Fiumi

 

 

 

Fiumi

 

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IL FIUME

Il fiume è un corso d’acqua dolce, perenne, a portata più o meno costante, che scorre nelle parti depresse del suolo sfociando, generalmente, in un fiume maggiore, nel mare e, qualche volta in un lago. A volte, può perdersi in un deserto e non avere una foce.
I fiumi sono alimentati da acque sorgive, dalle precipitazioni atmosferiche e dalle acque del disgelo delle nevi e dei ghiacciai.
In alcuni periodi dell’anno, la portata di un fiume è più abbondante rispetto ad altri periodi in cui è piuttosto scarsa: questo cambiamento dipende, anche, dalla posizione geografica.
Consideriamo un fiume che nasce dai ghiacciai, quindi ad alte quote: la sua portata è abbondante perché viene alimentato dallo scioglimento dei ghiacci, accumulatisi durante l’inverno. Consideriamo, invece, fiumi che nascono da rilievi ad una minore altitudine: la portata è più abbondante in primavera, quando le piogge sono più frequenti.  
Considerando tutte le portate d’acqua, che nel corso dell’anno si verificano in un determinato punto del fiume, riusciamo a capire il suo regime.
In ogni fiume si distinguono: un corso superiore o alto, uno medio e uno inferiore o basso.
Le sue parti sono: la sorgente, l’alveo, (la cavità nella quale scorre), il letto (il fondo dell’alveo), le sponde o rive, destra o sinistra, rispetto a chi segue la corrente e la foce.
Nel loro corso i fiumi possono avere un decorso all’incirca rettilineo o possono descrivere curve, ampie o di mediocre ampiezza, ma molto regolari chiamate meandri, dal fiume Meandro che scorre   nel nord della penisola turca.

(Il fiume Scamandro di cui parla Omero nell’Iliade non è altro che il fiume Meandro, chiamato così dagli antichi nella sua parte più alta.
Nel XXI libro dell’Iliade, Omero, ricorrendo alla figura retorica della personificazione, così parla dello Scamandro che era infuriato contro Achille:
“Il fiume allora si rabbuffò, gonfiassi,
intorbidassi, e sfuriando sciolse
a tutte l’onde il freno: urtò la stipa
de’ cadaveri opposti, e li respinse,
mugghiando come tauro, alla pianura,
servati i vivi ed occultati in seno
a’ suoi vasti recessi. Orrenda intorno
al Pelide ruggia la torbid’onda,
e gli urtava lo scudo impetuosa,
sì ch’ei fermarsi non potea su i piedi.”)

