Giacomo Leopardi Il passero solitario parafrasi e commento

 

 

 

Giacomo Leopardi Il passero solitario parafrasi e commento

 

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Giacomo Leopardi Il passero solitario parafrasi e commento

 

Il passero solitario

 

parafrasi:

 I strofa (vv.1-16) - Dalla cima della torre antica, passero solitario, tu canti ripetutamente verso la campagna, finché il giorno non termina (non more) e si diffonde l’armonia [di quel canto] per questa valle. [v.4]

       Intorno la primavera  fa risplendere l’aria(brilla nell’aria) e gioisce(esulta) nei campi tanto che(si ch’) il cuore contemplandola(a mirarla) si intenerisce. [v.8]

    Si possono sentire(odi)greggi [di pecore] belare, mandrie(armenti) [di buoi] muggire e gli altri uccelli, contenti, insieme, come se gareggiassero(a gara) compiono innumerevoli evoluzioni (fan mille giri) nel cielo aperto(libero), anche(pur) essi a festeggiare la loro giovinezza(il lor tempo migliore): tu pensieroso osservi(miri) tutto ciò (il tutto),[standotene] in disparte; [per te] non [ci sono] compagni, non [ci sono] voli, non ti interessa (non ti cal) l’allegria, eviti(schivi) i divertimenti(gli spassi), canti e in questo modo trascorri(trapassi) la più bella stagione(il più bel fiore) dell’anno e della tua vita. [v.16]

 

II strofa (vv.17-44) - Ahimè quando somiglia il tuo modo di vivere (costume) al mio! Io non ricerco(non curo), non so perché, divertimenti(sollazzo) e piaceri, cari compagni(dolce famiglia) della giovinezza(novella età), né te, amore, compagno inseparabile(german=fratello) della giovinezza, rimpianto(sospiro) amaro(acerbo) dei giorni della maturità(provetti); anzi quasi fuggo lontano da loro; trascorro la mia giovinezza (del viver mio la primavera) quasi come un eremita (romito) e straniero(strano) all’ambiente dove sono nato, [v.26]

     Nel nostro paese(borgo) è usanza(si costuma) festeggiare questo giorno che ormai sta cedendo [il posto] alla sera. [v.28]

      Si può sentire per il [cielo] sereno un suono di campana(squilla), si può sentire spesso un tuonare di fucili(ferree canne) che rimbomba lontano di casolare in casolare. [v.31]

La gioventù del luogo tutta vestita a festa esce di casa e si riversa per le strade; e guarda e si fa guardare, e dentro di sé (in cor) se ne compiace (s’allegra). [v.35]

     Io uscendo da solo [solitario] in questa solitaria (rimota) parte della campagna, rinvio(indugio) al altro tempo ogni divertimento(diletto) e gioco; e intanto il sole, che dopo il giorno sereno scompare(si dilegua) tra monti lontani, mi ferisce lo sguardo disteso(steso) nell’aria luminosa(aprica), e sembra dire che la beata gioventù sta finendo(vien meno) [v.35]

 

III strofa (vv.45-59) - Tu solitario uccellino, quando giungerai alla fine(sera) della vita(viver) che a te concederà il destino(stelle), certo non ti lamenterai(non ti dorrai) del tuo modo di vivere(costume); poiché ogni vostro desiderio (vaghezza) ha origine (è frutto) dalla natura. [v.49]

   A me - se non otterrò(impetro) di sfuggire la soglia detestata della vecchiaia[: cioè se non riuscirò a morir giovane] - che sembrerà(parrà) di un simile desiderio(voglia), quando questi miei occhi non parleranno più (muti) al cuore degli altri, e a essi[: a miei occhi] il mondo sarà(fia) senza interesse(voto= vuoto) e il domani (il dì futuro) [sarà per me] più noioso e triste(tetro) del giorno presente,?Che[sott. mi sembrerà] di questi miei anni e di me stesso?Ahi mi pentirò, e spesso, ma inconsolabile(sconsolato)  mi volgerò [a guardare] indietro. [: al mio passato, rimpiangendolo].[v.59]


 

analisi del testo

      Il canto è impostato su una similitudine tra il passero e il poeta: come il passero vive solitario, non partecipando ai giochi degli altri uccelli, così il poeta si isola dagli altri giovani e non cura i loro divertimenti. La costruzione è simmetrica: la prima strofa è dedicata al passero, la seconda al poeta, e la terza, più breve, riprende il confronto ponendo a contrasto la vecchiezza di entrambi.

     Il canto appartiene al clima degli idilli per la fitta presenza di immagini vaghe e indefinite: subito all’inizio si ha il canto del passero che si allarga in uno spazio indeterminato, evocato ancora una volta dal complemento di luogo vago, “alla campagna; il motivo è ripreso poco dopo dal belar delle greggi e dal muggir degli armenti.

