William Shakespeare opere e biografia

 

 

 

William Shakespeare opere e biografia

 

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William Shakespeare

 

William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, battezzato il 26 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616) è considerato uno dei più importanti drammaturghi di sempre.
Le date riportate, di battesimo e di morte, seguono il calendario giuliano. Secondo il calendario gregoriano, Shakespeare fu battezzato il 6 maggio e morì il 3 maggio. La data di nascita presunta è il 23 aprile 1564, ma l'argomento è ancora dibattuto tra gli esperti.
Delle sue opere ci sono pervenuti circa 38 testi teatrali, 154 sonetti e una serie di altri poemi.
Benché fosse già molto popolare in vita, divenne enormemente famoso dopo la sua morte e i suoi lavori furono esaltati e celebrati da numerosi ed importanti personaggi dei secoli seguenti; è spesso considerato inoltre il poeta rappresentativo del popolo inglese.
Nonostante la cronologia esatta delle sue opere sia ancora al centro di numerosi dibattiti, così come la paternità di alcune di esse, è possibile collocare con sufficiente certezza l'epoca di composizione della maggior parte dei suoi lavori nei circa venticinque anni compresi tra il 1588 e il 1612. Considerato uno dei pochi scrittori capaci di eccellere sia nelle tragedie sia nelle commedie, fu uno dei pochi drammaturghi della sua epoca capace di combinare il gusto popolare con una complessa caratterizzazione dei personaggi, una poetica raffinata e una notevole profondità filosofica.
Le sue opere sono state tradotte nelle maggiori lingue e inscenate in tutto il mondo. Inoltre è lo scrittore maggiormente citato nella storia della letteratura inglese e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nella lingua quotidiana inglese. Negli anni, molti studiosi si sono interessati alla vita di Shakespeare, portando alla luce questioni riguardo alla sua sessualità e religiosità.

Biografia 
La mancanza di notizie biografiche su William Shakespeare è stata a lungo oggetto di dibattito fin dal XVIII secolo, tanto da far ipotizzare l'attribuzione delle opere a diversi autori. Lo studioso settecentesco George Steevens affermava come le uniche cose certe sul Bardo fossero il suo luogo di nascita e morte e poche altre informazioni anagrafiche. Nei secoli seguenti, tuttavia, sono emersi tali e tanti documenti al riguardo da poter scartare le ipotesi più fantasiose e da far affermare a Samuel Schoenbaum, uno dei suoi più recenti biografi, che della sua vita ormai si conosce più d'ogni altro drammaturgo suo contemporaneo.
I primi anni 

Shakespeare visse a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, un periodo in cui si stava realizzando il passaggio dalla società medioevale al mondo moderno. Nel 1558 sul trono del regno era salita Elisabetta I d'Inghilterra, inaugurando un periodo di fioritura artistica e culturale che da lei prese il nome.
Documentata al giorno 26 aprile 1564 è la data di battesimo di William Shakespeare a Stratford-upon-Avon, in Inghilterra, figlio di John Shakespeare, fabbricante di guanti, proveniente da una famiglia di contadini e piccoli proprietari terrieri (yeomen) del Warwickshire, e di Mary Arden, figlia del nobile Robert Arden di Wilmcote, nella cui tenuta il nonno del Bardo, Richard Shakespeare, era mezzadro. Non è documentata la data di nascita che tradizionalmente si suppone sia avvenuta tre giorni prima, il 23 aprile, giorno in cui si festeggia San Giorgio, patrono dell'Inghilterra. Shakespeare fu il terzo di otto figli.
Suo padre, persona di discreta importanza nel suo paese, negli anni seguenti cadde in disgrazia: fu sottoposto ad indagine per aver partecipato al mercato nero della lana, ed in seguito perse la sua posizione di funzionario locale (nel 1568 aveva assunto la carica di balivo). Esistono alcuni indizi che entrambi i rami della famiglia avessero simpatie per la Chiesa Cattolica Romana.
Sebbene non siano sopravvissuti i registri scolastici di questo periodo, molti biografi concordano che Shakespeare frequentò la King's New School, la "grammar school" locale distante circa quattrocento metri dalla sua casa. Le grammar school - paragonabili per fascia d'età alla nostra scuola secondaria - variavano per qualità durante l'età elisabettiana, ma il programma di studi era imposto per legge in tutta l'Inghilterra ed era centrato sullo studio del latino e dei classici.
Il 27 novembre 1582, all'età di diciotto anni, sposa a Stratford Anne Hathaway, di otto anni più anziana. Il matrimonio, testimoniato da Fulk Sandalls e John Richardson, considerata la data di nascita della prima figlia, è probabile che sia stato affrettato dalla gravidanza della sposa.
Il 26 maggio 1583 la prima figlia di Shakespeare, Susannah, venne battezzata a Stratford. Due anni dopo, il 2 febbraio 1585, vennero battezzati due gemelli: un maschio, Hamnet, e una femmina, Judith. La figlia di Judith e del vinaio Thomas Quinley, Elisabeth, sarà l'ultima discendente della famiglia.

Gli anni perduti 

Dal battesimo dei due gemelli fino alla comparsa di Shakespeare sulla scena letteraria inglese, non si dispongono di altri documenti, a causa di ciò gli studiosi si riferiscono al periodo tra il 1585 e il 1592 come agli "anni perduti".
Il tentativo di spiegare questo periodo ha dato vita a numerose supposizioni e fantasie; spesso nessuna prova suffraga queste storie se non le dicerie raccolte dopo la morte del drammaturgo.
Nicholas Rowe, il primo biografo di Shakespeare, riporta una leggenda di Stratford secondo la quale Shakespeare abbandonò la città, rifugiandosi a Londra, per fuggire ad un processo causato dalla caccia di frodo di un cervo. Un altro racconto del diciottesimo secolo riporta che Shakespeare iniziò la sua carriera teatrale badando ai cavalli dei clienti dei teatri di Londra. John Aubrey riportò che Shakespeare divenne un insegnante di campagna. Alcuni studiosi moderni hanno suggerito la possibilità che Shakespeare sia stato assunto come insegnante da Alexander Hoghton di Lancashire, un proprietario terriero cattolico che cita un certo "William Shakeshafte" nel suo testamento.
L'ascesa al successo 
Diversi documenti del 1592 ci informano del successo di Shakespeare in ambito teatrale. Sappiamo che sue opere sono già state rappresentate dalle compagnie dei conti di Derby, di Pembroke e del Sussex; si ha notizia, inoltre, della rappresentazione il 3 marzo 1592 della prima parte dell'Enrico VI.
La fama di Shakespeare era in ascesa vertiginosa, tanto da attirarsi le gelosie dei colleghi più anziani. Proprio in quest'anno Robert Greene gli dedicò la celebre invettiva:

« an upstart Crow, beautified with our feathers, that with his Tygers hart
wrapt in a Players hyde, supposes he is as well able to bombast out a
blanke verse as the best of you: and beeing an absolute Johannes factotum,
is in his owne conceit the onely Shake-scene in a countrey. »

« Un corvo parvenu, abbellito dalle nostre piume, che con la sua "Arte di
tigre nascosta da un corpo d'attore" ritiene d'essere capace quanto il
migliore di voi di tuonare in pentametri giambici; ed essendo un
faccendiere affaccendatissimo, è secondo il suo giudizio l'unico
'Scuoti-scene' del paese »
(Greene, in un opuscolo pubblicato il 3 settembre 1592)

Negli anni 1593-94, a causa di una epidemia di peste, i teatri inglesi rimasero chiusi. Shakespeare, in questo periodo, pubblicò i due poemi Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia. Dal 1594 entra nella compagnia dei "servi del Lord Ciambellano" (The Lord Chamberlain's Men), della quale facevano parte Richard Burbage e William Kempe.
Nel 1596 muore il figlio maschio (Hamnet) che fu sepolto l'11 agosto 1596. A causa della somiglianza fra i nomi, alcuni sospettano che la sua morte abbia ispirato l'Amleto, benché in verità questa tragedia sia stata scritta probabilmente quattro anni dopo e, d'altra parte, il nome Hamnet o Hamlet fosse a quei tempi piuttosto comune. Shakespeare lo aveva probabilmente imposto al figlio come segno di rispetto per il padrino di battesimo, che appunto si chiamava Hamnet, come risulta dai registri parrocchiali.
Sempre nel 1596, il padre di Shakespeare, John, ottiene il diritto di fregiarsi di uno stemma e del titolo di gentleman per sé e per i suoi discendenti, il motto scelto è "Non sanz droict", "Non senza diritto".

