Il testo poetico

 

 

 

Il testo poetico

 

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Il testo poetico

 

 

Alcune possibili risposte sono:

 

  • la poesia è stata la prima forma letteraria scritta
  • in un testo poetico il poeta può esprimere se stesso con maggiore libertà e creatività che in prosa
  • la poesia è un universo millenario, comune a tutte le civiltà, in cui l’uomo impara a conoscersi meglio
  • la poesia è nell’uomo e parla dell’uomo, delle sue speranze dei suoi sogno, del dolore, delle gioie, dell’amore, della natura, della storia

 

CHE COS’E’ LA POESIA?

 

Il termine poesia deriva da un’antica parola greca: POIEIN, FARE.

 

Perché proprio questo verbo?

La poesia fa emozionare, riflettere, sognare ed è fatta di parole, suoni, immagini e ritmi

La bellezza di una poesia è determinata dal modo in cui il poeta sceglie le parole, dalla sua abilità di combinarle e di giocare con i loro suoni e i loro significati.

 

 

CHI E’ IL POETA?

 

 

E’ colui che coglie tutte le emozioni/sentimenti che stanno dentro e fuori di lui e si serve delle parole più adatte per trasmetterle agli altri.

 

 

La POESIA LIRICA è un componimento(testo) di carattere personale in cui l’autore esprime riflessioni, emozioni e sensazioni descrivendo ciò che vede o immagina.

 

La POESIA LIRICA ha origini molto antiche, nella cultura greca antica.

 

Nella Grecia antica la poesia lirica

 

  • era molto praticata e apprezzata,
  • era espressione degli affetti e dei sentimenti del poeta su argomenti come la patria, l’amore, la natura
  • era accompagnata con il suono della lira (donde il suo nome) e non può pertanto essere disgiunta dalla musica.

 

Dal mondo greco la poesia lirica passò alla cultura latina: grandi poeti lirici furono Properzio e Catullo.

 

La poesia lirica fu la prima forma di componimento poetico della letteratura nazionale italiana.

 

I primi esempi di produzione letteraria in italiano furono infatti testi lirici, scritti dagli autori del Duecento prima in Sicilia, poi in Toscana e nell’Italia centrale.

 

Eredi di questa tradizione nel XIV secolo (Trecento) furono Dante Alighieri con le liriche della raccolta dal titolo VITA NOVA  e Francesco Petrarca con il CANZONIERE.

 

Nei secoli successivi  la poesia lirica divenne la forma più praticata e apprezzata.


 

Leggi la poesia di Vincenzo Cardarelli SERA DI LIGURIA

      Lenta e rosata sale su dal mare
      la sera di Liguria, perdizione
      di cuori amanti e di cose lontane.
      Indugiano le coppie nei giardini,
5    s'accendon le finestre ad una ad una
      come tanti teatri.
      Sepolto nella bruma il mare odora.
      Le chiese sulla riva paion navi
      che stanno per salpare.

      [da Opere, Mondadori 1981]

 

Il testo poetico è diverso dal testo in prosa:

 

  • per l’aspetto grafico: il testo poetico è scritto in versi cioè in righe disposte sulla pagina in modo del tutto particolare

Nel testo in prosa le parole combinate in frasi di senso compiuto occupano tutta la pagina

 

  • per la funzione: il testo poetico ha la funzione di evocare grazie alla sua particolare struttura e musicalità
  • il poeta esprime un messaggio perenne che rimane universale

Il testo in prosa (esempio la lettera, l’articolo di giornale, la descrizione, il racconto, il romanzo) invece ha uno scopo pratico (informare, narrare, chiedere informazioni, esporre la propria idea)

IL POETA E LE REGOLE

 

La poesia è una forma espressiva ricca di significati.

 

Il poeta compone/scrive una poesia quando è ispirato un po’ come un musicista

 

Un’emozione, un ricordo, un semplice particolare fanno scattare nel poeta la molla dell’ispirazione, una voglia di creare e comunicare le proprie idee.

 

L’applicazione di una serie di regole consente al poeta di trasformare i suoi pensieri in parole, le parole in versi, i versi in strofe, le strofe in un componimento.

 

 

 

 

 

 

Grazie alla conoscenza della METRICA il poeta:

 

  • stabilisce la lunghezza dei versi e la loro tipologia
  • dà ai versi un ritmo, distribuendo gli accenti sulle parole e stabilendo le pause al loro interno
  • crea rime ed effetti sonori
  • organizza i versi in strofe e le strofe in componimenti

 

 

Il testo poetico è scritto in versi, una riga di una poesia, di lunghezza variabile, in un continuo andare a capo.

Esempio nella poesia di Vincenzo Cardarelli SERA DI LIGURIA i versi sono 9.