   All’area dell’idillio rimanda anche la costellazione dei temi: giovinezza-gioia-festa-primavera che compare sia nella prima strofa, a proposito del passero, sia nella seconda, a proposito del poeta. Nella seconda strofa ritornano le sensazioni vaghe e indefinite, soprattutto i suoni rintani che si diffondono nell’aria. Il “suon di squilla” che  si ode “per lo sereno” (altro complemento di luogo indeterminato), il “tonar di ferree canne” che rimbomba di casolare in casolare.

 

Fonte: http://www.liceoodierna.it/default,htm/LETTERATURA%20ITALIANA/leopardi/Il%20passero%20solitario.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Giacomo Leopardi Il passero solitario parafrasi e commento

Il Passero Solitario (Leopardi)

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:


Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.

Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.

Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.

Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

 

Forma metrica: Canzone libera di tre stanze rispettivamente di 16, 28 e 15 versi.

 

Fonte: http://terzaeserra.altervista.org/alterpages/files/parafrasiecommentodeIlPasserosolitario.doc

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Giacomo Leopardi Il passero solitario parafrasi e commento

 

  1. D'in su la vetta della torre antica,
  2. Passero solitario, alla campagna
  3. Cantando vai finché non more il giorno;
  4. Ed erra l'armonia per questa valle.
  5. Primavera dintorno
  6. Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
  7. Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
  8. Odi greggi belar, muggire armenti;
  9. Gli altri augelli contenti, a gara insieme
  10. Per lo libero ciel fan mille giri,
  11. Pur festeggiando il lor tempo migliore:
  12. Tu pensoso in disparte il tutto miri;
  13. Non compagni, non voli,
  14. Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
  15. Canti, e così trapassi
  16. Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
  17. Oimè, quanto somiglia
  18. Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
  19. Della novella età dolce famiglia,
  20. E te german di giovinezza, amore,
  21. Sospiro acerbo de' provetti giorni,
  22. Non curo, io non so come; anzi da loro
  23. Quasi fuggo lontano;
  24. Quasi romito, e strano
  25. Al mio loco natio,
  26. asso del viver mio la primavera.
  27. Questo giorno ch'omai cede alla sera,
  28. Festeggiar si costuma al nostro borgo.
  29. Odi per lo sereno un suon di squilla,
  30. Odi spesso un tonar di ferree canne,
  31. Che rimbomba lontan di villa in villa.
  32. Tutta vestita a festa
  33. La gioventù del loco
  34. Lascia le case, e per le vie si spande;
  35. E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
  36. Io solitario in questa
  37. Rimota parte alla campagna uscendo,
  38. Ogni diletto e gioco
  39. Indugio in altrotempo: e intanto il guardo
  40. Steso nell'aria aprica
  41. Mi fere il Sol che tra lontani monti,
  42. Dopo il giorno sereno,
  43. Cadendo si dilegua, e par che dica
  44. Che la beata gioventù vien meno.
  45. Tu, solingo augellin, venuto a sera
  46. Del viver che daranno a te le stelle,
  47. Certo del tuo costume
  48. Non ti dorrai; che di natura è frutto
  49. Ogni vostra vaghezza.
  50. A me, se di vecchiezza
  51. La detestata soglia
  52. Evitar non impetro,
  53. Quando muti questi occhi all'altrui core,
  54. E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
  55. Del dì presente più noioso e tetro,
  56. Che parrà di tal voglia?
  57. Che di quest'anni miei? che di me stesso?
  58. Ahi pentirommi, e spesso,
  59. Ma sconsolato, volgerommi indietro.

 

 

 Dall'ultima cima (D'in su la vetta) dell’antico campanile (il campanile di Sant'Agostino in Recanati),

 

O passero solitario, vai cinguettando verso i campi

 

finché non si fa sera  

 

e il suono melodioso si diffonde in questa valle.

 Tutto intorno (dintorno) la primavera risplende

 (brilla)

e si diffonde in tutta la sua pienezza (esulta)

 per i campi

così che a guardare commuove il cuore degli uomini.

Senti (odi: l'uso della 2° persona singolare è caro a Leopardi) le pecore belare e le mucche muggire,

 

gli altri uccelli volano lieti

nel cielo fanno mille voli (giri: voli che esprimono felicità, libertà e divertimento) gareggiando tra loro,

anch'essi

 (pur) inneggiando la gioventù e la primavera,

 

tu O passero assorto in meditazione (pensoso: Leopardi attribuisce atteggiamenti umani al passero), separato dai compagni (in disparte)osservi, non stai con gli altri passeri,

 non voli,

non ti importa l'allegria, eviti  i divertimenti (spassi);

 

canti, e così trascorri (trapassi)

 la primavera e la giovinezza.

 

 

Povero me (oimè: esprime tristezza nel constatare la somiglianza), come assomiglia il mio al tuo modo di vivere (al tuo costume)

Del divertimento e delle risate dolce compagnia della giovinezza

 (della...famiglia) e non mi curo neanche di te amore fratello

 (germano) della giovinezza. Doloroso rimpianto dell'età matura

 

(de' provetti giorni: causa di rimpianto nella vecchiaia, che non conosce più illusioni)

 

Non so perché mi comporto così, anzi scappo lontano da loro,

 

 

quasi lontano ed estraneo (romito e strano),

al mio paese natale (Recanati), trascorro la giovinezza della vita.