Questi serpeggiamenti si trasformano di continuo per opera del fiume stesso che scorrendo sopra un suolo variamente conformato
e diversamente erodibile, tende a formarne di nuovi e a distruggere i vecchi, formando  quelli che si chiamano bracci  morti.
Un fiume può sboccare in un altro fiume (affluente e subaffluente), in un lago (immissario) o uscirne (emissario).
I fiumi sfociano o con una foce a delta o con una ad estuario.
La foce ad estuario si forma quando le acque del mare, grazie alla spinta dell’alta marea, sono dotate di un’energia tale da penetrare nella foce del fiume.
Con questo movimento il mare spazza via il materiale (sabbia, ghiaia e altro) portato dal fiume e quello depositato sul fondo. Infatti, con la bassa marea le acque del mare si ritirano e, così facendo, trascinano con sé i materiali, che vengono portati via dalle correnti e trasportati al largo.
La Senna, nella Manica, la Loira e la Garonna nell’Atlantico, sono tutti fiumi con la foce ad estuario. Ciò è dovuto, appunto, alle maree molto forti che caratterizzano i mari in cui sfociano.
Invece, la foce a delta si forma quando l’energia del mare non è così grande da superare l’energia del fiume o quando le maree sono deboli. Nel Mediterraneo, infatti, le maree sono modeste al punto che, in molti tratti della costa, non ci accorgiamo neppure della loro esistenza.
Il fiume compie nel suo percorso delle opere che si dividono in tre parti: erosione, (azione distruttiva) trasporto e deposito (azione costruttiva).
Il movimento d’erosione consiste nell’erodere le rocce; cioè, il fiume, nel suo percorso, attraverso i monti porta con sé tutto ciò che strappa dal terreno e dalle rocce: sassi, pietre, ciottoli, minerali preziosi come l’oro, e così via.
Il secondo movimento è quello del trasporto di questo materiale che viene trascinato per tutto il tragitto del fiume fino alla foce.
L’ultimo, cioè quello del deposito di questi detriti, avviene alla foce dove il fiume rallenta la sua corsa ed, incapace di continuare il trasporto, li deposita nell’alveo.
Nei fiumi si riconoscono zone caratterizzate da una forte corrente e zone di ristagno, caratterizzate da uno scorrere lento delle acque, torbide di sabbia e fango.
Nel tratto dove la corrente, per la forte pendenza del letto, assume un’impetuosa velocità, si formano le rapide.Quando il dislivello, lungo il corso, è considerevole e forma un salto d’acqua, si formano le cascate.
Nelle acque con corrente forte vivono pesci capaci di nuotare controcorrente, come le trote e i salmoni; nelle acque lente, invece, gli animali e i pesci possono costruirsi comodamente le loro tane.Nelle zone di forte corrente avremo, inoltre, la presenza di organismi capaci di aderire fortemente al fondo, mentre in quelle di ristagno, le piante mettono le radici e il plancton è presente allo stesso modo che nei laghi e negli stagni.
I fiumi hanno un rapporto molto stretto col terreno che li circonda e ricevono ossigeno dalle sponde erbose e dagli alberi circostanti; inoltre essi cedono ossigeno grazie alla fotosintesi delle alghe.
Questo viene chiamato potere di autodepurazione dei fiumi.
Questa capacità viene a mancare quando l’uomo altera gli argini dei fiumi con il cemento o quando vengono scaricate sostanze inquinanti nelle acque, che provocano la morte di tutti gli esseri viventi.
Il fiume, comunque, con la sua forza devastante, a volte riesce a rompere gli argini e l’acqua va ad allagare tutti i luoghi nelle vicinanze comportando un grave rischio per la popolazione.
Ben lo sapevano gli antichi Babilonesi che con le loro leggi punivano severamente coloro che, con la loro negligenza nello svolgere i lavori di manutenzione, aggravavano i disastri provocati dalle piene del Tigri e dell’Eufrate.
Lungo il corso del fiume, infatti, vengono costruite numerose opere artificiali, sia per regolarne il corso, sia per sfruttarne le acque per l’irrigazione e per la navigazione, sia per utilizzarne l’energia meccanica, sia per la produzione di energia idroelettrica.
Numerose, su tutto il pianeta, sono le dighe costruite sui corsi d’acqua e imponenti canali artificiali mettono in comunicazione tra di loro fiumi importanti per la navigazione.
I fiumi sono stati sfruttati a lungo per lo smaltimento dei rifiuti agricoli e industriali, l’effluente, (così appunto è chiamata la massa dei rifiuti che si eliminano nelle masse d’acqua), perché per sua natura è in grado di pulirsi e di smaltirne grandi quantità; tuttavia, ogni fiume ha una capacità finita di assimilare liquami e assorbire fertilizzanti scaricati dalle terre coltivate; quando questa capacità viene superata, la sovrabbondanza di batteri, alghe e altre piante provoca l’esaurimento di tutto l’ossigeno disciolto nell’acqua (l’eutrofizzazione), il soffocamento di pesci e insetti e la distruzione dell’intero ecosistema rivierasco, attraverso la rottura della catena alimentare.
L’inquinamento delle acque causato da sostanze chimiche può avere conseguenze molto gravi per l’uomo e per l’ambiente. I fiumi sono estremamente vulnerabili all’avvelenamento da sostanze tossiche quali metalli pesanti (piombo, zinco, cadmio), acidi e solventi prodotti dalle miniere, dalle fonderie e dall’industria manifatturiera: queste sostanze non solo sono letali per qualsiasi forma di vita in caso di improvvisi incidenti ecologici, ma con il tempo si accumulano lentamente nei sedimenti e nei terreni della golena (striscia di terreno compresa tra l’argine e il letto di un fiume o di un canale).
Quando si concentrano nelle piante rivierasche, che crescono su terreni contaminati e vengono assimilate dagli animali che si nutrono di tali piante, possono verificarsi gravi danni, come la sterilità, con la conseguente distruzione irreversibile di intere comunità: l’equilibrio dell’ambiente è in questo modo definitivamente rotto.
Anche l’uomo è vittima dell’inquinamento: il consumo di acqua o di alimenti provenienti da fiumi e terreni contaminati costituisce una minaccia per la salute.
Buona parte dei fiumi dei paesi industrializzati è inquinata a un grado più o meno elevato: la società deve quindi affrontare il problema non solo di ridurre l’inquinamento, ma anche di restaurare l’equilibrio ecologico naturale dei fiumi già inquinati, ripulendoli dalle sostanze tossiche.
Gli Inglesi si sono dati da fare in questo senso e sono riusciti a “risanare” il Tamigi che era fortemente inquinato.
L’obiettivo per i paesi in via di sviluppo è di evitare gli errori commessi da quelli industrializzati, cercando di impedire l’inquinamento dei fiumi e degli ecosistemi a essi legati.
I fiumi sono, infatti, l’ultimo rifugio per molte specie vegetali e animali e le risorse che possono fornire rappresentano la migliore speranza per lo sviluppo di numerose nazioni.
L’importanza dei fiumi nel mondo va al di là dei confini nazionali e degli interessi locali, quindi la conservazione e la gestione delle loro acque richiede un approccio equilibrato, con costi equamente divisi tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, in un’alleanza che riconosca i fiumi come una risorsa di primaria importanza per tutto il pianeta.

