Guatemala

 

 

 

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Guatemala

 

 

Abitato nell’antichità dai Maya, del cui livello culturale permangono ancora oggi eccezionali testimonianze, il Guatemala fu assoggettato al dominio spagnolo allorché nel dicembre 1523 Hernán Cortés, il conquistatore del Messico, mandò nel Paese uno dei suoi luogotenenti più famosi, Pedro de Alvarado (1485?-1541), il quale sconfisse gli Indios e Fondò Guatemala.


L’attuale Guatemala faceva parte di una ben più grande unità territoriale-amministrativa, il Capitano generale del Guatemala, del quale facevano parte anche gli attuali Nicaragua, El Salvador, Honduras e Costa Rica; ciò vuol dire che la penisola centroamericana fra l’Istmo e il Messico era, per così dire, tutto Guatemala. Il territorio era governato da un capitano generale dipendente direttamente dal viceré della Nuova Spagna, che risiedeva in Città del Messico, e perciò godeva di un’ampia autonomia.
Le vicende che condussero il Messico all’autonomia coinvolsero pure il Guatemala ed altri Paesi centroamericani. Il Capitano Generale del Guatemala proclamò la sua indipendenza il 15 settembre 1821, dopo il precipitare degli avvenimenti in Messico; ma quest’ultimo non accettò il distacco e riconquistò militarmente le province dissidenti. Tuttavia il 1o luglio 1823 un’Assemblea costituzionale delle cinque province (Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica) proclamò a Guatemala la nascita di una repubblica federale: il nome di Guatemala spariva e il nuovo Stato assumeva quello di « Province Unite dell’America Centrale ».
Fin dalla sua nascita la Federazione fu dilaniata dalle lotte, spesso armate, fra le fazioni e le province; vivissimi contrasti suscitò anche la posizione della Chiesa di fronte allo Stato: la laicità dell’istituzione politica e altri temi della problematica liberale diedero origini a forti tensioni. Nel 1825 divenne presidente federale il liberale Manuel José Arce, ma una sua intesa con l’arcivescovo di Guatemala provocò un anno dopo la guerra civile. La guerra civile durò tre anni, fino al 1829, e terminò con la vittoria dei liberali sui conservatori guidati da Francisco Morazán. Divenuto capo assoluto della Federazione, Morazán si sforzò, fra il 1829 e il 1837, di attuare riforme che limitassero il potere temporale alla Chiesa, di attirare immigranti, di costruire strade, in pratica favorire la modernizzazione del Paese; Ma le forze del vecchio ordine appoggiate dalla Chiesa tramavano contro il regime riformatore di Morazán, garantendo voti dagli Indios.


Nel 1837 ci fu un’epidemia di colera e i clericali fecero credere agli Indios che i liberali avevano avvelenato i pozzi; così Rafael Carrera, ponendosi a capo degli Indios, conquistò Guatemala. Nonostante gli sforzi del presidente la Federazione andò in pezzi. Morazán fu ucciso dagli uomini di Carrera nel 1842.
Nel Guatemala l’indipendenza non portò mutamenti alla struttura socioeconomica che rimase di tipo coloniale, a vantaggio dell’oligarchia dominante.
Scarsissimi furono i progressi nei settori culturale ed economico e le piantagioni di banane si estesero, frutto di investimenti statunitensi. Cominciava in tal modo il progressivo asservimento economico del Guatemala agli Stati Uniti. Il Guatemala fu governato dal 1931 al 1944 da Jorge Ubico Castañeda, dittatore conservatore. Ma la nascita di una classe media e ai ceti operai, nonché l’evolversi di un quadro internazionale, crearono le premesse, durante la dittatura di Ubico, per un ricambio radicale. Nell’ottobre del 1944 una vittoriosa rivoluzione insediò una giunta provvisoria di tendenza socialdemocratica. Nel marzo del 1945 si svolsero libere elezioni: il nuovo presidente democratico popolare Juan José Arévaldo passò al governo. Il nuovo regime attuò subito riforme e innovazioni per porre rimedio alla oligarchia agraria, la dipendenza economica e politica dagli Stati Uniti, l’arretratezza dovuta al sottosviluppo, la miseria e l’ignoranza delle masse popolari. Nel ’50 gli succedette Arbenz. Nel 1952 promulgò la legge di riforma agraria, che colpiva i grandi proprietari, togliendo fra l’altro 100 000 ettari alla United Fruit Company. I rapporti tra Stati Uniti e Guatemala peggiorarono ulteriormente quando il regime di Arbenz fu appoggiato dal partito comunista guatemalteco. Nel 1954 un esercito di oppositori comandato dal colonnello Carlos Castillo Armas, appoggiato dagli statunitensi rovesciò il regime, cosicché le relazioni con gli Stati Uniti furono ristabilite e l’oligarchia conservatrice tornò al potere. Dopo una serie di duri contrasti tornò al potere nel 1970 il liberalprogressista Julio César Méndez Montenegro. Nel 1973 la violenza dilagò anche nelle città per la contrapposizione di formazioni di estrema destra e di estrema sinistra; le vittime della guerriglia, delle repressioni e del terrorismo si contarono a centinaia

