Tolleranze geometriche
Tolleranze geometriche 
  (Rev. 11.2008)
Principio di indipendenza
Introducendo il problema delle tolleranze dimensionali, si  è osservato come fra le indicazioni riportate sul disegno e la loro pratica  attuazione nell’oggetto costruito vi sia differenza: ciò si verifica non solo  per le dimensioni, ma anche per la forma. 
  Infatti, le superfici reali si possono scostare, più o  meno sensibilmente, sia dalla forma geometrica esatta prevista a disegno, sia  da posizioni prestabilite rispetto ad altre superfici assunte come riferimento.  Ciò a causa di diversi fattori, come ad esempio flessioni del pezzo e  dell’utensile durante la lavorazione, vibrazioni della macchina, ecc..
Vale la pena osservare che le tolleranze dimensionali in effetti  limitano anche alcuni errori di forma e posizione, tant’è vero che la norma UNI  7226, nel testo del 1973, a proposito della relazione tra tolleranze  dimensionali e geometriche, recitava: "Quando sono previste unicamente tolleranze dimensionali, queste limitano  anche alcuni errori di forma e posizione, ossia le superfici reali degli  oggetti possono scostarsi dalla forma geometrica prescritta purché restino all’interno  della tolleranza dimensionale. Se gli errori di forma devono trovarsi  all’interno di tali limiti, deve essere prescritta la tolleranza di forma”.
  Questo principio di “dipendenza” delle tolleranze geometriche  dalle tolleranze dimensionali, in sede di revisione e di riemissione della  norma (ora UNI 7226-1 / ISO 1101:1986), è stato eliminato.
  In sostituzione, con la norma UNI ISO 8015 del  1989 è stato introdotto il “principio di indipendenza” come principio  fondamentale per l’assegnazione delle tolleranze, secondo il quale “ciascuna prescrizione dimensionale o  geometrica specificata su un disegno deve essere rispettata in se stessa in  modo indipendente, salvo  non sia prescritta, sul disegno, una relazione particolare. Pertanto, in  mancanza di indicazioni specifiche, le tolleranze geometriche si applicano  senza tenere conto delle dimensioni dell’elemento, e le sue prescrizioni  (dimensionali e geometriche) devono essere trattate come esigenze tra loro  indipendenti”. 
Secondo questo principio le deviazioni  di forma non sono più limitate dalle tolleranze dimensionali. Queste ultime  controllano soltanto le dimensioni locali reali di un elemento (misurate tra  due punti), ma non i suoi errori di forma.
  Le tolleranze geometriche limitano  invece lo scostamento di un elemento in rapporto alla sua forma o al suo  orientamento o alla sua posizione, considerati teoricamente esatti, senza  tenere conto delle dimensioni dell’elemento.
  Le  tolleranze geometriche si applicano quindi indipendentemente dalle dimensioni  locali reali dei singoli elementi. Tale circostanza viene anche ribadita nella  UNI ISO 286/1 del gennaio 1991, in cui si afferma che le tolleranze  dimensionali non permettono di stabilire né gli errori di forma né le  correlazioni geometriche tra i diversi elementi.
  I disegni per i quali si applica il principio di indipendenza  devono essere opportunamente identificati per non generare confusione con i  disegni precedenti; dovranno quindi riportare la seguente indicazione: Tolleranze secondo UNI ISO 8015. 
  La stessa norma, in una nota  nazionale, prevede tuttavia che, in mancanza di indicazioni relative alle norme  richiamate, valga ancora il principio della tolleranza dimensionale come limite  alla tolleranza di tipo geometrico definito dalla norma precedentemente in  vigore, e cioè che: “In mancanza di  indicazioni specifiche di norme riguardanti i principi di attribuzione delle  tolleranze o dei metodi di verifica delle stesse, le tolleranze dimensionali  possono limitare anche alcuni scostamenti di forma e/o di posizione. In  questo caso le superfici reali del pezzo possono scostarsi dalla forma  geometrica prescritta a condizione che restino all’interno delle tolleranze  dimensionali (Nota nazionale).”
Classificazione delle tolleranze geometriche
Come evidenziato dal quadro sinottico di tabella 1 (allegato alla UNI 7226-1 / ISO 1101:1986), le tolleranze geometriche si possono suddividere in quattro categorie:
1) tolleranze di forma: stabiliscono i limiti  di variazione di una superficie (o una singolarità) dalla forma ideale indicata  nel disegno. La forma di un elemento isolato è corretta quando la distanza di  ciascuno dei suoi punti da una superficie di forma geometrica ideale, in  contatto con essa, è uguale o minore della tolleranza data.
  A loro volta le tolleranze di forma si suddividono  in:
  •  tolleranze di rettilineità;
  •  tolleranze di planarità;
• tolleranze di circolarità;
• tolleranze di cilindricità;
• tolleranze di forma di una linea qualunque;
•  tolleranze di forma  di una superficie qualunque.
  Va osservato che le tolleranze sui profili (forma di una linea  qualunque o di una superficie qualunque) costituiscono un gruppo a sé, in  quanto stabiliscono i limiti di variazione non solo della forma in assoluto, ma  anche della posizione e dell’orientamento di una linea o di una superficie  qualsiasi rispetto ad un eventuale riferimento.
  
