Internet e il web

 

 

 

Internet e il web

 

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Internet e il web

 

Appunti su internet

LAN e WAN

 

Una rete di computer mette in collegamento, tramite uno o più mezzi di trasmissione, un numero variabile di postazioni distanti l'una dall'altra. In base alla distanza tra i computer possiamo distinguere tipi diversi di reti informatiche.
La rete LAN (Local Area Network) è una rete locale composta da computer che risiedono tutti nello stesso ambiente di lavoro. Sono situati, quindi, in un’area geografica circoscritta (all’interno dello stesso edificio o edifici adiacenti). I computer, collegati fisicamente tra loro, possono condividere file, programmi, periferiche, ecc.
Le reti WAN (Wide Area Network) o reti geografiche, coprono lunghe distanze, arrivando oltre i confini geografici di città e stati. Le connessioni possono avvenire tramite ponti radio, reti pubbliche o addirittura stazioni satellitari per le telecomunicazioni.
Tra le altre tipologie di reti troviamo: MAN (Metropolitan Area Network), per reti geografiche riguardanti una zona metropolitana e Internet, interconnessione di reti locali e geografiche in una rete globale.
La configurazione delle reti portano alla definizione di sistemi di elaborazione basati sul  collegamento e utilizzo di risorse informatiche di tipo diverso fra loro interconnesse, ai quali si  da il nome di architetture client/Server
Il Server è un computer che fornisce informazioni e/o risorse agli utenti di una rete che si collegano tramite il proprio computer (Client).
In questa configurazione è molto importante il fatto che i ruoli di server e client non sono predefiniti.
La trasmissione delle informazioni può avvenire da un solo utente a molti utenti (tipo Multicast o Broadcast) o da un utente a un altro (tipo peer to peer o point to point).

 

Intranet, Extranet

Una rete Intranet è una rete che utilizza le stesse caratteristiche di Internet, ma mentre Internet è una rete globale aperta a tutti, le reti Intranet sono intenzionalmente limitate a un’estensione localizzata a una singola azienda.
Una Extranet è una rete che utilizza applicazioni e servizi basati sul protocollo Internet che consente di collegare, in maniera protetta, reti locali geograficamente distanti.

 

Internet

Internet (pronuncia ìn-ter-net, composto del latino inter, "fra" e dell'inglese net, "rete") è percepita come la più grande rete telematica mondiale, e collega alcune centinaia di milioni di elaboratori per suo mezzo interconnessi. In realtà sarebbe dovuta essere, nelle intenzioni dei suoi inventori, come "la" rete delle reti. Nell'arco di alcuni decenni è oggi divenuta la rete globale.
Internet nacque nel 1969 come risultato del progetto di un ente governativo degli stati uniti, ARPA (Advanced Research Projects Agency), e per questo il suo nome originario fu Arpanet.
L’obiettivo primario di questo progetto consisteva nel  creare una rete che consentisse agli utenti dei computer utilizzati nei centri di ricerca universitari di connettersi tra loro. Arpanet si basava su una architettura che offriva un vantaggio fondamentale: poiché i messaggi potevano essere indirizzati e reindirizzati su percorsi diversi per raggiungere i computer di destinazione, la rete avrebbe potuto continuare a funzionare anche quando uno o più computer, fossero stati distrutti in un attacco militare o per qualsiasi altro evento catastrofico.

La prima rete del progetto ARPAnet prese vita alla fine del 1969, collegando fra loro 4 centri di ricerca universitari. Nel corso degli anni ’70 le reti si estesero entro gli USA collegando progressivamente la maggior parte delle università e dei centri di ricerca militari.

Ben presto attorno ad Arpanet si andò a costruire una rete più estesa. Nel 1983 la Defense Communication Agency, assumendo ufficialmente l’utilizzo del TCP/IP, la divise in due sezioni. La prima, chiusa, a carattere militare (Milnet), la seconda a carattere scientifico (Arpanet), che non
aveva alcun limite di connettività. Nello stesso periodo, John Postel creò un nuovo protocollo per la gestione della posta elettronica, denominato SMTP (Simple Mail Transfer Protocol)
e insieme a Craig Partridge e Paul Mockapetris studiò un nuovo sistema di
identificazione dei nodi della rete che fosse più immediato ed intuitivo dell’utilizzo dell’indirizzo ip. Il risultato della loro ricerca fu il Domain Name System (che nella rete ci consente di identificare, ad esempio, il server che ha numero ip 15.61.3.56 con un determinato nome, come
hotmail.com).
Nel 1991 presso il CERN di Ginevra il ricercatore Tim Berners-Lee definì il protocollo HTTP (HyperText Transfer Protocol), un sistema che permette una lettura ipertestuale, non-sequenziale dei documenti, saltando da un punto all'altro mediante l'utilizzo di rimandi (link o, più propriamente, hyperlink). Il primo browser con caratteristiche simili a quelle attuali, il Mosaic, venne realizzato nel 1993. Esso rivoluzionò profondamente il modo di effettuare le ricerche e di comunicare in rete. Nacque così il World Wide Web.
Nel World Wide Web (WWW), le risorse disponibili sono organizzate secondo un sistema di librerie, o pagine, a cui si può accedere utilizzando appositi programmi detti browser con cui è possibile navigare visualizzando file, testi, ipertesti, suoni, immagini, animazioni, filmati.
La rete internet serve per trasmettere dati e messaggi tra diversi computer collegati in rete: i dati da trasmettere vengono suddivisi in parti detti Pacchetti ciascuno dei quali contiene l’indirizzo del destinatario e il proprio numero d’ordine.
La trasmissione delle informazioni su Internet tra computer diversi avviene tramite la suite di protocolli detta TCP/IP; essi costituiscono l’insieme di regole che stabiliscono la modalità in cui deve avvenire lo scambio di dati tra elaboratori.
Esso è formato da due strati:
TCP nel computer di partenza suddivide il messaggio in pacchetti numerati e invia le diverse parti all’indirizzo IP del destinatario
IP serve a determinare il percorso migliore tra le diverse strade possibili.
Proprietà del Dipartimento Tesoro - Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica.

Il TCP/IP è indipendente dal modo in cui la rete è fisicamente realizzata: una rete TCP/IP può
appoggiarsi indifferentemente su una rete locale Ethernet, su una linea telefonica, su un cavo in
fibra ottica ATM, su una rete di trasmissione satellitare... e così via. Anzi consente di integrare
facilmente diverse tecnologie hardware in una unica struttura logica di comunicazione, come
appunto è avvenuto per Internet.
Infine TCP/IP è un protocollo di comunicazione che risolve in modo molto efficiente i tipici problemi di ogni sistema telematico:
· sfruttare al meglio le risorse di comunicazione disponibili
· permettere un indirizzamento efficiente e sicuro dei computer collegati, anche se questi
sono diversi milioni
· garantire con la massima sicurezza il buon fine della comunicazione
· permettere lo sviluppo di risorse e servizi di rete evoluti e facilmente utilizzabili dall'utente.

