Letteratura italiana decadentismo

 


 

Letteratura italiana decadentismo

 

LETTERATURA ITALIANA


IL DECADENTISMO

QUADRO STORICO: Per “età del Decadentismo”si intende il periodo che va dagli ultimi anni dell’Ottecento allo scoppio della prima guerra mondiale ed è anche un periodo di grandi tensioni internazionali, che tuttavia non esplodono in conflitti diretti tra le maggiori potenze europee, bensì covano sotto la cenere per sfociare poi nella tragedia della prima guerra mondiale. Da un punto di vista economico i decenni di fine secolo fanno da sfondo ad una crisi di vaste dimensioni è la così detta “grande depressione”. Questa difficile congiuntura è caratterizzata dal crollo dei prezzi industriali e agricoli, da un generale ristagno produttivo e da un forte aumento della disoccupazione. Di fronte a questa situazione i governi rispondono con una serie di misure che, se da una parte rendono più tollerabili gli effetti della crisi, dall’altra concorrono ad innescare tensioni e contrasti che appesantiscono ulteriormente il clima politico e sociale europeo e mondiale. La prima misura economica che attuano tutti i paesi è quella del protezionismo, cioè della chiusura delle proprie frontiere ai prodotti esteri. Così si contribuisce alla salvaguardia dell’industria e dell’agricoltura nazionali, però nello stesso tempo si creano degli scompensi nei settori che lavorano per l’esportazione e che vedendosi preclusi i mercati tradizionali, piombano in una profonda crisi, non riuscendo a ristrutturarsi per il mercato interno.
L’ORIGINE DEL DECADENTISMO: Il Decadentismo, che si può considerare come la fase estrema del moto romantico, ebbe la sua concreta origine e la sua prima manifestazione letteraria in Francia, diffondendosi poi nelle altre nazioni europee. Come primi esponenti del decadentismo sono da considerare i poeti e gli scrittori simbolisti, che operavano in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, e che intendevano la poesia come una forma d vera e propria rivelazione. Il primo interprete delle nuove sensibilità poetiche è Baudelaire.
ETIMOLOGIA: Il termine “decadentismo” viene  usato per indicare spregiativamente un gruppo di giovani intellettuali francesi, il cui atteggiamento viene considerato agli avversari come espressione di una degradazione culturale. Quest accettano tale termine e ne assumono la definizione facendosene un vanto; infatti il poeta Paul  Verlaine in un suo verso famoso afferma:”Io sono l’impero alla fine della decadenza”.
I CARATTERI DEL DECADENTISMO: Il complesso movimento culturale del Decadentismo si può considerare, nei suoi caratteri generali, la crisi dell’idealismo e del soggettivismo romantico. Anche la civiltà spirituale del Decadentismo si manifesta nel campo del pensiero e della vita morale come un’inquieta e sempre più accentuata sfiducia nelle forze della ragione, che assume le forme di una vera e propria crisi esistenziale:

  • Esasperazione dell’individualismo e dell’egocentrismo:
  • Visone pessimistica del mondo e della vita umana;
  • Tormentoso senso della solitudine e del mistero.

E’ opportuno precisare  che l’arte del Decadentismo apprestare senza dubbio la crisi della civiltà e della società europea tra la fine dell’Ottocento i primi anni del Novecento.
LA POETICA DECADENTE: Nell’età del Decadentismo si maturò una nuova sensibilità poetica: la poesia apparve allora come solo mezzo di intendere e svelare la realtà. Uno dei più  rilevanti caratteri dell’arte decadente è da vedere, appunto nello straordinario raffinamento della tecnica e dei mezzi espressivi: la parola, tende a sottrarsi ad ogni vincolo di natura logica e concettuale per risolversi nell’incanto lirico di una pura suggestione fonica e musicale:

  • Nuova esperienza metrica del verso libero;
  • Significativo ricorso al linguaggio simbolico;
  • Senso della poesia come illuminazione e folgorazione lirica.

IL DECADENTISMO IN EUROPA: Come sappiamo il movimento decadentista ebbe la sua concreta origine in Francia, ma fu un fenomeno di carattere europeo. Il più significativo rappresentante del Decadentismo inglese fu Oscar Wilde; mentre tra gli esponenti del Decadentismo  si può riscontrare Stefan Gorge.
DECADENTISMO IN ITALIA: Il Decadentismo italiano ha le sue prime e n ancora ben definite manifestazioni nell’opera poetica di Giovanni Pascoli. Fu solo più tardi, nei primi decenni del Novecento, che il movimento venne a caratterizzare, in modo sempre più intenso e consapevole, le diverse correnti artistiche ed ideali della nostra letteratura. Altri due autori fondamentali del movimento decadente italiano furono Luigi Pirandello e Giuseppe Ungaretti.

 

 

 

 

 

 

                                        GIUSEPPE UNGARETTI
La vita
Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto, da genitori di origine lucchese. Terminati gli studi frequenta i circoli culturali della città e, anche tramite i giornali francesi, approfondisce la conoscenza del Decadentismo. Frequenta Enrico Pea e viene così  a conoscenza degli ideali politici socialisti e anarchici, che Pea coltiva. Nel 1912 parte per Parigi per frequentare l’università, qui entra a far parte di un mondo culturale ricco di personalità d’eccezione. Segue le lezioni di filosofi come Bergson, conosce poeti come Breton e pittori come Picasso e de Chirico. Frequenta anche Martinetti a altri intellettuali italiani di chiara ispirazione futuristica. Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce a Milano, dove conosce il pittore Carrà e inizia a collaborare, pubblicandovi le prime poesie, con la rivista “Lacerba”.
Quando l’Italia entra in guerra nel maggio 1915, si arruola subito ed è inviato al fronte. Combatte come fante sul Carso (l’esperienza gli ispira le poesie di IL PORTO SEPOLTO). Nel dopoguerra torna a Parigi, lavora presso l’ambasciata italiana ed è corrispondente del “Popolo d’Italia”, fondato da Mussolini. Nel 1919 esce, in Italia, la raccolta ALLEGRIA DI NAUFRAGI. Nel 1921 si trasferisce a Roma, impiegato presso il Ministero degli Esteri e tiene conferenze anche all’estero, sulla poesia. Nel 1931 è inviato speciale della “Gazzetta del Popolo” e inizia  una fase ricca di viaggi e conferenze. La pubblicazione di “Sentimento del tempo” lo consacra come poeta maturo. Nel 1936 accetta la proposta di insegnare italiano all’Università di San Paolo del Brasile. L’esperienza è interessante, ma questi anni sono funestati prima dalla morte del fratello, poi del figlio Antonietto. Costretto a tornare in Italia nel 1942, ottiene l’incarico di docente di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma, viene anche nominato Accademico d’Italia. Sempre in quest’anno pubblica tutte le poesie nella raccolta mondadoriana “Vita d’un uomo”.
Vive la tragedia di Roma occupata dai nazisti; anche questa esperienza lascia un segno profondo nella sua poesia. Nel clima di “epurazione” nel secondo dopoguerra Ungaretti, che aveva aderito al fascismo e che era stato nominato docente universitario “per chiara fama” cioè per chiamata diretta dal Ministero senza concorso; rischia di perdere la cattedra: la sua posizione di poeta non disposto ad allinearsi alle  nuove tendenze politiche gli causa un certo isolamento negli ambienti culturali. Ormai considerato un “classico” Ungaretti  vive un periodo ricco di riconoscimenti e di lavoro:”Il dolore”, “La terra promessa”, “Un grido” e “Il taccuino del vecchio”.  Muore nel 1970 a Milano.