 

L’utilizzo dei versi consente al poeta di trasmettere meglio le sue emozioni, di isolare e intensificare le parole, dando ad esse maggiore o minore rilievo.

 

 

 

I versi possono essere lunghi o brevi.

Per stabilire la misura di un verso si devono contare le sillabe metriche.

La sillaba è l’unità di misura del verso

 

In base al numero delle sillabe i versi della poesia italiana sono:

 

Numero di sillabe

Nome del verso

2

Bisillabo o binario

3

Trisillabo o ternario

4

Quaternario

5

Quinario

6

Senario

7

Settenario

8

Ottonario

9

Novenario

10

Decasillabo

11

endecasillabo

 

                                                  

I versi che hanno un numero di sillabe pari sono detti parisillabi, quelli che hanno un numero di sillabe dispari sono detti imparisillabi.

 

 

  • LA RIMA

 

La rima è l’identità di suono della terminazione di due o più parole, collocate generalmente alla fine di due o più versi, a partire dall’ultima vocale accentata.

Esempio: c’è rima tra le parole cuòre/amore, tra spànde/ghirlànde

       non c’è rima tra le parole pòvere/dovère

 

Le rime danno musicalità al testo perché accentuano la regolarità ritmica dei versi.

 Inoltre le rime stabiliscono una relazione di significato fra le due parole (rime semantiche).

La rima è un elemento importante nella poesia, anche se non sempre presente, soprattutto nella poesia moderna.

 

Leggi la poesia La parte del leone del francese J. La Fontaine

 

Si narra che una volta stringesser comunella            A
la Pecora, la Mucca, la Capra lor sorella,                         A
col gran signor del luogo che detto era Leone,                B
a questa condizione:                                                        b
che ognun insieme i danni e gli utili mettesse.                 C
Ben stabiliti i patti avvenne che cadesse C
un cervo nella fossa un dì della capretta,                        D
che onesta manda a chiedere i suoi compagni in fretta.  D

Giunto il Leone, esclama: - Faremo quattro parti -.
E subito coll’unghie straccia la bestia in quarti.
La prima se la piglia e ciò per la ragione
ch’egli è Messer Leone.
- Un’altra parte - aggiunge, - ancor spettami in sorte
perché sono il più forte.
La terza me la piglio perché sono il Leone,
e se la quarta qualcuno osasse contrastarmi
lo mangio in un boccone -.


Per indicare le rime, si usano le lettere dell’alfabeto: maiuscole (A,B,C….)

 

per i versi lunghi (dal novenario all’endecasillabo), minuscole (a,b,c….) per quelli brevi (fino all’ottonario). In quanto a rime uguale corrisponde uguale lettera.

 

 

Esistono diversi tipi di rime nella poesia italiana

Questi sono i tipi più comuni di rima perfetta: a partire dalla vocale accentata, tutte le lettere sono uguali

 

 

Nome

Definizione

esempio

schema

baciata

Due versi vicini rimano tra loro

Tornavi a casa, io t’attendevo in Ponte

Leggiadre parolette avevo pronte

A A

Alternata

Il primo verso rima col terzo, il secondo con il quarto ecc.

Lo stagno risplende. Si tace

la rana. Ma guizza un bagliore

d’acceso smeraldo, di brace

azzurra: il martin pescatore.

ABAB

Incrociata

Il primo verso rima col quarto, il secondo e il terzo rimano tra loro.

Ed ora estate addio! Nel cinerino

cielo il tuon romba e di lontan minaccia.

Oh tristo, su la livida bonaccia

Del mar senz’onda, cielo settembrino

ABBA

incatenata

E’ la rima della terzina (gruppo di tre versi) dantesca. Il primo verso rima col terzo, il secondo con il primo e il quarto della terzina successiva e così via

Nel mezzo del cammin di nostra vita

 mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.

 

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

 esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

 

Tant'è amara che poco è più morte;

ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,

dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

 

ABA  BCB CDC

 

Assonanza e consonanza

 

Le rime sono definiti imperfette quando l’identità di suono è solo parziale.

Sono infatti uguali o solo le vocali (pazzo/ materasso) o solo le consonanti (stèlla/ pupìlla). In questi casi non si parla di rima ma di assonanza e consonanza.

 

Nome

Definizione

esempio

Assonanza

 

Si verifica un’identità di suono solo tra le vocali

Nell’esempio a, o

Carnevale vecchio e pazzo
s'è venduto il materasso

Consonanza

 

Si verifica un’identità di suono solo tra le consonanti

Nell’esempio la doppia ll

Leggiadro vien nell’onda della sera

un solitario palpito di stèlla:

a poco a poco una nube leggera

le chiude sorridendo la pupìlla;

 

 

 

I versi sciolti

 

Può accadere che in poesia i versi non rimino affatto fra loro: in questo caso sono definiti sciolti. Per esempio in questa poesia di Vincenzo Cardarelli, Abbandono

 

Volata sei, fuggita
come una colomba
e ti sei persa, là, verso oriente.
Ma sono rimasti i luoghi che ti videro
e l'ore dei nostri incontri.
Ore deserte,
luoghi per me divenuti un sepolcro
a cui faccio la guardia.

