Eduardo De Filippo vita e opere

 

 

 

Eduardo De Filippo vita e opere

 

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Eduardo De Filippo vita e opere

 

Eduardo De FIlippo (Napoli 1900- Roma 1984)

 

Figlio di Eduardo Scarpetta, autore di testi dialettali, e Luisa De Filippo, sartina, nipote della legittima moglie Rosa De Filippo. Scarpetta, uomo cinico e molto amato, non fa misteri con Rosa, che non si oppo­ne all'acquisto di un appartamento per Luisa e E. Scarpetta fa spostare l'intera famiglia, d'estate, al Vomero, per stare vicino a Luisa. Il fratello Peppino racconta la storia in Una famiglia difficile (1977). E. è mandato al Collegio Chierchia di Napoli, ma non finisce il ginnasio. Si forma sotto il padre, che lo ammette nella sua compagnia nel 1914 e per otto anni svolge i lavori più diversi. Nel 1909 Scarpetta si ritira dalle scene e lascia repertorio e compagnia al figlio Vincenzo, mentre E. continua a recitare. E' bersagliere alla fine della I g.m. e crea una compagnia per cui scrive Farmacia di turno, portata per le caserme e ripresa dalla compagnia di Scarpetta. Nel 1924 Vincenzo Scarpetta si rende conto del talento di E. e inscena Uomo e galantuomo, intitolata Ho fatto il guaio? Riparerò, affidandone il ruolo del protagonista al fratello. Nel 1927 è scritturato da Bufi, ma la compagnia, in lingua, è sciolta; E. torna col fratellastro al Fiorentini di Napoli, dove recita La rivista che non piacerà di Michele Gualdieri con Peppino; scrive Ditegli sempre sì e Requie all'anema soia.
Dopo il matrimonio con l'americana Dorothy Pennington (Roma 1928), al quale non partecipano i loro parenti, lasciata la compagnia di Scarpetta (1929), tenta di formarne una con Peppino e la sorella Titina, che però col marito accetta un'offerta dal Nuovo di Napoli. Nel 1929 inscena Sik Sik, il mago baraccone (dal napoletano sic sic «secco secco»), che, con la moglie incinta e due compari spiantati, tira avanti. Entra anche lui al Nuovo nella compagnia "Ribalta gaia", in sostituzione di Totò. La compagnia "I De Filippo" debutta a Natale 1931 al Kursaal con Natale in casa Cupiello: dirige la compagnia fino al 1944. Intanto conosce Pirandello al Politeama nel 1933. Nel 1932 recita nel suo primo film, con il tenore Tito Schipa, Tre uomini in frac, cui partecipa Peppino. I guadagni gli permettono di ampliare la compagnia e finanziare il debutto al Sannazzaro. Nel 1934 l'amicizia con Pirandello sfocia nella prima recita europea, a Vienna, dove interpreta Oggi si recita a soggetto.
La censura fascista colpisce Quei loschi figuri di trent'anni fa; per non essere confinato cambia il titolo in Quei loschi figuri di tanti anni fa. Nel 1940 inscena Non ti pago, dove torna vita napole­tana.
Dopo il 1944, E. e Titina continuano a lavorare insieme, mentre Peppino approda alla rivista e poi fonda una sua compagma. Nel 1945 crea una nuova compagnia con Titina e Tina Pica, "Il teatro di E.", che debutta al San Carlo con Napoli milionaria. Nel 1948, dopo il divorzio dalla Pennington, insofferente per la vita nomade, sposa la soubrette Thea Prandi e ha Luca e Luisella, che, per una emorragia cerebrale, muore a 10 anni. Cura la trasposizione cinematografica di sue commedie (Non ti pago, 1942; Napoli milionaria, 1949; Filumena Marturano, 1951) e firma pellicole non legate all'attività drammatica (Ti conosco mascherina, 1943; Cappello a tre punte, 1950; L'oro di Napoli, 1954). Deve chiudere il San Ferdinando nel 1961.
Dopo tre anni di tournée, lo riapre. La co-direzione è affidata a Paolo Grassi e vincente è il gemellaggio con il Piccolo di Milano. Nel 1977 l'Università di Birmingham gli conferisce la laurea in lettere e, nel 1980, anche l'Università di Roma, dove insegna drammaturgia; è senatore a vita. Gli ultimi anni sono dedicati al reperimento di fondi per i detenuti del carcere minorile Filangieri. Nel 1983 traduce in napo­letano la Tempesta di Shakespeare.