Tabella 1 – Tolleranze geometriche - Caratteristiche oggetto di tolleranza e segni grafici, esempi di indicazione ed interpretazione - Quadro sinottico (I parte)
 
 
Tabella 1 (II parte)
2) Tolleranze di orientamento: stabiliscono i  limiti di variazione di una superficie (o una singolarità)  rispetto a uno o più elementi assunti come riferimento. L’elemento di  riferimento può essere un elemento esistente nel pezzo o possono essere uno o  più punti scelti in modo da costituire un riferimento temporaneo; in ogni caso  la sua forma deve essere sufficientemente precisaper essere utilizzato  come tale.
  A loro volta le tolleranze di orientamento si  suddividono in:
  •  tolleranze di parallelismo(di una linea (asse) rispetto a una retta di riferimento);
  •  tolleranze di perpendicolarità(di una linea (asse) rispetto a una superficie di riferimento);
  •  tolleranze di inclinazione(di  una linea (asse) rispetto a una superficie di riferimento).
3) Tolleranze di posizione: stabiliscono i  limiti di variazione di una superficie (o una singolarità) rispetto ad una  posizione ideale stabilita dal disegno e ad uno o più elementi assunti come  riferimento.
  A loro volta le tolleranze di posizione si  suddividono in:
  •  tolleranze di localizzazione(di una linea);
  •  tolleranze di concentricità o coassialità(di un asse);
  •   tolleranze di simmetria(di un piano mediano). 
  4) Tolleranze di oscillazione: stabiliscono i limiti  di variazione di una superficie (o una singolarità) rispetto ad una forma  stabilita dal disegno durante una rotazione del pezzo attorno ad un elemento di  riferimento. 
  A loro volta le tolleranze di oscillazione si  suddividono in:
  •  tolleranze di oscillazione  circolare radiale;
  •  tolleranze di oscillazione  totale radiale.
In ogni  caso la tolleranza geometrica definisce uno spazio (area o volume) entro il  quale deve stare l’elemento da controllare.
  Ad esempio, in un piano, un elemento di cui si vuol  controllare la rettilineità dovrà stare nell’area definita da due linee rette  parallele e distanti del valore della tolleranza. 
  Nello spazio, la zona di tolleranza sarà invece un cilindro  ad asse e generatrici perfettamente rettilinei e con diametro pari al valore  della tolleranza.
 
