Siddharta

 

 

 

Siddharta

 

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Siddharta

 

Riassunto

Sant’Agostino disse che il cercare è già di per sé un trovare e Siddharta è proprio "uno che cerca" un cercatore, un uomo inquieto, bisognoso di trovare una certezza tra le tante incertezze della vita, l’Assoluto nella relatività dell’esistenza e dei rapporti, che tenta di vivere in profondità la propria esistenza, attraversando tutte le esperienze possibili, la sensualità, il misticismo, la meditazione filosofica, ricercando il tutto nel particolare, forte della convinzione che nessuna acquisizione è definitiva, e che la conoscenza ha sempre innumerevoli aspetti da scoprire.
Figlio di un sacerdote bramino, Siddharta si dimostra presto uno spirito diverso e superiore; apprende le dottrine sull’Atman, quelle che parlano di unità tra individuo e anima universale, è benvoluto da amici e parenti, in particolare dal suo coetaneo Govinda che è convinto che gli dei abbiano in serbo per il suo compagno un destino superiore, eppure il giovane non è soddisfatto di sé e della sua vita.
Un giorno Siddharta incontra i Samana, gli asceti vagabondi che praticano il digiuno e il disprezzo del mondo; di fronte alla loro passione che li spinge alla rinuncia e all’annientamento della personalità decide di seguirli insieme a Govinda.
Cominciano così a praticare assiduamente gli esercizi e i digiuni della vita ascetica, soprattutto Siddharta, che impara a distaccarsi completamente dall’Io, riuscendo a divenire pietra, avvoltoio o scheletro, però ben presto lo assalgono i dubbi, perché riesce a distaccarsi ma al suo Io poi deve sempre fare ritorno, la liberazione non è mai completa, ed è perplesso anche perché riflette sul fatto che il suo maestro, il più anziano dei Samana, non ha ancora raggiunto il Nirvana, la liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti, né mai lo raggiungerà.
Siddharta è convinto che nella ricerca della beatitudine non si può imparare niente che non si trovi già all’interno della propria vita, e questa convinzione si rafforza maggiormente dopo aver incontrato il Buddha, un uomo liberatosi dalla ruota delle reincarnazioni, che gira per il paese predicando, col quale ha un lungo colloquio in cui gli espone le proprie perplessità, ma che non segue, al contrario di Govinda, perché deve trovare da solo una via personale.
Ora Siddharta è consapevole che nel cammino della conoscenza gli è mancato un elemento fondamentale: se stesso. Non è più tempo di pensare al passato, adesso lo aspetta la vita.
Il sole, l’aria, gli uccelli, le notti, gli animali, tutto ciò che aveva considerato illusione, il mondo intero, ora gli appare bello, e così riconfortato prosegue la sua ricerca, che solo a questo punto comincia veramente, e che lo porterà ad attraversare esperienze diverse, dalla sensualità (l’amore per Kamala), al materialismo (il commercio), allo scoramento (l’idea del suicidio), al misticismo (l’illuminazione).
L’Oriente ha sempre significato per Hesse il simbolo assoluto dell’altra patria, quella vera, staccata dal mondo fisico, patria del cuore, luogo dove dubbi e fedi si ricompongono in una superiore unità, e "Siddharta" è appunto la storia della ricerca di questa dimensione, un viaggio spirituale, nel cui protagonista, come nel poema dantesco, si cela lo stesso autore.
Nucleo centrale del libro è la storia del rapporto tra l’ascetico Siddharta e la raffinata prostituta Kamala che lo inizia all’arte dell’amore, che mette in risalto la concezione dell’eros salvifico, forza di liberazione e tappa illuminante sulla via che conduce al Divino, nei suoi aspetti luminosi e in quelli in ombra, come forze contrapposte che si completano, proprio come il simbolo del Tao che unisce il principio maschile e quello femminile. E tra luci ed ombre, Siddharta arriverà all’illuminazione finale, alla conquista della verità che trascende le fedi stesse che l’hanno originata, e ci arriverà personalmente, perché ogni uomo deve cercare senza sterili imitazioni il suo modo di vivere la verità.
Profondo fu il suo sonno, e libero da sogni, da lungo tempo non aveva più conosciuto un sonno tale. Quando si svegliò dopo parecchie ore, fu come se dieci anni fossero trascorsi…Ed il passato gli apparve come avvolto in un velo, infinitamente lontano, infinitamente superiore, infinitamente indifferente.
Alla fine del suo percorso Siddharta confida a Govinda ciò che ha appreso: che la saggezza non è comunicabile, che ogni cosa appartiene all’unità, che ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si cela dietro aspetti mutevoli, che le cose sensibili hanno valore sia per se stesse sia perché appartengono ad un ciclo che può ritrasformarle (la pietra in uomo, il fiore in Buddha), e soprattutto che le parole non fanno altro che mascherare e confondere, l’essenziale è l’amore, accogliere in sé il mondo e tutto ciò che contiene, senza nulla disprezzare.
E il sorriso finale che Govinda vede sul volto dell’amico, tranquillo, imperturbabile, dolce e benevolo, lo stesso sorriso che ha visto infinite volte sul volto del Buddha, il Risvegliato, simboleggia proprio l’acquisito stato della consapevolezza che rifluisce dietro il volto di Siddharta: l’Illuminazione.