 

LE OPERE E I TEMI

Il dolore
L’atteggiamento poetico di Ungaretti è in sintonia con la sua concezione della vita e con una religiosità che diventa man mano sempre più dichiarata nelle successive opere, anche se non è legata a una precisa confessione religiosa. Il punto di partenza di Ungaretti è, per sua affermazione, il dolore. Egli si veste di vari aspetti: nella prima raccolta si identifica soprattutto con l’esperienza della guerra e, quindi della morte e della sofferenza; successivamente in “Sentimento del tempo” egli scopre il vuoto interiore, la mancanza di Dio, la propria fragilità umana. Poi in “Il dolore” vi è ancora l’esperienza del dolore, sia personale (la morte del fratello e soprattutto del figlio) sia universale (la guerra). Dal dolore nasce però sempre una condizione positiva.
“L’Allegria” è testimonianza di una ferma volontà di vivere e di un sentimento di autentica fratellanza con gli uomini.
“Sentimento del tempo” segna la conquista di un senso religioso della vita, in quanto il poeta si sente spinto a trovare valori eterni, quindi religiosi. Anche le ultime raccolte sono caratterizzate non solo dal dolore ma dalla speranza, e in senso molto personale, dalla preghiera.

L’allegria
La raccolta “l’Allegria” comprende le poesie scritte a Milano fra il 1914 e il 1915, composte nel primo anno di guerra. Il nucleo più importante verte sull’esperienza di soldato compiuta da Ungaretti nelle trincee, dove si è sempre a contatto non solo con la morte, ma soprattutto con la fisicità di questa, come è ben reso in Veglia: “Un’intera nottata/ buttato vicino/ a un compagno/ massacrato”.
Per contrasto, l’ossessiva presenza della morte conferisce al poeta una grande passione per la vita e un intenso sentimento di fratellanza verso gli uomini. Dalla vita che si può perdere da un momento all’altro si apprezzano le cose che veramente contano, e che sono appunto quelle che il poeta rappresenta, con parole ridotte anch’esse all’essenziale.
“Fratelli” e “Soldati” sono liriche in cui, senza la minima retorica, Ungaretti rende le sensazioni del suo stato d’animo durante i giorni di guerra.
La poesia di Ungaretti equivale a una discesa  nelle profondità dell’io, per riportare alla luce frammenti di verità: questi possono anche consistere anche in brevissime immagini, suscitate nel poeta dalla contemplazione della natura, come la notissima “Mattina”: “M’illumino/ d’immenso.
In questo caso il poeta celebra l’innocenza, quello stato d’animo puro e vergine di chi contempla il mondo e si sente parte vibrante di esso, senza alcuna mediazione di pensiero, ma per istintiva partecipazione alla vita. Le sue parole, che sono poche, quasi “scarnificate” e ridotte all’osso, scandite e isolate da lunghi silenzi, sono il risultato di questo lavoro di scavo in sé stesso, favorito dall’esperienza di fante nelle trincee della Grande guerra.

Sentimento del tempo
Le poesie di “Sentimento del tempo” sono solo in apparenza più “tradizionali” rispetto alle precedenti perché tanto sul piano contenutistico quanto sul quello formale anche questa raccolta poggia su basi estremamente moderne. Ungaretti vi persegue con coerenza la tematica della poesia come rivelazione di una verità che giace nel profondo del suo “io”.
Il ritrovamento nella natura e nella vita umana di questa dimensione dà al poeta l’ansia di trovare valori eterni. In questo bisogno si esplica la religiosità del poeta, che da un lato aspira ad una innocenza che l’uomo moderno ha perduto, dall’altro riscopre la sua “anima” e le sue esigenze, la prima delle quali è il bisogno di Dio. Ungaretti evoca vari momenti del giorno e dell’anno (“O notte”, “Notte di marzo”), oppure momenti della sua esistenza (“La madre”) con un atteggiamento mai descrittivo, ma che ha l’aspetto della “rivelazione”, espressa sempre in forma non logica, sulla condizione umana. Alcune liriche sono veri e propri inni, ricchi di sentimento religioso: “La pietà”, “La preghiera”, altre hanno addirittura soggetto mitologico come “Sirene”, “Apollo”, a sottolineare il tempo più remoto in cui l’umanità era innocente.

Le ultime raccolte
L’ultima fase della poesia di Ungaretti tocca due diverse tematiche.
La prima, contenuta soprattutto nella raccolta “Il dolore”, è quella della sofferenza, legata sia a eventi drammatici vissuti dal poeta, quali la morte del fratello e successivamente del figlio Antonietto di nove anni, sia a quelli che colpiscono una comunità intera.
Il tema del dolore è fortemente rappresentato anche nella raccolta “Un grido e paesaggi”. L’altra tematica è presente soprattutto in “La terra promessa”, opera incompiuta: si tratta di un poema per musica centrato sulla figura di Enea che raggiunge il luogo che gli è destinato e allude a un ritorno di Ungaretti stesso alle “origini”.: attraverso modalità fortemente simboliche, il poeta racconta la speranza di ottenere una qualche conoscenza di un mondo perfetto, un mondo perduto ma di cui in qualche modo l’uomo ha mantenuto il ricordo.

La poetica
Ungaretti compone poesie per un lungo arco di tempo, circa sessant’ anni, durante i quali, anche se mutano temi e tematiche espressive, la sua concezione della poesia rimane fedele ad alcuni principi fondamentali. Egli è poi sempre molto attento a ripensare al significato che la poesia ha, sia per lui sia per il pubblico a cui è rivolta, fermo restando che  egli non intende mai diventare un “maestro” per nessuno. La sua formazione letteraria si compie in un primo tempo in Egitto, poi in Francia. Anche se Ungaretti ha molti contatti con poeti stranieri è però sempre cosciente di appartenere ad una comunità ideale: l’Italia, e vuole comunicare con essa.. la sua poesia nasce sempre da un dato psicologico, legata alla sua esperienza biografica, è una poesia che somiglia a una “illuminazione” improvvisa. equivale
A una discesa nell’abisso, per portare alla luce frammenti di verità. La poesia equivale a una rivelazione al poeta stesso di una intuizione che era sepolta nella sua coscienza o nella sua memoria e che illumina un aspetto della realtà assoluta delle cose, un loro segreto. Tramite queste illuminazioni, sempre parziali, il poeta riscopre la realtà, ed entra per un attimo in sintonia con l’Universo e l’Eternità. La poesia di Ungaretti si compone quindi di intuizioni, che sono altrettante scoperte di un frammento dell’immensità che circonda l’uomo.