 
Tabella 1 (III parte)
Come si vede dal prospetto della tabella 1, le tolleranze geometriche possono anche essere suddivise tra:
- tolleranze non associabili (ad esempio la planarità, la circolarità, ecc.), cioè non riferite ad altri elementi del pezzo;
- tolleranze associabili ad un elemento preso come riferimento (come il parallelismo o la
localizzazione di un foro);
- tolleranze che possono o meno essere associate ad un altro elemento, come le tolleranze sui
profili.
Infine, nella tabella 1 sono anche riportati i simboli utilizzati per indicare le diverse tolleranze geometriche.
Indicazione delle tolleranze geometriche sui disegni
Secondo la norma UNI 7226-1 / ISO 1101:1986 le tolleranze  geometriche devono essere indicate a disegno per mezzo di un riquadro  rettangolare diviso in due o eventualmente in tre caselle (fig. 1). 
   
 
Figura 1 – Esempi di riquadri per l’indicazione delle tolleranze geometriche
Le caselle contengono, da  sinistra a destra, nell’ordine, le seguenti indicazioni:
  1) il simbolo della tolleranza geometrica secondo la tabella  1; 
2) il valore totale della tolleranza nell’unità di misura usata per le dimensioni lineari. Questo valore è preceduto dal segno Ø se la zona di tolleranza è circolare o cilindrica. Un’altra indicazione, che può trovare posto in questa casella, è quella di una lettera maiuscola inserita in un cerchio, per l’indicazione di particolari prescrizioni.
3) La lettera o le lettere che individuano gli elementi di riferimento, quando necessario.
Il riquadro viene unito all’elemento cui è riferita la tolleranza per mezzo di una linea continua fine terminante con una freccia:
 a) sulla linea di contorno dell’elemento o su una linea di  prolungamento del contorno (ma chiaramente staccato da una linea di misura), se  la tolleranza si applica ad una linea o ad una superficie (fig. 2). Eventualmente  è possibile usare una linea di richiamo che punta direttamente sulla superficie  (fig. 3).
a) sulla linea di contorno dell’elemento o su una linea di  prolungamento del contorno (ma chiaramente staccato da una linea di misura), se  la tolleranza si applica ad una linea o ad una superficie (fig. 2). Eventualmente  è possibile usare una linea di richiamo che punta direttamente sulla superficie  (fig. 3).
  
Figura 2 – Tolleranza geometrica                        Figura 3 – Uso di una linea di richiamo per 
  applicata ad una linea o ad una superficie          indicare   una tolleranzageometrica su una superficie
  
  b) In corrispondenza della linea di misura, sulla linea di  contorno o di riferimento, se la tolleranza si applica all’asse o al piano  mediano della parte quotata (fig. 4). 
   Tale prescrizione viene giustificata dal fatto che l’asse è un  elemento geometrico ideale, che non esiste nella realtà.
Tale prescrizione viene giustificata dal fatto che l’asse è un  elemento geometrico ideale, che non esiste nella realtà. 
Figura 4 – Indicazione della tolleranza geometrica relativa ad un asse o piano mediano
 
 
Elementi di riferimento
Mentre l’errore di forma riguarda  un elemento "isolato", come una superficie piana, l’errore di  orientamento o di posizione è associatoad un altro elemento del pezzo, chiamato elemento di riferimento.
  Quest’ultimo  viene identificato da una lettera maiuscola, inscritta in un riquadro,  collegata ad un triangolo, posto sull’elemento stesso (fig. 5).
Figura 5 – Indicazione dell’elemento di riferimento (il triangolo può essere vuoto o annerito)
Al pari dell’indicazione delle tolleranze, il triangolo, con la lettera di identificazione, può essere situato:
 a) sulla linea di contorno dell’elemento o su una linea di  prolungamento del contorno (ma chiaramente separato da una linea di misura), se  l’elemento di riferimento è la linea o la superficie stessa (fig. 6). Anche  in questo caso è possibile usare una linea di richiamo che punta direttamente  sulla superficie di riferimento (fig. 7).
a) sulla linea di contorno dell’elemento o su una linea di  prolungamento del contorno (ma chiaramente separato da una linea di misura), se  l’elemento di riferimento è la linea o la superficie stessa (fig. 6). Anche  in questo caso è possibile usare una linea di richiamo che punta direttamente  sulla superficie di riferimento (fig. 7).
  
