America centrale

 

 

 

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AMERICA CENTRALE


Superficie: 523.000 km2
Popolazione: 28.4 milioni di ab.
Regione situata nell'emisfero occidentale, costituita da un lungo istmo che collega l'America settentrionale all'America meridionale;  comprende i seguenti paesi: Guatemala, Belize, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panamá.

Territorio
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Dal punto di vista geologico, l'America centrale costituisce una delle zone più instabili della crosta terrestre a causa delle violente eruzioni vulcaniche e fenomeni sismici che interessano la regione.
Il territorio è in gran parte costituito da un'aspra regione montuosa con numerosi vulcani, in gran parte inattivi, alcuni dei quali superano i 4000 m di altitudine. Le uniche aree pianeggianti sono rappresentate da una stretta fascia lungo l'oceano Pacifico.
Idrografia
Il territorio dell'America centrale non presenta reti fluviali di rilievo: i maggiori corsi d'acqua sfociano nel mar dei Caraibi mentre il Pacifico riceve le acque di fiumi brevi e a regime torrentizio. I fiumi più importanti sono il Motagua, il Patuca, il Coco, il Río Grande, il San Juan.  Di maggior rilievo sono i laghi tra i quali il Nicaragua e il Gatún attraversato dal canale di Panamá che collega il mar dei Caraibi all'oceano Pacifico.
Clima
L'America centrale è compresa fra il Tropico del Cancro e l'Equatore. Si distinguono tre zone climatiche principali: le terre calde che si estendono dal livello del mare a un'altitudine di circa 900 m e sono caratterizzate da un clima di tipo equatoriale e da abbondanti precipitazioni; le terre temperate che si estendono a un'altitudine compresa tra i 600 e i 1800 m; e le terre fredde che si trovano a quote più elevate. Il regime delle precipitazioni è influenzato dagli alisei, venti che soffiano da nord-est: lungo la costa caraibica e sui versanti orientali dei rilievi le piogge si verificano quindi con maggiore frequenza. La relativa aridità del versante pacifico è spiegata dalla presenza di stabili masse d'aria fredda dovute alla corrente della California e alla corrente di Humboldt.
Flora e fauna
L'America centrale è ricca di vegetazione. Dominante è la foresta pluviale dove crescono palme, felci, liane e epifite, grazie all'elevata piovosità e umidità. Tra i 1000 e i 1600 m crescono foreste di pini e querce. Le regioni più elevate presentano una vegetazione erbacea mentre nelle zone secche troviamo tratti di boscaglia e di savana.
La fauna  comprende opossum, giaguari, ocelot, armadilli, formichieri, bradipi, puma, cervi, coyoti, rettili e pappagalli (quetzal e tucani). Varia è anche la fauna ittica, fra cui si segnala il pescecane del lago di Nicaragua.


Popolazione

Gran parte degli abitanti dell'America centrale vive nelle pianure e negli altipiani delle regioni dell'istmo affacciate sul Pacifico. Invece le pendici  montane e la costa caraibiche, piovose e fitte di foreste, presentano insediamenti sparsi.
La grande maggioranza della popolazione è costituita da amerindi o meticci. Inoltre troviamo neri, mulatti, popolazioni di origine africana e spagnola.
La lingua ufficiale di tutti i paesi dell'America centrale, eccetto il Belize dove si parla inglese, è lo spagnolo ma numerosi nativi degli altipiani fanno uso di idiomi locali.
La religione maggiormente professata è il cattolicesimo.
Nonostante la presenza di numerose scuole, nei paesi centroamericani si registrano tassi di analfabetismo molto elevati.

Economia

Nei paesi dell'America centrale l'economia è relativamente arretrata e si basa principalmente sul settore agricolo. L'industria manifatturiera è in gran parte basata sulla trasformazione delle materie prime.
Agricoltura
L'attività economica prevalente è l'agricoltura.
Principali prodotti: caffè, banane, canna da zucchero, cacao, gomma e noci di cocco, provenienti da estesi latifondi e destinati all'esportazione. I prodotti alimentari per il consumo locale vengono forniti soprattutto da piccole proprietà agricole e sono in gran parte destinati al consumo familiare: mais, fagioli, banane, manioca e riso. Nelle grandi aziende agricole situate nelle più aride regioni occidentali si alleva il bestiame.

