Letteratura italiana novecento e contemporanea

 

 

 

Letteratura italiana novecento e contemporanea

 

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Letteratura italiana novecento e contemporanea

 

Intellettuali all'inizio del Novecento

 

  • legge Casati: permette di entrare in qualche facoltà a chi viene dall’istruzione tecnica e di studiare al ceto medio e a figli di operai e artigiani

                > sovrabbondanza di forza-lavoro intellettuale
> si creano strati sociali potenzialmente rivoluzionari
---> preoccupazione di Salvemini e del nazionalista Vilfredo Pareto
> dopo il 1918, inclinazione verso il fascismo

  • i letterati sono spesso laureati in lettere e insegnano

                > autodidatti: Prezzolini, Montale, Moravia, Vittorini, Pratolini 
> D’Annunzio e Croce trascurano di laurearsi
-> si creano associazioni di insegnanti
- qui non sono attivi i letterati più rappresentativi, che non amano il mestiere
- ansiosi di avere un mandato sociale, non lo accettano dove l'hanno
- a rischio l’immagine tradizionale dell'intellettuale interprete della realtà

  • formati su modelli tradizionali, non capiscono le realtà nuove: la fabbrica, l'operaio

                > temono l’ascesa delle masse, il socialismo, la democrazia
> propongono un poeta tradizionale, seppur con atteggiamenti opposti
---> Pascoli (chiusura)
---> D'Annunzio (esibizionismo)
---> Gozzano (ironia sul senso del loro lavoro)
---> Renato Serra, Esame di coscienza di un letterato (1915)

  • fede nel valore della letteratura davanti alla realtà (alla guerra), ma alla vecchia maniera

                > contro la seconda Voce e Croce

  • la guerra non trasforma gli intellettuali, non è l'occasione per svolgere un ruolo di guida del popolo

                > è per lui fuga dai problemi personali (debiti di gioco), abbandono del suo ruolo

  • la provincia è il suo osservatorio che gli garantisce qualche privilegio

                > spesso difende la propria realtà regionale
> attenzione ai meccanismi di questo microcosmo
> es. Lawrence, Faulkner


Il Verismo.

Realismo (corrente europea -- Balzac, Flaubert) -- 1830-1880 --
Naturalismo (Francia -- i fratelli Goncourt, Zola) -- Verismo (Italia)
--> concomitanza con il Positivismo in filosofia
--> tendenza a rappre­sentare la realtà in maniera concreta e oggettiva
--> romanzo prodotto letterario più diffuso
espressione più caratteristica della società borghese
per gli argomenti e la lingua rispondeva perfettamente ai gusti e alle aspettative dei lettori di media cultura
efficace strumento di osservazione e analisi della realtà sociale

i Goncourt [Germinie Lacerteux (1865) -- la prefazione è il manifesto del Naturalismo]
> numerosi romanzi ambientati nella Pa­rigi del tempo
> descrivono la vita quotidiana delle classi inferiori, vittime dell'industrializzazione
> attenzione per il degrado, i casi clinici
> il romanzo deve essere vero; raccontare fatti raccolti dalla strada; turbare il pubblico
> rifiuto della letteratura di evasione per l'impegno

Émile Zola [Il romanzo sperimentale 1880]
>Teresa Raquin (1867): insoddisfatta del marito, lo fa uccidere dall'amante. Ossessionati dal de­litto, i due si suicidano
> scandalo: nella prefaz. alla 2a ediz. (1868), sostiene di voler raccontare la vicenda da un'an­golatura scientifica
                > ciclo dei Rougon Macquart (1870-1893): illustra, attraverso le vicende di una fa­miglia, una società dimentica degli umi­li e dedita al vizio
                               > Il ventre di Parigi (1873): Florent, oppositore di Na­poleone III, evaso dalla Guyana, ten­ta di organizzare un complotto
L'Ammazzatoio (1877): Gervasia, per sopravvi­vere alla miseria e ai tradimenti del marito, comincia a bere e a prostituirsi
> Germinale (1885): Stefano Lantier, figlio di Gervasia, a contatto con la realtà dei minatori, lotta con loro, senza successo, per realiz­zare le idee socialiste

                > incontri di Médan con altri scrittori (da cui le novelle, Le serate di Médan,1880)
                               > tra loro Joris-Karl Huy­smans (1849-1907) e Guy de Maupassant (1850-1893)

> il romanziere deve far proprio il metodo sperimentale per ap­plicarlo ai fenomeni morali e spirituali;
> l'esperimento consiste nel porre un personaggio in un ambiente e osservare gli effetti che l'ambiente produce su di lui
> deve essere totalmente impersonale: il romanzo diventi il «verbale di un esperimento»
> deve essere «padrone dei fenomeni della vita intellettuale e passionale, per poterli gui­dare», contribuendo al miglioramento della società

verismo

- suggestioni naturaliste e vena realistica romantica
- centro di diffusione è Milano, dove più forti sono i contrasti sociali
- i maggiori rappresentanti sono meri­dionali, giacché nel Sud si riscontravano in maniera più macroscopica le condizioni di arretratezza che i veristi denunciano

Luigi Capuana (Catania 1839-1915)
> critico del «Corriere della Sera», diffonde Zola
> abbandonare il romanzo storico-politico per il romanzo di costumi contemporanei
> scegliere la vita italiana e ritrarla «dal vero»
> seguire il canone dell'impersonalità privilegiando il dialogo
> non rinnegare la fantasia e l'immaginazione
- Giacinta (1879), de­dicato a Zola:  violentata da bambina, ne subi­sce il trauma fino al suicidio
- Il marchese di Roccaverdi­na (1901), sulla crisi di un uomo attanagliato dal rimorso di aver compiuto un omicidio

Giovanni Verga (1840-1922) [prefaz. alla novella L'amante di Gramigna (1879) e ai Malavoglia e in lettere a Capuana]
> il racconto deve avere la caratteristica di fatto realmente accaduto;
> sostituire agli effetti romanzeschi una ricostruzione scientifica dei processi psicologici, la quale emerge dai gesti e comportamenti;
> impersonalità >>> scomparsa del narratore onnisciente; il punto di vista si trasferisce all'interno dell'ambiente descritto e il narratore assume la mentalità e la lingua dei suoi personaggi (regres­sione, narratore popolare);
> divario fra la visione delle cose del narratore e dell'autore: straniamento

altri autori veristi: Matilde Serao (1856-1927) --- tema: la realtà di Napoli
Federico De Roberto (Napoli 1861-1927) --- tema: il sentimento amoroso e la femminilità --- I Viceré (1894)
Grazia Deledda (1871-1936) --- tema: il mondo rurale e pastorale della Sardegna; prosa non scientifica, ma ricca di pathos influenzata dslla narrativa realista, soprattutto russa --- Nobel nel 1926.
Federigo Tozzi (Siena 1883-1920)
Antonio Fogazzaro (1842-1911) --- tendenze romantiche, realistiche, decadenti --- Malombra 1881


Guido Gustavo Gozzano (Torino 1883-1916).

  1. figlio dell'ingegnere Fausto e di Diodata Mautino, figlia di un patriota che conosce Cavour, Mazzini e D’Azeglio. Scolaro poco diligente e malaticcio, si iscrive a legge e frequenta i corsi del poeta Arturo Graf , che lo libera dall'influsso dannunziano. L’amicizia col bancario Léon Coutas lo conduce a Maeterlinck e Jammes e ai filosofi della crisi (Schopenhauer, Nietsche). Alla Società di cultura, frequenta gli ambienti teatrali e intreccia flirt.

Introduce spunti moderni in modo eclettico e superficiale e con sprezzo per il lettore, talora copiando. Di Torino trasmette varie immagini: la città di borghesi intenti al guadagno, di fanciulle intente a emanciparsi, non la città delle fabbriche.

  1. 1907: dovrebbe laurearsi, ma esce La via del rifugio (una scelta di versi già pubblicati), che ha un rapido successo; ha una violenta pleurite; inizia una relazione con la poetessa Amalia Guglielminetti, alla cui passionalità cerca di sottrarsi.

Da allora vive tra la Liguria e qualche villaggio di montagna. Pubblica I colloqui (1911), ma non bissa il successo.

  1. 1912: trascorre due mesi in India e Ceylon e pubblica Verso la cuna del mondo (1917). Lascia incompiute Epistole entomologiche (poema, fatto da 18 componimenti in endecasillabi sciolti, sulla vita delle farfalle, ispirato alla poesia didascalica settecentesca e a Maeterlinck) e la sceneggiatura di un film su S.Francesco. Pubblica due volumi di fiabe (I tre talismani, 1914; La principessa si sposa, 1917) e due di novelle (L’altare del passato, 1918; L’ultima traccia, 1919).

Meno ironico, si orienta verso temi più complessi; spinto dalla malattia, tenta varie esperienze, come il viaggio in oriente che gli suggeriva letture mistiche.

I colloqui: poesie unite da un sottile filo ciclico e divise in tre sezioni:
> Il giovenile errore: ritratti femminili, legati a precise suggestioni letterarie. La sezione si chiude con Convito, che alle amanti dileguatesi oppone la morte.
I colloqui: poesia d’apertura, presenta due poeti: l’uno è l’intellettuale moderno, inetto all’azione; l’altro (una pura ipotesi) è capace di emozioni e passioni e G. lo guarda come una sua irrealizzata potenzialità.
L’assenza: l’assente è la madre che lascia il figlio per andare in città. Senza il riferimento diretto, c’è ambiguità.
- frequenza dei segni indicanti durata, iterazione, rievocazione
- uso della ripetizione a diminuire il valore semantico: soprattutto dove si ironizza sulla tradizione più ala o per rendere la lingua parlata, mostrandone cerimoniosità e banalità.
> Alle soglie: la presenza familiare della morte accentua il distacco dalla vita, le cui immagini tendono a comporsi nell'immobilità della stampa.
La signorina Felicita: ricostruisce in un’atmosfera oleografica un idillio tra il disincantato poeta cittadino e la campagnola, fra le cui occupazioni di massaia s’insinua una nota di desueto romanticismo.
L’amica di nonna Speranza: il poeta sfoglia un album di foto e vi legge una data e una dedica, che lo portano nel salotto del 1850, quando la nonna ha 17 anni e la visita un’amica di collegio,Carlotta. Alle conversazioni degli adulti su eventi politici e mondani s’intrecciano quelle delle ragazze che sognano l’amore su Goethe e Foscolo. All’ingenua Carlotta fa da contraltare Cocotte, legata a un ricordo d’infanzia: entrambe si rivelano nella memoria figure dell’amore possibile mai approdate al reale.
> Il reduce: superato ogni guaio fisico e morale si rassegna alla vita sorridendo. Narra una vita in cui l’attesa della morte tende all'accettazione delle leggi della natura, che affratellano l’uomo alle creature più indifese e lo affrancano dal desiderio e dall’azione.
Totò Merumeni: ha una villa in decadenza, una famiglia malata e vecchia; deluso dall'amore e con gusti esotici (la scimmia) frustrati, è indifferente al vivere comune.
Totò è un superuomo corretto da particolari quotidiani che non lo rendono tragico, il portavoce di una letteratura come attività autonoma: un doppio di G., che di sé sa offrire solo un ritratto ispiratogli dai libri, qui da Nietzche. E' il rifiuto di assumere la posizione di chi con le lettere pensa di riformare il mondo (vociani) o distruggerlo (futuristi).
I colloqui: riprende la poesia d’apertura, ma presenta il poeta come fanciullo, in cui coesistono il pessimismo filosofico e l’ingenuità della fantasia e del sentimento.

- crepuscolarismo (---> simbolismo): gruppi torinesi, romani (Corazzini), romagnoli (Moretti)
> il termine è inventato dal critico G.A.Borgese nel 1910 (che si riferiva solo a Moretti e Martini) a indicare la loro scelta antiaulica per temi e forma
a) argomenti provinciali e infantili, amore senza passione
> oggetti-merci del presente e oggetti-ricordo del passato, soggetti a corrosione ironica (sono depositari di valori passati e evocatori di ricordi ma non simboli)
---> temi: passato sentimentale e fittizio, ambienti provinciali, autoritratto, ritratti femminili, concreti e esatti, seppure vagheggiati nel ricordo con ironia e delicatezza.
> distacco dall’amore romantico
> il desiderio si consuma in immagini di fissazione o si scontra con l'erotismo infantile.
b) versi prosaici, monotoni, accento e rima sui punti più banali
---> fonda la sua poesia sullo choc fra una materia povera e una sostanza verbale ricca
---> lingua aulica (liricità romantica) e prosastica (squallore quotidiano) sono accostate con esiti ironici

- crisi del poeta dannunziano nella società moderna: critica della sua inattualità (il poeta deve divenire un borghese)
--> malattia/ salute = anormalità del poeta/ normalità del borghese; l’ironia permette di non scegliere.
--> immagine di fanciullo patetico e ribelle, lettore di Schopenhauer e Nietzche [i Colloqui si aprono e chiudono con terzine che lo dipingono nell'atto di raccogliere i suoi versi]

- più che riflettere l'esperienza personale, i suoi testi sono un gioco su codici letterari.
--> può imitare 'criticamente' D'Annunzio
- è autoironico, mentre D’Annunzio si prende sempre sul serio
--> inscena finzioni letterarie anche quando sembra esibire la sua visione del mondo


 

Precursori del Decadentismo

preraffaellismo (Dante Gabriel Rossetti 1828-1882, William Morris 1834-1896)

parnassianesimo («Le Parnasse contemporaine»; 1866-1876) --- Leconte de Lisle (1818-1894)
- poesia antirealistica, su imita­zione di modelli antichi
- arte autonoma dalle problematiche sociali

simbolismo --- Charles Baudelaire (1821-1867) --- I fiori del male (1857): processo per oscenità, soppressione di sei poesie
- «poesia pura», senza preoccupazione di contenuto
- tema: la metropoli moderna; forme del quotidiano e dell'abietto [critico della società borghese, cui oppone uno stile di vita sre­golato]
- fine: "modernizzare" la lirica, riscattare il "vile"
- poetica delle corrispondenze
> la natura è un tempio, da cui emanano «confuse parole», che l'uomo può sentire ma non comprendere
> tra i profumi, i colori, i suoni esistono corrispondenze: il poeta deve sco­prire le analogie sotterranee che legano tra loro i diversi fenomeni sensibili in una unità profonda
> lingua simbolica
> se la natura è sacra e la realtà è simbolica, an­che la poesia è sacra, perché rivela il linguaggio segreto dell'universo

poeti maledetti --- Paul Verlaine, Arthur Rimbaud, Stephane Mallarmé raccolti nell'antologia omonima (1884)
--- Paul Verlaine (1844-1896) --- Allora e ora (1884)
la poesia è prima di tutto musica
il poeta deve evitare toni eloquenti, artifici retorici, elementi in­tellettualistici
il poeta non deve descrivere la realtà, ma penetrare l'essenza delle cose ----- > il poeta veggente di Rimbaud
> si fa veggente con «un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi»
immagini sfumate: parole non de­scrittive, ma evocatrici

scapigliatura (Lombardia, Piemonte 1860-90) --- influenzata da Baudelaire e Poe
- traduz. del francese bohème (da boemo, zingaro), dal romanzo di Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862)
- identificazione tra vita e arte >>> desiderio di essere ori­ginali (vita disordinata, alcol e assenzio)
- crisi della cultura romantica risorgimentale, cui oppone
> la vita quotidiana come fonte di ispirazione
> rifiuto della tradizione (rappresentata da Manzoni)
> la predilezione per il patologico, l'abnorme, il macabro >>> propensio­ne ad analizzarlo scientificamente
> l'attenzione all'umori­smo, alla satira, al sogno e alla favola
- rinnovamento della lingua >>> lessico spigliato, arricchito dai modi dialettali

> Emilio Praga (1839-1875) pittore e poeta milanese morto giovane in miseria e alcolizzato
> Igino Ugo Tarchetti (1839-1869) romanziere e poeta piemontese anticonformista
> il romanzo Fosca (1869), finito dall'amico Salvatore Farina: una donna brutta e isterica si innamora di Giorgio e muore dopo averlo conquistato, lasciandolo contagiato
> Arrigo Boito (1842-1918) musicista (collaboratore di Verdi nei libretti di Otello e del Falstaff) e poeta veneto; i suoi versi sono caratterizzati da un umorismo macabro


 

Decadentismo [Verlaine, Languore («Il gatto nero» 1883)]
> stanchezza spirituale che pervade i Romani del tardo impero
- matrice antipositivista (Nietzsche, Freud)
- «decadente» fu usato con significato spregiativo in ri­ferimento a poeti che si ponevano al di fuori della norma artistica e di vita; poi dai poeti per indicare la propria diversità
> il critico Anatole Baju comincia a chiamare décadents i giovani anticonformisti. Nel 1886 quando esce la rivista simbolista Le Décadent, Baju chiama décadistes i suoi seguaci
- «ordine» borghese >>> irrazionalismo, misticismo
- impegno sociopolitico >>> l' arte e la poesia fini a se stessi
- dal romanticismo deducono la percezione del contrasto tra il reale e l'ideale

fuga dalla realtà

ripiegamento su se stessi

eroismo e titanismo

malinconia e essere incompresi --- vittimismo

superuomo

inetto

votato a im­prese eccezionali, alla realizzazione di una vita piena (Nietzsche)

senza volontà, afflitto da una malattia interiore che lo rende incapace di vivere e lo condanna al suicidio o alla fuga nel sogno

sfrenato vitalismo

malattia e morte come condizioni di privilegio

 

estetismo macabro

> l'artista è un veggente, capace di evocare sensazioni e realtà segrete e di rivelare l'as­soluto
> l'artista è un esteta, oltre i vincoli morali o sociali
> si esprime con la poesia pura, senza intenti etici e/opo­litici, ma celebrativa solo di sé
> la lingua non è logica né descritti­va, ma allusiva, ricca di metafore, analogie, simboli
> la parola diventa pura e astratta, talora oscura: ha valore solo per la sua fonicità e musicalità
>> Verlaine: «Musica sovra ogni cosa; / e perciò preferisci il ritmo ìmpari, / più vago e più solubile nell'aria, senza nulla che pesi e che posi»
>> Pater: «tutte le arti tendono alla condizione del­la musica»
> la sintassi diventa imprecisa, talora vaga
> la metrica tradizionale lascia il posto al verso libero

Estetismo
- reazione al disagio vissuto nella società industriale
---> difendere, sublimandoli, i valori dell'arte vs. mercificazione
- arte per l’arte [formula usata nel 1835 da Théophile Gautier, nella prefaz. al romanzo Mademoiselle de Maupin]
- estestismo esotico (fauna e flora tropicale); e storico (bassa latinità)

profilo sociale

estetismo

 

 

piccolo-borghesi

democratico-eversivo

portare la bellezza nel mondo, produrre oggetti di consumo belli

Art nouveau, Jugendstil, Liberty

aristocratici e altoborghesi

aristocratico

fuggire nella bellezza

dandismo

  • il termine dandy è creato, nella canzone Yankee Doodle Dandy, dalle truppe inglesi (1770) per ridicolizzare l’abbigliamento vistoso dei soldati americani
  • modello è George Bryan Brummell (1778-1840): amico di Giorgio IV, domina i salotti di Londra, poi finisce rovinato in Francia ("farsi notare per l'accuratezza nel non farsi notare")
  • discepolo di Brummell, il conte d’Orsay propone un dandy vistoso, che porta dopo il 1830 a una reazione antidandy in Inghilterra e alla diffusione del dandismo in Francia grazie a Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly (1808-89)
  • il dandismo ricompare in Inghilterra con Wilde e Pater
  • Joris-Karl Huysmans (1848-1907) ---- A rebours (1884, Parigi): il duca Des Esseintes, spinto dal disprezzo e dalla noia, si chiude in una casa fuori Parigi e segue una vita artificiosa che rovesci abitudini e regole; alla fine, il medico lo costringe a rientrare in città ----> cfr. Il piacere (D’Annunzio)

 
area inglese:  Algemon Charles Swin­burne (1837-1909); William Butler Yeats (1865-1939); Walter Pater (1839-1894); Oscar Wilde (1854-1900)
area tedesca: Stefan George (1868-1933), Hugo von Hofrnannsthal (1874-1929), Rainer Maria Rilke (1857-1926)
area italiana: Giovanni Pascoli (1855-1912), Gabriele D'Annunzio (1863-1938), Antonio Fogazzaro (1842-1911)
area francese: poeti simbolisti di nuova generazione (Maurice Maeterlinck, Paul Verlaine, Francis Jammes)
> sacralità dell'arte
> nasce la prosa-poesia


Avanguardie storiche - Espressionismo (1900-1925)

- la civiltà delle macchine e le tecnologie comunicative (cinema, radio) trasformano la vita quotidiana e la cultura
> distruzione di tutti i valori
- tendenza a rompere con i codici artistici tradizionali e le conven­zioni borghesi
> sperimentalismo comunicativo e abbattimento delle barriere tra le arti e i loro codici
> es. John Dos Passos 1896-1970 (Nuova York, 1925) monta episodi della vita di molti personaggi, talora collegati, talora che solo si sfiorano nel movimento della città, unico elemento connettivo; narra dal punto di vista dei personaggi e in una lingua che ne rende le psicologie
- rinnegare il concetto di arte pura
> l'arte deve sconvolgere
> deve trasformare e migliorare la vita
> costruzione di una vita «estetica»
> radicalismo politico (messaggi ideologici, denunce sociali)

- rappresentazione soggettiva della realtà
- accentuazione della disarmonia e della deformazione fino all'astrazione, alla negazione della figura e alla creazione di un linguaggio fatto di segni, di linee, di colori
- raffigurazione di un'umanità tragica

 

impressionismo

espressionismo

spirito

francese
uomo latino (Wortmensch, uomo della parola)

nordico
uomo germanico (Sachmensch, uomo della cosa)

stile

analitico
nominale (nomi + aggettivi)

stile sintetico
verbale (verbi attivi e transitivi)

rapporto col mondo

empatia (il poeta è immerso nelle cose)

astrattismo (il poeta crea un proprio mondo)

forme letterarie

- frammentismo (taccuino, abbozzo, note)
- flusso di pensieri (discorso indiretto libero)

- immersione del narratore nella coscienza di un personaggio

correnti europee

simbolismo

letterati tedeschi (1907-26); Céline, Joyce, Whitman, Dos Passos

correnti italiane

crepuscolarismo

poeti vociani (Boine, Rebora); Luigi Pirandello (1867-1936), Federigo Tozzi (1883-1920), Dino Campana (1885-1932)

Poeta leopardiano e socialista spiritualista.

> nella biblioteca, la tarda latinità, Baudelaire, Poe, Mallarmé, Verlaine, Flaubert; > quadri di pittori simbolisti (Odilon Redon e Gustave Moreau, autore di due Salomé); > ama un’acrobata americana androgina e una ventriloqua conosciuta al caffé concerto; > mette sul camino, tra due ostensori bizantini, un poemetto di Baudelaire ‘Non importa dove, fuori del mondo’; ne discutono Wilde, Maupassant, Valéry

 

 


 

Letteratura italiana novecento e contemporanea

Giovanni Pascoli (S.Mauro di Romagna 1855-Bologna 1912)

  1. Quarto di 10 fratelli, trascorre l’infanzia a La Torre, tenuta dei principi Torlonia, che il padre Ruggiero amministra. Studia a Savignano (1861) e poi, coi fratelli Giacomo e Luigi, nel collegio Raffaello degli Scolopi a Urbino (1862). Il 10/8/1867 il padre, di ritorno dal mercato di Cesena, è fucilato forse da un rivale che vuole il suo posto; nel 1868 muoiono la madre e la sorella Margherita, nel 1871 il fratello Luigi, nel 1876 il fratello maggiore Giacomo. Dal 1871 studia a Rimini e Firenze, dove grazie a padre Cei, termina il liceo degli Scolopi, senza spese.
  2. Nel 1873 Carducci gli assegna una borsa: si iscrive a lettere a Bologna, ma perde la borsa perché manifesta contro il ministro della PI. Socialista, è in carcere nel 1879 per qualche mese.
  3. Si laurea con una tesi su Alceo (1882). Insegna latino e greco a Matera (1882), Massa, dove chiama le sorelle Ida e Maria (Ida poi si sposa), Livorno (1887-96). Dal 1892 vince 13 medaglie d’oro al concorso di poesia latina di Amsterdam.
  4. Distaccato a Roma al ministero per occuparsi dei problemi della scuola, collabora a Il convito scrivendo per il 1o numero Gog e Magog. Nel 1895 si stabilisce colla sorella Maria nella casa di Castelvecchio e insegna grammatica greca e latina a Bologna. Dimessosi (forse per allontanarsi dal fratello Giuseppe), insegna letteratura latina a Messina (1898-1903) e Pavia (1903-5).
  5. Si avvicina al nazionalismo nei discorsi pubblici raccolti in Miei pensieri di vari umanità (1903). A Bologna nel 1905 succede a Carducci nella cattedra di letteratura italiana. Per una manifestazione in favore dei feriti della guerra di Libia, pronuncia La grande proletaria si è mossa (1911). Lascia l’insegnamento (1912) e Castelvecchio e si cura a Bologna.

 

- iter ideologico significativo della piccola borghesia intellettuale:
- militante socialista (ma non su base dottrinale)
- entra nelle istituzioni, giustificandosi con l’umanitarismo e la solidarietà interclassistica
- difensore della piccola proprietà, depositaria di valori tradizionali (solidarietà, laboriosità, purezza)

- vita trascorsa nel chiuso della casa /// funzione pubblica (scritti d’occasione, letture dantesche, conferenze)
- si adatta con fatica al ruolo carducciano, che inerisce ai suoi compiti, ma è più assorbito dalla sua biografia
- poeta delle piccole cose, uomo puro e vittima del male altrui, che parla di cose semplici ai semplici ≠ D'Annunzio
- interprete del mondo, si esercita su nuovi contenuti, non eroici (la poesia è nelle cose, basta saperla trovare)
- rappresenta l’uomo medio, appa­gato della sua mediocrità, di cui nobilita le aspirazioni; temi: proprietà, siepe, nido

- sincretismo pascoliano: concilia paganesimo, cristianesimo, socialismo, anarchia, togliendone le specificità (al socialismo e all’anarchia la lotta di classe; la teologia al cristianesimo) e riportandole alla sua sensibilità e a poche convinzioni
- il piccolo è meglio del grande, la campagna della città: bisogna contentarsi del poco
- ognuno ha diritto al suo nido
- la fraternità è meglio dello scontro sociale (interclassismo): perché farci male a vicenda se tutti dobbiamo morire?

- influenze culturali:
> formazione positivista (lessico scientifico): in lui però si riflette la crisi della scienza, segnata dall'affermarsi di tendenze irrazionalistiche
> classici latini e greci: amore per la natura (Georgiche), familiarità col mito
> Carducci: sentimento della natura
> Poe e Baudelaire: senso del mistero, poetica decadente: la tensione verso il trascendente non si concreta in una fede, di Dio ha solo nostalgia
> altre aperture non documentabili: vive appartato e maschera i suoi percorsi di lavoro (traduce Hugo, Heine, Poe, Tennyson)

POETICA: Il fanciullino (Marzocco 1897)
- il mondo è inconoscibile nella sua unità, ma si offre ad una percezione casuale, momentanea
> si instaurano tra gli oggetti legami segreti, «corrispondenze» analogiche
- il poeta sa percepire le corrispondenze (diventa veggente) solo se regredisce a uno stato infantile (la poesia è intuizione irrazionale)
> "è dentro noi un fanciullino"
> esso è come un primitivo, che procede con l’ingenuità e l’immaginazione a interpretare il mondo >>> Omero
gli interessano non amori (> rimozione del sesso), ma guerre e viaggi
- la poesia, dando voce al fanciullino che è in noi, induce alla bontà, alla solidarietà -- idea vagamente socialista e cristiana

OPERE:
- il poeta e i curatori (Maria Pascoli, A. Vicinelli) presentano la produzione secondo una evoluzione di lingua e ideologia (dal frammentismo a costruzioni elaborate), ma i testi sono stati pubblicati in ordine diverso da quello di composizione ed è meglio parlare di simultaneità di registri espressivi

  • Myricae (nove edizioni tra 1891 e 1911, da 22 poesie già pubbl. in varie sedi a 156 nel 1900)/ Canti di Castelvecchio (sei edizioni tra 1903 e 1912, fino a 66 poesie nel 1910, tre già composte tra 1897 e 1900)
  • Poemetti (1897, 1900), poi Primi poemetti (1904) e Nuovi poemetti (1909)
  • Poemi conviviali (Il cieco di Chio 1897; In Occidente 1900; 1a ediz. 1904) / Canzoni di Re Enzo (1e poesie, 1908)
  • Odi e inni (prime poesie nel 1897 e 1900; ediz. 1906)/ Poemi italici (primo nucleo, Paolo Uccello, nel 1903; ediz. 1911)/ Poemi del Risorgimento (primo nucleo un poemetto su Napoleone, 1910; editi da Maria nel 1913)
  • Carmina (1891-1900)
  • saggi e opere scolastiche: antologie (Lyra Romana 1895; Epos 1897; Sul limitare, antologia di ogni tempo 1899; Fior da fiore, antologia scolastica di autori italiani 1900); studi danteschi (iniziati su Il Convito; Minerva oscura 1898; Sotto il velame 1900; La mirabile visione 1901; Virgilio e Dante 1910); altri scritti (1903 Miei pensieri di varia umanità; 1907 Pensieri e discorsi)

 

Myricae
Il titolo cita la IV Bucolica: le tamerici sono sim­bolo delle piccole cose. Sono brevi quadretti campestri, di gusto impressionistico, che colgono un particolare, non un dato oggettivo, ma carico di sensi misteriosi. Spesso le atmosfere evocano l'idea della morte -- il ritorno dei morti familiari.