Ogni computer su Internet, infatti, è dotato di un indirizzo numerico costituito da quattro byte, ovvero da quattro sequenze di 8 cifre binarie. Normalmente esso viene rappresentato in notazione
decimale come una sequenza di quattro numeri da 0 a 255 (tutti valori decimali rappresentabili con
8 bit), separati da un punto; ad esempio:
151.100.20.17
Questi indirizzi numerici hanno una struttura ben definita. Come abbiamo detto Internet è una rete
che collega diverse sottoreti. Lo schema di indirizzamento rispecchia questa caratteristica: in
generale la parte sinistra dell'indirizzo indica una certa sottorete nell'ambito di Internet, e la parte
destra indica il singolo host di quella sottorete. La esatta distribuzione dei quattro byte tra indirizzo
di rete e indirizzo di host dipende dalla 'classe' della rete. Esistono cinque classi di rete designate
con lettere latine A, B, C, D, E; di queste solo le prime tre classi sono utilizzate effettivamente su
Internet. Una rete di classe A, ad esempio, usa il primo byte per indicare la rete, e i restanti tre byte
per indicare i singoli nodi. Una rete di classe C invece usa i prime tre byte per indicare la rete e
l'ultimo per l'host. Inoltre, poiché il riconoscimento del tipo di indirizzo viene effettuato sul primo
byte, esistono dei vincoli sul valore che esso può assumere per ogni classe. Per le reti classe A i
valori potranno andare da 1 a 127, per quelle di classe B da 128 a 191, per quelle di classe C da
192 a 223.
Ne consegue che possono esistere solo 127 reti di classe A, a ciascuna delle quali però possono
essere collegati ben 16.777.214 diversi computer. Invece le reti di classe B (due byte per l'indirizzo)
possono essere 16.384, ognuna delle quali può ospitare fino a 65.534 host. Infine le reti di classe C
potranno essere 2.097.152, composte da un massimo di 254 host.
Per capire meglio lo schema di indirizzamento di Internet basta pensare alla struttura di un normale
indirizzo postale. Lo scriviamo come nei paesi anglosassoni, con il numero civico prima: 2, Vicolo
Stretto, Roma, Italia. Anche qui abbiamo quattro byte: "Roma, Italia, Vicolo Stretto" svolge la
funzione di un indirizzo di rete, "2" corrisponde all'indirizzo del computer. Un indirizzo di classe C!
Quando un computer viene predisposto per l’accesso ad internet, in esso viene caricata una copia del programma che gestisce il protocollo TCP/IP.
Il protocollo IP (Internet Protocol) prevede l’utilizzo di indirizzi (detti appunto indirizzi IP) in grado di identificare in maniera univoca le postazioni collegate alla rete Internet.
Il metodo di indirizzamento numerico dell'Internet Protocol, sebbene sia molto efficiente dal punto di vista dei computer, che macinano numeri, è assai complicato da maneggiare per un utente.
Ricordare le varie sequenze numeriche corrispondenti agli indirizzi dei computer a cui ci si intende
connettere può essere molto noioso, come lo sarebbe dover ricordare a memoria tutti i numeri
telefonici dei nostri amici e conoscenti. Per questo sono nate le agende: se voglio telefonare a Gino,
cerco sulla mia agenda, magari elettronica, il suo nome (facile da rammentare) e leggo il suo
numero di telefono. Pensate, poi, quanto sarebbe comodo dire al telefono "voglio telefonare a Gino"
e sentire il telefono comporre da solo il numero.
Per ovviare a questi problemi e facilitare l'impiego della rete da parte degli utenti è stato sviluppato
un sistema di indirizzamento simbolico, che funziona in modo simile: si chiama Domain Name
System (DNS).
Attraverso il DNS ogni host di Internet può essere dotato di un nome (domain name), composto da
stringhe di caratteri. Tali stringhe, a differenza dell'indirizzo numerico, possono essere di lunghezza
illimitata. È evidente che per un utente utilizzare dei nomi simbolici è molto più semplice e intuitivo
che maneggiare delle inespressive sequenze di numeri. Ad esempio, all'host 151.100.20.17
corrisponde il seguente nome: rmcisadu.let.uniroma1.it.
Dal punto di vista tecnico il Domain Name System è costituito da un sistema di database distribuiti
nella rete chiamati name server, che sono collegati tra loro. Ogni dominio e ogni sottodominio ha
almeno un name server di riferimento. Quest'ultimo svolge la funzione di tradurre i nomi in indirizzi numerici per conto degli host o di altri name server. Infatti la comunicazione effettiva tra gli host avviene sempre attraverso gli indirizzi numerici. La traduzione viene chiamata tecnicamente risoluzione.
Quando un host (sollecitato da un utente o da una applicazione) deve collegarsi ad un altro host
che ha un determinato nome simbolico, ad esempio sunsite.dsi.unimi.it, chiede al proprio name
server locale di tradurre il nome simbolico nel corrispondente indirizzo numerico. Il name server
locale va a vedere nella sua tabella se ha l'informazione richiesta. In caso positivo risponde all'host
che lo ha interpellato, fornendo il corrispondente indirizzo numerico, altrimenti chiede ad un altro
name server (detto name server di primo livello). La scelta di questo 'super-aiutante' è determinata
dal dominio di primo livello dell'indirizzo da risolvere ('it', nel nostro caso). I name server di primo
livello vengono detti authoritative name server. Essi possono sia rispondere direttamente, sia
dirottare la richiesta a degli altri name server (questa volta di secondo livello). Il processo può
continuare per vari sottolivelli, finché non viene risolto per intero l'indirizzo dell'host cercato.
Intelligentemente, nel fare questo lavoro di interrogazione il nostro name server locale si annota gli
indirizzi che ha conosciuto, in modo che le future richieste possano essere risolte
immediatamente.
Grazie a questo meccanismo il DNS è sempre aggiornato: infatti la responsabilità di aggiornare i
singoli name server è decentralizzata e non richiede una autorità centrale che tenga traccia di tutti i
milioni di host computer collegati a Internet.
Come avviene per gli indirizzi, la gestione del sistema DNS in un dominio di primo livello viene
affidata a degli enti specifici. Questi enti hanno il compito di assegnare i nomi di sottodominio e di
host, curando attentamente che non esistano omonimie; essi inoltre debbono occuparsi di gestire il
database principale del dominio di cui sono responsabili, e dunque di garantire il funzionamento del
DNS a livello globale. In Italia l'ente che effettua la gestione del DNS è il medesimo che assegna gli
indirizzi di rete numerici, il GARR-NIS.
