La magia delle fiabe

 

 

 

La magia delle fiabe

 

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LA MAGIA DELLA FIABA
E IL PARADIGMA DELLA COMPLESSITÀ‏

Le fiabe, apparentemente semplici racconti indirizzate ai bambini, sono in realtà autentiche guide pratiche, destinate a rilevare agli esseri umani i principi segreti che regolano la loro vita e la loro evoluzione. Esse, inoltre, indicano con precisione il modo in cui agire per ottenere e gestire il cambiamento della nostra vita, attraverso regole vitali da mettere in pratica.


Le fiabe invitano a conoscere meglio l’altro, al fine di scoprire le risorse nascoste nel nostro cuore. La pratica della fiaba conduce ad un’esplorazione del sé che arricchisce molto e che, se risvegliata e messa in movimento, sarà capace di attuare il cambiamento necessario a rendere la propria vita conforme ai più profondi desideri personali.
Secondo il modello delle fiabe, l’eroe che è in noi non affronta mai direttamente l’ostacolo, ma si ritira nel suo intimo per risvegliare quelle forze magiche che sarà in grado di fronteggiare e sconfiggere. La realizzazione del nostro desiderio non dipende dai nostri mezzi, né dai nostri sforzi, ma dall’infinito contenuto delle nostre aspirazioni. Se il nostro desiderio ha in sé l’infinito, l’infinito dei possibili si dirigerà verso di esso, comunicando e rispondendo ad esso proprio come fanno le fate delle fiabe.


Le fiabe vengono trasmesse oralmente, da generazione in generazione. La loro origine si perde nella notte dei tempi e sopravvive attraverso le fiabe, anche se all’apparenza sembrano  insignificanti poiché la loro unica funzione sembra essere quella di divertire i bambini e le nonne che le raccontano;  in realtà però hanno un valore ben diverso ed intrinseco, quello di risvegliare l’uomo alla piena coscienza di sé.


Le fiabe trasmettono tutto un sapere iniziatico a cui l’essere umano ha fatto riferimento nel tempo, imparando a conoscere meglio ed a trovare il giusto posto nel mondo. Non sono semplici storie inventate; le fiabe parlano di noi e del sentiero che bisogna seguire per venire al nostro grande compimento su questa terra.
Nelle fiabe è presente un mondo irreale e fantastico, popolato da rane e volpi parlanti, streghe, castelli incantati, re ed eroi, principesse e orchi, che rappresentano le parti nascoste dell’Io che le fiabe stesse ci invitano a riscoprire. E’ importante decodificare questi simboli per comprenderne il messaggio, ascoltandolo con il cuore affinché si possano svelare i tesori nascosti. E’ proprio questo il compito delle fiabe; esse hanno la funzione di collegarci all’inesauribile Fecondità che risiede dentro di noi, evocando il nostro meraviglioso potere di trasformazione.

 

LA MAGIA DELLE FIABE
Ciò che le fiabe ci invitano a raggiungere è l’accesso al mondo del Tutto-Possibile.
Le fiabe ci suggeriscono di attendere il miracolo in tutti gli aspetti concreti della nostra vita, facendo crescere le complicazioni della nostra ragione limitata. Smettere di lottare con le nostre sole forze e rimetterci completamente alla dimensione miracolosa del Tutto-Possibile che, da sola,  risolverà i problemi al posto nostro.

 

LE TRE FUNZIONI DELLA FIABA
La fiaba mette in scena tre ruoli di base:
Il RE, colui che controlla l’ordine del regno, affinché i semi possano crescere e dare i loro frutti. Nel momento in cui appare il disordine (es. malattia del re, decesso della regina, assenza dell’erede) è lui a far suonare l’allarme, formulando le richieste per il cambiamento (es. rimedio, una nuova sposa, la nascita di un bambino). La sua funzione però si arresta qui.   A questo punto, tutto viene trasmesso all’ EROE, il cui compito è quello di mettere in atto i mezzi adatti a realizzare l’ordine; in poche parole riprende la richiesta del re, aggiungendone  la sua decisione. Egli, con coraggio, porta a termine la richiesta grazie al potere miracoloso della FATA, ovvero dell’infinita Fecondità che lo condurrà alla meta, con l’aiuto di mezzi magici.


La chiave del cambiamento è proprio l’adesione infinita, poiché è a questo infinito dell’adesione che il mondo infinito dei possibili (il Tutto-Possibile), corrispondente alle tre funzioni, apporterà il suo soccorso. Se il principe segue rigorosamente le istruzioni del messaggio della Fecondità (un nano, una vecchia, un corvo, una rana), senza trascurare nulla né interpretare alcunché, egli condurrà a buon fine la sua ricerca.

 

L’INFINITO DEI POSSIBILI E IL VUOTO DEL TUTTO-POSSIBILE
Tutti noi ci siamo trovati di fronte a simili processi risolutivi miracolosi nella nostra vita.
Impotenti di fronte all’attuazione di un cambiamento e utilizzando invano le nostre forze, siamo stati colti da un istante creativo in cui, all’improvviso, è apparsa la soluzione. Essa era già presente prima, ma la nostra immaginazione e il condizionamento subìto dalla nostra mente la rendevano nascosta. Trasportati quindi dall’infinito della nostra richiesta, abbiamo avuto accesso al mondo infinito della Fecondità, poiché all’infinito dell’aspirazione è donato l’infinito dei possibili.