I Poemetti.
Sono componimenti più ampi, in terzine dantesche; è un «romanzo georgico» (Bàrberi Squa­rotti) che descrive una tipica famiglia rurale in cicli: La sementa, L'accestire (si formano sulla base del fusto i rami secondari)nei Primi poemetti, La fiorita e La mietitura nei Nuovi poemetti. Celebra la piccola pro­prietà e la vita campestre, rifugio contro la realtà industrializzata. Rispetto al mondo rurale verista, qui tutto è idealizzato. La verti­gine esprime l'angoscia originata dal percepire la terra muoversi nello spazio ed il terrore di precipitarvi (tema astrale).

Canti di Castelvecchio.
Temi: vita di campagna, tragedia familiare, i cari morti, segrete ossessioni.

Poemi conviviali.
Dedicati al mito e alla storia dalla Grecia sino al cristianesimo. La ricostruzione del mondo antico si fonda su erudizione marginale. Anche la lingua è estetizzante, vicina all'alessandrinismo, e sovrabbonda in calchi greci, tecnicismi, nomi propri. Com­paiono i temi pascoliani e il mondo antico si carica di sensi­bilità decadente. Attraverso simboli, miti, lingua morta giunge a una conoscenza irrazionale; applica questo apparato a interpretare i fenomeni storici.

Carmina.
Sono dedicati agli aspetti più marginali della vita romana e hanno per protagonisti personaggi umili.

CARATTERISTICHE FORMALI:
- la sintassi si frantuma in brevi frasi allineate, spesso per asindeto. Spesso le frasi sono ellittiche o nominali. La frantumazione rivela il rifiuto di una sistemazione logica dell'esperienza.
- forme «pregrammaticali» (Con­tini): non hanno un valore semantico, ma imitano l'oggetto. Le onomatopee non mirano ad una riproduzione naturalistica, ma indicano un'esigenza di aderire all'oggetto. Il suono delle parole ha un valore fonosimbolico.
> Beccaria: l’espansione fonico-timbrica è depositaria di senso; ad es. i sostantivi in -io sono sentiti fragili, come strumento di sonorità attenuata
- metrica apparentemente tradizionale, ma in direzioni perso­nali: il verso è frantumato da molte pause (interpunzione, incisi, parentesi, puntini) e enjambement.
- lingua analogica: si accostano in modo impensato due realtà remote, elimi­nando i passaggi logici intermedi; cfr. sinestesia.
- molteplicità dei codici: lingua dotta; lingue speciali (ornitologia, botanica, lavoro contadino); lingua colloquiale; lingue straniere (inglese, soprattutto per un tema attuale, l’emigrazione negli USA).
> riproduce il color locale e temporale (italoamericano se parla degli emigranti, grecismi nei Poemi conviviali, arcaismi ducenteschi se si tratta del Medioevo)

FORTUNA:
Croce critica P. perché decadente. Tra i primi sensibili alle novità p. è Borgese. Debenedetti ne sottolinea l’influenza su Gozzano, futuristi, ermetici. La sorella Mariù pubblica un libro autobiografico (Lungo la vita di G.Pascoli). Per Pasolini, in P. coesistono un’ossessione maniacale e uno sperimentalismo che tende a variarlo.


Pascoli - D'Annunzio

 

- mitopoiesi
> P. descrive la vita di una famiglia contadina con le formule dell’epos omerico
> D'A. raffigura animisticamente la natura
> entrambi usano la mitologia istituzionale e rifanno un Medioevo di maniera
>>> Eliot, La terra desolata (1922)
esprime la crisi di una generazione, ma ha radice psicologica nella sua crisi personale (la moglie malata, il lavoro in banca, la crisi psichica)
> sono materiali frammentari organizzati con un metodo mitico-analogico [struttura simile ad una sinfonia]: la terra desolata è: il deserto biblico, l’inferno dantesco, la città baudelairiana, la Londra contemporanea

- soggettività - cose
> P. sostiene che le cose hanno la priorità, ma le investe con i suoi sentimenti, ritrovando anche nell’inanimato sensibilità umana
> D'A. anima e personifica le cose
> entrambi creano un gioco di corrispondenze fra stati d’animo e ambiente naturale

- allargamento degli argomenti di poesia
> P.: dal quotidiano al prezioso
> D’A.: temi decadenti
> entrambi rinnovano l'immaginario con motivi che riflettono esperienze attuali (es. l’aereo)
> incongruenza nell’incontro delle vecchie mitologie con la nuova cultura

- comunicabilità del messaggio

- impegno nella poesia d'occasione e ideologica
> P.: nazionalismo populistico
> D'A.: estetismo bellicoso
> entrambi si danno alla poesia encomiastico-civile che con loro finisce
> P.: Inno a Torino (in latino e ital.)
> D.'A.: Canto augurale per la nazione eletta (versi d’amore e di gloria)

- koiné stilistica pascoliano-dannunziana rafforzata dall'influenza del decadentismo
> deverbali a suffisso iterativo -io
> P. ---> ritmicità tritata, divisionismo sintattico e sonoro, rimare una sdrucciola con una piana, lessico umile e tecnico
> D'A. ---> metrica libera, assonanze alternanti con rime perfette, preferenza per le sdrucciole
> Pasolini individua in P. l’origine di tutti i modi stilistici della lirica del '900;
> per Montale D’A. è l’artefice presente in tutti.


 

La Voce e le riviste fiorentine.

- Firenze: provinciale e cosmopolita, mediatrice e modello linguistico
--> attira i giovani intellettuali: tradizionalismo e apertura al nuovo

- fondazione di diverse riviste:
> aspirazioni politiche (Corradini, Amendola, Salvemini)
> riflessioni morali (Slataper, Boine, Jahier)
> sperimentazione letteraria (Papini, Soffici, Palazzeschi, Cecchi, Bacchelli, futuristi)
> influenza di Croce, ma lavoro militante      > autobiografia e dramma spirituale
> lirismo puro
> estrazione sociale dei giornalisti: soprattutto borghesi, che si rivolgono a borghesi
> comune aspirazione a difendere autonomia e prestigio degli intellettuali
> interventisti

Il Leonardo (Firenze 1903-1907): fondato da Papini e Prezzolini.
1a fase (-maggio 1903): insofferenze comuni (positivismo, verismo, storicismo, materialismo, giolittismo come livellamento degli ingegni); individualismo e culto nobile della filosofia.
2a fase (nov. 1904- dic. 1905): periodo pragmatista logico ispirato a Peirce.
3a fase (febbr.-ag. 1907): l’irrazionalismo dei fondatori riprende il sopravvento: pragmatismo magico di Papini, occultismo.

Hermes (1904-1906): fondata da Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952).
- già collaboratore di Leonardo (da cui si allontana nel periodo pragmatista), è alieno dalla provocazione di Papini e Prezzolini
- la rivista (Papini, Cecchi, Corradini) è raffinata
- disorganico e frammentario, è critico letterario, che tenta il connubio tra Croce e D’Annunzio
- antifascista, s'impiega all'università di California e Chicago (1931-48): denuncia il fascismo in Goliath (1946)
Rubé (1921): Roma, 1914-19. Filippo Rubé, siciliano trentenne, avvocato e politico, intelligente e nevrotico, parte volontario. Ferito al fronte, convalescente a Roma, consolida la relazione con Eugenia Berti, figlia di un ufficiale debole cornuto. A Parigi frequenta il colonnello Lambert e ama sua moglie Celestina. Nel 1918 a Milano sposa Eugenia senza amarla e è assunto in un’industria, da cui si fa licenziare. Una vincita al gioco lo spinge a evadere. Seduce a Stresa Celestina che annega in barca. F. è arrestato e assolto. La moglie attende un figlio, ma vagabonda in treno. A Bologna, in un corteo bolscevico, è calpestato dalla cavalleria fascista e muore tra le braccia di Eugenia.
- denuncia della crisi piccolo-borghese e dell'intellettuale frustrato ---> inetto
- sonnambulismo ---> alienazione, indifferenza verso le ideologie

Il Regno (1903-1906): fondato da Corradini.
Irrazionalismo nazionalistico, antiparlamentare e antisocialista sono posti in un quadro aggressivo di riscossa borghese. Collaboratori: Papini, Prezzolini, Borgese, Pareto. Politici i temi trattati nei primi anni (espansione coloniale); poi con la direzione di A.Campodonico (da marzo 1905) l’irredentismo diviene centrale (critica a Giolitti).

La Voce (1908-1916): fondata da Prezzolini.
1a fase (-1914): collaboratori: Croce, Gentile, Papini, Amendola, Soffici, Salvemini, Slataper, Jahier, Boine, Rebora. Direttore: Prezzolini (Papini tra aprile-ottobre 1912).
2a fase (1914-16): direttore: De Robertis. La rivista diventa una rassegna antologica. Vi pubblicano: Ungaretti, Cardarelli, Campana, Onofri, Baldini, Bacchelli, Serra, Cecchi.
seconda Voce (maggio-dicembre 1915): Prezzolini dà vita ad una rivista solo politica e interventista.

L’Unità (1911-): fondata da Salvemini.
Già collaboratore delle riviste fiorentine, rompe coi socialisti turatiani e aderisce al partito degli intellettuali. Non ha rapporti con gli ambienti reazionari dell’avanguardia fiorentina, rompe con Prezzolini sul carattere letterario della Voce.


Intellettuali d'età fascista

 

- formazione autodidatta dell'intellettuale
> tenta il successo nel giornalismo, nell’industria culturale, nella politica
------->  scambio fra lettere/arte e politica
> alcuni politici (Corradini, Mussolini) scrivono romanzi ideologici
> D’Annunzio pronuncia spesso discorsi pubblici
> alcuni attraversano istituzioni e regimi con un atteggiamento di critica ma non di opposizione

- formazione di destra
> influenza scarsa del marxismo
> il nazionalista Corradini non sottovaluta la necessità di coinvolgere le massa

- fascismo:
> controrivoluzione della borghesia vs. la minaccia bolscevica
> il concetto di classe è sostituito da quello di nazione (Togliatti)
> trionfo della facilità vs. spirito di sacrificio (Gobetti), malattia morale (Croce)
> reazione del capitale e della burocrazia al socialismo (Salvemini, Gramsci)
> storici fascisti: continuità tra risorgimento e fascismo (collaborazione tra classi; stato come centro di ogni attività) (Volpe); capacità di creare consenso, politica economica favorevole alla borghesia (De Felice)
------> dall’identificazione tra impegno culturale e politico e dalle riviste con cui gli scrittori fanno politica all'idea della scrittura come separata dalle idee
> velleitarismo dei progetti degli intellettuali
> subalterneità del ruolo intellettuale:
- D’Annunzio si ritira
- Prezzolini osservatore distaccato
- Papini si converte al cattolicesimo
- Marinetti accademico
- la critica postbellica sottovaluta le correnti conniventi al fascismo (vociani e futuristi) tacciate di sovversivismo piccolo-borghese
> cultura = libertà d’espressione

- prevalere della forma rispetto ai contenuti [si può isolare dalla politica un nucleo di riflessioni sull'uomo in sé ---> Croce]
> gusto dell'elzeviro (dal 1901, su Il giornale d’Italia, per la prima romana della Francesca da Rimini di D’Annunzio)
> Il Baretti (Gobetti): contro l'uso strumentale della cultura
> l'ermetismo a favore dell'autonomia dell'arte
> Campo di Marte (Firenze 1938-39) ---- A.Gatto, V.Pratolini
> Frontespizio (1929-1940) ---- tradizionalismo cattolico vicino al regime, poi ermetico
> La Ronda (Roma 1919-23) ---- R.Bacchelli, V.Cardarelli, E.Cecchi
- programma antisperimentale
- ritorno alla tradizione: la prosa di Leopardi, il frammento, la prosa d'arte ("essere moderni alla manie­ra italiana, senza spatriarci")
> i pittori metafisici C.Carrà, G.De Chirico, A.Savinio
> Solaria (Firenze 1926-36) ---- Cecchi, Bacchelli; Montale; N.Ginzburg, Vittorini, Gadda
- programma rondista mitigato (ma ritorno alla poesia e alla narrativa)
- estraneità alla retorica ufficiale (--> resistenza)
> utopia della città del sole (=delle lettere)
> sequestro del no del 1934, in cui compare Il garofano rosso di Vittorini
- spazio critico alla recente produzione italiana (Saba 1928, Svevo 1929, Tozzi 1930) e alla letteratura straniera (traduzioni e recensioni di Proust, Kafka, Joyce, Mann, Eliot)
- dalla sua frattura nascono: La riforma letteraria (1936-1939) contro i puristi della forma; Letteratura (1937) a favore della fedeltà allo stile e poi dell'ermetismo

correnti:
- clericofascismo
> concordato con la Chiesa
> giustifica l’intervento in Etiopia (da evangelizzare) e Spagna (contro i bolscevici)
> giudizio negativo sulla società moderna
> integralismo cattolico: il gesuita Agostino Gemelli, promotore dell’Università del Sacro Cuore di Milano (1921), fa mettere all'indice l’idealismo gentiliano
- fascismo di dissenso
> vuole una vera rivoluzione sociale
> squadrismo, Il Selvaggio di Mino Maccari (Siena-Roma, 1924-43), La conquista dello Stato di Malaparte
> riemerge a Salò
- fascismo di sinistra
> sviluppo di una cultura nazionale, che trasforma l’idea dell’uomo e il ruolo degli intellettuali
> Critica fascista e Primato (Roma 1940-43) di Giuseppe Bottai
> redige la Carta del lavoro (1927), ministro dell’educazione (1936-43), s'arruola nella legione straniera algerina (1944), giornalista in Italia (1947)
- fascismo di facciata
- nazionalismo [ricerca di consenso per le mire espansionistiche; ceti medi emancipati dall'ideologia liberale]
> lanciato da Enrico Corradini (1910), L'idea nazionale (1911)
> alleanza col governo nella propaganda imperialista; poi con l’opposizione di Salandra e Sonnino contro Giolitti; poi col fascismo che lo assorbe (1923)
> elementi eversivi (dei primi anni: Papini e Prezzolini) e conservatori ----> nazione proletaria
- Strapaese (L'Italiano, Bologna 1926-42)/ Stracittà (Novecento, Roma 1926-29): provincialismo di Maccari / modernismo urbano di Bontempelli
> Novecento sprovincializza la cultura italiana uscendo per tre anni in francese e con una redazione prestigiosa (es. Joyce)
----------------------- Ardengo Soffici, Lemmonio Boreo (1912): il nome evoca il giustiziere, preso dalla vita di Cellini, Le moine bourru. L., tornato dall’estero in Toscana, vuole far valere la giustizia come un prete guerriero: a lui (la ragione) si affiancano Zaccagna (la forza) e Spillo (l’astuzia). Costringono due genitori maneschi a riprendere in casa il figlio, un seduttore a occuparsi della ragazza; disturbano il comizio di un deputato socialista; puniscono una ricca fanciuilla che vuole conservarsi illibata; disperdono quattro turisti stranieri irrispettosi degli Italiani.

  • manifesto degli intellettuali fascisti (Bologna, 1925) -- Gentile

            - pochi non vogliono farsi riconoscere come fascisti (Pirandello, Malaparte)
- il fascismo è legato ai valori del passato, in particolare risorgimentali, che, anche con la forza, difende dalla degenerazione morale dei sindacati e dello stato liberale, ristabilendo l'autorità dello stato e l'ordine sociale.

            manifesto degli intellettuali antifascisti -- Croce
- arriva tardi, quando il regime è insediato
- si indirizza  a un’opinione pubblica ristretta
- gli intellettuali fascisti mettono al servizio di un partito la cultura, che è invece espressione di una scelta etica; abusano della parola «religione» per propagandare una «guerra di religione» che avrebbe dovuto sconfiggere l'odio che divide gli Italiani, ma che crea divisioni più gravi.
- scontro e confronto devono servire a «rinvigorire» la vita na­zionale e a «compiere» l'educazione politica degli italiani: la sto­ria conoscerà il trionfo della libertà.
---------> fogli clandestini antifascisti: Non Mollare (1925) dei fratelli Rosselli e G.Salvemini che pubblica il memoriale Filippelli sul delitto Matteotti; Giustizia e Libertà (Parigi 1934-39) di C.Rosselli

  • riforma della scuola --  Gentile (1923)

            - selezione della popolazione scolastica
- riduzione della mobilità sociale (gli studi tecnici non consentono l'accesso all'università)
- primato delle discipline teoriche
- preparare una classe dirigente ristretta
- in seguito sarà mitigata: malcontento delle classi inferiori e medie (severità degli esami)

  • Enciclopedia Treccani (industriale tessile e senatore) --  Gentile

            - conciliazione del fascismo con tutte le correnti intellettuali
- tra i collaboratori, ottanta firmatari del manifesto antifascista

  • riforma del codice penale --  Rocco (1925-31)

            - cittadino debole rispetto allo stato, più colpevole che innocente
- nuovi delitti contro lo stato
- calo dei diritti della difesa; soppressione della giuria popolare

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

- corrente marxista:
> riformisti (autonomi dal 1922, espulsi dal PSI)
> massimalisti (dal 1912 maggioranza nel PSI)        > la rivoluzione è un prodotto dalla realtà
> comunisti (dal 1921 nel PCd’I)                             > la rivoluzione è un prodotto della decisione del proletariato (Lenin)
> anarchici (sindacalismo rivoluzionario di G.Sorel, critica del parlamentarismo)

- cattolicesimo:
modernismo:
> rinnova il pensiero cattolico attualizzando gli studi biblici su base positivistica
> Ernesto Buonaiuti, Il programma dei modernisti (1907)
> eresia per Pio X, non più per Benedetto XV
> preparazione alla svolta di don Sturzo (1919) ---> PPI
> crisi dei partiti (sopr. liberali), successo delle organizzazioni extraparlamentari
> riforma sociale senza lotta di classe
> tutela della famiglia e della proprietà

Gli anni dell'Impegno (anni trenta)

- funzione degli intellettuali ---> di nuovo c'è che gli intellettuali oltre a teorizzare agiscono pubblicamente davanti a eventi storici che non hanno potuto ignorare
> in una sfera autonoma e neutrale
> da una parte dello schieramento
- spesso gli intellettuali in polemica contro la società
> testimonianza individuale
> seminare dubbi
> auscultare trasformazioni profonde
- la prima volta che agiscono come gruppo autonomo è nell'affare Dreyfuss (1898) con il Manifesto degli intellettuali, firmato da letterati solidali con Zola
------- Alfred Dreyfuss, ebreo e alsaziano, è processato come spia tedesca; il caso è riaperto dallo scrittore B.Laxare; opinione pubblica e stampa portano alla concessione della grazia -------
> altre mobilitazioni: contro la condanna a morte degli anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (1927) si schiera John Dos Passos; contro la I g.m. il manifesto della pace steso da Trockij in Svizzera (1915); la guerra di Spagna; maccartismo (i coniugi Rosenberg sono condannati a morte nel 1953)

- ritorno a forme letterarie come autobiografia, diario, inchiesta
- ritorno al romanzo mimetico-realistico vs. l'oscurità e l'allusività  
>> in Italia anche ermetismo
- ritorno al teatro politico e epico
- film documentario
- differenziazione tra letteratura alta e bassa
> la letteratura bassa intrattiene, ha messaggi facili, sotterranei valori mitologici, ha un sistema di generi                                   >> romanzo poliziesco

J.P.Sartre, Le mani sporche (1948): in Illiria (=Ungheria) poco prima della fine della 2 g.m. Hugo, borghese di 20 anni, disistimato dai politici, è incaricato dal gruppo di partito di Walter di eliminare il leader Hoederer, che, mentre l’Armata rossa s’avvicina, s’allea coi partiti della vecchia classe dirigente. Diventa suo amico, esita e l’uccide per ragioni private quando crede che Hoederer abbia simulato l’amicizia. Esce di carcere dopo 2 anni; la linea di partito è diventata quella di Hoederer. Hugo è testimone del passato, cui si chiede di dimenticare; rifiuta e si lascia ammazzare.
Il romanzo, che parve anticomunista, era una critica dei metodi staliniani e della falsificazione del passato; l'eroe non è l'idealista Hugo, ma il realista Hoederer, la cui battuta giustifica il titolo: ‘Temi di sporcarti le mani. Prendi a scusa la purezza per non far nulla. Io ho le mani sporche al gomito’.
Che cos’è la letteratura?: la scrittura comporta responsabilità, in quanto riguarda la realtà e collega l’intellettuale al proletario. L’intellettuale deve stare sempre dalla parte degli oppressi: uscito dalla sua classe, non si rivolge più al pubblico borghese; se resta fuori del partito, può elaborare liberamente teorie ma non entra in rapporto con la classe operaia.

Heinrich Mann: vuole realizzare una letteratura impegnata e critica verso la borghesia
Il professor Unrat o L’angelo azzurro (1905): il prof. Raar, soprannominato dagli studenti Unrat (immondizia), per cogliere in fallo tre allievi, conosce al caffé L’angelo azzurro la canzonettista Rosa Froelich, che frequenta rovinandosi. Alla fine, l’ex allievo Lohamann lo denuncia per il furto di un portafogli e la coppia è arrestata e derisa. U. è il tiranno che vive fra furore e paura; la città assume l’aspetto di 50000 studenti indisciplinati.

Albert Camus, La peste (1947): la peste colpisce Orano (Algeria), dove ci si annoia, e le autorità, che hanno nascosto il male, chiudono la città. Varie le reazioni dei personaggi: il dottor Bernard Rieux (narratore) s'impegna con la coscienza del limite dello sforzo umano; il giornalista Rambert vorrebbe evadere per riunirsi alla amata, ma alla fine rinuncia alla felicità individuale; il padre Paneloux vuole convincere i concittadini che hanno meritato la punizione divina, ma dopo aver assistito alla morte di un bambino accede a una fede problematica.
- la peste è simbolo del male e del dolore, inspiegabili ma affrontabili solo con l'etica dell'impegno
- Orano potrebbe essere la Francia occupata dai nazisti

Robert Musil (1880-1942), L’uomo senza qualità (1919-43): Vienna, 1913-14: Ulrich lascia il lavoro per riflettere. Il padre lo inserisce come segretario in un'operazione politica, l'Azione Parallela, che vuole far concorrenza alla decisione dei Tedeschi di festeggiare l'anniversario dell’ascesa di Guglielmo II, celebrando quello di Francesco Giuseppe. Nelle discussioni a casa della Tuzzi, U. cerca ironicamente di far venire alla luce il vuoto e il caos; intanto, si scopre che l'industriale Paul Arnheim, che sembra trovare l'idea mancante al gruppo (assicurare la vittoria dell’anima contro il materialismo), è mosso da interessi commerciali. U. incontra ai funerali del padre la sorella Agathe, che lascia il marito e falsifica il testamento del padre per mettere le mani sull’eredità. Sotto la spinta della sorella, U. chiarisce le sue idee: vuole lasciare questo mondo di finzioni, non trovarvi posto grazie alle sue qualità che rinnega.
- se vivere non è logico, conta però essere uomini: attività politica

Edward Morgan Forster (1879-1970): Passaggio in India (1924): Mrs Moore viaggia fino a Chandrapore, vicino al Gange, per dovere verso il figlio Ronny, funzionario, con la futura nuora Adela Quested. Per sfuggire a una serata al circolo, visita la moschea e incontra Aziz, giovane medico che ha studiato in Inghilterra. Aziz invita le due alle grotte Marabar, raggiunte in treno e su elefante. Adela è choccata dall'eco di una grotta e Aziz, accusato di averla aggredita, è arrestato. Nel processo, l’unico inglese che sostiene Aziz è l’insegnante Fielding. Adela scagiona il medico e rompe il fidanzamento con Ronny. Mrs. Moore spedita in Inghilterra dal figlio muore in viaggio. La partenza di Adela, il discredito di Ronny e la rinuncia al risarcimento di Aziz fanno deteriorare i rapporti tra Inglesi e Indiani. Quando Fielding parte per l’Inghilterra, Aziz sospetta che voglia sposare Adela. Quando tornerà, mentre si svolgono i riti indù, gli incontri tra Fielding e Aziz si fanno più diffidenti. Egli non ha sposato Adela, ma Stella Moore, sorella di Ronny, ma non recupera l’amicizia degli Indiani. L’ultima cavalcata nella giungla dei due è il segno di una frattura incolmabile tra le due civiltà.
- temi: > conflitto tra la chiusa civiltà inglese e quella indiana, più vicina alla natura
> ipocrisia degli occidentali (Ronny che si considera venuto in India per far giustizia), sospetto degli orientali (Aziz che vede l’unico riscatto possibile dell’India nell’allontanamento dei colonizzatori)
> soffocamento dei rapporti umani causato dal formalismo
> attenzione più che ai problemi di mentalità, allo svolgimento interiore dei rapporti umani
> forte sistema simbolico: carica utopica

------ posizioni di disimpegno -------

- Th.Mann: prima del nazismo, sviluppa il contrasto tra Zivilisation, cioé il processo irradiatosi dalla Francia che ha diffuso il progresso e la democrazia, e Kultur, basata sulla tradizione, sulla natura, sugli istinti. L'arte che nasce dal profondo fa parte di quest'ultima e quindi è impolitica.
- Max Weber (1918): a Monaco, in due conferenze, distingue la professionalità dello specialista in scienze sociali e il suo atteggiamento politico: egli deve obbedire alla disciplina, fornire strumenti e saperi validi in sé, astenendosi dal confonderli coi valori.
> distinzione tra tecniche oggettive e valori che la razionalità scientifica non può giudicare
> la scienza spiega oggettivamente ----> può anche razionalizzare i valori umani


 

Il futurismo.

Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto 1876-Bellagio, CO 1944):

  • secondogenito di un avvocato di Voghera, studia presso gesuiti francesi; ne è espulso per aver introdotto Zola. A Parigi si laurea in lettere (1895) e in legge a Pavia e Genova (1899).
  • 1899: su Anthologie-Revue pubblica il poemetto I vecchi marinai; declama versi in teatri italiani e francesi; nello stesso orizzonte: La conquete des étoiles 1902, Destruction 1904, La ville charnelle 1908.

--> sensibile alla poesia francese romantica e simbolista

  • 1905: a Milano fonda la rivista internazionale Poesia. La tragedia satirica Le roi Nombance (Bisboccia), rappresentata a Parigi nel 1909, esalta l’aristocrazia dell’ingegno

--> nazionalismo e antisocialismo (1908: è arrestato a Trieste per manifestazioni irredentistiche)

  • 1909: fonda il futurismo coll’articolo Fondation et Manifeste du Futurisme sul Figaro

--> redige i manifesti, organizza dal 1910 le serate futuriste, è in Libia corrispondente di guerra (1911), pubblica il romanzo Mafarka le futuriste (1910) e le poesie di La bataille de Tripoli (1912)

  • culto della guerra dinamica e purificatrice: interventista, volontario, ferito in guerra

--> esalta la guerra bulgaro-turca nel poema Zang Tumb Tumb (1914)

  • fiancheggiamento del fascismo:

--> partecipa alla distruzione della sede milanese dell’Avanti!: in galera con Mussolini (1919)
--> segretario del sindacato nazionale degli scrittori, accademico dal 1929

  • anni 20: contenuti sentimentali e narrativi, uso meno rigido delle forme futuriste

--> il romanzo 8 anime in una bomba (1919), la prosa Spagna veloce e toro futurista (1931), gli scritti autobiografici La grande Milano tradizionale e futurista e Una sensibilità italiana nata in Egitto (1969)
--> volontario nella campagna di Russia

- termine già usato dal catalano G.Alomar
> M. considerò anche dinamismo e elettricismo ma futurismo è più efficace e contiene le sue iniziali
- attivismo, aggressività, maschilità > esaltazione della guerra
- rifiuto del passato, aggressività antiborghese, entusiasmo per la macchina ---> diventano futuristi anche anarchici e comunisti
> musei e biblioteche sono «ricettacoli del passato» e perciò luoghi da distruggere
- l'artista è interprete delle trasformazioni introdotte dalla civiltà tecnologica
> sperimentazione di nuovi modi di comunicazione, più aderenti alla velocità del reale
- parole in libertà ---> Apollinaire, dadaisti
> rifiuto della dimensione soggettiva e psicologica dell'arte e esaltazione dell'istinto
> distruzione della sintassi, uso dell’infinito
> abolizione di aggettivo e avverbio
> morte dell’io letterario, ossessione lirica della materia
> analogismo, onomatopee
> segni matematici
> rivoluzione tipografica
> ottenere la simultaneità dei pittori

poeti futuristi: Corrado Govoni (1884-1965); Aldo Pa­lazzeschi (1885-1974); Ardengo Soffici (1879-1964)

            futurismo moderato -- Lacerba  (1913-1915): fondata da Papini e Soffici
- Lucini, ispiratore di Marinetti, dichiara su Voce estraneità al caos futurista (1913)
- Papini prende le distanze da Marinetti con Il mio futurismo (1914)
- Palazzeschi pubblica su Voce una dichiarazione in cui rompe con Marinetti
- 1915: Futurismo e Marinettismo di Palazzeschi, Papini, Soffici su Lacerba
- secessione in polemica con Prezzolini
- anticonformista fin dal titolo (che riprende Cecco d’Ascoli) e dall’epigrafe (qui non si canta al modo delle rane)
- combatte l'inerzia intellettuale per una libertà che esalti i valori eversivi e irrazionalistici dell’arte: Marinetti, Boccioni, Carrà, Govoni, Palazzeschi, ma il suo futurismo è meno sperimentale.
- tono politico nazionalista e interventista.

