Aldo Palazzeschi

 

 

 

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Aldo Palazzeschi

 

Aldo Palazzeschi (cognome della nonna materna, Aldo Giurlani) (Firenze 1885-1974)

 

Figlio di un ricco commerciante di stoffe, diventa ragioniere, ma si iscrive ad una scuola di recitazione; entra nella compagnia di Virgilio Talli.

  1. fase futurista: pubblica a sue spese I cavalli bianchi (1905) per l'immaginario editore Cesare Blanc (il suo gatto): il libro è recensito da Corazzini, con cui ha un’intensa corrispondenza finché questi muore. Nel 1908 presso C.Blanc pubblica il romanzo liberty Riflessi.

Marinetti gli chiede di collaborare alle Edizioni futuriste di Poesia dove pubblica L’incendiario (1910, 1913), Il codice di Perelà (1911).
L’incendiario ha rapporti col tema del fuoco e con Marinetti: al centro, il rapporto poeta-pubblico o vittima-carnefici.

  1. alla vigilia della 1 g.m., si dichiara neutralista e s'avvicina alla Voce e ad una letteratura tradizionale

A Parigi conosce Apollinaire, Picasso, Braque, Matisse. Nell’estate 1916 benché riformato, è geniere a Firenze, poi a Roma e Tivoli ---> cfr. il romanzo antimilitarista Due imperi... mancati (1920).

  1. periodo fascista: appartato, scrive moltissimo: i racconti di Il re bello (1921), Poesie (1930) a risistemare la sua produzone con esclusioni e adattamenti, le prose di ricordi Le stanze dell’Ottocento (1932); Sorelle Materassi (1934), le novelle Il palio dei buffi (1937), Tre imperi... mancati (1945), documento personale e polemico della 2 g.m., il romanzo I fratelli Cuccoli (1948)

Abita a Roma, soggiorna talora a Venezia e Firenze.

  1. in vecchiaia, scrive molto e torna alla neoavanguardia: le prose autiobiografiche Il piacere della memoria (1964), le novelle di Il buffo integrale (1966), i romanzi Il Doge (1967), Stefanino (1969), Storia di un’amicizia (1971); i libri di poesia Cuor mio (1968) e Via delle cento stelle (1972).

 

- problema dell'evoluzione:
--> i critici lo descrivono legato all'avanguardia o ai crepuscolari (Sanguineti: quinta colonna del crepuscolarismo nel futurismo)
--> dopo lo scoppio della I g.m. si proclama pacifista: il contatto con la realtà lo spinge a sentire il carattere utopico delle sue opere di avanguardia
--> sa muoversi in direzioni parallele e consentanee con la letteratura moderna europea
--> secondo alcuni critici, i personaggi di P. rimandano a un romanzo psicologico privato (la difficile maturazione, la claustrofobia, la carica ironica, l’omosessualità mascherata)
L’orto dei veleni (Poemi, 1909): la scena è fatta da pochi oggetti enigmatici, che vengono dal mondo delle fiabe: il giardino, i pomi, la strega. Lo spazio è organizzato secondo un modello claustrale: un centro (il mucchio di sassi) e intorno un cerchio che segna il limite, facile da valicare. La claustrofobia è rovesciabile in claustrofilia (e narcisismo), il desiderio in negazione del desiderio, il simbolo della donna come fonte di vita in donna come fonte di morte. Il carattere onirico è ottenuto anche con la monotonia del ritmo, le iterazioni, le allitterazioni.

- perdita di ruolo dell'intellettuale --> autoironia sulla sua figura di poeta
condanna a ripetere parole ormai morte (riduzione delle lettere)

- tema del clown (l’artista si traveste, rifiuta d'identificarsi con il mondo borghese)
Charlot
Degas, Picasso, Klee
Laforgue, Apollinaire, Rilke sui saltimbanchi di Picasso in Elegie duinesi
dadaismo (G.Grosz: ‘che cos’è il dada? un’arte? una filosofia, una politica, la religione di stato o nulla?’)
Eliot (Esercizi per le 5 dita)

- reazione alle impressioni rapide e violente suscitate dal mondo moderno:
---> attrazione
---> repulsione
---> tema della città-Moloch ---- frustrazione
--- solitudine
--- miseria sociale
es.: il pittore Emil Nolde (su Berlino: "questa città di milioni di uomini! sono così solo, come mai prima di ora"); il pittore Franz Marc (sulle mostre dei futuristi: essi dipingono "la potenza della strada, la vita, l’ambizione, la sensazione soffocante, causata dal chiasso"); alcune opere di teatro hanno come sfondo città: Gas (1918) di Georg Kaier, Mass Mensch (1920) di Ernst Toller.

Il codice di Perelà: giunge nella città ripetendo: ‘Pena! Rete! Lama!’. Chi lo incontra, una vecchia e i soldati del re, si accorge che è fatto di fumo. E’ vissuto per 33 anni nella cappa del camino di una villa, sotto cui siedono tre vecchie, Pena, Rete e Lama, che con lunghi discorsi hanno educato l’essere. Quando il chiacchierio cessa, dopo tre giorni scende. Al palazzo reale trova ospitalità e riceve personaggi autorevoli, che gli espongono i loro pensieri, ricevendone brevi monosillabi o cortesi silenzi. Ad un té, incontra le dame fra cui la marchesa Oliva di Bellonda, convinta di aver trovato in lui l’anima gemella. P. resta un enigma, intorno a cui si intrecciano infinite ipotesi. Dopo un incontro con la regina in cui un pappagallo ripete la parola Dio, il re gli chiede di compilare il nuovo codice. Segue un gran ballo in onore di P. e Oliva si dichiara. Come preparazione alla stesura del codice, visita due suore, la prima peccatrice pentita e l’altra vergine pura; il camposanto, il Prato dell’Amore, il carcere dove è l’ex re Iba, il manicomio di Villa Rosa, dove incontra il principe Zarlino, pazzo volontario. Il domestico Alloro, desideroso di imitarlo, si dà fuoco. Di questa morte è accusato P. condannato a essere chiuso in una piccola cella in cima al monte Calleio. Oliva ottiene che gli sia consentito di avere un camino, da cui scompare in cielo.

- parallelismo con Cristo (33 anni, il processo, la riflessione sul colle, l’ascesa)
- vari tipi di scrittura usati: monologhi, dialoghi, racconti dentro il racconto
- in anticipo su soluzioni di stile surrealistiche, su realismo magico, fantastico
- espressione di un’utopia nella divaricazione fra lettere e ideologia provocata dalla guerra
- parentele culturali con Nietsche e il principe Myskin di Dostoevskij


 

fonte: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/2010/08/appunti-di-letteratura-italiana-per-il-terzo-anno.docx

sito web: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

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