Secondo questo principio del varco, che si dischiudeva sul mondo del Tutto-Possibile, sono state fatte parecchie scoperte. Un esempio è Archimede, che trova la formula per misurare il volume di un oggetto quando, immergendosi in una vasca da bagno, si accorge che l’acqua trabocca. Allo stesso modo Newton, il quale scopre la legge della gravitazione universale osservando la caduta di una mela. Il contatto con l’infinito della domanda ha dato l’input ai due scienziati per entrare nel mondo del Tutto-Possibile, nel quale si trova la risposta alla loro domanda.


A tal proposito, in “Le tre piume” di Grimm, il figlio del re (soprannominato lo Sciocco) deve partire alla ricerca del tappeto, dell’anello e della donna più bella. Per fare ciò, deve seguire la direzione della piuma che il re getta in aria, ma che ricadendo ai piedi dello Sciocco lo inducono ad accasciarsi per terra. All’apparenza tutto è finito per lui, ma così non è, perché all’infinito del suo lamento risponde l’infinito del mondo del Tutto-Possibile.


A fianco alla piuma infatti, lo Sciocco scorge una botola che si apre su un sotterraneo, vi entra e scende fino a giungere ad una porta; bussa e gli apre un rospo che gli chiede di esprimere un desiderio. Egli deve solo formulare la domanda e, che si tratti di un tappeto, di un anello o di una donna, la vedrà realizzarsi all’istante.
Per ottenere la donna più bella non dovrà fare altro che prendere un piccolo rospo a caso e metterlo in una carota svuotata; gesto assurdo, dettato dalla Fecondità, che conduce alla soluzione del problema. Esattamente com’è assurdo cercare una formula scientifica mentre ci si immerge in una vasca da bagno o si fa la siesta sotto un albero di mele. Il tutto è assurdo per noi che siamo abituati a ragionare, ma secondo la Fecondità tutto è possibile, tutto è uguale, in un’azione, in equilibrio con il grande tutto. Qualunque rospo può andare bene, qualunque cosa e qualunque mela, l’importante è l’adesione del cuore che lo porta.
A ogni domanda profonda e autentica corrisponde dunque una precisa risposta nell’infinito dei possibili. La maniera giusta di porre la nostra domanda è quella di situarla nella realtà totale, che include tutte le potenzialità. La risposta alla nostra domanda è dappertutto, ma un velo immaginario ci separa da essa. Se riuscissimo a comprendere ciò, oltrepassando i limiti del nostro condizionamento mentale, potremmo vederle ed affrontarle.
Un racconto arabo illustra bene questo concetto.


“Un padre aveva tre figli. Alla sua morte lasciò loro in eredità diciassette cammelli e un testamento per fare la spartizione: il primo figlio avrebbe ricevuto la metà dei cammelli, il secondo un terzo e l’ultimo la nona parte. Ma come era possibile dividere diciassette cammelli a metà, in tre o in nove? I tre fratelli constatarono immediatamente la loro incapacità a soddisfare la volontà del padre. Come ultima risorsa si appellarono ad un giudice. Costui si recò da loro sul dorso di un cammello, ascoltò la loro richiesta e, riflettendo, disse: «Ecco che cosa faremo. Vi darò il mio cammello, così ne avrete diciotto. Ciò equivale a dire che per il primo di voi, diciotto diviso due fa nove, per il secondo diciotto diviso tre fa sei e per il terzo diciotto diviso nove fa due, in tutto, nove più sei più due fa diciassette cammelli.
Così voi ve la sarete cavata e io mi riprenderò il mio cammello».”


Ricorrere al cammello assente presuppone che siamo in grado di concepire la realtà, ossia di concepire un infinito di cammelli possibili. Le fiabe invitano proprio a questo cambiamento di ottica, insegnandoci a prendere in considerazione l’infinito dei possibili, il vuoto, l’assenza (il 18° cammello).
Queste domande che poniamo sono prigioniere dei nostri limiti, poiché ci superano di molto e concernono una realtà d’insieme di cui non abbiamo neppure una minima idea.
Possiamo quindi dire che tutte le domande autentiche della nostra vita sono frammenti di modelli di compimento, che attendono che venga loro attribuita una forma piena e completa nella realtà totale. È il regno incantato delle fiabe che attende la sua liberazione.
Così, esiste un certo numero di domande che risiede dentro ognuno di noi, per la cui risoluzione, è essenziale la nostra partecipazione attiva. Essa consiste nel percepire l’infinito dei possibili nella nostra rappresentazione del mondo, ma anche nel percepirlo.
È necessario raggiungere il velo immaginario (che è solo un’immagine esempio i 17 cammelli) e che ci separa dal Tutto-Possibile. Nel momento in cui il nostro pensiero proietta un’immagine che crede reale, vi si blocca; solo l’infinito che è in noi può squarciare questo velo illusorio, facendoci percepire direttamente la realtà, attraverso l’ispirazione, in un istante creativo, laddove all’infinito del nostro cuore è dato l’infinito dei possibili.