Tempo

La vicenda di Siddharta è senza tempo. L’autore non ci dà alcun indicatore temporale specifico forse per rendere meglio l’idea che i problemi e le domande che si pone l’uomo sono sempre le stesse e che i concetti espressi in questo libro varranno sempre, in qualsiasi epoca e in qualsiasi luogo.

Luogo

La vicenda si svolge in una lussureggiante India ricoperta di boschi e attraversata da fiumi cristallini; in particolare la storia di Siddharta ha luogo in foreste, luoghi di pace nei quali il protagonista vive felice, e in una città, dove assapora i piaceri materiali dimenticandosi di quelli interiori. Sembra quasi che l’autore abbia voluto creare questa contrapposizione tra la natura, che dona felicità, e le opere umane, luoghi nei quali l’uomo perde sé stesso.

Contenuto

Nell’India di un tempo sconosciuto crebbe Siddharta, figlio di un ricco Brahmino. Sin da piccolo aveva seguito diligentemente tutti gli insegnamenti del padre, sottoponendosi ogni giorno agli esercizi quotidiani e ai sacrifici agli dei. Egli era sempre accompagnato dal suo fedele amico Govinda che lo ammirava moltissimo e che viveva sempre nella sua ombra. Quando Siddharta camminava per la strada, suscitava l’ammirazione delle persone, l’amore delle ragazze e l’orgoglio dei suoi genitori, felici di avere un figlio così studioso. Ma Siddharta non si sentiva soddisfatto dalla sua dottrina, non trovava ciò che cercava, ossia la felicità interiore, l’appagamento dell’anima e la liberazione dal dolore. Fu per questo che un giorno decise che avrebbe lasciato la sua casa per andare a vivere con i Samana del bosco per apprendere la loro dottrina. Comunicato il suo progetto all’amico Govinda, informò anche il padre, che naturalmente era contrario, ma il giovane vinse le sue riserve dimostrandogli la sua determinazione a partire non senza il suo benestare restando un’intera notte in piedi nella stessa posizione aspettando la risposta che si voleva sentir dire. Quindi partì per il bosco accompagnato dal suo fedele compagno. Fu accolto dai Samana dai quali apprese in tre anni tutto ciò che potevano insegnargli: apprese la pratica del digiuno e della mortificazione del corpo, l’arte della spersonalizzazione, della pazienza e del pensiero. Un giorno però si accorse che avrebbe potuto imparare tutto ciò anche nella più sporca bettola del mondo, poiché lo stato che raggiungeva durante la spersonalizzazione era simile a quello che raggiungeva un ubriaco siccome, nonostante i suoi sforzi, prima o poi tornava sempre in se stesso, non riusciva a liberarsi completamente dalla sua anima. Proprio in quei giorni giunse la notizia che in città era arrivato il venerabilissimo Gotama, il Buddha, l’Illuminato e Siddharta decise sotto proposta di Govinda di ascoltare questa nuova dottrina. Lasciarono così i Samana e giunsero al boschetto di Jetavana, dove il giorno seguente ascoltarono la dottrina del Buddha alla quale aderì Govinda, al contrario di Siddharta che trovava la dottrina perfetta, ma non adatta a lui. Espose le sue riserve a Gotama la sera stessa, gli disse che non c’era nulla che non andasse in quella dottrina ma lui non vi avrebbe potuto aderire poiché essa non dava la spiegazione della liberazione interiore che il Buddha aveva trovato e aggiunse che da quel momento in poi non avrebbe più aderito a nessuna dottrina dato che non lo aveva fatto con quella perfetta del Buddha che sosteneva che, per liberarsi dal dolore, l’uomo non doveva avere desideri. Quindi si congedò da lui e dal suo amico che lo aveva abbandonato dopo tanti anni. Allontanandosi cominciò a riflettere sulla sua vita e capì che quello che aveva cercato di ottenere era sempre stato a portata di mano e che lui lo aveva sempre evitato con la pratica della spersonalizzazione, mentre tutto quello che cercava lo avrebbe trovato conoscendo meglio se stesso e imparando dal suo Io, dal quale aveva sempre cercato di liberarsi. Ora il mondo appariva più bello ai suoi occhi ed egli, con il tempo, imparava sempre di più. Si sentiva felice e quindi partì per la città. Giunto ad un fiume fece la conoscenza di un barcaiolo che lo ospitò una notte nella sua capanna e che poi lo traghettò gratuitamente verso l’altra sponda del fiume, certo che