento di un grado centigrado. Detta legge può  quindi essere espressa matematicamente dalla seguente relazione: P=P0 (1+1/273  t), ove P0 è la pressione della quantità di gas a 0°C, mentre t è la temperatura  in gradi centigradi. Analogamente a quanto abbiamo già visto, se si esprime la  temperatura in Kelvin la legge diviene P=KT. 
Il principio di Avogadro
Abbiamo già incontrato questo principio lo scorso anno, è tuttavia utile affrontarlo nuovamente in questo contesto, in quanto anch’esso relativo al legame esistente tra le variabili di stato dei gas. Esso infatti stabilisce che, a temperatura e pressione costanti, volumi uguali di gas diverse contengono lo stesso numero di molecole. In altri termini ciò significa che, in condizioni isobare ed isoterme (P e T costanti), il volume V di un qualsiasi gas è direttamente proporzionale alla sua massa, ovvero al numero n di moli. Tale concetto può essere espresso con la seguente relazione matematica: V=Kn.
Il modello particellare del gas ideale
Come abbiamo già detto lo scorso anno, le leggi descrivono i fenomeni senza spiegarli. La spiegazione dei fenomeni viene affidata invece ai modelli, rappresentazioni della realtà in grado di spiegare e prevedere i comportamenti della natura. Per spiegare il comportamento dei gas, che viene descritto da tutte le leggi in precedenza affrontate, è stato quindi elaborato un modello di validità generale, detto modello particellare del gas ideale, secondo il quale tutti i gas, indipendentemente dalla loro natura chimica, presentano le seguenti caratteristiche:
- Le particelle del gas si muovono a grande velocità in tutte le direzioni dello spazio e la velocità aumenta all’aumentare della temperatura.
- Le particelle sono puntiformi ed hanno quindi un volume trascurabile rispetto a quello del recipiente che le contiene.
- Tra le particelle non esistono forze né di tipo attrattivo, né di tipo repulsivo.
- Le particelle si urtano tra loro, ed urtano le pareti del recipiente, in modo perfettamente elastico, ossia senza accelerare né rallentare. La frequenza degli urti sulle pareti del recipiente determina la pressione del gas.
Come premesso, queste caratteristiche fanno riferimento ad  un gas ideale. In realtà i gas reali, come l’aria, non rispettano in  modo rigoroso questo modello , ma  tuttavia tanto più vi si approssimano quanto più sono rarefatti (a bassa  pressione) e lontani dalla temperatura di liquefazione, per i gas, o di  condensazione, per i vapori; ovvero quanto più sono distanti dalla transizione  tra stato aeriforme e stato liquido.
  Utilizzando questo modello come chiave interpretativa  proviamo quindi ad analizzare nuovamente le leggi dei gas, cominciando da  quella di Boyle. A temperatura costante la velocità delle particelle non varia,  ma se io riduco il volume riduco lo spazio a loro disposizione: in tali  condizioni è logico aspettarsi un aumento della frequenza degli urti con le  pareti del recipiente e quindi un aumento della pressione. Viceversa accadrà  invece se il volume aumenta.
  Per quanto riguarda invece la legge di Charles e Guy Lussac,  se la temperatura aumenta, aumenta anche la velocità con cui si muovono le  particelle del gas; per continuare ad urtare con la stessa frequenza le pareti  del recipiente, mantenendo costante la pressione, esse hanno quindi bisogno di  uno spazio maggiore. Se il gas non è contenuto in un recipiente con pareti  rigide, esso tenderà ad occupare uno spazio maggiore, cioè a dilatarsi. 
  Riguardo infine alla legge di Guy Lussac, un aumento della  temperatura del gas determina un aumento della velocità delle sue particelle;  poiché lo spazio a loro disposizione non può cambiare, gli urti contro le  pareti del recipiente sono più violenti e più frequenti e quindi si ha un  aumento della pressione.