Il cammino più breve verso la nostra risposta è l’infinito, dove sonnecchiano le nostre risposte ed è proprio qui che dobbiamo operare. Il cambiamento miracoloso non dipende dai nostri mezzi, ma dall’infinito del nostro cuore. Affinché l’infinito del cuore ci dischiuda l’infinito dei possibili, dobbiamo renderlo sostanziale, denso, dandone una concentrazione tale che, ad un certo punto, esso si troverà a livello dell’infinito, anche solo per un breve istante, proiettandoci sullo stesso piano del Tutto-Possibile, direttamente a contatto con la risposta che cerchiamo. Tutto ciò ci permette di “Vivere in Volume”, in connessione con il Tutto-Possibile, nel volume dell’infinito dei possibili, restando al contempo presenti alla propria vita di tutti i giorni. Questo significa vivere nella magia delle coincidenze, con lo spirito sempre a caccia d’ispirazioni e di soluzioni creative; significa ricorrere all’intuizione per trattare tutte le questioni dell’esistenza.
Il percorso iniziatico proposto dalle fiabe è triplice:

  • Imparare a chiedere tutto (il Re);
  • Imparare a sperimentare tutto (l’Eroe);
  • Imparare a portare tutto a compimento (la Fata).

Dobbiamo vivere ognuna di queste funzioni collegandola direttamente con il Tutto-Possibile, nella loro piena realtà.
Il Re dovrà chiedere dei bisogni autentici, veri, abbandonando i falsi bisogni che invano tentiamo di colmare, come il desiderio di potenza, di gloria, di consumo. In questi casi, mai la Fecondità risponderà a questi desideri che ci sono estranei, vista la mancanza di una sufficienza adesione del nostro cuore.
L’Eroe dovrà realizzare in concreto quanto deve portare a compimento, con la capacità di capovolgere gli ostacoli nel senso della ricerca; infatti da quest’ultimo non sono mai visti come muri invalicabili, ma come forze sulle quali si appoggia per avanzare oltre.
La Fata infine, è la parte che illumina la nostra vita, la dimensione infinita di noi stessi, memoria illimitata nell’infinito dei possibili. E’ necessario, al tempo stesso, che questi lampi di luce vengano correttamente canalizzati, evitando la loro natura pericolosa, la quale porta a lasciarsi affascinare dagli stati di coscienza modificati.

 

GUARDARSI NELLO SPECCHIO DELLE FIABE PER RAGGIUNGERE LA POSSIBILE CONOSCENZA DI SE’
La fiaba è uno specchio magico nel quale siamo invitati ad immergerci, allo scopo di riconoscerci. Non per annegare in una sterile auto-contemplazione come Narcisio, ma per osservare come siamo veramente, al di là delle apparenze.
In “La Palla di Cristallo”, l’eroe parte alla ricerca di una principessa incantata che aspetta di essere liberata; una volta trovata, nota che essa ha un aspetto orribile.
La principessa gli spiega che quello non è il suo vero volto, e che a causa del Grande Mago che la tiene in potere, tutti gli uomini che la guardano riescono a vedere solo quella immagine ripugnante.
La principessa confida all’eroe che, se vuole vedere il suo volto reale, deve guardarla allo specchio. Tramite quest’ultimo, l’eroe scorge il viso della più bella fanciulla del mondo, pieno di lacrime.
Nella realtà esiste in ognuno di noi una principessa incantata che possiamo vedere solo come brutta e ripugnante: queste sono le nostre qualità represse e frustrate che viviamo sotto forma di vergogna, gelosia, collera; se apprendiamo però il modo per vederle attraverso lo specchio della verità delle fiabe, potremmo contemplare le autentiche bellezze che risiedono dentro di noi, le quali aspettano solo di essere liberate.


Queste bellezze-principesse hanno un solo eroe: noi stessi. Sta a noi liberare il nostro regno interiore e la bella principessa che ci attende. Grazie allo specchio della fiaba si risveglia la parte più intima che è in noi, la quale ci conduce verso la liberazione e la completa fioritura.
Esiste infatti un’identità profonda tra noi e la fiaba. La fiaba è la nostra storia, la messa in scena in forma metaforica di noi stessi che ignoriamo, rifiutiamo o non riusciamo a vedere la vera realtà. Se riuscissimo a penetrare nello specchio riconoscendoci, se riuscissimo ad ascoltare la fiaba, trovando in essa certi aspetti della nostra esistenza, allora potrebbe essere sufficiente mettere in atto i suoi propositi e basare la nostra vita sul modello di verità che essa offre. In verità, siamo costituiti dallo stesso modello della fiaba, il suo scopo è quello di farcelo ricordare. Se non lo viviamo ciò accade, visto che ogni giorno siamo sottoposti all’influsso di un Grande Mago che ci domina, attraverso le nostre false rappresentazioni della realtà. 


La fiaba ha proprio lo scopo di risvegliare la nostra struttura profonda di verità, farcela percepire e metterla in moto, in modo tale da sintonizzarci con essa, allo scopo di risanare la nostra vita, conformandola a questo archetipo ideale.
La pratica della fiaba ci offre una scorciatoia verso la scoperta di noi stessi, che ci stimola ad effettuare un reale lavoro di conoscenza e trasformazione di sé. La fiaba è un enigma la cui soluzione non si trova all’interno del racconto, ma nel nostro cuore.

 

LA FIABA E’ UN PROCEDIMENTO CHE CONDUCE AL CAMBIAMENTO: COME METTERLA IN PRATICA
Le fiabe sono in grado di condurci sulla via della realizzazione, qualora siamo in grado di comprendere il loro messaggio. Esse ci invitano a vivere il Tutto-Possibile, al di là dei nostri limiti, quali la totalità della realtà, visibile e invisibile. Per questo esse ci propongono delle procedure concrete e precise.
Il primo passo da fare consiste nel leggere o nell’ascoltare tali fiabe, lasciando che immagini e sensazioni emergono liberamente, un po’ come se stessimo sognando. A questo stadio, è importante non cercare di interpretare il significato della storia o dei simboli; bisogna semplicemente provare interiormente ciò che vivono e sentono i personaggi in modo, che la potenza della fiaba e delle sue immagini possa dispiegarsi appieno.