 

Fonte: http://www.alighierict.it/produzionestudenti/I%20fiumi%20del%20mondo%20(III%20A%20prof.%20Lucia%20Sciacca%202002-03)/IL_FIUME.DOC

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

I FIUMI ITALIANI
 Fiumi italiani nascono dalle principali catene montuose: Alpi e Appennini.
Il fiume più lungo d’Italia (e d’Europa) è il Po che nasce sulle Alpi Occidentali, dal Monviso e sfocia dalla parte opposta, nel mar Adriatico, dopo aver percorso tutta la Pianura Padana.
I fiumi alpini sono alimentati dalle acque dei ghiacciai oltre che dalle precipitazioni e da eventuali affluenti.
Essi trasportano una gran quantità di detriti e per questo motivo hanno foce a delta.
Inoltre rispetto ai fiumi appenninici hanno una maggiore portata.
Il fiume Po ad esempio è alimentato da molti affluenti che giungono ad esso sia da destra che da sinistra.
Per vedere se l’affluente di un fiume è di destra o di sinistra occorre immaginare di posizionarsi alla sorgente del fiume stesso guardando nella direzione di scorrimento.
La portata di un fiume è la quantità d’acqua che scorre nel suo letto.
Il letto del fiume è il canale attraverso il quale scorre l’acqua del fiume stesso.
I fiumi appenninici sono alimentati soltanto dalle precipitazioni e da eventuali affluenti, per questo trasportano una bassa quantità di detriti e hanno una foce a estuario, oltre che una portata inferiore a quella dei fiumi alpini. Essi sono caratterizzati da periodi di piena che si alternano a periodi di siccità e per questo sono detti “fiumi torrentizi”. Nel sud Italia ci sono fiumi che in estate restano in secca e vengono chiamati “fiumare”.
Il fiume più importante tra quelli appenninici è il Tevere.
In genere i fiumi Italiani sono piuttosto corti in quanto nascono su monti che si trovano relativamente vicini al mare.
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DOMANDE DI VERIFICA
I fiumi italiani