Giovanni Papini (Firenze 1881-1956):
- ritrae la piccola borghesia nell'autobiografia Un uomo finito (1912)
- autodidatta, grazie a Prezzolini scopre la sua vocazione
- Il crepuscolo dei filosofi (1906), contro Kant, Hegel, Schopenhauer, Comte, Spencer, Nietzche; Stroncature (1916), contro la cultura ufficiale e alcuni grandi classici (Amleto, Faust, Decameron)
- Storia di Cristo (1921): fascista e accademico, annuncia la sua conversione e un ritorno all’ordine

            futurismo di sinistra
- 1914: il socialista piemontese Duilio Remondino scrive Il futurismo non può essere nazionalista
- Boccioni è inizialmente marxista
- Marinetti tenta un accordo cogli anarcosindacalisti, sospeso dall’avvicinamento di Corradini (1910)
- 1919-20: alcuni futuristi continuano a pensare al fascismo come a un cripto-socialismo
- Arditi Rossi
- Gramsci è interessato all’ipotesi futurista di un’arte per tutti (il popolo come produttore d’arte) - su Ordine Nuovo 1921: Marinetti rivoluzionario?

            secondo futurismo --> alleanza con il fascismo (1916)
- 1918: Partito futurista italiano -- Roma futurista, fondato da Marinetti
- Fasci politici futuristi a Ferrara, Firenze, Roma e Taranto
- 1920: Marinetti lascia i fasci, reazionari e passatisti
> Prezzolini dichiara l’incompatibilità tra futurismo e fascismo
- 1923-24: riaccostamento
> dissoluzione del futurismo come movimento rivoluzionario


Il dadaismo (1913-21) --- cubofuturismo e egofuturismo [il poeta Majakovskij, il regista Eizenstein]

- emerge dalla mostra dell'espressionismo di Berlino

- Zurigo, 1915-1919: si crea intorno al Cabaret Voltaire
>>> l’alsaziano H.Arp, il rumeno Tristan Tzara (1896-1963), autore del primo manifesto (1918)
- il nome sembra scelto sfogliando il vocabolario
> in rumeno "sì sì"
> in francese "cavallo" (lingua infantile)
> forse legato all'africano?
- si esprime con cabaret, mostre, riviste

- New York: indipendente dal dada zurighese, si crea intorno a M.Duchamp e Man Ray

- Berlino: trapiantato dal comunista Huelsenbeck
> sperimenta fotomontaggio, poesia astratta, teatro proletario

- Parigi, 1918-21
>>> fondata la rivista Dada di Aragon e Breton
> manifestazioni di Tzara e Picabia
> quando Breton propone di affrontare nell'arte il tema dell'inconscio, subentra il surrealismo

- caratteri: esasperazione del rifiuto di ogni convenzione in nome della spontaneità assoluta
>>> parodia, nonsense, «poesia fonica» (suoni liberamente acco­stati), collages verbali (accostamenti casuali di parole)
- l'arte non è una cosa se­ria, ma si fa per sol­di o «per lisciare il pelo» ai panciuti borghesi
>>> distruggere perché qualcosa rinasca
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Il Surrealismo (anni venti)

- atto di fondazione: André Breton (1896-­1966), Litté­rature

- fonti: modelli poetici (Baudelaire, Rimbaud); Marx, Freud.
- esperienze in poesia (Breton, Aragon, Eluard), arte (De Chirico, Picasso, Dalì, Ernst, Mirò), fotografia (M.Ray), cinema (R.Clair, L.Bunuel)
- campagne, serate, slogan

- l'immaginazione, rivalutata da Freud, accompagna l'uomo durante !'infanzia, per poi abbandonarlo intorno ai vent'anni
> la vita diventa una se­rie di eventi «mancati», a cui l'uomo non prende parte veramente
- l'arte non deve riflette­re una concezione logica dell'universo (vs. realismo, positivismo) perché non sia bandito dallo spirito ciò che può essere tacciato di superstizione
- il roman­zo si giustifica solo se dà voce all'immaginazione; superiore è la poesia
- conciliazione tra impegno e autonomia
> la liberazione delle parole e dell'inconscio è rivoluzionaria
> ma poi Breton è espulso dal PC
- nuovo codice retorico:          > scrittura automatica: logica degli accostamenti automatici
> lingua del sogno


 

Umberto Saba (Trieste 1883-Gorizia 1957)

  • di madre ebrea e padre cristiano, che la lascia poco prima della sua nascita, rifiuta tardi il cognome paterno (Poli) per Saba (in ebraico, pane), della nutrice slovena Peppa Sabaz. Frequenta il ginnasio e una scuola commerciale; interrompe gli studi per lavorare in una ditta commerciale. E' anche mozzo. Fa il militare a Salerno (1908). Nel 1909 sposa Carolina Woelfer (la Lina del Canzoniere) secondo il rito ebraico.

--- 1903: pubblica privatamente Il mio primo libro di poesie.

  • soggiorna a Firenze, Roma, Bologna, Milano per uscire dall’isolamento. A Firenze conosce i vociani. Nel 1911 pubblica Poesie stroncate da Slataper.

--- 1912: scrive Quello che resta da fare ai poeti, rifiutato dalla Voce: auspica una poesia onesta, fedele alla verità interiore del poeta

  • I g.m.: giudicato inabile, non è inviato al fronte.

--- Canzoniere (1921)

  • 1928-29: malato ai nervi, è curato da Weiss, psicanalista freudiano e conosce la psicanalisi. Per le leggi razziali fugge a Parigi, Roma e Firenze, nascosto da amici

--- Canzoniere2 (1945)

  • 1945: a Trieste acquista una libreria antiquaria. Risiede per qualche tempo a Milano e Roma.

--- Canzoniere3-4-5 (1948, 1951, 1961) /// prose: Scorciatoie e raccontini (prose, 1946), Storia e cronistoria del ‘Canzoniere’ (tesi di laurea attribuita nella finzione al prof. Tullio Mogno, 1948), Ricordi-racconti (1956)

  • la salute si guasta: nel 1953 in una clinica romana comincia Ernesto (1975) che resta incompiuto.

 

Il Canzoniere:
I edizione (1921):
> da Poesie (1911): Poesie dell’adolescenza (1903), Voci dai luoghi e dalle cose (1904-5), Poesie fiorentine (1906-7), Versi militari (1907-8, composti durante la naia), Casa e campagna (1909-10, sulla vita in campagna con la moglie e la figlia)
> Trieste e una donna (1910-12, già pubbl. come Coi miei occhi) sul tradimento della moglie accettato, La serena disperazione (1912-14), Poesie scritte durante la guerra (1915-18), Cose leggere e vaganti (1920, caratterizzate da leggerezza e facilità anche nella metrica; già in vol.), L’amorosa spina (1921, sull’amore per Chiaretta; già in vol.)
II edizione (1945):
> del primo canzoniere: Poesie dell’adolescenza e giovanili (ridotte), Versi militari (ridotti), Trieste e una donna, La serena disperazione (ridotta), Poesie scritte durante la guerra (ridotte), Tre poesie fuori luogo (dalla precedente raccolta), Cose leggere e vaganti (ridotte), L’amorosa spina
> aggiunge: Preludio e canzonette (1922-23; già in vol.), Autobiografia (1924, un sonetto per un episodio di vita; già in vol.), I prigioni (1924, sonetti su caratteri umani; già in vol.), Fanciulle (1925, pubbl. in Figure e canti), Cuor morituro (1925-30) sul paradiso della sua prima infanzia, L’uomo (breve poema, 1928), Preludio e fughe (un preludio, 12 fughe a due o tre voci, due congedi, 1928-9), Il piccolo Berto (dedicato a Weiss, 1929-31; pubbl. con le tre raccolte precedente in Tre composizioni, 1933) sul suo dissidio interiore, Parole (1933-34; attenzione al valore poetico delle parole; già in vol.), Ultime cose (1944), 1944, Varie (1944)
III edizione (1948):
> aggiunge Mediterranee (1944-47)
IV edizione (1951):
> aggiunge Uccelli (1948), Quasi un racconto (1951, ripresa dei moduli narrativi; già in vol.)
V edizione (1961):
> aggiunge Sei poesie della vecchiaia (1953-55) e Epigrafe (le altre 6 poesie della raccolta omonima che in origine comprende Uccelli)

poetica
- la poesia deve essere onesta, cioé attingere all'autenticità delle cose
> il poeta deve vivere l'arte come passione senza intenzioni bottegaie ≠ D'Annunzio
> la comunicazione col lettore lo induce ad una scelta di semplicità tematica e formale
- la poesia deve scandagliare il proprio animo ≠ poeti impegnati
> psicoanalitico prima della psicanalisi (Contini)
> marginalità triestina
- la poesia trae origine dalla malattia del poeta

- anni venti: incontro con Ungaretti
> eliminazione di arcaismi
> maggiore brevità del verso

- costruisce uno sviluppo coerente nella sua biografia
> malattia - coscienza della malattia - crisi - guarigione
dove il nucleo psicoanalitico è un rapporto edipico rovesciato, dove la madre è l'autorità e il padre la trasgressione
> complicazioni: ruoli sociali, razze, la seconda madre
- conseguenze: dolore, frustrazione, volontà di regressione, nostalgia dell'infanzia (Il piccolo Berto)

- ermetico o neorealista?
- lingua tradizionale; fedeltà alle forme metriche
> più aulica quando tocca i temi del sogno e della trasgressione e più cantabile se tocca temi umili

Ernesto: orfano di padre, vive con la severa madre e la zia che li mantiene; a 16 anni (1898) interrompe gli studi per fare il contabile da Wilder, ebreo di cultura tedesca. Studia senza successo il violino; si considera italiano e legge il quotidiano socialista Il lavoratore. Fa sesso con un ventottenne bracciante della ditta: è curioso e cerca affetto e protezione. Mentre l'altro è impacciato (inferiore socialmente e culturalmente), E. è ingenuo e chiama le cose col loro nome, non avvertendo la condanna sociale se non come rimorso verso la madre. Per noia interrompe i rapporti. Dopo la prima barba, si cerca una prostituta che lo tratta maternamente. La madre lo perdona, concedendogli una tenerezza. E. poi conosce un ragazzo più giovane, Ilio, di cui idealizza la bellezza e le doti musicali. Nel prosieguo, i due avrebbero amato la stessa donna.
- è convinto dell’impubblicabilità del racconto: i fatti; il triestino parlato dei personaggi (anche se ammorbidito)


 

Eugenio Montale (Genova 1896-Milano 1981)

  • sesto figlio di Giuseppina Ricci e Domenico titolare di una ditta commerciale di prodotti chimici. Iscritto dai Barnabiti, per salute, interrompe gli studi alla IIIa tecnica e studia da ragioniere (1913). Tenta la carriera di cantante, ma muore il maestro, il baritono Sivori. Nel 1917 è sottotenente di fanteria. Al corso a Parma è amico di Sergio Solmi.
  • 1918: torna a Genova. Disoccupato, passa le vacanze a Monterosso dove frequenta Anna degli Uberti (cantata come Annetta-Arletta; 1922-23), collabora a riviste e frequenta il Caffè Diana, con Angelo Barili, Adriano Grande e Camillo Sbarbaro di cui recensisce Trucioli. Studia filosofia (Boutraux, Bergson).
  • 1922: esordisce su Primo tempo, diretta da Solmi e G.Debenedetti, con Accordi e la poesia Riviere. Conosce il gruppo di Gobetti: collabora a Rivoluzione liberale e Baretti, dove pubblica Stile e tradizione, presa di distanza da Carducci-Pascoli-D’Annunzio. Firma il manifesto degli antifascisti; pubblica Omaggio a I. Svevo sull’Esame (1925).

Ossi di seppia (1925, 1928)

  • Firenze 1927: lavora alla Bemporad. Dal 1929 dirige il gabinetto Viesseux, dove conosce Vittorini, Gadda, Contini, Bo e da cui è allontanato perché non iscritto al PF. Dopo iniziali contatti con Papini, si lega a Solaria e al caffé delle Giubbe Rosse. Qui conosce Contini che accompagna la sua opera con interventi critici, lo porta a Lugano a stampare Finisterre (1943) e sistema la sua produzione; a Firenze incontra (1927) Drusilla Tanzi con cui convive dal 1939 e che sposerà (1962) e Irma Brandeis (Clizia) che penserà di raggiungere in America (1933). Collabora al progetto di Vittorini, Americana, e traduce (1942) Storia di Billy Budd di Melville.

Le occasioni (1939)

  • Scrive su La Nazione del Popolo, organo del CLN toscano; fonda il quindicinale Il Mondo (1945). Nel 1946, ospita Saba e Primo Levi perseguitati per motivi razziali e si iscrive al Pd’Az.
  • Redattore (1948-1973) al Corsera, critico musicale al Corriere d’informazione (1954). Traduce i maggiori poeti inglesi, dopo il licenziamento per necessità (Quaderno di traduzioni 1948). Negli ultimi anni a Milano è con la governante Gina Tiossi. Nel 1967 è senatore a vita (liberale); si laurea ad honorem a Basilea (1974) e vince il Nobel (1975) pronunciando E’ ancora possibile la letteratura?

La bufera ed altro (1956), Satura (1971), Diario del '71 e del '72 (1973), Quaderno di quattro anni(1977), Tutte le poesie cui segue l’ediz. critica L’opera in versi /// in prosa: La farfalla di Dinard (1956);Auto da fè (1966), Fuori di casa (1969), Sulla poesia (1976) in cui riunisce i suoi interventi di critica
Postume: I miei scritti sul “Mondo”, a cura di G. Spadolini; Altri versi e poesie disperse e Prime alla Scala (scritti musicali)

- la radice filosofica della sua poesia è nello spiritualismo o contingentismo (Emile Boutroux)
- tra l’uomo e l’assoluto c'è la realtà fenomenica in cui è impossibile individuare uno spiraglio della verità metafisica: si può sperare in un’eccezione, che dia l’illusione della libertà
---> la poesia metafisica (Ezra Pound, 1885-1972; Thomas Stearns Eliot, 1888-1965) cerca una verità più profonda oltre la realtà sensibile:
1. correlativo oggettivo (attribuire agli oggetti un valore rappresentativo di emo­zioni o pensieri);
2. modelli in cui sia presente la tensione verso una realtà superiore (Bibbia, stil­novisti, Dante, poeti metafisici inglesi di inizio '600)
- ha fiducia nella poesia come via di salvezza: il poeta è una coscienza critica isolata senza messaggi né funzione politica, ma è necessario su un piano etico

Ossi di seppia (1925, 1928, ...., 1942): edita da Gobetti, gli dà successo (vi confluisce Corno inglese di Accordi 1922, partitura eseguita da 7 strumenti); dopo In Limite, ha sette sezioni: Movimenti, sull’opposizione tra mare/ terra, natura/ città, infanzia/ maturità; Poesie per Camillo Sbarbaro, sull’uomo esiliato e abbandonato; Sarcofaghi, di influsso foscoliano e leopardiano; Altri versi; Ossi di Seppia, 22 liriche brevi in cui attua la poesia metafisica; Mediterraneo, poemetto in nove momenti: i primi tre cantano il mare come “patria sognata” e “paese incorrotto”, mentre gli ultimi registrano il distacco da esso; Meriggi e ombre, scritta sotto il fascismo.

mare/ natura/ infanzia

terra/ città/ maturità

Il mare, che attrae e respinge, è il luogo dell’indifferenziato, della felicità naturale e della libertà.

La terra è la sede della privazione, dell’esilio, del rapporto sociale e del sacrificio, dei limiti umani.

I paesaggi dell’infanzia e dell’adolescenza sono pieni d'incanto > pienezza di un rapporto solido con il cosmo

I paesaggi della maturità sono pieni di disincanto > frammentazione della realtà (che si riduce a un ingorgo di oggetti) e dell'anima

- M. non trova un oggetto in cui avere fiducia: lo sforzo descrittivo, preciso, porta in luce solo le macerie del mare (gli ossi), le quali simboleggiano l’aridità dell’universo, il male di vivere
- resta, come riscatto, la possibilità della Divina Indifferenza: perciò il messaggio è negativo: «codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo»
- la radicalità della posizione negativa è sottolineata dalla mancanza di ostentazione nella lingua che vorrebbe aderire alla realtà essenziale e arida
- rifiuto della poesia retorica e aulica (D’Annunzio, Pascoli, la Ronda): lessico colloquiale, talora in contrasto con termini aulici
- temi prediletti: il paesaggio della Liguria, il meriggio che invita alla meditazione

Forse un mattino andando in un’aria di vetro (1923): il poeta immagina di voltarsi tanto in fretta da vedere che dietro di lui è il nulla (la realtà); dopo un attimo il mondo torna a riempirsi di quelle immagini che simulano la realtà; ciò che ha visto resta un segreto.
- esempio di poesia metafisica: concretizza un pensiero filosofico
- oggetti e tempi inconsueti (una mattina; un ambiente indeterminato; un futuro d’attesa)
- epifania: un’anomalia interrompe l’ordine dei fenomeni, sottraendoci ai nostri limiti: la trasparenza dell’aria invernale, che rende le cose nitide
> la realtà quotidiana è un inganno, ma il miracolo fa scoprire il nulla
> la poesia è rivelazione, ma anche incomunicabilità
> immanenza e trascendenza non sono separabili, ma neppure si può mediare: occorre vivere la contraddizione senza scappatoie

Le occasioni (1939, 1940): comprende i testi tra 1926 e 1940 (nucleo originario è La casa dei doganieri e altri versi, 1932). Aperta da Il Balcone, presenta 4 sezioni: un diario di viaggio in cui compaiono personaggi femminili (Gerti, Liuba, Dora Markus); i 20 Mottetti (forme musicali francesi del '700), dedicati per lo più a Clizia; il poemetto Tempi di Bellosguardo sulla crisi della poesia travolta dalla storia; una IVa parte, in cui compare una riflessione storica,  dominata dall’immagine della casa e dello studio.

TEMI:
- l'occasione è l'evento o l'oggetto che interrompe la monotonia e da cui scaturisce l'essenza del mondo
- il varco e la possibile salvezza sono incarna­te soprattutto dalle donne amate, ma la speranza di un miracolo svanisce sempre più col ricordo sempre più debole e restano tristezza e angoscia
> la prima donna-angelo è in Elegia di Pico Farnese
- l'unica speranza è che la realtà possa svanire, rivelando la nullità dell'esisten­za
- non compaiono riflessioni perché M. vuol lasciar parlare solo gli oggetti, correlativo oggettivo del suo stato d'animo
- poesia «degli oggetti» --> cfr. corre­lativo oggettivo (Eliot): gli oggetti rappresentano l'equivalente della condizione soggettiva

FORME:
- influenze: Eliot, Blake, Hopkins, Valery e Baudelaire
- monolinguismo petrarchesco accompagnato da allegorie dantesche
- ritorno alla metrica tradizionale (la quartina nei Mottetti)
- immagini di circolarità e di spazi chiusi [negli Ossi, muro e orto] >>> tempo ripetitivo

La bufera e altro (1956, 1961): comprende le poesie scritte tra 1940 e 1954, in sette sezioni: Finisterre (già pubbl. a Lugano 1943; a proposito della bufera, cioé della guerra), Dopo, Intermezzo, Flashes e dediche, Silvae, Madrigali privati, due Conclusioni provvisorie (in cui tenta un bilancio). L'altro è il dopoguerra.

TEMI:
- la poesia e l'impegno morale, davanti alla storia, sono impotenti  (pessimismo sto­rico e sociale): non resta che tacere
- la guerra è stata un’esperienza tragica, ma solo un evento tra tanti, da cui è emersa l'eterna e immutabile condizione umana di scacco e incomunicabilità
- la sfiducia nella storia porta a non credere in nessuna speranza di salvezza
> gli oggetti deboli e luccicanti segnalano la precarietà della tensione verso l'assoluto
> la donna (cantata dopo la sua scomparsa, che le consente una duplice natura, umana e divina) porta un messaggio sacro ma oscuro: è anche sorella dell’anguilla, emblema di creatività e di carnale riproduzione (la Volpe)
> i simboli diventano oscuri talismani che mediano tra il sensibile e l’inconoscibile

FORME:
- registro alto e eloquente, incline talora all’allegorismo
- tecniche prosastiche: versi lunghi, enjambement, quasi scomparse strofe e rime, versi dal settenario all'endecasillabo

Satura (1971): in quattro sezioni: Xenia I e II (28 poesie, 1964-67), colloqui con la moglie morta, cantata come «Mosca» (già edite nel 1966), Satura I e II (77 poesie, 1968-70), quadri e schizzi dove satireggia la società dei consumi. Il titolo allude al carattere di mescolanza di temi e forme della raccolta e al tono ironico verso il presente.  

TEMI:
- la ricerca del varco si traduce nella meditazione sul flusso del tempo cui si cede grazie al ricordo
- si oppone al passato il presente insensato, che vede il «trionfo della spaz­zatura» e dell'«ossimoro permanente»
- il passato è quello della casa divisa con Mosca, la cui descrizione si configura come una parodia della donna-angelo che insegna a difendersi con l'ironia (gli occhiali al posto dello sguardo salvifico; i senhals domestici: insetti casalinghi, la sveglia...)
- l’amore coniugale è identificato con la durata, il motivo dei morti si lega alla memoria

FORME:
- musicalità dissonante
- tendenza verso la prosa, alla colloquialità, all’aforisma, al racconto, alla filastrocca, alla battuta
- rima mascherata grazie a soluzioni ipermetre o alla collocazione a inizio verso

Diario del ‘71 e del ‘72 (1973; già Diario del ‘71, 1971): la parola del titolo è neutra: indica la mescolanza di liricità e riflessione, poesia  e prosa, ironia e saggezza.


- il colonialismo è giustificato in nome della miseria italiana e legato all’emigrazione
- idea di nazione proletaria ---> Corradini > dalla lotta fra ceti alla lotta fra nazioni

  1. favorevoli alla guerra in Libia

            > socialisti riformisti (L.Bissolati), sindacalisti rivoluzionari, grandi quotidiani, D’Annunzio

  1. contrari alla guerra in Libia

            > la Voce di Salvemini
- gli schieramenti di fronte alla 1a g.m.:

  1. neutralisti: socialisti, giolittiani, molti cattolici; Palazzeschi, Croce, Giorgio Pasquali; le masse (--> insurrezione pacifista del 1917 a Torino)
  2. interventisti: Mussolini (lascia l’Avanti! e fonda Il Popolo d’Italia); D’Annunzio (a Genova e Roma invita alla violenza contro i nemici, in particolare Giolitti); quasi tutti i letterati

-- la guerra ripristinerà l’ordine sconvolto dal movimento operaio e contadino
-- la guerra emanciperà il popolo e sancirà la vittoria dei popoli liberi (Bissolati, Slataper, Salvemini)
-- la guerra è una bella avventura, che fa emergere gli istinti (D’Annunzio, futuristi)
-- la guerra è un’esperienza di dolore e fraternità, che permette di ignorare le frustrazioni personali e le contraddizioni della vita (Jahier, Serra)

 

Letteratura italiana novecento e contemporanea

Luigi Pirandello (Girgenti 1867-Roma 1936)

  • Nasce nel podere «Caos» (un toponimo cui dà valore simbolico) da una famiglia borghese risorgimentale e garibaldina. Legge molti romanzi storici e drammi a dispense, che un cartolaio di Girgenti gli passa; si appassiona ai classici. Lasciati gli studi tecnici cui il padre lo indirizza, si iscrive con l’assenso della madre al ginnasio a Palermo. Si fidanza con la cugina Lina e si reca d’estate nelle zolfare di Girgenti. Studia legge a Palermo e lettere a Roma e, dopo un contrasto col professore di latino, a Bonn, dove si laurea (1891). Alla partenza pubblica le poesie Mal giocondo (1889).
  • 1889-1892: l’esperienza tedesca gli permette di sprovincializzarsi: legge i classici tedeschi, studia estetica, scrive sulla questione della lingua. Pubblica il poemetto Pasqua di Gea, per Jenny Lander, che ama (1891), e compone Elegie renane, sul modello di Goethe che traduce (1895) - l'ultima raccolta di poesie che scrive, di carattere più personale, è Fuori di chiave (1912). Nel 1891 si laurea con una tesi sul dialetto di Girgenti.
  • Sposa Antonietta Portulano, figlia di un socio del padre (ha tre figli) e si trasferisce a Roma. Conosce il gruppo verista di Ugo Fleres, con cui fonda la rivista Ariel su cui combatte in nome della sincerità dell’arte (1897), e Capuana, che gli suggerisce di dedicarsi al romanzo: scrive Marta Ajala (1893; L’esclusa 1901, 1908). Collabora a riviste e pubblica le novelle Amori senza amore (1894), Beffe della morte e della vita, Quand’ero matto e il romanzo Il turno (1895). Insegna stilistica al magistero femminile (1897-1922).
  • 1903: le zolfare di famiglia sono allagate e la famiglia è rovinata. Deve assistere alla moglie impazzita e costretta a letto: intanto scrive Il fu Mattia Pascal (1904). Rimasto con un solo stipendio, intensifica la collaborazione a riviste e partecipa al concorso di ordinario (1908) con due saggi (L’umorismo e Arte e Scienza) che causano una polemica con Croce. Nel 1910 debutta a Roma come autore teatrale di La morsa, messa in scena da Nino Martoglio (riduzione per il teatro della novella Lumie di Sicilia), ma si dedica alla narrativa: Suo marito (1911; Giustino Roncella detto Boggiolo 1937), I vecchi e i giovani (1903, 1913), 5 raccolte di novelle (1910-14), Uno, nessuno e centomila (iniziato nel 1912 e pubbl. nel 1925-26), Si gira... (1915; poi Quaderni di Serafino Gubbio operatore 1925).
  • 1915-18: capisce di potersi esprimere meglio col teatro. Il figlio Stefano parte volontario ed è fatto prigioniero; muore sua madre e la moglie si aggrava. Angelo Musco rappresenta Il berretto a sonagli e La giara; dello stesso periodo, Così è (se vi pare) e Il piacere dell'onestà. Nei due anni successivi (1918-20), appaiono: Ma non è una cosa seria, Il gioco delle parti, La patente, L’innesto, L’uomo, la bestia e la virtù, Come prima meglio di prima.
  • 1921: raggiunge la fama mondiale con Sei personaggi in cerca d’autore. Nel 1922 lascia l’insegnamento e s'impegna nel teatro: Enrico IV, l’atto unico L’uomo dal fiore in bocca, Vestire gli ignudi, La vita che ti diedi. Pubblica la sua produzione novellistica (Novelle per un anno). Nel 1924 dopo il delitto Matteotti chiede l’iscrizione al PF. Dal 1925 dirige la compagnia “Teatro d'arte di Roma" (detto degli Undici), con gli attori Ruggero Ruggeri e Marta Abba: per lei scrive Diana e la Tuda (1926) e L’amica delle mogli (1927). Segue anche all'estero le tournées.
  • 1928: periodo del teatro mitico (La nuova colonia, O di uno o di nessuno, Lazzaro, Come tu mi vuoi). A Berlino scrive Questa sera si recita a soggetto (1929) e diventa accademico (1929). Scrive i primi due atti di I giganti della montagna (1931). Nel 1934 riceve il Nobel, mentre a Roma la prima di La favola del figlio cambiato si conclude con un insuccesso e in Germania le sue opere sono vietate.