 

Lo stile: tra tradizione e novità
Le scelte stilistiche di Ungaretti sono rivoluzionarie, ma pienamente coerenti con la sua concezione della poesia.. nel primo nucleo di liriche “L’Allegria” egli rifiuta il verso e la sintassi tradizionale per valorizzare al massimo la parola poetica, “isolandola” nella pagina o inserendoli in versi brevissimi. Nel suo verso libero, privo di rime e perfino di punteggiatura, ogni parola sembra nascere come evocata da un lontano silenzio, ed essendo sottratta ai consueti messi sintattici, essa si carica di una fortissima tensione emotiva e assume valore simbolico. Sono fortemente scandite le pause, gli “a capo” e soprattutto gli spazi bianchi, che equivalgono ai silenzi da cui la parola nasce.
Come i simbolisti e i futuristi, Ungaretti attribuisce grandissima importanza non al discorso logico ma all’analogia, che stabilisce un nesso solo psicologico fra oggetti diversi. Le sue liriche, coerentemente con le sensazioni vissute durante la Grande guerra, sono espresse on forme concentrate e ridotte all’essenziale, perché rappresentano le cose che veramente contano nell’esistenza umana. Nelle raccolte successive Ungaretti, coerentemente  con l’ampliarsi dei temi, sembra ritornare alle forme metriche della nostra tradizione lirica (endecasillabo e settenario), alle strofe, alla punteggiatura, a una sintassi più elaborata. La sua intenzione non è però quella di “ritornare all’ ordine”, vuole riscoprire dal “di dentro” la metrica classica, facendole coincidere con le sue esigenze espressive. L’analogia, per esempio, che nelle sue prime opere era di semplice e immediata comprensione, è mantenuta, anche se ora si trasforma e diventa più sottile. Le immagini sono spesso fortemente contrapposte con valore simbolico; la sintassi è sempre lineare, il ritmo è fortemente scandito e ricco di silenzi  e pause cariche di tensione emotiva. Egli esercita così una fondamentale influenza sulla nascente poesia ermetica.

 

                                                   SOLDATI

AUTORE: Giuseppe Ungaretti                                GENERE LETTERARIO: Lirica

IL TESTO è TRADOTTO DA: l’Allegria              FORMA METRICA: Versi liberi

EPOCA: 1918                                                           LUOGO: Bosco di Countor

 

                                                   Si sta come
                                                   d’autunno
sugli alberi
                                                   le foglie

Com’è costruito il testo:
Livello tematico
E’ questo uno di quei casi in cui il titolo fa parte integrante del componimento che senza di esso non rivelerebbe appieno il suo significato. Qui infatti “Soldati” è addirittura il primo termine del paragone che viene svolto nei quattro versetti del testo. Il componimento, scritto durante una pausa dei combattimenti nel Bosco di Courton, sul fronte italo-francese, esprime la precarietà dell’esistenza dei soldati che si sentono sospesi tra la vita e la morte, come le foglie sugli alberi in autunno, quando basta un soffio di vento per farle cadere. Al di là della situazione delle foglie, che giunge al poeta da lontano, addirittura dalla Bibbia o da Omero ed è quindi come sedimentata nella sua memoria letteraria, intende rappresentare la condizione di tutti gli uomini, in ogni tempo e in ogni circostanza. La vita infatti è precaria e si svolge ciclicamente: come le foglie nascono e muoiono per lasciare il posto ad altri germogli, così si succedono le generazioni degli uomini. Ungaretti, come accade anche nella lirica “Fratelli”, riconosce nella caducità il vincolo che accomuna tutti gli esseri viventi.

Livelli metrico e sintattico
La lirica è costituita da un unico periodo spezzato in quattro versi brevissimi a cui l’isolamento nella pagina bianca conferisce essenzialità e purezza. L’elemento più rilevante del testo è costituito dall’ “a capo” dopo il “come”, che capovolge in precarietà e instabilità l’idea di stabilità nel verbo “stare” (Si sta). La scelta del poeta risulta tanto più significativa e si considera che in una precedente redazione della lirica egli aveva scritto:
                                            Si sta
                                            come d’autunno
                                            sugli alberi
                                            le foglie
Il mutamento del verso, che comporta l’introduzione di un enjambement(termine francese con sui si indica il prolungamento del verso su quello seguente), rende più denso ed efficace il messaggio. Infatti quel “come” unito a “Si sta” e separato da “d’autunno” a cui logicamente si riferisce, dà l’impressione al lettore di una frase antigrammaticale, che non sta in piedi, e cerca pertanto un effetto di sospensione, riproponendo, a livello metrico-sintattico, il messaggio espresso sul piano dei significati. Si viene a creare pertanto una connessione di questo genere:

                                                        precarietà
e instabilità
delle foglie
=
precarietà
della vita
dei soldati
=
precarietà
delle strutture
grammaticali.

 

                                                 FRATELLI

AUTORE:Giuseppe Ungaretti                        GENERE LETTERARIO:Lirica

IL TESTO è TRATTO DA: l’Allegria             FORMA METRICA: Versi liberi

EPOCA: 1916                                                    LUOGO: Mariano

                                           Di che reggimento siete
                                          fratelli?

                                           Parola tremante
                                           nella notte

                                          Foglia appena nata

                                           Nell’aria spasimante
                                           involontaria rivolta
                                           dell’uomo presente alla sua
                                          fragilità

                                          Fratelli

 

Com’è costituito il testo:
Livello tematico
Due gruppi di soldati si incontrano nella notte e si interrogano, spinti dal bisogno di riconoscersi: “Di che reggimento siete / fratelli?” Ma la domanda rimane senza risposta << proprio perché ciò che conta non è la domanda ma la definizione, non l’interrogativa ma il vocativo, non il reggimento ma l’appellativo “fratelli”. Il poeta dunque sposta la sua attenzione dai commilitoni di passaggio alla parola che quell’incontro gli ha suggerito e in ciascuna delle tre brevissime strofe offre una definizione sempre più approfondita del dato iniziale. La “Parola tremante / nella notte” genera l’immagine concreta della “foglia appena nata”, germoglio di vita che si affaccia al mondo inerme, debole, indifeso; da questa scaturisce una definizione più forte e decisa: il richiamo assume il tono di una rivolta contro la guerra e l’odio da essa scatenato. E’ l’istintiva ribellione dell’uomo che, consapevole della sua fragilità, si sforza di fronteggiarla con la ricerca di una difficile fratellanza. La lirica si chiude con la ripresa della parola “Fratelli” era solo un saluto, adesso racchiude in sé tutti i significati di cui la parola si è via via caricata nel corso del componimento.

