Creature fantastiche

 


 

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Creature fantastiche

 

 

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Creature fantastiche

dai miti alla fantascienza

 

 

         ... Il terzo giorno della Genesi, Dio creò le erbe della terra e gli alberi da frutto... Il quinto giorno creò i pesci che vivono nel mare e gli uccelli che riempono la distesa del cielo... Il sesto creò ogni specie di bestie che vivono sulla terra, ed infine l'uomo e la donna... Quando Dio guardò tutto ciò che aveva creato, vide che era cosa buona...

 

         L'origine della vita sulla Terra è ancora in parte ignota, e non conosciamo esattamente le tappe che portarono alla nascita dei primi organismi, che popolavano le acque degli antichi oceani. Le prime forme viventi del Precambriano, capaci di fare arrivare fino a noi tracce fossili, furono un tipo di alghe unicellulari, vissute circa 3 miliardi di anni fa.

         Con l'inizio del Periodo Cambriano, 550 milioni di anni fa (cioè il Periodo più antico dell'Era Paleozoica o Primario, a sua volta inizio dell'Eone Fanerozoico, il "tempo della vita manifesta"), le tracce fossili iniziano a farsi più abbondanti e gli invertebrati si diversificano enormemente. Attraverso i primi vertebrati dell'Ordoviciano, e poi i giganteschi pesci corazzati del Siluriano, i primi anfibi e la diffusione delle piante terrestri nel Devoniano, le lussureggianti foreste di felci e gli abbondanti insetti del Carbonifero, ecco che il termine dell'Era Paleozoica arriva 240 milioni di anni fa, con la fine del Permiano, in cui vivevano già i primi veri rettili e i progenitori dei mammiferi.

         Durante i 175 milioni d'anni dell'Era Mesozoica o Secondario, mentre le conifere si diffondono, compaiono i dinosauri, che nel Giurassico si moltiplicano, dominano la Terra, esplorano l'acqua e l'aria, iniziando a trasformarsi nei primi uccelli. Infine i dinosauri si estinguono, insieme a molte specie di rettili, mentre i fiori fanno la loro prima comparsa.

         L'Era Cenozoica, o Terziario (da 65 a 2 milioni di anni fa), vede realizzarsi la grande diffusione dei mammiferi. Attraverso una continua evoluzione, in cui i gruppi animali e vegetali mutano e si evolvono, e nuove creature nascono e scompaiono, uccelli e mammiferi sviluppano grandi trasformazioni.

         Il Quaternario o Neozoico, l'Era in cui viviamo, è caratterizzato da quattro glaciazioni, separate da fasi interglaciali, con variazioni importanti del livello delle acque oceaniche e delle temperature. Sulla spinta di questi cambiamenti anche i mammiferi migrano, o si adattano alle mutevoli condizioni climatiche. Un milione di anni fa l'uomo è già presente sulla scena del mondo, e sarà in grado di occupare, in fasi successive, tutte le terre emerse. Oggi sulla Terra esistono non meno di 1.000.000 di specie animali, di cui oltre due terzi di insetti. I mammiferi contano circa 5.000 specie diverse, di cui solo 200 si trovano allo stato selvatico in Europa.

 

         Nonostante le innumerevoli forme in cui la vita si presenta oggi ai nostri occhi, nel trascorrere dei secoli l'uomo ha sentito la necessità di immaginarne altre. Forme così numerose che in questo testo ne troverete citate solo una parte. Strane creature, di cui magari conosciamo i nomi, ma che talvolta non sapremmo descrivere. Le origini di queste invenzioni sono tra loro diverse, possono essere sfogo di fantasia, strumenti per riflettere o divertire, espedienti per affermare interessi particolari, ma anche risposte a domande pressanti. Vale la pena ricordare che, anche nel corso della storia più recente, dare una spiegazione ai fossili che venivano casualmente rinvenuti, non fu cosa facile. Cos'erano quei singolari oggetti che parevano riprodurre incredibili e sconosciute forme di vita? Fu autorevolmente avanzata l'ipotesi che fossero opera del Diavolo, che intendeva ingannarci. E qual'era il senso di quelle conchiglie trovate sulle montagne? Erano state trasportate lì durante il Diluvio Universale? E quelle enormi ossa di ancora ignoti dinosauri, erano resti di Titani sepolti, di mitici draghi o di quali altre terribili creature? Quale lezione e quali ammonimenti dovevano trasmetterci quei ritrovamenti?

 

 

         1) L'uomo e la natura

         Per l'uomo moderno, immerso in un ambiente in gran parte artificiale, deve essere difficile comprendere esattamente l'intimità che legava l'uomo preistorico alla natura. Ci fu un tempo in cui non esistevano città. Le tribù umane, ancora cacciatrici e raccoglitrici, nomadi nelle steppe e nelle foreste dell'Europa, non si sentivano certamente padrone del mondo. Guardavano anzi alla natura ed agli altri animali con prudenza, rispetto, a volte con timore. Contendevano e condividevano le prede con i branchi di lupi, e con questi avevano in comune anche lo spirito di gruppo e l'organizzazione gerarchica. E' probabile che il primo animale domesticato sia stato proprio un cucciolo di lupo, adottato come compagnia. Razze sempre più domestiche hanno finito per accettare la supremazia del capo umano ed hanno fatto squadra insieme nella caccia, trasformandosi nel Canis familiaris, che ha forse vagato con lui per 100.000 anni, e di cui si trovano comunque ossa già nei cimiteri umani primitivi di 15.000 anni fà.

         In seguito, prima ancora di praticare l'agricoltura, l'uomo divenne allevatore e riuscì ad addomesticare antiche prede, come le pecore selvatiche, rendendole sempre più obbedienti e produttive, attraverso una lunga selezione. Più complesso e pericoloso fu domare i bovini. Il bue primigenio di 10.000 anni fa, l'uro, a cui l'uomo dava la caccia con mute di cani, era un colosso assai pericoloso, più grande dei bovini moderni, 1,70-1,90 metri d'altezza alla spalla. Lo troviamo ritratto nelle caverne di Francia e Spagna, e gli ultimi esemplari si estinsero meno di 400 anni fa in Polonia. Il culto del toro fu assai diffuso, le corna sull'elmo del guerriero testimoniano la sua potenza, e le corride che si svolgono ancora nelle arene spagnole potrebbero essere un'evoluzione di antiche cerimonie. (1)

 

         Presso le popolazioni dell'Africa, del Nuovo Mondo e dell'Australia, i grandi navigatori ed esploratori europei trovarono forme religiose arcaiche, come l'animismo e il totemismo. Si teorizzò che si trattasse di religiosità primitive, universalmente comuni a tutti i popoli delle origini, che rappresentavano uno stadio che precede il politeismo. Successivamente questa teoria fu contestata.

         Con l' animismo l'uomo, tentando di spiegare il mondo, vede in ogni fenomeno un principio vitale, una componente spirituale, che non anima solo uomini e animali, ma anche piante, oggetti, pietre, fiumi, temporali. Così facendo concepisce tutto come vivo ed assegna ad ogni fenomeno naturale un artefice e uno scopo. Egli intrattiene con la natura un rapporto magico. Sentendosi circondato da un mondo sovrannaturale con cui deve continuamente fare i conti, egli cerca attraverso dei rituali di ingraziarsi le forze amiche e di combattere quelle malvagie. Anche l'uomo ha un'anima, che è cosa diversa dal corpo e che può anche abbandonarlo: temporaneamente durante il sonno, definitivamente alla morte, libera di vagare nel mondo, in attesa di reincarnarsi in un ciclo continuo. Poichè nel comportamento del bambino è comune osservare l'abitudine di rivolgersi agli oggetti in modo personale, instaurando con essi un rapporto dialettico, seppur nel gioco, per analogia si potrebbe interpretare l'animismo come uno stadio infantile di civiltà.

         Il totem invece, come si osserva nel caso dei nativi americani, è un feticcio sacro, che spesso rappresenta lo spirito di una specie animale, con cui la tribù sente uno speciale rapporto di parentela. Attraverso i riti, i balli, le maschere, il coprire il proprio corpo con le pelli dell'animale eletto, si instaura una comunione spirituale, viene ricostituita l'unità originaria e accade che gli uomini, il totem e la natura ritrovano un antico legame.

         Ricordiamo anche che la metempsicosi, e cioè la trasmigrazione dell'anima, oltre a portare, secondo molte culture, alla reincarnazione (anche in forme animali), può essere soltanto temporanea. Questo dovrebbe permettere a sciamani e stregoni di utilizzare forme animali per visitare il mondo degli spiriti, e viaggiare attraverso il misterioso regno dei sogni. Cosa diversa è invece la licantropia (2), in quanto la comparsa in un uomo di elementi animali, è più condizione fisica e patologica che spirituale.

         Le forze magiche possono influenzare anche lo sviluppo embrionale: secondo una mitologia azteca le donne gravide non dovrebbero esporsi alla luce lunare, perchè il bambino rischia di nascere con il muso di lepre. Si afferma infatti che nelle macchie lunari è possibile scorgere l'immagine di un coniglio, che gli dei hanno gettato sulla faccia della Luna per mitigarne lo splendore.

 

         Il rapporto diretto con la natura, che le tribù preistoriche sentivano, era talmente forte che numerose tradizioni di tutto il mondo fanno discendere l'uomo da un animale (anche al di fuori delle culture totemiche), che viene considerato come progenitore. Nell'Europa dei primi clan i mirmidori (secondo un mito citato da Strabone) erano considerati discendenti delle formiche; si narra anche che i lici discendessero dai lupi, gli arcadi dagli orsi, i misii dai topi. In Africa orientale la iena è considerata come uno dei progenitori umani, e lo stesso accade alle Hawaii con la lucertola. Esiste una leggenda, la quale narra che una donna si accoppiò con un orso, e dai suoi due figli discendono le popolazioni mongole. Non è rara nemmeno la credenza che alle origini uomini e animali fossero in grado di comprendere i rispettivi linguaggi. (3)

        

 

         2) Figure mitiche e simboliche

         Il più antico poema epico, probabile raccolta e riorganizzazione di antichi miti mesopotamici, è la saga di Gilgamesh.