Risorse forestali e pesca
Quasi la metà del territorio centroamericano è ricoperta da foreste sfruttate nei primi anni della colonizzazione per l’estrazione di tinture vegetali e in seguito per il legno di mogano e cedro. Oggi i prodotti principali delle foreste sono: pino, cedro,  mogano,  palissandro. Importante è anche la pesca: gamberi e aragoste destinati alle esportazioni.
Risorse minerarie
I primi coloni europei giunsero in America centrale attratti dalla possibilità di sfruttare le ricche risorse minerarie.
Principali risorse: oro, argento, piombo, zinco, rame, gas naturale, nickel, petrolio, bauxite, rame.
Nonostante le ingenti risorse, l'attività estrattiva è poco sviluppata.
Industria
Il settore industriale maggiormente sviluppato è quello della trasformazione delle materie prime. Nelle principali aree urbane, per ridurre le importazioni di prodotti finiti, si sono sviluppate le industrie per la produzione di detersivi, pneumatici, carta, concimi e insetticidi. Gli stabilimenti sono di modeste dimensioni e molto diffuse sono le piccole imprese. La grande industria trova un freno nella mancanza di fonti di approvvigionamento energetico, di adeguate reti di comunicazione e di trasporto.
Comunicazioni e trasporti
La presenza di alte catene montuose costituisce un ostacolo fondamentale alle comunicazioni e ai trasporti via terra; l'unica arteria di superficie che collega tutti i paesi della regione è un tratto della Carretera Panamericana. Esistono reti ferroviarie che collegano le coste caraibica e pacifica. La rete fluviale interna è navigabile solo in parte ma sono presenti numerosi e importanti porti marittimi quali Puerto Cortés, Corinto, Limón e Bahìa las Minas. Efficienti sono i collegamenti aerei.
Commercio
I paesi dell'America centrale effettuano scambi commerciali soprattutto con l’America Settentrionale, l’America Meridionale e l'Europa occidentale.
Importazioni: veicoli a motore, macchine agricole, apparecchi elettrici, prodotti tessili, alimentari, chimici e farmaceutici;
Esportazioni: banane, caffè, cacao, carne, cotone, mogano, balsa, pellame e gomma.
Dagli anni Sessanta furono incrementati gli scambi commerciali fra i paesi centroamericani.


Storia

Nella regione fra il Messico e la Colombia vissero comunità molto popolose, le più importanti furono quelle dei maya (I millennio a.C.), dei Toltechi (X-XI sec. d.C.) e degli Aztechi (XIV-XVI sec. d.C.). Le rimanenti regioni dell'istmo erano abitate da numerose popolazioni, di civiltà più arretrata, che commerciavano con le tribù sudamericane e nordamericane: l'America centrale dell'antichità rappresenta quindi un ponte fra le Americhe.
Nel 1502, con Cristoforo Colombo, iniziò la conquista spagnola. I conquistatori sterminarono gran parte della popolazione locale che fu decimata anche dalle devastanti epidemie di vaiolo e peste introdotte dagli europei. Gli spagnoli ridussero in schiavitù i sopravvissuti e instaurarono una società di tipo rurale; le usanze e le tradizioni dei nativi, però, sopravvissero ugualmente. La regione divenne in seguito parte dell'impero messicano ma quando il governo cadde i liberali dichiararono l'indipendenza dal Messico e formarono le Province Unite dell'America centrale.
Negli anni Ottanta i paesi dell'America centrale conobbero numerosi governi che attuarono sempre nuove politiche economiche e dovettero affrontare problemi di povertà, di violenza e insurrezioni.

 

fonte: http://ipertestiscuola.altervista.org/geografia/variegeo/americacentr2.zip

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

America centrale

America centrale

 Regione situata nell'emisfero occidentale, costituita da un lungo istmo che collega l'America settentrionale all'America meridionale; ha una superficie di circa 523.000 km2 e comprende i seguenti paesi: Guatemala, Belize, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panamá. La popolazione è di circa 28,4 milioni di abitanti (stima del 1989).

