Schede grammaticali

 


 

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Schede grammaticali

 

SCHEDE ANALISI LOGICA

 

L'attributo
E' l'aggettivo, che attribuisce qualità o precisa quantità o caratteristiche di un elemento della frase.
E' considerato espansione (di nome o pronome) e può riferirsi a qualunque elemento della frase: soggetto, complemento, parte nominale del predicato, apposizione. Può  reggere un  complemento (indiretto).
Alcuni avverbi (la porta accanto, il giorno prima) e locuzioni avverbiali (l'appartamento qui sopra) ,  sono usati con la funzione di attributi.
Può avere una funzione necessaria o accessoria.

 

L'apposizione
E' sempre un nome comune che si affianca a un altro nome, solitamente ma non necessariamente un nome proprio.  Talvolta sono direttamente vincolati all'attributo altri elementi (attributi e complementi) che insieme all'apposizione formano il sintagma appositivo (Manzoni, poeta milanese dell'Ottocento) che dovrebbe, nell'analisi logica, essere riconosciuto nel suo insieme e poi nei singoli elementi.
L'apposizione è talvolta preceduta dalla preposizione da, oppure da come, quale o da locuzioni del tipo in qualità di, in funzione di.
L'apposizione può precedere o seguire il nome a cui si riferisce.

I complementi
Sono singoli elementi o sintagmi che hanno la funzione di completare la frase. Sono necessari o accessori. Sono necessari se il loro ruolo è indispensabile per attribuire senso compiuto alla frase. In caso contrario, sono accessori ed hanno la funzione di arricchire, di fornire informazioni senza che la loro assenza pregiudichi il significato della frase o la sua comprensione. Si definiscono anche “espansioni”(“complementi-espansione”, non indispensabili alla completezza della frase e alla sua comprensione) ed “argomenti”(che possono essere “obbligatori”).
Dipendono da un altro elemento grammaticale  (verbi, nomi, aggettivi: complementi del verbo, del nome, dell'aggettivo) o da un elemento della frase (predicato, soggetto, attributo, complemento: complementi del gruppo del predicato, etc.)
Oltre a differenziarsi come necessari o accessori (non necessari), si distinguono anche come diretti o indiretti. Il complemento diretto si unisce direttamente al termine di riferimento. Il complemento indiretto, invece, tramite preposizione.
I complementi avverbiali sono invece quelli che sono costituiti da un avverbio o da locuzioni avverbiali (qui sotto, là dietro, di fronte). Attenzione a non confondere l'avverbio-complemento (il cane si è nascosto là dietro)   con l'avverbio-attributo (la casa di fronte)! L'avverbio complemento può essere sostituito con un altro complemento di significato affine. L'avverbio-attributo qualifica e definisce come un aggettivo il sostantivo a cui si riferisce.

n.b. Osserva la differenza tra “ Ho mangiato molto” dove molto è complemento di quantità e “un libro molto interessante”. Nel secondo caso, qualcuno ritiene che molto sia complemento di quantità, qualcuno invece lo ritiene parte integrante dell'attributo interessante, quindi da analizzare insieme all'attributo. Lo stesso problema si incontra quando troviamo avverbio + avverbio (molto diligentemente).

 

IL COMPLEMENTO OGGETTO
E' unito direttamente al verbo senza alcuna preposizione e per questo è definito complemento diretto. In realtà esso non è l'unico ad unirsi direttamente al verbo, ma è il solo complemento sul quale ricada (=al quale si riferisca) direttamente l'azione espressa dal predicato, che è sempre un verbo transitivo (transitivo perchè l'azione espressa dal verbo transita, cioè passa, direttamente dal soggetto al complemento oggetto. Con i verbi intransitivi, invece, l'azione si esaurisce nel soggetto e non va oltre esso, oppure passa su altra persona o cosa indirettamente, cioè con l'ausilio di una preposizione ) . Si può anche pensare il complemento oggetto come il punto d'arrivo o il risultato dell'azione espressa dal verbo. E', in ogni caso, l'elemento che completa il verbo.
E' un “argomento” per lo più obbligatorio.
n.b. In alcuni casi puoi trovare verbi che sono intransitivi ma presentano il complemento oggetto che viene definito complemento dell'oggetto interno: sono però piuttosto rari e si tratta di una costruzione che deriva direttamente dal latino: vivere la vita.
Il complemento oggetto può essere costituito, oltre che da un sostantivo, da un pronome di vario tipo (fai particolare attenzione ai pronomi atoni e analizza bene i pronomi relativi per capire se si tratta di soggetto o di complemento oggetto. Vedi box), da un verbo (ho sempre amato nuotare) e, più raramente, dalle altre parti del discorso. Può anche essere costituito da un'intera frase (proposizione oggettiva).
Insidie” del pronome relativo
Quando in una frase incontri un  che  considera sempre bene se si tratti di una congiunzione subordinante (che può introdurre vari tipi di proposizione) o di pronome relativo (in funzione di soggetto o complemento oggetto). Ricorda che quest'ultimo può essere sostituito con “il quale, la quale, i quali, le quali). Se si può sostituire, allora è pronome relativo. A questo punto, però, devi considerare la sua funzione logica. Sarà soggetto o complemento oggetto? Poiché il pronome relativo introduce una proposizione ( relativa) ci sarà un  verbo nei confronti del quale esso ha una precisa funzione, quella di compiere (o subire se la forma è passiva) o di ricevere l'azione.

