Lo Hobbit trama

 

 

 

Lo Hobbit trama

 

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Lo Hobbit trama

 

Lo Hobbit

 

JRR Tolkien cominciò a scrivere Lo Hobbit nel 1930, principalmente per allietare i suoi bambini. Poi per una fortunosa circostanza, il manoscritto finì nelle mani di Susan Dagnall, allieva di M.E. Griffiths amica della famiglia Tolkien, che lo fece avere a sua volta alla casa editrice Allen & Unwin.

Trattandosi di un racconto per bambini, l’editore Stanley Unwin diede da leggere il manoscritto al figlio di dieci anni Rayner che ne fece la seguente descrizione:

 

"Bilbo Baggins was a Hobbit who lived in his Hobbit hole and never went for adventures, at last Gandalf the wizard and his Dwarves persuaded him to go. He had a very exciting time fighting goblins and wargs. At last they get to the lonely mountain; Smaug, the dragon who guards it is killed and after a terrific battle with the goblins he returned home rich!

    This book, with the help of maps, does not need any illustrations it is good and should appeal to all children between the ages of 5 and 9 ".

 

Fu questa l’origine della fortuna di Tolkien; un successo che inizialmente ebbe risvolti positivi in termini di notorietà, ma che non fu troppo esaltante a livello di riscontro economico, visto che lo scrittore era ancora costretto a pagare di tasca sua per avere copie de Lo Hobbit o per trovare i refusi nel testo (dava al piccolo figlio Christopher due pence a errore segnalato ).

Dopo la prima pubblicazione del 1937, l’autore rivisitò leggermente il testo de Lo Hobbit in tre occasioni (1951, 1966, 1978), onde far corrispondere gli eventi narrati a quelli de Il Signore degli Anelli. Le correzioni riguardavano principalmente l’episodio che vede coinvolti il mostro Gollum e l’Anello, figure marginali ne Lo Hobbit, ma fondamentali nel suo seguito.

 

La trama

Un giorno come tanti nella tranquilla Hobbiton, villaggio della Shire - la terra dei mezzuomini, dalle dimensioni pigmee e dai piedi pelosi, chiamati hobbit - Bilbo Baggins ricevette dallo stregone Gandalf l’invito a partecipare a un’avventura. Lo hobbit, che non aveva alcuna intenzione di lasciare la pacifica casetta di Bag End per andare incontro a draghi e goblin, rifiutò la proposta ma, essendo un gentil-hobbit, invitò il suo ospite a prendere il tè il giorno successivo.

Gandalf accolse l’invito, e l’indomani bussò nuovamente alla porta di Bag End, portandosi però appresso i nani Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur, e il loro re Thorin Oakenshield .

Lo stregone aveva designato Bilbo come lo “scassinatore” che avrebbe potuto aiutare la compagnia di Thorin a rimpossessarsi del tesoro dei nani, che al momento si trovava nel ventre della Lonely Mountain , fra le grinfie del terribile drago Smaug .

Bilbo venne coinvolto controvoglia nell’avventura e il gruppo al completo si mise in marcia verso Rivendell , il reame degli elfi governati da re Elrond.

I primi ostacoli da superare furono i troll cannibali Bert, Tom, and William , da cui i nani e lo hobbit riuscirono a salvarsi soltanto grazie alle astuzie e alle magie di Gandalf. Nella caverna dei troll, trasformati ormai in pietra dalla luce del sole, la compagnia rinvenne diverse preziose lame elfiche fra cui le spade Orcrist “Fendi-goblin”, Glamdring “Batti-nemici”, e il pugnale – grande come una spada per la mani dei mezzuomini - che in seguito venne battezzato con il nome di “Sting ”.

Una volta giunti a Rivendell, Elrond aiutò i nani a decifrare le rune lunari dipinte sulla mappa in possesso di Thorin, affinché questa potesse condurli all’entrata per la tana di Smaug.

Lasciatosi alle spalle il reame elfico, il gruppo tentò di attraversare la catena montuosa delle Misty Mountains , luogo che però era infestato dai goblin. Bilbo e compagni vennero fatti prigionieri e portati al cospetto del Grande Goblin, dove furono salvati ancora una volta dalla prontezza e dall’abilità dello stregone Gandalf.  Bilbo sfortunatamente non riuscì a seguire gli altri nella fuga e ruzzolò giù da una scarpata fino a raggiungere la grotta del mostro Gollum. E fu proprio lì che lo hobbit si imbatté in un anello magico dotato della facoltà di rendere invisibile il suo indossatore.

Gollum e Bilbo si sfidarono in una gara di indovinelli con in palio la vita e la salvezza dello hobbit. Il piccolo mezzuomo grazie a un’astuzia ne uscì vincitore, ma il mostro, non avendo rinunciato all’idea di mangiarselo, decise di tornare nella sua tana per utilizzare l’anello dell’invisibilità e raggiungere il suo scopo.

Gollum, dopo essersi reso conto di avere perso il suo “tesoro”, si gettò ferocemente all’inseguimento di Bilbo che però, proprio grazie ai poteri dell’anello, riuscì a seminarlo. Lo hobbit poté così attraversare la montagna e ricongiungersi ai nani e allo stregone.

Non passò molto che Thorin e compagni si trovarono nuovamente alle prese con il pericolo: accerchiati dai goblin e dei lupi “wargs” loro alleati, riuscirono a salvarsi soltanto in virtù dell’arrivo delle aquile giganti amiche di Gandalf.