 

La fine di una guerriglia
Il 29 dicembre 1996, la firma di un accordo per una «pace salda e duratura fra il governo del Guatemala e l’Unione Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca (URNG) ha posto fine a una delle guerre civili di più antica data del continente. In questo modo l’America centrale sembrava ormai interamente pacificata. Inseguito all’orientamento conservatore del governo, instauratosi col colpo di Stato del 1954, il 13 novembre 1960 un gruppo di giovani ufficiali di sinistra tentò invano di prendere il potere. Si formarono allora vari movimenti di guerriglia – il Movimento Rivoluzionario del 13 novembre (MR13) e le Forze Armate Ribelli (FAR) – che avrebbero poi lottato con i vari governi di destra, che si sono succeduti per 30 anni. Con una strategia contro insurrezione, i militari eseguirono durante gli anni settanta e ottanta veri e propri massacri delle popolazioni civili, specialmente indie, sospettate di complicità con le forze della guerriglia, che intanto si erano riunite nell’URNG. Il passaggio del paese alla democrazia nel 1985 non ha posto fine alle violazioni dei diritti dell’uomo, ma aperto prospettive di pace. Seguendo gli sviluppi degli accordi di pace regionale, sottoscritti il 7 agosto 1987 a Guatemala (con clausole di «riconciliazione nazionale» nei Paesi dell’America centrale ancora sconvolti dalla guerra civile), l’allora presidente Vinicio Cerezo avviò il primo dialogo con la guerriglia nell’ottobre 1987 a Madrid. Venne istituita una Commissione Nazionale di Riconciliazione (CNR), che incontrò l’URNG dal 26 al 30 marzo1990 a Oslo, giungendo a sottoscrivere un «accordo di base per la ricerca della pace con mezzi politici». I negoziati ufficiali fra il governo e l’URNG si aprirono nel 1991 e portarono, il 25 giugno, ad un accordo di massima sulla democratizzazione, ma poi si insabbiarono rapidamente. Dopo una crisi istituzionale, le trattative ripresero il 6 gennaio 1994 a Città del Messico, per la prima volta sotto gli auspici dell’ONU, dove il 10 gennaio venne firmata un accordo di massima per la ripresa dei negoziati fra il governo e l’URNG cui segui in marzo un accordo globale sui diritti dell’uomo, il cui rispetto fu affidato ad una missione dell’ONU per il Guatemala (MINUGUA).

 

Civiltà precolombiane
Quando i primi esploratori spagnoli e i conquistadores lasciarono le coste per addentrarsi nei territori dell'America Centro - meridionale, si trovarono di fronte ad alcune popolazioni che possedevano una cultura ed una vita sociale e politica già millenaria: i Maya, gli Aztechi e gli Incas. L'interesse per le  popolazioni e le antiche civiltà del sud America nacque negli spagnoli già nel corso dei primi contatti con le popolazioni delle Indie Occidentali e fu sollecitato dalla prospetti va di rinvenire i quelle zone i favolosi tesori, di cui gli indigeni continuavano a parlare.

 

Maya
Il popolo dei Maya occupava un territorio molto vasto dell’America centrale, che comprendeva il Messico meridionale, gli attuali Guatemala, Belize, Honduras e Salvador. La civiltà Maya raggiunse il suo massimo splendore intorno nei secoli VII e VIII, soprattutto nei centri edificati nella regione dei bassopiani del Guatemala, non creò una società particolarmente unita Le città-stato, centri religiosi, erano governate da un principe, l’holac vinic (uomo vero). Il tramonto di questa civiltà così avanzata non è ancora spiegabile in modo soddisfacente. A partire dal IX secolo intere città vennero misteriosamente abbandonate, forse dovuto al crollo del potere sacerdotale causato all’arrivo dei Toltechi.

Toltechi
I Toltechi, che si diffusero con la popolazione Maya, spostarono il nuovo centro della nuova civiltà nello Yucatan. Fino al 1200 questa civiltà fu fiorente. Inseguito a guerre fra gruppi etnici, catastrofi naturali e spedizioni spagnole, distrussero ciò che rimaneva della civiltà Maya.