Quando ai bambini viene raccontata una fiaba, essi sanno fare qualcosa che agli adulti risulta difficile, a causa delle barriere mentali e del giudizio che soffoca le emozioni.
E’ importante quindi, seguire con attenzione il contenuto della storia e le piccole peripezie, anche se a primo ascolto appaiono incomprensibili. Prima di esaminarle dettagliatamente è bene affidarsi alle fiabe con il cuore di un bambino, quindi con umiltà.


A primo ascolto, raramente la fiaba rivela il messaggio. Dentro di noi il significato della storia si chiarisce progressivamente fino a diventare uno specchio di noi stessi. Questa storia è la nostra storia. Noi siamo tutti personaggi della fiaba, sta a noi percepirli in quanto aspetti di noi stessi.


Dopo aver letto e lasciato vibrare la fiaba dentro di noi, riusciremo a estrapolare le corrispondenze in noi stessi. In seguito potremmo contemplare il nostro riflesso nello specchio della fiaba, prima di affrontare la messa in atto della fiaba mediante la pratica di alcuni esercizi di immaginazione creativa, di attenzione cosciente e di abbandono della presa, che ci consentiranno di prolungare la vibrazione magica della fiaba fino al cuore della nostra vita quotidiana, integrando queste verità nel nostro campo di esistenza.
L’invito della fiaba ci permetterà infine di riassumere e tradurre l’essenza del suo messaggio in una formula moderna.

 

fonte: http://www.lumsa.it/LUMSA/Portals/docenti/Mannino/Fiabe%20e%20complessit%C3%A0.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

La magia delle fiabe

 

Che cosa è una favola ?

 

Appartiene al genere narrativo di origine popolare  e si è tramandata  attraverso la narrazione orale o la raccolta di  testi classici di Esopo e di Fedro.
Le favole sono scritte essenzialmente per adulti e non per bambini. Servivano a orientare il  comportamento degli uomini nella società. Col tempo poi sono state adattate ai bambini perché hanno un grande valore didascalico e insegnano  a districarsi nella vita.

 
Da quali segni si riconosce ?

 

  • La forma del testo : breve, per le favole classiche
  • I personaggi : prevalentemente sono animali che interpretano i vizi e le virtù degli uomini

 

  • I luoghi : sono indefiniti e descritti solo per cenni. Prevalentemente sono boschi, fattorie, campagna

 

  • Il tempo : si svolgono in un tempo cornice passato, ma indefinito

 

  • La struttura :  è sempre presente la morale, o in forma implicita o esplicitata in un proverbio
  • I contenuti/messaggi : si tratta soprattutto di storie in cui vengono a confrontarsi virtù e difetti dell’uomo che vengono attribuiti agli animali

 

  • Le tecniche narrative : dialogo, monologo, parlato interiore, descrizioni brevi. Formule fisse (c’era una volta, tanto tempo fa),  morale
  • Il linguaggio : è semplice, se si scelgono traduzioni adatte ai ragazzi

 

 


 

Che cosa è una fiaba ?

 

Anche la fiaba appartiene al genere narrativo popolare. La parola “fiaba” deriva da fabula “racconto” ed era un testo prevalentemente orale. Alcune fiabe poi sono state raccolte da autori molto famosi come i fratelli Grimm, Afanasiev, Collodi e Calvino. Altre fiabe invece sono state create da autori altrettanto famosi come Perrault, Andersen e Rodari  che tuttavia si sono ispirati alle narrazioni  popolari. Le fiabe di magia russe sono state analizzate dallo studioso russo Wladimir Propp che ha riscontrato che in tutte le fiabe ci sono delle funzioni che si ripetono (l’allontanamento da casa dell’eroe, la lotta contro l’antagonista, la donazione dell’oggetto magico, ecc.). A questa struttura fanno riferimento tutte le altre fiabe. Nelle tradizioni degli altri continenti, non si riscontrano le stesse funzioni, ma in tutte è presente la magia e in tutte compaiono personaggi dotati di poteri magici, fate, streghe, orchi, draghi.   
Al contrario della favola, la fiaba, anche se presenta una morale, non ha lo scopo preciso di insegnare qualcosa. In genere l’intento delle fiabe è quello di far trionfare il bene sul male.

Da quali segni si riconosce?

 

  • La forma del testo : di lunghezza media, più lunga delle favole classiche

 

  • I personaggi : prevalentemente si tratta di re, principi e principesse, orchi, maghi e fate , ma anche giovani poveri in cerca di fortuna
  • I luoghi :  prevalentemente le storie si svolgono in castelli, città, boschi o altri ambienti naturali poco definiti

 

  • Il tempo : il tempo cornice in cui si svolgono le vicende è un tempo passato, ma indefinito
  • La struttura : si parte da una situazione difficile (superare uno stato di povertà, trovare eredi al trono, liberare una principessa da un incantesimo, ecc.), l’eroe affronta una serie di prove per giungere alla conclusione tragica o al lieto fine. Il fattore che contraddistingue le fiabe è l’elemento magico che aiuta ai protagonisti a risolvere le situazioni difficili. Accanto al protagonista ci sono sempre l’antagonista e altri personaggi secondari, gli aiutanti, che si schierano al fianco del protagonista o dell’antagonista. A volte tra i protagonisti ci sono degli animali, ma non sono fondamentali come nelle favole.