 

COMPLEMENTO OGGETTO PARTITIVO
E' un complemento oggetto preceduto da una preposizione articolata che ha la funzione di articolo partitivo o di aggettivo indefinito. Si può provare a sostituire del, della con un po' oppure dei, delle con alcuni, alcune.
E' un complemento oggetto a tutti gli effetti, che dipende da un verbo transitivo. Per questo non lo si può confondere con il complemento di specificazione, che dipende da un nome, e neppure con il complemento partitivo, che indica la totalità di cui l'elemento precedente è una parte.

 

COMPLEMENTO PREDICATIVO DELL'OGGETTO
E' un complemento che completa il significato di alcuni verbi, dicendo qualcosa in più sul complemento oggetto. I verbi sono appellativi, estimativi, elettivi ed effettivi di forma attiva.
Verbi appellativi: chiamo, denomino, definisco...
Verbi estimativi: giudico, ritengo, considero, stimo...
Verbi elettivi: nomino, eleggo, scelgo...
Verbi effettivi: rendo, faccio, faccio diventare...
Il complemento predicativo dell'oggetto può essere accompagnato dall'avverbio come o da preposizioni o locuzioni preposizionali: da, per, a, in qualità di...
Si può trovare, tuttavia, anche con altri verbi, che non appartengono a queste categorie: verbi transitivi con il complemento oggetto espresso, che vengono completati nel loro significato dal predicativo dell'oggetto. Es: Osserviamo il gatto saltellare allegro.   Ti vedo stanca.
E' un “argomento obbligatorio”.

 

IL COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE
Serve a specificare, cioè spiegare, un nome che altrimenti rimarrebbe generico. Potremmo dire che  il complemento di specificazione è il particolare, mentre il nome che lo precede è il generale.
E' introdotto dalla preposizione di, semplice o articolata.
Questo complemento può indicare: appartenenza, parentela, destinazione, componenti di un insieme, epoca di un evento, autore di opera.
E' introdotto da nomi (L'insegnante di lettere; la stanza degli ospiti), verbi (accorgersi, dimenticarsi, ricordarsi, occuparsi, impadronirsi etc.), aggettivi (avido, desideroso, invidioso, geloso, etc.)
In dipendenza di alcuni nomi (per lo più sentimenti di varia natura) è possibile distinguere il valore soggettivo ed oggettivo del complemento di specificazione. Cioè può indicare il soggetto o l'oggetto del sentimento espresso mediante il sostantivo da cui dipende il complemento di specificazione.  Ad esempio l'espressione l'amore dei genitori può indicare l'amore provato dai genitori (=i genitori amano=complemento di specificazione soggettivo) oppure può indicare il fatto di amare i genitori (i figli amano i genitori=complemento di specificazione oggettivo)

N.B. Il complemento di specificazione può essere costituito dalla particella pronominale ne, che può essere enclitica : prendersene cura, occuparsene (attenzione, però, a quando si tratta di  complemento partitivo! Vedi sotto).

 

IL COMPLEMENTO PARTITIVO
Indica la totalità della quale il nome che lo introduce indica una parte (indica, cioè, il generale rispetto al particolare)
E' introdotto dalle preposizioni di, tra, fra.
Il complemento partitivo può dipendere da un nome che indica quantità (una parte degli alunni) da un pronome indefinito (alcuni tra gli amici), da un pronome interrogativo (chi di voi è stato?), da un numerale (due dei miei gatti).

Attenzione a non confonderlo con il soggetto partitivo o con il complemento oggetto partitivo! Attenzione anche a non confonderlo con la locuzione composta da aggettivo indefinito + nome, del tipo alcuni amici. Si può definire partitivo anche il complemento che segue l'aggettivo di grado superlativo relativo che tuttavia viene anche considerato complemento di paragone: il più bravo della classe.