         Secondo l'epopea classica composta dallo scriba Sinlequinnini, Enkidu, un gigantesco e primordiale selvaggio tutto coperto di peli, che vive nella steppa con gli animali, ritrova la sua umanità dopo esser stato sedotto da una prostituta, inviata dalla città di Uruk. La speranza è che il gigante, ora diventato un uomo, possa liberare la città dalla tirannia dell'irrequieto e potente re Gilgamesh. I due eroi invece stringeranno amicizia, e su iniziativa del sovrano, sempre alla ricerca di gloria, Gilgamesh ed Enkidu affronteranno e uccideranno un mostro di nome Hubaba. Esso vive nel Bosco di Cedri, situato probabilmente in Libano, dove "andando e venendo provoca terremoti". Questa creatura, "il cui grido è il Diluvio, il cui soffio è fuoco, il cui respiro è morte" verrà decapitato con l'aiuto del dio del Sole. Quando poi, tornato in patria, Gilgamesh provocherà l'ira della dea Ishtar, rifiutando oltraggiosamente il suo invito di esserle sposo, dovrà affrontare il Toro celeste, che sputa bava e spruzza escrementi, sbuffando apre fosse che inghiottono centinaia di uomini, ma che il re ucciderà con un colpo di spada alla nuca. In seguito, quando Enkidu viene punito dagli dei e muore, il poema si fa più tragico e Gilgamesh compie un viaggio verso i confini del mondo. Arrivato presso la montagna Masu, ove il sole sorge e tramonta ogni giorno, troverà l'ingresso difeso da spaventosi uomini-scorpione, nel cui "sguardo c'è la morte", che comunque lo lasceranno passare. Ma il girovagare che Gilgamesh intraprende, alla ricerca dell'immortalità, fallirà, regalandogli però la saggezza.

 

         Anche se nell'Antico Egitto esistevano divinità rappresentate in forma umana, in origine esse erano incarnate in piante ed animali (il dio Nefertem aveva l'aspetto di un fiore di loto e la dea Hathor viveva in un sicomoro), e successivamente composte da corpo d'uomo e testa di animale; ma è probabilmente scorretto considerarle un'evoluzione degli animali-totem. Ricordiamo il dio-sciacallo Anubis, il dio-falco Horus, il dio-levriero Seth, la dea-leonessa Sekhmet, il dio-coccodrillo Sebek, il dio-ibis Thout, la dea-gatto Bubasti, il dio-ariete Ammone (le ammoniti, un tipo di molluschi estinti, si chiamano così perchè i resti fossili delle loro conchiglie ricordano un corno d'ariete). La stessa cosa accade anche in altri contesti: il dio indù Ganesha è generalmente raffigurato con testa di elefante e, sempre nell'induismo, Vishnu è a volte rappresentato metà uomo e metà leone. Il dio Maya della Stella del Nord ha testa di scimmia.

         La Sfinge che affianca le piramidi di Giza, simbolo egizio di regalità, ha notoriamente corpo di leone e volto umano, mentre un mostro con corpo di leone, testa di coccodrillo e posteriore di ippopotamo, di nome Ammut, compare nel tribunale di Osiride.

         Come ricordato gli dei egizi si manifestavano anche in un animale. Assai conosciuto è il bue sacro Apis, che secondo una credenza era l'incarnazione del dio Ptah, e che ogni 25 anni veniva ucciso con una cerimonia e imbalsamato. Il suo successore veniva riconosciuto cercando un bue nero con un triangolo bianco sulla fronte, una mezzaluna sul fianco, l'immagine di uno scarabeo sulla lingua e quella di un avvoltoio sul dorso. Nel XIX secolo l'archeologo francese Auguste Mariette, durante gli scavi presso Sakkara, diseppellì ben 141 sfingi e riportò alla luce il cimitero dei sacri tori Apis, che riposavano in sarcofaghi di pietra di 65 tonnellate; purtroppo la maggior parte erano già stati scoperchiati e saccheggiati chissà quando. Altrove in Egitto furono scoperti cimiteri di gatti, coccodrilli, ibis e montoni. Tra gli antichi egizi e gli inca era pratica comune l'imbalsamazione animale; in Egitto il più rappresentato in questa classifica è il gatto, infatti all'inizio del XX secolo arrivarono in Inghilterra tonnellate di mummie di gatto da utilizzare in agricoltura come fertilizzante (ma è possibile che si trattasse anche di imbalsamazioni recenti, per accontentare le numerose richieste di reliquie).

 

         Alcune caratteristiche si ripetono tra figure mitologiche diverse, presso varie culture, rendendole assimilabili. Ad esempio la figura dell'uccello celeste, così grande da oscurare il sole, si può riconoscere sia nel Garuda indiano, metà uomo metà aquila e che divorava i malvagi, ma anche nel Roc arabo, che nutriva i suoi piccoli con elefanti e il cui battito d'ali è origine dei venti, nel Bar Juchne, di cui un uovo, secondo il Talmud, cadendo inondò 60 villaggi, e in parte anche nel Simurgh persiano, enorme uccello che allattava i piccoli e viveva 1700 anni. Anche l'Anka aveva una vita molto lunga, e si attribuisce a Maometto l'affermazione che Dio lo creò ai tempi di Mosè, per poi estinguerlo quando, fatta strage di animali selvatici, iniziò a rapire anche bambini.

         Grande uccello dalla vita assai longeva, originario forse dell'Arabia, è anche la fenice, che al termine dell'esistenza si immola volontariamente nel fuoco, per risorgere a nuova vita dalle sue ceneri, tre giorni dopo. Questo ciclo simboleggia universalmente i concetti di risurrezione e sostanziale immortalità.

          Nello zodiaco, di origine babilonese, troviamo due figure immaginarie. Il Sagittario, che rappresenta un centauro, abile arciere, di nome Chirone, e il Capricorno, animale metà pesce e metà capra.

 

         Il gigantismo è assai diffuso tra le creature mitologiche, e caratterizza spesso i primi abitatori del mondo. Si pensi alla tartaruga che secondo la leggenda cinese sorregge la Terra, oppure sorregge, secondo un mito indù, l'elefante che a sua volta regge il mondo. L'albero cosmico del mondo nordico, il frassino Yggdrasill, è al centro dell'universo e ne è il sostegno; l'albero infatti, presso molte tradizioni, è quasi un cosmo esso stesso, poichè mentre le sue radici lo legano al mondo sotterraneo, il tronco vive nel mondo degli uomini e i rami lo spingono fin nel regno dell'aria.

         Creatura primordiale dell'oceano è il terribile pesce Leviatano dell'Antico Testamento, mentre per i greci il gran serpente Ofione, che Eurìmone creò plasmando il vento di Borea, esistette ancor prima della nascita del mondo; anzi fu dal suo uovo cosmico che naquero il Sole, la Terra e gli animali. E che dire dell'enorme pesce Jinshinlewo, che sostiene l'isola del Giappone e provoca terremoti con la coda?

         Comunque i giganti hanno anche forma umana, e il più grande è forse Ymir, che i popoli scandinavi e nordici consideravano il primo essere mai apparso. Generato dall'incontro dei due opposti, caldo secco e freddo umido, dal suo piede nacque un giorno un'altro gigante a sei teste, ed è sempre da lui che ebbero origine gli uomini; dall'unione dell'uomo con i giganti nacquero poi i primi dei. Accadde che quando un giorno gli dei uccisero Ymir e affogarono nel suo sangue quasi tutti i giganti del ghiaccio, dai resti del suo corpo generarono il mondo: dal cranio nacque la volta del cielo, dal sangue i mari, dalla carne la terra, dalle ossa le montagne, dal cervello gettato in aria le nubi del cielo. Nella sua carne apparvero dei vermi, gli dei li trasformarono in nani e quattro di loro sorreggono la volta celeste.

 

         Nei miti nordici le forze del male non possono essere annientate e sono allora intrappolate per renderle inoffensive. Il serpe di Midgard (Jormungandr), è sprofondato nell'Oceano, dove è cresciuto tanto che abbraccia ormai la Terra, mentre il lupo Fenrir è stato legato con l'inganno ad una catena magica; anch'egli cresce continuamente. Anche il Sole e la Luna sono inseguiti e minacciati da due lupi, rispettivamente da Skoll e Hati, che infine li raggiungeranno per divorarli.

         Infatti con il crepuscolo degli dei, quando un giorno il mondo giungerà alla fine, le potenze del male si libereranno è ingaggeranno una lotta definitiva con le forze opposte, finché dal loro annientamento reciproco nascerà un nuovo ciclo. In quei giorni il serpe di Midgard abbandonerà l'Oceano e assalirà le nazioni, e il lupo Fenrir, ormai libero e cresciuto a dismisura, avanzerà con le fauci aperte e le sue mascelle toccheranno la terra e il cielo, senza riuscire ancora ad aprirsi completamente. Vale la pena ricordare che la catena magica che tiene prigioniero il lupo Fenrir, e che si chiama Gleipnir, è simile ad un nastro di seta, ed è stata preparata dai nani con questi ingredienti: rumore di passi di gatto, barba di donna, tendini d'orso, radici di montagna, il respiro di un pesce e lo sputo o il latte di un uccello.

 

 

         3) La mitologia greca

         Per le prime società umane la mitologia riveste un ruolo importante; è il tentativo impreciso di spiegare la natura, l'origine delle cose e il posto che l'uomo deve avere tra queste. Il mito precorre perciò la storia, la religione e la filosofia. Le gesta degli eroi hanno comunque una funzione educativa, nel senso appena accennato, e non è corretto assegnargli un significato precisamente storico, geografico o scientifico.

         Nonostante i suoi connotati fantastici e spesso inverosimili, non bisogna giudicare il mito come inutile infantilismo, poiché svolge un ruolo unificante per la comunità, rafforzandone l'identità. Inoltre l'antico non è sciocco, e sà distinguere tra racconto mitico e racconto falso.