L’equazione di stato dei gas perfetti
Riprendiamo adesso in considerazione le leggi fin qui  analizzate, indicando col segno∝la  relazione di proporzionalità diretta esistente tra le varie grandezze 
  Legge di Boyle – Mariotte (n e T costanti) P=K•1/V, quindi P  ∝1/V e V∝1/P
  Legge di Charles e Guy Lussac (n e P costanti) V=KT, quindi  V∝T
  Legge di Avogadro (T e P costanti)  V=Kn, quindi V∝n
  Combinando insieme le tre equazioni otteniamo la seguente  relazione generale e quindi PV=nRT. Questa equazione, detta equazione di stato dei gas perfetti, legando tra loro le quattro  variabili di stato che descrivono la condizione di un gas ideale, riassume  tutte le leggi fin qui descritte. Come accade per il modello particellare del  gas ideale, essa si può applicare anche ai gas reali, a condizione che siano  rarefatti e lontani dalle temperature di liquefazione o condensazione.
e quindi PV=nRT. Questa equazione, detta equazione di stato dei gas perfetti, legando tra loro le quattro  variabili di stato che descrivono la condizione di un gas ideale, riassume  tutte le leggi fin qui descritte. Come accade per il modello particellare del  gas ideale, essa si può applicare anche ai gas reali, a condizione che siano  rarefatti e lontani dalle temperature di liquefazione o condensazione. 
  Esiste in verità anche un modo più rigoroso di ricavare  l’equazione di stato dei gas perfetti dalle leggi dei gas, attraverso il  procedimento di seguito descritto. 
  Consideriamo una mole di gas a condizioni standard, ovvero:
  P0 = 1  atmosfera   V0 = volume del  gas a 0°C  (22,4 L)
  A temperatura costante (trasformazione isoterma) portiamo la  pressione da P0 a P, per la legge di Boyle il volume varierà da V0  a V0’, in modo tale che risulti: V0’ P = V0 P0    (1).
   A pressione costante (trasformazione isobara) portiamo poi la temperatura da 0°C a t, per la legge di  Charles il volume varierà da V0’ a V in modo tale che risulti :
  A pressione costante (trasformazione isobara) portiamo poi la temperatura da 0°C a t, per la legge di  Charles il volume varierà da V0’ a V in modo tale che risulti :
Trasformiamo ora la temperatura Celsius in temperatura assoluta e quindi abbiamo che:
T = t + 273 e quindi t = T- 273
   
 
E dunque    otteniamo   PV=RT
     otteniamo   PV=RT
Da qui si ricava l’equazione di stato dei gas perfetti applicabile ad un numero n di molecole:
  
  
   
La legge delle pressioni parziali
Il modello particellare del gas ideale è servito finora per spiegare il comportamento dei singoli gas; esso tuttavia può essere impiegato anche per spiegare il comportamento delle miscele di gas . Consideriamo ad esempio una certa quantità di aria, una miscela composta dal 78% di azoto, dal 21% di ossigeno, dallo 0,03% di anidride carbonica, cui si aggiungono altri gas per le percentuali mancanti. Essa occuperà un certo volume all’interno del quale le molecole di ciascun gas sono libere di muoversi indipendentemente dalle altre; ciò farà si che la miscela, nel suo insieme, si comporterà come se ciascun gas occupasse da solo l’intero volume. A questo punto possiamo definire pressione parzialedi un gas in una miscela quella pressione che il gas eserciterebbe se occupasse da solo l’intero volume a disposizione della miscela. E’ facile a questo punto concludere che la pressione esercitata dall’intera miscela sarà data dalla somma delle pressioni che ciascun gas eserciterebbe se occupasse da solo tutto il volume a disposizione della miscela stessa. Tale concetto venne riassunto nel 1807 da Dalton nella sua legge delle pressioni parziali: la pressione che una miscela di gas esercita sulle pareti del suo recipiente è pari alla somma delle pressioni parziali esercitate da ciascun gas della miscela stessa.
ESERCIZI SUI GAS
- Una massa m di un gas ha una pressione iniziale di 2 atm e occupa un volume di 0,3 L; se viene fatto espandere a T costante fino a farle occupare il volume finale di 1 L quale sarà la sua pressione finale? (R: 0,6 atm)
- Un gas contenuto in una bombola alla temperatura ambiente di 20°C è sottoposto alla pressione di 4,5 atm. Se per esposizione ai raggi del Sole la bombola raggiunge la temperatura di 90°C, quale sarà la pressione del gas? (R: 5,6 atm)
- Una bombola del volume di 50 L contiene 0,03 g di idrogeno (PM 2 g) alla temperatura di 27 °C. Determinare la pressione del gas nella bombola. (R: 7,38 atm)
- 0,28 L di un gas alla temperatura di 265 K esercita sulle pareti del recipiente che lo contiene una pressione di 16 atm. Quanto deve essere compresso il gas affinché la sua pressione sia il triplo? (R: 0.093 L)
- Un gas, posto in un recipiente di 0,8 L, esercita una pressione di 0,56 atm. Se esso viene trasferito, a temperatura costante, in un contenitore del volume di 450 cm3, quale diverrà la sua pressione in Pa? (R: 1.01 105)
- Una certa quantità di gas si trova in un recipiente chiuso alla temperatura di 300 K ed alla pressione di 152 mmHg. Quale sarà la sua pressione in atmosfere dopo che, a volume costante, viene portato alla temperatura di 560 K? (R: 0,373 atm).