Nel 1597 William comprò da William Underhill per sessanta sterline una residenza a Stratford, The New Place, composta da "due granai, due giardini, due frutteti, con annessi". La casa, la più grande di Stratford a quei tempi, era stata infatti costruita da un eminente cittadino della generazione precedente, Sir Hugh Clopton.
Quest'acquisto testimonia il notevole guadagno che Shakespeare aveva ottenuto con la sua attività teatrale.
Gli uomini del re
Per il 1598 Shakespeare si era trasferito nella diocesi di St. Helen's Bishopgate. Francis Meres pubblica il Palladis Tamia dove parla di "un Ovidio risorto nel mellifluo Shakespeare", e aggiunge che tra gli inglesi è il migliore sia nella tragedia sia nella commedia, citando i titoli di molte sue opere. In quello stesso anno partecipò come attore alla rappresentazione di Every Man in his Humour di Ben Jonson, nella parte di Kno'well, un vecchio gentiluomo; nell'in-folio delle opere di Jonson del 1616, Shakespeare compare infatti in cima alla lista degli attori, lo stesso in-folio ci informa dell'anno di rappresentazione.
Shakespeare divenne azionista (circa del 10%) della compagnia teatrale di cui faceva parte, conosciuta come The Lord Chamberlain's Men - la compagnia prendeva il nome, come altre di quel periodo, dal suo sponsor aristocratico. Essa, soprattutto grazie all'opera di Shakespeare, era talmente popolare da far si che, dopo la morte di Elisabetta I e l'incoronazione di Giacomo I (1603), il nuovo monarca adottasse la compagnia che si fregiò così del titolo di The King's Men (Gli uomini del re) nella quale Shakespeare ricoprì il ruolo di amministratore, oltre a quelli di drammaturgo e attore. Vari documenti che registrano affari legali e transazioni economiche mostrano che la ricchezza di Shakespeare si accrebbe di molto nei suoi anni londinesi.
Il ritorno a Stratford 
Intorno al 1611 si ritirò nella sua città natale, Stratford. L'11 settembre "Mr. Shackspere" figura sulla lista dei contribuenti che dovranno pagare l'imposta per la manutenzione delle strade reali.
Nel maggio del 1612 Shakespeare venne convocato a Londra per testimoniare nella causa "Mountjoy-Bellott", che opponeva due fabbricanti di parrucche londinesi, Christopher Mountjoy e il genero Stephen Bellott. Gli atti del processo sono giunti fino ai nostri giorni, al termine di quelli che contengono la deposizione di Shakespeare è presente la sua firma.
Nel marzo del 1613 Shakespeare acquistò una casa a Londra per 140 sterline (di cui 80 in contanti), si tratta dell'ex portineria dell'abbazia dei Frati Neri (Blackfriars), dunque non lontano dall'omonimo teatro.
Nel novembre 1614 trascorse a Londra diverse settimane insieme al suo genero
John Hall.

La morte

Il 25 marzo 1616 Shakespeare fa testamento: la maggior parte delle sue sostanze va alla figlia Susanna e al marito; all'altra figlia, Judith, lascia alcune somme in denaro con clausole cautelative; alla moglie viene lasciato "l'usufrutto della seconda camera da letto" nella casa a New Place; lascia poi oggetti e piccole somme per l'acquisto di anelli ricordo a conoscenti di Stratford e agli attori Richard Burbage, John Heminge e Henry Condell.
Shakespeare muore il 23 aprile del 1616, e viene seppellito nel coro della chiesa parrochiale di Stratford "Holy Trinity". Restò sposato ad Anne fino alla morte. A proposito della sua morte Richard Davies scrisse: "He died a papist" (morì da cattolico), la frase potrebbe confermare la circostanza che egli fosse cattolico o indicare una sua successiva conversione al cattolicesimo.
L'epitaffio sulla sua tomba recita:

« Good frend for Iesvs sake forbeare,
To digg the dvst encloased heare.
Blest be ye man yt spares thes stones,
And cvrst be he yt moves my bones. »

« Cura, dolce amico nell’amore di Gesù,
di smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto colui che custodisce queste pietre.
E maledetto colui che disturba le mie ossa »

Il monumento funebre fu realizzato alcuni anni dopo la morte del Bardo da uno scultore olandese, ed è uno dei pochi ritratti attendibili che siano giunti fino a noi. Curiosamente Shakespeare è morto lo stesso giorno del grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes.

 L'Opera 

Fatta eccezione per due poemetti giovanili (Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia), Shakespeare non si è mai curato di dare alle stampe le proprie opere; d’altra parte a quel tempo non vi era interesse a farlo: le opere teatrali erano di proprietà della compagnia e pubblicarle avrebbe significato mettere nelle mani di compagnie rivali i propri copioni. Le opere di Shakespeare oggi in nostro possesso si basano quindi su copie illegali, spesso malandate, dell’epoca (i cosiddetti bad Quartos) e soprattutto sulle edizioni in-folio pubblicate dopo la sua morte. La prima e la più importante di queste è quella stampata nel 1623 dai suoi amici John Heminge e Henry Condell (Mr. William Shakespeare’s Comedies, Histories & Tragedies). L’in-folio comprende trentasei opere teatrali suddivise per categoria: commedie, drammi storici, tragedie.
Cronologia delle opere 

La cronologia delle opere di Shakespeare è incerta e rappresenta un argomento ancora dibattuto dagli studiosi. Di certo sappiamo che Shakespeare inaugurò la sua carriera teatrale e pubblica con la prima parte di un dramma storico, l'Enrico VI. Esclusi rari come questo, si è proceduto all'identificazione della data di composizione tramite due canali: considerazioni stilistiche e richiami presenti in documenti del tempo. L' opera poetica e drammaturgica di Shakespeare costituisce una parte fondamentale della letteratura occidentale, è continuamente studiata e rappresentata in ogni parte del globo. Per ciò che riguarda i testi teatrali, per la loro natura di opere destinate alla rappresentazione pubblicate fortunosamente, non possono essere considerati alla stessa stregua di testi letterari, ma tutt'al più copioni, strumenti dell'arte mutevole della recitazione. Non a caso (e con poche eccezioni filologiche), è tuttora costume di ogni rappresentazione scespiriana di adattare, volta per volta, il testo alle necessità sceniche, operando tagli o omettendo intere scene. Ognuno dei drammi può essere considerato come la fotografia di un determinato momento nella elaborazione di uno spettacolo, condizionato da molti fattori, nel quale il ruolo di Shakespeare fu non solo quello del fornitore di copioni originali o magistralmente riscritti, ma spesso anche dell'organizzatore teatrale e dell'impresario, attento ai mutevoli gusti del pubblico e pronto ad adattare ogni scena alle necessità del momento, ai vincoli della censura o al particolare talento di un attore.

 Opere teatrali
Le Tragedie
Romeo e Giulietta
Macbeth
Re Lear
Amleto
Otello
Tito Andronico
Giulio Cesare
Antonio e Cleopatra
Coriolano
Troilo e Cressida
Timone di Atene
Commedie
La commedia degli errori
Tutto è bene quel che finisce bene
La dodicesima notte
Come vi piace
Sogno di una notte di mezza estate
Molto rumore per nulla
Misura per misura
La tempesta
La bisbetica domata
Il mercante di Venezia
Le allegre comari di Windsor
Pene d'amore perdute
I due gentiluomini di Verona
Pericle principe di Tiro
Cimbelino
Il racconto d'inverno
Drammi storici
Riccardo III
Riccardo II
Enrico VI, parte I
Enrico VI, parte II
Enrico VI, parte III
Enrico V
Enrico IV, parte I
Enrico IV, parte II
Enrico VIII
Re Giovanni

La suddivisione in "tragedie" o "commedie" è comunque parzialmente inesatta.
Questa distribuzione nasce dall'ordine dato alle opere nel "First Folio", letteralmente primo in-folio. Oggi, gli studiosi aggiungono a queste categorie quella di "romances" o "drammi romanzeschi" (Cimbelino, Il racconto d'inverno, Pericle, principe di Tiro, La tempesta), che racchiudono un'atmosfera fiabesca e romanzesca tipica delle ultime opere shakespeariane.

Collaborazioni teatrali
I due nobili cugini - pubblicato nel 1634, Shakespeare collaborò con il   drammaturgo John Fletcher per la composizione di questo dramma.
Tommaso Moro - Shakespeare forse ha scritto parte della scena VI di questo   dramma, frutto della mano di almeno cinque diversi autori, mai rappresentato e   stampato soltanto nel 1814.
Probabilmente anche l'Enrico VIII è stato scritto in collaborazione con John   Fletcher.
Edoardo III L'opera non è presente nell'in-folio del 1623, ma probabilmente   almeno la seconda scena del primo atto e l'intero atto II sono di Shakespeare.
Scritta entro il 1595 e pubblicata l'anno seguente.
Opere di incerta attribuzione
Love's Labour's Won (Pene d'amor conquistato) Un documento del tardo XVI   secolo elenca quest'opera tra quelle recenti di Shakespeare, ma non si ha   traccia di alcuna commedia con questo titolo. Potrebbe trattarsi del titolo   alternativo di una delle commedie sopra elencate, come "Pene d'amor perduto"; è invece improbabile che si tratti di "Tutto è bene quel che finisce bene".
Cardenio - Pare che Shakespeare abbia collaborato con Fletcher anche per   un'altra opera, Cardenio, ora perduta, basata su un episodio di Don Chisciotte.
Elegia Funebre di W.S. Alcuni studiosi hanno valutato recentemente questa   elegia opera di Shakespeare, altri invece pensano che lo stile dell'elegia sia   incompatibile con quello shakespeariano.
Lamento di un'innamorata Poemetto probabilmente apocrifo pubblicato in   appendice ai Sonetti.

  Alla regina Dedica attribuita a Shakespeare
Per un periodo fu pensato sulla base dell'evidenza ricercata da Don Foster che   Shakespeare scrisse una elegia funebre per William Peter. Ad ogni modo la maggior parte degli studiosi adesso accettano che questo pezzo non fu scritto da Shakespeare.