 Incas
L’impero degli Incas era vastissimo: si estendeva per 4.000 chilometri, dalla Colombia al Cile, e aveva il suo cuore a Cuzco, in Perù. La maggior fioritura di questo impero si ebbe nel XV secolo, quando furono costruite grandi opere difensive, come Machu Picchu, nel Perù. La civiltà degli Incas crollò con l’arrivo degli Spagnoli, condotti da Francisco Pizarro (1532).

Aztechi
La civiltà azteca fu la più grande fra le civiltà precolombiane. Ebbe origine nel 1344 da un gruppo di nomadi fino alla conquista spagnola (1521).
Verso il XII e il XIII secolo, cominciarono la loro discesa a valle, alleandosi o combattendo con i vari gruppi etnici presenti in luogo, tra cui i Toltechi. Scopo principale delle guerre era quello di catturare prigionieri da destinare ai sacrifici

Da ricordare che gli Aztechi praticavano l’antropofagia rituale per moventi religiosi: in alcuni casi a imitazione degli stessi dei creduti antropofagi. Ogni anno il sangue di 50.000 prigionieri veniva versato per placare la sete degli dèi.

 

Secondo la tradizione in questa data una piccola tribù di cacciatori, lasciarono l'isola di Aztlan a nord del Messico. Molte tribù vi emigrarono in cerca di terra. Gli Aztechi furono gli ultimi ad arrivare. Continuarono ad viaggiare per più di un secolo, sostando di tanto in tanto per piantare quel tanto che bastava per un raccolto poi riprendevano il cammino.
La tribù Azteca approdò su alcune isole del lago paludoso di Texcoco. Qui vi trovò il segnale premesso dal suo dio, Colibrì Azzurro: una aquila con un serpente nel becco, posata su un cactus. Gli Aztechi chiamarono il luogo Tenochtitlan e costruirono le prime capanne attorno al tempio che avevano innalzato a loro dio. Poiché non avevano cibo, furono costretti a sfamarsi con le rane e gli uccelli acquatici del lago. Dovettero pagare un tributo e combattere come mercenari per il vicino regno di Azcapotzalco.
Il loro capo Itzcoatl strinse alleanza con altre tre città di Tenochtitlan, Texcoco e Tlacopan decisero di restare alleate e conquistare nuove terre.
Montezuma iniziò la costruzione di grandi acquedotti per portare dalla terra ferma acqua alla città in continua espansione. Per ingrandire l'isola si strappò nuova terra al fondo del lago. La crescita della città attirò gli artigiani Toltechi, che vi si stabilirono e insegnarono agli Aztechi a lavorare l'oro e le piume, a osservare le stelle, a calcolare il calendario e introdussero nella religione il culto dei loro dèi Quetzalcoatl (somiglianza col nome della moneta guatemalteca)  e Tlaloc. Montezuma conquistò altri territori a sud e sulla costa del golfo e in città cominciarono ad arrivare i tributi dei vinti: polvere d'oro, cacao e cotone.
Axayacatl comprò l'isola e città di Tlatelolco. L'impero si estese fino alla costa del Pacifico.
Salì al trono Montezuma II. Egli ruppe con le altre due città e mise il suo prescelto sul trono di Texcoco. Il principe Ixtilxochitl fuggì sulle montagne.
L'avventuriero spagnolo Hernán Cortes, che risiedeva a Cuba, convinse il governo spagnolo ad affidargli la guida di una spedizione in Messico. L'obbiettivo era quello di convertire al cristianesimo gli amerindi e cercare l'oro. Sbarcò nella costa messicana dal luogo da cui era partito, seicento anni prima il dio Quetzalcoatl. Montezuma credette che Cortes fosse il dio che ritornava e dapprima cercò di tenerlo lontano con la magia, ma poi lo accolse con onore in città. Cortes prese il re in ostaggio. Gli spagnoli però scambiarono una processione religiosa per una rivolta e scatenarono una rivolta contro gli Aztechi; costretti a fuggire di notte, vennero scoperti e se ne salvò solo un centinaio. Molti annegarono nel lago, trascinati dal peso dell'oro rubato.
Corte tornò a Tlaxcala a chiedere rinforzi dalla costa. Fece costruire i pezzi per dodici chiatte, che poi gli spagnoli montarono sulle rive del lago. Misero all'assedio la città fino a far morire di fame gran parte della popolazione, alla fine vi irruppero e piantarono la bandiera spagnola sulla piattaforma del tempio. Gli Aztechi erano vinti.