Livello fonico e lessicale
La parola chiave del componimento è “Fratelli”, termine che il poeta spoglia di ogni residuo retorico e sentimentale per recuperare la purezza essenziale del suo valore primitivo. All’interno del testo si viene a creare una duplice trama, di suoni e di significato, che lega fratelli-foglia-fragilità-fratelli. La somiglianza dei suoni fa scaturire un rapporto di senso tra fratelli e fragilità. Difficile  e precaria è la fratellanza fra gli uomini, ma essa è anche l’unica speranza per creare un mondo migliore. E alla speranza rinvia il verde tenero della “Foglia appena nata”.

 

Fonte: http://skuola.tiscali.it/sezioni/tesine/12784-letteratura-italiana-decadentismo-e-ungaretti-soldati-fratelli.doc

 

 

 

DECADENTISMO

Corrente letteraria europea, diffusasi (sviluppatasi) tra la fine dell’ 800 ed i primi 20 anni del ‘900,  in contrasto (contro) con il positivismo e quindi con il suo aspetto letterario che è il naturalismo di scuola francese (Zola) e il verismo italiano (Verga, Capuana).
Ricorda che tra naturalismo e verismo c’è una profonda differenza:
Décadents venivano chiamati in modo dispregiativo (critico) gli artisti parigini d’avanguardia (moderni), infatti è un movimento che nasce in Francia alla fine dell’800 il cui caposcuola è Paul Verlaine.
Decadentismo è quindi la risposta alla crisi degli ideali della società borghese che credeva nelle virtù (possibilità) della scienza (positivismo) come soluzione di tutti i mali della società.
Gli elementi caratteristici del DECADENTISMO sono:

  • la critica al Positivismo e al Realismo, che in Italia si esprimono attraverso la corrente letteraria del VERISMO -Il verismo descrive realtà locali, regionali (meridione italiano) che non si possono cambiare (mondo dei vinti di Verga). Verga è il maggiore rappresentante del Verismo, descrive la vita degli umili (poveri, semplici) in Sicilia. Infatti i suoi più famosi romanzi descrivono la vita tribolata (difficile) dei pescatori (I Malavoglia), di contadini arricchiti (Mastro Don Gesualdo), di giovani sfruttati (Rosso Malpelo)-.ein Francia con la corrente letteraria del NATURALISMO- il naturalismo ha una dimensione sociale più ampia, denuncia le miserie delle classi più povere e il principale autore è Zolà.
  • Il rifiuto dei valori borghesi àe quindi il rifiuto delle regole comuni
  • Il rifiuto dell’impegno politico e sociale dell’artista (infatti la poesia degli autori decadenti è una poesia “pura” priva di impegno politico e sociale)
  • l’artista è una persona eccezionale, che rifiuta la realtà in diversi modi:
  • rifugiandosi in se stesso, nei propri ricordi, nella propria dimensione più intimaà PASCOLI e la poetica del FANCIULLINO, che utilizza un linguaggio semplice, ma comunque musicale e ricco di simboli
  • ricercando la bellezza in senso assoluto (artista – esteta) e il piacere senza dover rispettare le regole della morale comune à romanzo estetizzante  di  D’ANNUNZIO  “Il Piacere”; e di OSCAR WILDE “Il ritratto di Dorian Gray”
  • nell’esaltazione del superuomo (basandosi sulla teoria di Nietzsche), che è in grado di realizzare le proprie infinite potenzialità superando gli ostacoli creati dalle regole della società e morali à D’ANNUNZIO nell’opera “Laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi”

Negli stessi anni nascono  (sempre come critica al Positivismo) la Psicoanalisi  con S. Freud con  lo studio dell’inconscio   e delle sue pulsioni(altro modo per ritirarsi dalla realtà) e la filosofia di Bergson , che analizza:

a. la questione del tempo, distinguendolo in

  • tempo esteriore, fondato sulla successione di istanti tutti uguali posizionabili su una unica linea
  • tempo interiore, vissuto solo dalla nostra coscienza: fatto solo di presente, di istanti che possono riportare alla mente la memoria del passato o  l’anticipazione del futuro.

b. la questione della conoscenza della realtà percepita attraverso l’intuizione (modalità non certo scientifica e quindi contraria al positivismo)
Questo modo di concepire il tempo interiore  ha influenzato il modo di scrivere dell’autore francese Marcel PROUST, il quale rivoluzionò il tempo della narrazione nei suoi romanzi, perché un qualsiasi evento casuale vissuto come istante stimola la memoria di eventi passati ( es il dolce sapore di un dolcetto inzuppato nel tè fa affiorare il ricordo della sua adolescenza.)

 

Che cos’è l’ ESTETISMO e chi è l’ESTETA
Il decadentismo fu un movimento molto ampio e al suo interno nacque in Inghilterra una nuova tendenzaà quella dell’ESTETISMO = un movimento artistico che esalta il valore della bellezza artistica, che non deve rispettare le regole della morale comune. La ricerca della bellezza è un’esperienza superiore e l’individuo che cerca la bellezza è un individuo eccezionale fuori dal comune.
L’ESTETA è quindi un individuo-artista al di sopra delle persone comuni, che vive la propria vita come un’opera d’arte.
L’ESTETA è una persona aristocratica (nobile e ricca), raffinata (di buon gusto), che dedica la vita alla continua ricerca del bello, della mondanità (una vita ricca di feste in bei palazzi, frequentazione di teatri, musei,ecc).
L’ESTETA  è una persona che trasforma la sua vita in un’opera d’arte, che pur di raggiungere la bellezza e il piacere rinuncia alle regole della morale.