Opere non drammatiche 
Venere e Adone
Lo stupro di Lucrezia
Sonetti
La fenice e la tortora
Il pellegrino appassionato

 Gli inizi e i primi drammi storici

Inizialmente, come era tradizione in età elisabettiana, Shakespeare collaborò con altri alla stesura dei copioni per gli attori, nello stesso modo in cui oggi vengono realizzate le sceneggiature cinematografiche. La tragedia Tito Andronico (composta con molta probabilità tra il 1589 ed il 1593) è una di queste 'sceneggiature teatrali' scritta più mani, nella quale tuttavia l'apporto di Shakespeare, allora non ancora trentenne e all'inizio della sua carriera, fu senz'altro determinante, nonostante la paternità dell'opera sia stata a lungo messa in dubbio. Secondo un drammaturgo di fine seicento, «egli si è limitato soltanto a perfezionare con il suo magistrale tocco uno o due dei personaggi principali». Aderente al genere della tragedia di vendetta che con la Spanish Tragedy di Thomas Kyd aveva avuto in quegli anni uno straordinario successo, l'opera si rifà a Seneca e Ovidio, mantenendo del primo la struttura tragica e del secondo un linguaggio e un tono elegiaco che rimandano alle Metamorfosi. L'impronta ovidiana era già evidente ai contemporanei, come il Meres, il quale afferma che «la dolce anima arguta di Ovidio vive nel mellifluo Shakespeare», e segnala già dall'inizio la sensibilità e la perizia di uno Shakespeare poeta drammatico, grande innovatore del teatro e della letteratura inglese ma costantemente ancorato a modelli classici. Quando il Titus fu pubblicato nel 1594, come molti altri drammi del periodo senza l'indicazione di un autore, era già stato rappresentato da piccole compagnie come i Derby's (o Lord Strange's) Men, i Pembroke's Men e i Sussex' Men.

Allo stesso modo nascono i quattro drammi intorno al regno del Lancaster Enrico VI, i primi drammi storici della letteratura inglese. Enrico VI, parte I (composto tra il 1588 e il 1592), potrebbe essere la prima opera di Shakespeare, sicuramente messa in scena (se non commissionata) da Philip Henslowe. Al successo della prima parte fanno seguito Enrico VI, parte II, Enrico VI, parte III e Riccardo III, costituendo a posteriori una tetralogia sulla guerra delle due rose e sui fatti immediatamente successivi. Opere in diversa misura composte a più mani attingendo copiosamente dalle Cronache di Raphael Holinshed (ma sempre più segnate dallo stile caratteristico del drammaturgo), descrivono i contrasti tra le dinastie York e Lancaster, conclusi con l'avvento della dinastia Tudor di cui discendeva la allora regnante Elisabetta I. Nel suo insieme, prima ancora che celebrazione della monarchia e dei meriti del suo casato, la tetralogia appare come un appello alla concordia civile[nb 22]. Una particolarità sostanziale nel Riccardo III, oltre alla grande quantità di anacronismi, è nel ruolo del re gobbo, che a differenza dei protagonisti degli altri drammi giganteggia sulla scena, pronunciando circa un terzo delle battute.
Un'altra opera a cui Shakespeare collaborò (ma solo in piccola parte) fu il dramma mai rappresentato Sir Thomas More, incappato subito nella censura che ne impose tali e tanti tagli da renderne impossibile la rappresentazione. Stampato per la prima volta nel 1844, è un esempio della perizia degli uomini di teatro elisabettiani in questo genere di scrittura collaborativa, in cui, nonostante le diverse mani e le numerose revisioni e aggiunte, l'insieme ha una struttura coerente ricca di rimandi e di corrispondenze.

La produzione di opere storiche riguardanti le origini della dinastia regnante andò di pari passo con il successo suscitato da tale genere. Edoardo III, attribuibile a Shakespeare solo in parte, offre un esempio positivo di monarchia, contrapposto a quello del Riccardo III. Re Giovanni, abile riscrittura shakespeariana di un copione pubblicato nel 1591 (The Troublesome Reign of King John) e già utilizzato dai Queen's Men, narra di un monarca instabile e tormentato e dei discutibili personaggi che lo circondano.

 I drammi eufuistici 

Di datazione controversa, ma collocabili prima delle opere della maturità, sono un piccolo gruppo di commedie (La bisbetica domata, La commedia degli errori, I due gentiluomini di Verona, Pene d'amore perdute, Sogno di una notte di mezza estate) e la tragedia Romeo e Giulietta. In tutti questi drammi è forte l'influenza dell'eufuismo, ed emerge un nuovo genere: la commedia italiana, ispirata ai testi dei letterati rinascimentali e alle ambientazioni della penisola.
In tutte queste opere, compresa la tragedia Romeo e Giulietta, è presente il wit, gioco letterario basato sulle sottigliezze lessicali. Shakespeare riesce a rendere i giochi di parole, gli ossimori, le figure retoriche, come strumenti espressivi. Il gioco di parole raffinato non è mai fine a sé stesso, ma inserito a creare voluti contrasti tra l'eleganza della convenzione letteraria e i sentimenti autentici dei personaggi. Esempi di un tale contrasto sono ravvisabili appunto anche in Romeo e Giulietta, dove gli stilemi del linguaggio sono utilizzati per sottolineare stati d'animo tutt'altro che giocosi (un esempio è la scena di Giulietta con la Balia, al momento di apprendere la notizia dell'esilio di Romeo).

 I poemi non drammatici

Negli anni dal 1592 al 1594 a Londra infuriò la peste, provocando la chiusura dei teatri. Shakespeare, nell'attesa di riprendere la sua attività sul palcoscenico, scrive alcuni poemi, di diverso stile. Venere e Adone, pubblicato nel 1593, fu ristampato numerose volte ed ebbe un notevole seguito. Lo stupro di Lucrezia, registrato l'anno seguente, ebbe un successo molto inferiore. Negli anni seguenti Shakespeare continuò occasionalmente a scrivere poemi e sonetti, perlopiù diffusi nella cerchia delle sue amicizie.
Nel 1609 l'editore Thomas Thorpe stampa senza il consenso dell'autore Sonnets, una raccolta di 154 sonetti di William Shakespeare. Scritti presumibilmente tra il 1593 e il 1595, i sonetti sono di una validità artistica tale che da soli basterebbero per assicurare a Shakespeare un posto rilevante nella storia della letteratura inglese.

La critica ha suddiviso sommariamente la raccolta in due grossi tronconi: la prima parte è dedicata a un non meglio specificato "fair friend" (bell'amico, sonetti 1-126), la seconda ad una "dark lady" (donna bruna, misteriosa, sonetti 127-154); tra questi possiamo poi individuare la sequenza del "poeta rivale" (sonetti 76-86).
Thorpe appose una dedica nell'opera in cui ringraziava l'autore e un fantomatico "begetter" (l'"ispiratore" dei versi della prima parte, ma per alcuni semplicemente il "procacciatore" della copia fraudolenta). Molto si è dibattuto e indagato per scoprire l'identità di questa persona; la critica storicamente si è divisa principalmente su due candidati: il Conte di Southampton Henry Wriothesly e William Herbert.
I sonetti, trasfigurando nel mezzo letterario gli stati d'animo dell'autore, rappresentano l'unica opera autobiografica di Shakespeare; d'altra parte, come sottolineato da diversi critici, l'intera raccolta è da considerarsi anche come libro filosofico colmo di implicazioni meditative.

 Il secondo ciclo storico

Nel 1594 Shakespeare trova una situazione per lui molto propizia. La peste e l'inasprirsi della censura hanno prodotto la scomparsa di molte compagnie, tra cui i celebri Queen's Men. Nascono nuove realtà teatrali che ne raccolgono i migliori talenti, e in una di queste, i "servi del Ciambellano" (The Lord Chamberlain's Men) egli prende parte come autore e azionista. La abilità del drammaturgo e uomo di teatro di identificare i temi più richiesti e il suo talento nella riscrittura dei copioni perché non incappino nei tagli del Master of the Revels (il maestro di cerimonie incaricato di supervisionare le opere rappresentate) gli assicurano in questo periodo una rapida ascesa al successo.
Nacque per i Chamberlain's la seconda serie di drammi storici inglesi, il Riccardo II, le due parti dell'Enrico IV e Enrico V. Fu determinante per il successo dei drammi l'introduzione di personaggi fittizi a cui il pubblico si affezionò, come Falstaff.

Tragicommedie e commedie romantiche 

Seguì un nutrito gruppo di commedie, caratterizzate per i toni a volte più scuri e propri di un tragicommedia come Il mercante di Venezia e Molto rumore per nulla, altre più leggere (e definite commedie romantiche): Come vi piace, La dodicesima notte, Le allegre comari di Windsor.

Giulio Cesare e i drammi dialettici

Ormai il drammaturgo è riconosciuto e famoso, e negli anni a cavallo tra i due secoli riesce ad esprimersi al massimo delle sue potenzialità creative, facendo rappresentare al Globe moltissimi dei suoi drammi tra cui il Giulio Cesare, precursore di altre opere di argomento romano, e un nuovo tipo di tragedia: l'Amleto. Il problem play, dramma dialettico, segna un nuovo modo di intendere la rappresentazione, in cui i personaggi esprimono compiutamente le contraddizioni umane, dando voce alle problematiche di un'epoca che si è ormai distaccata completamente dagli schemi medioevali.