         La mitologia greca è ovviamente debitrice verso chi la precedette, e ingloba in sé molte influenze orientali, ma elaborate con idee originali e forme stupende. I Greci dimostrarono un atteggiamento insolito verso il loro passato: a differenza degli antichi Egizi e dei Regni e Imperi mesopotamici, essi non avevano nessuna conoscenza reale della loro età del bronzo; non erano in grado di comprendere le scritture minoiche e micenee e non conoscevano l'origine esatta delle antiche rovine architettoniche. Influenzati dal ritrovamento di fossili e utensili arcaici, dalle stranezze del paesaggio che sollecitavano una spiegazione, e adattando storie e superstizioni orientali, essi reinventarono il loro passato. Nacquero meravigliose genealogie di dei, eroi e re. Dal ritrovamento di ossa enormi nacquero giganti, di cui l'inconsueta natura frastagliata delle coste egee ne testimonia le titaniche battaglie, mentre terremoti e attività vulcaniche ne indicano le sepolture. Una roccia di forma vagamente umana può trasformarsi nello sguardo pietrificante di un mito, mentre strane esalazioni dal terreno evocano l'alito fetido di altre creature. Quando agli artisti sarà poi assegnato il compito di illustrare ciò che vagamente si racconta, prenderanno forma i particolari mancanti.

 

         Come abbiamo visto, inizialmente l'uomo adora la natura. Ed anche nel caso degli antichi greci le prime divinità che emergono dal Caos sono ambigue, poichè Gea viene identificata sia come divinità, sia come Terra in senso stretto, e Urano è fondamentalmente il Cielo Stellato. Anche per i greci antichi, già all'origine del mondo vivono mostri terribili. Tra i figli di Urano e Gea troviamo i Ciclopi, abili fabbri con un solo occhio in mezzo alla fronte; gli enormi  Ecatonchiri con cento braccia e cinquanta teste; i giganteschi e violenti Titani (talvolta immaginati metà serpente, per indicare la loro appartenenza alla Terra), tra cui Crono, che detronizzerà il padre ed avrà per figlio Zeus, re degli dei.

         Quando Crono evira il padre Urano, dalle gocce di sangue nascono le tre Erinni, che come vedremo in seguito perseguitano i rei di parricidio. Gli dei dell'Olimpo della mitologia greca sono antropomorfi, cioè di forma umana, e pur essendo dotati di qualità sovrumane vivono volentieri nel mondo e partecipano alle vicende terrene. Possono talvolta trasformarsi in animali, come quando Poseidone si trasformò in uccello per rapire la ancor bella Medusa. Ed anche Zeus fu docile torello per attirare Europa, candido cigno per raggiungere Leda, aquila rapace per rapire Ganimede.

         Questa facoltà è comune agli dei di altre culture: il dio azteco Quetzalcoatl, per poter sottrarre il mais alle formiche e donarlo agli uomini, si trasformò in formica egli stesso. Ma può accadere anche il contrario: secondo alcune tribù dell'Amazzonia il delfino fluviale, di notte, può trasformarsi in forma umana, ed è in grado di sedurre le fanciulle. Ed anche foche e cigni possono diventare donne e congiungersi agli uomini, secondo alcune fiabe europee.

 

         Da Gea e Tartaro (il regno sotterraneo del buio) nascono Echidna, metà donna e metà serpe, e Tifone, un gigante con testa di serpente; questi ultimi, unendosi, generano altri mostri: l'Idra, che viveva presso il bosco sacro di Lerna, corpo di cane e numerose teste di serpente, di cui una immortale; Cane Cerbero, sentinella all'ingresso dell'oltretomba, a tre teste con capigliatura di serpenti; Leone Nemeo, un gigantesco e invulnerabile leone che aveva stabilito la sua tana nei pressi della città di Nemea; e Chimera, che abitava in Licia, con due teste, una di leone e una di capra sul dorso, e coda di serpente.

         Forse sorelle di Chimera erano le Arpie e la Sfinge. Le prime erano mostri alati, con corpo di avvoltoio e tronco di donna, con mani e artigli, e secondo Esiodo abitavano le isole Strofadi, nello Ionio. La Sfinge invece (diversa da quella egizia) abitava la Beozia nei pressi della città greca di Tebe (anch'essa da non confondere con la Tebe egiziana, antica città sul Nilo, presso Karnak e Luxor), e si presentava come un leone alato con busto di donna, che minacciava i viandanti di un valico con l'indovinello: "al mattino cammina con quattro gambe, a metà del giorno con due e la sera con tre". Una morte spietata aspettava chi non sapeva rispondere, ma Edipo scoprì la soluzione e il mostro dovette suicidarsi: si tratta dell'uomo, durante il giorno della vita, che da bambino cammina carponi, da adulto ben ritto sulle due gambe e da vecchio aiutandosi col bastone.

 

         Nel mondo greco troviamo molti altri animali compositi. I centauri, portentosi guerrieri dal corpo di cavallo e uomini dal tronco in su, vivevano in Tessaglia e di loro Chirone fu definito "il più giusto". Si racconta anche che alcuni esemplari furono catturati vivi in Arabia e donati a Cesare in Egitto; poi imbalsamati e conservati a Roma. Il Minotauro, figlio di Pasifae che si era accoppiata ad un toro, era un mostro con corpo umano e testa taurina, rinchiuso nel labirinto cretese costruito da Dedalo, fu ucciso da Teseo. I grifoni (dal greco gryps, cioè uncinato) erano ibridi alati con corpo di leone, testa e artigli d'aquila, inizialmente posti a guardia di un lontano tesoro in Oriente o nel Nord, combattuti da una razza d'uomini chiamati Arimaspi. Ludovico Ariosto, nel suo Orlando Furioso, ne farà accoppiare uno con una giumenta (il nato ippogrifo, velocissimo nel volo, risulterà così un cavallo alato con testa di uccello). Le  sirene, invece, sono dapprima rappresentate come uccelli con busto e testa di donna, ma successivamente sono raffigurate metà donna e metà pesce. Il loro canto era una minaccia per chi ascoltava, e in questa forma vivevano lungo le coste sud-occidentali dell'Italia. Una di esse, Partenope, diede il nome alla città che oggi è Napoli (capoluogo "partenopeo"). Sconfitte prima da Orfeo e poi da Ulisse si trasformarono in scogli, come predetto. Sempre di corpo umano e coda di pesce, ma in versione maschile, ricordiamo Tritone, raffigurato mentre soffia in un corno a forma di conchiglia, o mentre afferra il tridente del padre Poseidone.

         Secondo una cronaca, di cui possiamo tranquillamente dubitare, una sirena fu catturata in Olanda nel 1404, e convertita al cattolicesimo. E' necessario qui ricordare un'altra figura, della fantasia popolare europea, quella del pesce vescovo; esso aveva un grosso corpo da pesce e la testa rasata come un monaco; si dice che uno fu catturato nel Baltico nel 1433 e rilasciato dal re di Polonia, mentre un'altro esemplare rinvenuto nel 1531 nel Mare del Nord morì dopo tre giorni, avendo rifiutato il cibo.

         Inerente al mondo acquatico è anche il dio Giano bifronte, divinità tipicamente romana e latina, protettore della navigazione, dei fiumi e delle fonti. Il suo nome però allude anche al significato di porta (ianua), ingresso e inizio. Infatti a lui è dedicato il mese di Gennaio (januarius) ed è in quanto custode degli ingressi della casa e della città, e perciò sorvegliante di ciò che stà dentro e di ciò che accade fuori, che viene rappresentato con due facce opposte.

        

         L'elenco delle figure mitologiche greche è veramente interminabile, ma è forse necessario ricordare ancora le già citate Erinni (Furie per i Latini), di cui una si chiamò Megera, nome con cui si indicano ancora oggi donne orribili e litigiose. Infatti le Erinni erano vecchie, con alito insopportabile, serpenti al posto dei capelli e latrando come cani perseguitavano chi uccide i parenti, personificando quindi la vendetta. Il loro aspetto può forse ricordare quello di Medusa, unica mortale delle tre sorelle Gorgoni, dagli splendidi capelli, che venne resa mostruosa da Atena, e trasformata in una creatura con zanne, serpi sul capo, e il potere di pietrificare con lo sguardo. Quando Perseo le tagliò la testa, dal suo sangue nacque il cavallo alato Pegaso, che Bellerofonte montò per uccidere la Chimera.

 

         Termino quest'elenco con Dioniso, Bacco per i Romani, stranissimo bambino trasformato in capro da Ermes per nasconderlo, ugualmente scoperto e reso pazzo da Era. Insegnò agli uomini la fabbricazione del vino. Il suo corteo era composto da strani personaggi, come dispettose creature metà uomo e metà capra, agresti e boscherecce, chiamate satiri (altrove raffigurati villosi uomini-cavallo quando insieme al dio combatterono i giganti), che si accompagnavano a Ninfe e Baccanti. Esistevano vari tipi di ninfe, alcune abitavano i boschi e i monti, altre i fiumi e i laghi e persino le piante e i frassini. Bellissime, sfuggenti e sempre giovani, talvolta non rifiutavano l'amore degli uomini. Una volta, nei pressi del lago Salmace, una ninfa si innamorò perdutamente del giovane Ermafrodito, e stringendolo fortemente a sé i loro corpi si fusero in un unico essere bisessuato.

 

 

         4) Draghi  e altre creature

         Come già ricordato, presso i popoli nordici il gigante è una figura primordiale, depositaria di un'antica saggezza, legata alle origini del mondo. Rappresenta le forze generatrici della materia, che in assenza dell'opera costante dello spirito e della ragione, finirebbero per aggredire l'uomo e divorare perfino sé stesse, e contro cui è quindi necessario combattere per contenerle.