Figura 6 – Linea o superficie presa come riferimento           Figura 7 – Uso della linea di  richiamo  
  per i riferimenti
b) In corrispondenza della linea di misura, quando  l’elemento di riferimento è l'asse o il piano mediano della parte così quotata (fig. 8). In questo caso per esigenze di spazio è ammesso sostituire una delle  frecce della linea di misura con il triangolo di  riferimento. 
  
Figura 8 – L’asse o il piano mediano preso come elemento di riferimento
Altre specificazioni
Se la tolleranza si applica ad una lunghezza limitata, non definita come posizione, il valore di questa lunghezza deve essere aggiunto al valore della tolleranza e separato da un tratto obliquo (fig. 9).
 Se alla tolleranza sull’elemento si aggiunge un'altra tolleranza  più restrittiva su una lunghezza limitata, quest’ultima deve essere posta sotto  la prima come indicato in figura 10.
Se alla tolleranza sull’elemento si aggiunge un'altra tolleranza  più restrittiva su una lunghezza limitata, quest’ultima deve essere posta sotto  la prima come indicato in figura 10.
   
 
Figura 9 – La tolleranza  di parallelismo     Figura 10 – La  tolleranza di parallelismo di 
  si applica su una lunghezza  di 100 mm         0,1 mm, estesa alla  lunghezza totale, diventa 
                                                                          di 0,05 mm su una lunghezza di 200 mm
Se la tolleranza (o il riferimento) deve essere applicata solo su una parte definita del pezzo, questa deve essere individuata (ed eventualmente quotata), come precisato in figura 11, usando una linea mista grossa.
Figura 11 – Tolleranza o riferimento che si riferiscono solo ad una parte
dell’elemento
Tolleranze geometriche generali
Tutti gli elementi di un prodotto hanno sempre una  dimensione e una forma geometrica. Poiché le esigenze funzionali richiedono che  gli scostamenti dimensionali e gli scostamenti geometrici siano definiti e  limitati, è necessario che i disegni siano completi di tutte le tolleranze  necessarie. 
  Ora, dato che con l’introduzione del principio di  indipendenza le tolleranze dimensionali non risultano più limitanti le  tolleranze geometriche, queste andrebbero tutte indicate nei disegni che  risulterebbero enormemente appesantiti da tante indicazioni e quindi poco  chiari.
  La norma UNI EN 22768-2,  prescrivendo tolleranze generali geometriche, permette di semplificare le  indicazioni e quindi la lettura dei disegni, facilitando nello stesso tempo la  scelta delle tolleranze. 
  I valori delle tolleranze geometriche  generali possono costituire un’utile guida per acquisire indicazioni sui valori  usuali di tolleranza secondo standard di lavorazione fine, media, grossolana, e  per un confronto con gli analoghi valori delle tolleranze dimensionali  generali.
  La norma prevede l’uso di tre classi  di tolleranza (H‑K‑L, di precisione decrescente) e prescrive i valori di  tabella 2 per le tolleranze di:
  ‑ rettilineità e planarità;
  ‑ perpendicolarità;
  ‑ simmetria;
   ‑ oscillazione circolare.
‑ oscillazione circolare.
Tabella 2 – Tabelle per le tolleranze generali geometriche secondo UNI EN 22768-2
Indicazioni sul disegno
Se le tolleranze generali geometriche devono essere applicate unitamente  con le tolleranze generali dimensionali della UNI EN 22768-1, si devono  riportare le seguenti indicazioni all’interno o nei pressi del riquadro delle  iscrizioni: 
  a) il riferimento generale alla norma UNI EN 22768; 
  b) la classe di tolleranza dimensionale, secondo la UNI EN 22768-1; 
  c) la classe di tolleranza geometrica, secondo la UNI EN 22768-2.
  Esempio: UNI EN 22768‑mK
Se le tolleranze generali dimensionali non devono essere  applicate, la corrispondente lettera non deve apparire nella designazione a  disegno. 
  Esempio: UNI EN 22768‑K
  Finiture superficiali e  rugosità
Nella definizione di tolleranza si è gia visto come vi sia differenza fra la definizione teorica di forma e dimensioni di un pezzo e la sua realizzazione pratica. Anche le superfici che delimitano gli oggetti possono essere pensate come perfettamente lisce, ma in realtà presenteranno delle irregolarità che le rendono più o meno scabre: si può quindi parlare di superfici ideali e di superfici reali.