La transizione è un passaggio definitivo, che influenzerà la produzione successiva, sia tragica (Troilo e Cressida) che dei drammi a lieto fine come Tutto è bene quel che finisce bene e Misura per misura.

Le grandi tragedie

Il 1603 segna una svolta storica per il teatro inglese. Salito al trono, Giacomo I promuove un nuovo impulso delle arti sceniche, avocando a sé la migliore compagnia dell'epoca, i Chamberlain's Men, che da quel momento si chiameranno The King's Men. A Giacomo I Shakespeare dedicò alcune delle sue opere maggiori, scritte per l'ascesa al trono del sovrano scozzese, come Otello (1604), Re Lear (1605), Macbeth (1606, omaggio alla dinastìa Stuart), e La tempesta (1611, che include tra l'altro una "maschera", interludio musicale in onore del re che assistette alla prima rappresentazione).
Le tre ultime tragedie risentono della lezione di Amleto, sono drammi che restano aperti, senza ristabilire un ordine ma generando casomai ulteriori interrogativi. Ciò che conta non è l'esito finale, ma l'esperienza, l'essere maturi (ripeness is all), come afferma Edgar nel quinto atto del Re Lear (parafrasando Amleto, the readiness is all). Ciò a cui si dà maggiore importanza è l'esperienza catartica dell'azione scenica, piuttosto che la sua conclusione.

 I drammi d'argomento classico

I drammi di argomento classico sono l'occasione per affrontare il tema politico, calato nella dimensione della storia antica, ricca di corrispondenze con la realtà britannica, ma con la possibilità di assumere una valenza universale. In Antonio e Cleopatra l'utilizzo di una scrittura poetica sottolinea la grandiosità del tema, le vicissitudini storiche e politiche dell'impero romano, non limitandosi a raccontare della tragedia privata dei protagonisti. Coriolano è occasione per affrontare il tema del crollo dei potenti, l'indagine sui vizi e sulle virtù. Viene data voce ad una intera comunità (cittadini, servitori, senatori senza nome) come in una sorta di coro. Timone d'Atene, probabilmente scritto in collaborazione con Thomas Middleton, contiene allo stesso tempo la coscienza dei rischi di un individualismo moderno e la denuncia (fatta per bocca del misantropo Timone) della corruzione, del potere dell'oro, gialla carogna che farà diventare bianco il nero, bello il brutto.

 I drammi romanzeschi 

Negli ultimi anni della produzione scespiriana, il mondo del teatro londinese subisce un cambiamento sensibile. Il pubblico aristocratico e della nuova borghesia agiata non frequentava più i grandi anfiteatri, ma teatri più raccolti come il Blackfriars. Le richieste di tale pubblico andavano più nella direzione dell'intrattenimento che non del coinvolgimento nella rappresentazione.
Shakespeare, sempre attento ai cambiamenti del gusto e della sensibilità dei suoi spettatori, produce dei nuovi drammi, i cosiddetti romances, "drammi romanzeschi". Nascono Pericle, principe di Tiro, Cimbelino, Il racconto d'inverno, La tempesta, I due nobili cugini.

 L'ultimo dramma storico 

Un discorso a parte merita Enrico VIII, l'ultimo grande rifacimento di un dramma storico già in cartellone per le compagnie rivali. La versione di Shakespeare (aiutato probabilmente da Fletcher) arricchiva e perfezionava la vicenda, riprendendo i temi della produzione precedente, dalla cronaca storica e nazionale al dramma morale, riprendendo lo stile dell'età elisabettiana nel momento in cui quell'epoca era giunta al termine.

 Debiti intellettuali e fonti

Sterminata è la ricchezza delle fonti da cui Shakespeare ha tratto ispirazione.
La grande maggioranza dei suoi lavori sono rielaborazioni di opere precedenti; inoltre, non rado è il caso in cui Shakespeare attinga a gruppi separati di narrazioni per intrecciarle tra loro. Oltre che per il tema delle sue opere, Shakespeare ha tratto spunti e materiale per i suoi dialoghi e monologhi da innumerevoli autori precedenti, tanto che Ralph Waldo Emerson, nel suo saggio su Shakespeare, scrisse:
« Di fatto appare che Shakespeare aveva debiti in ogni direzione, ed era
in grado di utilizzare qualunque cosa trovasse; e l'ammontare dei debiti
si può inferire dai laboriosi calcoli di Malone riguardo alla parte I, II
e III dell'Enrico IV, in cui, su 6043 versi, 1771 furono scritti da
qualche autore precedente Shakespeare, 2373 da lui, sulle fondamenta
posate dai suoi predecessori, e 1899 erano interamente suoi. »

Fra le fonti di Shakespeare spiccano Plauto, Holinshed, Goffredo di Monmouth, Saxo Grammaticus, che gli offrono temi per i drammi storici, e anche per Re Lear e Amleto; poi Chaucer, Greene, tra i francesi Belleforest, ma sono molti anche gli autori italiani utilizzati come risorse e ispirazione: Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Matteo Bandello, Baldassarre Castiglione, Giambattista Giraldi Cinzio,Torquato Tasso. Non bisogna dimenticare, inoltre, che molte delle sue opere furono riscritture di allestimenti delle compagnie rivali (ad es: Amleto, Troilo e Cressida, Re Lear), o adattamenti di materiali di provenienza non teatrale alle esigenze della scena.
Tra la moltitudine di fonti a cui ha attinto direttamente o indirettamente Shakesepare, è possibile individuare quattro filoni principali:
Gli elisabettiani
Il primo punto di riferimento sono evidentemente le opere dei     contemporanei, le opere teatrali, ma anche i romanzi e i poemi. Alcuni esempi di opere utilizzate come fonte d'ispirazione sono i romanzi Rosalynde di Thomas Lodge per Come vi piace; Pandosto o il trionfo del tempo di Robert Greene per Il racconto d'inverno; Arcadia di Philip Sidney per Re Lear, I due gentiluomini di Verona e Come vi piace.
Alle opere originali degli autori del tempo vanno aggiunte tutte quelle opere di autori stranieri riproposte da autori inglesi, a loro volta ripresi da Shakespeare: ad esempio, è il caso del poemetto The tragical History of Romeus and Juliet di Arthur Brooke - riproposizione di una novella di Matteo Bandello - utilizzato da Shakespeare per Romeo e Giulietta; oppure del romanzo pastorale Diana Enamorada del portoghese Jorge de Montemayor, tradotto in inglese da Bartolomew Yong nel 1582, traduzione utilizzata da Shakespeare per I due gentiluomini di Verona e per Sogno di una notte di mezza estate.
Gli storici Tudor
Per i drammi storici la fonte principale sono le imponenti compilazioni     cronologiche degli storici Tudor.
La prima opera utilizzata da Shakespeare per i suoi drammi storici fu The Union of the Two Noble and Illustre Families of Lancastre and Yorke (1542) di Edward Hall, tuttavia "ben presto Shakespeare avrebbe abbandonato l'opera di Hall a favore delle più ricche e pittoresche Chronicles of England, Scotland and Ireland di Raphael Holinshed". Oltre che ai drammi storici, queste cronache fornirono spunti importanti anche per Macbeth, Cimbelino e Re Lear. Sia Hall sia Holinshead hanno spesso attinto dalla Anglicae Historiae Libri XXVI (1534) dell'umanista italiano Polidoro Virgilio.
Altre opere storiche certamente utilizzate da Shakespeare furono la Historia Regum Britanniae redatta in latino da Goffredo di Monmouth nel 1130 e poi ripresa da altri autori compreso Holinshed, utilizzata per Re Lear e Cimbelino, e le Gesta Danorum di Saxo Grammaticus fonte principale dell'Amleto.
La novellistica italiana
Numerose sono le riproposizioni di storie e tematiche presenti nella novellistica italiana, tuttavia è probabile che Shakespeare sia arrivato a conoscenza di tali storie solo attraverso la mediazione di traduzioni ed adattamenti francesi ed inglesi. Tra Quattrocento e Cinquecento spesso le novelle italiane seguirono un percorso che le portò a traduzioni in francese e da qui a traduzioni in inglese, presumibilmente solo queste ultime furono conosciute da Shakespeare.
Le traduzioni o adattamenti inglesi delle novelle di Matteo Bandello furono utilizzate per Romeo e Giulietta, in Molto rumore per nulla e ne La dodicesima notte.
Alcuni spunti del Decameron di Giovanni Boccaccio sono rintracciabili in Tutto è bene quel che finisce bene e nel Cimbelino.
La traduzione inglese delle 100 novelle degli Hecatommithi di Giambattista Giraldi Cinzio servì a Shakespeare per alcuni elementi di Misura per misura e una novella in particolare fu la fonte principale dell'Otello
Il Pecorone di Giovanni Fiorentino servì per Le allegre comari di Windsor e per Il mercante di Venezia.
La novella Le piacevoli notti di Gianfrancesco Straparola servì anch'essa per Le allegre comari di Windsor.
La traduzione inglese di George Gascoigne de I suppositi di Ludovico Ariosto servì per La bisbetica domata.
Gl'ingannati, una commedia italiana allestita a Siena dall'Accademia degli Intronati nel 1531 e stampata a Venezia nel 1537, fornì la guida principale per la vicenda amorosa de La dodicesima notte.
La traduzione inglese di Thomas Hoby de Il Cortegiano di Baldassare Castiglione fu certamente letta da Shakespeare: "la figura delineata nell'opera fornì un modello ai gentiluomini dell'epoca; la visione della "dama di palazzo" come sua degna interlocutrice trova più di un'eco nei duetti tra Beatrice e Benedetto in Molto rumore per nulla".
I classici greci e latini
Shakespeare probabilmente non conosceva il greco, tuttavia aveva studiato il latino e letto i classici come Seneca alla King's New School di Stratford, non c'è da stupirsi pertanto che molti spunti delle sue opere provengono da autori antichi.
Le Vite parallele di Plutarco fornirono la fonte principale del Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Coriolano e del Timone d'Atene; non conoscendo il greco è probabile che Shakespeare abbia utilizzato la traduzione di Thomas North Plutarch's Lives of the noble Grecians and Romans (Vite dei nobili greci e romani) stampata nel 1579 e nel 1595.
I Menaechmi di Plauto servirono come spunto per La commedia degli errori e La dodicesima notte; la Mostellaria servì invece per La bisbetica domata.
Le tragedie di Seneca fornirono alcuni elementi del Tito Andronico, ma anche più in generale un modello classico alle "tragedie di vendetta".
Ovidio era il modello dichiarato dei due poemetti giovanili di Shakespeare, Venere e Adone e il Lo stupro di Lucrezia. Le Metamorfosi riecheggiano anche in Tito Andronico, La commedia degli errori, Le allegre comari di Windsor, Sogno di una notte di mezza estate (con la vicenda di Piramo e Tisbe), Troilo e Cressida e La tempesta.