- orientamento naturalistico
- pirandellismo: collabora con Pirandello (rappresenta in napoletano Liolà, 1933, poi L'abito nuovo da una novella pirandelliana, ancora Il Berretto a sonagli sempre in napoletano; uno dei suoi temi è il conflitto uomo-società) -- Peppino manifesta disappunto per queste scelte poco popolari.
> le sue commedie sono tragiche, anche quando fanno ridere: la vita dei Napoletani è ridicola perché assurda.
- il pessimismo prende il sopravvento col tempo, ma non il patetico, tenuto a bada dall'umorismo, che svela i fatti come sono
- tensione verso valori morali: teatro catartico; enfasi sulla famiglia, come unico luogo in cui i rapporti umani sono possibili.

Pericolosa­mente (1946-47): Armando, per domare la moglie bisbetica, Dorotea, la minaccia con una pistola scacciacani. La moglie si calma.

Filumena Marturano (1946): F., ex prostituta, a 48 anni, fingendosi in punto di morte, costringe il con­vivente, Domenico Soriano, a sposarla. Egli infatti vuole sposare la cassiera di un suo negozio, Diana. Sull'ira di Domenico che capisce l'inganno si apre il sipario. Entrano in scena i tre figli di F.; uno è figlio di Domenico. L'uomo tenta di capire quale, ma per F. i figli sono tutti uguali. Alla fine Domenico si rende conto di amarla, la sposa e riconosce i tre figli.
- sceglie Titina per il ruolo principale, su modello di Cristina 'a capuana di '0 voto di Salvatore Di Giacomo
- il nome deriva da quello della portinaia di E.
- "una tragedia in veste di commedia".
- motivo pirandelliano: la paternità spirituale riconosciuta da Domenico.
- struttura da commedia dell'arte e Plauto
- colpi di scena e dialoghi: F. rivela un po' alla volta i retroscena.

Napoli milionaria: Gennaro Jovine è un ex-tranviere poco stimato dalla famiglia dedita alla borsa nera. In una perquisizione in casa sua e un bombardamento, si finge morto, nascondendo sotto al letto la merce. La sua ostinazione commuove il brigadiere, che, smascheratolo, non lo arresta. Gennaro, di ritorno dalla guerra, ritrova la moglie Amalia ricca che prepara un pranzo per il compleanno del suo socio. La figlia maggiore, sedotta e abbandonata a un soldato americano, è incinta; il figlio è ladro di gomme; la figlia più piccola è malata e il farmaco che può guarirla è introvabile. G. riprendere il timone della casa e fa coraggio alla moghe con la frase: «'A da passa' 'a nuttata».
- rimaneggia il testo nel 1977 per il Festival di Spoleto: elimina la battuta e il messaggio di speranza (la guerra non è finita: corsa agli armamenti, egoismi, corruzione).
- matrice pirandelliana: il tema della conoscenza, il contrasto tra fantasia e realtà, soggettività e oggettività.

Le voci di dentro (1949): Alberto Saporito sogna di aver assistito all'omicidio del suo amico Aniello Amitrano a opera dei vicini di casa, la famiglia Cimmaruta, che hanno occultato il cadavere. Li denuncia, ma i Cimmaruta sono rilasciati perché il cadavere non è rinvenuto nel luogo indicato da Saporito. I vicini vanno a turno da A. ad accusarsi a vicenda. A. forse è un pazzo, forse un brav'uomo, ma inde­finito, sì che la sua disperazione per l'immoralità odierna risulta fredda anche quando più si dispera.

Paura numero uno (1950-51): Matteo Generoso vive nella paura che una tremenda guerra stia per scoppiare.

Miseria e nobiltà (1953): il nobile Eugenio, innamorato della figlia di un cuoco e pronto a sposarla anche senza il consenso del padre, assolda Felice Sciosciammocca, scrivano, e i suoi compagni per interpretare la propria famiglia. L'arrivo di donna Luisella, seconda moglie di don Felice, fa scoprire il piano e solo l'intervento della prima moglie assicura il lieto fine.
- opera "scarpettiana" per tematica e impostazione (al finale del I atto le famiglie s'avventano sui maccheroni fumanti).
- tema: fame e miseria

De Pretore Vincen­zo (1957): il povero ladro V. a chi gli chieda che mestiere eserciti risponde che il suo «è un lavoro antico». La sua amoralità è una protesta contro cose più grandi di lui: combatte per entrare in un mondo da cui è escluso.

Sabato, domenica e lunedì (1959): ogni giorno scandisce un momento del dramma familiare che si consuma nella casa di don Peppino. Celebra la famiglia di un tempo.