La caratteristica più importante di Internet è il fatto che, una volta entrati nella rete, il costo del collegamento è del tutto indipendente dalla distanza, sia che ci si connetta, ad esempio da Parma a Bologna, sia che ci si connetta da Parma a Buenos Aires in Argentina. Il costo telefonico da sostenere è solo quello tra il proprio telefono ed il punto scelto di ingresso in rete o provider (una telefonata urbana praticamente su tutto il territorio nazionale).
Quando si dice “siamo su Internet”, occorre distinguere fra l’accesso alla rete, realizzato tramite un collegamento con la rete stessa, ad esempio, per cercare informazioni, o per spedire un messaggio al proprio collaboratore che si trova in Canada, e l’essere presenti su rete, tramite informazioni relative alla propria azienda od attività, memorizzate in qualche computer della rete (ad esempio sotto forma di documenti multimediali) ed accessibili dagli utenti della rete stessa
Il codice ASCII è in realtà un insieme di vari codici diversi, in quanto, pur essendo univoca l’assegnazione dei caratteri per i codici con il numero inferiore a 127, non è univoca quella per i numeri compresi fra 128 e 255, il cosiddetto codice ASCII esteso.
Le varianti sono talmente numerose che i 128 byte della tabella estesa non sono purtroppo sufficienti a rappresentarle tutte, per questo motivo esistono diverse estensioni della tabella ASCII. La tabella ASCII estesa tipicamente utilizzata in Italia è quella dell'Europa occidentale, creata per le lingue germaniche e neolatine (escluso il rumeno).
Per ovviare al problema dei differenti formati è stato creato un nuovo standard internazionale detto Unicode, definito dalla Unicode Consortium e dalla International Organization for Standardization (ISO 10646), che rappresenta i caratteri usando 2 byte (16 bit). Con 2 byte il numero di combinazioni possibili diventa 256x256 = 65.536, perciò Unicode supporta 65.536 diversi segni. Si riescono così a rappresentare non solo tutte le varianti dell'alfabeto latino, ma anche tutti gli altri alfabeti (greco, cirillico, arabo, ebraico, hindi, thai, ...), oltre all'insieme degli ideogrammi cinesi e giapponesi (che sono alcune decine di migliaia, anche se poi ne vengono effettivamente utilizzati solo poche migliaia). Lo standard definitivo è però ancora in corso di definizione.
Lo svantaggio dell'Unicode, rispetto all'ASCII, è che le dimensioni dei file di testo risultano comunque raddoppiate (vengono usati 2 byte per carattere, invece di 1 solo).
TCP/IP, ossia il protocollo nato per la rete Internet. Circa il 95% delle reti a livello mondiale usa ormai questo protocollo, rendendo possibile la interconnessione totale fra computer a livello planetario.
Di solito nelle architetture distribuite si usano sistemi di tipo client/server. I server sono computer su cui operano applicazioni che mettono a disposizione delle risorse o dei servizi. I client sono computer che chiedono ai server di accedere a una risorsa o di eseguire un certo lavoro. Il server esegue il lavoro e restituisce la risposta. In una rete in genere ci sono pochi server, più potenti, condivisi, e molti client poco potenti e meno costosi. Comunque il ruolo non è così netto; uno stesso computer può fungere da client o da server in situazioni diverse, o anche da server e da client contemporaneamente. Un esempio di ruolo contemporaneo di client e server è costituito dai sistemi Peer-to-Peer (P2P), in cui due computer comunicano tra di loro permettendo la condivisione di dati (tipicamente file) ed entrambi svolgono tutti e due i ruoli.
I mezzi fisici per l’accesso ad Internet sono essenzialmente:
Modem Analogico: è il modem “normale”, connesso alla linea telefonica analogica di casa, che provvede a trasformare i bit in segnali elettrici trasmissibili lungo la linea e viceversa; consente, con le tecnologie odierne, velocità di connessione sino a 57,6 Kbit/secondo;
Modem ISDN: è un modem che sfrutta la connessione ISDN e le sue prestazioni sono migliori del precedente; se usa un solo canale dell’ISDN consente velocità fino a 64 Kbit/secondo (ma, nel contempo, la linea rimane libera per il telefono, in chiamata o in ricezione), se usa due canali fino a 128 Kbit/s (ma in tal caso la linea del telefono è occupata);
ADSL: il Modem ADSL sfrutta al massimo la capacità del cavo telefonico, consentendo velocità fino a 7 Megabit/s in scarico (da rete a PC di casa) e fino a 640 Kbit/s in invio (da PC di casa a rete, es. mail in spedizione); la linea telefonica rimane comunque nel frattempo libera consentendo sia di fare sia di ricevere chiamate;
HDSL: “fratello maggiore” di ADSL, sfrutta più linee telefoniche e garantisce la medesima velocità nei due sensi, fino a diversi Mbit/s; le linee usate divengono però dedicate, ossia riservate solo alla connessione dati e non ulteriormente sfruttabili per il telefono; è costoso e richiede anche l’uso di un router (apparato di trasmissione dati) al posto del modem;
Cavo elettrico: con un meccanismo simile all’ADSL usa il cavo di rame della corrente elettrica per trasmettere dati; consente velocità simili all’ADSL e viene usato in alcune zone di Milano e Torino da Fastweb;
CDN/Frame relay: meccanismo simile all’HDSL, sfrutta ancora molte linee telefoniche garantendo ottime velocità di connessione (anche sopra i 100 Mbit/s) ma costa molto (è infatti usato solo da aziende);
Fibra ottica: richiede di avere una fibra ottica sino al proprio ufficio/abitazione; garantisce velocità altissime (anche superiori al Gbit/s) ma è costoso e per questo viene usato solo da grandi aziende, come ad esempio Barilla, oppure viene offerto anche ai privati in alcune aree urbane come fa FastWeb a Milano o AEM.COM a Cremona;
GPRS/UMTS/Edge: consente l’uso di Internet attraverso i cellulari delle nuove generazioni; le velocità variano molto in base allo standard usato (da 9600 bit/s sino ai Mbit/s); ancora poco diffuso.
Wi-Fi e Wi-MAX
Fino ad oggi, per collegare un nuovo utente ad Internet è sempre stato necessario fare arrivare fino a casa sua un cavo in rame (come quello del telefono) od in fibra ottica. Questo vuol dire che per collegare ad Internet un cittadino che abiti lontano dai principali punti di accesso ad Internet può essere necessario stendere chilometri di cavo e spendere cifre esorbitanti. Per questo motivo, quasi tutta la popolazione italiana che vive lontano dalle grandi città è sempre rimasta esclusa da questa tecnologia e da tutti i vantaggi che essa comporta (ad esempio l'abbattimento dei costi di comunicazione voce che sono resi possibili dall'uso di sistemi VoIP come Skype o Gizmo).