         Dal cadavere del primo gigante nascono i nani, sotto forma di vermi della carne, poi umanizzati dagli dei. Questa loro origine spiega il loro legame con le rocce e le pietre, il sottosuolo e l'umidità. Hanno familiarità con tutto ciò che è sotteraneo, compreso il regno dei morti; sono padroni dei segreti e delle ricchezze della terra, dei tesori nascosti, delle miniere di metalli e pietre preziose, del fuoco primordiale che arde nei vulcani, e tutto ciò li fa abilissimi fabbri. La loro saggezza si estende fino alla magia e alla conoscenza di incantesimi.

         Talvolta i nani sono confusi con gli elfi, poiché questi ultimi sono a volte indicati come spiriti dei parenti, quindi legati come i nani ai morti. Ma si tratta qui di "elfi scuri", mentre dell'altra categoria, quella degli "elfi chiari", si dice siano bellissimi, luminosi e che abitino dimore irradiate dal sole. Non troppo dissimili dai nani sono pure gli gnomi, spiriti della terra, bassi di statura, intelligenti, dall'aspetto senile. Creature dell'aria sono invece i folletti, diavoletti vivaci e dispettosi. Con il nome troll si intende genericamente una di queste figure mitologiche scandinave.

         Così come la terra e i boschi possono ospitare spiriti malvagi, anche le acque, in particolare quelle oceaniche, sono popolate da vari demoni acquatici, mostri degli abissi, serpi gigantesche, enormi draghi, creature metà uomo e metà animale che minacciano le navi e gli equipaggi. Un animale reale, relativamente raro, enorme invertebrato che vive negli abissi dell'Oceano Atlantico, è il calamaro gigante; lungo fino a 16 metri e con occhi grandi 50 cm. Gli scandinavi, che forse lo conoscevano per esemplari morti e spiaggiati, lo chiamavano kraken e raccontavano che fosse in grado di trascinare a fondo le navi dei pescatori.

         La fiilosofia che nutre questo contesto è quella di una natura e di un regno animale governato da forze magiche o demoniache, ma che possono essere domate e controllate. Le fate, femminili, dolci e bellissime, utilizzano queste forze occulte in nostro favore, mentre all'opposto le streghe, vecchie e sgradevoli, utilizzano questi poteri al servizio del male, attraverso incantesimi, fatture, amuleti e pozioni. Senza poteri magici, ma altrettanto votato al male, è l'orco, creatura sanguinaria e mostruosa. Tutte queste mitologie si riversano nelle leggende popolari (che forse sono a loro volta fonte dei miti), e le superstizioni che generano sopravvivono lungo le epoche, fino ai giorni nostri. Nel XIX secolo i due fratelli tedeschi Jacob e Wilhelm Grimm, studiosi di germanistica, poesia popolare e amanti del mondo medievale, pubblicarono tra il 1812 e il 1822 tre volumi di fiabe, che diedero loro fama internazionale. A queste raccolte appartengono figure familiari a milioni di bambini, da "Cenerentola", a "Pollicino", a "Cappuccetto Rosso", a "Biancaneve". In quest'ultima ritroviamo molti archetipi di questo mondo incantato, dai nani minatori, alla strega malvagia, allo specchio parlante, al principe trasformato in rospo.

 

         Il drago ha origine antichissima ed il suo mito è assai diffuso nel mondo. Troviamo la sua immagine già nell'Antico Egitto e nelle insegne militari persiane, poi trasferita alle coorti romane, all'impero bizantino, alle nazioni europee. Caratteristico già ai primi sovrani dell'Inghilterra e del Galles, fu anche simbolo nei secoli XV e XVI dei reparti di cavalleria francese dei dragoni.

         Come serpente alato è in origine un animale benefico, legato all'acqua e all'aria, attributo degli dei e dei re. Ma in un secondo tempo si identificherà anche come forza distruttrice e, quando il Cristianesimo lo associerà al serpente tentatore dell'Eden, il suo alito di fuoco diverrà il simbolo di una forza tenebrosa, che deve essere sconfitta. Così mentre oggi in Cina e in Oriente il drago rimane forse la figura più celestiale e benevola ed è anche uno dei segni zodiacali, in Occidente (con notevoli eccezioni) assunse presto un ruolo negativo, come terribile occupante di un  territorio, o come pericoloso guardiano di un tesoro, o malefico rapitore di fanciulle da salvare. Contro di lui combatteranno innumerevoli eroi, cavalieri e santi, da San Giorgio a San Michele (4). Ma come detto le eccezioni sono illustri, visto che il drago campeggia addirittura sull'elmo di Re Artù, e nel mondo celtico e germanico conserva un carattere di forza e potere, ereditato poi dal simbolismo britannico. Esso è diffusamente raffigurato come un enorme serpente con ali di pipistrello, testa di rapace, artigli, coda potente e crestata, che vola con sicurezza e sputa dalla bocca terribili fiammate.

         Se il drago è il re dei grandi rettili, il basilisco lo è dei più piccoli: gli è infatti simile in molti aspetti, e può paralizzare con lo sguardo. Possiede anche una cresta erettile, simile ad una corona. Infatti il termine deriva dal greco basilìskos (piccolo re), che fu il nome di funzionari regi, governatori in epoca antica della Basilicata, a cui la regione deve il suo nome. Della salamandra invece, descritta come una specie di cane-lucertola, si credeva che potesse vivere nel fuoco, ed anche provocarlo. Al contrario in natura si indica con lo stesso nome un anfibio inoffensivo, a macchie gialle e nere, utile alle coltivazioni.

 

         Come il drago, anche la leggenda dell'unicorno è molto antica e diffusa quasi in tutto il mondo. E' generalmente immaginato come un cavallo con un'unico corno centrale, ma le varie mitologie lo descrivono con forma e dimensioni variabili, talvolta forte e fiero, altre mite e scherzoso; con il corno dritto, oppure ritorto in modo naturale. Un antico testo greco, il Physiologus, afferma che l'unico modo per catturare un'unicorno è farlo avvicinare da una vergine, sul cui grembo sicuramente si addormenterà. Tra i numerosi avvistamenti, nel 1503 la sua esistenza è segnalata nel palazzo del Sultano alla Mecca, e nel 1820 il maggiore inglese Latta ne testimoniò con sicurezza la sua presenza in Tibet. Nel 1980 due zoologi californiani, Morning Glory e il marito Otter G'Zell, attraverso l'ibridazione di una capra d'Angora e un'altro animale non specificato, hanno ottenuto un'esemplare, che hanno chiamato Lancillotto, alto 75 centimetri, con un grosso corno appuntito sulla fronte, forse il primo vero unicorno mai esistito. Nel timore che la genetica in futuro possa permettere la nascita di animali mostruosi, Stuart Newman e Jeremy Rifkin hanno chiesto il brevetto per un ibrido uomo-animale definito chimera, per poter contrastare legalmente simili esperimenti; la domanda è però stata definitivamente respinta dall'ufficio brevetti americano nel 2005.

 

 

         5) Fossili,  errori  e  mistificazioni

         Nel 1796 Georges Cuvier portò alla luce, nei pressi di Parigi, ossa fossili di elefante, e successivamente altre ricerche in terra francese svelarono ossa gigantesche di mammut e dinosauri preistorici (5). In verità già gli antichi Germani fecero sicuramente fortuiti ritrovamenti di denti e ossa enormi, che non appartenevano ad alcun animale conosciuto, e che sicuramente suscitarono grande clamore, perpetuando le leggende di primordiali giganti. Nel 1230 a Vienna, durante la costruzione della cattedrale di S.Stefano, venne alla luce una tibia di mammut, che si ritenne appartenuta ad un gigante perito nel Diluvio Universale. L'enorme osso dà il nome alla Riesentor della chiesa (la Porta dei Giganti), ma quando nel XVIII secolo fu correttamente identificata, la reliquia venne rimossa dal portale. Esistono ritrovamenti simili in tutto il mondo e si hanno testimonianze molto antiche, come quelle di Empedocle (492-433 a.C.), che cita le coste siciliane, dove si narra abitarono i Ciclopi. Nei pressi di Messina, Palermo e Trapani ancora oggi vengono trovati resti di elefanti nani, risalenti all'epoca Glaciale. Nel cranio di questi animali, sconosciuti agli antichi abitanti dell'isola, si apre centralmente il grosso foro nasale, ed è possibile che questo sia stato scambiato per l'orbita oculare di un gigante mitologico, chiamato ciclope.

         Nella ricomposizione dei resti fossili i primi naturalisti compirino talvolta degli errori, ricostruendo creature inesistenti, come unicorni. Ma si conoscono anche falsi intenzionali, come il noto caso di mistificazione del geologo Charles Dawson, biologo dilettante, che ricompose dei fossili trovati tra il 1908 e il 1915 presso Piltdown, nel Sussex inglese. Infine Dawson, insieme al direttore del British Museum Arthur Woodward, presentò la ricostruzione di un cranio che appariva come l'anello evolutivo mancante tra l'uomo moderno e più antichi primati. Ma nel 1953 i moderni metodi di datazione rivelarono che il cranio apparteneva ad un uomo vissuto tra il 1300 e il 1400 d.C., mentre la mandibola era di un giovane orango ed era stata trattata chimicamente per simularne l'antichità.

         Nelle valutazioni ci vuole prudenza, e così di fronte ai primi esemplari di ornitorinco, provenienti dall'Australia, gli anatomisti nutrirono molti dubbi; non dobbiamo stupirci, visto che questo originalissimo mammifero oviparo ha il pelo simile ad una lontra, un "becco d'anatra", la coda come quella di un castoro, le dita palmate e due speroni velenosi sugli arti posteriori del maschio. Abbastanza per dubitare un trucco!

 

         Le truffe e i malintesi sono un'insidia verso cui occorre purtroppo vigilare. Nel 1835 l'astronomo John Herschel era in Sud Africa, dove aveva costruito il più potente telescopio dell'epoca. Poichè in quel periodo le comunicazioni intercontinentali erano molto lente, negli Stati Uniti il New York Sun iniziò a pubblicare una serie di articoli, a firma Richard Locke, in cui si raccontava che Sir Herschel aveva iniziato ad osservare la Luna, scoprendo sulla sua superficie laghi, animali fantastici, esseri alati e tutta una serie di meraviglie. La burla potè continuare per settimane, senza smentite, mentre nel frattempo il "Sun" aveva naturalmente moltiplicato la tiratura.