 

  • I contenuti/messaggi: i temi affrontati sono la povertà, il desiderio di realizzarsi, di conservare la propria felicità. Non ci sono morali esplicite come nella favola, ma il significato di fondo di tutte le fiabe è la lotta dell’uomo per salvaguardare la propria felicità
  • Le tecniche narrative: dialogo, monologo parlato interiore, brevi descrizioni, iterazioni ( cammina cammina, lontano lontano), alcune formule fisse (c’era una volta, e visse o vissero felici e contenti), il linguaggio metaforico (metafora, similitudine, iperbole) e la suspense

 

  • Il linguaggio: semplice 

 

Che cosa è una leggenda

 

Anche la leggenda è un racconto di origine popolare. Generalmente, nella cultura cristiana, la leggenda è riferita alla narrazione delle vite dei santi, appunto testi  “da leggersi” nei giorni dedicati al santo. Più generalmente oggi leggenda significa il racconto di fatti eroici e straordinari, raccontati come realmente accaduti. Il più delle volte le leggende narrano dunque le gesta di eroi. Altre volte ancora servono a spiegare l’origine di alcuni fenomeni naturali o di alcuni oggetti di uso comune. In questi casi, la leggenda si assomiglia molto al mito.
Le leggende sono comuni a tutto il mondo e nascono forse dal bisogno dell’uomo di trovare sicurezza nel celebrare il proprio valore e la propria capacità di spiegare i fenomeni naturali.

 

 
Da quali segni si riconosce?

 

  • La forma del testo : generalmente breve

 

  • I personaggi : i protagonisti sono uomini comuni che vengono chiamati ad affrontare imprese eroiche non tanto per se stessi, ma per il bene della comunità.
  • I luoghi : il più delle volte si tratta di ambienti naturali, ma sono poco descritti e poco rilevanti per lo svolgimento della storia

 

  • Il tempo : il tempo cornice in cui si svolgono gli eventi narrati è, anche in questo caso, un passato  indefinito
  • La struttura : la sequenza delle vicende è simile a quella di tutti i testi narrativi: si parte da una situazione problematica, a cui seguono una serie di prove a cui viene chiamato il protagonista. La storia poi si conclude con la vittoria del protagonista o la spiegazione del fenomeno che aveva creato la difficoltà iniziale. 

 

  • I contenuti/messaggi: si tratta soprattutto di  storie in cui si esalta l’eroismo di un singolo individuo, dotato di poteri eccezionali. Il significato comune a tutte le leggende è il trionfo dell’uomo e della sua intelligenza o forza fisica  sul male e sulle avversità della natura. Il messaggio sotteso è la fiducia nelle potenzialità dell’uomo sugli altri esseri della natura. 
  • Le tecniche narrative presenti: dialogo, monologo parlato interiore, brevi descrizioni, linguaggio metaforico. Anche qui sono presenti formule fisse “ tanto tempo fa”, “nella notte dei tempi”, “quando l’uomo non sapeva cosa fosse il fuoco”

 

  • Il linguaggio : piuttosto semplice, adatto ad essere compreso da tutti

 

Fonte: http://www.scuolaredavid.it/mediatori/xmappa/Schede.doc
Autrice: Luciana Bresil, scuola Redavid Bari 2001

 

FIABE NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

Le radici storiche delle fiabe
Le origini delle fiabe si perdono nella notte dei tempi. Prima di diventare  narrazione scritta esse sono state, per millenni, il racconto orale di avventure drammatiche, travestite di fantasia e di incantesimi dei lunghi millenni della preistoria dell’uomo e dei popoli.
Nelle fiabe c’è la memoria e la testimonianza delle società primitive dei popoli raccoglitori e cacciatori che hanno dovuto scontrarsi con la natura che li sovrastava, con gli animali, con gli altri popoli.


Le fiabe, quindi, non sono nate come racconti per bambini: erano parte della memoria collettiva del clan, della tribù, del popolo: i miti erano la spiegazione fantastica del mondo e dell’origine della vita e della natura; le fiabe erano un documento della storia dell’uomo e della sua civiltà.
Le fiabe sono diventate patrimonio collettivo dei popoli. Anche le famose fiabe dei fratelli Jacob e Wilhem Grimm non sono state scritte dai fratelli Grimm, come hanno precisato loro stessi, ma sono state semplicemente raccolte dalla tradizione popolare tedesca.


Uno dei maggiori esperti di fiabe, Vladimir Propp, ha espresso questa interessante teoria delle origini delle fiabe: sarebbero il ricordo di antiche cerimonie, ancora vive presso alcune popolazioni dette cerimonie di iniziazione, che segnavano il passaggio dall’infanzia all’età adulta. I ragazzi, giunti sulla soglia della maturità, venivano separati dalla famiglia e abbandonati nella foresta per un certo periodo di tempo; dovevano dimostrare di saper cavarsela da soli. Durante le cerimonie gli anziani (o i genitori) consegnavano loro degli amuleti sacri, delle maschere o delle armi, che avrebbero dovuto aiutarli in questa loro prova di coraggio. Col tempo questi riti sono stati abbandonati, ma ne è rimasto il ricorda nel racconto degli anziani.


Da cosa nasce questa teoria? Dal fatto che pur nella loro varietà e molteplicità, molte fiabe presentano una struttura comune, con azioni identiche, poste nella stessa successione cronologica. Queste funzioni, come le ha chiamate il Propp, anche se non sono presenti in tutte le fiabe, rivestono un ruolo specifico nello svolgimento della storia.


