La dislessia evolutiva

 


 

La dislessia evolutiva

 

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La dislessia evolutiva

 

La dislessia evolutiva: un approfondimento

 

Dal punto di vista clinico la dislessia è considerata un disturbo complesso ed eterogeneo, attribuibile a cause molto diverse. Essa può esordire in modi differenti da soggetto a soggetto ed assumere diversi gradi di espressività, anche in funzione della gravità del disturbo e del modo in cui le diverse abilità coinvolte vengono danneggiate. Ciò rende estremamente difficile fornire una descrizione clinica univoca del profilo cognitivo e neuropsicologico della persona dislessica e fare previsioni circa le future possibilità di recupero.

A determinare le caratteristiche del quadro clinico concorrono anche fattori di tipo ambientale e contestuale a seconda delle opportunità educative e relazionali di cui il soggetto dispone. Ad esempio assumono importanza le spiegazioni che le diverse figure significative (familiari e insegnanti) danno dell'insuccesso scolastico sperimentato dallo studente. Non sempre infatti il disturbo viene subito riconosciuto ma l'insuccesso può venire attribuito alla svogliatezza e al mancato interesse. In alcuni casi le difficoltà possono essere interpretate come “conseguenze” più che come “cause” di una situazione di disagio emotivo, distogliendo l'attenzione dall'indagine clinica sui possibili disturbi specifici. La ricerca in età evolutiva ha dimostrato che la dislessia può associarsi in comorbidità ad altri disturbi quali il Deficit di Attenzione e Iperattività e il Disturbo dell'Umore di tipo depressivo, entrambi presenti in misura maggiore rispetto alla popolazione generale, e può comportare manifestazioni ansiose e abbassamento dell'autostima.

Un altro fattore importante è rappresentato dalle caratteristiche individuali della persona dislessica. L'evoluzione nel tempo del disturbo può variare notevolmente in funzione della capacità del singolo di sviluppare strategie compensative che diminuiscano l'impatto della difficoltà.

 

Aspetti neuropsicologici e cognitivi della dislessia

 

Il profilo cognitivo e neuropsicologico della persona dislessica mostra prestazioni più basse nei “processi cognitivi di livello inferiore”, cioè quelli che possono essere resi automatici, rispetto alle abilità di ragionamento. Le inefficienze nei processi di analisi dell'informazione uditiva e visiva, associati a carenze della memoria a breve termine, influenzano la velocità e l'accuratezza dei processi di automatizzazione che sono coinvolti nella lettura e nella scrittura. La dislessia non ha dunque a che fare con l'abilità di ragionamento e di elaborazione dei concetti. Tale inefficienza non è di per sé una barriera alle attività intellettuali: significa che lo studente dislessico necessita di apprendere in modo differente e necessita di imparare strategie efficienti per sostenere il processo di apprendimento.

Secondo il modello neuropsicologico chiamato a doppio accesso (Sartori, 1984; Sartori e Job, 1983) un buon lettore utilizza almeno due strategie per leggere: una strategia di accesso diretto (via lessicale) per mezzo della quale il soggetto riconosce globalmente la stringa di lettere che compone la parola e la pronuncia dopo aver richiamato la parola da un magazzino mnemonico di tipo lessicale; una strategia di accesso indiretto (via fonologica) che richiede l'analisi delle singole subunità grafemiche e, attraverso le regole di conversione grafema-fonema, viene ricostruita la catena fonologica che consente il recupero della parola dal magazzino di memoria lessicale. Si assume che un lettore efficiente usi entrambe le strategie, utilizzando preferibilmente la via lessicale, perchè più rapida, e ricorrendo alla via fonologica solo quando incontra parole sconosciute, o quando le parole presentano delle eccezioni.

Sulla base di questo modello sono stati individuati due sottotipi di dislessia: la dislessia superficiale e la dislessia fonologica. Nel caso della dislessia fonologica il soggetto incontra difficoltà con le parole irregolari e/o sconosciute perchè può utilizzare solo l'accesso diretto. Nel caso della dislessia superficiale il soggetto legge allo stesso modo parole conosciute o sconosciute senza mostrare alcun vantaggio per le parole più frequenti. Visto che l'italiano è una lingua ad ortografia trasparente, cioè con una corrispondenza univoca tra suono e segno, l'utilizzo della via fonologica appare come molto semplice e naturale, di conseguenza l'accesso diretto è attivato come risultato dell'automatizzazione dei processi di codifica fonologica. Data la natura del sistema ortografico italiano, a differenza di quello inglese, è meno frequente ritrovare dislessie fonologiche pure, ma sono più probabili dislessie superficiali o miste.

 

Fonte: http://www.studentidisabili.unibo.it/NR/rdonlyres/0F21D460-E14A-4B4D-ADA6-4D33CF2CA867/0/approfondimentosuDSApersito.doc

Autore del testo: Servizio Studenti Dislessici

Sito web da visitare: http://www.studentidisabili.unibo.it/

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