 

Questa giornata che ormai (omai) lascia il posto

 (cede) alla sera è uso

 (si costuma) festeggiare al nostro paese.

 

Senti (odi: ancora l'uso della 2° persona singolare) nel cielo il suono della campana (squilla)

 

Senti spesso i colpi dei fucili (ferree canne:alla campana si oppongono le note gravi, cupe dei colpi sparati dai fucili)

che rimbombano lontano di borgo in borgo (villa).

 

La gioventù del paese tutta (accresce il senso dell'esclusione) vestita a festa

 lascia le case

e si riversa per le strade

 

guarda ed è ammirata e il cuore si rallegra.

 

Io, da solo andando

in questo luogo isolato della campagna,

 

 

rimando (indugio) ad altro momento (senza quindi rinunciarvi,

almeno in linea teorica) ogni divertimento.

 

Il sole calando ferisce (fere) il mio sguardo

che corre lontano nell’aria limpida (aprica),

e  tramontando sembra avvertirmi

che la gioventù, come il giorno,

sta finendo.

 

 .

 

 

 Tu (sottolinea l'opposizione con l'io del v.36 e con l'a me del v.50) uccellino solitario venuto alla sera

 

 certamente non avrai motivo di rammaricarti

 

del tuo modo di vivere (costume, già in questo senso al v.18) poiché la natura determina ogni vostro desiderio (Che…vaghezza).

 

 

 

 

 A me (ancora in chiave oppositiva) se non otterrò di evitare la soglia odiosa della vecchiaia (se non morirò prima di essere vecchio - Se…impetro),

quando non più cenni e sguardi ricambiati (quando...core),

 

non più illusioni sul mondo che ci circonda (a lor fia voto il mondo),

 

non più speranze nel futuro (e il dì...tetro)

Che penserò (parrà) di tale voglia? (Voglia = Leopardi si riferisce alla propria voglia di solitudine).

 

Che cosa di questi anni miei (anni giovanili vissuti infelicemente)?, che cosa di me stesso (che volontariamente ho scelto questo modo di vivere.

 Mi pentirò e sovente mi volgerò indietro con rimpianto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

Tema: La fase del pensiero di Leopardi del cosiddetto “pessimismo cosmico” si avviò con l’ideazione della lirica Il passero solitario. La lirica è imperniata sul parallelismo tra la vita del passero solitario e la vita del poeta. Il paesaggio esterno diventa paesaggio interiore dell’anima.

Tutta la poesia è incentrata su analogie, più o meno palesi, fra il passero solitario e la vita del poeta. L’analogia più evidente è senz’altro l’esclusione dal tempo felice della primavera: come il passero trascorre solitario la stagione più bella, spandendo il suo canto per la campagna, così cantando (scrivendo versi) il poeta passa in solitudine la stagione della sua gioventù. L’armonia errante attraverso la valle è il canto del passero cui si richiama quello del poeta, anch’egli solo e vagabondo per la campagna.

La campagna diventa qui per entrambi il luogo del ritiro, dell’esclusione dalla vita festosa del paese nel clima primaverile. Il movimento del passero e del poeta è quello dell’allontanamento dallo spazio umano, per trovare rifugio in aperta campagna.

Il canto è diviso in tre strofe; la prima e la seconda in cui è posto il confronto fra il passero solitario ed il poeta, la terza che ne sottolinea una diversità. In particolare: 1^strofa: (vv.1 - 15) Descrive il comportamento del passero nel contesto e in rapporto agli altri animali, allo spazio della campagna, nel tempo della primavera che è la festa dell'anno. Non v'è una sorta di mestizia in quel passero, che pure dovrebbe essere il simbolo di un'esistenza dolente. Esso è divinamente solo e signore. Non ha bisogno di spassi, non di compagni. Canta. E quel canto si diffonde ovunque. Esso è il re del cielo; riempie e domina dall'alto tutta la valle. Nella seconda e terza strofa la lirica discende invece ad un tono più raccolto, più meditativo.

2^strofa: (vv.16 - 44) Descrive il comportamento del poeta nel contesto e in rapporto agli altri giovani, allo spazio del paese, nel tempo della giovinezza che è la festa della vita. Le due strofe sono dunque costruite simmetricamente rispetto al contenuto e si rapportano l'una all'altra sulla base di un confronto per uguaglianza ("Oimè, quanto somiglia al tuo costume il mio!)", e per differenza, in rapporto al genere di cui fanno parte (l'umanità, il mondo animale).

3^strofa: (vv.45 - 49)La conclusione finale dei due modi di esistere, del passero e del poeta, sono ancora messi a confronto, ma per disuguaglianza: tu "non ti dorrai", "Ahi, pentirommi"; ovvero: tu vivi secondo la tua natura, io vivo contrariamente alla mia natura.

 

Fonte: http://ciaociaobyby.wikispaces.com/file/view/passero+solitario+.doc

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