GIOVANNI PASCOLI

La vita
Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna (in Emilia Romagna), il dolce paese natio (di nascita) che resterà sempre nel suo cuore. L’assassinio (morte)  del padre, avvenuto quando egli aveva 11 anni - il X (10) agosto 1867 - lasciò un segno profondo nel suo animo sensibile. L’anno successivo morirono la madre e la sorella maggiore; nel giro di pochi anni anche due fratelli, Giacomo e Luigi, si spensero giovanissimi. Il giovane  Pascoli  ne   rimase   sconvolto.
Nonostante le gravi difficoltà economiche riuscì a portare a termine gli studi liceali e a iscriversi all'Università di Bologna, dove entrò in contatto con ambienti socialisti condividendone idee e iniziative. Dopo la laurea  si avviò alla carriera dell'insegnamento.
Svolse la sua attività di docente a Matera, Massa, Livorno, all'Università di Messina e di Pisa.  Nel  1906 venne chiamato  a sostituire Carducci, malato, alla cattedra di letteratura italiana dell'Università di Bologna.
Visse sempre accanto alle sorelle e, dopo le nozze di Ida. si ritirò con Maria nella casa di CasteIvecchio di Barga in Garfagnana, dove trascorse gli anni prima della morte, avvenuta a Bologna nel 1912.
Le opere
La sua prima raccolta di poesie, Myricae, fu pubblicata nel 1891 e completata negli anni successivi. Il nome “Myricae” (in latino) vuol dire in italiano tamerici, cioè un arbusto (una pianta piccola, un cespuglio) molto semplice, umile, con piccoli fiori e che fiorisce ai bordi delle strade (non in giardini curati di case lussuose!).
Pascoli ha scelto il nome Myricae per indicare la poesia delle piccole cose, semplici e del vivere quotidiano( di tutti i giorni)..
Un’altra raccolta di opere sono i  Canti di Castelvecchio (1903, 1910) una raccolta di poesie che ha preso il nome dal paese della Romagna ( Castelvecchio di Barga) dove visse con le sorelle Ida e Maria.
Da ricordare, inoltre, il saggio (scritto in prosa, non è una poesia in versi) Il Fanciullino che è fondamentale per capire le idee (emozioni e sentimenti) che Pascoli esprime nelle sue poesie, cioè nella sua poetica.

 

Poeticaà riflessione che un poeta fa sul suo modo di fare poesia. La poetica è formata dai temi (argomenti, es le piccole cose semplici, il nido della famiglia) e dalle scelte linguistiche (ad es. l’uso di un linguaggio semplice).

 

Il pensiero
Pascoli è considerato uno dei maggiori esponenti del Decadentismo.Nel periodo in cui visse il Pascoli crollavano gli ideali e le certezze della scienza dell’inizio 800, non c’era più  fiducia nella ragione, quindi il poeta ha  una concezione della vita tutta concentrata sul senso angoscioso della morte e del mistero. Le tristi vicende familiari (la morte del padre e le altre morti di altri familiari) rinforzano in Pascoli la dolorosa convinzione che l'esistenza dell’uomo sia fatta  di  sofferenze e di minacce.
Per  Pascoli l’uomo non può capire la realtà solo con la ragione: le cose nascondono dentro di sé le  verità misteriose (inspiegabili).  La realtà che l’uomo vede, sente, ecc ( con i sensi) è ingannevole: spesso ciò che appare è solo una illusione, che inganna, tradisce e delude ( (vedi la poesia Novembre).

Solo il fanciullino "vede tutto"
Chi è il fanciullino ?

  Soltanto chi ha la sensibilità, la spontaneità, l'istinto e l'immediatezza del fanciullo può accostarsi alla natura e meravigliarsi e vedendo nelle semplici cose qualcosa di bello , mentre la ragione dell'adulto può cogliere solo l'aspetto esterno (il fenomeno), ossia il mondo illusorio e ingannevole delle apparenze esteriori (.Novembre). solo il bimbo che è in ciascuno di noi sa cogliere il linguaggio segreto delle piccole cose.
Chi è il poeta ? che compito ha il poeta ?
Il poeta è colui che più di ogni altro sa conservare  l'animo  di  un bambino;  a  lui  la  natura manda segnali mediante improvvise e rapide visioni,  che il poeta ha il compito di comunicare, non con la parola chiara , ma con la poesia e con i simboli che danno l’idea del mistero e della realtà che è nascosta. 

Come vede il mondo e vive il suo tempo  il Pascoli ?

Il mondo è  l'atomo opaco del Male
Pascoli vive il suo tempo in modo critico e ansioso: egli considera le conquiste della scienza e della tecnica come una .minaccia per l'uomo, incapace di gestire un progresso che si è rivelato  falso e pericoloso.  Nelle grandi città l’uomo si sente solo e sofferente  Il mondo  appare  a Pascoli dominato dal Male e il dolore è ingiusto, ma universale  per tutte le creature ( vedi la poesia del X =10Agosto).

Che funzione hanno le piccole cose ?
Le piccole, umili cose
Solo le semplici cose della natura, che quotidianamente circondano la creatura umana e a lei sono accomunate nella stessa sorte di sofferenza, possono addolcire la sua pena e restituire almeno in parte la serenità. Per questo Pascoli porge l'orecchio alle voci sommesse dei campi, ai sussurri,  ai bisbiglii  delle  creature  più  umili  (Sera d'ottobre, Arano); in esse talvolta l'uomo può cogliere il palpito segreto dell'universo. Compaiono nei versi i fiori, gli uccelli, i fili d'erba, gli alberi, le foglie, gli insetti, tutti animati da vita misteriosa,  da  respiri  enigmatici,  da  bagliori  e  lampi improvvisi, illuminazioni inattese, segrete.
Qual è la presenza costante nella poesia pascoliana ?

Un' altra presenza costante nei versi pascoliani è il mondo degli affetti familiari, le care presenze che, sole, possono consolare il dolore del vivere; esse confluiscono e danno origine al mito del nido, dove vive, isolata dal resto del mondo, la famiglia con l'impalpabile presenza dei morti, la madre, il padre, i fratelli. Il nido è avvertito come un piccolo mondo chiuso, non comunicante con l'esterno, fondato sui vincoli  del  sangue  e  mantenuto  unito  dagli  affetti viscerali, dall'intimità e dalla confidenza. Il nido è sicurezza, rifugio confortevole e, insieme, ritorno al grembo materno (La mia sera), ma talora è anche vissuto con inquietudine turbata e morbosa (II gelsomino notturno).

Fonte: http://www.portaleboselli.it/christophernolan/Archivio%20schede/SOCIALE/3.%20BIENNIO%20POST%20QUALIFICA/AREA%20COMUNE/ITALIANO%204H/DECADENTISMO%205O%20val%20c.doc

 

 

DECADENTISMO

a. Definizione
Il Decadentismo può essere definito come un movimento culturale piuttosto vario che trova nella critica al Positivismo e alla morale borghese un punto di coesione, esso caratterizzerà il gusto estetico, la produzione artistica, in parte anche il costume, di alcuni paesi europei tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

b. Origine del nome
Il termine “decadente”, coniato a Parigi verso il 1880, ha, originariamente, una valenza negativa. La critica letteraria di fine Ottocento, ispirandosi alla morale borghese allora dominante, definì decadenti quei poeti che esprimevano lo smarrimento della coscienza di fronte ad una civiltà considerata in declino, una civiltà che dimostrava, nonostante l’ottimismo ipocrita, l’illusorietà dell’idea positivista di progresso continuo. Scrittori e pittori che si riconoscevano nelle nuove idee si riunirono attorno ad una rivista letteraria “Le Décadent” fondata nel 1886.  