La geografia delle fiabe.
Proprio perché sono il ricordo incantato e tragico delle origini della civiltà, le fiabe sono presenti nella tradizione culturale di ogni popolo. Per lo stesso motivo riproducono situazioni analoghe, perché i problemi, i drammi e le paure dell’uomo preistorico sono state uguali in ogni parte della terra. Ciò che cambia è solo il contesto e cioè l’ambientazione geografica e culturale: i personaggi cambiano, ma il loro ruolo è simile; diversi sono gli strumenti magici, ma assolvono al medesimo compito, ecc. ed è sempre lieto il finale. E’ per questo che di una stessa fiaba abbiamo molte varianti
Le grandi raccolte di fiabe.


Le fiabe sono nate dalla tradizione orale e per molto tempo furono tramandate a voce, raccontate per poi essere ricordate e tramandate ancora. Una tappa importante per la loro diffusione fu rappresentata dalla raccolta e dalla “traduzione in forma scritta”(trascrizione). Studiosi e scrittori si dedicarono allo studio dell’origine popolare delle fiabe, e si impegnarono a raccogliere e custodire, nella forma scritta, le particolarità e le caratteristiche di questi racconti “parlati”.
Tra i contributi più importanti riconosciamo:

  • la traduzione della raccolta di fiabe arabe Le mille e una notte ad opera di Antoine Galland;
  • la ripresa di fiabe popolari tedesche Fiabe per bambini e per le famiglie da parte dei fratelli Grimm;
  • i romanzieri russi Aleksander Puskin e Aleksander Ananas’ef che riscrissero antiche fiabe del loro popolo;
  • la traduzione in italiano da parte di Italo Calvino di fiabe trascritte in diversi dialetti.

 

COME LEGGERE E STUDIARE LE FIABE


Le fiabe devono essere studiate a due livelli:
il livello più immediato è la struttura narrativa e linguistica: come sono raccontate? Quali aspetti comuni presentano nella narrazione?

Struttura narrativa e linguaggio

 

Temi e contenuti

 

FIABA

 Il livello più profondo è quello dei temi  e dei contenuti culturali, storici, sociali, e del contesto in cui presso ogni popolo e ogni cultura, esse sono ambientate, contestualizzate: quali drammi o eventi storici si nascondono dietro il racconto? Quali sogni generali dell’uomo si celano nelle avventure fantasiose del racconto?

 

 

A)La struttura narrativa e linguistica delle fiabe
Le funzioni del Propp: le azioni costanti delle fiabe.
Propp ha rilevato che, pur nella varietà, le fiabe presentano una struttura comune, nel senso che ogni narrazione è caratterizzata da azioni sempre identiche e poste, spesso, nella stessa successione cronologica.
Propp ha individuato 31 “elementi o azioni costanti e ricorrenti”, chiamati funzioni. Non tutte queste funzioni sono presenti in ogni fiaba.
Queste sono le più ricorrenti:


  • allontanamento
  • divieto
  • divieto non rispettato
  • tranello
  • prova
  • danneggiamento
  • partenza dell’eroe
  • fornitura del mezzo magico
  • lotta
  • vittoria
  • trasformazione
  • ritorno
  • smascheramento
  • punizione
  • nozze o lieto fine.

Le caratteristiche linguistiche e narrative

 

  • Tempi indeterminati.

La maggior parte delle fiabe inizia con l’espressione C’era una volta…posta all’inizio della narrazione, ci avverte immediatamente che ciò che stiamo per leggere o udire è accaduto in un tempo lontano non ben precisato. Tale vaghezza da un lato contribuisce a creare un’atmosfera di mistero intorno a quanto viene narrato, dall’altro lo rende universale, (valido per tutti gli uomini di tutto il mondo) e perenne (valido sempre).

  • Luoghi e ambienti vaghi e indeterminati

Le fiabe possono essere ambientate in luoghi reali o in luoghi fantastici, castelli, regge, mercati, caverne, boschi, case stregate, città fantastiche…ma in ogni caso questi spazi restano indefiniti, senza una precisa collocazione. Nelle fiabe si dice “in un paese lontano,lontano…”: questi luoghi, cioè non vengono mai descritti in modo particolareggiato.
I luoghi delle fiabe poi hanno un duplice ruolo: da un lato servono da sfondo alle vicende, dall’altro diventano simboli di particolari situazioni; ad esempio, il bosco rappresenta i rischi e le difficoltà che si devono affrontare per maturare.


3. Ruoli fissi dei personaggi
Fate, orchi, streghe, giganti, principi, re e regine, ragazzi, maghi, genitori, bambini, contadini sono i personaggi tipici delle fiabe; essi presentano caratteri netti e distinti e svolgono ruoli fissi e ben definiti.
Propp ha individuato 7 ruoli fissi:
eroe o eroina protagonista: bravo, coraggioso, affronta e supera prove difficili;
aiutante: presta aiuto all’eroe;
donatore:dona all’eroe oggetti dotati di poteri magici per superare le prove;
mandante: è il personaggio che affida all’eroe una missione;
falso eroe:è il personaggio che con l’inganno si sostituisce all’eroe;
persona ricercata: è il personaggio tenuto prigioniero e per la cui liberazione si batte l’eroe.