La necessità di stendere del cavo ha creato dei problemi enormi anche a chi abita in città. Dato che stendere nuovi cavi in città comporta dei lavori di costo molto elevato (ottenere licenze, spaccare strade, stendere cavi, chiudere strade, etc.), in pratica tutti gli operatori, tranne Fastweb, si limitano a noleggiare i cavi esistenti da Telecom. Telecom sa di agire in regime di monopolio e fa i prezzi che vuole, a tutto svantaggio del mercato.

Una prima soluzione a questo problema è stato l'uso di sistemi Wi-Fi. Con questa tecnologia sono già state collegate ad Internet intere città, come San Francisco e Bologna, ed intere vallate, anche in Italia. Il Wi-Fi, tuttavia, soffre di alcune limitazioni tecniche che ne impediscono l'uso su distanze “geografiche” (diciamo, oltre il chilometro di distanza, per intenderci) e con bacini di utenza di dimensioni “metropolitane” (una piccola città od un grosso paese).

L'evoluzione del Wi-Fi nella direzione delle applicazioni “geografiche” e “metropolitane” è un nuovo standard noto come Wi-MAX. Questo standard permette di coprire una intera vallata alpina con un singolo ripetitore e di accontentare tutti i suoi abitanti. Sfortunatamente, le frequenze usate da Wi-MAX sono di proprietà dell'esercito e solo a Dicembre 2006 si è raggiunto un accordo per liberalizzarle. Ora si pensa di assegnarle agli operatori commerciali con delle aste pubbliche molto simili a quelle usate per assegnare le frequenze dell'UMTS. WiMAX è una tecnologia di trasmissione senza fili d'accesso a banda larga. La tecnologia supporta velocità di trasmissione di dati condivisi fino a 70 Mbit/s in aree metropolitane.
Il digital divide è il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione (in particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale. Oltre a indicare il divario nell'accesso reale alle tecnologie, la definizione include anche disparità nell'acquisizione di risorse o capacità necessarie a partecipare alla società dell'informazione.

 

Le tariffazioni di Internet richiedono normalmente il pagamento di un abbonamento periodico (esistono anche abbonamenti gratuiti come Alice free di Telecom e Libero di Infostrada). A tale abbonamento si sommano altri costi, secondo il tipo di abbonamento stesso. Distinguiamo essenzialmente fra:
Abbonamento a tempo, in cui il costo totale è la somma del canone di abbonamento fisso (in alcuni casi, come già detto, assente) più il tempo della telefonata di connessione; Modem Analogico, ISDN rientrano normalmente in questa categoria;
Abbonamento a traffico, in cui il costo totale è la somma del canone di abbonamento fisso (in questa categoria sempre presente) più il traffico dati ossia una quota (es. 19 centesimi di Euro) per ogni megabyte inviato o scaricato; alcuni tipi di ADSL, l’HDSL e GPRS/UMTS di solito sono offerte con questo tipo di tariffazione);
Abbonamento flat, in cui il costo è semplicemente la quota di abbonamento fisso; molte delle offerte di ADSL, CDN, Fibra ottica rientrano di solito in questo tipo di abbonamenti; per i sistemi a larga capacità i costi sono molto elevati.
Sono sorti diversi fornitori privati di Internet (o provider) in Italia. Ci sono circa una quindicina di consorzi di accesso ad Internet diffusi a livello Nazionale, più altri diffusi solo su base locale. I più grandi circuiti nazionali, di solito appartenenti a compagnie telefoniche o comunque con esse collegati, sono:
• Telecom Italia, che usa anche i marchi Alice ed InterBusiness
• FastWeb
• Infostrada (gruppo Wind), che usa anche il marchio Libero.IT e talvolta il vecchio marchio Italia On Line (IOL)
• Vodafone
• Nextra (ex Nettuno)
• Albacom
• Tele2
• Inet
• Aruba


Costi di internet
Per utenti con bassi tempi di navigazione mensile (10 ore al mese), l'Italia non offre le migliori soluzioni. Tele2 (l'italiana più conveniente) costa il 120% in più della migliore tariffa europea, inoltre cinque Paesi ci precedono con offerte più allettanti. Per chi naviga 150 ore al mese (profilo alto), l'Italia con Tele2 (16,90 euro al mese) ha la terza tariffa più economica per quanto riguarda la velocità standard (da 4 Mb/256Kbps per l'Italia), anche se la britannica Talk Talk ci dimostra come si possa navigare con solo 7,70 euro al mese.
Tra i contratti per chi naviga molto ma vuole velocità maggiori di 8 mega in download, i nostri provider non sono particolarmente competitivi. Le tariffe italiane sono scese di 5 euro per Wind Libero e di 17 euro per Telecom, ma continuano a costare attorno ai 25 euro, mentre i migliori contratti europei sono sotto i 20 euro. Anche per i contratti combinati, le tariffe italiane risultano più care del 50% rispetto alle migliori disponibili in Europa: più o meno come lo scorso anno.
Ancora sanzioni da parte dell’Antitrust nei confronti delle principali società di telecomunicazioni. Per Telecom una multa complessiva di 735.000 euro contro i 165.000 euro inflitti a Wind. Il reato contestato è sempre lo stesso: pratiche commerciali scorrette.
TELECOM - Per Telecom si tratta in realtà di tre differenti sanzioni. La prima, di importo pari a 285.000 euro, è relativa all’offerta internet Alice 7 Mega, pubblicizzata, secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in modo ingannevole perchè non da all’utente esatte e chiare informazioni sui reali servizi offerti. Un bollettino ufficiale dell’AGCM dice testualmente: "Da ottobre 2007 sono pervenute numerose segnalazioni, aventi ad oggetto la ridotta velocità di navigazione del servizio ADSL offerto da Telecom. In particolare, dalle segnalazioni pervenute emerge come Telecom abbia indotto i consumatori a ritenere di poter navigare in internet a banda larga, ad una velocità particolarmente elevata, superiore a quella che molti utenti poi riuscivano effettivamente a perseguire. Nelle diverse offerte commerciali esistenti al momento dell’avvio del procedimento, non veniva chiarita la velocità minima garantita per le diverse offerte e in quali condizioni poteva essere raggiunta la velocità massima, ma veniva genericamente indicato, in una pagina diversa da quella in cui erano presentati i contenuti principali dell’offerta (denominata Per saperne di più), che la velocità di navigazione non è garantita poiché dipende dal livello di congestione della rete e del server a cui ci si collega".
 Le altre sanzioni riguardano le offerte di telefonia mobile “TIM Sogno” (235.000 euro) e “Chiara di TIM” (215.000 euro). La pratica commerciale scorretta consiste nell’aver spiegato in modo  superficiale, fuorviante le caratteristiche contrattuali delle offerte in questione. Queste le parole dell’AGCM in merito: “gli spot contestati apparivano idonei ad indurre in errore il consumatore medio circa le caratteristiche, la natura e le condizioni economiche della promozione, non presentando informazioni esatte e complete tali da consentire l’assunzione di una decisione consapevole”.
 Quanto ai prezzi, lo studio di SosTariffe ci dice che «all’apparenza in Italia ci sono canoni allineati con la media europea, ma il costo reale è superiore. Per vari motivi», spiega Alessandro Bruzzi, autore dello studio. «Primo, da noi non ci sono vere flat. Secondo, l’ammontare di traffico incluso nelle tariffe presenti sul mercato, a parità di prezzo, è molto inferiore alla media europea. Terzo, vengono imposte ulteriori condizioni restrittive per limitare il traffico peer to peer e VoIP. Quarto: da noi c’è una clausola sconosciuta agli altri Paesi europei, lo scatto ogni 15 minuti», continua. Questo scatto non ha un motivo d’essere, né tecnico né dal punto di vista dei costi degli operatori: è un’invenzione che serve solo ad aumentare quelli in capo all’utente, che così spende più di quanto in effetti consuma. Non hanno lo scatto solo le tariffe a volume (poco apprezzate però dall’utente medio non aziendale) e alcune tariffe orarie di 3 Italia, che anche per questo motivo viene indicato da SosTariffe come l’operatore mobile più economico in Italia, per internet mobile.