Bilbo e i nani giunsero così presso la casa di Beorn, forte guerriero capace di tramutarsi in un orso. Lì vennero abbandonati dallo stregone, costretto ad assentarsi per dare la caccia a un fantomatico negromante che ne Il Signore degli Anelli si rivelerà essere Sauron.

Il cammino proseguì verso la foresta incantata di Mirkwood , dove i nani furono attaccati dai ragni giganti e quindi resi prigionieri dal re degli elfi silvani.

Fortunatamente Bilbo, che grazie all’anello non era stato catturato, riuscì a far evadere i propri compagni, e a raggiunse con loro Long Lake , la città degli uomini del lago vicina a Lonely Mountain.

La compagnia si diresse verso la tana di Smaug, in cui lo hobbit riuscì a penetrare di nascosto e protetto dall’anello dell’invisibilità. Il drago - rosso, alato, sputa fiamme e immenso - fu rinvenuto addormentato sul cumulo di un vastissimo tesoro, a cui Bilbo sottrasse una coppa d’oro e diamanti.

Il furto destò le ire di Smaug che, non potendo riversare la propria rabbia sul’invisibile Bilbo, si scatenò contro gli uomini del lago.

Intanto, con il drago fuori di casa, i nani poterono rimpossessarsi del tesoro e della preziosissima Archepietra in esso conservata, e Thorin ricompensò i servigi di Bilbo donandogli un’antica corazza di mithril, materiale solido e leggero allo stesso tempo.

Smaug nel frattempo, mentre era preso a incendiare con il proprio alito infuocato le case di Long Lake, venne colpito dalla freccia del capitano Bard e perse la vita.

Con la morte del drago, la brama di impossessarsi del tesoro da lui precedentemente custodito colpì sia gli elfi silvani che gli uomini del lago, i quali ritenevano con esso di potersi risarcire dei danni causati in precedenza dallo stesso Smaug.

Così, entrambi i popoli cinsero d’assedio Lonely Mountain, al cui interno era barricato un irragionevole Thorin che, come la maggior parte dei nani quando si parla di ricchezza, si era rivelato avido e possessivo.

Bilbo, per cercare di sbloccare una situazione ormai divenuta critica, rubò di nascosto l’Archepietra e la consegnò al re degli elfi affinché questo potesse cercare di barattarla con il tesoro dei nani. Thorin di tutta risposta armò i suoi undici compagni e si preparò a dare battaglia ai molto più numerosi eserciti degli uomini e degli elfi.

La battaglia fra i tre eserciti non ebbe tuttavia inizio dal momento che uomini, elfi e nani furono costretti ad allearsi fra loro, essendo stati minacciati dall’arrivo delle armate degli orchi e dei lupi “wargs”. Cominciò così la Battaglia dei Cinque Eserciti in cui perse la vita Thorin, e che venne risolta soltanto grazie all’arrivo dei nani di Dain, delle aquile giganti e di Beorn tramutatosi in orso.

Dain divenne così il nuovo re di Lonely Mountain e, una volta sul trono dei nani, spartì il tesoro in modo equo con uomini ed elfi, e fece di Bilbo un hobbit molto ricco. 

Il mezzuomo poté tornare gloriosamente, in compagnia di Gandalf, nella tranquilla Hobbiton, proprio in tempo a impedire che la dimora di Beg End e le proprietà in essa raccolte venissero messe all’asta dai suoi compaesani.

Bilbo visse ricco e felice per molti anni, fino al giungere delle vicende narrate ne Il Signore degli Anelli.

Ho lasciato il testo in inglese, affinché venisse colta meglio la semplicità di giudizio di un bambino di 10 anni, attraverso i termini da questo scelti. Segue la mia traduzione: “Bilbo Baggins era un Hobbit che viveva in un buco-Hobbit e non era mai partito per avventure, alla fine Gandalf il mago e i suoi Nani lo persuasero a partire. Egli ebbe eccitanti combattimenti con goblin e wargs. Alla fine raggiungono la Montagna Solitaria; Il drago Smaug che la sorveglia viene ammazzato e dopo un’incredibile battaglia con i goblin egli ritorna a casa – ricco! Questo libro, con l’aiuto di mappe, non ha bisogno di alcuna illustrazione, ed è adatto e potrebbe piacere a tutti i bambini fra i 5 e i 9 anni”.

  Humphrey Carpenter, JRR Tolkien, A Biography, HarperCollinsPublishers (1995), p.184

  Lettera 22, JRR Tolkien, La realtà in trasparenza, Bompiani (2001), p.35

  Nelle edizioni italiane “Contea”.

  Nelle edizioni italiane “Casa Baggins”.

  Nelle edizioni italiane Thorin “Scudodiquercia”.

  Nelle edizioni italiane “Montagna Solitaria”.

  In alcune edizioni italiane “Smog”.

  Nelle edizioni italiane “Gran Burrone”.

  Nelle edizioni italiane Berto, Maso e Guglielmo.

  Nelle edizioni italiane “Pungolo”.

  Nelle edizioni italiane “Montagne Nebbiose”.

  Nelle edizioni italiane “Mannari”.

  Nelle edizioni italiane “Bosco Atro”.

  Nelle edizioni italiane “Pontelagolungo”.

 

Fonte: http://www.marcodinoia.it/wp-content/uploads/2011/03/TESI.doc

Sito web da visitare: http://www.marcodinoia.it

Autore del testo: Marco Andrea di Noia

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