un giorno si sarebbero rincontrati. Quindi Siddharta si avviò verso la città alle cui porte incontrò in quel primo giorno una splendida donna trasportata su una portantina. Venne a sapere che si trattava di Kamala, una ricca cortigiana, e il giorno dopo si recò a casa sua. La donna gli disse che per essere suo amico bisognava avere soldi, belle scarpe e bei vestiti. E fu proprio quell’incontro a stravolgere la vita del giovane Brahmino Samana che diventò ricco lavorando per un facoltoso mercante di nome Kamaswami per potersi permettere gli incontri con la dolce Kamala, saziò la sua vita di piaceri terreni e materiali e perse la sua felicità interiore. Infatti all’inizio incuriosì tutti con la sua indifferenza alle perdite anche consistenti di denaro, mentre dopo tanti anni divenne anche lui un uomo-bambino che si lasciava influenzare e indisporre dal mondo esterno. Una volta ascoltava con indifferenza i racconti e le lamentele del vecchio mercante, mentre ora le sopportava a stento, ma quel che gli pesava di più era l’aver perso la sua integrità e quella voce dentro di lui che una volta lo ammoniva, ma che lui, dopo tanti anni, aveva smesso di ascoltare e un giorno sentì che era morta. Allora, resosi conto che aveva perso anche le capacità che aveva appreso durante la sua giovinezza e delle quali si era vantato dinanzi al vecchio mercante, cioè il saper pensare, aspettare e digiunare, decise di abbandonare quella vita corrotta e sbagliata. Quella sera, presso il medesimo fiume che aveva attraversato vent’anni prima, aveva deciso che si sarebbe suicidato gettandosi nelle sue acque cristalline, ma a un certo punto risentì quella voce dentro di sé che sussurrava il sacro Om. Fu quella voce a salvarlo e quando si risvegliò dal lungo sonno di quella notte si accorse che quello che aveva sentito morire un giorno non era la sua anima, ma il vecchio e impuro Siddharta, che in quella notte era ringiovanito ed era ritornato bambino. Notò poi vicino a lui un monaco dalla tonaca gialla che si destò e che lui riconobbe essere il suo antico amico Govinda, che però non lo riconobbe subito. Il monaco gli disse che aveva vegliato su di lui durante il sonno, ma che adesso chiedeva congedo per raggiungere i suoi compagni. Siddharta lo salutò e lo chiamò per nome e solo dopo che gli spiegò come mai lo sapeva, Govinda lo riconobbe. Scambiarono quindi qualche parola come ai vecchi tempi, quindi si congedarono. Siddharta si sentiva di nuovo integro interiormente e ancora felice. Rincontrò il barcaiolo al quale chiese di insegnargli l’arte di condurre una barca e di ascoltare, dato che l’uomo, che si chiamava Vasudeva, aveva ascoltato fino a tarda notte le vicende del suo ospite, stupendolo. I due uomini passarono molti anni insieme come fratelli, alternandosi i compiti e ascoltando il fiume che ogni volta insegnava loro qualcosa di nuovo. Un giorno arrivò alla capanna Vasudeva che portava in braccio una donna accompagnata da un bambino. Quella donna era Kamala che si era convertita alla dottrina del Buddha e il bambino era suo figlio, suo e di Siddharta. Kamala morì la notte stessa poiché era stata morsa da un serpente. Siddharta e Vasudeva tennero il ragazzino con loro, ma questi non portava rispetto verso il padre e, nonostante fosse sempre stato trattato con amore, un giorno scappò in città.  Invano il padre lo seguì, ma alla fine Vasudeva gli fece capire che il figlio stava seguendo le orme di quel ragazzino di nome Siddharta, che aveva abbandonato la sua vita per seguire la propria strada, e che ora si rendeva conto del gran dolore che aveva dato al padre quando lo lasciò. Un giorno Vasudeva comunicò al suo compagno che lo avrebbe lasciato e che sarebbe andato nel bosco. Poco dopo Siddharta rincontrò il suo amico Govinda che però nuovamente non lo riconobbe subito. Il monaco brillava di ammirazione per il suo amico che aveva veramente trovato la felicità, così gli chiese quale fosse il suo segreto. Allora Siddharta glielo svelò, avvertendolo però che ciò che diceva poteva sembrare qualcosa di insensato e bizzarro, e così apparirono le sue parole all’amico, che comunque continuava a pensare che la persona che gli stava innanzi fosse un santo e s’inchinò davanti a lui.