 

- mutamenti nella pratica teatrale
> teatro politico
> partecipazione dialettica del pubblico
> V.Mejerchol’d (1874-1942) ---> regista simbolista e socialista
> legato a V.Majakovskij (La cimice 1929)
> Erwin Piscator (1983-1969) ---> teatro epico proletario (finalità pedagogica)
> usa diapositive, film, macchine sceniche; scene simultanee, uso di un narratore
> sceglie nuovi luoghi: scuole per operai, circoli, birrerie
> Bertold Brecht ---> Agit-prop (gruppi teatrali di propaganda)
> uso di con invettive, slogan, sarcasmo
> tenta di versificare il manifesto di Marx
> A.Artaud (1896-1948) ---> surrealismo
> teatro della crudeltà (fa affiorare la realtà profonda dei mali sociali)
> novità tecniche legate anche al cinema
> Wagner: teatro come totalità di parola, musica, azione (Wort-Ton-Drama)
> il teatro di Bayreuth (1876): non c'è distinzione fra palchi e platea, il palco si protende sopra il golfo mistico
> A.Appia (1862-1928): riflettori mobili; articola lo spazio in strutture geometriche
> E.Gordon Craig (1872-1966): attore ---> supermarionetta
> A.Antoine, Théatre libre (1887): fautore del naturalismo, fa muovere gli attori fra veri mobili, spesso portati da casa sua e li fa recitare a partire dalla quotidianità
> B.Wille, Freie Volksbuehne (1890): mette l’arte a disposizione del popolo
> K.Stanislavskij, Teatro dell’arte (1898): l’attore deve conoscere il personaggio attraverso sé e si conosce col personaggio
> incontro con A.Cechov (Il gabbiano 1898, Il giardino dei ciliegi 1904)
> P.Fort, Théatre d’art (1891): simbolismo; soluzioni finalizzate alla parola poetica
> cabaret (stessi procedimenti nelle serate delle avanguardie: dada, futurismo, surrealismo)
> Le chat noir di Parigi
> Rumore e fumo di Berlino
> E.Petrolini (1886-1936)

POETICA
L’umorismo (1908): la vita è un flusso continuo che cerchiamo invano di fissare in una personalità unitaria e stabile (la «coscienza») che è un'illusione: in certi momenti tempestosi, le forme fittizie crollano. Anche gli altri, ciascuno secondo la sua prospettiva, ci danno dato una forma.
- non esiste una realtà oggettiva né un soggetto unitario
> massificazione (grande industria; burocrazia; metropoli)
> radicalismo conoscitivo > incomunicabilità
- la società è una trappola del movimento vitale e da essa ci si salva solo con una fuga nell'irrazionale: nell'immaginazione che tra­sporta verso un altrove fantastico; o nella follia, che contesta la vita sociale
- chi rifiuta la vita sociale è il forestiere dalla vita, che «ha capito il giuoco» e diviene un personaggio «fuori di chiave», che guarda la vita dall'alto della sua coscienza, rifiutando di assumere la sua «parte», osservando gli uomini con «umorismo»
> «filosofia del lontano»: vede in prospettiva straniata ciò che per abitudine crediamo normale.
Premesse, Fu Mattia Pascal (1904): l'uomo, per credere che la vita abbia un senso, l'organizza secondo convenzioni che rafforzino tale illusione. L'umorismo serve a smascherare la tragedia esistenziale. Il soggetto, costretto a vivere nella forma, non è più una persona, ma un personaggio: se sceglie di adeguarsi pas­sivamente alle forme, è una maschera; se vive consciamente la scissione tra «forma» e «vita», una maschera nuda.

comico

umorismo

avvertimento del contrario (una situazione o un in­dividuo sono il contrario di come dovrebbero essere) --> contraddizione tra «vita» e «forma»

sentimento del contrario (riflessione sulle ragioni per cui una persona o una situazione sono il contrario di come dovrebbero essere)

riso

riso e pietà

OPERE:
Novelle per un anno (15 vol.; 1922): vi sistema le molte novelle che ha scritto (spesso per quotidiani o riviste), senza un ordine determinato; riusa questi temi nei romanzi e nelle opere teatrali. La narrazione è ambientata nella Sicilia contadina o nella borghesia romana, ma senza scopi veristi: l'unico intento è descrivere personaggi e vicende paradossali, in cui si coglie l'assurdità della vita o si vede agire la trappola borghese della famiglia oppressiva o del lavoro monotono. La negatività frutto dello status sociale emerge, represso, nel dolore, nella pazzia, nella sensualità.   
- la passione demoniaca, con radici nella natura femminile, nelle culture primitive, nei riti sociali, dà sfogo agli istinti, provoca la follia.
> dichiarazioni nichilistiche sull’amore e sul matrimonio
- tema del labirinto, del doppio e dello specchio
> immagina la sua vita come un labirinto
> in se stesso ritiene di avere due persone quasi sempre in guerra
> specchio penetrabile, ombra
- prende alla lettera le metafore

L'esclusa (Marta Ajala, 1893; pubbl. 1901): La siciliana Marta è sorpresa dal marito, Rocco Pentàgora, mentre legge la lettera di un ammiratore respinto, l'avv. Gregorio Alvignani, che abita al piano di sopra. Il marito la scaccia, pur sapendola incinta. M. è accolta dalla madre e dalla sorella, ma non dal padre, che, sentendosi disonorato, affida i propri beni ad un nipote disonesto e si chiude in una stanza. Muore quando M. partorisce un bimbo morto. Diventa maestra e con l'appoggio di Gregorio, ora deputato, si trasferisce a Palermo con la famiglia: qui trova pace e l'amore di Gregorio. Il marito, dopo una grave malattia, la riconosce innocente e le chiede perdono. M. non sa se restare con Gregorio, che vuole portarla a Roma, o riunirsi al marito. Sceglie il marito al capezzale della madre. M. aspetta un bimbo non suo, ma il marito la perdona.
- romanzo naturalistico nella materia (un quadro di provincia) e nell'impianto (narrazione in terza persona, focalizzata sulla protagonista col discorso indiretto libero)
- il «fatto» tuttavia non ha consistenza oggettiva
- struttura “a chiasmo”: sottolinea l'assurdità delle azioni umane

Il fu Mattia Pascal (Nuova Antologia e in vol. 1904, 19102, 1918, 1921):  M. è bibliotecario di un paese ligure, Miragno, dove il padre, arricchitosi con traffici marittimi e una somma vinta a Marsiglia, lascia alla famiglia un’eredità che finisce all’amministratore Batta Malagna. Di lui M. si vendica mettendo incinta la nipote Romilda. La sposa e convive con la suocera Marianna, che lo disprezza. Dopo una lite in famiglia, va a Marsiglia per imbarcarsi per l'America, ma a Montecarlo vince una somma. In treno, legge che è stato trovato il suo cadavere a Miragno, in una gora. Viaggia per ca. un anno in Italia e all'estero come Adriano Meis, poi si stabilisce a Roma in una pensione. Il padrone, Anselmo Paleari, è un pensionato maniaco di teosofia: con lui vivono la figlia Adriana, il genero Terenzio Papiano, vedovo d'un’altra figlia, e suo fratello Scipione, epilettico, oltre a Silvia Caporale, quarantenne maestra di piano e medium, cui Terenzio promette di sposarla. Ama Adriana, ma non può sposarla; è derubato, ma non può denunziare il ladro. Finge di suicidarsi, lasciando cappello e bastone sul ponte Margherita, e torna a Miragno. La moglie si è risposata con Pomino, da cui ha avuto una bambina. Potrebbe ricostruire la famiglia, ma s'adatta alla sua condizione di «forestiere della vita». Visita la sua tomba e a chi gli chiede chi sia risponde: «sono il fu Mattia Pascal».
- la trama fu accusata di inverosimiglianza: in una Avvertenza sugli scrupoli della fantasia (1921) cita una notizia del Corsera simile al caso: la vita è assurda e più imprevedibile della fantasia.
> la letteratura da mimesi è diventata modello per la vita
- frantuma il romanzo naturalista: non narra una storia oggettiva, ma un’avventura del cervello
- la storia è narrata in prima persona
> interferenza dell’io narratore nelle vicende dell’io attore
> aperture alla tecnica teatrale: didascalie, dialoghi veloci
> straniamento --> si narra a vicenda conclusa
> l'occhio sbalestrato
- temi: perdita dell'identità; fallimento della ribellione alla società (fuori della forma in cui la vita lo costringe, M. si riduce da persona a personaggio); il doppio; l’inetto (rifiuto dell’idea borghese dell’uomo e del lavoro); ritratto di Roma (≠ D'Annunzio, Piacere)

I vecchi e i giovani (in parte su «Rassegna contemporanea» 1909, 1913): nei Laurentano, famiglia nobile di Girgenti, i «vecchi» che hanno fatto l'Italia vedono i loro ideali negati dalla corruzione (scandalo della Banca Romana) e si chiudono nella nostalgia o s'adattano; i «giovani» sono incerti e la loro azione contro le vecchie strutture e per riscattare le plebi fallisce. Lando Laurentano, socialista in nome di un bisogno di «vita», rompe il meccanismo sociale, ma dinanzi alla repressione dei Fasci siciliani (1892-93) si chiude deluso.
- impianto da romanzo storico e naturali­stico >>> De Roberto, Viceré (1894)
- dietro riaffiora l'«umorismo», che scompone il meccanismo della vita sociale e della storia
- la storia è un movimento insensato che «non conclude»: gli ideali patriottici, le conquiste del potere economico, le ideologie sono illusioni senza realtà oggettiva, senza senso né scopo
- trae la morale della vicenda il vecchio don Cosmo Laurentano

Quaderni di Serafino Gubbio operatore (su «Nuova Antologia» 1915 come Si gira...; 1925): è il diario di S., l'eroe «filosofo», che contempla l'affannarsi degli uomini, stando dietro alla macchina da presa. Il giovane Aldo Nuti, innamorato geloso dell'attrice vamp russa Varia Nestoroff, mentre si gira una scena con una tigre, spara alla donna anziché alla belva ed è sbranato; Serafino continua a girare e resta muto.
- sfrutta la sua conoscenza dell'industria cinemato­grafica: la vicenda sembra un soggetto da cinema di consumo
- temi: trionfo della macchina; alienazione di S., emblema della condizione dell’individuo, estraneo a tutto, e dell'artista, che può solo passare in rassegna gli eventi, ma non interpretarli né indicare modelli e vie.

Uno, nessuno e centomila(composto tra 1910-22; su «La fiera letteraria» 1925-26; 1926): Quando la moglie Dida (che lo chiama Gengé) gli rivela che il suo naso pende a destra, Vitangelo Moscarda scopre che gli altri a Richieri hanno di lui un'immagine diversa da quella che si è creato di sé. Avendo orrore delle «forme» in cui lo chiudono gli altri e della solitudine, decide di distruggerle, in particolare l'immagine dell'«usuraio» (il padre gli ha lasciato una banca), per essere «uno per tutti». Vende così la banca per fondare un ospizio, perciò la moglie lo lascia. Dopo una storia grottesca con Anna Rosa, amica della moglie, che gli spara ferendolo per sottrarsi alla sua esuberanza, è chiuso nell’ospizio. Qui guarisce, abbandonandosi al fluire della vita, rifiutando di fissarsi in una forma e identifican­dosi nelle cose che lo circondano.
- tema: perdità dell'identità dell'io
- l'eroe trasforma la mancanza di identità in una con­dizione positiva, in una salutare follia che fa uscire dalla limitazione delle «forme»

Così è, se vi pare (1918): Ponza, funzionario di prefettura, giunto in una nuova sede, non lascia vedere la moglie, mentre la suocera, la signora Frola, si reca due volte al giorno alla casa del genero; non vi sale con la scusa dei molti gradini e comunica con la figlia con biglietti messi in un paniere. Ponza spiega che la Frola è la madre della sua prima moglie, Lina, morta quattro anni prima in un terremoto; Giulia è la sua seconda moglie da due anni, ma la Frola, impazzita, crede che Lina sia viva. La Frola invece sostiene che è Ponza, impazzito, a credere che la moglie sia un'altra donna e ad averla sposata col nome di Giulia. La signora Ponza risponde di essere Lina e Giulia e per sé nessuna. Quando il prefetto le dice: «Sarà l'una o l'altra!», replica: «Sono colei che mi si crede».
- la verità assoluta non esiste, ma solo quella che c'è in ognuno di noi e che va difesa contro chi vuole violarla.
- Laudisi, proiezione dell’autore, che chiude i tre atti con una risata sinistra, che irride la fiducia dei benpensanti di raggiungere la verità.

Sei personaggi in cerca d'autore (1921, 1925): sul palco di una compagnia che prova una commedia (Il giuoco delle parti di P.), irrompono sei perso­naggi (un Padre, una Madre, un Figlio, una Figliastra, un Giovinetto, una Bambina), nati dalla fantasia di un autore rifiutatosi poi di dar loro vita, e chiedono al Capocomico di rimediare: egli li invita a raccontare quanto loro accaduto. La vicenda è questa: un Padre, dopo aver avuto un Figlio da una Madre, lascia che essa si ricrei una nuova famiglia col suo segretario, uomo umile, dalla cui unione nascono una Figliastra, un Giovinetto, una Bambina. Questa famiglia, alla morte improvvisa del segretario, cade in disgrazia spingendo la Figliastra a prostituirsi da Madama Pace, proprietaria di un atelier, in cui la Madre lavora come sarta. La Madre impedisce in extremis che la Figlia giaccia incestuosamente con il Padre, che non la conosce. Egli riaccoglie la Madre con la prole, ma è un inferno (il Figlio è risentito verso gli intrusi e la Madre che l'ha abbandonato), sino all'annegamento e al suicidio della Bambina e del Giovinetto. Il capocomico e gli attori non possono rappresentare la vicenda che è tutta interiore.
- la commedia è rappresentata da Dario Niccodemi a Roma; il pubblico inscena una gazzarra. A Milano è un successo
- le creature della fantasia si materializzano grazie all'autore-medium
- la storia rappresenta una crisi familiare da dramma borghese, ma non è rappresentabile, perché il linguaggio non sa comunicare (al posto dell'opera divisata ne nasce un'altra che tratta della prima come di un'opera impossibile) ---> crisi del teatro tradizionale
> i personaggi con gli attori: dove i primi perseguono l'utopia di una forma assoluta che consenta loro di «essere» entità stabili, i secondi scorgono solo il proprio lavoro
> i personaggi tra di loro: ognuno fornisce una sua versione, portando ragioni valide ma mai decisive
- «teatro nel teatro» come metafora della condizione umana, in cui ognuno recita una parte nella tragica «pupazzata» che è la vita.
- uso a vista degli strumenti dell'arte teatrale (luci, scene, suggeritore); il pubblico, chiamato in causa, deve identificarsi nei personaggi.

Enrico IV (1921): un patrizio romano, in una caccia mascherata nel costume dei tempi di E. IV, mentre cavalca accanto alla marchesa Matilde Spina, è disarcionato da Belcredi, rivale nell'amore per la marchesa. Batte il capo e si crede E. IV. I parenti lo assecondano, confinandolo in un castello. Dopo dodici anni E. torna in sé: la Spina si è sposata e ha avuto amanti, l'ultimo Belcredi; decide di simulare la pazzia per altri otto anni. Arrivano al castello la Spina, la figlia Frida e il suo fidanzato, il marchese Carlo di Napoli, Belcredi e uno psicanalista che propone di ricostruire la tragica cavalcata, in cui Frida sarà Matilde di Canossa. E. al vederla è ripreso dalla passione e l'afferra. Interviene Belcredi trafitto mortalmente da E. IV, pazzo «per forza» e «per sempre».
- l'inetto E. decide, con lucida follia, di rendere definitiva la sua inadeguatezza, trasformandola in «forma» esterna in cui fissarsi
- la vita è teatro: E. porta alla luce tale teatralità, facendosi beffa dell'inconscienza con cui la gente recita la sua parte

Giganti della montagna (1930): il mago Cotrone, fuggito nella villa della Scalogna, e l'attrice Ilse hanno due opinioni diverse sull'arte: per lui, essa non deve cercare il contatto con la società; lei invece vuole portarla agli uomini e s'ostina a recitare La favola del figlio cambiato, testo di un poeta morto che l'aveva amata. Ilse, su consiglio del mago, cerca l'aiuto dei Giganti (=il Potere) e, nel finale conservato dal figlio Stefano, è sbranata.
- uno dei tre "miti", con cui vuole stabilire un contatto con l'Essere e la cui azione si svolge in luoghi fantastici: nella Nuova colonia (1928)un'isola edenica dove contrabbandieri creano una comunità; in Lazzaro (1929)un podere felice, che rappresenta la genuinità della natura contro la civiltà moderna
- l'arte può sopravvivere solo con l'appoggio del potere: lo scrittore deve allora far i conti con la sordità del pubblico e lottare per ottenere un sostegno, cercando un compromesso col potere, o rinunciare al rapporto col pubblico?


 

Italo Svevo (Ettore Schimtz; Trieste 1861-1928)

Nato da genitori ebrei (Francesco, commerciante di vetrami di origine tedesca, e Allegra Moravia), dopo la scuola israelitica elementare, è inviato dal padre, che si augura per lui un futuro nel commercio, in un collegio tedesco in Baviera (1874-6): apprende il tedesco e legge i classici tedeschi, francesi, inglesi e russi. A Trieste frequenta il commerciale «E. Revoltella» e segue il teatro. Nel 1880, fallito il padre, s'impiega presso la filiale triestina della banca Union di Vienna, dove rimane per 18 anni. Dopo la prematura morte del fratello Elio (1886), comincia Una vita (1888), è amico del pittore Umberto Veruda, bohé­mien, e alla Civica legge i classici italiani. Dal 1890 si registrano le sue prime pubblicazioni, sul moderato Indipendente, di racconti e testi teatrali. Ama la popolana Giuseppina Zergol. Morto il padre (1892) insegna corrispondenza commerciale presso il «Revoltella». Nel 1895 si fidanza con Livia Veneziani, figlia di un proprietario di un colorificio, che sposa con rito civile nel luglio 1896 e poi, da cattolico, nel 1897. Amareggiato dall'accoglienza ai suoi romanzi, nel 1899entra nella ditta del suocero e viaggia in Italia, Francia, Inghilterra. Nel 1905, alla Berlitz School, dove perfeziona l'inglese, incontra Joyce. Nel 1911 il cogna­to Bruno Veneziani si cura da Freud. Dopo il 1918 collabora a La Nazione, traduce con un nipote medico l'opera freudiana I sogni;inizia nel 1919 La coscienza di Zeno,suscitando l'entusiasmo di Joyce (propaganda in Francia) e Montale. Mentre la sua fama cresce, compo­ne fervidamente: racconti, opere teatrali, un quarto romanzo. Nel 1928, mentre rientra a Trieste dopo un soggior­no estivo a Bormio, un incidente gli procura la frattura del femore; a causa di complicazioni polmonari muore in ospedale.

- si sente marginale: rispetto all'ambiente borghese: si sente diverso ma migliore, perché ne denuncia la sanità apparente, fatta di valori passivi,l'arroganza del potere e del denaro,l’alienazione dell'ambiente impiegatizio, l'aggressività militare e tecnologica,l'arte relegata nei ritagli di tempo libero; rispetto alla vita: travasa nei protagonisti la sua incapa­cità esistenziale, conscio della condizione dell'uomo moder­no, e crea l’inetto, che, mentre l'eroe ottocentesco (capace di crearsi il suo mondo, ma figura entrata in crisi con la grande industria e la società massificata) soccombe in nome di qualcosa o predica la propria incompresa grandezza, ora amaramente registra la propria incapa­cità di stare al mondo; rispetto alla cultura italiana.
>>> Trieste caso unico: vi convivono popoli e culture diverse (cultura positivistica di origine nord-germanica ---> città pratica e commerciale; cultura popolaresca e passionale di origine slovena; culture serba, orientali, greca; comunità ebraica).
>>> gli intellettuali triestini devono darsi un'identità culturale, in particolare linguistica; attribuiscono sensi simbolici, di tipo nazionalistico, agli elementi della vita sociale; si sentono depositari di una missione "pedagogica"
>>> recupero del romanticismo: interesse per l’infanzia, i sentimenti, l’abbandono alla natura, la musica, l’autoanalisi. es. Scipio Slataper (Trieste 1888-colle Podgora 1915)

- S. ha una robusta cultura filosofica: Schopenhauer e Nietzsche (per lui assertori del carattere effimero della volontà; "la nostra malattia è una vivente protesta conto la ridicola idea del superuomo"), Darwin (presenta infatti il comportamento dei suoi eroi come prodotto di leggi naturali), Marx (lotta di classe, storicità dell'analisi psicologica), alle cui alternative politiche pre­ferisce l'utopia, Freud (inte­resse per le ambivalenze della psiche; non apprezza la psicanalisi come terapia, ma come strumento conoscitivo e narrativo; scrive a Jahier nel 1927 riguardo a Freud, più utile per i romanzieri che per i malati, nel caso il cognato Bruno Veneziani, omosessuale e drogato).

- nella sua formazione hanno peso i realisti francesi (Balzac, Stendhal, Flaubert: da Madame Bovary trae la maniera di rappresentare la coscienza piccolo borghese e il bovarismo caratterizza Nitti e Brentani che filtrano la loro esperienza attraverso stereotipi libreschi), Zola (soprattutto nel primo romanzo), Paul Bourget capofila del romanzo psicologico, Turgheniev e Dostoievskij.

- si è diffusa la convin­zione che S. sia il "Joyce italiano", ma, mentre nell'Ulisse c'è la registrazione diretta dei contenuti della mente di un personaggio (il "flusso di coscienza"), nella Coscienza di Zeno non si ha il semplice germinare dei suoi pensieri e il personaggio‑narratore costruisce logicamente il discorso. Dato che in Joyce si ha il flusso disordinato della coscienza del personaggio, la sintassi si frantuma, si sperimentano le più ardite mescolanze linguistiche, mentre S. usa una lingua comune, scolorita.

Una vita (1892): Morto il padre medico condotto, Alfonso Nitti lascia il paese e la madre per Trieste, dove si impiega alla banca Maller. A casa del padrone, conosce il brillante Maca­rio, in cui trova modello. La figlia di Maller, Annetta, sceglie come colla­boratore di un romanzo A., che senza amarla la seduce. Al matrimonio è spinto dalla signorina France­sca, istitutrice e sua amante, che vuole sposare il padrone. A., preso da un'inspiegabile paura, fugge da Annetta, adducendo come pretesto una malattia della madre. Tornato al paese, trova la madre malata. Dopo la sua morte torna a Trieste, deciso a rinunciare alla «lotta per la vita», ma, all'apprendere che Annetta si è fidanzata con Macario, è geloso e roso perché disprezzato in banca. Trasferito ad un compito meno importante, affronta Maller, ma sembra ricattarlo. Scrive ad Annetta per chiedere che cessino le persecuzioni, ma il suo gesto è preso per un ricatto. All'appuntamento, si presenta il fratello, che lo sfida a duello. A. si suicida per divenire «superiore ai sospetti e agli odi».
- lo pubblica a proprie spese presso un piccolo editore triestino, dopo il rifiuto di Treves; vuole intitolarlo Un inetto, ma èscon­sigliato.
- ha legami col romanzo della scalata sociale (Il rosso e il nero, Papà Goriot e Illusioni perdute, Bel‑Ami) e col romanzo di formazione (Wilhelm Meister, L'educazione sentimentale), ma le vicende non modificano i personaggi, ma svelano come sono fatti.
- del naturalismo c'è la ricostruzione del quadro sociale (la banca e la famiglia Lanucci, presso cui A. affitta una camera): l’analisi dello scontro colla società capitalistica, dominata dalla lotta per la vita; ma al centro è l'analisi della coscienza del protagonista, la cui inettitudine alla vita è spiegata nelle sue radici sociali
- A. è un borghese declassato e umanista (un intellettuale), dunque un diverso nella società borghese, i cui valori sono il profitto e la produttività, e che si crea una realtà compensatoria.
- la narrazione è condotta da una voce fuori campo, che intervene a giudicare e smentire A., ma do­mina la focalizzazione interna a A.
- la coscienza è un labirinto in cui si intrecciano sogni, velleità, autoinganni, contraddizioni.

Senilità (1898): Emilio Brentani, impiegato in una società di assicurazioni triestina, noto per un romanzo, evita pericoli e piaceri, appoggiandosi alla sorella Amalia e all'amico Stefano Balli, scultore, forte e sicuro. L'insoddisfazione lo spinge all'avventura con la popolana Angiolina, ritrovando l’entusiasmo (la gioventù); vuole imitare il dongiovannismo di Balli, ma si innamora, trasformandola in una creatura angelica. Ma lei ha numerosi amanti ed è cinica e menti­trice. Tenta di lasciarla, ma riesce: il possesso fisico cui arriva (per iniziativa di Angiolina) lo delude, perché ha avuto solo la donna reale, che disprezza. Balli prende Angiolina come modella e lei si innamora di lui. Anche Amalia lo ama e, non osando rivelare i suoi sentimenti, s'appaga nei sogni. E. allontana l'amico e distrugge la vita di Amalia, che cerca l'oblio nell'etere, minando il suo fisico, che soccombe alla polmonite. E. lascia il capezzale di Amalia morente per recarsi da Angiolina e abbandonarla e si lascia trasportare dall'ira. Morta Amalia, si rinchiude nella sua senilità, guardando all'avven­tura come alla sua gioventù; nei sogni fonde Amalia e Angiolina.
- esce a spese dell'autore e non ottiene una parola dalla critica.
- la storia si svolge nella mente di E., ma la sua psiche è radicata nel terreno sociale e storico.
- E. è un piccolo borghese intellettuale, che interpreta il reale attraverso schemi letterari, un debole che si è costruito un sistema protettivo di rinuncia al godimento (la senilità).
- la vita assume le sembianze di Angiolina, simbolo di «salute»: la relazione rivela l'inet­titudine di E. che sostituisce la donna reale con una ideale.
- si crea un'immagine virile e recita un ruolo "paterno" verso Angiolina.
- focalizzazione quasi solo sul protagonista (per brevi tratti su Amalia o Stefano, mai su Angiolina), la cui prospettiva è inattendibile, poi­ché E. si costruisce maschere.
- il narratore interviene a smentirlo; spesso basta il contrasto con la realtà > il risultato è una feroce ironia.

La coscienza di Zeno (1923): su invito del dottor S., Z. Cosini scrive una confessione. Passa da una facoltà all'altra, senza laurearsi. Il padre non lo stima e lo affida al fidato amministratore Olivi. Ha il vizio del fumo, che ha nel suo fondo l'ostilità contro il padre: egli sul letto di morte lo schiaffeggia, Z. non sa se per l'agonia o per punirlo. Cerca di dimostrarsi di non avere colpa verso il padre. Z., che deve appoggiarsi ad un "padre", lo trova in Giovanni Malfenti, abile e sicuro. Z. decide di sposare una delle sue figlie. Si innamora della più bella, Ada, ma è respinto. Rivolge la domanda di matrimonio alla sorella minore Alberta e poi alla più brutta, Augu­sta, che Z. aveva scelto inconsciamente: è la donna di cui ha bisogno, sollecita come una madre, capace di creargli intorno dolcezza e sicurezza. Augusta, come il padre, ha un limitato ma solido sistema di certezze. È l'antitesi di Z., incapace di integrarsi in quel sistema di vita e "malato". Proietta nella nevrosi la sua inet­titudine e attribuisce i propri malanni al fumo: la sua vita è costel­lata da tentativi di liberarsi dal vizio, nella convinzione che così potrà avviarsi verso la “salute". La relazione con l'amante Carla è resa difficile dai sensi di colpa verso la moglie, sinché Carla lo abban­dona per un uomo più giovane. Z. vuole entrare nella normalità borghese divenendo anche uomo d'affari. Fonda un'associazione commerciale con il cognato Guido, che ha sposato Ada, un bell'uomo, disinvolto; è il Rivale, come Macario e Balli. L'amicizia e l'affetto ostentati verso lui mascherano un inconscio odio, che si tradisce ai funerali di Guido, suicida per un dissesto: Z. sbaglia corteo funebre, uno di quegli «atti mancati» che per Freud rivelano i nostri impulsi inconsci. Z., anziano, intraprende la psicanalisi e inizia il memoriale. Si ribella alla diagnosi dello psicanalista, che individua in lui il complesso edipico. La guerra favorisce sue speculazioni, che lo trasformano in abile uomo d'affari. Si proclama così guarito, anche se non è vero e queste resi­stenze sono un sintomo della malattia. Il romanzo termina in chiave apocalittica, con una riflessione di Z. sull'uomo costruttore di ordigni, che finiranno per portare ad una catastrofe cosmica.