Lo scatto probabilmente sarà eliminato nei prossimi mesi, su pressioni dell’Autorità garante delle comunicazioni e del Garante per la sorveglianza dei prezzi. Entrambe le parti, infatti – dicono ad Apogeonline – hanno già puntato il dito contro questo scatto. Nel frattempo, un’occhiata all’estero: in Finlandia e Austria le flat illimitate costano 10 euro al mese; 17 euro al mese in Germania e Spagna. Più care, ce ne sono anche in Danimarca (con 3), Francia, Norvegia, Svizzera, Portogallo. Nel Regno Unito e Irlanda non ci sono flat, ma si arriva a 15 GB (a 15,8 e 19,99 euro rispettivamente, contro i 19 euro per 5 GB in Italia).
In ogni caso, pesano scelte politiche sul futuro della banda larga mobile italiana. Una miniera di frequenze sarebbe in arrivo dal dividendo digitale, e tutto il mondo infatti si sta preparando ad assegnarle (anche e soprattutto) alle tlc. Tutto il mondo eccetto l’Italia: dove andranno alle tivù, salvo sorprese. Già adesso ci sono circa 10 milioni di utenti banda larga mobile in Italia (stima School of Management-Politecnico di Milano); nel 2008 erano 4 milioni (dice Agcom). Il boom continuerà, prevedono tutti. Sempre che prima non inciampi nella saturazione dello spettro.


Paese

Costo/mese (€)

Costo a GB incluso

Finlandia

19,84

Piano Flat

Germania

30,18

Piano Flat

Olanda

32,89

Piano Flat

Norvegia

33,75

Piano Flat

Svizzera

33,90

Piano Flat

Portogallo

35,07

Piano Flat

Francia

36,27

Piano Flat

Spagna

50,65

Piano Flat

Austria

12,12

1,27

Irlanda

19,99

1,61

Lussemburgo

20,16

2,16

Regno Unito

25,19

2,45

Svezia

9,25

2,75

Danimarca

23,74

3,52

Grecia

28,29

4,32

Italia

30,95

5,77

Classifica dei Paesi per tariffe internet mobile con ampio traffico (oltre 4 GB/300 ore) o flat. Fonte: SosTariffe.

La Banda Minima Garantita (BMG), in inglese MCR (Minimum Cell Rate), è la quantità di banda di trasmissione dati che un ISP (Internet Service Provider) può garantire a ciascun utente.
La qualità di una connessione ad Internet si basa su diversi valori. Le offerte commerciali sbandierate in televisione, invece, puntano tutto e solo sulla velocità di download (ovvero su quanto il nostro PC sarà veloce ad ottenere i dati da Internet).
In realtà il numerone scritto in grande è la velocità massima di download o massima banda disponibile. Il dato veramente interessante per valutare una connessione ad Internet, però, sarebbe un altro: quale velocità garantisci sempre e comunque a me consumatore se compro il tuo abbonamento ad Internet? Quando tutti i miei vicini di casa saranno connessi ad Internet contemporaneamente andrò ancora veloce o tutto si rallenterà? E quanto si rallenterà? La Banda Minima Garantita è esattamente questo: la velocità che sarà sempre e comunque disponibile anche nei momenti di punta. Cascasse il mondo, quella non ce la toglierà nessuno. In altre parole la pubblicità dice: “La nostra automobile va a 200 Km/h!!!”
Mentre per essere più onesti dovrebbe dire: “La nostra automobile va al massimo a 200 Km/h. Ma ti garantiamo che sempre e comunque andrà almeno a 50 Km/h.” Capite che questo messaggio è poco televisivo e quindi ai provider fa molto comodo puntare sulla velocità massima più che su quella garantita.
Quindi il consumatore dice:
“Alice mi dà 7 Mbit e costa 19,50 € al mese iva inclusa,
Eolo mi dà 2 Mbit e costa 31,20 € al mese iva inclusa.
Cristiano è scemo se pensa che io comprerò Eolo.”
Il fatto è che non potete nemmeno sapere quanto è la Banda Minima Garantita di Alice. Per risolvere eventuali lamentele c’è solo una laconica nota a piè di pagina (che immagino scorra veloce anche nelle pubblicità in TV) che recita: “La velocità non è garantita poichè dipende dal livello di congestione della rete e del server a cui ci si collega.”
Le due offerte non sono semplicemente paragonabili a mio avviso. La cosa più triste è che nelle offerte ai privati i valori di Banda Minima Garantita non sono più scritti in piccolo… sono spariti! Vi invito a smentirmi se trovate tale informazioni sul sito di Alice o di Wind, ad esempio.
Ho trovato un’offerta, sempre di Telecom che, invece, riporta la Banda Minima Garantita [BMG].
Riprendendo la frase di prima:
“Alice mi dà 7 Mbit/s e costa 19,50 € al mese iva inclusa e ho BMG pari a 0 (zero!),
Eolo mi dà 2 Mbit/s e costa 31,20 € al mese iva inclusa e ho una BMG di 0,128 Mbit/s,
Alice Business mi dà 2 Mbit/s e costa 135,60 € al mese iva inclusa e ho una BMG di 0,064 Mbit/s

Tra i servizi primari di Internet troviamo:

  • la posta elettronica;
  • il servizio Telnet;
  • il trasferimento di file (FTP);
  • l’accesso a banche dati (World Wide Web);
  • i gruppi di discussione (newsgroup);
  • le liste di distribuzione (mailing list);
  • le chat line;
  • le teleconferenze;
  • il telelavoro.