Ambiente sociale

L’ambiente di cui fa parte Siddharta è sicuramente un ambiente “borghese” poiché egli fa parte di una famiglia di ricchi Brahmini, ma durante lo svolgimento della vicenda il protagonista entra a far parte di realtà diverse dalla sua, incontrando persone ricche, ma anche gente umile e povera, ma non per questo meno felici e spensierati

 

Personaggi

Il protagonista della vicenda è Siddharta, un personaggio molto profondo e meditativo, che cerca la felicità interiore. Del suo aspetto fisico conosciamo poco, soprattutto perché l’autore vuole sottolinearne i pensieri. Siddharta è un personaggio che cresce, che si forma a mano a mano che fa esperienza, che impara sempre dai suoi errori. Infatti comprende da solo che quello che stava cercando era all’interno del suo Io dal quale in principio aveva cercato di liberarsi.
Gli altri personaggi che compaiono in questo racconto sono Govinda, il Buddha, il barcaiolo Vasudeva, Kamala e il mercante Kamaswami.
Govinda è l’amico fedelissimo di Siddharta che sembra destinato a vivere per tutta la vita all’ombra del compagno, seguendone le decisioni e lo stile di vita. Invece a un certo punto prende da solo una decisione che non viene condivisa da Siddharta e anche se lo rattrista il fatto di dover lasciare il suo amico che fino a quel momento era stato il suo unico punto di riferimento, intraprende una nuova vita all'ombra questa volta del Buddha. Quest'ultimo è importante poiché è dopo averlo visto e udito che Govinda abbandona l’amico e che Siddharta si rende conto di come abbia sprecato la sua vita fino a quel momento ed è stato alla vista di quell’uomo perfetto che il giovane decise di non seguire più alcuna dottrina.
Il barcaiolo Vasudeva è uno degli innumerevoli maestri di Siddharta e non è un uomo ricco, ma i suoi pensieri sono profondi e fu questo piccolo e semplice uomo ad aiutare Siddharta ad ascoltare il fiume e in seguito ad alleviare il dolore causatogli dal figlio.
Kamala è anch’essa una maestra di Siddharta e fu per lei che lui intraprese la nuova vita in città, che si trovò un lavoro e per colpa della quale fu spinto a perdere le sue virtù interiori. Kamala, come dice Siddharta stesso, non ama, perché altrimenti non avrebbe potuto fare dell’amore un’arte.
Il mercante Kamaswami insegnò l’arte della compravendita a Siddharta, a trattare il denaro e a non cedere ai creditori. Era un vecchio che amava sottomettere chi non gli sapeva tenere testa, ma in compenso era molto disponibile e affabile con chi riteneva all’altezza.

Linguaggio e stile

Lo stile che l’autore ha adottato nella stesura del libro è molto complicato e prolisso. Ho avuto molte difficoltà in certi passaggi che ho dovuto leggere numerose volte per avere il presagio di averli capiti. Il linguaggio rispecchia la difficoltà e la complessità del tema espresso, che sarebbe stato più comprensibile se il linguaggio fosse stato più semplice.