Territorio
In termini strettamente geologici, l'America centrale è delimitata a nord dall'istmo di Tehuantepec, nel Messico meridionale, e a sud dallo spartiacque dei fiumi Atrato e Tuiria.
Dal punto di vista geologico, l'America centrale costituisce una delle zone più instabili della crosta terrestre e occupa il margine meridionale della placca caraibica (vedi Tettonica a zolle). A partire dal Miocene, circa 25 milioni di anni or sono, lo sprofondamento della crosta oceanica sotto questo margine determinò il sollevamento e l'emersione di parte della placca formando inizialmente una penisola e un arcipelago che, in epoche successive, si unirono in un istmo. Nello stesso periodo si verificarono violente eruzioni vulcaniche e fenomeni sismici che interessano tuttora la regione e che hanno creato un paesaggio costellato di coni maestosi, prodotti dalle eruzioni di ceneri e lava, e di magnifici laghi che si formarono nei crateri (calderas).
Il territorio dell'America centrale è in gran parte costituito da un'aspra regione montuosa caratterizzata dalla presenza di numerosi vulcani, in gran parte inattivi, alcuni dei quali superano i 4000 m di altitudine. Le uniche aree pianeggianti sono rappresentate da una stretta fascia lungo l'oceano Pacifico dalla quale i rilievi si innalzano bruscamente per digradare sul versante opposto nella più ampia pianura bagnata dal mar dei Caraibi. I due passi principali che collegano i versanti dei rilievi attraversano gli altipiani dell'America centrale e si trovano rispettivamente in Nicaragua (dalla foce del fiume San Juan al lago di Nicaragua) e a Panamá (lungo il corso del canale omonimo).
Idrografia
Il territorio dell'America centrale non presenta reti fluviali di rilievo: i maggiori corsi d'acqua sfociano nel mar dei Caraibi mentre il Pacifico riceve le acque di fiumi brevi e a regime torrentizio. In Guatemala scorre il Motagua, in Honduras l'Ulúa, l'Aguán, il Patuca e il Coco, che segna parte del confine con il Nicaragua; il Nicaragua è attraversato dal Río Grande, dal Río Escondido e dal San Juan che scorre lungo parte del confine con il Costa Rica. Di maggior rilievo sono i laghi tra i quali il Nicaragua e il Managua in Nicaragua, e il Gatún attraversato dal canale di Panamá che collega il mar dei Caraibi all'oceano Pacifico.
Clima
L'America centrale è compresa fra il Tropico del Cancro e l'Equatore. Si distinguono tre zone climatiche principali: le tierras calientes ("terre calde") che si estendono dal livello del mare a un'altitudine di circa 915 m e sono caratterizzate da un clima di tipo equatoriale con una media annua della temperatura di circa 24 °C e abbondanti precipitazioni; le tierras templadas ("terre temperate") che si estendono a un'altitudine compresa tra i 600 e i 1800 m e registrano una temperatura media annua compresa tra i 18 °C e i 24 °C; le tierras frías ("terre fredde") che si trovano a quote più elevate e presentano una media annua delle temperature inferiore ai 17 °C. Il regime delle precipitazioni è influenzato dagli alisei che soffiano da nord-est: lungo la costa caraibica e sui versanti orientali dei rilievi le piogge si verificano quindi con maggiore frequenza. La zona più piovosa è la costa di Mosquito, nel Nicaragua orientale: a San Juan del Norte la media annua delle precipitazioni è di circa 6300 mm. La relativa aridità del versante pacifico è spiegata dalla presenza di stabili masse d'aria fredda dovute alla corrente della California che, al pari della corrente del Perú, o di Humboldt, raffredda l'aria impedendo l'assorbimento del vapore acqueo necessario al verificarsi delle precipitazioni.
Flora e fauna
L'America centrale è ricca di vegetazione. Dominante è la foresta pluviale dove, a quote inferiori ai 1000 m, crescono rigogliose palme, felci, liane e epifite, grazie all'elevata piovosità e umidità della regione. Ad altitudini comprese tra i 1000 e i 1600 m crescono foreste di pini e querce analoghe a quelle degli altipiani messicani. Le regioni più elevate del Guatemala e del Costa Rica presentano una vegetazione erbacea mentre nelle zone non esposte agli alisei predominano tratti di boscaglia e di savana.
La fauna presenta affinità con quella sudamericana e comprende pecari e opossum oltre a giaguari, ocelot, jaguarondi (Felis yagouaroundi) e margay (Felis wiedii), appartenenti alla famiglia dei felidi, armadilli, formichieri e bradipi. Il puma, la volpe grigia e il coyote sono invece originari dell'America settentrionale, al pari del cervo. Il grande manato, che si ciba di piante acquatiche, sopravvive nelle isolate lagune delle regioni orientali; esso viene cacciato a scopo alimentare al pari di una specie di grande tartaruga marina (Chelonia mydas) e dell'iguana. Numerose sono le specie dei rettili, tra i quali il boa constrictor e una specie particolarmente velenosa, Lachesis muta. Pappagalli, quetzal (Pharomachrus mocinno) e tucani sono specie molto comuni nella regione. Varia è anche la fauna ittica, fra cui si segnala il pescecane del lago di Nicaragua.
Popolazione
Gran parte degli abitanti dell'America centrale vive nelle regioni dell'istmo affacciate sul Pacifico in insediamenti situati sia nelle pianure sia negli altipiani circostanti. Le pendici montane e la costa caraibiche, piovose e fitte di foreste, presentano insediamenti sparsi.
La grande maggioranza della popolazione è costituita da amerindi o meticci. Lungo la costa caraibica neri e mulatti (meticci che discendono da bianchi e neri africani) rappresentano le etnie prevalenti; circa la metà della popolazione del Belize è invece di origine africana. La maggioranza dei costaricani discende direttamente dagli spagnoli, mentre circa il 90% degli abitanti del Salvador e dell'Honduras è costituito da meticci discendenti da spagnoli e amerindi. Amerinda è inoltre circa la metà della popolazione del Guatemala, mentre meticci popolano soprattutto il Nicaragua e il Panamá, dove però è presente anche una consistente minoranza di neri.