c. Movimenti letterari e autori legati al Decadentismo
Il Decadentismo è un fenomeno complesso, non esiste, come per il Naturalismo o per il Romanticismo, una poetica a cui far riferimento. Abbiamo piuttosto una proliferazione di poetiche che possiamo raccogliere in due distinti movimenti: il Simbolismo e l’Estetismo.
Il Simbolismo fu una vera e propria corrente letteraria che ebbe la sua massima espressione in Francia negli ultimi anni dell’Ottocento. Include poeti quali Baudelaire (considerato il precursore del movimento i suoi Fiori del male sono del 1857), Rimbaud, Verlaine, Mallarmé.
L’Estetismo ha trai suoi maggiori rappresentanti Huysmans in Francia, Oscar Wilde in Inghilterra e Gabriele D’Annunzio in Italia. 
Esistono due romanzi che vengono considerati il manifesto del decadentismo: A Rebours (Controcorrente, 1884) di Joris-Karl Huysmans e The Picture of Dorian Gray (Il ritratto di Dorian Gray, 1891) di Oscar Wilde. Nel primo romanzo il giovane protagonista, Jean Des Esseintes, nobile francese disgustato e quasi estenuato dalla mediocre vita borghese, decide di chiudersi in una splendida solitudine, circondandosi di cose raffinate e uniche. Nella sua sontuosa ed eccentrica dimora, egli comincia ad accumulare freneticamente libri e oggetti rari, mobili dalle più preziose forme delle varie epoche e incroci di fiori e piante sempre più stravaganti, talvolta mostruosi, sintomi di una sensibilità distorta e depravata, che ha bisogno di procedere “controcorrente” e non può trovare né appagamento né freno. Infatti, il tentativo di Des Esseintes di provare nuove attrattive nella vita fallisce: colpito da turbamenti mentali sempre più gravi, egli potrebbe trovare la salvezza solo ritornando tra quelle persone, la gente comune, che aveva abbandonato con disprezzo. Nel romanzo di Oscar Wilde il protagonista è un giovane di eccezionale bellezza, che un amico pittore ritrae in un quadro. Pur ossessionato dall’idea di perdere la sua avvenenza, Dorian, avido di piaceri e del tutto privo di inibizioni morali, non rinuncia a nessuna nefandezza. Per una sorta di magia, il passare del tempo e le abiette esperienze della vita non degradano la sua perfetta bellezza, bensì il ritratto, che si deturpa sempre più. Quando Dorian, colto da rimorsi e incapace di sopportare oltre l’immagine di depravazione che il quadro gli riflette, colpisce il ritratto con una pugnalata, cade morto come se avesse colpito se stesso; così, egli assume l’orrida fisionomia che il tempo e la sua vita sciagurata gli hanno procurato, mentre il quadro torna allo splendore originario.
Sono riconducibili al Decadentismo anche il nascere di quelle che verranno definite “avanguardie”, ossia di quei movimenti artistici che, pur nella profonda diversità di poetiche, mirarono alla sperimentazione di nuove tecniche espressive, caratterizzate dalla rottura radicale con il passato. Sono le cosiddette “avanguardie storiche” che si svilupperanno, nelle diverse forme d’arte fino agli anni ’30: il Futurismo, l’Espressionismo, il Dadaismo, il Surrealismo.

d. Gli elementi principali che caratterizzano il pensiero decadente
Il nucleo principale del pensiero decadente può sinteticamente essere individuato nei seguenti elementi:

  • sfiducia nell’agire degli uomini
  • rifiuto e disgusto per i valori borghesi
  • consapevolezza dell’isolamento dell’artista rispetto alla società
  • nessuna fiducia nelle possibilità conoscitive della ragione e della scienza, solo la  poesia può aiutarci a cogliere il senso del reale
  • negazione degli ideali egualitari e democratici, considerati come espressione di un mondo che livella e annulla la personalità, sostituiti da un prepotente individualismo
  • interesse per lo studio dell’animo umano

1. Sfiducia nell’agire degli uomini
In contrapposizione all’ideale positivista, la vita non è più sentita come una creazione progressiva di civiltà, ma come una successione di attimi e di rivelazioni improvvise in cui il poeta sa realizzare la fusione con l’ignoto, il resto è grigiore senza senso.

2. Rifiuto e disgusto per i valori borghesi
Il rifiuto dei valori borghesi deriva dalla constatazione che questi, sotto la spinta legata alla necessità dello sviluppo industriale, avevano portato i maggiori stati europei a condurre una politica imperialista di prepotenza e sopraffazione, alimentando pericolose tendenze nazionalistiche (in questo il pensiero decadente aveva ragione, si pensi alla prima guerra mondiale, con i suoi milioni di morti, e ai successivi regimi dittatoriali).

3. Consapevolezza dell’isolamento dell’artista rispetto alla società
Mentre l’individualismo romantico si giustificava nella realizzazione di valori personali e sociali, l’io decadente no ha nobili mete da raggiungere e da far raggiungere; l’individualismo diventa solitudine, smarrimento, il poeta si rifugia in un colloquio esclusivo con se stesso.

4. Nessuna fiducia nelle possibilità conoscitive della ragione e della scienza, solo la  poesia può
    aiutarci a cogliere il senso del reale
Negata alle scienze e alla ragione la possibilità di farci conoscere la realtà, il decadente ritiene che solo la poesia, per il suo procedere grazie all’intuizione, possa avvicinarsi all’essenza della realtà, essa diventa la forma più alta di conoscenza. Il poeta, grazie alla sua sensibilità, è in grado di arrivare in quelle zone, al di là della realtà apparente, dove non possono giungere le categorie razionali. Egli, tuttavia, non rappresenta più immagini concrete, non descrive, non racconta, non propone ideali, la sua parola sarà solo illuminazione momentanea del mistero, rivelazione attraverso la sua capacità evocativa e suggestiva. La parola è come una musica che suggerisce, evoca, senza far ragionare, suscitando indefinite vibrazioni nell’animo. Si rompe in tal modo ogni struttura sintattica, la poesia diventa frammento carico di significati simbolici, il poeta non è più il vate romantico, coscienza e guida dei popoli, ma il veggente.    

5. Negazione degli ideali egualitari e democratici, considerati come espressione di un mondo 
    che livella e annulla la personalità, sostituiti da un prepotente individualismo
In netto contrasto con i processi di democratizzazione che andavano allora diffondendosi (si pensi al socialismo), l’artista decadente ha aspirazioni aristocratiche che si esprimono nel gusto per il bello (estetismo). Sul piano artistico ciò si traduce nella ricerca esasperata ed estenuante della raffinatezza, su un piano biografico, invece, l’artista tenta di trasformare la propria vita in un opera d’arte, dedicandosi al culto della bellezza, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese.
L’individualismo diventa in alcuni casi, anche grazie ad alcune teorie fraintese e distorte del filosofo Friedrich Wilhelm Nietzsche , superomismoossia convinzione della necessità di tralasciare i princìpi morali, e di basare la propria “azione virile” sulla violenza e su uno sfrenato edonismo (si pensi alla morale di D’Annunzio).