- il racconto non presenta gli eventi nella loro serie cronologica, ma in un tempo soggettivo, in cui il passato si intreccia al presente del racconto («tempo misto»).
- la ricostruzione del passato si raggruppa intorno ad alcuni temi: eventi contemporanei sono distribuiti in più capitoli e singoli capitoli possono abbracciare ampi segmenti temporali.
- il narratore è inattendibile, come denuncia la prefazione, perché vuole dimostrarsi innocente nei rapporti col padre, la moglie, l'amante, Guido; traspaiono i suoi impulsi reali: es. l'amore impossibile per Ada è un ostacolo che frappone al proprio desiderio di una donna materna; ogni suo gesto e affer­mazione rivela un groviglio di motiva­zioni ambigue.
- tutto il testo diviene ambiguo: Z. dice «verità» o «bugia» o tutt'e due e nes­sun punto di riferimento permette di distinguerlo con certezza: come “malato” è inattendibile, ma la sua “malattia” gli consente di gettare una luce di verità sul reale.
- la sua diversità funziona da strumento straniante verso i "sani", che sono solo “malati” che non sanno di esserlo («solo noi malati sappiamo qualcosa di noi»): Z. è problematico, negativo come campione di falsa coscienza borghese e positivo come strumento di conoscenza.

 


Il meridionalismo nella letteratura italiana tra '800  e '900

 

  • fine 1800-inizi 1900:

            > denuncia giornalistica
> P.Villari lancia sull’Opinione di Roma (1875) con Lettere meridionali la prima denuncia dei mali del sud
> G.Salvemini: moralista (astratto) socialista, identifica tre cause dell'arretratezza [poi fonda Unità]:

  • struttura semifeudale                                     > contro il latifondo
  • politica accentratrice e corruttrice     > contro la burocrazia
  • oppressione economica del nord       > contro Giolitti

                        > G.De Sanctis pubblica le lezioni su Il Roma (1862)
> Corriere del mattino (1876); 1887: Scarfoglio fonda il Corriere di Napoli, su cui appare L’innocente di D’Annunzio.
> fornire elementi di conoscenza (Verga)
> cadere in schemi convenzionali, pittoreschi e folclorici (D’Annunzio)

 

  • 2. 1930-1940:

            > C.Alvaro (1895-1956) confronta vita paesana e vita cittadina, analizza la carriera degli intellettuali e il loro rapporto con popolo e borghesi
Gente in Aspromonte 1930, L’età breve 1946; romanzi cittadini: L’uomo nel labirinto 1926, L’uomo è forte 1938

            > V.Brancati (1907-1954) descrive una provincia analoga a quella russa (Gogol’), che fa sfondo a storie rappresentate con estro moralistico e caricaturale
Gli anni perduti 1941, Dongiovanni in Sicilia 1942, Il bell’Antonio 1949, Paolo il caldo 1955

            > Vittorini descrive una Sicilia legata alle province letterarie americane e con spessore simbolico

            > I.Silone descrive vicende abruzzesi i cui contenuti sono soprattutto ideologici e simbolici

  • 3. post 1945: ne parlano anche scrittori non meridionali

 

            > C.Levi

            > Domenico Rea Spaccanapoli 1947

            > G.Tomasi di Lampedusa Gattopardo 1958

            > L.Sciascia Il giorno della civetta 1961, A ciascuno il suo 1966

            > neorealismo

            > nuovi strumenti di analisi: inchieste, saggi, testimonianze
Le parrocchie di Regalpetra 1956 di L.Sciascia

            > opere bozzettistiche


Ignazio Silone (Secondino Tranquilli; Pescina Abruzzo 1900-Ginevra 1978)

- figlio di proprietari agiati, studia in scuole private e confessionali e, dopo il terremoto del 1915, li continua a Roma grazie all’assistenza che lo stato dà agli orfani
- 1917: entra nel PSI ed è pacifista
- 1921-31: passa al PCI; rivoluzionario di professione anche all’estero
- 1931: espulso per trockijsmo (la vicenda è narrata in Uscita di sicurezza 1965); resta attivo da Zurigo come antifascista, mentre nel 1932 a Procida muore in carcere il fratello Romolo
saggi: Der Faschismus (1934), La scuola dei dittatori (1938) //// narrativa: Vino e pane (1937), Il seme sotto la neve (1941)
- 1945: deputato socialista alla costituente, narratore e saggista. Nel 1949-50 polemizza contro Togliatti sulla struttura e sui metodi dei PC
narrativa: Il segreto di Luca (1956), La volpe e le camelie (1960), L’avventura di un povero cristiano (1968)

POETICA:
- alcune forze (le strutture di potere, feudale e moderno, la tecnologia) tendono ad annullare l'uomo - il suo riscatto può essere solo in un'utopia cristiana e francescana, che combatta la corruzione e il denaro e liberi dal potere >>> realismo spirituale-cristiano (≠ Verga)
- è criticato per il suo velleitarismo

Fontamara (in tedesco, Zurigo 1933; in italiano, 1947): un vecchio e la moglie che si recano in Svizzera col loro figlio, narrano allo scrittore la vicenda. F. è un borgo marsico (Pescina?), dove la società è divisa tra cafoni e piccoli proprietari. Contro la rassegnazione e l'apatia si scontra Berardo Viola. Il lago da cui attingono l'acqua è prosciugato da un affarista romano che si fa eleggere podestà. I contadini tentano una protesta, messa a tacere da una spedizione di fascisti. Berardo cerca lavoro a Roma, ma muore in carcere, dove ha conosciuto un sovversivo e ha preso coscienza del suo stato. I cafoni, che stampano il foglio Che fare?, sono massacrati.
- scritto a Davos (1930): l'autore è malato e pensa di uscire dal PCI
- descrive la società agropastorale e l'intervento del fascismo a favore di notabili e proprietari
- tesi (impianto quasi didattico): 
> la rivolta organizzata è necessaria quando non si può perdere nulla
> non c’è liberazione sociale se non c’è liberazione dell’uomo dalla servitù intellettuale e morale
- accentua i tratti tipizzanti di personaggi e situazioni
- gioco sui codici: i Fontamaresi non 'decodificano' mai i segnali delle autorità
> sono estranei alla storia ufficiale
> il fascismo ha pervertito anche la lingua

Pane e vino: Pietro Spina, rivoluzionario esule, torna a Pietrasecca per lottare in nome della libertà: malato e ricercato, trova riparo in una stalla e si traveste da prete, don Paolo Spada. A Roma, si scontra con un burocrate del partito. Tornato a Pietrasecca, apprende che un amico è stato ucciso; la polizia l'ha scoperto (glielo rivela Bianchina, la ragazza morente che ha confortato e che, ristabilitasi, gli è amica) e si prepara a fuggire. Le sue altre vicende sono narrate in Il seme sotto la neve.
- Pietrasecca è descritta come Fontamara, ma senz'affetto: del paesino mette in risalto l'invidia e la superstizione.
- don Benedetto incarna don Orione, che lo accolse dopo il terremoto della Marsica, e Jung, che lo aiutò dopo l'espulsione.
- autobiografia: problema dell'identità, abbandono del PCI (i movimenti di liberazione sono una burocrazia nascente che, giunta al potere, si trasformerà in tirannia)
- il titolo rimanda all'esigenza di unità (il pane è fatto di tanti chicchi, il vino di tanti acini)

La scuola dei dittatori: descrive la Germania pre-nazista e individua le cause del regime totalitario (crisi della democrazia, dege­nerazione morale).
- metodo macchiavelliano: dalla verità effettuale alle leggi generali
> differenze: tono colloquiale (dialogo) e ironico; il volgo come fulcro della forza del dittatore


 

Carlo Levi (1902-1975)

  • anni venti: uno dei sei pittori di Torino
  • reazione al realismo accademico, ispirazione antieroica
  • amico di Gobetti, collabora a Rivoluzione liberale e Baretti, dirige con N.Rosselli la clandestina Lotta politica, fonda Giustizia e Libertà
  • 1935-36: è confinato in Lucania
  • 1936-42: fugge in Francia
  • 1943-44: si nasconde a Firenze
  • 1945-46: a Firenze condirige La Nazione del popolo; a Roma L’Italia libera, organo del Pd’az.
  • 1963: senatore indipendente di sinistra.
  • Scrive 4 resoconti di viaggio (Le parole sono pietre 1955 sulla Sicilia, Il futuro ha un cuore antico 1956 sulla Russia, La doppia notte dei tigli 1959 sulla Germania, Tutto il miele è finito 1964 sulla Sardegna), il saggio filosofico-documentario Paura della libertà 1946, il racconto autobiografico L’orologio 1950

 

- intellettuale impegnato, rifiuta i realismi in nome della realtà
- stupirsi davanti alle cose: amore per i temi umili e familiari (-> Pascoli)

Cristo si è fermato a Eboli (1945): racconta il confino a Gagliano (qui Aliano), dove è subito condotto da un uomo morente e i contadini gli chiedono di esercitare la medicina. Così conosce il loro mondo. Nonostante il favore della sorella del podestà (che interviene in suo favore contro le farmaciste), la questura lo diffida dal fare il medico. La morte di un contadino convince il popolo a ribellarsi, ma lui li calma. Eccentrica la figura della domestica Giulia, una strega. Vede la sorella, che ha visto Matera presa dal colera; ottiene una licenza per Torino e infine è rilasciato.
- il titolo è una frase dei contadini per dire che il cristianesimo non è giunto nei loro luoghi
> cristiano = uomo, presenza dello stato /// non cristiano = bestia, rassegnazione
- ricostruzione dell'ambiente
> borghesi: non capiscono la loro terra o sono dominati da passioni meschine
> contadini: cultura arcaica
> miseria, paure, superstizioni, immobilismo
> magia, fascino
- oppressione del regime
> la soluzione del problema del sud non deve venire da un intervento dello stato centrale, ma da una rivoluzione contadina che crei comuni rurali e forme di vita sociale autonomi


 

Alberto Moravia (Alberto Pincherle; Roma 1907-)

  • Di famiglia borghese ricca; una tisi ossea non gli consente studi regolari (1916-25). Esordisce come poeta (Diciotto liriche 1920), scrive racconti per riviste come Pegaso e Novecento.
  • 1929: successo e diffidenza delle autorità per Gli indifferenti. Viaggia periodicamente (Parigi, Londra, USA). Gli è proibito di scrivere

Altre opere: La bella vita (1935), L’imbroglio (1937); satireggia il fascismo in I sogni del pigro (1940), travestendolo nei modi del surrealismo e allegoria

  • 1943: tenta di raggiungere Napoli senza varcare il fronte; vive in una stalla in Ciociaria, tra contadini e sfollati, fino al 1945.

A Roma pubblica la sua raccolta di saggi ideologico-politici, La speranza ossia cristianesimo e comunismo. Altre opere: Agostino (1944), La romana (1947), La disubbidienza (1948), L’amore coniugale e altri racconti (1949)

  • anni '50: all'indice per oscenità (1952). Fonda con Carocci la rivista Nuovi argomenti (1953); collabora al Corsera e a Espresso come critico cinematografico.

La sua narrativa si dedica alla riflessione sulla guerra e sul rapporto uomo-donna: Il conformista (1951), Il disprezzo (1954), Racconti romani (1954), La ciociara (1957), Nuovi racconti romani (1959).

  • anni '60: scrive per il teatro e resoconti di viaggio (Un mese in Urss 1958, Un’idea dell’India 1962, La rivoluzione culturale in Cina 1967).

Si volge al romanzo-saggio: La noia (1960), L’attenzione (1965) sui temi dell’esistenzialismo sartriano; Io e lui (1971)

  • Fra gli ultimi romanzi: La vita interiore (1978), Millenovecentotrentaquattro (1982), La cosa (1983), L’uomo che guarda (1985).

- descrive com'è la realtà del mondo borghese, criticato da dentro, svelandone tabù, ipocrisie, valori (sesso, denaro), in contrasto con l'ottimismo fascista
> del proletariato dà invece una descrizione bozzettistica
- l'inettitudine dei suoi eroi è l'incapacità di entrare in contatto con il reale e di appassionarvisi (noia): essa si trasforma in indifferenza, cioé nella rassegnazione a vivere in una società ipocrita e conformista e nel cinismo davanti ai grandi e piccoli drammi umani
- non è dunque possibile il gesto tragico/ epico (ripetizione del quasi)
- la noia si riflette in una mancanza di vitalità di tutte le cose e persone: sottolineano la ripetitività del mondo il lessico (secco, convenzionale), fatto di periodi brevi e paratattici, e la presenza costante degli "oggetti della noia"
- il sesso è l'unico strumento che consente di guardare alla vita con più simpatia
> temi tipici: scoperta del sesso; perdita dell'innocenza infantile; traumi adolescenziali

Gli indifferenti (1929): Mariagrazia Ardengo, vedova di una impoverita famiglia borghese romana, ha una stanca relazione con Leo Merumeci, che approfitta della situazione per impossessarsi della villa degli Ardengo, indebitati con lui. I figli ventenni Carla e Michele assistono senza ribellarsi alle scene di gelosia della madre, che accusa Leo di frequentare la sua vecchia amante, Lisa. Leo seduce Carla, oppressa dalla mediocrità della sua vita. Michele, che non riesce a odiarlo, anche quando Lisa gli rivela di aver visto Carla e Leo abbracciati, non riesce a indignarsi e a agire: provoca Leo e gli spara, ma la pistola è scarica. Michele cede a Lisa, con cui impara a fingere, e Carla sposa Leo. Nei due giorni in cui si svolge la vicenda, niente sconvolge la rete di ipocrisia che avviluppa i rapporti nella società borghese.
- l'editore di 900 lo rifiuta ("una nebbia di parole"): M. pubblica il romanzo a sue spese e ha un enorme successo di pubblico
- è una tragedia (le tre unità, pochi i personaggi, solo luoghi chiusi), la cui struttura è scandita dai pasti: la cena iniziale fissa i singoli ruoli (lo scacco di Michele, la gelosia ridicola della madre, l’acquiescenza di Carla, la rapacità di Leo)
- adulti vs. giovani: passione vs. indifferenza
- prevalenza della fisicità dei personaggi

Inverno di malato (Pegaso 1930, La bella vita 1935): in un sanatorio di alta montagna, il diciassettenne Girolamo, timido e viziato, è umiliato, per otto mesi, dal suo compagno di stanza, Brambilla, volgare viaggiatore di commercio, che narra compiaciuto le sue avventurette. Per ottenerne la stima, seduce Polly, una ragazzina inglese, ma non si libera dalla solitudine e dal senso di colpa della sua condizione borghese. Brambilla se ne va; Girolamo, in preda a sogni febbrili, si immagina oppresso dagli altri.
- scrive a Bressanone durante una convalescenza (1925).

Agostino (1944): il tredicenne A. vive protetto dalla madre, una giovane vedova, che adora. In vacanza in Versilia lei accetta la corte di Renzo: A. è geloso e offeso per essere stato soppiantato. Gode quando la vede turbarsi se Renzo ritarda e la sfida fino a strapparle uno schiaffo. Per distrarsi o perché sa che la mamma glielo proiberebbe, si unisce a un gruppo di ragazzi del popolo. I nuovi compagni di Pisa (soprannome datogli per le sue origini toscane) lo disprezzano per i suoi comportamenti, gli fanno violenze gratuite, lo ingannano. Quando iniziano a fare apprezzamenti sulla bellezza della madre, si accorgono stupiti che A. non sa nulla del sesso e lo iniziano. A. è poi accusato di aver accettato le profferte di Saro, il cinquantenne omosessuale che fa parte del gruppo e ha sei dita per mano. Scopre la madre e l'amante che si baciano e, per liberarsi dalle ossessioni del sesso, si fa introdurre in una casa d’appuntamenti, ma è allontanato e intravede una prostituta che gli ricorda la madre.
- opposizione sociale e morale: borghese ricco e innocente / popolano povero e corrotto
- alienazione sessuale e sociale: A. non è più un bambino e non ancora un uomo; si è sradicato dalla borghesia senza inserirsi nel proletariato
- italiano standard, ma nei discorsi del gruppo si nota un andamento popolareggiante (prevalenza della paratassi, frasi solo abbozzate)

La disubbidienza (1948): il quindicenne Luca Manzi teme la normalità borghese, conscio che non esiste l’innocenza nel suo mondo. La sua estraneità si traduce in una condizione costante di sonno. Per recuperare un rapporto naturale col mondo, attua una disubbidienza metodica al codice borghese - rifiuta il possesso: regala i francobolli, vende libri e giochi d’infanzia, sotterra il denaro. Dopo una malattia conseguente alla mancata esperienza amorosa con la governante che muore, L. torna a interessarsi al mondo grazie all’amplesso con l’infermiera.
- il viaggio in treno verso il sanatorio dell’adolescente, che assapora la fisicità del mondo, ripropone il motivo del ritorno al grembo materno.
- iniziato nel 1941, a Capri con la Morante

La noia (1960): Dino, pittore quarantenne, afflitto dalla noia, che gli impedisce di entrare in contatto con la realtà, ne conosce i meccanismi e le cause, ma non trova una soluzione. Tenta di rientrare in contatto col reale facendo sua una ragazza del popolo, Cecilia, che gli fa da modella: prova a impossessarsi di lei con la violenza, il sesso, il denaro, ma invano. Cecilia, come la vita, gli sfugge. Dopo aver tentato il suicidio, Dino capisce che deve accettare la vita (e Cecilia), senza tentare di possederla ma solo contemplandola.
- la trama è un pretesto per analizzare la società contemporanea


 

Letteratura italiana novecento e contemporanea

Elio Vittorini (Siracusa 1908-Milano 1966)

  • figlio di un ferroviere, frequenta senz'interesse ragioneria (scappa di casa tre volte), finché lascia la Sicilia ('24). In Venezia Giulia è contabile in un’impresa di costruzioni, poi dal '30 a Firenze correttore di bozze alla Nazione. Nel '26 inizia a scrivere articoli e pezzi narrativi: Curzio Malaparte fa pubblicare Ritratto di re Gianpiero.
  • 1929-36: ragione letteraria (modelli: Ronda): collabora a Solaria e pubblica su Italia letteraria l’articolo Scarico di coscienza, che accusa di provincialismo la letteratura italiana. Per un’intossicazione da piombo lascia il posto di correttore; è traduttore (Lawrence, Poe, Faulkner) e consulente editoriale.

opere: la raccolta Piccola borghesia (1931), Il garofano rosso (censurato; Solaria 1933-34).

  • 1937-45: ragione antifascista: progetta con Pratolini di raggiungere i repubblicani spagnoli; su Bargello (dal '32) invita i fascisti a combattere Franco ed è espulso dal PF. A Milano per Bompiani dirige la collana La Corona (1939) e cura l’antologia Americana, pubblicata nel 1942. Dal 1942 si avvicina al PCI clandestino; partecipa alla resistenza e nel 1945 dirige l’ed. milanese dell’Unità.

opere: Nei Morlacchi, Viaggio in Sardegna; Conversazione in Sicilia (Letteratura 1938-39; 1941); Uomini e no (1945).

  • 1945-47: ragione culturale (rapporto fra politica e cultura): fonda Il Politecnico (1945-47).

opere: Il Sempione strizza l’occhio al Frejus (1947).
Il Politecnico (1945-47): su modello della rivista di Cattaneo, ha un piano pragmatico e divulgativo: la letteratura deve rimuovere le cause dell'ingiustizia sociale; vi appaiono traduzioni (anche di filosofi), articoli di storia politico-economica, saggi d'analisi, inchieste. Vi scrivono intellettuali non PCI: Bontempelli, Gatto, Bo. Cessa un anno dopo la lettera aperta di Togliatti che lo accusa di genericità e velleitarismo. V. difende l’autonomia della cultura che non deve fare la rivoluzione ma mettere in luce le esigenze segrete dell'uomo ("il diritto di parlare non deriva dal fatto di avere la verità, ma dal fatto che la si cerca. Marx pensava che il suo metodo fosse di ricerca e non di possesso").

  • 1948-57: ragione civile (ricerca culturale): dal '51 dirige per Einaudi la collana I gettoni (accoglie i giovani Calvino e Fenoglio; rifiuta Il gattopardo). Elabora un dramma inedito sui fatti d'Ungheria.

opere: Le donne di Messina (1949); Le vie degli ex comunisti (La Stampa 1951) sul distacco di molti, tra cui se stesso, dal PCI; Le città del mondo (incompiuto, 1952-55); Erica e i suoi fratelli (1956); gli scritti critici Diario in pubblico (1957)

  • 1958-66: ricerca più ampia (lettere-scienza/ industria): nel '59 fonda Il menabò di letteratura, che dirige con Calvino. Dal '60 dirige per Mondadori la collana La Medusa e poi Nuovi scrittori stranieri. Promuove un manifesto contro la guerra e la tortura in Algeria e è candidato radicale nel PSI. Negli ultimi anni è consuente dell’Einaudi.

Il menabò di letteratura (1959-67): rivista internazionale progressista; ogni fascicolo è monografico. Si occupa del rapporto tra letteratura e industria, cercando nuovi linguaggi contro la massificazione.

- realismo lirico: fa entrare i moduli della prosa lirica nella narrativa su modello del melodramma (capace di riflettere una condizione universale; pref. a Garofano rosso) e della letteratura americana
- difficile equilibrio tra la tensione etica di ascendenza gobettiana, il gusto per la prosa lirica e i contenuti memoriali della letteratura solariana, l'uso di simboli proprio dell'ermetismo e la concretezza delle immagini, carattere della letteratura americana
- umanità divisa tra oppressi e oppressori (bestialità)
- la letteratura deve contribuire all'autocoscienza degli oppressi (simboleggiata spesso nel viaggio in treno)
> ritrovare un contatto umano
> mito della rinascita -- infanzia -- felicità del primitivo

Conversazione in Sicilia (1936-37) : Ia parte: il tipografo Silvestro Ferrauto racconta in prima persona tre giorni. Dopo 15 anni torna a Siracusa, in seguito a una lettera del padre che ha lasciato la madre. Per S., che versa in una crisi intellettuale e morale (astratti furori), il viaggio è l'occasione per ricercare le sue radici e operare al fianco delle vittime della storia. Sul treno entra in contatto con l'umanità sofferente e con il Gran Lombardo, che gli parlerà dei doveri da assumere verso il prossimo. IIa parte: è a casa della madre Concezione. che gli ricorda luoghi, personaggi e fatti del passato, es. il nonno materno, un eroe mitologico. IIIa parte: accompagna la madre nel suo giro per fare siringhe ai malati di tisi e malaria; conosce le condizioni di un popolo abbandonato. IVa parte: i personaggi diventano più simbolici, come l'arrotino Calogero e i suoi amici Ezechiele e Porfirio, con cui. S. discute nell'osteria di Colombo. Rappresentano tre forme di riscatto: la ribellione organizzata, la denuncia intellettuale e la spiritualità. Va parte: incontra al cimitero il fantasma del fratello Liborio, morto nella guerra di Spagna, simbolo della sofferenza individuale e collettiva. S. cerca di spiegare la morte del fratello alla luce dell'ideologia dominante, ma, di fronte a una statua ai caduti e di tutti i personaggi, comprende l'inganno della retorica ufficiale. Epilogo: prende commiato dai genitori, di nuovo insieme, e torna in città, guarito dalla sua inerzia.
- tendenza all'astrattezza e alla generalità (gli astratti furori; nell’epilogo dichiara che i fatti narrati valgono per ogni era) >>> evitare la censura, opporre una verità a circostanze storiche degradate
> fuori dalla narrativa realistica
- vuole esprime­re il suo disorientamento ideologico e la sua indignazione contro la violenza, ma la storia non è al centro della sua attenzione
- la ripetitività del racconto gli conferisce una connotazione mitica > viaggio di iniziazione
- stile spesso oscuro (tra verismo e lirismo), densità di iterazioni (--> tono oracolare), sintassi rotta, ellissi dell’articolo, cura del ritmo e musicalità
- ogni segno si carica di un particolare valore semantico, comprese le interiezioni, che acquistano un significato misterioso (come l'ehm finale, che fa solidarizzare S. con i suoi interlocutori)

Il garofano rosso (1933-36; 1948): Ia parte: in una città siciliana, il sedicenne Alessio Mainardi frequenta la I liceo, divide la camera con Tarquinio Masseo, di due anni più vecchio; è fascista come Tarquinio per un entusiasmo rivoluzionario che condanna ciò che è borghese. Negli ultimi mesi di scuola inizia a corteggiare una compagna della II, Giovanna (figlia di un colonnello), e riceve da lei un garofano in una busta. I due si scambiano un bacio e poi non si incontrano più. Giovanna e il garofano diventano per lui simboli di ciò che chiama l’"intenso". Tarquinio invece ama la prostituta Zobeida, che come Giovanna è simbolo della trasgressione, ma più scandalosa. Nel 1924, dopo l’assassinio di Matteotti, A. partecipa a manifestazioni (anche un pestaggio di borghesi che manifestano in memoria di Matteotti) e occupa la scuola. Bocciato per l'indisciplina, A. parte per la campagna dove il padre ha una fabbrica di mattoni. Il confronto con gli operai e l’attitudine repressiva del padre, ex socialista, imprimono alla rivolta di A. una sfumatura populistica. IIa parte: Tarquinio scrive di essere entrato in contatto con Giovanna e A. ne è turbato. Agli scritti per l’ammissione alla III, A. è promosso, ma incontra Zobeida e inizia una relazione, dimenticando gli orali. Lasciandola, scopre che Zobeida vende droga, considera con estraneità la fede politica dei più giovani, progetta di prepararsi agli esami con Tarquinio, che l'ha tradito con Giovanna.
- nella Prefaz. V. spiega la genesi del romanzo: le interruzioni e la censura (contro la scabrosità) ne spiegano il carattere composito e il brusco finale.
- vi convivono due tendenze: una realistica (di ricostruzione di un ambiente) e una lirica (che forza la realtà, fino a trasfigurarla; cfr. le numerose inserzioni di lettere e pagine di diario)

Uomini e no (1945): a Milano nel 1944, un capo della Resistenza, Enne 2, innamorato di Berta, una donna sposata, non riesce a ottenere, nonostante le promesse di lei, una libera unione sentimentale. La delusione amorosa s'intreccia con una crescente sfiducia nei confronti della lotta partigiana: in lui s'insinua il sospetto che quella felicità, in nome della quale tanti giovani sacri­ficano la loro vita, non si realizzerà, perché la violenza e l'ingiustizia sono connaturate all'uomo. Decide di partecipare a un'azione suicida contro i fascisti per eliminare Cane Nero.
- il romanzo si fonda sull'opposizione manichea tra bene e male, partigiani e nazisti, "uomini" (chi soffre l'ingiustizia, ma trova la forza per opporsi al male) e "non uomini" (chi ha perso ogni umanità, come il capitano Clemm, che dà in pasto ai suoi cani un venditore ambulante)
- scarto tra lo stile epico del racconto e quello lirico degli inserti in corsivo (nei quali V. si ritaglia un proprio spazio di riflessione), tra il messaggio politico del romanzo e il dramma esistenziale del protagonista, che è anche il tormento dell'intel­lettuale che constata la sua separatezza
- i dialoghi si fondano sulla tecnica della ripeti­zione delle battute a rallentare il ritmo narrativo


 

Dino Buzzati (S.Pellegrino, BL 1906-Milano 1972)

Nasce nella villa ottocentesca di famiglia. Nel 1920 scrive La canzone delle montagne e muore il padre per un tumore al pancreas: teme di morire dello stesso male, come avviene. Dopo il liceo, si laurea a legge, sulle orme del padre che insegnava diritto internazionale alla Bocconi e a Pavia (1928). Ha già tutte le sue passioni: la poesia, la musica, il disegno, la montagna. E' giornalista al Corsera, poi a Il popolo, dov'è anche disegnatore e illustratore. Dal 1939 è cronista di guerra, sportivo e fotoreporter. Tra i suoi pezzi, è la cronaca, sul Corsera, del giorno della Liberazione. Dalla metà degli anni Sessanta è pittore.
Romanzi: Barnabo delle montagne (1933), Il segreto del bosco vecchio (1935), Il deserto dei Tartari (1940), Un amore (1963).
Testi teatrali: Un caso clinico (1953), Sola in casa (1958), L'orologio (1962), La fine del borghese (1968).
Racconti: Paura alla Scala (1949), La boutique del mistero (1968), Il borghese stregato e altri racconti (1994).