  • Da dove nascono i fiumi italiani?
    Nascono dalle principali catene montuose: Alpi e Appennini
  • Qual è il fiume più lungo d’Italia?
    Il Po
  • Da quali acque sono alimentati i fiumi Alpini?
    Dai ghiacciai e dalle piogge, oltre che da eventuali affluenti
  • Da quali acque sono alimentati i fiumi Appenninici?
    Dalle piogge e  da eventuali affluenti
  • Cos’è la portata di un fiume?
    E’ la quantità d’acqua trasportata.
  •  Com’è la portata dei fiumi alpini?
    Maggiore di quella dei fiumi appenninici
  • Com’è la foce dei fiumi alpini e perché?
    E’ a delta poiché i fiumi alimentati dai ghiacciai trasportano molti detriti.
  • Com’è la foce dei fiumi appenninici e perché?
    E’ a estuario poiché essi non sono alimentati dai ghiacciai e quindi trasportano pochi detriti
  • Da quali acque è alimentato il Po?
    E’ alimentato dai ghiacciai, dalle piogge e da numerosi affluenti
  • In quale periodo ha maggiore portata il Po?e quando ha minore portata?
    a Maggio e a Novembre
    ad Agosto
  • Com’è la foce del Po?
    E’ a delta
  • Da dove nasce il Po?
    Dal Monviso
  • Dove sfocia il Po?
    Nel mar Adriatico
  • Cosa sono le ‘fiumare’?
    Sono fiumi del sud Italia che in estate si seccano
  • Quali risorse offrono fiumi e laghi italiani?
    Possono essere navigabili
    Possono servire per abbeverare il bestiame e irrigare i campi
    Forniscono pesca, energia elettrica, mitigano il clima, attraggono i turisti
  • Perché i fiumi appenninici hanno un percorso breve?
    Perché sono più vicini al mare
  • Qual è il fiume più importante degli Appennini?
    E’ il Tevere.
  • Come si distinguono gli affluenti  di destra e di sinistra di un fiume?
    Si guarda dalla sorgente verso il  fiume
  • Cos’è il letto del fiume?
    Il canale dove scorre il fiume

 

Fonte: http://www.bellascuola.altervista.org/oldsite/documenti/GEOGRAFIA2PARTE.doc

Sito da visitare: http://www.bellascuola.altervista.org/oldsite/

Autore del testo: Agostini

Parola chiave google : Fiumi tipo file : doc

 

 

 

I FIUMI

 

Con la sola eccezione del Po, che scorre nella sezione settentrionale del paese, tutti gli altri fiumi sono piuttosto brevi, hanno bacini modesti e sono in genere poveri di acque. Vi è comunque una generale e profonda differenza tra i fiumi dell'Italia settentrionale e quelli dell'Italia centrale e meridionale.

  • I principali fiumi dell'Italia settentrionale discendono dalle Alpi;

hanno un regime abbastanza stabile nel corso dell'anno e portate piuttosto abbondanti. Infatti in autunno e in primavera sono alimentati dalle piogge, che sono copiose sull'intera regione, mentre d'estate l'apporto di acque deriva in buona parte dallo scioglimento dei ghiacciai.

  • I fiumi del resto d'Italia nascono dagli Appennini, privi di ghiacciai, e hanno corso breve e bacini limitati, data la conformazione della penisola.

 Il loro regime è di tipo torrentizio; la loro portata è molto irregolare, perché dipende solo dalle precipitazioni. Alternano quindi periodi di piena, non di rado con rovinose inondazioni all'epoca delle piogge, che in linea di massima cadono in primavera e in autunno, a periodi di magra estiva molto accentuata.

  • I corsi d'acqua di Sicilia e Sardegna hanno caratteristiche analoghe ai fiumi appenninici, di cui in genere accentuano i caratteri: corsi brevi, portate esigue, regimi irregolari. Proprie poi della Calabria sono le cosiddette "fiumare", dalla forte pendenza, dal letto largo e ciottoloso, soggetto a improvvise piene in occasione delle piogge e alla totale mancanza d'acqua per il resto dell'anno.
    1. Tra i fiumi alpini  il principale è il Po (652 km di lunghezza), con i suoi molti affluenti;

 quelli di sinistra, che scendono dalle Alpi (i più lunghi, di 250-300 km, sono l'Adda, l'Oglio e il Ticino), hanno portate maggiori e più regolari;
quelli di destra, appenninici (principale è il Tanaro), hanno invece un regime irregolare, tipico di tutti i fiumi che hanno origine sugli Appennini, e in genere minori portate.