Il riconoscimento delle popolazioni indie
La sottoscrizione, il 31 marzo 1995, di un «accordo sull’identità e i diritti dei popoli indigeni» fu il primo successo. Paradossalmente per un Paese la cui popolazione conta il 60% di Indios, sono occorsi anni di lotta prima che un documento ufficiale riconoscesse che «il Guatemala è un Paese multietnico e multilingue». Il 7 gennaio 1996 l’elezione di Alvaro Arzu alla presidenza della repubblica ha segnalato una tappa importante nel processo di pacificazione. Dal momento del suo insediamento egli si è, infatti, dimostrato desideroso di accelerare i negoziati. Arzu ha modificato la composizione della Commissione di pace (Copaz) affidandone il coordinamento ad un sociologo, già appartenente ad un movimento di sinistra fiancheggiatore della guerriglia. Il 25 febbraio, il nuovo presidente si è recato in segreto a Città del Messico per dialogare di persona con i dirigenti dell’URNG. Questa mossa inedita – nessun presidente non aveva mai incontrato i guerriglieri, fino a quel momento – ha subito stabilito un clima di fiducia.
L’URNG ha annunciato che 1996 sarebbe stato l’anno della pace e il 20 marzo ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale. Con l’accordo di pace del 29 dicembre è stata promulgata una vastissima amnistia, anche per tutte le atrocità perpetuate negli anno di guerra, assai controversa.
Per la società guatemalteca resta da applicare un modello di sviluppo più democratico e, soprattutto, da trovare una soluzione al delicato problema delle violazioni dei diritti dell’uomo. A questo proposito nel suo sesto ed ultimo rapporto (corrispondente al secondo semestre 1996) la missione dell’ONU ha segnalato i progressi compiuti per volontà del governo, ma ha anche rivelato delle denunce contro la polizia nazionale, deplorando l’inefficacia di un sistema giudiziario che spesso porta all’impunità. Il disarmo di 3614 combattenti, iniziato il 13 marzo 1997, si è rivelato difficile e ha rischiato di aumentare il numero delle armi in circolazione e di alimentare la violenza criminale.
Come consolidare la pace?
Quanto meno, il Guatemala dovrebbe disporre di fondi da destinare a questo scopo. Il 21 e il 22 gennaio 1997, il presidente Arzu ha proceduto (gennaio 1997) ad un rimpasto ministeriale, anche, per segnalare l’apertura di una nuova fase politica. L’obbiettivo è quello di consolidare la pace aumentando la crescita economica che nel 1996 ha invece segnalato il passo, con il 3,1% (contro il 5% del 1994 e del 1995), insufficiente a diminuire la miseria nel Paese. Questo rallentamento è dovuto al crollo dei prezzi del caffè, principale derrata d’esportazione del Paese, e dalla debolezza di domanda nei principali destinatari dell’esportazione dei beni manifatturati, come il Costa Rica ed El Salvador.
Peraltro il Guatemala si mantenuto aperto al commercio internazionale e ha cominciato a raccogliere i benefici di questa sua perseveranza. È proseguita l’integrazione con El Salvador e Honduras, nel cosiddetto «triangolo del Nord».Nel maggio 1996 Guatemala ed El Salvador hanno avviato un unione doganale. Inoltre i negoziati con il Messico hanno portato, nel settembre 1996, alla sottoscrizione di accordi per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni che vivono nelle zone di frontiera. Queste ultime isolate e poverissime, accolgono ancora dei profughi e dei combattenti zapatisti che si oppongono al regime messicano. In Guatemala, come nel vicino El Salvador, il consolidamento della pace sembra dipendere dal progresso sociale, ma richiede anche e soprattutto il superamento della segregazione etnica: un impresa senz’altro a lungo termine.

CAPITALE

Guatemala

SUPERFICIE

108.890 Kmq (0,36 volte l'Italia)

MONETA

Quetzal (=292,2 Lit. al 2.9.1997)

LINGUE

Spagnolo, 23 lingue indie, garifuna

GOVERNAMENTO

Repubblica presidenziale

CAPO DI STATO

Alvaro Arzu Irigoyen

PARTITI POLITICI

Partito di Avanzata Nazionale PAN, Fronte Repubblicano Guatemalteco FRG,

 

Democrazia Cristiana DCG, Unione del Centro Nazionale UCN, Unione

 

Democratica UD, Fronte Democratico « Nuovo Guatemala» FDNG

TERRITORI CONTESTATI

Il Guatemala non ha mai riconosciuto la sovranità del Belize, ex Honduras

 

britannico, indipendente dal 1981.

 

Fonte: http://spazioinwind.libero.it/zanzibarre/download/guatemala.zip

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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