 Identità e paternità

I più recenti studi scespiriani affermano ormai senza alcun dubbio che lo Shakespeare nato a Stratford on Avon sia l'autore materiale delle opere che gli furono attribuite. Tuttavia, in passato, a causa della scarsità di notizie sulla sua vita e la sua istruzione, sono stati avanzati diversi dubbi sull'identità del drammaturgo. A partire dal XVIII secolo questi temi sono stati ampiamente e accanitamente dibattuti dagli studiosi e non.
In particolare come autori delle opere sono state avanzate le candidature di:  Edward de Vere, 17° conte di Oxford, colto nobiluomo della corte elisabettiana che avrebbe potuto continuare la propria giovanile attività poetica sotto uno pseudonimo per motivi di decoro. I sostenitori di questa ipotesi prendono il nome di oxfordiani; essendo de Vere morto nel 1604, essi assumono estremi di composizione delle opere differenti rispetto alla cronologia stratfordiana.
William Stanley, sesto Conte di Derby, genero di Edward de Vere.
Francesco Bacone, celebre filosofo e scrittore, che avrebbe scritto le opere teatrali sotto uno pseudonimo.
Christopher Marlowe, altro autore teatrale che non sarebbe morto nel 1593 come si ritiene, ma avrebbe svolto attività di spionaggio per la corona e avrebbe continuato la propria attività letteraria con un falso nome.
Sono stati fatti, tra gli altri, anche i nomi di Ben Jonson, Thomas Middleton, sir Walter Raleigh, forse in collaborazione con Bacone, Mary Sidney contessa di Pembroke, e persino della stessa regina Elisabetta I.
Altre ipotesi sono state avanzate in seguito, tra cui quella sorta negli anni venti del XX secolo, che ha avuto una isolata reviviscenza negli anni '50, riguardo al linguista siciliano Michel Agnolo (o Michelangelo) Florio Crollalanza. Di recente ha avuto un limitato rilievo giornalistico ma, nel tempo, non ha mai goduto di riconoscimento e credibilità in campo accademico

Nel cinema

Le opere di William Shakespeare sono state rappresentate moltissimo anche sul grande schermo, sia in forma integrale sia come adattamenti. Le sue storie si sono rivelate nei secoli sempre attuali, sia che si parli d'amore o del potere, delle guerre inutili o della condizione esistenziale dell'uomo. Come nel teatro la ricerca di nuove forme espressive ha portato a regie originali e attualizzate, così nel cinema Shakespeare è stato riscritto, ambientato in ogni possibile epoca storica, sezionato e riproposto in forme diverse. Tuttavia, ci sono state grandi opere cinematografiche in cui le commedie o le tragedie sono presentate in una forma fedele all'originale, spesso riscuotendo un successo analogo.

 

 

 

 

104
To me fair friend you never can be old,
For as you were when first your eye I eyed,
Such seems your beauty still: three winters cold,
Have from the forests shook three summers' pride,
Three beauteous springs to yellow autumn turned,
In process of the seasons have I seen,
Three April perfumes in three hot Junes burned,
Since first I saw you fresh which yet are green.
Ah yet doth beauty like a dial hand,
Steal from his figure, and no pace perceived,
So your sweet hue, which methinks still doth stand
Hath motion, and mine eye may be deceived.
For fear of which, hear this thou age unbred,
Ere you were born was beauty's summer dead.

 

Per me caro amico non puoi mai essere vecchio,
perché come eri quando per la prima volta i miei occhi incontrarono il tuo sguardo,
così sembra la tua bellezza ancora: tre inverni freddi,
hanno dalle foreste scosso l’orgoglio di tre estati,
tre meravigliose primavere l’autunno ha tinto di giallo,
nel susseguirsi delle stagioni ho visto
tre profumi d’aprile bruciarsi in tre caldi mesi di giugno,
da quando ti vidi fresco, tu che sei sempre verde.

Bellezza è come un’asta di gnomone –
muove furtiva e passa impercepita;
parendo indenne, la tua carnagione
muta sotto la mia vista tradita.
Tempo che timoroso nasci, ascolta:
l’estate di bellezza ti è già tolta.

 

Fonte: http://www.itchiavari.it/lettere/letteratura_straniera/Letteratura_Inglese/Shakespeare.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

William Shakespeare opere e biografia

 

William Shakespeare

 

English version

William Shakespeare was born in April 1564. He was baptized in the parish church on April 26th but he may have been born on April 23rd, St. George’s Day, which is also said to be the date of his death. He died when he was 52 years old at Stratford.
He attended the local grammar school, where he learned a little Latin; so Latin poems, mainly Seneca’s bloody and raw scenes and Plutarch’s “Parallel lives” (he read it translated in Latin, since the original Plutarch’s works are written in Greek) inspired him. Also Holinshed’s “Chronicles” inspired Shakespeare.
In 1582 he married Anne Hathaway – since she was pregnant – though he was only eighteen and his bride was eight years older.

Shakespearian works are always characterized by realism.
Shakespeare could reuse and reopen public theatres thanks to Queen Elizabeth I, who favoured and supported the expansion and the diffusion of theatre.
Theatres were either octagonal or circular, in order to offer a good acoustic.
Plays were generally represented from 2 to 4 pm; only men could recite on the stage, and to see the performance people had to pay just 1 penny.
The cheapest seats were situated in the galleries. The actors recited among the audience, to involve and amuse it.
The stage was rather bare, there were few essential and symbolic things in order to make the audience concentrate on the narrated story.
Shakespeare wasn’t interested in drafting the works: he just wrote the actors’ parts.
He used to write in the fourth part of the Folio.
Usually Shakespeare’s works dealt with political, economical and knowledge power.
Shakespeare does not give great significance to the division between the acts; sometimes this division was imposed later. In the Elizabethan theatre there was no curtain fall between the acts and the plays were performed without an interval. As a rule, in Shakespeare’s plays a scene’s over when all the characters have left the stage. His works have been divided into acts by stenographers and critics.
His first critic was Voltaire, but his first English critic was Coleridge.
All of his tragedies are divided into five acts.

He always used the blank-verse and the three Aristotelian units: space, time and place.
His language is compact, expressive and full of meaning. It is characterized by a multiplicity of linguistic levels and by a wide variety of rhetorical figures.
Shakespeare used different levels of speech and action to portray his characters from different angles. There is sometimes the insertion of allegorical scenes, songs, music and dances, and magical transformations.
He wrote sonnets (Shall I compare thee, The marriage of true minds…), tragedies (Romeo and Juliet, Hamlet, Othello, King Lear, Macbeth, Antony and Cleopatra…) and comedies/romances (A midsummer night’s dream, As you like it, Twelfth night, The tempest…) and every work of his had its own style.
He always wrote sonnets, during all of his life, while he started writing tragedies only after Queen Elizabeth’s death, in the first ten years of the VII century, since he didn’t know what the new king would have done with theatre.
After his death, public theatres were closed by puritans.