 

IL COMPLEMENTO DI DENOMINAZIONE
E' un nome proprio che determina il nome comune che lo precede. E' sempre preceduto da un nome comune ed è sempre preceduto dalla preposizione di. Se questa non è presente, allora il nome proprio non è  complemento di denominazione, ma  soggetto o altro complemento, mentre  il nome comune è apposizione.
Il complemento di denominazione  si trova con nomi geografici (la città di Roma, l'isola di Sardegna) N.B.: nell'espressione  la regione Piemonte, il nome regione è apposizione, mentre Piemonte sarà, a seconda dei casi, soggetto o altro. Così pure per quanto riguarda le espressioni contenenti la parola fiume, monte, torrente, lago, pianeta, stella: questi nomi comuni si considerano apposizioni, mentre il nome proprio sarà soggetto o altro complemento.
Il complemento di denominazione può consistere anche nel nome proprio di persona e di mese, sempre preceduto da di

 

IL COMPLEMENTO DI TERMINE
Indica la persona (o animale,  o cosa) su cui termina l'azione compiuta dal soggetto o comunque espressa dal verbo. E' introdotto dalla preposizione a.(che tuttavia non si trova con i pronomi personali atoni mi, ti, gli, ci, vi, loro). Davanti al pronome relativo cui, la preposizione può esserci o non esserci.

 

IL COMPLEMENTO D'AGENTE E DI CAUSA EFFICIENTE
La persona o l'animale (=essere vivente), oppure la cosa (se è il complemento di causa efficiente) da cui viene compiuta l'azione espressa da un verbo di forma passiva. Pertanto, questo complemento si trova solo con verbi passivi. E' introdotto dalla preposizione da o da locuzione come da parte di, ad opera di. Qualche volta questo complemento è dato dalla particella ne.

 

IL  COMPLEMENTO  DI  CAUSA
Esprime il motivo, la ragione, la causa per la quale accade ciò che è enunciato dal verbo. Può essere  introdotto da varie preposizioni (per, di, a, da, con) o da locuzione preposizionali (a causa di, a motivo di, in seguito a, per via di, etc.). Nell'eseguire l'analisi logica, la locuzione deve essere intesa tutta come  parte del “gruppo” costituito dal complemento di causa. Si scriverà, pertanto: in seguito a questo evento=complemento di causa.
Si noti che la causa è qualcosa che precede ciò che viene espresso dal verbo.

 

IL COMPLEMENTO DI FINE O SCOPO
Indica il fine per cui si compie l'azione espressa dal verbo. E' introdotto dalle preposizioni per, da, a, in, di, e da locuzioni (allo scopo di, in vista di, al fine di, etc.)  Nell'eseguire l'analisi logica, la locuzione deve essere intesa tutta come  parte del “gruppo” costituito dal complemento di fine. Talvolta indica attitudine di una persona (destinato alla politica), destinazione o utilità di una cosa (scarpe da pioggia, occhiali da sole).

 

IL COMPLEMENTO DI MEZZO O STRUMENTO
Indica il mezzo (se è un essere vivente) o lo strumento (se è una cosa) per mezzo del quale si realizza l'azione dalla quale dipende il complemento. E' introdotto da svariate preposizioni (con, per, a, in, di, mediante, tramite, attraverso) e da locuzioni preposizionali (per mezzo di, grazie a, ad opera di). Si notino le espressioni “auto a benzina”, “lampada al magnesio”.

 

IL COMPLEMENTO DI MODO
Indica in che modo si svolge un'azione o avviene un fatto. E' introdotto dalle preposizioni con, di, a,  in, secondo, oppure da locuzioni preposizionali (alla maniera di, al modo di). Sovente è espresso mediante un avverbio o una locuzione avverbiale di modo.

 

IL COMPLEMENTO  DI  COMPAGNIA
Introdotto dalla preposizione con o da locuzioni come in compagnia di, insieme a, etc., da analizzare come complemento di compagnia insieme al nome comune o proprio che segue.

 

IL COMPLEMENTO DI RAPPORTO
Indica l'essere animato con cui si instaura un certo tipo di relazione o di rapporto che può essere di vario genere, amichevole oppure ostile, come discussione, litigio, alleanza, lotta, allearsi, parlare, lottare, combattere... E' introdotto da con, contro.  Si trova anche in espressioni indicanti due o più elementi tra i quali si instaura un certo tipo di rapporto: “sia detto tra noi” “tra amici è normale discutere”.
Il confine tra il complemento di rapporto e quello di compagnia è molto labile: sono quasi sovrapponibili.

 

IL COMPLEMENTO DI UNIONE
Indica la cosa con la quale si compie l'azione. E' introdotto da con, insieme/assieme con.
Si noti che nell'espressione “risotto alla milanese” troviamo un complemento di modo, perchè indicata la maniera secondo la quale questi piatti vengono realizzati (risotto preparato secondo la maniera milanese) mentre nell'espressione “pasta alle vongole”, “lasagne al pesto” abbiamo un complemento di unione perchè in realtà si tratta di “pasta con le vongole”.

 

Fonte:

http://www.liceodavigonicoloso.it/classi/danielaottria/schedegrammaticali.doc

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