La popolazione dell'America centrale si concentra in regioni a elevata densità demografica. La densità è superiore ai 385 abitanti per km2 in alcune aree della Meseta centrale in Costa Rica, mentre in vaste regioni dell'Honduras orientale e del Nicaragua è inferiore ai 4 abitanti per km2. Il tasso di incremento demografico è generalmente elevato; nel corso degli anni Ottanta il Nicaragua presentava un tasso di crescita annuo della popolazione del 2,9%, il Costa Rica del 2,3% e Panamá del 2,2%. Si stima che nel 2000 l'America centrale avrà 40 milioni di abitanti. Va inoltre segnalato il costante processo di urbanizzazione della popolazione centroamericana. All'inizio degli anni Novanta, circa il 40% degli abitanti del Salvador, del Guatemala e dell'Honduras viveva nelle città, al pari di oltre la metà degli abitanti del Nicaragua e di Panamá.
La lingua ufficiale di tutti i paesi dell'America centrale, eccetto il Belize dove si parla inglese, è lo spagnolo. Numerosi nativi degli altipiani fanno uso di idiomi locali pur parlando, in percentuali esigue, lo spagnolo. La religione maggiormente professata è il cattolicesimo.
Nonostante la presenza di numerose scuole, nei paesi centroamericani si registrano tassi di analfabetismo molto elevati soprattutto in Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua. La maggioranza della popolazione di età superiore ai 15 anni è alfabetizzata soltanto in Costa Rica e in Panamá.
Economia
Nei paesi dell'America centrale l'economia è relativamente arretrata e poggia principalmente sul settore agricolo. L'industria manifatturiera è in gran parte basata sulla trasformazione delle materie prime.
Agricoltura
L'attività economica prevalente è l'agricoltura. I principali prodotti commerciali quali caffè, banane, canna da zucchero, cacao, gomma e noci di cocco, provengono da estesi latifondi e sono perlopiù destinati all'esportazione negli Stati Uniti e in Europa. I prodotti alimentari per il consumo locale vengono forniti soprattutto da piccole proprietà agricole e sono in gran parte destinati al consumo familiare. Fra i prodotti alimentari di sussistenza si annoverano mais, fagioli, banane, manioca e riso. Nelle grandi aziende agricole situate nelle più aride regioni occidentali si alleva il bestiame.
Risorse forestali e pesca
Quasi la metà del territorio centroamericano è ricoperta da foreste. Nei primi anni della colonizzazione le attività degli europei in Belize si basavano sull'estrazione di tinture vegetali, mentre in seguito si provvide alla raccolta di legno di mogano, chicle e cedro ricavati dalle foreste della costa caraibica. Oggi l'attività forestale occupa un ruolo di modesta importanza nell'economia centroamericana e ha nel pino il suo prodotto più importante insieme ad alcuni legni duri quali il cedro, il mogano e il palissandro. Di relativa importanza è anche la pesca: i gamberi e le aragoste pescati al largo delle coste del Belize, del Salvador e di Panamá sono destinati al mercato delle esportazioni. Dalla metà degli anni Sessanta si è sviluppata a Panamá l'industria ittica.
Risorse minerarie
I primi coloni europei giunsero in America centrale attratti dalla possibilità di sfruttare le ricche risorse minerarie. In Honduras e negli altipiani del Nicaragua ci sono giacimenti d'oro e argento; l'Honduras possiede inoltre riserve di piombo, zinco, rame e minerali a basso contenuto di ferro, mentre al largo della costa pacifica nicaraguense sono stati rinvenuti giacimenti di gas naturale. In Guatemala ci sono cospicue miniere di nickel, nelle vicinanze di Izabal, e di petrolio, soprattutto nei pressi di Chinajá. In Costa Rica si trovano grandi quantità di bauxite nei dintorni di Boruca e il Panamá possiede ricchi giacimenti di rame. Nonostante le ingenti risorse, l'attività estrattiva è poco sviluppata: il Salvador, l'Honduras e il Nicaragua producono quantità limitate di argento, oro, piombo, rame e antimonio mentre il Guatemala esporta esigui quantitativi di petrolio grezzo.
Industria
Il settore industriale maggiormente sviluppato è quello della trasformazione delle materie prime: canna da zucchero, caffè, cotone e legname. Nelle principali aree urbane la necessità di ridurre il fabbisogno di prodotti finiti d'importazione ha portato inoltre allo sviluppo di industrie per la produzione di detersivi, pneumatici, carta e derivati, concimi e insetticidi. Gli stabilimenti sono tuttavia di modeste dimensioni e molto diffuse sono le piccole imprese. La grande industria trova un freno nella mancanza di fonti di approvvigionamento energetico oltre che di adeguate reti di comunicazione e di trasporto, e nelle esigue dimensioni dei mercati.
Comunicazioni e trasporti
La presenza di alte catene montuose costituisce un ostacolo fondamentale alle comunicazioni e ai trasporti via terra; l'unica arteria di superficie che collega tutti i paesi della regione è un tratto della Carretera Panamericana. In Guatemala, Costa Rica e Panamá esistono reti ferroviarie che collegano le coste caraibica e pacifica. La rete fluviale interna è navigabile solo in parte ma sono presenti numerosi e importanti porti marittimi quali Santo Tomás de Castilla e San José in Guatemala; Puerto Cortés in Honduras; Acajutla in Salvador; Corinto in Nicaragua; Limón in Costa Rica, e Bahía las Minas in Panamá. Efficienti sono i collegamenti aerei, soprattutto tra le maggiori città centroamericane.