Il World Wide Web (letteralmente “ragnatela a estensione mondiale”) è una rete di risorse informative, basata sull’infrastruttura di Internet. Il web è costituito da innumerevoli siti informativi strutturati a loro volta da un insieme di pagine ipertestuali (da cui deriva l’immagine della ragnatela) e memorizzate su computer denominati web server. Il protocollo standard usato per il Web è l’http (HyperText Transfer Protocol), associato alla porta 80, presente anche in una forma protetta da cifratura (secure http o https), porta 443, usata per esempio nei sistemi di home banking.
Il browser permette di accedere al servizio www e di visualizzare i contenuti delle pagine web. Per accedere a un sito inseriamo l’indirizzo, detto URL (Uniform Resource Locator), all’interno di un’area definita barra degli indirizzi o barra di navigazione.
Ogni pagina web ha un indirizzo specifico composto da varie parti.
Prendiamo ad esempio l’indirizzo del sito del governo italiano: http://www.governo.it.

  • http è l’acronimo di HyperText Transfer Protocol, è sempre presente e indica il protocollo utilizzato per il trasferimento dei dati;
  • www acronimo di World Wide Web, il nome simbolico con cui normalmente vengono indicati i siti web;
  • governo è detto dominio di secondo livello e indica di solito il nome dell’organizzazione o della società proprietaria del sito;
  • it indica il dominio radice. Internet, infatti, è suddivisa in una moltitudine di domini radice, ossia suddivisioni logiche della rete globale, che hanno lo scopo di facilitare la gestione dei nomi delle risorse. Possiamo distinguere domini geografici che identificano la nazionalità del sito come uk (Gran Bretagna), it (Italia), de (Germania), es (Spagna), jp (Giappone), fr (Francia) e domini generici che identificano, invece, il tipo di organizzazione come com (commerciale), edu (istituzione educativa), gov (ente governativo), net (polo di rete), mil (organizzazione militare).

 

HTTP, URL, link ipertestuale, ISP, FTP

  • HTML (HyperText Transfer Protocol): è una sigla che fa riferimento allo standard delle attuali pagine web, che sono in forma di ipertesto.
  • URL (Uniform Resource Locator): formato standard per identificare una risorsa Internet, cioè un sito web accessibile tramite il www.
  • Link ipertestuale: collegamento che consente di richiamare tramite un clic del mouse un’altra parte dello stesso documento o un altro documento.
  • ISP (Internet Service Provider): è un’organizzazione che fornisce i servizi di accesso ad internet a privati e aziende.
  • FTP (File Transfer Protocol): protocollo di comunicazione, ossia una serie di regole relative alle tecniche elettroniche da attuare per rendere possibile il trasferimento dei file da un computer a un altro tramite Internet.

Motore di ricerca

Un motore di ricerca è un servizio fornito attraverso un sito web, che permette di effettuare ricerche all’interno delle pagine indicizzate dal motore. Tra i più conosciuti motori di ricerca troviamo:

  • www.virgilio.it
  • www.altavista.it
  • www.yahoo.it
  • www.google.it
  • www.lycos.it
  • www.arianna.it

Cercare informazioni

Per cercare delle informazioni specifiche in Internet, dobbiamo impostare un criterio di ricerca adatto, ossia dobbiamo scegliere le parole giuste per ottenere buoni risultati.
Ad esempio, per cercare tutte le poesie di Giacomo Leopardi dobbiamo scrivere Leopardi + poesie, dove il segno + ha lo scopo di concatenare i due termini.

Combinare più criteri di ricerca

Per combinare più criteri di ricerca è possibile utilizzare le seguenti funzioni:

  • AND, che consente di inserire più parole chiave che devono essere cercate contemporaneamente;
  • OR, che permette di cercare più parole chiave che non devono essere necessariamente cercate insieme;
  • NOT, che esclude una parola chiave;
  • NEAR, che ha la medesima funzione di AND ma richiede una vicinanza tra i termini che non superi le dieci parole.

Cookie e cache

Quando si accede a un sito Internet, il browser salva le pagine visualizzate in una memoria di lavoro temporanea chiamata cache. Questa memoria permette di aumentare le prestazioni del computer, velocizzando l’accesso ai siti che siamo soliti visitare. È possibile registrare l’accesso a ogni sito web attraverso un piccolo file chiamato cookie, un file che viene creato da un sito sul computer dell’utente per raccogliere informazioni sul tipo di siti frequentati.

Crittografia

La crittografia è una disciplina che fornisce uno strumento adatto a mantenere segrete tutte quelle informazioni che non si vogliono divulgare a un ristretto numero di persone autorizzate.

Le frodi via Internet

La carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso negli acquisti effettuati su Internet. A volte, però, possono presentarsi alcuni rischi per chi compra online.
Per effettuare transazioni in Internet in tutta tranquillità è bene acquistare esclusivamente presso aziende note e rintracciabili, e utilizzare la carta di credito solo quando nella barra di stato della finestra compare il lucchetto chiuso e, nella barra dell'indirizzo, compare una s dopo http (ciò significa che la transazione sta avvenendo in modalità criptata).

Firewall

Un altro strumento utile per difenderci dai pirati informatici è il firewall (“muro di fuoco”), un programma per la sicurezza informatica progettato per impedire accessi non autorizzati a e da reti private.
FTP
È stato calcolato che attualmente, sparpagliati nelle memorie degli host computer connessi a
Internet, ci siano diversi milioni di file. Si tratta di uno sconfinato serbatoio di programmi, immagini digitali, suoni, ecc. molti dei quali di 'pubblico dominio'. Il sistema che ci consente di trasferire questi file sul nostro computer, si chiama File Transfer Protocol (FTP).
Prima di affrontare il discorso legato all'FTP, riteniamo valga la pena soffermarci brevemente sulla
definizione di software di pubblico dominio (PD per brevità), e cercare di illustrarne i principi base; a beneficio in particolar modo di coloro che ancora non ne hanno compresa l'utilità e non ne
rispettano le regole.
Chi preleva da un sito Internet o da una BBS un programma shareware, e poi lo utilizza, deve — secondo le clausole di distribuzione — versare i pochi dollari di registrazione: non perché qualcuno altrimenti lo denuncerà per pirateria — probabilmente non succederebbe — ma perché alle spalle del programma prelevato gratuitamente c'è chi ci ha lavorato molto e ha scelto un canale di Internet distribuzione che è assai vicino alle esigenze dell'utente. Chi preleva un programma con questo sistema può infatti fare qualcosa che nessun'altra fabbrica o ditta del mondo gli consentirebbe:
verificare la qualità di ciò che vuole comprare con delle prove, anche prolungate, prima di pagare.
È un modo di vendere che va incoraggiato, perché è il più equo, è quello che consente davvero di scegliere il meglio (visto che il prelievo e l'uso a titolo di prova sono gratuiti, l'acquirente ha la facoltà di prelevare anche cinque o sei tipi di programma simili, per poi versare la quota solo del migliore) e infine perché allarga enormemente le possibilità di scelta: sono poche le software house in grado di raggiungere ogni angolo del pianeta con le proprie reti distributive, mentre tutti, o quasi, possono arrivare a Internet. Oltre allo shareware ci sono anche altre categorie di software. C'è quello completamente gratuito (di solito identificato con il termine freeware), quello che richiede come pagamento un versamento volontario anche non necessariamente in denaro (giftware) e quello che si accontenta di una cartolina (cardware). Chi non versa la quota di registrazione forse si sente furbo, perché ha un programma senza averlo pagato, e senza aver violato apparentemente nessuna legge; in realtà nuoce a sé stesso, perché se un giorno la politica shareware dovesse fallire, la scelta di software di cui possiamo beneficiare attualmente verrebbe enormemente ridotta, e sul mercato sopravviverebbero solo le grandi software house con la loro politica dei prezzi.