 

Messaggio

Il messaggio dell’autore è molto utile, profondo e rivolto a tutti. Suggerisce che, per trovare la felicità, ognuno deve dapprima conoscere se stesso ed è lì che troverà tutte le risposte alle domande che si pone, o almeno saprà dove andarle a cercare. Inoltre l’autore ci dice che ogni persona deve cercare la propria strada e toccare con mano i vari aspetti della vita. Solo coloro che non hanno abbastanza forza d’animo si appoggiano a delle dottrine che in apparenza danno loro la sicurezza, ma per l’autore non è quel tipo di vita che regala la felicità. Inoltre il racconto della vita di Siddharta insegna a ricavare il massimo dalla vita apprezzando ciò che ci circonda e sfruttando al massimo le proprie capacità e il proprio potenziale, ma ci fa anche capire che non bisogna perdere di vista né la propria meta, né i propri punti di riferimento e che bisogna dare ascolto soprattutto all’istinto, che magari lì per lì ci può far sbagliare, ma ciò che è fatto d’istinto è sempre la migliore esperienza di vita possibile. L’ultima affermazione dell’autore è che la saggezza non si può trasmettere come le conoscenze, ma ognuno deve maturare interiormente fino a raggiungere questo stato mentale.

 

Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Siddharta.doc
Autore: non indicato nel documento

 


 

Siddharta

Hermann Hesse

 

         Hermann Hesse nacque a Claw in Germania nel 1877, trascorse la sua infanzia fra Basilea e Claw , fu avviato dai genitori agli studi teologici, in un seminario evangelico, che lasciò dopo una fuga e un tentativo di suicidio nel 1892, abbandonando così la religione dei suoi genitori.

Dopo un soggiorno in una clinica per disagi mentali , si trasferì prima a Tubinga e poi a Basilea, dove compose le sue prime opere.

Nel 1900 fece dei viaggi in Italia che lo portarono alla pubblicazione di una raccolta di poesie, saggi e ricordi intitolata “Italia”.

Nel 1904 sposò  Maria Bernouli e si trasferì nei pressi del lago di Costanza dove nacquero i sui tre figli.

La prima guerra mondiale coincide con sua una crisi personale e artistica, permettendo cosi una svolta poetica. Allo scoppio della guerra si presentò come soldato di frontiera ma venne riformato ( i suoi pensieri sulla guerra si possono ritrovare in molte opere).

Nel 1919 si trasferì a Montagnola presso Lugano dove resterà per tutta la vita.

Nel 1922 diede alla luce una delle sue più grandi opere, Siddharta.

In seguito sua moglie morì ed egli si risposò per altre due volte;  nell’ultimo matrimonio trova la donna che lo accompagnerà sino alla morte, nel 1962, all’età di 85 anni a causa di una emorragia  cerebrale.

Nel corso della sua vita pubblicò circa 35 opere (Sotto la ruota, Il pellegrinaggio in Oriente ecc.) e ricevette molti premi tra i quali il Nobel per la letteratura. 

 

  

 

Siddharta

Questo libro è composto da 191 pagine, racchiuse in 12 capitoli.
È stato pubblicato nel 1922, ma ebbe successo solo 20 anni dopo.
È considerato dallo stesso Hesse un “ poema indiano”.
Il linguaggio usato rispecchia la complessità del libro.

 