 

 

 

Le strofe sono gruppi di versi omogenei da un punto di vista concettuale e di solito messi in rima.

 

Nei secoli passati ogni strofa era caratterizzata da accenti ritmici, schema di rime e numero di versi rigidamente determinati.

I poeti moderni sempre più spesso realizzano strofe libere composte da versi di varia lunghezza e senza rime fisse (versi liberi)

 

 

I tipi di strofa più frequenti nella poesia italiana sono i seguenti:

 

 

strofa

Numero di versi

Tipo di versi

rima

esempio

Distico

2

Prevalentemente endecasillabi

Baciata/ Alternata

O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;

Terzina

3

endecasillabi

incatenata

Nel mezzo del cammin di nostra vita

 mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.

 

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

 esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

 

Tant'è amara che poco è più morte;

ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,

dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte

Quartina

4

Metri vari

Alternata o Incrociata

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

 

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

 

Sestina

6

Endecasillabi o settenari

I primi quattro endecasillabi a rima Alternata (ABAB) e gli ultimi due a rima baciata (CC)

 

Signorina Felicita, a quest’ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora,

e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.

ottava

8

endecasillabi

 I primi sei a rima alternata (ABABAB) e gli ultimi due a rima baciata (CC)

Su la riviera Ferraù trovosse
di sudor pieno e tutto polveroso.
Da la battaglia dianzi lo rimosse
un gran disio di bere e di riposo;
e poi, mal grado suo, quivi fermosse,
perché, de l'acqua ingordo e frettoloso,
l'elmo nel fiume si lasciò cadere,
né l'avea potuto anco riavere.

 

 

 

 

Frequentemente il verso conclude in sé il significato logico di una frase.

 

In altri casi il significato logico del verso prosegue nel verso dopo e il ritmo complessivo si dilata.

L’ENJAMBEMENT si realizza proprio quando la frase “scavalca” il verso e continua in quello successivo.

 

Esempio:

 

Ma sedendo e mirando, interminatiÊ

spazi di là da quella, e sovrumaniÊ
silenzi, e profondissima quïete
Ê
io nel pensier mi fingo, ove per poco
Ê
il cor non si spaura.

 

 

L’ENJAMBEMENT

  • spezza un’unica frase tra due versi successivi
  • annulla la pausa di fine verso
  • produce effetti sul significato
  • produce effetti ritmici particolari
  • mette in risalto alcune parole

 

L’ENJAMBEMENT

  • divide gruppi sintattici
  • soggetto/pred.verbale
  • pred.verbale/compl.oggetto
  • aggettivo/sostantivo
  • pred.verbale/soggetto
  • soggetto/pred.verbale
  •  

 

Esempio

 

Più brevi i giorni, e l’ombra ogni dì meno (1)
s’indugia e cerca, irrequieta, al sole;
e il sole è freddo e pallido il sereno.

L’ombra, ogni sera prima, entra nell’ombra:
15nell’ombra ove le stelle errano sole.
E il rovo arrossa e con le spine ingombra (2)

tutti i sentieri
, e cadono già roggie (3)
le foglie
intorno (indifferente oscilla (4)
l’ermo cipresso), e già le prime pioggie (5)
fischiano, ed il libeccio ulula e squilla.

 

 

 

 

 

Un insieme di strofe costituisce un componimento.

I più noti componimenti della tradizione della poesia italiana sono:

 

  • il sonetto
  • la canzone
  • il madrigale
  • l’ode

                                                       

Il sonetto

 

Si crede sia stato inventato verso la metà Duecento da Jacopo da Lentini, poeta della Scuola Siciliana sviluppatasi alla corte di Federico II a Palermo (Sicilia).

 

E’ sempre composto da 14 versi endecasillabi suddivisi in due quartine e in due terzine.

Questa struttura ha resistito nel tempo e si è mantenuta immutata dal Medioevo ai nostri giorni.

Solo lo schema ritmico cioè l’alternanza delle rime può variare.

 

Esempio di sonetto

Umberto Saba Mio padre è stato per me l’assassino

 

Schema metrico: (ABAB ABAB CDE CDE) scrivilo alla fine dei versi

 

Fonte: http://www.ipcmeda.gov.it/wp-content/uploads/IL-TESTO-POETICO.doc

Sito web da visitare: http://www.ipcmeda.gov.it/

Autore del testo: Istituto Professionale di Stato PER I SERVIZI COMMERCIALI, TURISTICI E SOCIALI "L. MILANI"www.ipcmeda.it

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