Indipendentemente dal tipo di applicazione utilizzata per attivare una sessione FTP, ci sono due
modalità di collegamento ad una macchina remota: FTP anonimo, e FTP con account.
Il trasferimento di file tramite FTP anonimo è quello tradizionalmente utilizzato per il prelievo di file
presso università, enti, società. Consiste in un login, ovvero nell'ingresso in un computer remoto,
effettuato senza disporre presso di esso di un proprio codice utente e di una propria password,
quindi anonimamente. In questa modalità non avremo, per ovvi motivi di sicurezza, pieno accesso
al computer remoto; potremo quindi entrare solo in determinate directory — tipicamente nella
directory chiamata 'pub' (ovvero public) e nelle sue sottodirectory — e potremo solo leggere alcuni
file, ma non cancellarli, spostarli o modificarli.
L'utilizzazione di FTP con account, invece, dà pieno accesso ad una determinata directory del
sistema remoto, nella quale potremo inserire, modificare e cancellare file, proprio come se fosse
una directory del vostro hard disk. Di norma è riservata ai dipendenti dell'università, dell'ente o della
società che ospita il server FTP, oppure ai loro collaboratori, oppure ancora ai loro clienti. Se, ad
esempio, decidete di pubblicare su Internet una vostra pagina Web, acquistando lo spazio presso
un Internet provider, quest'ultimo con ogni probabilità vi concederà un account FTP e una password
personale.

LA POSTA ELETTRONICA
Iniziamo adesso l'esame sistematico delle varie funzionalità messe a disposizione da Internet,
partendo dalla prima e forse più nota: la posta elettronica, o e-mail. Tramite la posta elettronica è
possibile scambiarsi in tempi estremamente ridotti sia messaggi (file di puro testo) sia, utilizzando
gli opportuni strumenti, ogni altro tipo di file.
Condizione indispensabile per lo scambio di un messaggio attraverso la posta elettronica è che
mittente e destinatario siano 'su Internet', dispongano cioè di un proprio 'indirizzo' (e-mail address).
L'indirizzo ci è assegnato dal nostro fornitore di connettività, e corrisponde a una sorta di casella
postale ospitata dal computer al quale 'telefoniamo' al momento di collegarci ad Internet: in
sostanza, uno spazio sul suo disco rigido, nel quale i messaggi che ci sono indirizzati vengono
depositati automaticamente. Questo significa, fra l'altro, che non c'è bisogno che il nostro computer
sia perennemente collegato ad Internet, in attesa dei messaggi che ci potrebbero arrivare: è il
computer del fornitore di connettività che si assume questo incarico per noi. Dal canto nostro,
quando decideremo di collegarci controlleremo nella nostra casella postale se ci sono messaggi in
attesa: in sostanza, il computer di chi ci fornisce l'accesso a Internet funziona un po' da segreteria
telefonica, ricevendo per noi i messaggi che arrivano mentre non ci siamo (cioè mentre non siamo
collegati), e informandocene alla prima occasione. Vediamo innanzitutto come è fatto un indirizzo di posta elettronica. La sua forma generale è la seguente:
nomeutente@nome.host.dominio
La parte di indirizzo alla sinistra del simbolo @ (detto 'chiocciola' o, con riferimento al suo
significato all'interno di un indirizzo Internet, 'at') identifica l'utente in maniera univoca all'interno del sistema informatico che lo ospita (host system); spesso si tratterà del nostro cognome, o di un
codice, o di un nomignolo che ci siamo scelti. L'importante è che non ci siano due utilizzatori di quel sistema con lo stesso identificativo. La parte di indirizzo a destra del simbolo @ identifica invece in maniera univoca, all'interno dell'intera rete Internet, il particolare sistema informatico presso il quale l'utente è ospitato, e corrisponde all'indirizzo simbolico dell'host.
Come è facile comprendere, la procedura appena descritta di 'costruzione' di un indirizzo di posta
elettronica garantisce che esso identifichi univocamente l'utente all'interno dell'intera rete Internet.
Di norma il nostro indirizzo di posta elettronica ci viene indicato dal fornitore di connettività al
momento di stipulare il contratto di abbonamento (o, nel caso di un fornitore istituzionale come un
centro di calcolo universitario, al momento dell'attivazione amministrativa del nostro accesso).

Gli indirizzi sono risolti dal DNS che individua il server a cui inviare il messaggio. Il server di posta riceve i messaggi e li accoda nella mailbox dell’utente. La mailbox è un file di testo in una directory specifica nel server (es. in Unixpuò essere /spool/mail/utente)

Un messaggio di posta elettronica è diviso in due parti:
Header (intestazione)
Campi intestazione
To:Indirizzo DNS del destinatario (o destinatari).
Cc:Copia in carta carbone (indirizzi “per conoscenza”)
Bcc:Copia in carta carbone con indirizzi invisibili ai riceventi.
From:indirizzo di ha scritto il messaggio (necessario).
Sender:indirizzo di chi ha inviato il messaggio
Oggetto: oggetto del messaggio
Allegati: nome di uno o più file che possono essere inviati insieme al messaggio di posta elettronica

Body (corpo del messaggio)
Testo del messaggio che viene inviato

La posta è inviata come testo ASCII usando un codice a 7-bit trasmesso su 8 bit con il bit più significativo a 0. Non permette di trasmettere caratteri non ASCII con messaggi di email senza una opportuna codifica. La soluzione è stata quella di usare il formato MIME (Multipurpose Internet Mail Extensions) per permettere alle email di contenere e trasportare caratteri non ASCII. MIME definisce una struttura al corpo del messaggio e definisce come codificare i messaggi non ASCII.

I protocolli standard usati per la posta elettronica sono l’SMTP  (Simple Mail Transfer Protocol )per la spedizione (sia tra client e server sia tra diversi server), che usa la porta 25, e il POP (Post Office Protocol 3) per il prelievo della posta dalla propria casella posta su un server email, che usa la porta 110 e la 993 nella versione crittografata. Esiste inoltre il protocollo IMAP (Internet Mail Access Control) per la consultazione della casella di posta da remoto che usa la porta 143 e 995 se cifrato, usato spesso in combinazione con il Web per formare gli accessi via Web alla posta, i cosiddetti servizi di web mail.