Gli errori che differenziano le superfici reali da quelle ideali sono di diverso tipo:
- gli errori macrogeometrici, di forma e posizione, e
- gli errori microgeometrici.
Questi ultimi possono essere aperiodici (fessure, cricche, ecc.) o ripetersi con regolarità (striature e solchi prodotti dalla lavorazione): in questo secondo caso si potrà riscontrare un orientamento e anche un passo.
La valutazione di questi difetti  può essere fatta a vista, per confronto con campioni (come prevedeva la vecchia  normativa) o mediante una misurazione che ne permetta la definizione in termini  quantitativi.
  A questo proposito si possono  dare alcune definizioni (contenute nelle norme UNI ISO 468 e 4287, ritirate senza  sostituzione):
  Rugosità:è l’insieme delle irregolarità  superficiali, che si ripetono con passo relativamente piccolo, lasciate dal  processo di lavorazione e/o da altri fattori influenti, come ad esempio la  forma dell’utensile, la disomogeneità del materiale e la eventuale presenza di  vibrazioni. 
  La rugosità ha notevole  influenza sulla durata, sulla resistenza a fatica e alla corrosione degli  organi meccanici, nonché sulle condizioni di lubrificazione presenti tra due  superfici in contatto e in moto relativo tra loro.
Superficie geometrica o nominale o ideale:è la superficie teorica rappresentata sul disegno e delimitata dalle dimensioni nominali del pezzo.
Superficie reale:è la superficie  effettivamente ottenuta con la lavorazione e delimitata dalle dimensioni e  dalla forma reale del pezzo.
  Piano di rilievo(fig. 12b): è ilpiano  ortogonale alla superficie nominale dell’elemento meccanico, con il quale si  seziona idealmente la superficie stessa.
Profilo ideale o geometrico (fig.  12 a): è la linea risultante dalla intersezione del piano di rilievo con la  superficie geometrica.
  Profilo  reale (fig. 12c): è  la linea risultante dalla intersezione del piano di rilievo con la superficie  reale ed è caratterizzato da un andamento più o meno regolare con una  successione di creste e di valli di piccola ampiezza.
Figura 12 – Il concetto di
piano di rilievo e profilo
Per definire la rugosità,si procede al rilievo, con opportuni strumenti di misura, del profilo per una certa lunghezza, chiamata lunghezza base o di campionatura. Tale lunghezza viene scelta in modo da non essere influenzata da irregolarità di tipo macrogeometrico, ed è dell'ordine di qualche mm(fig. 13).
 
 
Figura 13 – La linea media del profilo è tale che tutte le aree al di sotto di essa sono equivalenti alle aree al di sopra, sul tratto di lunghezza base L
In corrispondenza della lunghezza di misura e del profilo così  rilevato si può definire una linea parallela al profilo teorico (o, più  precisamente, al profilo inviluppo esterno del profilo reale, che veniva in  precedenza definito profilo tecnico),posizionata rispetto al  profilo reale in modo che la somma delle sporgenze (picchi) rispetto ad  essa sia uguale a quella degli avvallamenti (valli): tale linea è  definita come linea centraleodi compenso.
  La linea media(che praticamente corrisponde  alla linea centrale) è più  rigorosamente  definita come la linea avente la forma del profilo geometrico per la quale si  ha il minimo valore della somma dei quadrati delle distanze da essa dei punti  del profilo reale.
Se la linea media viene assunta come asse delle ascisse in un  riferimento ortogonale in cui i punti del profilo divengono ordinate, la  condizione precedente può essere espressa come quella per cui la somma  algebrica delle ordinate nel tratto di misura ha valore nullo. 
  Indicando con yi le ordinate, rispetto alla linea  media, del profilo reale rilevate in corrispondenza di n punti  equidistanti di un tratto della linea media pari alla lunghezza di base L (fig.  14a), come misura della rugosità può essere assunto il valore medio  delle n ordinate rilevate:
  Ra = (|y1| +  |y2| + |y3| + ... + |yn|) / n
  Il parametro Ra (R = roughness, a =  arithmetical average) è espresso in micrometri (μm).
   