      Questo libro è frutto di un viaggio in India, e narra di un giovane di nome Siddharta, figlio di un ricco Bramino, che ha da sempre seguito gli insegnamenti del padre, affiancato dal suo fedele amico Govida che lo ammirava moltissimo e viveva sempre nella sua ombra .
Siddharta suscitava l’ammirazione nelle persone, l’amore nelle donne e l’orgoglio dei suoi genitori, felici di avere un figlio cosi colto e studioso. Ma nonostante ciò, egli si sentiva insoddisfatto della sua dottrina e non riusciva a trovare la sua felicità interiore.
Proprio per questo, un giorno lui e il suo fedele amico decidono di lasciare le loro famiglie per andare a vivere con i Samana, pescatori che vivevano di poco e nulla, dai quali sono accolti e imparano  una nuova dottrina, cioè di impersonarsi in tutto ciò che incontrano. Così fa infatti Siddharta; dopo aver vissuto con loro per più di tre anni decidono di andare a vedere Gotama, il Buddha che era appena giunto in città. E così decidono di ascoltare, nel boschetto di Jetavana, anche questa nuova dottrina, al quale Govida aderì. Quindi si congedò da loro e dal suo compagno che lo aveva abbandonato dopo tanti anni, provocandogli così una grande delusione.
Allontanandosi, cominciò a riflettere sulla sua vita e capì che quello che stava cercando da tempo era sempre stato a portata di mano, e che lo aveva sempre evitato. E capì che tutto ciò  era dentro di sé e che lo avrebbe trovato conoscendo meglio se stesso e imparando dal suo io, dal quale aveva sempre cercato di liberarsi.
Ora che aveva trovato la sua strada, Siddharta era molto più felice e partì quindi per una città, dove conosce la splendida Kamala, una cortigiana e fu proprio quell’ incontro che stravolse la vita del giovane. Diventò ricco lavorando per Kamaswami, un facoltoso mercante, per potersi permettere gli incontri con la dolce Kamala;  saziò la sua vita di piaceri terreni e materiali, perdendo così la sua felicità interiore. Dopo aver passato tre anni con Kamala, Siddharta capisce il suo errore e scappa. Kamala abbandonata dall’uomo che amava e da cui sapeva di non essere amata, portava in grembo il figlio destinato ad essere chiamato come suo padre. Nel frattempo Siddharta vive un periodo di transizione e dilaniato dai suoi rimorsi decide il suicidio, perché lo vede come una  forma di estrema purificazione. Proprio nel momento in cui avrebbe tentato il suicidio gettandosi da un albero nel fiume,  venne colpito da un fulmine che lo fa cadere in un profondo sonno. Al suo risveglio notò vicino a sé un monaco dalla tonaca gialla, lo riconobbe: era il suo caro amico Govida , lo salutò e lo chiamò per nome; solo dopo Govida lo riconosce, scambiano qualche parola come ai vecchi tempi, quindi si congedano.
Siddharta ha ritrovato un motivo di vita e cerca una nuova strada, che trova proprio sulle sponde dello stesso fiume nel quale pensava di porre fine alla sua esistenza. Lì incontrò un barcaiolo di nome Vesuveda al quale chiese di insegnargli cose nuove. I due passarono molto tempo insieme alternandosi i compiti e condividendo l’ idea che il fiume sia vivo, che parli e che insegni.
Nel frattempo Kamala e il piccolo  Siddharta sono in viaggio per trovare Gotama, il Buddha ormai morente, al quale la donna aveva convertito la sua dottrina. Kamala e il piccolo giunsero fino al fiume dove sostarono per rifocillarsi, fino a quando la donna venne morsa da un serpente. Spaventato, il piccolo pianse e attirò l’attenzione di Vesuveda che si trovava sul traghetto: quest’ultimo giunse da loro e li portò nella capanna, dove Siddharta riconobbe la donna e suo figlio. Poco dopo la donna morì e Siddharta si ritrovò con un figlio da crescere. Il giovane ragazzo è ribelle, non lavora e non vuole imparare, così che dopo anni di sofferenza fugge. Questo episodio fa capire a Siddharta il dolore che aveva sicuramente procurato a suo padre quando anche lui lo aveva abbandonato.
Anche Vesuveda un giorno decide di lasciare  Siddharta e va anche lui alla ricerca di nuove conoscenze.
Il libro si conclude con Govida e Siddharta che si ritrovano ormai vecchi: l’amico ancora una volta non lo riconosce. Siddharta gli svela tutti i suoi segreti e l’amico si inchina dinanzi a lui.

 

                                                   

 

 

Personaggi

Il protagonista è Siddharta, un uomo che per tutta la vita si pone molte domande e non riesce mai a soddisfare la sua sete di sapere; soltanto alla fine troverà la quiete.
Govinda, il suo migliore amico, fin da piccolo decide di seguire sempre Siddharta (anche se si converte alla dottrina del Buddha), vive sempre nella sua ombra.
Kamala è la donna con cui Siddharta condivide le gioie dell’amore, è molto bella, intelligente e anche ricca; da lei  Siddharta avrà anche un figlio.
Vasudeva è un barcaiolo, molto saggio, sa sempre cosa dire ed è forse l’unico vero maestro di Siddharta.
Siddharta, suo figlio.

 

Fonte: http://www.leonardodavinciaq.it/didattica/anno%202010/come%20un%20romanzo/Siddharta.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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