Il deserto dei Tartari: il tenente Giovanni Drogo ottiene come sede della sua prima nomina la fortezza Bastiani. L'incontro con il capitano Ortiz, uscito dalla fortezza, sottolinea l'idea del tempo come "circolarità": le parole che D. rivolge a Ortiz sono le stesse che un giovane tenente rivolgerà a D., ormai anziano. La fortezza è una costruzione in disuso, su un deserto, anticamente percorso dai Tartari, ai confini con un imprecisato Regno del Nord. Una suggestione strana attrae i soldati che vivono nell'attesa di un nemico ignoto. Nonostante voglia farsi assegnare un'altra sede, D. resterà lì, in attesa: considerazioni di opportunità e rinvii ritardano la sua decisione, infine decide di votarsi, spinto da una più alta ragione (la Norma che domina ogni evento), alla difesa della fortezza. Forse la sua decisione risponde a una scelta del destino, ma in lui si configura come un cedere alle abitudini. La sua vita scorre in questa sospensione, in una ripetitività rotta solo da alcuni episodi. I rari ritorni in città gli danno l'impressione di essere lontano dalla vita di un tempo. Per D. viene meno la speranza dell'evento capace di dare un senso alla sua vita. Dopo anni, quando Drogo, malato, è comandante in seconda e la fortezza, declassata, è comandata dall'ex ­collega Simeoni, il nemico è alle porte: servono tutte le stanze, così D. deve lasciare la fortezza. Per lui, in una locanda, si prepara l'incontro con la morte. Oppresso dal pensiero di affrontare il distacco dalla vita senza aver compiuto atto eroico, comprende che morire solo è un gesto degno di un eroe.
- l'idea gli venne dalla sua esperienza come cronista al Corsera, dove lavora fino alle tre di notte senza che spesso accada nulla


 

Cesare Pavese (S.Stefano Belbo, CN 1908-Torino 1950)

  • il padre, cancelliere a Torino, ha un podere. Studia a Torino e si laurea con una tesi su Whitman.
  • amico di intellettuali antifascisti, collabora a La cultura di Cesare De Lollis con saggi di letteratura americana (raccolti in La letteratura americana e altri saggi, 1951). Con le traduzioni di Melville, Anderson, Dos Passos, diffonde la letteratura statunitense.
  • 1935: La cultura è soppressa per antifascismo: per sue lettere compromettenti, è confinato per tre (poi uno) anni a Brancaleone (Calabria). 1936: per Solaria le poesie Lavorare stanza.
  • a Torino lavora per Einaudi. 1936-1938: ricerca nuove forme espressive: racconti e romanzi.
  • 1941: Paesi tuoi, La spiaggia.
  • dopo la guerra si iscrive al PCI e dirige per Einaudi una collana di etnologia. Sotto l’impulso degli studi etnologici, elabora una teoria del mito: Feria d’agosto (1946).
  • poesia: La terra e la morte (1947) //// prosa: Il compagno (1947); Dialoghi con Leucò (1947); Prima che il gallo canti (1949) che contiene Il carcere, La casa in collina, i racconti La bella estate (che contiene anche Il diavolo sulle colline e Tra donne sole); La luna e i falò (1950).
  • si suicida in un albergo.
  • 1951: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Il mestiere di vivere.

 

- influenze: decadentismo, testi inglesi e americani, antropologia
- estroverso (partecipa agli eventi storici --> scoperta degli scrittori americani) e introverso (autocostruzione psicologica - essere tragicamente - e estetica - arte come scavo e macerazione)
- il mondo moderno è un contrasto tra campagna - Langhe (schiettezza, natura, isolamento, infanzia) e città - America (finzione, uomini, impegno, maturità): ma anche la campagna è travolta, bruciata dai falò
- conoscere è sempre vedere le cose una seconda volta: si ricorda il mito (è lo schema di un fatto avvenuto una volta per tutte, compientesi fuori dal tempo e dallo spazio).
- la poesia si rifà ai miti dell'infanzia, sperando che nel simbolo torni la vita --> realismo simbolico
- rec. di F.O.Matthiesen: adotta il criterio della indirection (interpretazione simbolica della relatà)
- il mito greco insegna che si combatte contro una parte di sé: non per essere qualcosa, ma per liberarsi di qualcosa --> marxismo etnologico e metafisico
- dopoguerra: impegno, concretezza, educare il pubblico, oltre il neorealismo --> ridurre a chiarezza i miti = distruggerli

Il compagno (1947, 1949): intorno al 1936, a Torino, Pablo, sfaccendato e insoddisfatto, passa il tempo libero suonando la chitarra assieme a combriccole di amici. La sua amante Linda lo introduce nel varietà, dove impara a considerare il danaro come unico valore e lo lascia per l'impresario Lubrani. Pablo a Roma si lega alla vedova Gina, proprietaria di una bottega, che crede nel lavoro e nel senti­mento e conosce gli antifascisti. Gino Scarpa, ricercato dalla polizia perché ha combattuto nella guerra in Spagna, gli fa comprendere l'antifascismo. Dopo un periodo di carcerazione, Pablo torna a Torino.
- la brusca "conversione" non è sufficientemente motivata.
- la presentazione delle classi è manichea: i borghesi sono corrotti dal sesso e dalla ricchezza, gli operai hanno l'istinto di classe che li salva. le donne borghesi sono infedeli, le proletarie no.
- il linguaggio dei borghesi è strutturato con formule interrogative e con espressioni ambigue, che rivelano la crisi della classe; il lin­guaggio degli operai, affermativo e chiaro.
- vuole scrivere un classico romanzo d'educazione, ma non dimostra nulla

La luna e i falò: Anguilla, quarantenne, tornato nel dopoguerra dall'America, dove fa fortuna, da Genova va in un paese identificabile con Santo Stefano Belbo. Lasciato dalla madre, è allevato da Padrino e Virgilia, che riscuotono cinque lire al mese dall'Ospedale di Alessandria. Con le figlie, Angiolina e Giulia, lavorano la terra al casotto di Gaminella, poi a Cossano, dove muoiono Angiolina per tumore e Giulia fulminata e Padrino di stenti. Il ragazzo, a 13 anni, quando Padrino lascia la Gaminella, va alla tenuta della Mora di sor Matteo, che vive con la sua seconda moglie, Irene e Silvia, figlie della prima moglie, Santa, figlia di secondo letto, e Elvira, la cameriera, che gli dà il soprannome di A. Partito per la naia, conosce una cameriera, Teresa, che gli procura un lavoro su una nave per l'America. Il soggiorno in America, di dieci anni, è rievocato in tre flashback: arriva nel suo bar a Oakland un camionista langhigiano che gli narra delle gare di musiche al suo paese; descrive la solitudine ai confini con il Messico per un guasto all'autoM ricorda la storia con Rosanne, improvvisamente scomparsa nel nulla. L'America è il luogo dove si può far fortu­na, ma si resta più soli e più bastardi di prima. In paese, A. giunge a Ferragosto: tutti lo chiamano l'Americano e gli fanno conoscere le proprie figlie. Lo accompagna un vecchio amico, Nuto (=Pinolo Scaglione), falegname e suonatore di clarino; gli fa capire che in paese tutti stanno male, ma nessuno se ne va. Sono ritro­vati presso la Gaminella i cadaveri di due repubblichini: il parroco ne approfitta per fare una predica contro il comunismo. Al casotto di Gaminella, lavorano il Valino, la cognata Rosina, sua amante dopo la morte della moglie, la suocera e il figlio Cinto, un ragazzo storpio, con cui A. si identifica. Il Valino picchia le donne e il figlio; un giorno, come narra Cinto, uccide la cognata, che non ha sparti­to i prodotti per la madama della Villa, che ha portato via i fagioli. Incendia la cascina, dove muore la suocera, e si impicca. Il sacerdote rifiuta la benedizione del Valino e la madama esige il risarcimento da Cinto, che va a vivere da Nuto. A. sa che Irene sposa Arturo, dedito al gioco, che l'ha rovinata e che Silvia, scappata dopo il fidanzamento fallito con un ragioniere, va a Genova, da dove il padre la riconduce alla Mora e qui muore d'aborto, mentre il padre è colpito da un ictus. Nuto gli racconta che Santa s'impiega alla Casa del fascio e durante la Resistenza si barcamena fra fascisti e partigiani che la uccidono e bruciano. Anguilla riparte per sempre.
- l'epigrafe Ripeness is all (Shakespeare, Re Lear) è un verso sottolineato da H.Melville in una sua copia: tale sottolineatura è notata da Francis Otto Matthiessen: quando s'è raggiunta la maturità, si rischia di cadere in una fine inevitabile.
- la narrazione procede con improvvise illuminazioni, grazie alla memoria, che è il tramite fra storia e mito.
- il mito si configura come i ricordi di un'adolescenza difficile e rappresenta il desiderio di una terra migliore.
- Nuto sopravvive perché vive dei miti dei padri: crede che i falò servano a purificare la terra e che la luna favorisca i raccolti; A. ha ridotto a chiarezza i miti: per lui non c'è fuga o ritorno che valga.
- uso del discorso indiretto libero

Lavora­re stanca: I (Antenati): sul contrasto purezza-violenza che segna la vita della campagna; II (Dopo) sul desiderio erotico a cui subentra la delusione; III (Città in campagna) sul contrasto fra l'iso­lamento della campagna e la socializzazione della città; IV (Maternità) sulla duplicità del livello fisico (la terra) e di quello fisiologico (la donna); V (Legna verde) contrasto tra campagna (disimpegno) e città; VI (Paternità) liriche scritte a Brancaleone Calabro.
- temi: il ragazzo scappato di casa, il fascino del sangue e del sesso, il contrasto città-campagna, l'impegno, il desi­derio del ritorno.
- è «l'avven­tura dell'adolescente che, orgoglioso della sua campagna, immagina simile la città, ma vi trova la solitudine, vi rimedia col sesso che serve solo a sradicarlo e a gettarlo in una tragica soluzione, che è la fine dell'adolescenza»
- sulla scia di W.Whitman e Gozzano, sperimenta il verso lungo e irregolare, con una cesura generalmente dopo la settima sillaba (poesia-racconto); dopo il 1936 torna all'endecasillabo; di qui il ritmo lento che si adatta alla narrazione e la lingua prosastica, con termini dal parlato o dal dialetto.
- l'io del poeta è cancellato a favore di una terza persona, per cui prevale il racconto oggettivo; poi emerge l'in­fluenza di Joyce >>> monologo interiore (dalla «poesia-racconto» alla visione simbolica)

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951): I: temi: aggancio alle problematiche mitologico-etnologiche, che esprimono il senso del dolore in un paesaggio umanizzato: la terra come frantoio di sogni che si scopre antichis­simo, i falò nella sera che bruciano violentemente ricordi ed esperienze. II: dieci poesie (otto in italiano e due in inglese), per Constance Dowling, l'attrice americana che ama negli ultimi mesi. La donna amata è l'ultima speranza che emerge da un mondo per lui ormai in frantumi.

Paesi tuoi (1941): il meccanico Berto e il campagnolo Talino (responsabile di un incendio) sono scarcerati insieme e Talino lo invita a lavorare nella sua cascina. Qui Berto avverte la distanza fra il proprio mondo e la realtà rurale; l'amore fra Berto e Gisella, sorella di Talino, che ha avuto un rapporto incestuoso con lei, acuisce il contrasto. Durante la trebbiatura Talino si ingelosisce perché Gisella offre acqua da bere a Berto, rifiutandola a lui; la uccide ed è catturato, ma suo padre lo giustifica.
- influenzato da Il postino suona sempre due volte (1936) di Janes Cain.
- tendenza a interpretare in senso simbolico le azioni: riti della mietitura.
- come nelle religioni antiche si uccideva un animale ritenuto responsabile del taglio del grano, così qui appare ineluttabile l'uccisione di Gisella.
- espressioni tratte dal gergo contadino.

Dialoghi con Leucò: il significato di fondo è la lenta conquista della maturità, ottenuta passando dall'irrazionalità (Titani) alla razionalità (dèi). I: impossibile è cam­biare il proprio destino (in La strada, nel dialogo con un mendicante, Edipo prefe­rirebbe aver perso tutto nella vita, pur di non essere l'uomo che è). II: l'uomo può ribellarsi al destino, ma tortuoso è tale tragitto. III: può opporre al destino la propria dignità. IV: Mnemosine insegna a Esiodo come capire la vita degli immortali, senza suscitare la loro ira: bisogna cercar di vedere il senso ultimo delle cose e comunicare un modello divino; nell'ultimo dialogo, due anonimi contemporanei scoprono che durante arcaiche ascensioni gli uomini giungevano a incontrare gli dèi, a spiegarsi il senso delle cose.
- 27 testi ispirati alle Operette morali di Leopardi.
- su una copia dei Dialoghi scrisse le ultime parole.

La casa in collina (1949, nel volume Prima che il gallo canti con Il carcere sul confino a Brancaleone Calabro): nel 1943, sulle colline vicino Torino, Corrado, un professore quarantenne di scienze, si rifugia dai bombardamenti presso una vecchia signora, la cui figlia, Elvira, lo ama. Capitato con il cane Belbo in un'osteria semiabbandonata, «Le Fontane», incontra Cate, con cui ha avuto un legame, troncato da lui per il carattere rozzo della ragazza, in realtà perché non sa sostenere una relazione. Cate è ora matura e sicura e ha un figlio, forse di C., Dino, cui insegna botanica e zoologia. L'osteria è un luogo di discussioni politiche. C., rispettato, è pessimista; quando Cate gli chiede di partecipare alla lotta, rifiuta. Caduto il fascismo, mentre C. s'isola, Cate e i suoi amici combattono. A Natale C. divide con loro il pacco che gli è arrivato da casa, ma è un gesto esteriore. A primavera, sono catturati dai Tedeschi Cate, suo fratello e i frequentatori dell'osteria. C. affida Dino a Elvira, mentre fugge in un convento di Chieri, dove arriva anche Dino, che si unisce ai partigiani. C. apprende che Cate e il gruppo sono stati deportati e decide di fuggire verso le Langhe, dai genitori. La guerra è stata per lui un appuntamento fallito con la storia.
- romanzo politico: denuncia la sua incapacità di intervenire nella storia
- realismo simbolico: mescolanza fra obiettività descrittiva e scandaglio psicologico.
- opposizione città (mondo dell'alienazione, del sesso, della solitudine) - collina (mondo dell'infanzia, del mito)


Beppe Fenoglio (Alba 1922-Torino 1963)

  • Liceale, si iscrive a lettere a Torino, ma è chiamato alla naia

> è interessato alla cultura inglese (s'immagina come un soldato dell'esercito di Cromwell, con la Bibbia nello zaino e il fucile a tracolla)

  • Roma, 8 settembre: partigiano nelle Langhe, ufficiale di collegamento

> a contatto con l'esperienza di guerra, la sua cultura produce una narrativa particolare:
> stile oggettivante, secchezza narrativa e linguistica
> gusto per la narrazione epica, ma aperta alla parodia e al grottesco
> nessun interesse ideologico nell’epos partigiano, guerra come avventura esistenziale
> rapporto con la terra

  • dopoguerra: procuratore di un’azienda vinicola di Alba

> esordio letterario (1952): grazie a Calvino, propone a Vittorini La malora (uscita nel 1954), poi sceglie i racconti de I 23 giorni della città di Alba
> Primavera di bellezza, 1959 (sulle delusioni di un allievo ufficiale all’armistizio)

  • muore di cancro

> postumi: i racconti Un giorno di fuoco (1963), tra cui il troncone di romanzo Una questione privata; il romanzo Il partigiano Johnny (1968).

  • tempe­ramento schivo: gli bastano poche cose; anche la scelta del matrimonio riflette il piano che ha elaborato per la sua vita, una routine casalinga non mondana. A stento un amico, nel '62, lo trascina in Versilia per ritirare il premio Alpi Apuane.
  • entusiasmo per la letteratura inglese: scoperta della letteratura inglese e americana; disprezzo per il modello culturale fascista; disagio verso l'italiano, dovuto all'umile origine sociale.
  • amore per la democrazia: la Resistenza è vissuta con entusiasmo; è presente all' occupazione di Alba; vive lo sbandamento dei partigiani; partecipa allo scontro di Valdivilla e alla liberazione del Piemonte.

 

- temi: l’autobiografia infantile, l’avventura partigiana, la vita di paese, la vita del parentado
- critica da sinistra
- stile: termini dialettali, strutture proprie dell'inglese; stile secco, ma preciso, senza retorica

I 23 giorni della città di Alba: Ia parte: sulla guerra partigiana (la città rimase in mano ai partigiani per breve tempo); IIa parte: sulla realtà borghese e contadina delle Langhe. Il ponte tra le due parti è Ettore, che uscito dalla guerra non riesce a reinserirsi nella società
- dominano ora crudezza, bestialità, sadismo, ora miseria, solitudine
- l'opera è riscritta più volte (ricerca di equilibrio, eliminazione delle parole inutili)

Un giorno di fuoco: Gallesio, che non compare mai direttamente, fugge in un luogo favoloso per il bambino con i cui occhi stupiti si osservano i fatti: da qui i carabinieri sparano per stanarlo. Il tema è il codice di comportamento che guida Gallesio, i carabinieri, i valligiani. Il bambino apprende questa cultura, confrontandosi con le reazioni dello ziastro e della zia.


 

Elsa Morante (Roma 1912-1985)

figlia di Irma Poggibonsi, maestra elementare ebrea, e Francesco Lo Monaco, trascorre l'infanzia dal padre anagrafico, Augusto M., aio in un riformatorio per minorenni, nel quartiere Testaccio. Dopo il liceo, vive da sola, ma la povertà costringe ad abbandonare la facoltà di lettere. Da adolescente scrive racconti. Negli anni Trenta esordisce nel giornalismo di costume: lavora per «Oggi» (1939-41). Nel 1936 conosce, tramite il pittore Capogrossi, Alberto Moravia, che sposa nel 1941. Le sue inquietudini emergono nel Diario, redatto nel 1938 (1990). Con Moravia vive a Anacapri e Roma e la loro casa diviene luogo di incontro. Nel 1943 segue il marito al confino sui monti di Fondi, in Ciociaria. Nel 1944, a Roma, il rapporto con Moravia è a fasi alterne: vuole un figlio, ma non sempre. Nel 1948 viaggia in Francia e Inghilterra. Collabora con la RAI. Viaggia, con una delegazione culturale, in URSS e Cina. Si reca, nel 1959, negli USA, dove conosce a New York il pittore Bill Morrow. Nel 1960 si trasferisce da sola. Con Moravia va in Brasile e l'anno successivo, anche con Pasolini, in India. Nel 1962 si separa; Bill precipita da un grattacielo. Dopo un intervento chirurgico al femore, trascorre gli ultimi anni di vita a letto. Nel 1983 tenta il suicidio, ma è salvata da una domestica.

Opere: racconti, Le straordi­narie avventure di Caterina (1941); Menzogna e sortilegio (iniziato nel 1943; 1948, premio Viareggio); poesie, Alibi (1958); L'isola di Arturo (1957, premio Strega); poesie, Mondo salvato dai ragazzini (1968); La Storia (1974); Aracoeli (1982).

- il suo realismo (recupero della narrativa tradizionale) è coniugato con elementi di analisi psicologica e favolistici (a parte La Storia, dove è anche un narratore tradizionale)
- scrittura musicale e suggestiva
- temi: solitudine, nostalgia per l'infanzia (mito dell'incorruttibilità --> l'isola), un mondo "fanciullo" e "povero" che riscatta un mondo fittizio, generatore di sopraffazione, sfruttamento e morte.

Menzogna e sortilegio (1948): storia di una nobile famiglia sici­liana in decadenza, il cui protagonista è una donna sola.

L’isola di Arturo (1957): Procida, anni '30: il quattordicenne A., orfano di madre e figlio di un italo-austriaco dalla bellezza ambigua, Wilhelm Gerace, sempre lontano per viaggi, trascorre un'infanzia libera, tra il castello-penitenziario, il palazzo dei Gerace, detto casa dei Guaglioni, e i vicoli del porto. Sogna storie di pirati e avventurieri, adorando i genitori. W. torna con la giovane moglie Nunziatina, una napoletana sedicenne, verso cui A. per gelosia finge disprezzo ma che ama. Il padre, annoiato dalla devozione della moglie, riparte. La nascita di un fratellastro accentua la gelosia di A. che finge un suicidio coi sonniferi. La passione del ragazzo diventa alla fine furiosa, ma Nunziatina lo respinge. E' l’ultima estate che segna il passaggio dall’adolesvcena alla maturità: iniziato al sesso da Assunta, giovane vedova, vuole ingelosire la matrigna. Scopre la passione non ricambiata del padre per un detenuto che, amnistiato, è accolto in casa per una notte. Le assenze del padre sono solo banali scorribande per Napoli. Caduto il mito del padre, A. lascia l’isola per andare in guerra.
- narra l'infanzia con la coscienza dell’adulto, proiettandola nel mito
- padre come un dio lontano dalla bellezza nordica vs. Nunziatina, meridionale e teatrale
- lingua pittoresca e sgrammaticata del popolo
- scoperta dell’abiezione del padre >>> superamento dell’infanzia

La Storia (1974): la vita di una vedova ebrea, Ida Ramundo, maestra elementare, e del figlio Nino è sconvolta dalla Storia: un soldato tedesco la violenta. Nasce Useppe. Nino si arruola nelle camicie nere, mentre la casa di Ida è distrutta e fugge tra i senza tetto. Gli ebrei del ghetto sono deporati; Nino passa ai partigiani; Useppe si scopre epilettico. Ida deve rubare per sfamare il bambino. Con la fine della guerra, Nino si dà al contrabbando e è ucciso dalla polizia; Useppe muore di epilessio e Ida impazzisce.
- la Storia è un insieme di violenze che ricadono sugli innocenti.
- requisitoria contro la società.
- il mondo potrà essere salvato soltanto dai ragazzini


 

Riccardo Bacchelli (Bologna 1891-Monza 1985)

Studia letteratura e inizia 1'attività giornalistica e narrativa (nel 1911 pubblica il roman­zo, Il filo meraviglioso di Lodovico Clo'): collabora alla Voce, da cui deriva l'interesse per gli argomenti storico-politici e una visione tradizionalista della realtà, il rifiuto di ogni disordine e lo spirito neoromantico ed estroso. Ciò lo porta a una profonda razionalità, come è testimoniato dalla metrica rigorosa dei Poemi lirici (1914). Al termine della I g.m., nella quale è volontario, dopo un breve soggiorno a Bologna, a Roma fonda La Ronda. Il passaggio all'intransigenza è testimoniato dalle prose Memorie del tempo presente (1918-19). Nel 1926 a Milano è critico teatrale della Fiera letteraria.

Romanzi storici: Il diavolo al Pontelungo (1927), sul movimento anarchico di Bakunin; La congiura di don Giulio d'Este (1931); la trilogia Il mulino del Po (Dio ti salvi 1938, La miseria viene in barca 1939, Mondo vecchio sempre nuovo 1940); Il figlio di Stalin (1953); Nel fiume della storia (1955).
Romanzi storico-fantastici: Il pianto del figlio di Lais (1945); Lo sguardo di Gesù (1948); I tre schiavi di Giulio Cesare (1958); Non ti chiamerò più padre, storia di san Francesco ricostruita dal punto di vista del padre (1959); Il coccio di terracotta (1966).
Romanzi amorosi: Tre giorni di passione (1955), Rapporto segreto (1967), L'Afrodite (1969).
Romanzi ironici: Lo sa il tonno (1923), La cometa (1949), Il progresso è un razzo (1975), secondo il modello del racconto filosofico del Settecento.
Opere teatrali: Amleto (1919). 

- disimpegno >>> nostalgia del passato; culto della parola (richiamo a Manzoni); passione per la concretezza; ma anche sentimento di precarietà tipico dell'esistenzialismo (non sente la presenza della Provvidenza), che trova espressione in espedienti irrazionali
- Confessioni letterarie: «La vita è inconfessabile e l'arte può darne gli indizi»: può solo "avvertire" gli uomini della loro condizione e partecipare, bonariamente, alle loro vicende.
- stile: digressioni descrittivo-meditative; "ricanto" (anziché scrivere di prima mano, riscrive riprendendo una storia precedente); indugio sui particolari

Il mulino del Po (1938-40): Lazzaro Scacerni, reduce dalla campagna in Russia sul fiume Vop (1812), grazie alla vendita dell'eredità di un ufficiale moscovita, compra un mulino e sposa Dosolina. Supera molti ostacoli: inondazioni, sabotaggi (I vol.). Il figlio di Lazzaro, Giuseppe, contrabbanda il grano; sposa Cecilia, suo figlio Lazzarino a 13 anni muore nell'impresa garibaldina di Mentana. Giuseppe, atterrito dal fatto che una piena del Po possa distruggere i suoi campi, fa un patto col diavolo, ma muore in preda alla follia (II vol.). Cecilia, sola coi figli, decide di non pagare la tassa sul macinato. Di notte, in un'ispe­zione dei finanzieri, il giovane Princivalle incendia il mulino per coprire la frode ed è arrestato. Si verificano le prime lotte contadine e scoppiano guerre fra vicini: gli Scacerni perdono terre. Berta, altra figlia di Cecilia, per evitare che anche i Verginesi cadano in miseria (vuole sposare il loro figlio Orbino), organizza uno sciopero di mugnai e blocca l'attività del nuovo proprietario terriero, il Clapasson. Ma, offesa da scioperanti, è vendicata dal fratello che, uscito di prigione, uccide Orbino, credendolo l'artefice dell'oltraggio. Giovanni, fratello maggiore di Cecilia e Princivalle, adotta un bambino e lo chiama Lazzaro, che muore sul Piave.
- accurata la documentazione storica (un «poema mulinaresco»)
- modelli: Cento anni di Rovani, Confessioni di un italiano di Nievo
- il fiume è metafora del fluire incessante della vita: le vicende sono mosse da una legge imperscrutabile verso il nulla
- descrive sempre un solo personaggio (il tipico popolano ferrarese, sanguigno, volitivo, spontaneo, pronto a piccoli imbrogli, ma onesto) con cui ha una partecipazione cordiale


tre ragazzi vagabondi torinesi incontrano Poli che vive nella villa del Greppo, si droga, cerca nella lussuria la libertà. Prete si identifica con la campagna; Pieretto la vede con occhi cittadini e distaccati; il narratore ne scopre i sottofondi mitici. I luoghi sono umanizzati, selvaggi, posseduti da forze oscure; gli elementi naturali governati da forze potenti.

a Torino, giovani donne trascinano la vita tra eleganti e fatui. Clelia lotta con determinazione e dignità, ma è più ambigua della sua apparenza ideologica. La città è un paesaggio infernale.

 

Letteratura italiana novecento e contemporanea

Neorealismo (Italia, 1930-50) ---- Vittorini, Pavese, C.Levi, V.Pratolini, C.Cassola, B.Fenoglio; nelle arti R.Guttuso; nel cinema L.Visconti (Ossessione 1943), V.De Sica (con Zavattini Sciuscià 1946, Ladri di biciclette 1948), R.Rossellini (Roma città aperta 1945, Paisà 1946)

- definito         realismo                      > gli si riconosce compiutezza
socialrealismo            > si restringe alle manifestazioni propagandistiche
neorealismo                > si sottolinea il suo carattere di recupero di una tradizione, adeguata all'antifascismo
neoespressionismo      > [definizione di Calvino, pref. a Il sentiero dei nidi di ragno, 19642] sono esasperate le descrizioni dei personaggi

- il contesto del dopoguerra stabilisce un’immediatezza di comunicazione tra scrittore e pubblico
> esplode la libertà di esprimere se stessi, non tanto documentare o informare
> i contenuti sono indiscutibili, è rilevante la poetica

- movimento di avanguardia o restaurazione?
> ricerca di una nuova razionalità dalla lacerazione privata e storica dell'uomo
> recupero della vecchia razionalità

            > istanza sprovincializzante
> legame con i modelli americani degli anni trenta (Caldwell, Steinbeck)
> istanza legata alla tradizione provinciale (---> neoverismo)
> legame con la tradizione ottocentesca (Verga, Di Giacomo, Fattori, ma anche Géricault, Courbet)

- caratteri:
> populismo (mitizzazione del popolo sano), provincialismo pittoresco
> arte descrittiva o con tesi programmatica
> situazioni di guerra e dopoguerra, provinciali e contadine, non del presente
> lingua rinfrescata da dialetti e gerghi, ma ancora borghese
> dare sapore di verità (sulla scia di Verga)

Vasco Pratolini (Firenze 1913-Roma 1991)

  • povero, interrompe gli studi e cerca lavoro (operaio, tipografo, cameriere). La tisi lo obbliga a due lunghi periodi in sanatorio (1935-36). Autodidatta, legato all’ermetismo. Collabora a Il bargello e Letteratura.
  • 1938: fonda con A.Gatto Campo di Marte. Le sue prime opere narrative sono legate alla rievocazione della vita popolare fiorentina in un quartiere o in una strada (via de’Magazzini, via del Corno): Il tappeto verde (1941), Via de’ Magazzini (1942), Le amiche (1943).