 

    1. Il secondo grande fiume alpino, che è anche il secondo fiume italiano per lunghezza (410 km) è l'Adige, che sfocia a breve distanza dal Po, di cui un tempo era un affluente.

 Piave, Tagliamento, Brenta e Isonzo sono gli altri principali fiumi alpini, alimentati dalla sezione orientale della catena. I fiumi appenninici terminano in parte nel mar Adriatico e in parte nel mar Tirreno.
I tributari dell'Adriatico sono abbastanza numerosi ma, data la vicinanza al mare della linea di spartiacque, hanno un corso particolarmente breve; i principali sono il Reno (211 km di lunghezza;), che scorre nell'Emilia-Romagna, l'Aterno-Pescara (145 km) e l'Ofanto (134 km), che rispettivamente interessano l'Abruzzo e la Puglia.

    1. I fiumi del versante tirrenico hanno uno sviluppo più complesso a causa della maggiore distanza della catena appenninica dalla costa.

 Primeggia nettamente il Tevere, terzo fiume italiano per lunghezza (405 km) , che scorre in Umbria e nel Lazio; seguono, ma ampiamente distaccati, l'Arno, fiume toscano per eccellenza, il Volturno e il Garigliano.
I fiumi più meridionali della penisola sono tributari del mar Ionio. I principali sono il Bradano e il Basento, che sfociano a breve distanza l'uno dall'altro nel golfo di Taranto, entrambi con un corso inferiore ai 150 km. Tra i fiumi delle isole, il più importante è il Tirso, che solca buona parte della Sardegna.

 

I LAGHI

L'Italia ha numerosi laghi (se ne contano più di mille, in maggioranza piccoli laghi alpini), che hanno diversa origine e quindi differenti caratteristiche. Dei molti laghi alpini, che in genere occupano piccole conche tra le rocce, scavate dai ghiacciai (i cosiddetti laghi di circo), si ricordano quelli di Braies e di Carezza, entrambi nel Trentino-Alto Adige.
I tre più estesi laghi italiani, cioè il lago di Garda (370 km2), il lago Maggiore e il lago di Como, sono invece situati nella fascia delle Prealpi. Questi e gli altri minori laghi prealpini (tra i quali il
lago di Lugano, il lago d'Orta e il lago d'Iseo) occupano la parte terminale dei bacini vallivi che si aprono verso la Pianura Padana.
Gli altri principali laghi d'Italia sono situati nella sezione peninsulare. Numerosi sono quelli di origine vulcanica, che occupano antichi crateri di vulcani spenti; quasi tutti i laghi vulcanici sono situati nel Lazio: i principali sono il lago di Bolsena, di ben 114,5 km2, quinto d'Italia per superficie, quindi il lago di Vico e il lago d'Albano.

 

 

 

 

Lago Trasimeno, Umbria
Con una superficie di 128 km2, il lago Trasimeno è uno dei più estesi laghi d'Italia. Ricordato per la vittoria di Annibale sui romani nel 217 a.C., il lago è rinomato per la pesca e per i suoi centri turistici.

 

In Umbria è situato invece il quarto lago d'Italia, che ha un'origine ancora diversa, il lago Trasimeno (128 km2). Esso occupa una vasta conca in origine percorsa da acque fluviali libere, che vi sono poi rimaste arginate per un naturale processo di sbarramento dovuto alla sedimentazione dei depositi alluvionali degli stessi fiumi.
Infine tra i più estesi laghi d'Italia va ricordato il lago di Varano, in Puglia, che misura ben 60,5 km2: è un tipico "lago costiero", formatosi cioè presso la costa a causa del progressivo accumulo di cordoni sabbiosi che tengono separati gli specchi d'acqua dal mare aperto.