6. Interesse per lo studio dell’animo umano
Agli inizi del ventesimo secolo l’ideale conoscitivo proposto dalla filosofia positivista viene  messo in discussione, Henry Bergson, con il riconoscimento del primato conoscitivo dell’intuizione e Sigmund Freud, con le sue analisi della psiche umana e la scoperta dell’inconscio, mettono in crisi un sistema conoscitivo centrato sul mondo da studiare più che sul soggetto conoscente. L’attenzione si sposta ora sul soggetto che conosce, tale nuova prospettiva influenzerà notevolmente il pensiero decadente. L’artista decadente esalta l’io e l’abbandono alla suggestione dei sensi che ci pongono in comunione diretta con l’essenza del reale, egli  è affascinato dalla nuova dimensione dello spirito nella quale troviamo l’inconscio e l’istinto.

e. Il Decadentismo in Italia
Il Decadentismo si diffuse in Italia con un certo ritardo rispetto al resto d’Europa. Esso si espresse in particolare nell’opera di Giovanni Pascoli (la poetica del “fanciullino”) e in quella di Gabriele D’Annunzio (che probabilmente rappresenta il maggior esponente della cultura decadente italiana, se non altro per il suo voler far coincidere arte e vita e per la sua completa adesione ai motivi dell’estetismo e de superomismo)
Il Decadentismo italiano presenterà spesso fenomeni di decisa reazione e di rifiuto dei modelli europei. Tuttavia gli ambienti in cui tale rifiuto nasce hanno in comune con il Decadentismo la cornice generale, vale a dire la sfiducia in qualunque certezza, l’individualismo, l’isolamento dell’artista rispetto alla società. Per questo motivo, le correnti e gli scrittori che si pongono in antitesi alla cultura decadente finiscono, paradossalmente, per assorbire da essa alcune ipotesi culturali e numerose soluzioni espressive. Significativi esempi di ciò sono il Crepuscolarismo, il Futurismo, l’Ermetismo.
Non vanno quindi dimenticate neppure le opere di autori, che non riusciamo a classificare in particolari movimenti artistici, queste, sebbene organizzate secondo principi e meccanismi eterogenei, hanno in comune la stessa dimensione di incertezza e difficoltà nel vivere. Nelle opere di questi scrittori appaiono alcuni elementi che sono caratteristici del pensiero decadente:

  • consapevolezza di quanto sia fragile la condizione umana
  • il senso di solitudine e di alienazione che opprimono l’uomo moderno
  • l’impossibilità di entrare in reale contatto con gli altri
  • denuncia della disperazione, dell’inettitudine e dell’impotenza dell’individuo di fronte alle scelte imposte dalla realtà

L’incertezza e la precarietà vengono allora riconosciute come base della vita, e la “malattia” è accettata come condizione normale, alla quale è possibile contrapporre solo una lucida, virile rassegnazione ad un destino di sconfitta.
Questa “coscienza della crisi”, che rifiuta ogni facile rifugio nei miti velleitari e consolatori del superomismo, ha in Italia i suoi massimi esponenti in Italo Svevo e in Luigi Pirandello, due scrittori la cui penetrante sensibilità umana e culturale precorreva i tempi, e la cui grandezza, non a caso, ebbe proprio per questo un tardivo riconoscimento.

 

f. Uno stile poetico e narrativo del tutto nuovo
I contenuti della nuova proposta poetica e narrativa si esprimono secondo regole e secondo uno stile completamente nuovo, i diverse elementi del testo assumono funzioni prima sconosciute, nel testo poetico si ricorre all’uso di particolari figure, nel testo narrativo la sintassi della frase e del periodo si adeguano alle esigenze espressive (si pensi all’opera La coscienza di Zeno di Italo Svevo), e in alcuni casi diventano quasi incomprensibili (l’Ulisse di James Joyce).
La parola perde la sua funzione logica, strettamente denotativa, viene invece impiegata più per le sue valenze connotative. Essa è usata per la sua capacità di penetrare nelle zone misteriose dell’inconscio, fino a cogliere le sfumature della realtà e delle emozioni (per Giovanni Pascoli la parola deve essere usata per consentire l’espressione di tutti i tumulti dell’anima).
La sintassi della frase e del periodo deve essere liberata da quelle rigide intelaiature che la condizionano, solo allora potrà liberare tutte le proprie potenzialità.
Spesso si usa la sinestesia (associazione di due parole appartenenti a campi sensoriali diversi) accostando sensazioni completamente diverse (Baudelaire: profumi verdi come praterie; Pascoli: un pigolio di stelle); si ricorre anche all’analogia accostando immagini non tanto per la loro somiglianza manifesta, quanto per la loro comune appartenenza a nascoste significanze simboliche (nella poesia l’Albatro, di Baudelaire, il poeta viene accostato, per analogia simbolica, al grande uccello marino). Per cogliere il senso profondo è necessario ricorrere al simbolo, gli oggetti, le parole, le immagini diventano simboli che richiamano sentimenti, stati d’animo, idee, attraverso un misterioso legame di analogia.
La poesia diventa illuminazione, formata da immagini intense e brevi senza il supporto di una adeguata trama narrativa (per questo aspetto l’Ermetismo deve molto alla poesia decadente).

SPLEEN
Charles Baudelaire, I fiori del male (1857)

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
et que de l'horizon embrassant tout le cercle
il nous verse un jour noir plus triste que les nuits ;

quand la terre est changée en un cachot humide,
où l'Espérance, comme une chauve-souris,
s'en va battant les murs de son aile timide
et se cognant la tête à des plafonds pourris ;

quand la pluie étalant ses immenses traînées
d'une vaste prison imite les barreaux,
et qu'un peuple muet d'infâmes araignées
vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,

des cloches tout à coup sautent avec furie
et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
ainsi que des esprits errants et sans patrie
qui se mettent à geindre opiniâtrement.

- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
défilent lentement dans mon âme ; l'Espoir,
vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,
sur mon crâne incliné plante son drapeau noir

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunga noia
e abbracciando il cerchio di tutto l’orizzonte
ci versa una luce nera più triste delle notti,

quando la terra si muta in umida spelonca
dove la Speranza come un pipistrello
va battendo i muri con la sua timida ala
e picchia la testa su fradici soffitti,

quando la pioggia distendendo immense strisce
imita le sbarre d’una vasta prigione
e un muto popolo di ragni infami
in fondo ai nostri cervelli tende le sue reti,

campane a un tratto scattano con furia
e lanciano verso il cielo un urlo orrendo
come spiriti erranti e senza patria
che si mettano a gemere ostinati.