 

  • Oggetti magici

     I più comuni oggetti magici: la bacchetta o il bastone, il talismano (oggetto portafortuna che reca incisa una formula o una figura con il potere di difesa contro il male), una lampada, un tappeto volante, un vecchi baule, una pietra preziosa, ma, in generale, qualsiasi oggetto che varia a seconda dell’origine della fiaba.
4. Linguaggio parlato, formule fisse e formule magiche
Le fiabe sono ambientate per lo più nel mondo popolare; esse presentano, perciò, lo stile proprio del linguaggio parlato:

  • sono frequenti i modi di dire e i dialoghi;
  • si utilizzano formule fisse (c’era una volta,…;In un paese lontano lontano,…;E vissero felici e contenti…), espressioni ricorrenti e ripetizioni;
  • sono frequenti le filastrocche e le formule magiche (Abracadabra; Apriti sesamo; ecc.);
  • il narratore è sempre alla terza persona singolare e quindi è sconosciuto; tuttavia esso talora interviene nel racconto e guida la lettura.

B)Temi e contenuti.
Il secondo livello della fiaba che dobbiamo approfondire riguarda i significati nascosti e che emergono dal contesto della narrazione.
Il contesto della fiaba viene definito dalla sua ambientazione geografica e dalla tradizione culturale da cui proviene che si conosce nella tipologia dei personaggi e delle azioni che compiono.

I grandi temi delle fiabe
Le fiabe parlano di temi che interessano tutti gli uomini, ad esempio,la competizione e rivalità tra fratelli e sorelle oppure la paura dell’ignoto. Anche la trasformazione del protagonista: infatti il passaggio dall’età dell’infanzia a quella adulta comporta sempre dei cambiamenti, che a volte ci rendono irriconoscibili. Ma soprattutto ci insegnano che per scoprire la realtà è necessario mettersi in viaggio e rischiare.
Questi racconti sono serviti per educare i giovani, in modo semplice, chiaro, immediato.
Nelle fiabe il bene è distinto sempre chiaramente dal male: l’eroe non ha mai paura e il cattivo non manifesta alcuna pietà; le matrigne e non le mamme compiono azioni scellerate; le streghe non cambiano mai carattere, mentre le fate sono sempre generose.

Le fiabe, un massaggio per sempre.
Attraverso la fantasia si può entrare nel cuore della realtà altrettanto a fondo che attraverso la scienza o la tecnica. Per conoscere la realtà si può calcolare, misurare, classificare, sperimentare come fanno gli uomini di scienza, ma bisogna anche fare delle ipotesi, cioè immaginare nuovi percorsi, supporre che ci sia qualche altra soluzione, procedere per tentativi, affrontare l’ignoto e le nostre paure

 

Fonte: http://www.iccastegnato.it/drupal52/files/FIABE%20NEL%20TEMPO%20E%20NELLO%20SPAZIO.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Origine delle fiabe

 


«C’era una volta...»; ascoltando questa formula di apertura si pensa subito a principi e fate, re e regine, orchi e streghe... insomma riconosciamo subito che si tratta di un particolare tipo di narrazione, di un universo fantastico che definiamo fiaba.
In essa risalta l’uso del verbo all’imperfetto indicativo (c’era una volta) che non serve tanto a stabilire un tempo preciso, quanto un tempo «continuato», in cui le azioni si collocano fuori del tempo e dello spazio, così che risultano sempre attuali.

 

L’origine delle fiabe si perde nel tempo; fiabe nate presso un popolo sono state fatte proprie da un altro; ma tutte sono arrivate a noi attraverso la tradizione orale, sono cioè il più significativo esempio di trasmissione di un testo non per scritto ma attraverso la voce.


Ed è chiaro che in questo passaggio le fiabe si sono trasformate, arricchite da nuovi elementi, intrecciate con altre fiabe, modificate secondo i gusti e le conoscenze del narratore.
Solo nell’Ottocento le flabe sono diventate un materiale interessante anche per gli studiosi. In tutti i paesi europei troviamo chi si è impegnato a trascrivere il testo delle fiabe più o meno note, raccogliendolo dalla viva voce di vari narratori. Da allora possiamo dire che esiste un testo definitivo, perché scritto.
Ma da dove nascono le fiabe? Tra le tante risposte che si sono date, forse le più interessanti sono quelle di uno studioso russo, Vladimir Propp.


Nell’opera Le radici storiche dei racconti di fate Propp prende in esame le fiabe più note nella Russia di cento anni fa, e arriva alla conclusione che esse nascono dal ricordo di usanze e riti molto antichi che, superati da nuove conoscenze, o caduti in disuso con il sorgere di nuove civiltà, mantengono la loro presenza nella memoria degli uomini sotto altra forma e con altra finalità.
Propp ritrova così riportate fedelmente nelle fiabe usanze molto antiche.


Altre volte nelle fiabe è contenuto il ricordo dell’infrazione di una regola o di un rito il cui mancato rispetto costituiva un atto molto grave.
Anticamente, per esempio, si usava offrire delle fanciulle in sacrificio alle divinità che dovevano assicurare un buon raccolto. Chiunque avesse osato liberare le fanciulle dal terribile destino avrebbe messo in pericolo l’esistenza di un intero popolo, esponendosi ad atroci punizioni.