 

William Shakespeare

 

William Shakespeare nacque nell’aprile del 1564. Fu battezzato il 26 aprile ma probabilmente nacque il 23 aprile. Morì lo stesso giorno della sua nascita a 52 anni a Stratford.
Frequentò la “grammar school” locale, dove imparò il Latino; fu così che i poemi latini, in particolar modo le scene crude e sanguinose di Seneca e le “Vite parallele” di Plutarco, lo ispirarono, assieme alle Holinshed’s Chronicles.
Nel 1582 si sposò, nonostante avesse solo 18 anni e sua moglie fosse 8 anni più grande di lui.
Le opere Shakespeariane sono sempre caratterizzate da realismo. Shakespeare ebbe la possibilità di riaprire e di riutilizzare i teatri pubblici grazie alla regina Elisabetta I, che favorì lo sviluppo del teatro.
I teatri erano di forma ottagonale o circolare, in modo da favorire l’acustica. Le opere erano generalmente rappresentate dalle 2 alle 4 del pomeriggio; gli attori erano solo maschi e il biglietto costava solo 1 penny.
I posti più economici si trovavano nelle gallerie. Gli attori andavano in mezzo al pubblico per coinvolgerlo maggiormente.
Il palcoscenico era piuttosto spoglio; vi erano soltanto pochi oggetti simbolici, in modo da far concentrare l’attenzione del pubblico sulla storia.
Shakespeare non partecipava alla stesura delle opere: si limitava a scrivere le parti degli attori. Soleva scrivere nella quarta parte del Folio.
In genere le opere di Shakespeare trattavano di potere politico, economico e della conoscenza.
Shakespeare non dà molto significato alla divisione tra gli atti; a volte questa suddivisione fu imposta successivamente. Nel teatro Elisabettiano non venivano calati i sipari tra un atto e l’altro e le opere venivano rappresentate senza intervalli. Di regola, nelle opere di Shakespeare una scena è conclusa quando tutti i personaggi hanno lasciato il palcoscenico.
Le sue opere sono state suddivise in atti da stenografi e critici. Il suo primo critico fu Voltaire; il suo primo critico inglese, Coleridge. Tutte le sue tragedie sono suddivise in cinque atti.
Shakespeare adoperò sempre la rima sciolta e le tre unità aristoteliche: tempo, luogo e spazio. Il suo linguaggio è compatto, espressivo, denso di significato, caratterizzato da una molteplicità di differenti livelli linguistici e da una grande varietà di figure retoriche.
Shakespeare usava diversi livelli di discorso e di azione in modo da ritrarre i suoi personaggi da diverse angolature. C’è alcune volte l’inserimento di scene allegoriche, canzoni, musica e balli, e trasformazioni magiche.
Shakespeare scrisse sonetti, tragedie e commedie/romanze, e ogni sua opera aveva un suo stile. Scrisse sonetti durante tutta la sua vita, mentre cominciò a scrivere tragedie soltanto dopo la morte della regina Elisabetta, poiché non sapeva cosa il nuovo re avrebbe fatto del teatro.
Dopo la sua morte, i teatri furono chiusi dai puritani.

 

Fonte: http://www.f3derico.altervista.org/shakespeare.doc
Autore non indicato nel documento di origine del testo

 

GIULIETTA E ROMEO:

DALLA NOVELLA DI LUIGI DA PORTO ALLA TRAGEDIA DI WILLIAM SHAKESPEARE

 

PROBLEMI DI METODO

 

     La stessa storia può essere narrata in innumerevoli luoghi e a lungo, nel tempo. Essa è, dunque, destinata ad assumere  forme diverse, e a essere oggetto di stratificazioni progressive di varianti di cui, non sempre, è facile individuare il momento di nascita e la paternità.
     La storia di Giulietta e Romeo, una delle storie d’amore più famose d’ogni tempo, si rivela, a questo proposito, esemplare. Noi  prenderemo in esame un solo tratto, forse il più significativo: quello che va dalla scrittura della storia in forma di novella da parte di Luigi da Porto, alla sua scrittura in forma di tragedia, in Inghilterra, da parte di William Shakespeare.
L’oggetto della comparazione è dunque il testo, il contenitore della storia, da una parte, e la storia stessa, il contenuto nelle sue varianti, dall’altra.
I punti da mettere a fuoco sono, così, molteplici e di natura diversa:

  1. l’autore delle due opere e la fisionomia della sua produzione letteraria;
  2. il contesto storico e culturale in cui scrive;
  3. il genere letterario scelto per narrare la storia;
  4. il contenuto della storia: la trama e i personaggi;
  5. gli eventuali antecedenti e le fonti;
  6. il destinatario della storia;
  7. il fine che l’autore si propone.

              A lato di questo, si pone il problema delle varianti: quindi

  1. la ricerca delle redazioni della storia fra il testo di partenza e quello d’arrivo, che contempla, a sua volta, e per ogni testo,
  2. la messa a fuoco dei punti 1-5 sopraindicati, cui deve seguire
  3. la collazione dei testi, lo scrutinio delle varianti e l’esame della loro natura;
  4. la ricostruzione finale del percorso.

All’insegnante la scelta delle modalità con cui realizzare il confronto che devono essere, comunque, da adattare al grado di competenza e di interesse degli studenti.

 

LE COORDINATE

 

 

AUTORE

LUIGI DA PORTO

WILLIAM SHAKESPEARE

TEMPO DELLA SCRITTURA

XVI SECOLO (1524)

XVI SECOLO (1592)

LUOGO DELLA SCRITTURA

PENISOLA ITALICA- VERONA

INGHILTERRA - LONDRA

DESTINATARIO

LETTORI VERONESI/VENETI/ITALICI

SPETTATORI LONDINESI/INGLESI

 

 

 

 

GENERE

 

NOVELLA

 

TRAGEDIA

LINGUA                                

ITALIANO
(TOSCANO CON PATINA VENETA)

INGLESE

 

 

 

TEMPO DELLA STORIA

XIV SECOLO (1301-1304)

IDEM

LUOGO DELLA STORIA

VERONA

IDEM

PERSONAGGI

GIULIETTA, ROMEO, GIOVANNA E ANTONIO CAPULETI, I DUE GENITORI MONTECCHI, FRATE LORENZO, TEBALDO, IL SERVITORE PIETRO, BARTOLOMEO DELLA SCALA

ROMEO, JULIET, LADY AND LORD CAPULET, LADY AND LORD MONTAGUE, MERCUTIO, BENVOLIO, TYBALT, FRIAR LAWRENCE, PARIS, PRINCE

 

 

 

L’AUTORE

 

    Luigi da Porto nasce a Venezia, da nobile famiglia vicentina, il 10 agosto 1485. Fra il 1503 e il 1505 è alla corte di Urbino, un’esperienza fondamentale per la sua formazione, in cui conosce, oltre a guido da Montefeltro, Matteo Bandello e Pietro Bembo, con cui stringe una fraterna amicizia. Combatte per Venezia contro la lega papato/impero e, nella notte fra il 18 e il 19 giugno, viene gravemente ferito alla gola da un soldato tedesco. Non si riprenderà più: vivrà altri dodici anni fra la villa di Montorso e Venezia, dove muore il 10 maggio 1529.
    La sua opera più consistente sono le Lettere storiche (postume, 1832-1837), racconto in prima persona dei fatti di cui fu testimone. Postumo (1539) è anche un volumetto, Rime et Prosa di M. da Porto, voluto dal fratello Bernardino e dedicato a Pietro Bembo.
 
    William Shakespeare nasce a Stratford-on-Avon, nel 1564, da un guantaio e piccolo proprietario terriero. A venticinque anni si sposa e ha tre figli: nel 1592 è già a Londra dove è in contatto con l’ambiente degli University Wits. Grazie anche all’appoggio del duca di Southampton, riscuote grandissimo successo coi suoi lavori e riesce a diventare in breve anche comproprietario del Globe Theatre e poi del Blackfriars, dove la sua compagnia recita.
Le notizie sulla sua vita sono scarse e sporadiche: sappiamo che nel 1610 si ritira a Stratford dove ha acquistato delle proprietà e ottenuto uno stemma gentilizio. Qui muore, da tranquillo gentle,  il 23 aprile 1610 e viene sepolto nel coro della chiesa della Old Town.
Aveva scritto in versi, aderendo alla moda di quegli anni, poemetti erotico-mitologici Venere e Adone (1593) e Lucrezia violata (1594), e la raccolta dei 154 Sonetti (1609).
Ma è naturalmente la sua produzione teatrale, che consta di 34 fra tragedie, drammi storici e commedie, a costituire il monumento alla sua memoria, e a farne, probabilmente, il più grande autore di teatro del mondo occidentale.

 

DALLA NOVELLA DI LUIGI DA PORTO ALLA TRAGEDIA DI SHAKESPEARE

LA NOVELLA

   L’Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti, con la loro pietosa morte, intervenuta già nella città di Verona nel tempo del Signor Bartolomeo dalla Scala, deve essere già conclusa nel 1524, come testimonia una lettera di Pietro Bembo (del 9 giugno 1524), dove egli si complimenta con da porto per il valore dello scritto.
La prima edizione è curata dallo stampatore Benedetto Bodoni di Venezia fra il 1530 e il 1531; una seconda edizione uscì sempre a Venezia, per i tipi di Francesco Marcolini, col titolo La Giulietta.
La novella è introdotta da una lettera dedicatoria a Lucina Savorgnana, sorella della madre dell’autore; al suo interno compare il personaggio del narratore, Peregrino, arciere di circa cinquant’anni che accompagna da porto nel suo viaggio da gradisca ad Udine. L’intento della narrazione è consolatorio e suasorio insieme: Peregrino vuol consolare Luigi per le sue pene d’amore e dissuaderlo dall’amare con eccessiva intensità, poiché amore reca con sé, inevitabilmente, dolore.
Il racconto ha poi inizio: siamo a Verona, all’inizio del XIV secolo: signore della città è Bartolomeo della Scala, e i Montecchi e i Capuleti sono tra le famiglie più ricche e influenti. Una volta unite, esse sono adesso divise da un odio insanabile. In occasione del carnevale Antonio Capuleti dà una festa dove Romeo Montecchi va di nascosto e lì avviene l’incontro con Giulietta, la bellissima figlia diciottenne del padrone di casa. Giulietta decide che sposerà soltanto lui e lo comunica a Romeo in una delle sue visite notturne: “...per non tenirvi più ne’ pericoli, ne’ quali veggio essere la vita vostra venendo ogni notte per queste contrade, vi dico che quando a voi piaccia di accettarmi per vostra donna, che io son pronta a darmeli tutta, e con voi in ogni luogo, che vi sia in piacere, senza alcun rispetto venire”.