- E lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,
sfilano lenti dentro la mia anima; la Speranza,
vinta, piange, e l’Angoscia atroce, dispotica,
pianta sul mio cranio chino il suo nero vessillo.

(trad. a cura di Claudio Rendina)

 

 

 


Il suo ideale “superuomo”, animato da un’incontenibile energia vitale e da un forte istinto aggressivo, viene visto come disposto a calpestare ogni scrupolo etico pur di appagare la sua voglia di dominio.

 

Autore : Marino Martignon

 

Fonte : http://www.insegnareitaliano.it/documenti/Laboratorio%20docenti/italiano/Martignon/Contesto%20storico-culturale/Decadentismo_2008.doc

 

LA LETTERATURA ITALIANA

 

Per convenzione si fissa la nascita della Letteratura Italiana intorno al 1200, quando si comincia scrivere nel dialetto locale, con uno stile però più raffinato. Si decide che nasce adulta perché ancora prima ne esisteva un'altra, quella latina. La forma in cui è scritta si rivolge ad un pubblico ben definito, ristretto. La letteratura italiana è nazionale, una sua caratteristica fondamentale; inoltre è scritta in lingua volgare. La lingua si modifica nel tempo e nello spazio, diacronicamente, quindi in periodi molto ampi e sincronicamente, ovvero in periodi di tempo particolarmente limitati. L'altro fenomeno importante è di carattere storico: dopo la disgregazione dell'impero Romano, a causa delle invasioni barbariche, in tutte le ex province romane si affermò un tipo di volgare, diverso da provincia a provincia.
Il Chierico è una persona dotta e colta, che conosce anche il latino classico.
Nel 1924 nella biblioteca di Verona viene portato alla luce il più antico documento scritto, che attesta la nascita della Letteratura Italiana.
Quattro placidi cassinenzi: i primi documenti giudiziari, documenti ufficiali del tempo, riguardanti alcune terre confiscate.
Le persone colte, come gli scienziati e i mistici, usano il latino.
A partire dal 568 assistiamo all’avvicendarsi di diversi popoli nomadi in Italia. Ricordiamo le invasioni arabe e Normanne.

SUBSTRATO: periodo di scomparsa della vecchia lingua, che, comunque, influenza la nuova lingua che prevale.

ADSTRATO: periodo di convivenza tra le due lingue, vecchia e nuova.

SUPERSTRATO: periodo in cui prevale nettamente la nuova lingua.

Lingua d’OC                                    occitanica, nasce in Provenza, in Francia
Lingua d’OIL                                    oitanica, nasce nella Francia settentrionale

Nascono i versi in prosa e quelli propriamente in versi.
Dai romanzi cortesi si sviluppano i poemi epici, didattici e satirici.

 

POSSIAMO QUINDI CAPIRE QUANTO SIANO COMPLESSE LE ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA
NASCITA                      a partire dall’VII secolo, appena si diffondono i primi testi in volgare.

SERMO VULGARIS       lingua del popolo, ovvero il latino volgare.

FRAMMENTAZIONE LINGUISTICA                 dopo l’anno Mille il volgare si differenzia da zona a zona.

GIURAMENTO DI STRASBURGO                    attestazione dell’esistenza di più volgari, sottoscritto nell’842 da Carlo il Calvo e Federico il Germanico.

                                                                                                                            
LA LETTERATURA POPOLARE E GIULLARESCA

 

La letteratura popolare e giullaresca costituisce il gradino più basso, anche se entra in  contatto con la letteratura di alto livello.
Lo scopo principale è quello di divertire il pubblico e di intrattenere le persone. Ha quindi una struttura basata sull'intreccio e il suo autore è spesso anonimo, ma ciò non significa che non abbia una certa cultura.

Gli stili principali sono:

  • Contrasti;
  • Canzoni a ballo;
  • Ballate;
  • Frottole;
  • Canti Carnascialeschi.

 

I temi principali sono:

  • La serenata;
  • L’alba;
  • La malmaritata.

 

A volte i temi trattati toccano argomenti politici, come le guerre ed il contrasto tra Guelfi e Ghibellini, e dispute religiose, che riguardano principalmente la contrapposizione dei due ordini religiosi più famosi del tempo, ossia l’ordine dei Domenicani e quello dei Francescani.
Una figura importante è il giullare: è un artista che si ritrova ad allietare le corti e i signori. Può essere paragonato come un veicolo di idee ed è infatti una figura influente, dinamica. Un genere usato dai giullari era la “pastorella”, un genere colto e impegnato, consistente nel dialogo tra un cavaliere errante, ozioso, che vaga nei campi, ed una pastorella. E’ molto raffinato ed elegante sotto il profilo estetico. Trova quindi molto gradimento sia nella corti di signori, sia fra la gente comune. La struttura è basata sul “botta e risposta”.
Come già detto, tutta la produzione popolare è in genere anonima. I manoscritti ci hanno conservato solo tre nomi di autori: Cielo d’Alcamo, a cui è attribuito il genere della pastorella, Ruggieri Apugliese e Matazone da Caligano.


LA LETTERATURA RELIGIOSA

 

Tutta quanta la nostra letteratura, sin dalle origini, si può definire religiosa; infatti è modellata su dei principi etico-morali. Nasce in un’età definita “era comunale”, dove emergono nuove strutture politiche, sociali ed economiche. Il ruolo che l’uomo svolgeva all'interno della società era legato ai due pilastri principali, che erano il papato e l'impero. La letteratura religiosa ha come fine la preghiera. Per quanto riguarda la nascita degli ordini mendicanti, ovvero dell’ordine dei  francescani e dei domenicani, questi erano tipici dell'Italia centro settentrionale e principalmente, del Umbria.

Nel 1233 in Umbria si afferma un movimento religioso, chiamato Alleluia, che poi si diffonderà nell’Italia centro-settentrionale.

Nel 1260/1 i flagellanti, o disciplinati, riprendono i movimenti precedenti, pellegrinando per le città recitando delle preghiere e dei canti, per poi dare luogo a delle manifestazioni pubbliche per espiare i loro peccati.

Lauda: scritto rivolto a celebrare la Madonna e i santi. La sua origine coincide con i salmi recitati dai flagellanti durante il loro pellegrinaggio (che durava 33 giorni e mezzo).
La metrica delle lauda è uguale a quella della ballata.

San Francesco d’Assisi, nato nel 1181/2, presenta uno stile di vita completamente nuovo.

Il Cantico dei Santi, uno dei primi testi della letteratura italiana, si può definire come una prosa ritmata scritta in volgare umbro, dove si celebra tutto il “Creato”, ovvero tutto ciò creato dal Signore.

 

Fonte: http://utenti.multimania.it/adry9986/La%20Letteratura%20Italiana.doc

 

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