Nella fiaba le divinità a cui si sacrificavano vittime umane diventano mostri e «orchi» e l’eroe può diventare il giusto e desiderato salvatore.
La società che viene rappresentata nelle fiabe ha i caratteri tipici delle civiltà arcaiche. Caratteristici di queste civiltà sono ad esempio i riti di iniziazione, cioè quelle cerimonie che segnavano il passaggio dall’età infantile a quella adulta nel momento in cui un membro di una comunità (villaggio, tribù, ecc.) veniva sottoposto ad una serie di prove di coraggio, di abilità, di forza fisica e di astuzia. Il superamento di queste prove lo rendeva pronto per il lavoro e per il matrimonio, cioè adulto.
I riti di iniziazione nella nostra cultura si sono apparentemente perduti, ma le fiabe ne contengono il ricordo. I fanciulli in età prossima all’adolescenza — diremmo noi oggi — venivano abbandonati nei boschi (come nelle fiabe) per mettere alla prova il loro coraggio e la loro capacità di sopravvivenza. Lo stregone, o chi per lui, responsabile del rito, usando maschere e tranelli doveva rendere difficile la vita del giovane, il quale tornando vittorioso poteva aspirare al matrimonio. Per questo molte fiabe si concludono con un matrimonio «...e vissero felici e contenti».


 

Analisi della fiaba secondo Propp

 


Il testo di una fiaba può essere letto ed analizzato con diversi metodi. Nella lettura di una fiaba si possono utilizzare tutti i criteri di analisi che si applicano al testo narrativo in genere . Qui presentiamo in particolare un metodo di analisi che, oltre a rendere interessante e divertente la lettura di una fiaba, permette di cogliere i meccanismi principali del suo «funzionamento» e quindi di imparare a produrre storie all’infinito.


«Inventore» del metodo è ancora una volta il russo Vladimir Propp, che nel suo studio intitolato Morfologia della fiaba definisce la fiaba stessa così: «Possiamo chiamare fiaba un qualunque svolgimento che da un danneggiamento o da una mancanza, attraverso funzioni intermedie, giunge fino al matrimonio o ad altra funzione utilizzata in qualità di conclusione. »
Questo procedimento ricorda da vicino il processo di trasformazione, caratteristico del racconto.
Ma Propp aggiunge qualcosa. Analizzando cento fiabe russe, nota che, nonostante le differenze tra i personaggi e la diversità di situazione in cui questi agiscono, in tutte le fiabe si presentano elementi narrativi simili. Alcuni esempi:
a) il re dona un’aquila ad un uomo valoroso. L’aquila porta via l’uomo valoroso in un altro regno;
b) il nonno dona ad un bambino un cavallo. Il cavallo porta via il bambino in un altro regno;
c) lo stregone dona ad Ivan una barchetta. La barchetta porta Ivan in un altro regno;
d) la principessa dona al principe un anello. I geni, evocati dall’anello, portano il principe in un altro regno.
Come si vede cambiano i nomi dei personaggi, i loro attributi, i doni ricevuti, ma restano costanti le azioni. Spesso cioè la fiaba attribuisce medesime azioni a personaggi diversi.
Questi elementi costanti della fiaba vengono definiti funzioni dei personaggi.
Essi sono gli atti del personaggio, ben determinati dal punto di vista della Ioro importanza per lo sviluppo dell’azione. Le funzioni si definiscono nella maggior parte dei casi con dei sostantivi che indicano l’azione, per esempio: divieto, infrazione, fuga, dono magico ecc.
L’ordine con cui le funzioni si presentano nel racconto e la loro disposizione lungo lo svolgimento della storia non è casuale, ma rispecchia sempre — o quasi sempre — lo stesso criterio come abbiamo visto negli esempi precedenti.


Da queste considerazioni si possono ricavare tre regole:
1. nelle fiabe ci sono ruoli costanti e stabili che Propp chiama funzioni dei personaggi, indipendentemente da chi essi siano e dal modo in cui le assolvano. Queste funzioni costituiscono i componenti fondamentali della fiaba;
2. il numero delle funzioni proprie del racconto di magia è limitato;
3. la successione delle funzioni è sempre la stessa.
Propp individua 31 funzioni che elenchiamo qui di seguito:


 

 

 

 

FUNZIONI

SFERE D’AZIONE

1

Allontanamento

2

Proibizione

3

Violazione

4

Investigazione

5

Delazione

6

Perfidia

7

Complicità

 

8

Danneggiamento

Antagonista

9

Mediazione

Principessa - Re

10

Inizio della reazione

Eroe

11

Partenza

Eroe

12

Preparazione della fornitura del mezzo magico

Donatore

13

Reazione dell’eroe

Eroe

14

Fornitura/ottenimento del mezzo magico

Donatore

15

Trasferimento, viaggio

Aiutante

16

Lotta

Antagonista

17

Marchiatura

Principessa - Re

18

Vittoria

Eroe

19

Riparazione della sciagura

Aiutante

20

Ritorno

Eroe

21

Persecuzione dell’eroe

Antagonista

22

Salvezza dell’eroe

Aiutante

23

Arrivo in incognito dell’eroe

Eroe

24

Pretese infondate del falso eroe

Falso eroe

25

Difficile compito

Principessa - Re

26

Soluzione

Aiutante

27

Riconoscimento

Principessa - Re

28

Smascheramento del falso eroe

Principessa - Re

29

Trasfigurazione dell’eroe

Aiutante

30

Punizione

Principessa - Re

31

Matrimonio dell’eroe

Principessa – Re, Eroe

 

Elaborato a partire da:
AA. VV., Il manuale di Lettura, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Genova, 1984.
V. PROPP, Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino, 1966 (prima edizione: 1928), pp. 85-89 e 152-157.

 

Fonte : http://italiano.sismondi.ch/letteratura/testi-brevi/Benni/Benni_Cene/Fiaba.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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