Commercio
I paesi dell'America centrale effettuano scambi commerciali soprattutto con gli Stati Uniti; altri partner commerciali sono l'Europa occidentale, il Canada, il Messico e i paesi dell'America meridionale. I principali prodotti di importazione sono veicoli a motore, macchine agricole, apparecchi elettrici, prodotti tessili, alimentari, chimici e farmaceutici; i prodotti di esportazione comprendono banane, caffè, cacao, carne, cotone, mogano, balsa, pellame e gomma.
Dagli anni Sessanta furono incrementati gli scambi commerciali fra i paesi centroamericani. Il Mercato comune centro-americano (MCCA), istituito nel 1960, ha ridotto le barriere commerciali fra i paesi dell'area e fissato comuni tariffe doganali per l'esportazione di molti beni. Una delle istituzioni di detto organismo, la Banca Centroamericana per l'Integrazione Economica, finanzia tramite prestiti i progetti di sviluppo nella regione.


Storia
In epoca precolombiana nella regione fra il Messico e la Colombia vissero comunità molto popolose, la più importante delle quali fu quella costituita dai Maya. La civiltà Maya ebbe origine negli altipiani guatemaltechi prima del I millennio a.C. e giunse alla massima fioritura fra il 300 e il 900 d.C., dando vita a città-stato autonome situate negli odierni Guatemala settentrionale, Honduras, Belize e nella penisola messicana dello Yucatán. L'unità Maya fu culturale più che politica e le realizzazioni artistiche e scientifiche di questa civiltà furono superiori a quelle coeve europee. Dopo il 900 iniziò a decadere e a cedere agli invasori toltechi provenienti dal Messico.
Al tempo le rimanenti regioni dell'istmo erano abitate da numerose popolazioni, di civiltà più arretrata, che commerciavano con le tribù sudamericane e nordamericane: l'America centrale dell'antichità rappresenta quindi, sotto il profilo archeologico, un ponte fra le Americhe. All'epoca della conquista spagnola la popolazione dell'istmo era di circa sei milioni di abitanti.