Le emoticon.
A volte nei messaggi troviamo strani simboli, come :-) .
Si tratta di ciò che è chiamato Cyberfaccia o Emoticon; per comprenderne il significato basta inclinare la testa verso sinistra e osservarlo, si noterà subito una faccina sorridente  che ironizza su quanto appena scritto.
Le Cyberfacce sono state introdotte nell'uso comune dei messaggi elettronici per eliminare la piattezza del solo testo il quale, rispetto alle telefonate o alle scritte di pugno, sono privi di emozionalità. In tal modo è possibile esprimere ironia, allegria, dolore, rabbia....
:-)        sorriso                         :-)))      grande sorriso             ;-)        strizz.  d'occhio         
:-(        dispiacere                   :->       sorr. malizioso :-o        sorpresa          
:-O       shock                          8-)       con gli occhiali           :-*        bacio
$-)       sognare profitti           :-?        non capisco                 :-#        censura

Che cos'è lo SPAM ?
Lo “spam” indica comunemente la posta elettronica commerciale non sollecitata.
A causa del basso costo associato alla trasmissione via Internet di un messaggio di posta elettronica, molte società o singole persone utilizzano questo strumento per tentare di promuovere i propri prodotti o servizi con massicce spedizioni di e-mail ad un elevato numero di destinatari, la maggior parte dei quali non sono assolutamente interessati a riceverle.
Da dove deriva il termine SPAM ?
Il termine inglese “spam” significa carne di maiale in scatola (deriva da spiced ham). Ma è da un episodio del famoso gruppo comico inglese "Monty Python" che ha origine il termine di spam così come noi oggi lo utilizziamo.

Accesso remoto (terminale remoto, desktop remoto)
Attraverso Internet si può collegarsi con un computer remoto presso cui si disponga di un accesso autorizzato, ed interagire con i programmi ed i dati in esso contenuti, lavorando come se il computer fosse locale (altra forma di telelavoro). In questo modo è possibile, ad esempio, usare calcolatori molto potenti posti a migliaia di chilometri di distanza (ad esempio fra Parma e Parigi). Attraverso servizi di questo tipo vengono poi solitamente amministrati server da parte degli addetti. Il servizio telnet, che fornisce un terminale testo non cifrato, usa la porta 23. Il servizio SSH, che garantisce un terminale testo cifrato sicuro, corredato di trasferimento file e esecuzione remota di comandi, usa invece la porta 22. Il desktop remoto di Windows usa la porta 3389, mentre esiste un servizio analogo basato su standard aperti chiamato VNC, che usa la porta 5900.

Chat o Internet Relay Chat (IRC)
IRC o semplicemente chat (chiacchierata) è un servizio sostanzialmente analogo a un gruppo di discussione, con la differenza che i messaggi non vengono inoltrati ed esposti, come nel caso dei gruppi, ma il dialogo avviene (via tastiera) in tempo reale, come se si parlasse e i testi vengono visualizzati direttamente. L’uso di questo servizio è spesso “ludico”. Esistono già versioni audio e video di questo servizio.
Internet Phone
Consiste nel convertire, attraverso un personal computer dotato di microfono e scheda sonora, la voce in pacchetti digitali e trasmetterli attraverso Internet, consentendo quindi a due utenti connessi fra loro di dialogare in tempo reale come se fossero al telefono (ma con il vantaggio enorme di pagare solo la telefonata di connessione con il provider), indipendentemente dalla distanza dei due interlocutori. Il servizio viene oggi offerto anche da molte compagnie telefoniche con lo standard Voice-over-IP (VOIP). Una delle applicazioni più note basate su questo protocollo è Skype, che comprende al suo interno anche funzioni di chat.
Audio e Video streaming e raccolte audio e video
Le tecnologie di Audio e Video streaming consentono di portare in ambito Internet la radio e la televisione. Sono infatti strumenti attraverso cui ci si connette a canali audio e video posti entro siti WWW. Per poterne usufruire è necessario disporre del programma ricevitore audio o video inserito come aggiunta al proprio browser. RealAudio è uno degli standard più usati per queste funzionalità. Molto spesso tale programma è scaricabile gratuitamente presso i siti che svolgono tale servizio. Molte radio private italiane (per esempio Radio Dimensione Suono, RTL 102,5…) dispongono già di un sito WWW con inserito un trasmettitore audio streaming, così come diversi canali televisivi sono visualizzabili via Web in tempo reale.
Inoltre di recente sono state create le raccolte video su Web, ossia archivi di filmati e brani musicali in cui il filmato viene scaricato e visualizzato in locale e la visualizzazione inizia prima ancora che il file sia stato completamente scaricato, realizzando un notevole risparmio di tempo. Esistono sia raccolte aperte al caricamento da parte degli utenti, come, ad esempio, il famoso YouTube, sia gestite da una catena redazionale, come la raccolta delle Teche RAI disponibile dal portale www.rai.tv.
Condivisione file P2P
Nato con l’ormai storico Napster, il meccanismo di condivisione file in modalità Peer-to-peer (P2P), ha avuto un successo straordinario. A differenza dei meccanismi centralizzati come Web o FTP, basati sull’uso di particolari host connessi alla rete (i server Web o FTP) cui gli altri utenti accedono, i sistemi P2P rappresentano un sistema basato sul rapporto “paritetico” fra computer. In modo analogo alla condivisione di cartelle nelle reti locali Windows, ciascun computer che ospita un programma di condivisione P2P è, contemporaneamente, sia client che server ossia può rendere disponibili liste di file e file dal proprio interno e accedere ai file resi disponibili da altri computer che ospitano programmi analoghi. Esistono poi due diverse architetture per i sistemi P2P:
sistemi ad elenco centralizzato, come Napster, in cui per prima cosa ci si connette ad un server centralizzato che contiene gli elenchi di tutti i computer che ospitano il servizio e che quindi ridirige la richiesta di un particolare file al computer che effettivamente lo ospita; tale sistema è veloce nella ricerca, ma intrinsecamente fragile, in quanto se viene a mancare il nodo centrale non è più in grado di funzonare;
sistemi totalmente distribuiti, come eMule, BearShare e Kazaa, in cui non esiste un elenco centralizzato e i programmi client ricercano la presenza di server compatibili sulla rete, cui chiedono l’elenco dei file contenuti o la presenza di un particolare file; tale sistema è molto più robusto, in quanto nessun nodo svolge un compito indispensabile per la rete ma, ovviamente, le ricerche sono molto più lunghe.

Ogni servizio P2P usa un suo protocollo ed una sua porta.

 

Fonte: http://www.lentamente.it/attachments/046_Appunti%20su%20internet.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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