Con Il quartiere (1944), s'affacciano i temi del mondo popolare e sottoproletario di Firenze che trovano una nuova dimensione storica e impegno politico in Cronache di poveri amanti (1947; film nel 1954, con la regia di C.Lizzani), Cronaca familiare (1947; film nel 1962 con la regia di V.Zurlini), Un eroe del nostro tempo (1949), Le ragazze di S.Frediano (1953; film nel 1955, con la regia di V.Zurlini).

  • anni 50: prende parte alla resistenza a Roma, dove vive; collabora alla sceneggiatura o al soggetto di film neorealistici, come Paisà (1946) di Rossellini e Rocco e i suoi fratelli (1960) di Visconti.

---> Il mio cuore a Ponte Milvio (1954), Metello (1955) -- (film nel 1970 con la regia di M.Bolognini).

  • 1963: torna ai temi memoriali con La costanza della ragione (film nel 1964, con la regia di P.Festa Campanile), una storia tra passato e presente nella periferia di Firenze negli anni Cinquanta.
  • ultimi 20 anni: saltuari interventi di traduzione, poesia (La città ha i miei trent'anni, 1967) e riscrittura; Il mantello di Natascia e altre cronache (1985).

- se anche analizza la storia con­temporanea, rievoca con toni realistici o lirici soprattutto le sue vicende personali (pref. a Il mio cuore a Ponte Milvio: «ho spesso abusato di motivi autobiografici»)
- descrive personaggi autentici, che prendono coscienza della loro responsabilità politica e agiscono in nome di una solidarietà collettiva
- al crollo morale dei personaggi corrisponde un crollo delle strutture del romanzo neorealista: vi inserisce confessioni, soliloqui, diari, colpi di scena, memorie, un dialetto drammatico.
- neorealisti sono l'uso del linguaggio popolare e il rapporto che ciascuno stabilisce fra la propria vita e la società in cui vive.

Il quartiere (di Santa Croce a Firenze):
- costruisce nella memoria uno spazio ideale dove si svolge una vita popolare, rude ma piacevole
- il narratore esprime un punto di vista corale
- lingua semplice, commossa, evocativa, impressionistica, ritmata

quartiere

città

valori autentici

confusione dei valori

solidarietà

egoismo

Cronache di poveri amanti: narra fatti quotidiani, amori, cronache, di cui sono protagonisti gli abitanti di via del Corno, a Firenze. L'avvento del fascismo sconvolge anche questi popolani, che lo combattono. Figura di spicco è il forte Maciste, che la contrada guarda con rispetto anche per le sue idee; di contro, l'ambiguo Carlino, il fascista fanatico, per mascherare la sua debolezza, organizza incursioni violente.
- romanzo corale di popolo, dalla dimensione diaristica
- elementi tragici e comici > epopea popolare

Metello: M. Salani, quindicenne, orfano di madre morta di parto e padre annegato, lascia il paese, di nascosto, per Firenze, dove fa il muratore (1875). Attivo, te­stardo, ambizioso, vuole far valere i propri diritti, partecipa a scioperi e sommosse, tra cui quella del 1898 contro il rincaro del pane, ed è arrestato. Accanto alla maturazione politica s'intrecciano le vicende private di M.: dopo una prima storia d'amore superficiale con una donna più grande, Viola, sposa Ersilia, figlia di un muratore morto sul lavoro. Lo sostiene in tutte le sue batta­glie, finché non ha una avventura con Dina, una frivola vicina, che lo allontana anche dallo sciopero che ha organizzato contro Badolati, l'ingegnere del cantiere. Torna l'equilibrio familia­re e M. guida lo sciopero del 1902, ma è arrestato una seconda volta. Quando è liberato, la moglie lo attende, affettuosa e fedele col bambino.
- fa parte della trilogia Una storia italiana sulla vita fiorentina del '900 con Lo scialo (1960), sulla compromissione col fascismo dei piccoli borghesi toscani, e Allegoria e derisione (1966), dove introduce il monologo interiore e il flusso di coscienza (il protagonista si distacca dal fascismo, è partigiano e comunista)
- accusato di populismo e paternalismo, soprattutto nel tratteggiare il protagonista
- M. è il simbolo di una condizione sociale di tanti operai dell'epoca, ma anche di alcuni valori umani indistruttibili (la sua origine, l'educazione dei senti­menti, la lotta per la vita, l'amicizia, il lavoro, la solidarietà)
- il romanzo segna la fine del neorealismo
- romanzo corale: intorno a M. si muovono vari personaggi mino­ri che aiutano M. nello sviluppo della propria coscienza civica: es. Betto e Sante, conosciuti in carcere.
- M. è un ragazzo comune, intelligente, donnaiolo, ma la sua grandezza sta nel­l'umiltà
- i personaggi sono tutti analfabeti e fanno fatica a farsi rispettare
- spesso il racconto in IIIa persona s'interrompe e subentra il «noi» o il soggetto indeterminato, il che rende maggiore la partecipazione dell'autore

Carlo Cassola (Roma 1917- Montecarlo di Lucca 1987)
Formatosi a Roma, nel 1940 a Volterra è partigiano e poi insegna storia e filosofia fino al 1962. Alla fine degli anni Trenta pubblica racconti sul «Meridiano di Roma» e su «Letteratura». Da Grosseto collabora a vari giornali, interessandosi della vita socio-economica della sua terra, e scrive, con Luciano Bianciardi, l'inchiesta I minatori della Maremma. Prende posizione contro Musil, Mann, Sartre e Camus, perché troppo ideologici. E' un pacifista, ma non politicizzato.
1937-50: i racconti: Alla periferia, La visita (1942), Il taglio del bosco (1954);
1950-60: Fausto e Anna (1949), La casa di via Valadier, I vecchi compagni, Un matrimonio del dopoguerra, Il soldato, il romanzo La ragazza di Bube (1960);
1961-87: Un cuore arido (1961), Il cacciatore, Storia di Ada, Gisella, L'antagonista, L'uo­mo e il cane, Vita d'artista.

- è criticato: dai letterati impegnati delle neoavanguardie (Sanguineti accusa C. e Bassani di essere delle Liale, 1963); e dai rappresentanti del nouveau roman per la rarefazione degli elementi narrativi e della resa linguistica (Calvino: "romanzi sbiaditi come l’acqua della rigovernatura dei piatti in cui nuota l’unto dei sentimenti ricucinati")
- modelli: Joyce, Flaubert, Tolstoj, Boris Pasternak (1890-1960)

- antifascismo, ma di carattere più morale che ideologico
- poetica del «subliminare»: l'arte deve afferrare ciò che agisce sotto il limite dell' attenzione pratica, cioé il senso profondo degli eventi ---> la solitudine e l'insoddisfazione umana
- il resoconto dei fatti non basta se non rinvia a un sentimento nascosto ≠ neorealismo
- nella sua produzione non c'è svolta o rinnovamento di temi o moduli, ma solo la contemplazione dell'esistenza come una trama opaca di gesti che si risolve nel rifiuto della storia e nel vagheggiamento di un'immobile provincia toscana fuori del tempo
- qui trova il suo paesaggio interiore, correlativo oggettivo degli stati d’animo dei personaggi e proiezione di un ideale di vita, silenziosa, ripetitiva, arida, interrotta da brevi gioie e slanci inconcludenti

Il taglio del bosco: un boscaiolo, Guglielmo, prende coscienza della disperazione umana. Nonostante un riecheggiamento autobiografico (la morte della moglie), C. mantiene un tono obiettivo perché descrive un personaggio, il cui livello socioculturale è più basso e nel quale non può identificarsi.

Italo Calvino (Santiago de Cuba 1923-Siena 1985)

  • adesione al neorealismo: trascorre l'adolescenza a Sanremo, partigiano nelle Brigate Garibaldi nell’entroterra di Sanremo; collabora a L’Unità dopo il 1945, legato a Pavese e Vittorini. Altre opere: il memoriale L’entrata in guerra (1954).

- per lui il neorealismo è fatto di tante voci periferiche che fanno emergere tante Italie -> trovare un ruolo sociale, nuovi temi e forme che mettano in luce condizioni umane marginali
- nessuna retorica della resistenza
- sceglie come narratori dei bambini
- è in C. una continua ricerca di conoscenza della realtà attraverso la ragione --> illuminismo; ma di essa sono parte la fantasia, la fiaba, il fantastico

Il sentiero dei nidi di ragno (1947, 1964): Pin, che, orfano di madre, abbandonato dal padre marinaio, vive nell'entroterra ligure con una sorella che fa la prostituta (la Nera) e lavora da un ciabattino, ruba la pistola a un Tedesco che giace con lei e la nasconde; arrestato, conosce Lupo Rosso, un partigiano che diventa il suo idolo. Evaso, si aggrega a una banda di partigiani ai margini della società e della legalità, comandati dal Dritto. Durante una battaglia, il Dritto fa l'amore con la moglie del cuoco nel casolare, che s'incendia. Pin cerca di recuperare la pistola, sottratta da un partigiano traditore, Pelle; la ritrova dalla sorella, connivente con i Tedeschi. Conducono un’inchiesta il comandante Ferriera e il commissario Kim, che dialogano sul senso della lotta partigiana: per Kim, è il riscatto dalle proprie ferite (dell’operaio dallo sfruttamento, del contadino dall’ignoranza, del piccolo-borghese dalle inibizioni). Pin torna nella banda, affidandosi al Cugino.
- nella pref. all'ediz.2 aderisce al neorealismo (è un libro nato dal clima generale di un'epoca, da una tensione morale e letterario). 
- il tema è troppo impegnativo, tanto che lo affronta non di petto: la lotta partigiana è filtrata attraverso l'ottica di un bambino, il che rende il racconto realistico e fiabesco.
- i personaggi sono deformazioni espressionistiche di eroi di guerra: questi uomini umili e diseredati devono tuttavia agire di fronte al conflitto.
- stile vario, ma semplice: vi adotta il dialetto.

Ultimo viene il corvo (1949): i 30 racconti, divisi in quattro parti, prendono spunto da situazioni degli anni della guerra o del dopoguerra. Nell'omonimo racconto, il protagonista è un ragazzino che fa il partigiano e che, nel suo gioco al bersaglio, uccide con lenta crudeltà un soldato tedesco. Alcuni sono ispirati al mondo dell'infanzia: in Il giardino incantato, Giovannino e Serenella finiscono in una villa signorile dove vedono un ragazzo pallido e triste e scappano. In Andata al comando, si pone nell'ottica del fascista fucilato da un partigiano. In Casa degli alveari, il protagonista ammette le sue colpe e vive isolato. Non mancano racconti comici.

  • produzione fantastica: altre opere: Fiabe italiane (1956), La speculazione edilizia (1957).

- allegorie dei problemi del presente

Il visconte dimezzato (1952, 1960): Medardo, visconte di Terralba, combattendo contro i Turchi alla fine del '600, è colpito da una palla di cannone che lo divide in due parti: una cattiva (il Gramo), una buona. Torna per primo il Gramo che fa morire il padre e allontana la balia tra i lebbrosi. La parte buona non sempre riesce a realizzare il bene. Le due parti duellano per la stessa donna e sono rimesse insieme.
- nella nota all'ediz. del 1960 (quando pubblica la trilogia I nostri antenati, anche con Il barone rampante e Il cavaliere inesistente), spiega la genesi e il senso dei tre romanzi.
- il contrasto tra le due parti (Stevenson, Il dottor Jekyll e Mr Hyde) serve a dare evidenza al dimidiamento dell'uomo contemporaneo e al clima della guerra fredda
- le mutilazioni sono distribuite nei personaggi: mastro Pietro Chiodo, che fa solo strumenti di tortura, e il dott. Trelawney, che trascura i malati per inutili attività, sono il tecnico e lo scienziato che prestano la loro opera senza porsi problemi morali; i lebbrosi che vivono nel piacere raffigurano l'edonismo della modernità, i rigorosi ugonotti sono simbolo del moralismo ottuso.
- l'uomo intero, in equilibrio con sé e il mondo, non esiste: l'interezza è una conquista che passa solo attraverso la mutilazione.
- semplicità espressiva, paratattica.

Il barone rampante (1957, 1960): nel 1767 Cosimo Piovasco di Rondò, a 12 anni, rifiuta di mangiare le lumache e decide di trascorrere su un elce il resto della sua vita. Continua a partecipare agli eventi storici (l'Illuminismo, la Rivoluzione, Napoleone, la Restaurazione) e a vivere le esperienze di crescita: si innamora, continua l'istruzione, ha contatti con la Massoneria, difende le idee rivoluzionarie, è inserito nel programma di visita a rarità e monumenti di Napoleone. Agonizzante, si lancia su una mongolfiera e scompare in volo.
- ribellione all'autoritarismo paterno.
- la distanza che pone fra sé e il mondo caotico gli consente di guardarlo con lucidità: la sola via per essere cogli altri è d'essere separato dagli altri.
- C. rappresenta l'intellettuale e il suo ruolo.
- stile composito: precisione lessicale, lirismo, disquisizione filosofica.

Il cavaliere inesistente (1959, 1960): protagonista è un paladino senza corpo e puro pensiero, il cui scudiero, Gurdulù, è invece tutto corpo (esistenza senza coscienza).
- condizione dell'uomo moderno, vittima delle apparenze

La giornata di uno scrutatore (1963): nel 1953 un intellettuale comunista, Amerigo Ormea, fa lo scrutatore al Cottolengo a Torino durante il referendum sulla legge truffa. Vive in un piccolo appartamento e ha una relazione litigiosa con Lia. L’universo dei ricoverati fa emergere un dubbio su cos’è l’uomo. Per capire il Cottolengo, non serve la ragione, ma un atto d’amore.
- la DC per vincere sembra avesse portato alle urne minorati, moribondi, paralitici
- posizione razionalista: il negativo è recuperato a qualche ragione
- criticato perché conferma solo l'esistente

Marcovaldo (1963): contro la mercificazione dei valori della vita (pubblicità, consumismo).

  • produzione fantascientifica:

 

Le Cosmicomiche (1965): alcune pubbl. sul «Caffè» (1964), altre sul «Giorno» (1965), altre nell'ediz. (1965); nel 1975 pubbl. La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche; nel 1984 Le Cosmicomiche vecchie e nuove; nel 1997 Tutte le Cosmicomiche, con Ti con zero (1967). I racconti sono ambientati nel passato quasi a spiegare l'origine e l'evoluzione dell'universo. Protagonista è Qfwfq, un essere multiforme, vecchio quanto l'universo. Ogni racconto parte da un'afferma­zione scientifica (astrofisica, cosmologia, biologia, scienze umane), che serve ad aprire nuovi orizzonti all'immaginazione. Dal mondo irrapresentabile della scienza moderna, nascono immagini concrete come negli antichi miti cosmogonici.
- modelli: Leopardi, Beckett, G.Bruno, L.Caroll, Landolfi, Kant, Borges, Popeye.
- nasce una prosa su più piani lessicali: scientifico, quotidiano, letterario.

  • fase combinatoria: sperimenta i meccanismi della narrazione su suggestione dello strutturalismo e della semiologia, per cui la letteratura è un insieme coordinato di segni (fa "metaletteratura"). Altre opere: Le città invisibili (1972), Il castello dei destini incrociati (1973), Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), Collezione di sabbia (1984).

- partecipa alla crisi del romanzo, le cui strutture sembrano inadeguate
> alla crisi si reagisce con la parodia (Borges, C.)
> o con il nouveau roman dell’école du regard (Alain Robbe-Grillet Il nouveau roman 1963, Marguerite Duras) legata a Joyce, Woolf, Sartre --- le loro strutture narrative escludono l'approfondimento psicologico e scelgono di porsi con obiettività

Palomar (1983): dalla sua rubrica L'osservatorio del signor P. sul «Corsera» (1975-77) e dal materiale pubblicato sulla «Repubblica», ricava i racconti di P., il cui nome richiama un telescopio americano. Ci sono tre aree tematiche, segnalate dalle cifre 1, 2 e 3: gli 1 corrispondono a un'esperienza visiva (descrizioni); nei 2 sono elementi antropologici e l'esperienza coinvolge anche la lingua, i simboli (racconti); i 3 rendono conto d'esperienze speculative sul cosmo (meditazioni). P., attraverso la struttura del libro, osserva, cerca di interpretare e riflettere su tutto il reale; operazioni che C. ha tentato in ogni sua opera e che sono sfuggite a soluzioni certe. Uomo silenzioso, impossibilitato a liberarsi dell'im­pazienza che l'ha accompagnato al vedere gli altri sbagliare, rappresenta l'autore. E' l'unico a continuare la propria ricerca attraverso la ragione; procede nell'indifferenza quando non incontra l'ostilità.

Primo Levi (Torino 1919-1987)

 

Figlio di ebrei piemon­tesi originari della Spagna e della Provenza. Si iscrive al ginnasio-liceo D'Azeguo, dove ha come docenti Augusto Monti, U mberto Cosmo, Zino Zini e N orberto Bobbio. Frequenta, presso la facoltà di scienze, il corso di chimica (le leggi razziali consentivano di proseguire gli studi a chi era già iscritto). Amico di studenti antifascisti, legge Th.Mann, Darwin, Tolstoj. Nel 1943, si unisce a un gruppo partigiano operante in VaI d'Aosta. Arrestato dai fascisti, è inviato nel campo di concentramento di Carpi-Fòssoli, presso Modena. Nel 1944 è deportato ad Auschwitz (Polonia) con altri prigionieri. Contrae la scarlattina quando i Tedeschi  lasciano il campo. Per tornare in patria, percorre un lungo itinerario dalla Russia Bianca e poi in Italia, attraverso l'Ucraina, la Romania, l'Ungheria e l'Austria. Nel dopo­guerra è chimico di laboratorio. Muore suicida.

Opere: Se questo è un uomo (1947); La tregua (1963 Premio Campiello) sul viaggio di ritorno; Storie naturali (1969), racconti di critica sociale; La chiave a stella (1978), un libro pittoresco sul lavoro operaio qualificato; Se non ora quando? (1982 Premio Campiello), su ebrei russi che combattono a fianco dei partigiani; i racconti di Vizio di forma (1971); le poesie di Osteria di Brema (1975); poesie e traduzioni di Ad ora incerta (1984); I sommersi e i salvati (1986), riflessioni sui lager; Conversazioni e interviste 1963-1987 (1997).

Se questo è un uomo (1947):
- è un memoriale, un racconto letterario, un'opera storico-sociologica (individua le leggi del comportamento umano)
> nella pref.: "non è stato scritto per formulare nuovi capi d'accusa, ma fornire documenti per uno studio di alcuni aspetti dell'animo umano"
- è predisposto ad analizzare la realtà per via della sua preparazione scientifica
- atteggiamento imparziale verso la Germania
- il libro nasce fin dai giorni del lager: grazie alla sua preparazione chimica dispone di un lapis e un quaderno
- sente l'impulso di raccontare ciò che l'uomo può fare all'altro

Letteratura di guerra.

  • memorialistica della I g.m.:

            > posizioni nazionalistiche
> temi: realizzazione di sé, patriottismo, rapporto coi soggetti
> l'intellettuale si sente guida del suo popolo --> ambiguo sovversivismo
> Caporetto è occasione perché le masse esprimano il loro dissenso --> populismo
C.Malaparte La rivolta dei santi maledetti 1921; Emilio Lussu (1890-1975), interventista e ufficiale di fanteria, poi antifascista e nel Pd’Az, cerca nella truppa i segni di una nascente coscienza di classe (Un anno sull’altipiano Parigi 38); Ardengo Soffici ufficiale addetto alla propaganda sotto Caporetto (La ritirata del Friuli 1919); Pietro Jahier che cerca nella guerra un’occasione di salvezza morale Con me e con gli alpini 1919; A.Palazzeschi, neutralista, Due imperi... mancati 1920; Gadda, sottotenente degli alpini al fronte (la guerra è ‘necessaria e santa’), prigioniero in Germania dopo Caporetto --- in quaderni di appunti, analizza il proprio desiderio di affermazione e delusione
> libri ambientati nella I g.m.: G.A.Borgese Rubé 1921; Alvaro, Pirandello, Saba, Ungaretti

  • memorialistica sulla II g.m.:

            > campagne di Grecia, Africa e Russia
M.Rigoni Stern Il sergente nella neve 1953 sulla campagna di Russia; E.Flaiano Tempo di uccidere 1947 (ricordo antieroico della guerra in Etiopia)
> clandestinità, resistenza --- è una letteratura orientata politicamente
R.Battaglia Un uomo, un partigiano 1945; G.Bocca Partigiani della montagna 1945; A.Marchesini vedova di Gobetti Diario partigiano 1956; Vittorini Uomini e no 1945; C.Pavese La casa in collina 1947-48, La luna e i falò 1950; B.Fenoglio; A.Moravia La ciociara 1957; Cassola, Fausto e Anna 1952, La ragazza di Bube 1960; Calvino Ultimo viene il corvo, Il sentiero dei nidi di ragno 1947, L’entrata in guerra 1954
> fascismo
V.Pratolini Un eroe del nostro tempo 1949 (un delinquente fascista); Bassani Il giardino dei Finzi-Contini 1962; Malaparte La pelle 1949 (sul disastro dell’Italia)

Giorgio Bassani (Bologna 1916- Roma 2000):

Figlio di una famiglia borghese ebraica, trascorre infanzia e gioventù a Ferrara. Si laurea in lettere a Bologna e collabora con alcune riviste. Nel 1943 è arrestato come ebreo antifascista e incarcerato. Partecipa alla Resistenza dove milita nel PSI. Inizia la sua attività come scrittore, saggista e operatore culturale. Appoggia presso la Feltrinelli la pubblicazione del Gattopardo.

- vicino al Neorealismo, ma senza intento documentario e cronachistico; la tensione civile via via cede all'elegia
- rievoca l'ambiente della comunità israelitica ferrarese: si crea un luogo cui tornare a casa, forse su suggestione della prosa simbolistica e metafisica (De Chirico, Morandi)
- prevale l'analisi della condizione di solitudine dell'uomo, resa più evidente dall'isolamento razziale e dalla violenza bellica: la vittima (l'ebreo, il gay)
> le cose umane sono dominate da un destino di decadimento, distruzione e morte
- modelli stilistici: Manzoni, Proust, Mann

Cinque storie ferraresi (1956): Lida Mantovani: una ragazza povera ha un figlio da un giovane ricco e ebreo, che la lascia; la sposa l'artigiano Oreste, che muore lasciandola ricca; La passeggiata prima di cena: l’unione fra la contadina Gemma e il medico Elia; Una lapide in via Mazzini: Geo Josz è l'unico ebreo superstite di un gruppo di deportati; Gli ultimi anni di Clelia Trotti: il giovane israelita, Bruno Lattes, torna a Ferrara nel 1946 dopo aver fatto carriera negli Usa e si confronta coi problemi che gli presentano vari personaggi, fra cui Clelia, anziana militante socialista; Una notte del ‘43: 11 ferraresi fucilati dai nazisti.

Gli occhiali d’oro (1958): il narratore, israelita, è escluso dalla buona società ferrarese per le leggi razziali, come lo stimato dottor Fadigati, omosessuale, che si suicida.

Il giardino dei Finzi-Contini (1962): dopo che le leggi razziali sono promulgate nel 1938, la ricca famiglia ferrarese dei Finzi-Contini, che ha sempre vissuto appartata, decide di invitare nella villa gli amici più cari. I fratelli Alberto e Micòl vivono così fra partite a tennis, discussioni, passeggiate. Tra il narratore e Micòl nasce un sentimento, ma la ragazza si chiude in sé. Alberto morirà per una malattia incurabile e Micòl, coi geni­tori, finirà nei forni crematori.
- best-seller: si polemizzò, perché la condizione degli ebrei italiani durante il fascismo vi era ridotto al mito romantico della giovinezza perduta, senza valenza propositiva.
- Micòl è il simbolo di una promessa di felicità, amore, pienezza vitale: è la personificazione di un inattingibile eterno femminino; il giardino è il simbolo di un paradiso perduto (l'infanzia).

Carlo Emilio Gadda (Milano 1893-Roma 1973)

 

  • si trova presto in condizioni difficili per gli investimenti del padre, imprenditore della seta, il quale nel 1899 erige una villa a Longone, per G. simbolo di una borghesia preoccupata solo dell’apparenza
  • 1909: morto il padre, la madre riesce a far studiare i tre figli; nel 1912 si iscrive a ingegneria a Milano
  • 1915: volontario tra gli alpini, prigioniero in Austria e nell’Hannover. Il fratello minore è morto poco prima dell’armistizio.

Documento di questo periodo è Giornale di guerra e di prigionia (1955, 19652). Affrontata come una giusta prova, la guerra lo delude: nell’esercito regnano retorica e cialtroneria. Sperimenta molti registri: dall’ironia che imita la lingua ufficiale ai toni accorati. Nel romanzo incompiuto La meccanica, racconta la popolana Zoraide, sposata ad un socialista spento e mingherlino al fronte e innamorata di Paolo Velaschi, nobile studente di meccanica, che la lascerà per la guerra (figura di suo fratello).

  • 1919: si laurea in elettrotecnica a Milano e lavora subito (per due anni in Argentina)
  • 1924: a Milano si iscrive a filosofia (ma non si laurea, pur preparando la tesi su Leibniz); cerca di mantenersi insegnando, ma torna all'ingegneria (-> 1931), progettando impianti per l’ammoniaca sintetica, spostandosi in Italia e Europa
  • 1926: collabora con Solaria.
  • 1931-40: intensifica l'attività letteraria; vince il Bagutta con la raccolta Il castello di Udine. Nel 1936, muore la madre (vende la villa) e comincia La cognizione del dolore (su Letteratura, 1938-41; poi 1970)

1931: i racconti di La Madonna dei Filosofi: in parte satirici e in parte autobiografici.

  • Firenze 1940: frequenta Montale e Carlo Bo.

1944: i racconti di L'Adalgisa (ritratto della Milano borghese e popolare tra le guerre; Adalgisa è vedova del ragionier Biandronni, entomologo dilettante, una cantante lirica di umili origini, mai accettata dalla famiglia del marito)

  • 1946-47: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Scrive una sceneggiatura mai realizzata per la Lux Film.
  • 1950-55: lavora in Rai, dopo rivede il Pasticciaccio.
  • 1957: successo del Pasticciaccio.
  • 1967: Eros e Priapo, contro i miti fascisti della virilità e fecondità

- la realtà, come l'io, è un caos (pasticciaccio), dove tutto è collegato come in una partita a scacchi e la ragione deve trovare delle costanti,
- la ragione, come la fantasia, tuttavia plasma il reale, deformandolo 
- la conoscenza (cognizione) del proprio io e del mondo è dolorosa, perché ci mette a contatto con ciò che è degradato, tragico e grottesco nella nostra esperienza
- per rendere il caos della realtà, da cui vuole prendere le distanze e che forse vuole riscattare, G. sceglie la Stilmischung, cioé la mescolanza dei registri, l'uso di digressioni, l'attenzione per il particolare e la sperimentazione

La cognizione del dolore (Letteratura 1938-41; 1963): nel Serruchon, regione immaginaria del Maradagàl (≈Brianza), uscito da poco da una guerra col Parapagàl, invaso da profittatori e falsi reduci, il quarantenne ingegner-hidalgo Gonzalo Pirobutirro d'Eltino, che ha perso in guerra un fratello, nutre verso la madre un oscuro risentimento perché ha sacrificato il benessere del figlio alla costruzione della villa di Lukones e ogni suo atto di generosità verso contadini ebeti e cenciosi gli pare una beffa. G., misantropo, caccia uno studentello somaro, il giardiniere furbo e la servitù e nutre diffidenza anche verso i suoi vicini possidenti. Rifiuta la protezione di un’ambigua associazione di guardie notturne (il Nistitùo de Vigilancia para la Noche). Le due guardie assoldate da un vicino di G., il cavalier Trabatta, penetrate in casa del Pirobutirro per alcuni rumori sospetti, trovano la Signora agonizzante vittima di un’aggressione. G. è sospettato, come le guardie del Nistituo.
- buona parte degli scritti anteriori al 1938 è redatta in funzione di questa autobiografia
- la villa è il simbolo dell'incomunicabilità tra la madre e il figlio: per lei deve essere aperta a tutti; per G. deve essere un nido intimo
- la rabbia di G. traspare dal suo disgusto per ogni aspetto della realtà, di cui coglie solo gli aspetti più grotteschi
- l'angoscia e la disperazione sono veicolati dalla lingua: il caos sintattico e la molteplicità dei registri travolgono la vacuità, l'ipocrisia e la stupidità del tutto
> lessico tragico e comico, neologismi, vari campi semantici, ardite metafore, onomatopee

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (Letteratura 1946-47; 1957): Francesco Ingravallo, detto don Ciccio, funzionario molisano della squadra mobile di Roma, pranza dai Balducci (1927), residenti in via Merulana nel 'palazzo dell’oro'. Liliana Balducci è ossessionata dalla sua mancata maternità: è sfruttata dal cugino Giuliano Valderana. La contessa Menegazzi, che vive allo stesso piano dei Balducci, è rapinata da due giovani. Qualche giorno dopo, Liliana è trovata discinta e sgozzata e i suoi gioielli sono spariti. Giuliano, che ha dato l'allarme, è innocente. I due rapinatori della Menegazzi sono complici di alcune cameriere, che Liliana ha licenziato: a casa di una di loro, ritrova i gioielli della Menegazzi. I due teppisti sono rei anche dell’assassinio di Liliana? e sono stati aiutati dalla domestica Assunta Crocchiapani? Il romanzo si chiude sulle proteste di innocenza di quest'ultima, che aveva un rapporto omosessuale con Liliana. Per un attimo, di fronte alla sua miseria e alla sua selvaggia bellezza, le certezze di F. sembrano vacillare; ma la sua razionalità ha la meglio sull'emotività.
- F. è un uomo rustico, anche nel linguaggio, fusione di molisano, napoletano e italiano, pratico e concreto, guidato da una razionalità solida
- appassionato di filosofia, crede necessario sostituire alla "causa" le "cause"
- è convinto che un certo «quanto di erotia» si mescola spesso anche ai casi d'interesse

Eros e Priapo (1967): scritto nel soggiorno fiorentino (1945-46), è un «libello» contro la retorica fascista del sesso. Eros è il dio inquieto che assicura la continuità della specie, Priapo il dio della fecondità. I sarcastici quadri di costume mirano a dimostrare come abbiano prevalso su Logos. Freud insegna che un capo carismatico deve puntare sulla seduzione erotica più che sulla persuasione razionale.