 

 

 

 

 

 

 

Lago di Barrea
Una veduta del lago artificiale di Barrea, formato dal fiume Sangro e situato al limite del parco nazionale d'Abruzzo. Istituito nel 1923, il parco ospita specie faunistiche rare, come l’orso marsicano, il camoscio d’Abruzzo e l’aquila reale.

 

 

Fonte: http://kidslink.bo.cnr.it/ic6-bo/scuolainospedale/unita_did/fiumiitalia.doc
Autore : non identificabile dal documento

 


 

Fiumi

 

ACQUA  DOLCE  E ACQUA  SALATA

Sulla Terra ci sono due tipi di acque.
L' acqua dolce è presente nei torrenti, nei fiumi e nei laghi. Viene utilizzata per i consumi dome­stici (a casa), nell'agricoltura e nell'industria. Quando è pulita, vicino alla sorgente o quan­do è controllata dai tecnici dell'acquedotto, si dice che è acqua potabile e si può bere. Sulla Terra l'acqua potabile è scarsa: la mag­gior parte è concentrata nei ghiacci dei poli e non è facilmente raggiungibile.
L' acqua salata si trova nel mare e negli oceani. È abbondante, ma non è possi­bile utilizzarla direttamente.

 

LE  ACQUE  INTERNE

Le acque interne comprendono sia gli ambienti di acque stagnanti, vale a dire le raccolte di acque ferme o quasi ferme (laghi, stagni, pozze, paludi, ecc.), sia gli ambienti di acque correnti, cioè le acque dotate di movimenti più o meno vivaci (ruscelli, torrenti, fiumi ecc.).

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PAESAGGIO D’AUTORE
Il fiume estroso,
spumeggia freddo a11’ inizio,
    gorgoglia fra l'erba, s'affaccia
    titubante
e scende saltellando dalle rocce,
    con risucchi improvvisi e
    risatine liquide,
s’intrufola nelle gole,
    scava il suo itinerario,
    corre, si nasconde, ricompare
    e si getta nel mare.
Bruno Barilli

 

Il fiume è un lungo corso d'acqua continuo, che forma un unico ambiente di collegamento tra la montagna, la pianura, il lago e il mare. L'acqua del fiume proviene, infatti, dalle acque di scioglimento di nevi o ghiac­ciai e dai ruscelli che raccolgono l'acqua piovana. Quando piove o il caldo scioglie i ghiacci e le nevi, una parte dell’acqua viene assorbita dal terreno, ma se trova strati di rocce impermeabili torna in superficie, creando le sorgenti ( sorgente: punto in cui nasce il fiume). Man mano che rice­ve nuova acqua, la sua portata (portata: quantità d'acqua trasportata da un fiume) aumenta. Dalla sorgente nasce un ruscello che, unendosi ad altri, si ingrossa e diventa un torrente e poi un fiume vero e proprio. Nel suo primo tratto, quando è ancora vicino alla sorgente, il fiume scorre in forte pendenza, tra le rocce di monti e colline; il suo corso è veloce e irruento e le sue acque sono fredde e ricche di ossigeno.
Dirigendosi verso valle il fiume scava un solco sempre più ampio: il letto o alveo, delimitato da due sponde o rive.
Scorrendo più a valle, la pendenza del terreno diminuisce, il fiume rallenta, le acque si fanno più calme e più calde.
Durante il suo viaggio, raccoglie a volte le acque di altri torrenti o fiumi, gli affluenti (affluente: corso d'acqua che si unisce ad un altro fiume di portata maggio­re o più lungo), oppure si allarga a riempire un ampio spazio tra le colline, formando un lago.

Giunto in pianura scorre sempre più lento in un grande letto, può formare ampie curve, le anse, fino a gettarsi nel mare in un punto chiamato foce.
Quando il fiume ha una eccessiva abbondanza d’acqua si dice che è in piena. Allora esce dal proprio letto, cioè dal solco in cui scorre abitualmente, e allaga il territorio intorno. Per evitarlo, gli uomini hanno costruito gli argini, grandi accumuli di terra lungo le sponde del fiume.