 

     Romeo chiede a Frate Lorenzo, confessore anche di Giulietta, di sposarli; dopo le nozze, tenute segrete,  i due giovani “più notti del loro amore felicemente goderono”, sino a quando scoppia la tragedia. Durante una rissa per strada fra seguaci dei Montecchi e dei Capuleti, Romeo uccide Tebaldo, cugino di Giulietta, e viene condannato all’esilio perpetuo. Intanto vengono fissate le nozze tra la fanciulla e il conte Paride. Giulietta chiede e ottiene da frate Lorenzo una pozione che la farà cadere in un sonno simile alla morte; prende la bevanda alla vigilia della cerimonia e, creduta morta, viene portata nella cripta di famiglia.
Intanto Romeo avrebbe dovuto essere avvertito dello stato reale delle cose: ma il messaggero non giunge in tempo ed egli giunge alla cripta dove si uccide con il veleno sul corpo della fanciulla amata. Giulietta, svegliatasi subito dopo, non sopporta il dolore della sua morte e, lanciato un alto grido, muore a sua volta.    
La novella si chiude col funerale congiunto dei due giovani e l’erezione di un monumento, voluto da Bartolomeo, con una epigrafe che suonasse a monito dei cittadini.       

LE  FONTI

AUTORE

TITOLO

TEMPO DELLA SCRITTURA

Ovidio, Metamorfosi (IV, 55-166)

Piramo e Tisbe (novella)

I sec. d.C.

 

Ero e Leandro (romanzo)

II sec. D. C.

Senofonte da Efeso

Efesiache, II libro (gli amori di Anzia e Abrocome) (romanzo)

II sec. D. C.

Caritone

Le avventure di Cherea e Clliroe (romanzo)

II sec. D. C.

Chrétien de Troyes

Roman de Cligés (gli amori di Cligés e Fenice) (poemetto)

XIII sec.

Giovanni Boccaccio

Decameron, IV, 10 (La moglie di un medico per morto mette un suo amante nell'arca…)

1350 ca.

Giovanni Boccaccio

Decameron, X. 4 (Messer gentil de' Carisendi, venuto da Modona, trae della sepoltura una donna amata da lui, seppellita per morta…)

1350 ca.

Anonimo

Gli amori di Ginevra degli Almieri (cantare in ottave)

XV sec.

Gentile Sermini

Novelle, I,1

1424

Leon Battista Alberti

Historietta amorosa fra Leonora de' Bardi e Ippolito Buondelmonte (novella)

1450 ca.

Anonimo

Iulia e Pruneo (novella)

XV sec.

Masuccio Salernitano

Novellino (Mariotto e Ganozza) (novella)

1476, postumo

Gaspare Visconti

De Paulo e Daria amanti (poema in ottave)

XV sec.

 

   Il nucleo più antico della storia si trova, probabilmente, nel racconto ovidiano di Piramo e Tisbe (I sec. d.C.)dove sono già tutti presenti gli elementi strutturali: i due giovani amanti appartengono a famiglie nobili e ricche; devono incontrarsi di nascosto; avviene un malinteso per il quale Piramo crede morta Tisbe e si uccide. La fanciulla scopre l’amato morte e si uccide a sua volta.
Nel racconto di Ero e Leandro viene introdotto l’elemento del matrimonio segreto e l’alchimia di questi elementi tornerà, anche se con modalità disparate, in Senofonte da Efeso, in Catone, in Chrétien de Troyes, Giovanni Boccaccio, Gentile Sermini, Leon Battista Alberti, Gaspare Visconti, in cantari popolari e, in particolare, in Masuccio Salernitano. E’, infatti la sua novella di Mariotto e Ganozza a rappresentare la fonte più ravvicinata e importante del testo di da Porto.

 

 

   I  PASSAGGI

          AUTORE

GENERE LETTERARIO

VARIAZIONI

LUIGI DA PORTO,
Hystoria novellamente ritrovata di due nobili amanti

NOVELLA

 

MATTEO BANDELLO,
La sfortunata morte di dui infelicissimi amanti che l'uno di veleno e l'altro di dolore morirono, con varii accidenti
(1554)

NOVELLA

 

In

FINALITA': "L'AMMONIR I GIOVANI CHE IMPARINO MODERATAMENTE A GOVERNARSI E NON CORRER A FURIA"
CODICE DI LETTURA: l'onore.
INSERZIONI: 1. Racconto di un precedente amore di Romeo.
2. rovesciamento fra i ruoli dei due genitori di Giulietta.
3. la lettera per Romeo è scritta da fra' Lorenzo, invece che da Giulietta.
N.B.: i punti 2 e 3 sono da leggere come segnale di una misoginia assente in da Porto.

PIERRE BOAIUSTUAU,
Histoire troisieme. De deux amans, dont l'un mourut de venin, l'autre de tristesse
(1559)

NOVELLA
(TRADUZIONE FRANCESE DALL'ITALIANO)
in
Histoire tragiques extraictes des oeuvre
Italiennes de Bandel, et mises en notre langue Francoise par Pierre Boaistuau

INTRODUZIONE di nuovi elementi narrativi:

  1. Romeo decide di parlare con la donna che ama prima di conoscere Giulietta;
  2. Giulietta acconsente esplicitamente alle nozze col conte di Lodrone;
  3. Il fantasma di Tebaldo appare a Giulietta nella cripta;
  4. Giulietta si uccide con un pugnale;
  5. Si celebra il processo alla nutrice, al servo Petro, allo speziale  e a fra' Lorenzo che, nella sua testimonianza, racconta gli eventi che hanno portato alla morte dei due giovani e ne individua le cause.

ARTHUR BROOKE,
The tragicallyHistorye of Romeus and Juliet, written first in Italian by Bandell, nowe in Englishe by Ar(thur) Br(ooke)
(1562)

POEMA
(VERSIONE INGLESE  DAL FRANCESE)

INTRODUZIONE di elementi narrativi e di carattere:

  1. Friar Lawrence informa Romeo del suo bando e lo rimprovera perché piange (S);
  2. Viene approfondito il carattere della nutrice e accentuato il registro comico (S).

 Il personaggio di Marcuccio diventa Mercutio.

WILLIAM PAINTER The goodly History of the true, and costant Loue between Rhomeo and and Iulietta,  the one of whom died of Poyson and the other of sorrow, and heuinesse: wherein be comprysed many adventures of Loue, and other devises touching the same
(1567)

NOVELLA
(TRADUZIONE INGLESE DAL FRANCESE)

in
The Palace of Pleasure

E' traduzione letterale di Boaistuau.

WILLIAM
SHAKESPEARE,
Romeo and Juliet
(1592)

TRAGEDIA

Il testo di riferimento è Brooke, rispetto al quale:

  1. viene ulteriormente dilatato lo spazio attribuito a Mercuzio e alla nutrice;
  2. Mercuzio diventa personaggio protagonista  (cfr. monologhi e dialoghi);
  3. Lo scatenamento della rissa viene attribuito a Mercuzio e non a Tebaldo (che appartiene alla famiglia dei della Scala;
  4. Paride va a spargere fiori sulla tomba di Juliet e Romeo lo uccide;
  5. Taglia, per motivi tecnici, alcune scene.

  Comparando il testo di Bandello con quello di da Porto risultano evidenti difformità e significative varianti. Da segnalare, per prima, la diversa finalità della narrazione che, per Bandello, è l’”ammonir i giovani che imparino moderatamente a governarsi e non correr a furia”; l’ideale sarebbe un “ben regolato amore”, dove la ragione si imponga sul sentimento. A differenza di da Porto per il quale è centrale la vicenda amorosa, per Bandello acquista un’importanza primaria il sistema sociale, le sue regole e il tema dell’onore: per garantire la necessaria stabilità e il giusto equilibrio alla società, amore ed onore devono essere in una relazione armonica.

    Passando alla materia della narrazione e alla sua distribuzione, colpisce la continua tensione verso una misura più drammatica: l’obiettivo è raggiunto, tecnicamente, con una dilatazione costante dei dialoghi. In particolare sono da segnalare il colloquio fra Giulietta e Romeo durante il loro primo incontro; quello fra Giulietta e la balia che subito segue; il dialogo tra il frate e Romeo subito prima del matrimonio segreto; quello tra Romeo e Tebaldo che precede il loro duello; l’incontro fra i due giovani nella cripta. Il dialogo è utilizzato da Bandello anche come contenitore di nuove informazioni: esemplare quello inserito all’inizio della novella fra Romeo e un suo coetaneo nel quale si narra la storia di un precedente amore del giovane Montecchi.

    Una ulteriore, essenziale, annotazione, va fatta a proposito di una velata, ma percepibile, misoginia di Bandello, che è possibile inferire, tra l’altro, dal maggior spessore che hanno i personaggi maschili, a cominciare dal padre di Giulietta che viene presentato come il più colpito dalla tragedia, mentre la madre, che in da Porto era personaggio ben caratterizzato risulta figura appena accennata e sbiadita.