- Una certa quantità di gas è contenuta in un recipiente da 2L, alla pressione di 3 atmosfere ed alla temperatura di 127 °C. Che volume occuperebbe il gas se fosse portato a condizioni normali? (R: 4,08L)
- Calcolare la quantità in grammi di Cl2 che occupa un volume di 682 mL alla temperatura di 38,2 °C ed alla pressione di 435 torr. Quale sarebbe la pressione del gas se contemporaneamente la temperatura (misurata in gradi centigradi) triplica ed il volume dimezza? (PM Cl2 70,90 g/mol) (R1 1,083 g di Cl2; R2 1,426 atm)
- Un recipiente da 50 litri contiene un gas, a t = 127 °C e P = 1.520 torr. Calcolare il numero di moli del gas. (R: 0,304 moli)
- Calcolare il volume occupato da 5 g di H2 a: P = 1.000 torr e t = 27 °C. (PM H2 2 g/mol) (R: 46,73 L)
- Calcolare quanto pesano 2litri di O2 a 27 °C e P = 2 atm. (PM O2 32 g/mol) (R:5,22 g)
- Una certa quantità di ossigeno, alla temperatura di 0°C ed alla pressione di 2,0 bar, occupa il volume di 5,0 L. Se scaldiamo il gas fino a 100 °C, mantenendo costante la pressione, quale sarà il suo volume? Se invece manteniamo costante il volume, quale sarà la sua pressione alla nuova temperatura? (R: 6,8 L e 2,7 bar)
- Prendiamo 0,01 m3 di azoto inizialmente a 0°C e raffreddiamoli a pressione costante fino alla temperatura di -50 °C. Quale sarà il volume finale espresso in litri? (R: 8,2L)
- 1 dm3 di aria è conservato all’interno di un recipiente rigido alla pressione di 380 torr ed alla temperatura di 50°C. Cosa succede riscaldando l’aria fino alla temperatura di 100°C? (R: la pressione sale fino a 441 torr.)
- 1 mL di aria, conservata in un recipiente dal coperchio mobile, viene inizialmente posta in acqua bollente. Essa viene poi trasferita in una miscela di acqua e ghiaccio; cosa accade al suo volume? (R: il volume si contrae fino a 0,73mL)
- Una bombola contiene 96L di gas alla pressione di 220 atm. Quanti metri cubi di volume occuperebbe la stessa quantità di gas a pressione atmosferica? (R: 21 m3)
- A 280 K un gas occupa un volume di 75,0 cL; a quale temperatura dovrebbe essere portato, a pressione costante, perché occupasse un volume di 2,50 L (R:933K)
Il barometro è lo strumento impiegato per misurare la pressione atmosferica; lo strumento utilizzato per misurare in generale qualunque tipo di pressione si chiama invece manometro.
Ricordiamo che la definizione di molecola, a partire da Avogadro, è la seguente: insieme, costituito da atomi o diversi, capace di conservare tutte le proprietà chimiche e fisiche della sostanza di cui rappresenta la particella minima.
Conoscendo infatti la massa molecolare (mm) del gas posso ricavarmi la massa totale (m) dal numero delle moli (n), tramite la seguente relazione: m= n ·mm
In verità considerazioni di questo tipo potevano andare bene alla fine del ‘600, in quanto oggi noi sappiamo che l’acqua non è composta da atomi, bensì da molecole. Nonostante questa approssimazione tali ragionamenti hanno contribuito in modo determinante al progresso della scienza.
Le particele non sono in verità puntiformi, ma hanno dimensioni finite, anche se piccolissime; tra di loro si esercitano forze di tipo attrattivo o repulsivo, anche se infinitesime.
C:\Documents and  Settings\Enrico Campolmi\Documenti\dispense\2°F\gas sf.doc
  Fonte: http://www.liceodavincifi.it/_Rainbow/Documents/gas%20sf.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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