L'epoca coloniale
Nel 1502 Cristoforo Colombo navigò lungo le coste dal golfo di Honduras a Panamá. Le sue relazioni sulle grandi ricchezze dei paesi dell'istmo diedero impulso alla conquista spagnola, avviata dal figlio di Colombo, Diego, governatore di Hispaniola. Il carismatico viaggiatore Vasco Núñez de Balboa fondò nel 1510 la prima colonia veramente produttiva della Spagna a Darién e per primo raggiunse la costa dell'oceano Pacifico (1513). Il suo successore, Pedrarias Dávila, che fece uccidere Balboa nel 1517, ampliò i confini della colonia fondando la città di Panamá da dove partì alla conquista del Nicaragua e dell'Honduras. A consolidare il dominio spagnolo nell'istmo fu Pedro de Alvarado, fedele luogotenente del conquistatore del Messico, Hernán Cortés. I conquistatori sterminarono gran parte della popolazione locale che fu decimata anche dalle devastanti epidemie di vaiolo, peste, dissenteria e sifilide introdotte dagli europei. Gli spagnoli ridussero in schiavitù i sopravvissuti e instaurarono una società di tipo rurale. Le usanze e le tradizioni dei nativi sopravvissero ugualmente alla conquista, poiché la maggioranza degli spagnoli, in numero relativamente esiguo, rimase confinata nei centri abitati e nelle città.
Durante la colonizzazione spagnola l'America centrale fu suddivisa in due giurisdizioni. Il regno del Guatemala si estendeva dal Chiapas (corrispondente alla regione meridionale dell'odierno Messico) al Costa Rica e, pur facendo formalmente parte del vicereame della Nuova Spagna, godeva di relativa autonomia. La capitale, Antigua, divenne un centro di burocrati, di rappresentanti ecclesiastici e di un'élite di latifondisti e mercanti. Il resto dell'America centrale (corrispondente all'attuale Panamá), con la sua importante via di transito, fu unito alla Nuova Granada (l'odierna Colombia) a formare il viceregno del Perú.
Il declino della Spagna nel corso del secolo XVII favorì l'estendersi dell'autonomia dell'élite coloniale che, con la collaborazione di Chiesa e stato, dominava e opprimeva i lavoratori nativi e meticci. Nel secolo XVIII i re Borboni di Spagna cercarono di ridare vita all'impero avviando riforme che promuovessero nuove attività economiche, ma anche queste innovazioni minacciarono il tradizionale accordo fra l'élite latifondista e la burocrazia.