 

         Nel 1900 Wilhelm von Osten, un ex insegnante di Berlino, acquistò il cavallo Hans, che intendeva educare. Nel luglio 1904 Hans era pronto e venne presentato pubblicamente. Durante alcune esibizioni il cavallo mostrò di conoscere la matematica e non solo: battendo con gli zoccoli secondo un linguaggio prestabilito era in grado di risolvere moltiplicazioni e divisioni, riconoscere le forme geometriche e indovinare un numero soltanto pensato, come se disponesse di poteri telepatici. La sua fama arrivò fino in America. Nell'ottobre 1904 una commissione guidata dallo psicologo Carl Stumpf esaminò l'animale, effettuando numerosi esperimenti, dimostrando che Hans sapeva rispondere solo quando l'esaminatore conosceva già la risposta. La conclusione fu che il cavallo era in grado di cogliere nell'interlocutore impercettibili segnali, come lievi e involontarie inclinazioni del busto o della testa, sufficienti a istruirlo su quando ci si attendeva che iniziasse e smettesse di battere lo zoccolo. Il mistero era praticamente svelato.

         Un gioielliere di Elberfeld però, Karl Krall, non fu convinto e col permesso di von Osten continuò l'educazione di Hans, e dal 1908 proseguì i suoi esperimenti con altri due stalloni arabi, a cui negli anni se ne aggiungero altri ancora. I progressi furono strabilianti, infatti i nuovi allievi impararono anche ad estrarre radici quadrate, risolvere complesse operazioni e a "parlare" tedesco. Nel 1912 Krall pubblicò un libro in cui rendevano pubblici i risultati e gli animali sapienti divennerò argomento di interesse anche nel mondo scientifico. Successivamente apparvero anche altri animali sapienti, come il cane Rolf, della signora Moekel di Mannheim. Purtroppo i cavalli di Elberfeld furono arruolati e morirono nella Prima Guerra Mondiale, senza che venisse permessa su di loro una seria indagine come quella di Stumpf su Hans.

         Sta di fatto che i risultati ottenuti dagli animali sapienti assomigliano a quelli realizzabili dagli addestratori con dei "trucchi", ed è ormai pratica normale, quando si esaminano fenomeni misteriosi di questo tipo, preoccuparsi di eliminare i possibili suggerimenti (anche involontari) che possono arrivare dall'esaminatore, facendo in modo che nessuno dei presenti conosca la risposta.

 

         Nel 1917 Frances Griffiths e Elsie Wright rispettivamente di 10 e 16 anni, due cugine che vivevano a Cottingley (un villaggio inglese del Yorkshire), scattarono una foto in cui Frances appare presso un torrente in compagnia di piccole creature alate definite fate e un'altra che ritrae Elsie con un piccolo gnomo. Le Fate di Cottingley, realizzate per scherzo dietro casa con la macchina fotografica del padre di Elsie, fotografando figure di carta ricopiate da un libro e fissate a terra con degli spilli, fecero arrabbiare il genitore; ma ingannarono Polly, la madre di Elsie, che già affascinata dal mondo dell'occulto credette alla storia e ritenne le immagini autentiche. Tra il 1919 e il 1920 le fotografie furono presentate e suscitarono interesse in ambienti della Società Teosofica. Il caso divenne presto pubblico, coinvolgendo negli anni eminenti studiosi; il noto scrittore Arthur Conan Doyle (da sempre appassionato di occultismo e convertitosi allo spiritualismo negli ultimi anni della vita) divenne quasi da subito un convinto sostenitore delle foto e scrisse vari articoli. Sui giornali si alternarono a lungo gli interventi dei detrattori e dei sostenitori; i negativi vennero esaminati per svelare evantuali manipolazioni. Intanto nel 1921 le cugine, dietro sollecitazione del teosofo Edward Gardner, avevano realizzato altre tre foto. Nel 1922 Arthur Conan Doyle utilizzò le immagini per il suo libro Il ritorno delle fate. Il dibattito durò a lungo, tra scetticismo e fervente interesse. Frances ed Elsie  ammisero finalmente la truffa soltanto nei primi anni '80, quando i protagonisti più famosi che avevano incredibilmente creduto alla vicenda erano ormai scomparsi.

 

         In campo radiofonico l'episodio più eccezionale resta probabilmente la trasmissione andata in onda il 30 ottobre 1938 dall'emittente americana CBS. Si trattava di uno sceneggiato radiofonico, ispirato a La guerra dei mondi di H.G.Wells. La particolarità della trasmissione, realizzata da Orson Welles, fu che venne costruita come una radiocronaca in diretta, con comunicati che interrompevano la programmazione musicale per lanciare notizie sempre più drammatiche su un'invasione marziana in corso. Migliaia di ascoltatori, che  si erano sintonizzati a programma iniziato, credettero di ascoltare un dramma reale e furono presi dal panico: ingorghi stradali provocati da chi tentava la fuga, gesti di violenza e isteria, alcuni morti e feriti.

 

         Nel 1995, per arrivare a tempi più recenti, diffusa notorietà fu acquisita da un filmato presentato dal documentarista Ray Santilli. Si trattava di un film in bianco e nero, che avrebbe dovuto risalire al 1947. Apparentemente ritraeva l'autopsia di un extraterrestre, il cui corpo era stato recuperato dall'esercito americano dopo l'impatto di un UFO nei pressi di Roswell, nel New Mexico. La pellicola Kodak sarebbe stata acquisita dal Santilli direttamente dal cineoperatore militare che effettuò la ripresa, come documento dell'operazione eseguita sul corpo di questo umanoide glabro e calvo. Le immagini sono state a lungo studiate, sono stati sollevati vari dubbi ed è ormai opinione diffusa, perfino tra gli ufologi, che il filmato sia una montatura. Ma nel frattempo anche questa "trovata" ha fruttato parecchio, attraverso la vendita dei diritti di proprietà a televisioni di mezzo mondo.

 

 

         6) Ibridazioni  e  difformità

         Come abbiamo visto numerose figure leggendarie sono composte dall'ibridazione di più animali, partendo dall'ipotesi che specie animali diverse possano accoppiarsi tra loro e generare una prole, che fonde insieme caratteristiche di entrambi i genitori. Si è ad esempio immaginato che la giraffa fosse nata dall'unione di un cammello e un leopardo (camelopardo). Nè manca l'ipotesi di una fusione tra mondo vegetale e animale, infatti una leggenda ebraica  racconta l'esistenza di agnelli vegetali, che nascono su uno stelo e, così ancorati al terreno, muoiono di fame dopo aver brucato tutta l'erba che hanno intorno.

         L'accoppiamento tra specie diverse, in natura, non si verifica quasi mai. Se si verifica non dà prole, o genera individui sterili. Nonostante questo concetto serva nella maggior parte dei casi per definire le specie, non è da considerarsi assoluto, poichè esistono animali tra loro fecondi che vengono ritenuti di specie diverse per altri caratteri, o al contrario razze della stessa specie scarsamente interfertili. Nella riproduzione sessuata la differenza genetica tra i due genitori è utile per aumentare la biodiversità, ma, quando questa risulta troppo grande, fallisce il tentativo di generare un nuovo individuo fertile. L'ibrido in genere aquisisce caratteristiche sia dal padre che dalla madre. In alcuni casi è determinante il sesso del genitore, cosicché da un asino e una cavalla nasce un mulo, mentre da un cavallo e un'asina nasce un bardotto.

         In botanica l'ibridazione è utilizzata con ottimi risultati per migliorare la qualità dei frutti e la resistenza ai parassiti. I germogli che nascono dall'innesto di una pianta su un'altra vengono talvolta chiamati chimere, con evidente riferimento all'animale fantastico, in cui da un corpo di leone spuntava sul dorso una testa di capra. Già nell'antichità gli orticoltori giapponesi furono molto abili a sfruttare istintivamente le leggi dell'ereditarietà, per produrre vegetali ad alto rendimento, dalle dimensioni eccezionali. Con lo sviluppo moderno della scienza fu ancor più facile isolare gli ormoni responsabili del gigantismo vegetale, come la gibberellina, usati poi con successo dagli ibridatori americani.

 

         All'inizio del 1800, nei pressi di Bangkok, capitale reale del Siam (l'odierna Thailandia), un inglese di nome Hunter, che passeggiava lungo il fiume Chao Phrya, fu colto da spavento e stupore nel vedere una strana creatura che nuotava nel fiume, con due teste e quattro braccia. Si trattava in realtà dei due gemelli Chang ed Eng, figli di contadini, nati con una rara malformazione che li univa a livello toracico lungo una striscia cartilaginea, che culminava in un solo ombelico. L'inglese si occupò di loro, portandoli in Occidente, cercando inutilmente un chirurgo che potesse separarli. Grazie alla loro notorietà vennero assunti nel famoso Circo Barnum. Infine si sposarono insieme a due sorelle, ebbero 22 figli e il termine "fratelli siamesi" è ormai sinonimo della malformazione che li afflisse (6).