 

 

IL  FIUME  E  L’AMBIENTE
L'acqua di un fiume è in continuo movimento: sca­va il suolo, raccoglie terra, sabbia, ghiaia, ciottoli e corrode le rocce, tracciando un solco nel terreno sempre più ampio e profondo: il letto o àlveo.

La quantità d'acqua che scorre nel fiume aumenta nei periodi di piena, quando piove molto o si sciol­gono i ghiacciai; diminuisce nei periodi di magra, quando cioè piove poco.
I detriti (terra e sassi) trascinati a valle si deposita­no lungo le sponde (il margine del letto) del fiume o sul fondo.

 

FOCE A DELTA E FOCE AD ESTUARIO

 

 

 

 

 

Il fiume non si getta nel mare sempre alla stessa maniera.

Quando il fiume si getta nel mare, può incontrare correnti veloci e acque profonde, che portano via rapidamente i detriti (detriti: frammenti di roccia e altri materiali depositati sul fondo del fiume o trasportati dalla corrente), allora il fiume resta inca­nalato fra gli argini e la sua foce (il punto in cui il fiume confluisce nel mare). Questo tipo di foce si chiama a estuario (il fiume entra direttamente nel mare con un unico corso). Quando invece il mare è poco profondo, il fiume deposita pian piano i detriti che trasporta e si suddi­vide in tanti rami, formando una foce a delta.

 

 

 

VALLE  FLUVIALE  E  VALLE  GLACIALE

L'azione erosiva dei ghiaccio e dell'acqua modifica il pae­saggio: l'hai già visto a proposito della montagna e del suo ambiente.
II geografo osservando la forma di una valle è in grado di riconoscere se essa sia stata scavata dalla lingua di un ghiacciaio oppure dal corso di un fiume.


Le valli fluviali, invece, sono strette, chiuse tra fianchi ripidi e aspri; la loro forma è simile a quella di una V.

Le valli glaciali (originate dallo scioglimento di un ghiac­ciaio), sono infatti più larghe, con li fondo piatto, e hanno una caratteristica forma a U.

                   

 

ACQUE   PERICOLOSE

 

Molti Paesi, tra cui l'Italia, negli ultimi anni so­no stati colpiti da disastrose alluvioni. In perio­di molto piovosi (di solito in autunno) le acque di alcuni fiumi sono uscite dal loro letto abitua­le e hanno invaso i terreni circostanti. In brevis­simo tempo, hanno causato danni ai terreni agricoli, hanno distrutto edifici e, a volte, han­no provocato la morte di persone e animali. L'uomo è in parte responsabile di tutto ciò. Per esempio, le rive dei fiumi, che un tempo erano lasciate libere proprio per evitare danni a cose e persone nel caso di piene più abbondanti, sono oggi abitate e vi si svolgono molte attività per­manenti. Anche il diboscamento e l'eccessiva costruzione di strade e aree asfaltate hanno con­tribuito, in ambienti fluviali, alla creazione di una situazione di dissesto idrogeologico (situazione in cui si rompe l’equilibrio esistente in un territorio e, in particolare, tra le acque –fiumi, pioggia- e il suolo) pericoloso per il territorio e per la popolazione che lo abita.
I danni provocati dalle alluvioni sono spesso molto gravi sia per le persone sia per gli animali.

 


 



I fiumi italiani nascono dalle Alpi o dagli Appennini e si distribuiscono su quattro versanti,portando le acque al Mare Adriatico,al Mare Ionio, al Tirreno e al Mar Ligure.
L'Italia è molto ricca di fiumi. Ci sono fiumi lunghi e tranquilli e altri che hanno un corso breve e ripido. I fiumi del primo tipo nasco­no di solito dalle Alpi, anche se ci sono al­cuni fiumi appenninici (come l'Arno o il Te­vere) che hanno un percorso lungo e pieno di curve prima di arrivare al Mar Tirreno. Quelli che si gettano nel Mar Adriatico sono invece brevissimi perché su quel versante le montagne giungono quasi sulla costa.