L'unione federale
L'élite creola del regno del Guatemala seguì l'esempio del Messico e troncò i rapporti con la Spagna nel 1821. La regione divenne in seguito parte dell'impero messicano di Agustín de Itúrbide, ma quando il governo conservatore di costui cadde nel 1823, i liberali presero il sopravvento, dichiararono l'indipendenza dal Messico e formarono le Province Unite dell'America centrale. Il Chiapas rimase al Messico mentre Panamá si fondeva con la Gran Colombia di Simón Bolívar.
Le Province Unite si avventurarono in un programma ambizioso ma irrealistico di riforma in senso repubblicano e di sviluppo economico, rifiutando l'eredità spagnola: il tentativo ebbe come conseguenza il diffondersi di un acceso regionalismo e di intrighi politici nell'ambito dell'élite che culminarono in una guerra civile. Nel 1834 i liberali trasferirono la capitale dal Guatemala a San Salvador, ma la loro politica si scontrò nuovamente con l'aspra opposizione e la ribellione della classe conservatrice e delle masse rurali. Dopo la conquista di Città del Guatemala da parte del capo guatemalteco Rafael Carrera nel 1838, la federazione iniziò a disgregarsi; il presidente federale, Francisco Morazán, rassegnò infine le dimissioni nel 1840. Sorsero allora le repubbliche indipendenti e conservatrici di Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica.


Le repubbliche centroamericane
In questo periodo la Gran Bretagna aveva sostituito la Spagna nella veste di potenza coloniale dominante. L'insediamento britannico di Belize si era trasformato da centro di bucanieri dedito al commercio del legname (secolo XVII) nel principale scalo marittimo mercantile dell'America centrale. L'influenza britannica si estendeva lungo le coste caraibiche fino a Panamá, e nel 1862 il Belize divenne ufficialmente una colonia britannica (Honduras Britannico). Ma gli interessi degli Stati Uniti finirono per contrastare con quelli britannici dopo il 1849, poiché l'istmo offriva le vie più rapide verso le miniere aurifere della California. Il trattato Clayton-Bulwer del 1850 definì alcune questioni del conflitto anglo-americano, ma nel 1855 William Walker, un mercenario statunitense, guidò un'invasione in Nicaragua; due anni dopo fu allontanato da un esercito centroamericano forte dell'appoggio britannico. Nel frattempo il completamento della ferrovia di Panamá nel 1855 determinò lo spostamento dei traffici commerciali centroamericani dal Belize ai porti più accessibili della costa pacifica; da allora l'influenza britannica si affievolì.
Dopo il 1870 sorse una dittatura tollerante che, in nome dell'ordine e del progresso, promosse lo sviluppo delle piantagioni di caffè e ne fece il principale prodotto di esportazione della regione; a detrimento di un'agricoltura più diversificata, assunse un notevole rilievo anche la coltivazione della banana, perlopiù soggetta a interessi stranieri. Dopo il 1900 la società statunitense United Fruit era divenuta il pilastro dell'economia centroamericana. La società diede impulso allo sviluppo delle ferrovie e dei cantieri navali, coltivando anche altri interessi secondari e scontrandosi spesso con il malcontento della popolazione locale. Gli Stati Uniti divennero la potenza dominante nell'istmo, a cominciare dalla proclamazione di indipendenza di Panamá nel 1903. Il governo statunitense partecipò alla costituzione della Corte di Giustizia centroamericana, ma l'occupazione del Nicaragua dal 1912 al 1933 ne minò l'efficacia.
L'espansione economica nel XX secolo determinò il nascere di nuove classi medie che iniziarono a mettere in discussione il dominio ininterrotto delle élite tradizionali. A cominciare dal Costa Rica, alla metà del secolo iniziarono a operare in ogni paese partiti riformisti e rivoluzionari. Negli anni Sessanta il Mercato comune centroamericano fornì una base per la cooperazione e gli scambi interstatali, ma l'integrazione economica non ebbe un rapido sviluppo. Negli anni Ottanta i paesi dell'America centrale conobbero numerosi governi che attuarono sempre nuove politiche economiche e dovettero affrontare problemi di diffusa povertà, di violenza paramilitare e di guerriglia insurrezionale. Di qualche utilità si rivelarono i tentativi compiuti dal presidente costaricano Oscar Arias Sánchez alla fine degli anni Ottanta per instaurare la pace e la stabilità tramite la cooperazione regionale. Le ostilità diminuirono e i nuovi governi di Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panamá sono in parte riusciti a dare impulso alla crescita economica dell'area.

 

Fonte: http://ipertestiscuola.altervista.org/geografia/variegeo/americacentr.zip

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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