Un fulmine sul 220 (1934, incompiuto): Elsa ama il popolano Bruno nella Milano dell'ascesa dei fascisti. Lui muore colpito da un fulmine presso la cabina 220, alla quale si davano appuntamento.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo 1896-Roma 1957)

Ultimo del casato dei Tomasi, trascorre l'infanzia con la madre; il padre non ha interessi culturali né sa amministrare il patrimonio. In I luoghi della mia infanzia rievoca con gioia questi anni. Coltiva un'educazione cosmopolita, soggiorna a Parigi e apprende il francese. Nel 1915 parte per la guerra e è fatto prigioniero dagli austro-ungarici. Si laurea in legge (1919). La guerra determina in lui il sentimento del crollo della civiltà occidentale e dei suoi valori umanistici. Tra le due guerre manifesta una misurata simpatia, subito rientrata, per il fascismo e viaggia anche all'estero. A Londra conosce la baronessa Ales­sandra Wolff-Stomersee, studiosa di psicologia, che sposa nel 1932. Vive appartato, fra Palermo e il castello Stomersee, in Lettonia. A Palermo tiene lezioni private di letteratura inglese e francese. Nel 1954 accompagna il cugino Lucio Piccolo a San Pellegrino Terme per un convegno; qui conosce Montale e Bassani.
Opere: Il Gattopardo (1958), Racconti (1961), Lezioni su Stendhal, Invito alle lettere francesi del Cinquecento, Il mito e la gloria (1977), I luoghi della mia infanzia (1980)

Il Gattopardo: il principe Don Fabrizio Corbera, dei Salina, assiste allo sbarco di Garibaldi (1860) in Sicilia. Scene quotidiane si alternano a frammenti di ricordi di F., come una visita notturna all'amante a Palermo o un dialogo con il nipote Tancredi, garibaldino per opportunismo ("se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi"). A Donnafugata, residenza estiva della famiglia, il nuovo sindaco è il bifolco arricchito don Calogero Sedàra. Angelica, la sua bellissima figlia, abbaglia Tancredi, che dopo l'annessione della Sicilia al Piemonte chiede con il consenso dello zio di sposarla. Va in visita con l'amico, il conte Cavriaghi, interessato a Concetta, figlia di F., segretamente innamorata di Tancredi. Un inviato del governo offre a F. un seggio di senatore, ma lui rifiuta. La vita dei Salina scorre monotona: F. muore in albergo (1883); le figlie, zitelle, attendono la fine della casata, custodi di vane memorie.
- lettura negativa del Risorgimento, già di Verga, De Roberto e Pirandello
> trasformismo del nuovo ceto dirigente borghese, che lascia immutate le cause del malessere nel Sud, in cambio del denaro e del potere
> il Risorgimento si risolve in un'azione di pura annessione al Regno dei Savoia
- ai Siciliani, tiranneggiati anche da un clima e una geografia che amano l'eccesso, resta solo di far propri, come qualità positive, gli stessi "guasti" prodotti dalle ragioni storiche e ambientali
> fatalismo e senso di superiorità («la normalità civilizzata è qui, la stramberia fuori»)
> «bella follia» dei siciliani, consolatoria e vittimistica
- crudeltà della storia e della natura >>> bisogno di morte, paura delle novità, ricerca di restaurazione
- F. è scettico e passivo: la sua sicura cultura, il suo impulso etico, l'orgoglio nobiliare gli impediscono di scendere a patti con i nuovi ricchi; unica oasi all'insoddisfazione è l'osservatorio astronomico.
- criticato per l'ideologia reazionaria (Vittorini)

Leonardo Sciascia (Racalmuto, AG 1921-Palermo 1989)

figlio di un impiegato e una casalinga, frequenta a Caltanissetta le magistrali, dove conosce Vitaliano Brancati. Nel 1943 s'impiega negli uffici per l'ammasso del grano di Racalmuto: conosce il mondo contadino. Dal 1949 al 1970 insegna alle elementari, a contatto con i figli degli zolfatari. Negli anni Cinquanta dirige a Caltanissetta «Galleria», rivista storico-letteraria. Tra il 1970 e il 1980 si distingue per l'impegno civile. Nel 1979 è eletto nel PR.

Opere: Le parrocchie di Regalpetra (1956), dove rivive le sue esperienze di insegnante; Gli zii di Sicilia (1958), agili racconti in cui ricostruisce la società siciliana, sullo sfondo di epoche storiche di­verse; Il giorno della civetta (1961); Il Consiglio d'Egitto (1963), libro-inchiesta su una congiura giacobina nel tardo Settecento palermitano; A ciascuno il suo (1966); Il contesto (1971), denuncia de i «delitti di Stato»; Todo modo (1974); La scomparsa di Majorana (1975), romanzo in cui è approfondito il tema della posizione degli scienziati in relazione al progresso; Una storia semplice (1989), sulla droga.

- neorealismo: impegno etico, testimonianza, concretezza (illuminismo)
- caratteri formali: tecnica fra saggio e racconto; disposizione psicologica fra passione e ironia; stile razionale, obiettivo
- alla fine constata l'impossibilità di guarire dal male della corruzione

Il giorno della civetta: davanti ad un autobus affollato e pronto a partire, Salvatore Colasberna, impresario edile, è ucciso, perché ha rifiutato la protezione della mafia. Indaga il parmense capitano dei carabinieri Bellodi, che scopre anche i mandanti e gli intrecci tra mafia e potere. Dopo un faccia a faccia con don Mariano, boss mafioso, che gli riconosce le qualità di un vero uomo, B. arresta i tre killer. A Parma per un congedo, viene a sapere che la sua ricostruzione è invalidata da un alibi del principale indiziato.
- la mafia era al tempo un argomento nuovo

A ciascuno il suo: di fronte a un duplice omicidio che non convince, quello del farmacista Manno e del medico Roscio durante una battuta di caccia, un docente di liceo timido e di sinistra, Laurana, scopre che solo il dottore doveva essere ucciso. La vedova Roscio, Luisa, con cui entra in confidenza, sembra collaborare e con lui sospetta il cugino, l'avvocato Rosello. Quando L. crede di aver scoperto l'intrigo e aver conquistato la donna, gli eventi precipitano: i due cugini erano complici, ma Roscio, per gelosia, ha minacciato di denunciare i traffici di Rosello. Tradito dalla vedova, L. è ucciso e il paesano don Luigi Corvala lo definisce un cretino.
- romanzo giallo psicologico: L. è vittima della contraddizione tra razionalità (l'urgenza di capire i sentimenti altrui) e passione (l'amore per la vedova)

 

Vitaliano Brancati (Pachino, SR 1907- Torino 1954)

  • 1907-34: si laurea a Catania in lettere; insegna lettere alle magistrali di Caltanissetta e Catania, ma non ama questa attività, che alterna a quella letteraria e giornalistica. Si infatua di Nietzsche e D'Annunzio, aderendo al fascismo.

drammi: Feodor (1926), Everest (1930), Piave (1932); romanzi: Singolare avventura di un viaggio (1934), censurato per immoralità.

  • La sua svolta è testimoniata in Gli anni perduti («Omnibus» 1938). E' sceneggiatore per il cinema nel dopoguerra. Colpito da un male grave, non sopravvive all'intervento chirurgico.

romanzi: Gli anni perduti (1938, 1941), Don Giovanni in Sicilia (1942), Il vecchio con gli stivali, parodia dell'esteriorità del fascismo (1946), Il bell' Antonio (1949), Paolo il caldo (1955); saggi: I fascisti invecchiano (1946), Ritorno alla censura (1952); opere teatrali: La governante (1952), dramma censurato su una vicenda di omo­sessualità femminile.

- studia gli atteggiamenti degli uomini, che giudica: da quel giudizio trae origine la sua satira politica e quella della vita provinciale con le sue macchiette e il gallismo
- la provincia siciliana diventa paradigma della società italiana fascista, armata di retorica e superbia, nella quale la faciloneria e il velleitarismo sono le componenti di fondo
- attacca i fanatici, oppressori di vittime destinate alle umiliazioni e costrette ad adattarsi a imitare o a fingere di ammirare i propri oppressori --> rifiuto di ogni conformismo
- fa polemica politica attraverso la critica del costume e nella veste del moralista umoristico
- talora la comicità diviene amaro umorismo, cogliendo la scissione fra realtà interiore e conformismo (≈ Pirandello)
- stile: abbondanza dei gesti, delle parole, delle immagini dei suoi personaggi, portati fino all'assurdo e al grottesco; rottura degli schemi letterari e culturali
- critiche: rappresenta tipi schematici

Don Giovanni in Sicilia (1942): Giovanni Percolla, ozioso catanese malato di gallismo, sostituisce una vita sognata a una vita vissuta. Quando sposa una milanese e si trasferisce, la sua vita diviene più attiva, senza "sonnellini" e lui un uomo d'affari, ma sembra morire dentro. Gli basta un rapido soggiorno a Catania per riprendere il suo antico ritmo di vita, assistito dalle tre sorelle. Alla fine capisce che non c'è nulla di meglio della sua casa.


 

 

Letteratura italiana novecento e contemporanea

Giorgio Caproni (Livorno 1912-Roma 1990)

Studia a Genova e poi a Torino. La lettura di Ossi di seppia di Montale lo fa diventare poeta. Nel 1933 esordisce sulla rivista Espero con una poesia che è pubblicata in Come un'allegoria (1936). Insegna alle elementari di Rovegno (1935), Pavia e Roma. Nel 1939 torna a Genova per combattere sul fronte occidentale. Dopo la guerra, si ferma a Roma con la moglie Rina e i figli. Per molti anni cura la pagina culturale di Mondo operaio. Comincia a tradurre dal 1950.

poesie: Come un’allegoria (1936) dedicata ad una donna amata, Ballo a Fontanigorda (1938), Finzioni (1941) di gusto ermetico, Cronistoria (1943), Stanze della funicolare (1952) su Genova e sulla II g.m. --> il materiale è confluito in Il passaggio d’Enea (1956); Il seme del piangere (1959) sul tema degli affetti, Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee (1966) sul tema del viaggio, Il terzo libro e altre cose (1968), Il muro della terra (1975), Il franco cacciatore (1982), la raccolta completa di Tutte le poesie (1983). /// prose: il diario di guerra Giorni aperti (1942), il racconto Il gelo della mattina (1954)

- si costruisce una figura di poeta semplice (Saba), estraneo alle avanguardie, che continua una tradizione ottocentesca
- visione patetica della vita, temi personali (Genova)
- tra i motivi, il viaggio con cui raffigura la vita e il procedere oltre nel paese ignoto della morte
> immagini di arrivi, partenze, stazioni, compagni
- l’evocazione dei miti classici appare poi accanto ai temi paesaggistici e autobiografici
- nell'atemporalità si annulla la separazione tra vecchio e giovane

 


Il secondo dopoguerra.

 

---- società di massa ----
- l’urbanizzazione prevale sulla campagna; crescono industria  e terziario
- il lavoro è parcellizzato;
> taylorismo; H.Ford (catena di montaggio)
> il capitale porta razionalità e efficienza
> fluidificazione della forza-lavoro
- il mercato influisce anche sui rapporti sociali >>> uomini come consumatori
> cambia il sindacato più attento a questioni pragmatiche che all'eversione
> C.Chaplin, Tempi moderni (1935): all’operaio è applicata la macchina alimentare che taglia i tempi dei pasti; si guasta e diventa tortura.
- uniformare comportamenti e culture
------------------> critiche alla società di massa
> Alexis de Tocqueville, Nietsche (sui pericoli della democrazia)
> Gustave Le Bon, La psycologie des foules (1895) -- le masse sono coacervi suggestionabili
> José Ortega y Gasset, La ribellione delle masse (1930) -- massa=ceto medio fascista
> scuola di Francoforte -- indebolimento degli istituti tradizionali, manipolazione dei massmedia; la moderna società è una società totalitaria che liquida ogni cultura individuale
> Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1935) -- pessimismo sul destino dell’arte (ma forse la cultura di massa può emancipare le masse -- stessa posizione degli intellettuali liberali)
-------------------> reazioni degli intellettuali
> assumere posizioni d’avanguardia
> denunciare il kitsch e l’appiattimento culturale

- scuola di massa
> cause: calo della fertilità; aumento del benessere; sistema assistenziale
> in Italia sono prevalenti i dialetti; negli anni 70 la maggioranza dei lavoratori non poteva leggere e scrivere correntemente.

- contraddizioni cultura / mercato
> la "impegnata" Feltrinelli propone due bestseller: Il dottor Zivago di B.Pasternak (1957) e Il gattopardo di Tomasi (1958)
> collaborazione tra industria e cultura promossa da Adriano Olivetti
> uffici pubblicitari, strutture per l’organizzazione del lavoro e del tempo libero
> Momigliano, Abbagnano, Fortini, Giudici, Zorzi, Volponi
> sviluppo dell'apparato amministrativo, commerciale, pubblicitario in tutte le industrie

- ritorno alla tradizione / rotture d'avanguardia
> sperimentazioni plurilinguistiche: codice letterario tradizionale, dialettale, della lingua comune e delle lingue speciali
> talora i due atteggiamenti si fronteggiano nello stesso periodo
> talora lo stesso artista è legato ad entrambi (Eliot, Picasso, Stravinskij)
----> avanguardia
- esalta l'aspetto particolare e libero del suo operare
- esalta la sua carica eversiva ---> rottura col passato e il gusto dominante
- si propone talora anche un intervento politico

- militanza politica / ricerca culturale
> rotture: scontro col PCI di Vittorini (Politecnico) e di Bilenchi (Nuovo Corriere)
> Il Mulino: rivista di sociologi cattolici, poi editrice de Il mondo di Pannunzio (1949-66) e di alcuni rotocalchi (Europeo, Espresso)
> Einaudi (1933-; interessi economici), Laterza, Feltrinelli (1955-)

- sistema letterario
> acquista forza il modo realistico che si realizza nel romanzo e nel racconto realistico (o neoveristico), nella descrizione di aree periferiche, nell’inchiesta, nella memoria.
> nuovi modelli nella letteratura americana (creazione di mitologie)
> figure centrali: ceti medi (il Common man di Upton Sinclair, 1878-1968; Das gemeine Folk di Brecht nelle poesie contro Hitler e la guerra; v. in Italia Papini, Borgese, Jahier, Vittorini, Soffici), operai, artisti.
> metafora della giungla per la città: Upton Sinclair La giungla 1906, La metropoli 1908 [v. anche Brecht, Nella giungla 1923]
> vicinanza tra alta letteratura e letteratura di massa (Hemingway, Conrad L'agente segreto)


 

Riflessione sull'artista

> James Joyce
-- Un ritratto dell’artista da giovane: romanzo autobiografico e satirico, scritto col distacco degli anni trascorsi
-- Dedalus: ad ogni crisi Stephen Dedalus respinge alcuni valori (famiglia, cultura accademica, fidanzamento, religione) e resta più solo fino all'esilio volontario. cc. 1-2: dubbio religioso e istinto sessuale > peccato carnale a 16 anni; cc. 3-4: oscillazioni fra peccato e pentimento > scoperta della vocazione letteraria; cc. 5-6: discussioni con gli amici > esilio

> Thomas Mann
rappresenta il declino del sistema dei valori ottocentesco cui è legato
demistifica la democrazia borghese che difende
mostra simpatia per il socialismo restando distaccato dalle masse
La montagna incantata (1924): nel 1907 Hans Castorp, ingegnere di Amburgo, visita a Davos un cugino ricoverato; è attratto dal sanatorio, dove il tempo è lontano dalla storia e la vita è emancipata dalla morale. A tornare in pianura e reinserirsi in una realtà prosaica fatta di lavoro e obblighi cerca di convincerlo Ludovico Settembrini, fautore della democrazia, osteggiato dal gesuita Leo Naptha, che esalta la gerarchia e il terrore: vederli realizzati dalla chiesa, con l’Inquisizione, o dal proletariato, con una rivoluzione, è indifferente. Hans cede a una russa equivoca, Clowdia Clauchat, e per mesi l’amore è solo fantasia, finché in una festa di carnevale lo confessa a Clowdia, che se ne va, ma tornerà tra un anno. Il cugino di Hans torna in pianura troppo presto e muore dopo pochi mesi. Clowdia torna con l'olandese Peeperkorn, gigantesco e istintivo, che si suicida per l’impossibilità del suo amore per la vita. Hans parte volontario per la guerra per morire, ma liberato dalla montagna, nel destino dell'umanità affratellata dal dolore.
- M. restò con la moglie Katja, ricoverata per polmonite 6 mesi, in un sanatorio a Davos (1912).
Un’ora difficile (1905): un lungo monologo interiore, che diviene scena teatrale, narra i tormenti psicofisici di Friedrich Schiller mentre compone la trilogia del Wallenstein (1796).
- M. si sente vicino a entrambe le categorie.


poesia ingenua / arte classica

poesia sentimentale / arte romantica

forza di natura

forza di volontà

sanità

malattia

Goethe / Tolstoj

Schiller / Dostojevskij

La morte a Venezia (1911-12): Gustav von Ascenbach, rispettabile scrittore cinquantenne di Monaco, dopo un incontro in un cimitero, desidera viaggiare. A Venezia, nel suo hotel, alloggia una famiglia polacca, in cui spicca il quattordicenne Tadzio, che lo turba fino a farlo innamorare. Si diffonde il colera, che le autorità tentano di celare agli stranieri. Gustav non avverte i polacchi, per paura che Tadzio parta. Si sottopone al parrucchiere per sembrare più giovane. Annunciata la partenza dei polacchi, muore sulla spiaggia vedendo Tadzio, che sembra Hermes Psicagogo.
- M. e la moglie viaggiano a Brioni (1911) dove apprendono della morte di Gustav Mahler a Venezia
- allude all’ultimo amore del vecchio Goethe per la diciasettenne Ulrike von Levetzow
- conflitto tra artista e borghese
> l'equilibrio porta alla rinuncia alla vita, ma è infranto dall'eros
> il viaggio è una discesa agli inferi, scandita dagli incontri coi messi di morte
> l’artista sconta la sua diversità con l’estraniamento e la solitudine
> la maschera, che assume toni grotteschi (v. Schnitzler, Hofmannsthal); la gondola-bara
Doctor Faustus (1943-47): Srenus Zeitblom, che, non accettando il nazismo, lascia l’insegnamento, narra la storia dell'amico musicista Adrian Leverkühn. Adrian è sconvolto da una prostituta e dopo un anno contrae da lei la sifilide e accentua la sua emicrania. A Palestrina incontra il diavolo che gli propone 24 anni di creatività artistica in cambio dell’aridità sentimentale. Mentre esegue la sua ultima opera, confessa il segreto e esplode la sua follia (1930).
- Zeitblom è cosciente del rischio nazista, ma la sua formazione borghese gli impedisce di opporvisi
- il patto diviene l’unico mezzo per superare la freddezza dell’artista
I Buddenbrook: storia della decadenza di quattro generazioni di commercianti di Lubecca (1835). Il console acquista una casa: il figlio Jean è un mistico; i suoi figli sono sfortunati: Christian sposa una donna equivoca; Tony si sposa infelicemente due volte; Thomas, il maggiore, sposa Gerda, nobile olandese e appassionata musicista, e muore per una carie. Hanno, il figlio, dotato di talento musicale, muore precocemente.
- ricorre ai ricordi di sua madre e altri parenti
- contrasto tra una borghesia amante della cultura e la nuova borghesia senza scrupoli
- Thomas alle letture bibliche del padre sostituisce Schopenhauer, per cui la salvezza si identifica con l’estinzione della volontà di vivere
- etica del contegno: quando la volontà viene meno, l’irrazionale irrompe ---> musica


La dissoluzione della personalità nel mondo moderno

 

- lo sviluppo industriale rende problematica la costruzione di un’identità soggettiva individuale
- problematicità dei rapporti tra soggetto e realtà
- dissoluzione del romanzo ottocentesco > sperimentazione di nuove forme (poema in prosa, quaderno di appunti, romanzo lirico e psicologico; dissoluzione del personaggio, frantumarsi della coscienza, moltiplicarsi dei punti di vista; monologo interiore diretto, flusso di coscienza; procedimenti utili ad ottenere la simultaneità) > rappresentazione nel romanzo dei modi di ricreare il mondo
- contro la frammentazione si può ricorrere a un tessuto organico di immagini e temi, anche di ispirazione mitica
- alienazione:

  1. nell'Ottocento, rinuncia, da parte dei cittadini, a far valere i diritti privati
  2. Hegel: processo per cui la coscienza diviene oggetto a sé, lo Spirito si fa natura e storia o coscienza che identifica le sue qualità in un essere sovrano (Dio)
  3. Feuerbach: ha carattere religioso
  4. Marx: alienazione naturale (si opera quando si conosce); alienazione indotta (il proletario e il suo lavoro diventano cose)
  5. Sartre: differenza tra il modo d’essere della coscienza e della cosa

La nausea (1931-38): è il diario di Antoine Roquentin, trentenne reduce da viaggi, a Bouville per completare ricerche su un personaggio del 700. Piccoli segni si insinuano nella quotidianità: la forchetta è strana, la maniglia estranea, la mano un verme.
- dissoluzione dell'io
- la vita è ingiustificabile contingenza
> vi si oppongono i valori convenzionali
> o l'avventura (anche erotica) che trasforma la vita in romanzo

- diverse soluzioni filosofiche:
> il borghese si realizza con la volontà e la tensione
> angoscia della rottura
> sdoppiamento della coscienza: si esamina o disperde in molti io
> esaltazione degli oggetti vs. esistenza frammentaria del soggetto

  • H.von Hofmannsthal (lettera a F.Bacone del giovane scrittore lord Chandos, 1902) analizza la crisi dello scrittore moderno: difficile riprodurre la vita muta e misteriosa delle cose

 

  • Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto

            - deformazione del tempo in base alla percezione soggettiva: anni interi sono omessi, episodi di poche ore si dilatano
- frammentarsi della coscienza in infiniti io successivi
- attenzione alle manifestazioni dell’involontario: in un mondo di individui frammentari il vero affiora involontariamente
> prefigura il metodo freudiano del lapsus e del motto di spirito
- la coscienza si ricompone nell’arte

  • James Joyce: epifania è improvvisa manifestazione spirituale in un discorso, un gesto, nei pensieri

            > Le gesta di Stephen: l’orologio del Ballast Office, davanti a cui Stephen è passato spesso senza notarlo, un giorno si epifanizza

            > Gente di Dublino: epicleti (non sono illuminazioni momentanee, ma più ampie)
1. tre racconti sull’infanzia: evasione mancata in un’immagine esotica
2. quattro racconti sull’adolescenza: frustrazione e tradimento
3. quattro racconti sulla maturità: storie di vite vane e umiliazioni
4. tre racconti della vita pubblica a Dublino:
5. I morti: alla fine di un ricevimento presso le signorine Morton, Gabriel Conroy, tornato con la moglie Gretta in albergo, ha la rivelazione della vuotezza della sua vita, dell’ipocrisia dei propri sentimenti e della paralisi della società

            > Ulisse: ogni capitolo fa riferimento all’ora della giornata, alla tecnica letteraria usata, a una scienza e arte, a una parte del corpo.
> sostituzione della trama con uno schema mitologico
> dare ordine e senso al mondo moderno e quindi renderlo soggetto possibile dell’arte
> stile ironico-parodico, che recupera la tradizione del romanzo inglese del '700 (Sterne)


Stephen

Leopold Bloom

Molly Bloom

il giovane intellettuale idealista e ribelle

il vecchio ebreo, sensuale e di media cultura, curioso e inetto

la moglie infedele

Telemaco

Ulisse

Penelope

Telemachia

Odissea

Nostos

  • Eliot: incarnazioni (senso religioso)

 

  • Virginia Woolf: epifanie e monologhi interiori legano La signora Dalloway (1925) a Ulisse.

            - il romanzo di Joyce desta in lei il desiderio di rappresentare la vita in un flusso omogeneo, ottenuto con un gioco di transizioni tra la vita dell'anziana e giovanile Clarissa (che si prepara per una festa e rivede l'antico corteggiatore Peter Walsh) e quella dell'impiegato Septimus Warren Smith (che, ossessionato dal fantasma di un amico morto nella I g.m., è internato da un vacuo psichiatra e si uccide)
> es. lo scarico dell'auto del ministro
- le vite dei due si sfiorano, ma non si conoscono: l’eco del finale giunge a Clarissa nel racconto ipocrita della moglie dello psichiatra
- il passato di Clarissa si compone come un puzzle, di cui alcuni elementi sono dati da Clarissa, altri da Peter; lo stesso vale per Septimus, che vediamo ora coi suoi occhi, ora con quelli della moglie

  • Joseph Conrad, La linea d’ombra (1916-17): rievoca la sua prima esperienza come capitano (il viaggio da Bangkok a Singapore). E' l'iniziazione verso la maturità, l'accettazione dei propri limiti (il passato, il fantasma del capitano morto, e il presente, il suo ufficiale in seconda impazzito per le febbri gialle, non possono essere all'altezza dei suoi ideali).

 


Intellettuale e potere.

 

  1. narrativa avveniristica:

- H. G. Wells, La macchina del tempo (1895): il viaggio temporale gli consente di proiettare in avanti giudizi attuali
- A. Huxley, Il mondo nuovo (1932): alla società pianificata in cui ogni uomo è dal periodo prenatale adattato al suo ruolo, è opposto l’ingenuo Selvaggio (un giovane cresciuto nella Riserva ove per ragioni di studio sopravvivono comunità primitive) che ricava sapere e valori da un volume di Shakespeare (e si suicida).
- Orwell, 1984 (1950)
- Ray Bradbury, Fahrenheit 451 (1955): in una società sviluppata, sempre in guerra, i libri sono bruciati da un corpo di militi del fuoco. Tale società ammette solo la distrazione, non il dubbio; la storia finisce con un conflitto atomico cui sopravvivono gli ultimi umanisti.

  1. la fisica nucleare fa emergere le relazioni fra scienza e potere e l’ambiguità del ruolo della ricerca.

 

  1. Bertolt Brecht, Vita di Galileo (1955): Galileo è descritto come un uomo cui piace la vita fisica ed è perciò curioso; ha fiducia nella ragione e nel progresso rivolto all’utile comune. La sua sconfitta rivela la sua ingenuità davanti al potere, che non si comporta razionalmente ma in base all'arbitrarietà dei rapporti di forza, e la sua inutilità, in quanto non ha coraggio morale.
  1. Michail Bulgakov, Cuore di cane: il dottor Preobrazenskij, con l’assistente Broemntal’, trapiantano nel cane Pallino l’ipofisi e le ghiandole seminali di un ladro morto in una rissa. Nel nuovo ominide le tendenze canine si mescolano con quelle del ladro: il signor Pallini è servile, goloso, sciatto. Preobrazenskij lo riopera clandestinamente.

- allegoria contro la volontà calata dall’alto di costruire un’umanità nuova
- satira contro l’arrivismo della classi nuove e la burocrazia
- lo scienziato che produce mostri e ne perde il controllo ---> Il gabinetto del dottor Caligari di R.Wiene 1919 [film]

- il mondo visto dall’angolazione del cane: v. Kafka, Indagini di un cane 1922; Svevo, Argo e il suo padrone 1949

 

Fonte: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/2010/08/appunti-di-letteratura-italiana-per-il-terzo-anno.docx

sito web: http://alumniterribiles.files.wordpress.com/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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