 
Figura 14a – Ordinate (yi) rispetto alla linea media del profilo reale, altezza massima di picco (Rp), profondità massima di valle (Rv), e altezza massima del profilo (Ry)
Più rigorosamente, si possono considerare le aree comprese fra il profilo reale e la linea media equivalenti a rettangolini di base dx ed altezza rispettivamente y1, y2, y3, ..., yn (fig. 14b). Ogni rettangolino ha area ydx.
 
 
Figura 14b – Suddivisione della lunghezza di base L in n parti
Se si considerano i valori assoluti delle deviazioni y,  la somma delle aree di questi rettangolini è espressa dall’integrale:
  
  che rappresenta l’area di un rettangolo di base L e  di altezza Ra (si veda la fig. 13). 
   In definitiva, la  formula più  rigorosa che definisce la  rugosità è:
  In definitiva, la  formula più  rigorosa che definisce la  rugosità è:
  In pratica il parametro Ra viene  misurato mediante uno strumento denominato “rugosimetro” su una lunghezza in  genere maggiore della lunghezza base L, chiamata lunghezza di  esplorazione. In questo caso, la rugosità Ra è definita dal valore medio  delle misure su diverse lunghezze base L, prese consecutivamente lungo  il profilo. 
Si definisce infine rugosità di una superficie il massimo valore di Ra tra quelli rilevati su zone di esplorazione diverse.
Accanto alle definizioni ora viste, se ne trovano nella norma  numerose altre.
  Considerando una linea di picco (fig. 14a), parallela  alla linea media e passante per il punto più alto del profilo, ed una linea di valle, parallela alla linea media e passante per il punto  più basso del profilo, possono essere definiti come parametri, da tenere in  conto per definire la rugosità, l’altezza massima di picco (Rp) e la profondità massima di valle (Rv), come distanze dalla  linea media rispettivamente della linea di picco e della linea di valle.
  La distanza tra linea di picco e linea di valle rappresenta l’altezza  massima del profilo (Ry).
 Come indicazioni della rugosità,  oltre alla Ra, possono essere assunte Rz, media dei valori  assoluti dei 5 picchi più alti e delle 5 valli più profonde (con riferimento ad  una data lunghezza di base), oppure Rc, media fra i valori assoluti dei  picchi e delle valli, od anche:
  Come indicazioni della rugosità,  oltre alla Ra, possono essere assunte Rz, media dei valori  assoluti dei 5 picchi più alti e delle 5 valli più profonde (con riferimento ad  una data lunghezza di base), oppure Rc, media fra i valori assoluti dei  picchi e delle valli, od anche:
cioè il valore quadratico medio delle ordinate del profilo.
Indicazione della rugosità nei disegni
Per motivi economici, si devono dare indicazioni relative  alla rugosità, a procedimenti e a sovrametalli di lavorazione solo quando siano  indispensabili ad assicurare l’attitudine all’impiego e solamente per quelle  superfici che lo richiedono.
  L’indicazione dello stato della superficie non è necessaria  quando la lavorazione eseguita in maniera usuale assicura di per se stessa uno  stato superficiale adeguato alle esigenze richieste.
  La norma UNI ISO 1302 stabilisce i segni grafici e le  indicazioni complementari relativi allo stato delle superfici da riportare sui  disegni tecnici. 
 Il segno grafico di base da utilizzare è indicato in figura  15a, con due tratti disuguali formanti un angolo di 60°. Se il segno non è  completato da indicazioni supplementari indica semplicemente una superficie da  considerare.
Il segno grafico di base da utilizzare è indicato in figura  15a, con due tratti disuguali formanti un angolo di 60°. Se il segno non è  completato da indicazioni supplementari indica semplicemente una superficie da  considerare.
Figura 15 – Segni grafici per l’indicazione dello stato di una superficie
Se è richiesta una lavorazione ad asportazione di truciolo, si  aggiunge al segno grafico un trattino, come indicato in figura 15b. 
  Se, viceversa, l’asportazione non è consentita, si aggiunge al  segno grafico di base un cerchietto, come indicato in figura 15c; quest'ultimo  simbolo viene anche utilizzato per indicare che una superficie deve rimanere  quale è stata ottenuta, con o senza asportazione di truciolo, in una precedente  fase del ciclo di lavorazione (ad esempio può indicare una superficie da  lasciare grezza).
  La linea orizzontale viene aggiunta per l’indicazione di particolari  caratteristiche della superficie (fig. 15d). 
  Il cerchietto (fig. 15e) indica che tutte le superfici si trovano nelle  stesse condizioni.
Il simbolo grafico viene riferito alla superficie puntando  direttamente dal lato esterno del materiale, o sulla linea che rappresenta la  traccia della superficie, o su una linea di prolungamento della superficie, o  con una linea di richiamo.
  Il valore della rugosità deve essere riportato sopra  il simbolo grafico (posizione a, fig. 16). 
   