 

La maggior parte dei fiumi italiani si trova nell'Italia del Nord. I fiumi dell’Italia settentrionale discendono, in gran parte, dalle Alpi e hanno un regime più abbondante e stabile di quelli appenninici. In autunno, inverno e primavera li alimentano le piogge che cadono in abbondanza mentre in estate la fusione dei ghiacciai determina spesso periodi di piena.
II Po è il più lungo fiume italiano e quasi tutti gli altri fiumi dell'Italia settentrionale sono suoi af­fluenti. Percorre tut­ta la parte settentrionale della penisola, par­tendo dalle Alpi piemontesi a ovest, dove ha la sorgente, e arrivando a est, dove sfocia nel Mar Adriatico con un'ampia foce a delta. Nel suo lungo percorso accoglie le acque degli affluenti alpini che provengono da nord e di quelli appenninici che giungono da sud.
I fiumi dell'Italia centrale e meridionale hanno un per­corso più breve poiché le montagne da cui nascono sono ab­bastanza vicine al mare: i più lunghi sono l'Arno e il Tevere.
Questi fiumi, inoltre hanno una minore portata d'ac­qua perché nascono dagli Appennini dove non esistono ghiacciai e sono più irregolari: d'estate la quantità d'acqua dimi­nuisce molto per la mancanza di piogge, mentre in autunno e in primavera i frequenti temporali provocano spesso piene e straripamenti.

 



Gli affluenti di sinistra del Po, che provengono dalle Alpi sono: Dora Riparia, Dora Baltea, Sesia, Ticino, Adda, Oglio e Mincio.
Gli affluenti di destra del Po, che provengono dagli Appennini sono: Tanaro, Trebbia, Taro, Secchia e Panaro.
Gli affluenti di sinistra, poiché provengono dalle Alpi hanno dimensioni più grandi, portate maggiori e più regolari di quelli di destra che invece provengono dagli Appennini.

 

 

 

 

Il secondo fiume alpino è anche il secondo fra tutti i fiumi italiani: l’Adige.
Il principale fiume veneto è il Piave.
Ricordiamo inoltre l’Arno che nasce in Toscana e bagna Firenze e Pisa e il Tevere che nasce anch’esso in Toscana e che bagna Roma.

 

 

 

VIVERE  SUL  FIUME
Come sai, le rive dei fiumi sono sempre state luoghi ideali per costruire villaggi o città.
Infatti, vivere su un fiume permette un buon rifornimento d'acqua sia per i bi­sogni della gente sia per irrigare i campi e gli orti.
Inoltre il fiume è sempre stato utilizzato come facile via di comunicazione per trasportare le persone o i prodotti da commerciare.
Oggi tutto ciò ha meno importanza per­ché con gli acquedotti l'acqua si può portare anche molto lontano e le vie d'acqua sono spesso meno usate delle strade o delle ferrovie.
Fin dall'antichità molte città sono sorte sulle sponde dei fiumi: Roma sul Tevere, Firenze sull'Arno, Pavia sul Ticino, Man­tova sul Mincio ecc. E questo non solo in Italia ma in tutto il mondo.

 

LE CHIATTE


Le chiatte sono barconi a fondo piatto, molto adatte a navigare con carichi pesan­ti sulle lente acque di un fiume.

 

SCIENZE
Gli animali dell'ambiente fluviale sono soprattutto i pesci d'acqua dolce, più sani e numerosi dove minore è l'inquinamento: sono, partendo dalla montagna e andando verso il mare, le trote, i salmoni, i lucci, le carpe, le tinche, le anguille e tanti altri. Sulle sponde vivono roditori, rettili, insetti e, nelle zone dove il fiume rallenta il suo cor­so, molte specie di uccelli acquatici, co­me i bellissimi aironi.

 

CURIOSITA’
Il fiume più lungo del mondo è il Nilo, in Egitto. Scorre per 6670 chilometri.

 

Fonte: http://digilander.libero.it/Kim74x/Download/Le_acque.doc
Autore: non identificabile dal documento

 

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