Il sindaco del Rione Sanità (1960): Antonio Barracano, anziano boss della ca­morra, amministra la legge al posto dello stato per difendere i deboli (da giovane, omicida, è sfuggito alla giustizia grazie a false testimonianze e al legale). Crea un pronto soccorso, diretto dal medico Fabio Della Ragione, per curare le vittime di vendette personali: egli lascia per delusione. A. invece continua: ottiene che lo strozzino Pascale 'O Nasone finga di aver avuto in restituzione il denaro prestato al falegname Vincenzo 'O Cuozzo; Schiaffeggia 'O Nait, un guappo che ha sparato a 'O Palummiello. Si presentano a A. Rafiluccio e la fidanzata Rita, incinta, che non sanno come trovare il denaro per metter su famiglia. Il padre di Rafiluccio, don Arturo Santaniello, fornaio, lo ha messo alla porta. Rafiluccio vuole uccidere il padre e A., cercando di calmarlo, è ferito. Riesce a metter pace in famiglia e, siccome la ferita è mortale, per evitare faide, pretende che la sua morte figuri come conseguenza di un improvviso collasso cardiaco. Della Ragione, tuttavia, non gli obbedisce.
- polemica sociale: ai più deboli non resta che ribellarsi (la giustizia privata).
- esalta in A. un'idea di giustizia non sociale e riafferma, in F., la consapevolezza che solo nella società possono essere composte le ingiustizie e le violenze.
- topoi antichi: l'ingiustizia che colpisce i più deboli (Esiodo, Seneca De providentia); la faida; l'ostinazione di don Arturo (Menedemo terenziano);
- abbandona le tecniche della commedia dell'arte e del teatro plautino; adotta l'italiano

Tommaso d'Amalfi (1963): scritto per Mo­dugno, sulla rivolta di Masaniello (1647), eroe puro, sacrificato alla ragion di Stato dagli Spagnoli e dalla Chiesa.
- non sa creare un dramma storico shakespeariano, pur alleggerito dalla musica e dal canto alla maniera di Brecht.
- consultazione delle fonti storiche (soprattutto Croce).

L'arte della commedia (1964-65): il teatro è così legato alla vita che diventa impossibile cercare di capire quando esso sia finzione o realtà.

Gli esami non finiscono mai (1973):  la vita è una serie di esami, ma spesso falsi. Gli esaminatori e i giudici cercano sovente di intromettersi nella vita altrui solo perché non sanno crearsene una propria, affrancata dai conformismi. Il protagonista si difende dai tentativi di intromissione degli altri nella propria esistenza.

 

Natale in casa Cupiello (1931, 1943): I atto: Luca Cupiello sta costruendo il presepe, cercando di coinvolgere il figlio scansafatiche. I due litigano, come con Pasquale, fratello di Luca, disoccupato e profittatore. Luca è subito disturbato dalla figlia Ninuccia, che ha deciso di lasciare il marito Nicola; vuole fuggire con l'amante Vittorio Elia. La madre cerca di farla ragionare, ma invano; la giovane butta all'aria il presepe. Quando Luca torna, rimprovera la moglie, che non ha saputo educare i figli. Concetta batte i pugni sul tavolo, urla, sviene. II atto: per caso, Luca invita a Natale l'amante della figlia; Nicola, lo sposo di Ninuccia, sorprende la moglie abbracciata all'amante, mentre Luca consegna alla moglie il dono. Concetta è accusata dal genero di essere complice. III atto: Luca, a letto malato, è in fin di vita; vuole mettere pace fra gli amanti, anche se scambia Vittorio per il genero e chiede al figlio se gli piace il presepio. Stavolta Tommasino, soprannominato Nennillo, gli risponde sì. Luca, moribondo, vede un grande presepe.
- visione semplice e umile della vita: in una realtà fatta di tradimenti e falsità, campeggia L., figura candida e ingenua (≈ il fanciullino pascoliano), legato alle tradizioni e alla famiglia, simile a san Francesco
- il presepe è simbolo di un mondo pacificato con la nascita di Gesù, anche se l'umanità sembra rifiutare il mistero dell'amore di Cristo.
- dichiarerà che il presepio è una droga per addormentare le coscienze e che L. è colpevole.
- Concetta, considerata dal marito guaio della casa, per aver viziato i figli, è capace di sostituire il ruolo del marito, ma anche debole e non compresa.
- dramma della solitudine (Pirandello): ognuno rimane inascoltato.
- dialetto napoletano, senza espressioni gergali e vicino all'italiano

 

fonte: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/2010/08/appunti-di-letteratura-italiana-per-il-terzo-anno.docx

sito web: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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