         Determinati individui, a causa di degenerazioni genetiche, incidenti traumatici o rare patologie, possono assumere forme inconsuete e impressionanti che, mal interpretate dai viaggiatori nei loro resoconti, avranno senz'altro contribuito alla nascita di alcune leggende. La variabilità delle forme umane, però, assai raramente si avvicina alla fantasia dei miti. Gigantismo e nanismo umani, di origine genetica, sono talvolta diventati caratteri distintivi di intere popolazioni. Emblematico il caso dei pigmei africani, comunemente alti m 1.40, e dei loro vicini Watussi, che raggiungono stature poco inferiori ai 2 metri. Il gigantismo può anche avere forma patologica, di natura ormonale; in questo caso gli individui possono anche superare i m 2.4 di statura, con conseguenze gravi sulla salute e una vita relativamente breve. Nel nanismo bisogna distinguere tra un tipo, cosidetto primario (o primitivo), che produce individui proporzionati e strutturalmente armonici, ed un nanismo secondario (di natura patologica), di cui esistono varie forme, generate da disfunzioni ormonali, o malattie di alcuni organi (come nel nanismo renale), o del sistema scheletrico. In quest'ultimo caso il nanismo controdistrofico, che altera lo sviluppo scheletrico, limitando la crescita deglia arti superiori e inferiori, è disarmonico, e l'individuo che ne è affetto presenta un capo e un busto pressoché normali, ma arti sproporzionatamente corti, senza che questo comprometta il suo sviluppo sessuale e psichico. L'indiano Gul Mohammed, deceduto nel 1997 a 29 anni, era alto 57 cm. Anche l'obesità può modificare vistosamente la forma di un individuo. Oltre all'obesità costituzionale, associata spesso ad una superalimentazione, ve ne è anche una sintomatica, dovuta ad alterazione ormonale, che provoca un eccessivo accumulo di grassi nel tessuto sottocutaneo, provocando un aumento di peso, che nei casi più eclatanti può raggiungere anche vari quintali. L'obesità degli eunuchi, castrati nell'adolescenza per poter custodire l'harem musulmano, deriva ad esempio dalla mancata secrezione ormonica delle ghiandole genitali.

         Esistono molte altre anormalità, più o meno rare, di origine genetica. L'albinismo, provocato dall'incapacità di produrre un pigmento cutaneo (la melanina), genera pelle e capelli candidi, e occhi rossi a causa dell'accresciuta visibilità dei capillari sanguigni sul fondo dell'occhio (un noto effetto fotografico, conosciuto come "degli occhi rossi", si produce nei ritratti quando il flash, penetrando attraverso la pupilla, illumina intensamente la retina interna dell'occhio, ricca di vasi sanguigni). Alcune rare patologie provocano l'eterocromia dell'iride, cioè occhi di diverso colore in un unico individuo, dovuti a un diverso livello di melanina (il famoso cantante e attore David Bowie ha un occhio azzurro e uno marrone). Una produzione irregolare di melanina è responsabile anche delle efelidi, che sono praticamente un'abbronzatura a macchie.

         L'irsutismo di causa genetica oppure ormonale (che può colpire anche le donne e che nelle forme più gravi ricopre tutto il volto e il corpo di un folto manto peloso), i contagi di rabbia e le turbe psichiatriche come la schizofrenia (che generano aggressività e ipersensibilità) e malattie rare come la corea di Huntington (che provoca movimenti scomposti e stati di amnesia) possono aver contribuito alla nascita o al consolidamento di molte leggende sulla licantropia, la stregoneria e il vampirismo.

         Un gene dominante provoca la polidattilia, cioè individui con dita delle mani e dei piedi in soprannumero (sei invece di cinque), una caratteristica diffusa anche tra i gatti, che presentano talvolta zampe con 6 ed anche 7 dita (sembra che esistano esemplari che arrivano a 10 dita per zampa). La polidattilia è presente anche nei cavalli che, come è noto, evolvendosi hanno conservato un solo dito, il terzo, ma di cui si possono osservare esemplari che tendono a sviluppare uno o due dita supplementari. Si è accertato che, mentre in alcuni casi si tratta di un doppione del terzo dito, in altri casi il cavallo ha richiamato un carattere ancestrale, un atavismo, sviluppando i rudimenti del secondo o quarto dito.

 

         L'esibizione delle malformazioni umane più aberranti, che come abbiamo visto si verificò in passato come accessorio degli spettacoli circensi, fu una pratica indubbiamente crudele. Oggi invece l'osservazione di questi fenomeni si è elevata a scienza, la teratologia, che utilizza questi esperimenti involontari della natura per indagare sulle leggi della crescita embrionale.

 

 

         7) I mostri

         I primi Bestiari risalgono all'antico Egitto e alla Grecia. Sono trattati allegorici dove vengono illustrati animali reali, ma anche fantastici, soffermandosi sul loro significato e simbolismo, e che vennero col tempo ampliati, con nuove aggiunte, attingendo notizie da altre opere, rapporti naturalistici e racconti di viaggio. Un bestiario greco che risale circa al 140 d.C., il Fisiologo (Physiologus), ebbe grande fama, e la sua traduzione latina venne continuamente citata durante il Medioevo cristiano. Già dall'antichità gli animali, a cui venivano assegnate precise caratteristiche e doti, vennero utilizzati come simboli negli stemmi di re e sovrani, per testimoniarne la forza o l'astuzia, e indicare anche le origini della famiglia, secondo un linguaggio dei simboli studiato poi in modo scientifico dall'araldica. L'albero genealogico, con la sua ramificazione generazionale, è simboleggiato dal piede della gru, da cui l'espressione pied de grue, e in seguito pedigree (la carta d'identità degli animali di razza).                                                                                                                          

         Il Cristianesimo, che non fu mai una religione naturalistica, nella redazione di opere come i bestiari si concentrò sempre sugli aspetti morali, simbolici e didattici, trascurando l'esattezza scientifica. Solo imparando il significato che i bestiari assegnavano ad ogni creatura, è però possibile comprendere il senso di quella fauna straordinaria che durante il medioevo affolla le splendide cattedrali gotiche e i raffinati manoscritti. Unicorni, salamandre e grifi non troneggiano però sulle facciate delle chiese, ma scrutano dai fregi, dai cornicioni, dagli angoli; e così anche nei libri si ritrovano a decorare le maiuscole d'apertura, o ricamano i bordi, in posizione marginale. Anche tra noi, nel mondo, queste creature delimitano i confini del reale, cosicché i sentieri, i crepacci e gli anfratti possono improvvisamente popolarsi di fantastici abitanti, cerniera tra la nostra realtà e un'altro mondo.

 

         L'etimologia (cioè l'origine linguistica) del termine mostro si presta a più di un'interpretazione. La parola deriva dal latino monstru(m) (portento), ed ha relazione con monere (ammonire) e monstrare (alludendo al significato di prodigio e in seguito di mostrare, indicare). Se mostrare significa presentare un oggetto allo sguardo, possiamo immaginare il mostro come un individuo così inconsueto che, chi lo vede, non resiste dal mostrarlo anche agli altri (Scipion du Pleix), o al contrario come individuo così raro, che si mostra solo occasionalmente (Liceti). Ma mostrare significa anche indicare un comportamento da seguire, e allora i parti mostruosi possono leggersi come segno divino, e quelle nascite rivelarsi presagio e ammonimento.

         Sant'Agostino (354-430 d.C.) e il mondo medioevale cristiano si interrogheranno a lungo sul significato dei nati malformi. Com'è possibile che Dio fallisca? E se al contrario anche questi portenta sono da includere nel suo Piano, possiamo comprenderne lo scopo? Sant'Agostino si adopera per far rientrare ogni apparente anormalità nel piano naturale divino. Nel seicento invece Cartesio (René Descartes, 1596-1650) elabora una teoria che spiega come, attraverso la vista, le immagini che si formano sul fondo dell'occhio materno vengono trasmesse alla ghiandola pineale e da qui raggiungono l'embrione, e sono in grado di influenzarne lo sviluppo, talvolta in maniera devastante.

         Si affermano spiegazioni stravaganti. Tradizioni che arrivano almeno fino al XVIII secolo immaginano il grembo materno, dove il feto si nutre e cresce, come un luogo "sporco", addirittura "putrido"; nessuno stupore quindi che possa generare mostri. Inoltre è consolidata la convinzione che gli "appetiti" inconsueti, o alcune idee fisse della madre, possano produrre nel neonato i nei della pelle che, non per caso, sono chiamati "voglie". Desideri contro-natura ancor più scellerati, di cui si favoleggia, non possono poi che generare nefandezze: una donna in attesa di due gemelli, che non riesce a soddisfare compiutamente un suo istinto cannibalico, ne darà alla luce uno vivo e uno morto.

         A questo proposito si può citare il romanzo pubblicato nel 1809 a Tubinga, "Le affinità elettive" di J.W.Goethe. Nel racconto Edoardo e la moglie Carlotta hanno un figlio. Ma il cuore di entrambi è attratto altrove e poichè, mentre si amano, gli sposi sognano i loro segreti desideri, il figlio che nasce è l'effige dell'adulterio virtuale, prodotto dalle forze oscure esaminate precedentemente. Infatti, senza una spiegazione plausibile, il nuovo nato ha il volto del Capitano che Carlotta nascostamente ama e gli occhi neri di Ottilia, per cui Edoardo è pronto a tutto.

 

         Ma tornando al Medioevo, quello che più preoccupa S.Agostino sono le popolazioni mostruose dell'India, mirabilia della Natura. Tradizioni letterarie ancor precedenti al Cristianesimo narrano di fantastiche popolazioni, che vivono agli estremi confini orientali, e che non si capisce se debbano essere considerate uomini o animali. In questo senso una delle prime fonti autorevoli fu Megastene, geografo di Alessandro Magno.

         Gli individui che compongono queste popolazioni orientali appaiono come veri mostri: o manca loro qualcosa (sono senza testa, o hanno la testa ma sono senza occhi, naso e labbra), o soffrono di ipertrofia (labbra o orecchie gigantesche) o raddoppiamento (due teste, due corpi, molteplicità di gambe e braccia), o parlano con linguaggi animali, o sono addirittura ibridi che mescolano caratteri umani a parti animali, e così via. Gli Astomi, senza bocca né occhi, si nutrono di aromi; al contrario i Tartari mangiano qualsiasi cosa. Gli Sciapodi hanno un solo piede enorme, che usano per ripararsi dal sole. Nel suo Monstrum historia, volume apparso postumo a cura dei suoi allievi, facente parte di una enciclopedica Storia Naturale, il medico naturalista Ulisse Aldrovandi (1522-1605) descrive e illustra riccamente queste fantastiche popolazioni (7).