     La novella di Giulietta e Romeo è la terza della raccolta delle Histoires tragiques di Pierre Boaistuau che, programmaticamente, dichiara di voler migliorare la qualità della prosa dell’italiano, “car sa phrase m’a semblé tant rude, ses termes impropres, ses propos tant mal liez  et  ses sentences  tant maigres”,  da  non  poter evitare la  riscrittura. A  lato di una serie  di

 

microvarianti che non mutano la sostanza della narrazione, Boaistuau introduce una variante di grande interesse nel finale: Giulietta si uccide con un pugnale. L’inserimento di questa variante presenta un significato plurimo che si potrebbe così riassumere:

Giulietta decide di togliersi la vita, mentre in da Porto e Bandello muore per cause naturali: il cuore non sopporta l’eccesso di dolore;

  1. la scelta arbitaria di togliersi la vita connota in senso “alto” il personaggio che, da patetico, diventa decisamente tragico;
  2. la scelta di uccidersi è legata, in Boaistuau, non solo all’insostenibile  dolore per la perdita di Romeo, ma anche ad una serie di considerazioni di natura etico-sociale: ella è stata la moglie di Romeo e non è più fanciulla; non potrebbe quindi fare la promessa di amore eterno ad un altro uomo perché il suo cuore appartiene a Romeo; non riuscirebbe, infine, a vivere nella menzogna e nell’occultamento perenne del suo matrimonio col giovane Montecchi.

 

          L’aggiunta più significativa, che verrà mantenuta in Brooke ed eliminata in Shakespeare, riguarda il finale della novella. L’autore introduce una sorta di processo che permette di restaurare l’ordine sociale sconvolto dai due giovani. Dopo la lunga testimonianza di Fra’ Lorenzo, che ricostruisce puntualmente i fatti Bartolomeo della Scala bandisce la nutrice (cui Boaistuau aveva dato la fisionomia compiuta di un personaggio a tutto tondo), assolve il servo Pietro, fa impiccare lo speziale, spinge il frate a ritirarsi in eremitaggio.
Quattro anni dopo, nel 1562, esce a Londra un lungo poema di 3022 distici a rima baciata dal titolo The tragical Historye of Romeus and Juliet; l’autore, Arthur Brooke, traspone con fedeltà il testo di Boaistuau, ma introduce alcune significative varianti. La prima riguarda il colloquio tra Romeo e frate Lorenzo, che rimprovera il giovane perché piange dopo essere stato condannato all’esilio. La seconda è da riferire al carattere della nutrice, che diventa decisamente comico: entrambe queste innovazioni verranno fedelmente riprese da Shakespeare. La terza e la più significativa è la trasformazione del personaggio di Marcuccio, appena nominato in da Porto, in quello,  già caratterizzato, di Mercuzio.

 

    Un ulteriore testo di passaggio è da considerare la versione che, della novella, è presente nel Palace of Pleasure di William Painter, pubblicato a Londra nel 1567; anche questo testo si presenta come una fedelissima versione di Boaistuau, che alcune precise spie lessicali inducono a ritenere sia stato presente a Shakespeare al momento della scrittura della tragedia.
Fra il 1594 e il ‘95, quasi trent’anni dopo, Shakespeare scrive Romeo and Juliet, seguendo l’ordine della materia presente in Brooke e apportando alcune varianti che hanno, sopra tutto, lo scopo di rilevare i caratteri e ottenere efficaci tagli scenici. Acquistano maggior spessore i personaggi di Mercuzio e della balia; è mercurio e non Tibaldo a scatenare la rissa; l’ignaro Paride va a spargere fiori sulla tomba di Giulietta e viene ucciso da Romeo.
Shakespeare non pare aver letto direttamente né la versione di Bandello, né quella di da Porto, anche se il critico inglese Kenneth Muir sostiene questa tesi suggestiva. Piuttosto è da segnalare, comparando fra loro iltesto di da Porto e quello di Shakespeare, uno spostamento fondamentale di cui la critica, sinora, pare non essersi accorta.
Quella di da Porto è una novella drammatica nella quale elemento dominante è Thanatos; nella tragedia di Shakespeare è signore, invece, Eros. Amore e Morte, i due elementi cardine della tragedia, assumono un peso affatto diverso nei due testi, nei quali, in ogni caso, domina lìillogica e insondabile azione della Tyche.
La novella è dominata dai due eventi-chiave dell'uccisione di Tebaldo e della morte di Giulietta e Romeo. Elemento fondamentale per comprendere il peso di Thanatos è il colloquio, nella cripta, fra Giulietta e Romeo: lo spazio concesso a un dialogo di morte, in un luogo di morte.
In Shakespeare, invece avviene uno spostamento di materiale e spazio verso l'elemento amoroso: Romeo e Benvolio parlano d’amore prendendo spunto dalla prima passione di Romeo; all’inizio del secondo atto Mercuzio parla ancora dell'amore; e ampio spazio viene concesso ai dialoghi amorosi fra i due protagonisti sino al taglio finale del “dialogo di morte” fra i due protagonisti. Così lo strazio della loro fine risulta, per l’invadente e dominante presenza d’amore, assai più intenso: la morte, repentina e indesiderata è la grande nemica della vita.

 

 

 

                                  RAFFRONTI PARZIALI

                LUIGI DA PORTO                                                                   WILLIAM SHAKESPEARE

                                          PERSONAGGI

Giulietta è la protagonista assoluta

Juliet è co-protagonista rispetto a Romeo

Marcucio è appena nominato nella scena del ballo

Mercutio diventa uno dei protagonisti

La nutrice è personaggio appena abbozzato

La nutrice diventa personaggi comico a tutto tondo

 

                                        ELIMINAZIONI

Presenza della cornice col narratore Pellegrino

Assenza della cornice e del narratore della storia

 

Il tessuto della narrazione viene meno.

Benvenuto di Giulietta a Romeo che la libera di Marcucio

Juliet chiede alla nutrice chi sia Romeo

Lungo intervento della madre di Giulietta che spinge il marito a dar moglie alla fanciulla

Paride compare sulla scena e interviene nel dialogo fra i genitori di Juliet

Giulietta racconta alla madre del suo incontro con fra' Lorenzo, ed ella si mostra lieta

La parte della madre, in questa scena è tagliata

Scambio di battute tra fra' Lorenzo e Giulietta dopo il suicidio di Romeo: il frate la invita a chiudersi in convento

Friar Laurence pronuncia solo tre battute "esclamative"

 

 

                                         AGGIUNTE

 

Il monologo del Principe nella prima scena

 

Il personaggio di Benvolio (dialoghi) (B)

 

Il personaggio di Mercutio (monologhi e dialoghi)

"Giulietta s'affliggeva"

Nella seconda scana Juliet occupa grande spazio con l'esternazione del suo dolore

 

Il personaggio della nutrice (con un numero più alto di battute

 

La visione del famtasma di Tybalt

 

Il personaggio di Balthasar

 

 

 

                                                                            
PERCORSI DI RICERCA

  1. Il personaggio di Giulietta: sua evoluzione da Da Porto a Shakespeare.
  2. Novella drammatica e tragedia: individuare i punti di contatto e le differenze tra i due generi letterari, servendosi della storia di Giulietta e Romeo.
  3. Amore e potere: esemplificare, anche ricorrendo all’esempio di altri autori e altre opere letterarie,  il loro rapporto.
  4. Dalla novella di da Porto a quella di Bandello: mettere a fuoco i mutamenti del sistema dei personaggi e le innovazioni apportate da Bandello, anche alle soluzioni narrative.
  5. Eros e thanatos: alchimia dei due elementi nella novella di Da Porto e nella tragedia di Shakespeare, attraverso esemplificazioni testuali.

 

 

 

                                                          BIBLIOGRAFIA

LUIGI DA PORTO

La Giulietta nelle due edizioni cinquecentesche, a cura di Cesare De Marchi, Firenze, Giunti, 19942.
*Cino Chiarini, Romeo e Giulietta. La storia degli amanti veronesi nelle novelle italiane e nella tragedia di Shakespeare, Firenze, Sansoni, 1906.
*Maria Cristina Zaniboni, Un’antica passione. Romeo e Giulietta dalle fonti a Shakespeare, Imola Grafiche Galeate, 1988.

WILLIAM SHAKESPEARE

Romeo e Giulietta, introduzione, traduzione e note di Gabriele Baldini, Milano, BUR, 1999.
* Le storie di Giulietta e Romeo, a cura di Angelo Romano, Roma, Salerno, 1993.
* Giorgio Melchiori, Romeo and Juliet: la retorica dell’eros, in L’eros in Shakespeare, a cura di A. Serpieri e K. Elam, Parma, Pratiche Editrice, 1988.

 

Matteo Bandello: castelnuovo Scrivia, Alessandria 1485 – Agen 1561. Shakespeare trasse dalle sue Novelle anche l’argomento per Molto rumore per nulla e La dodicesima notte.

Poche sono le informazioni che abbiamo sulla vita di Pierre Boaistuau: sappiamo che fu studioso di scienze naturali, cronista, storico, romanziere, moralista e poeta. La pubblicazione delle sue opere è concentrata fra il 1556 e il 1560.

 

Fonte: http://www.silsismi.unimi.it/Archivio_SILSISMI/arc99-02/indirizzi01-02/Indirizzi_doc/Linguistico%20-%20Letterario/Porto_Shakespeare.doc

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