 
Figura 16 – Disposizione sul 
  simbolo grafico delle  prescrizioni
La norma UNI 4600 prevedeva  l’indicazione numerica della rugosità Ra, senza ulteriori precisazioni,  mentre la ISO  1302 prescrive che il valore della rugosità sia preceduto dall’indicazione Ra,  oppure di altri parametri scelti (Ry, Rz, ecc.) con il relativo  valore. Se tali parametri vengono indicati in  aggiunta ad Ra, possono essere collocati nella posizione c di  figura 16. In tale posizione può anche essere indicata la lunghezza di base o  l’altezza di ondulazione (vedi UNI ISO 4287). 
  I valori di rugosità Ra dovrebbero essere scelti  nella serie seguente: 50 ‑ 25 ‑ 12,5 ‑ 6,3 ‑ 3,2 ‑ 1,6 - 0,8 ‑ 0,4 ‑ 0,2 ‑ 0,1 ‑  0,05 ‑ 0,025 μm.
La tabella 3 riporta le indicazioni dell'orientamento  preferenziale dei solchi superficiali, con i simboli che vanno posti a destra  del segno grafico fondamentale (fig. 16d):è logico che la rugosità vada  misurata perpendicolarmente ai solchi. 
  Infine il sovrametallo di lavorazione espresso in mm, va  indicato a sinistra del segno grafico (posizione e, fig. 16). 
 
 
Tabella 3 – Segni grafici per l’indicazione dei solchi di rugosità
Norme di riferimento per il Cap. 12
| UNI ISO 8015:1989 | Disegni tecnici. Principi fondamentali per l’attribuzione delle tolleranze. | 
| 
 UNI 7226-1/ISO 1101:1986 | Disegni tecnici. Indicazione delle tolleranze geometriche. Indicazione delle tolleranze di forma, orientamento, posizione ed oscillazione. Generalità, definizioni, segni grafici ed indicazioni sui disegni. | 
| 
 UNI EN 22768-2:1996 | Tolleranze generali. Tolleranze geometriche per elementi privi di indicazione di tolleranze specifiche. | 
| UNI EN ISO 1302:2004 | Specifiche geometriche dei prodotti (GPS) - Indicazione dello stato delle superfici nella documentazione tecnica di prodotto | 
Fonte: ftp://ftp.aula.dimet.unige.it/squarzoni/DTN1%202008.09%20-%20Cap.%2012%20Tolleranze%20geometriche.doc
Tolleranze geometriche
Visita la nostra pagina principale
Tolleranze geometriche
Termini d' uso e privacy