         Eppure non si tratta di mancanze, non sono malattie di cui essi soffrono. Sono fatti così e non pare ne abbiano particolari disagi. Non si sa quasi niente dei loro costumi, ma i viaggiatori che li hanno incontrati raccontano del loro aspetto. Ammesso che siano reali, il problema è: sono anch'essi discendenti di Adamo, e quindi uomini? Che cosa fanno ai confini del mondo, che ha Gerusalemme come centro? Essi non ci minacciano, non fanno parte di alcun racconto edificante, qual'è dunque il loro significato simbolico all'interno della realtà naturale? Dovranno essere evangelizzati, o si possono trattare alla stregua delle bestie? Lo stesso problema si ripresenterà tragicamente con i negri d'Africa, ridotti in schiavitù, e gli aborigeni australiani. Quali caratteristiche minime fanno di una creatura un essere umano?

 

 

         8) Angeli e demoni

         Per la teologia cristiana gli angeli sono esseri spirituali, senza corpo, emanazione di Dio. Sono la sua corte, il suo esercito e lo strumento preferito attraverso cui vigilare sugli uomini. La loro creazione è precedente al mondo, ne esistono un numero incalcolabile e la gerarchia celeste li vuole divisi in 9 cori. Nel coro più vicino al Signore ci sono i serafini, e subito sotto i cherubini. Ogni coro riceve l'energia divina da quello superiore e la trasmette a quello inferiore. Nel coro più basso ci sono gli angeli veri e propri, messaggeri di Dio nel mondo, subito sopra ci sono gli arcangeli, di cui i tre più famosi sono Gabriele (che annuncia il il concepimento a Maria), Raffaele (ispiratore delle scienza e della medicina tra gli uomini) e Michele (che, raffigurato spesso con corazza e spada, combatte e vince le forze delle tenebre).

         Alle origini l'arcangelo più bello e splendente fu Lucifero, il portatore di luce, che nonostante la sua eccezionale posizione nell'ordine celeste, non sopportava essere sottomesso ad alcuno e scelse di opporsi a Dio, seguito da altri angeli ribelli. In quella primordiale battaglia venne sconfitto dall'arcangelo Michele e precipitato all'Inferno, che da allora è il suo regno.

         Nonostante queste creature non appartengano al mondo e quindi non posseggano un corpo, nella iconografia cristiana troverete gli angeli rappresentati giovani e perfetti, con volti soavi e solenni, vestiti spesso con lunghe vesti bianche, e alati ad indicare la loro vicinanza al regno dei cieli. Potrete osservare cherubini custodi del Paradiso Terrestre o guardiani alla Porta del Paradiso, e ardenti serafini, magari con sei splendide ali. Al contrario Satana e i suoi demoni saranno presentati in forme orribili, con corna, piedi caprini, coda appuntita e le splendide ali da angelo trasformate in nere ali di pipistrello. Essi hanno scelto volontariamente la via del male e trascorrono la loro esistenza tentando di arruolare nella loro ribellione a Dio anche gli uomini. Lucifero (e i suoi sinonimi Satana, Belzebù, Mefistofele, ecc.) ha un potere notevole sul mondo, ed è in grado di dispensare ampie gratificazioni terrene, a chi decide di stipulare con lui un diabolico patto: bellezza, ricchezze, giovinezza, potere. Il prezzo, però, è molto alto.

 

         Lucifero, che non tollera di essere inferiore al suo Creatore, vuol farsi esso stesso Dio, e vuole donare agli uomini una sapienza che essi non sono in grado di gestire. Ma, presso ogni civiltà, opporsi alle leggi divine non ha mai portato fortuna. Il titano Prometeo, reo di aver restituito il fuoco agli uomini, ignorando così un divieto di Zeus, fu incatenato su una fredda vetta del Caucaso, con il fegato divorato ogni giorno da un'aquila. E Pandora, sposa del fratello di Prometeo (il titano Epimeteo) e prima donna della storia per gli Antichi Greci, fu custode di un vaso proibito che conteneva le sciagure del mondo, ma non seppe resistere alla curiosità (come Eva con la mela dell'Eden, tentata dal demonio sotto forma di serpente) ed aprì il vaso, liberando tra gli uomini la Menzogna, la Fame, il Sospetto, la Gelosia, lo Stento...

         Per le società pagane, come già visto, il mondo è soggiogato da forze sovrumane, che è necessario idolatrare, per domarle. In origine infatti il termine demone indica genericamente un essere sovrannaturale, una qualsiasi forza extra-umana, talvolta apportatrice di fatti negativi, ma altre volte positivi. Anche il genio è una creatura sovrumana, generalmente positiva, in forma di fanciullo alato per i latini, ma anche spirito tutelare assai diffuso nel mondo orientale, talvolta chiuso in una bottiglia o in una lampada.

         Il Cristianesimo non nega l'esistenza nel mondo di forze spirituali, ma mette in guardia. Ciò che non è opera di Dio viene accreditato al Diavolo e ai suoi angeli ribelli, a cui vengono quindi equiparati gli dei pagani. E' attraverso loro che si realizzano i tormenti dell'uomo, le malattie, le sciagure, ma anche le false lusinghe, le ricchezze ingannevoli. In nessun caso questi demoni, ormai irrimediabilmente negativi, devono essere lusingati e adorati, ed è anzi necessario combatterli senza alcun compromesso. Per questo il Cristianesimo persegue senza tregua gli idoli, la magia, le superstizioni popolari, opera del demonio, che rischiano di tentare l'uomo inducendolo su una falsa via.

 

         C'è un sogno nell'uomo che rappresenta, nei confronti del divino, l'arroganza più grande: scoprire il segreto della vita, per potersi fare Creatore. Ma vedremo nel capitolo seguente che nella letteratura questi suoi tentativi falliscono sempre miseramente. Secondo una leggenda ebraica dell'Europa orientale, di cui esistono varie versioni, nel XVI secolo un rabbino di Praga utilizzò un'antica formula esoterica per dare la vita a un'inquietante figura d'argilla, che egli comandava attraverso la conoscenza di parole segrete, tracciate sulla fronte del mostro, o scritte su foglietti che venivano introdotti nella sua bocca. Il Golem (embrione in ebraico, mentre ghulam significa servo in arabo), questa creatura senz'anima generata dalla materia amorfa, avrebbe dovuto proteggere la comunità ebraica dalle persecuzioni. Ma non tutto procedette come previsto e quando questa crebbe a dismisura, iniziando a diventare incontrollabile, fu necessario sopprimerla. La leggenda ha ispirato molte imitazioni letterarie, e ancora all'inizio del XX secolo si raccontava che alcune parti del golem fossero custodite nella sinagoga di Praga.

         A sostenere di saper guidare lo sviluppo della vita fu anche l'alchimia. Ne parlò forse per primo Paracelso (1493-1514), che fornisce un metodo per far sviluppare all'interno di una provetta un embrione umano. Il prodotto ottenuto in vitro non sarà un uomo normale, ma una piccola copia, perfettamente proporzionato, indicato come Homunculus.

 

         9) Verso la modernità

         L'Umanesimo e il Rinascimento svilupparono in Europa un collezionismo illuminato, che portò nel '600 all'inaugurazione di grandi gallerie d'arte e musei di scienze naturali. Nei primi musei del XVI e XVII secolo troviamo però anche il piacere di grottesche collezioni, strane serie di oggetti, senza relazione apparente se non la comune bizzaria, in cui appaiono anche parti anatomiche mostruose, o ritenute tali, come mani di sirena, feti pietrificati e ogni tipo di curiosità; testimonianza di un fascino persistente per l'inconsueto, il difforme e il favoloso. Forse lo stesso spirito ispirerà in tempi moderni il padiglione dei fenomeni, aggregato a certi circhi: una collezione di strana umanità, dove gli spettatori potevano ammirare donne barbute, fratelli siamesi, fachiri, uomini scheletro. Intanto all'interno del tendone il contorsionista, con i suoi esercizi che sembrano voler scomporre la figura umana, per ricomporla in forme nuove, sembra guardare con nostalgia alle popolazioni mostruose dell'India.

 

         Già nel 1450, a Magonza, il tedesco Gutemberg inventò il sistema di stampa a caratteri mobili in metallo. Potrebbe sembrare una semplice conquista tecnica, ma la possibilità che ne deriva, quella di produrre libri a basso costo in grandi quantità, sarà indubitabilmente una delle grandi rivoluzioni della storia. Le creature fantastiche, da allora, vivranno soprattutto sulla carta, e dai libri si faranno conoscere al mondo.

 

         Nel 1697 appare per la prima volta, in un libro di Pierre Corneille Blessebois (Le Zombi du Grand-Perou ou la Comtesse de Cocagne), la figura dello zombi, cioè di un cadavere riportato ad uno stato di semicoscienza con pratiche magiche, e controllato come uno schiavo. Una figura assai utilizzata nella moderna cinematografia orrorifica. Ma presto la scienza si sostituirà alla magia, aprendo nuovi orizzonti.

         La visione meccanicistica che l'Illuminismo suggerisce del corpo umano, incoraggia abili orologiai a costruire nel XVIII secolo ogni tipo di macchinari, che tentano di imitare la vita. Le bambole che camminano del barone Von Kempelen sono abbastanza note. Ma egli è anche ricordato per il suo giocatore di scacchi. Si trattava di un macchinario, con un manichino vestito da turco, che stava seduto dietro al mobile, abilissimo giocatore di scacchi. Dopo la morte del suo costruttore il marchingegno fu posseduto anche da Johann Maelzel, l'inventore del metronomo. In realtà si trattava di una truffa; la macchina conteneva un uomo che, nascosto tra gli ingranaggi, manovrava il manichino, facendo credere che l'automa fosse realmente in grado di disputare una partita e... vincerla!

         Nel 1764 Horace Walpole scrive Il castello di Otranto. Celandosi dietro allo pseudonimo di William Marshall presenta l'opera come se fosse un  antico manoscritto medievale di cui lui è soltanto il traduttore. L'anno dopo svelerà il trucco in seguito al grande successo del libro. La trama anticipa il romanticismo, intrisa di colpi di scena, profezie, fatti di sangue, passioni e visioni soprannaturali. Ma il castello di Otranto, che viene utilizzato da Walpole solo come palcoscenico, vantava già il mito del fantasma del cavaliere senza testa, ispirato al conte Giulio Antonio Acquaviva, che nel 1480 combattè inutilmente per difendere la città dall'attacco delle truppe saracene, e che, secondo la leggenda, decapitato durante la battaglia continuò a combattere seminando il terrore tra i nemici. Alcuni fanno notare che considerando la corazza e la bardatura di cui erano coperti i cavalieri dell'epoca, non è impossibile che una volta persa la testa il conte sia rimasto immobilizzato sul cavallo.

         Nel 1816 la diciottenne Mary W.Shelley è ospite, insieme al marito, nella casa di Lord Byron sul lago di Ginevra. E' l'epoca di scienziati come Galvani e Volta, e  mentre gli ospiti trascorrono le giornate ascoltando storie di spettri, tra loro si commentano anche gli esperimenti di Erasmus Darwin (bisnonno del più noto Charles), che tenta in quegli anni di scoprire il rapporto tra la vita e l'elettricità. Mary Shelley, raccogliendo una sfida tra amici, compone un romanzo "nero", che viene pubblicato nel 1817, capolavoro della letteratura gotica, ma anche antesignano del genere fantascientifico: Frankenstein o il Prometeo moderno. Nel racconto il dottor Victor Frankestein, assemblando parti di cadaveri umani, costruisce un corpo, in cui riuscirà ad infondere la vita con l'aiuto di una corrente elettrica; ma il mostro si ribellerà alla sua condizione, trascinando nella catastrofe anche il suo creatore. Tragica sorte capita anche al dottor Moreau (L'isola del Dr. Moreau, 1896, George Wells), quando su un'isola misteriosa il medico chirurgo tenta di umanizzare degli animali, che liberatisi lo uccideranno. Nel 1920 il drammaturgo cecoslovacco Karel Capek concepisce un'opera intitolata R.U.R. (Rossum's Universal Robots). Nel dramma teatrale l'industria del geniale Rossum produce e commercializza umanoidi, ubbidienti e privi di sentimenti, concepiti per liberare l'uomo dai lavori più sgradevoli, che l'autore chiama robot (la parola ceca robota significa lavoro pesante, mentre rob significa schiavo in slavo antico). I robot appaiono così efficienti che si provvede a farne anche dei perfetti soldati; un errore fatale poiché gli umanoidi, dimostrando una sensibilità inaspettata, si ribelleranno ai loro padroni con una sanguinosa rivolta.

 

         In Nostra Signora di Parigi (1831, Victor Hugo), così come in Il fastasma dell'Opera (1910, Gaston Leroux), la mostruosità che caratterizza i personaggi è solo esteriore. Si tratta infatti di malformazioni fisiche, sia per il gobbo e deforme campanaro della cattedrale Quasimodo, che per il personaggio dal volto spaventoso, autoconfinatosi nei sotterranei del Teatro parigino. Talvolta, però, ben più agghiaccianti mutazioni  coinvolgono il protagonista. E' il caso del Dr.Jekyll (Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde, 1886, R.Louis Stevenson), che vede il suo corpo conteso tra due personalità, quella consueta e quotidiana, e quella malvagia che alberga in ogni uomo, così potente da rendere persino irriconoscibile il personaggio. Si tratta di un alter ego solitamente occulto, che qui occasionalmente si palesa incontrollabile e omicida (nella Londra del 1888 un vero mostro, soprannominato Jack lo Squartatore, massacrò tra agosto e novembre cinque prostitute, creando un misterioso caso tuttora irrisolto). Nel 1890 Oscar Wilde inventa l'incredibile storia di Dorian (Il ritratto di Dorian Gray). Il protagonista, dopo essersi fatto ritrarre da un artista, cesserà di invecchiare, mentre il tempo trascorrerà per la sua immagine nel ritratto: questa specie di patto col diavolo sarà comunque la causa di eventi drammatici. Nel 1897 Bram Stoker scrive invece uno dei più famosi romanzi horror: Dracula. La storia del conte transilvano, con canini affilati, che vive di notte nutrendosi di sangue umano, si ispira probabilmente ad un personaggio rumeno, Vlad Tepes, che nel Medioevo divenne famoso per la sua crudeltà sanguinaria. Spaventosa sarà anche la trasformazione di Gregor Samsa (La Metamorfosi, 1912, Franz Kafka), che un bel giorno troverà il suo corpo inspiegabilmente mutato in una specie di grosso insetto, provocando pietà e disgusto nei familiari, e che verrà perciò confinato nella sua stanza fino alla sua attesa e prematura morte.

 

         Ricordiamo comunque anche l'esistenza di creature meno terribili, seppur fuori dal comune, come la gigantesca balena bianca del Moby Dick (1851, Herman Melville) e il divertente spettro di Sir Simon (Il fantasma di Canterville, 1886, Oscar Wilde), in cui l'onorata e secolare carriera di un fantasma inglese viene umiliata e sbeffeggiata da una famiglia americana di impenitenti scettici  e razionalisti, che ha acquistato il castello. Nella cosidetta letteratura e cinematografia per ragazzi possiamo inoltre assistere ad una parata di curiosi personaggi, come quelli che popolano Alice nel Paese delle Meraviglie (1865, Lewis Carroll, con un coniglio parlante, mazzi di carte viventi, ecc.), il famoso burattino di legno di pino, che saprà infine trasformarsi in bambino (Pinocchio, 1883, Carlo Collodi), uno strano ragazzo alato che non vuole crescere (Peter Pan, 1904, J.Matthew Barrie), una governante fatata che atterra in città con l'ombrellino aperto a mò di paracadute (Mary Poppins, 1934, P.Lyndon Travers).

 

         Oggi il mistero permane ancora nei luoghi più inaccessibili, negli abissi, sulle vette sperdute, nei luoghi disabitati, oltre quei rari confini che ancora esistono ai margini della civiltà. Dal silenzio del lago scozzese di Lock Ness emerge, come da un'altra era, un'ombra che sembra un preistorico rettile acquatico. Dalla catena himalayana giunge insistente il racconto di un gigante peloso, quasi umano, lo yeti tibetano. Le ipotesi si sprecano e, secondo l'ingegnere aerospaziale Thomas Bearden, l'abominevole uomo delle nevi potrebbe essere addirittura un tulpa (un mostro dei sogni), cioè un essere creato con la forza del pensiero dai mistici locali, per proteggere i territori sacri. Indecifrabili fantasmi appaiono spontaneamente in spettrali castelli medievali, mentre altrove le energie occulte dei medium materializzano dal proprio corpo inquietanti ectoplasmi, a metà tra il sogno e il reale. Dallo spazio, l'ultima vera frontiera, arrivano invece misteriosi dischi volanti, più volte avvistati. Guidati da creature extraterrestri, secondo alcuni testimoni, che raccontano sconcertanti episodi e presentano prove; semplici oggetti volanti non identificati, per altri, genericamente indicati come UFO (Unidentified Flying Object).

 

 

         10) La  Fantascienza

         Nei secoli scorsi la descrizione degli extraterrestri non aveva ambizioni scientifiche, ma era solo uno strumento letterario. Nel 165 d.C. Luciano di Samosata, nel suo Storia Vera, descrisse gli abitanti della Luna e del Sole, immaginandoli sostanzialmente simili agli uomini, mentre Voltaire (Microméga, 1752) preferisce il gigantismo, descrivendo un visitatore arrivato da Sirio e alto otto leghe, di nome, appunto, Micromega. Nel grottesco Le avventure del Barone di Munchausen (1785, Rudolf E.Raspe) gli abitanti della Luna sono alti più di 10 metri, hanno mani con un solo dito e portano la testa sotto braccio, salvo lasciarla a casa quando non è necessaria. L'uso satirico di un mondo fantastico è invece usato, in funzione critica della società Vittoriana, da Edwin Abbott Abbott in Flatlandia (1881). Questo romanzo descrive la vita in un mondo a due dimensioni, dove le donne sono semplici linee (devono muoversi sinuosamente per essere sempre visibili), mentre gli uomini sono forme geometriche, il cui status sociale cresce in base al numero di lati che compongono la propria figura. Il protagonista, di nome Quadrato, allargherà improvvisamente i suoi orizzonti dopo l'incontro con Sfera, proveniente da un mondo tridimensionale, arrivando a prevedere universi a 4, 5 e più dimensioni (Flatlandia è oggi molto apprezzato dagli studenti di matematica e scienze).

         Eppure già nel Somnium di Keplero (1571-1630), opera apparsa postuma e basata sul precedente Come i cieli appaiono a chi si trovi sulla Luna, è evidente che il grande studioso descrive gli abitanti della Luna attento a soddisfare le conoscenze dell'epoca. Con autori come Jules Verne (1828-1905) la narrativa d'anticipazione imporrà a sé stessa la ricerca di una plausibilità scientifica.

         Dal 1926, anno di esordio di"Amazing stories", prima rivista americana di fantascienza, edita da Hugo Gernsback, il genere ha fatto molta strada, imponendosi come letteratura di massa. In Italia il termine fantascienza venne adoperato per la prima volta nel 1952, nella collana "I romanzi di Urania". Il neologismo deriva dal termine inglese Science Fiction, col quale si indica una vasta letteratura di impronta fantastica, in cui anche gli avvenimenti più strabilianti dovrebbero avere una qualche verosimiglianza, anticipando talvolta il futuro. Al contrario il cosidetto genere Fantasy si situa spesso in un mondo non tecnologico, di tipo medioevale, dove non è raro incontrare manifestazioni magiche e animali mitologici.

         Il panorama di creature proposto dalla fantascienza è vastissimo. Eccone alcune.

 

         Vita aliena

         Talvolta gli alieni intelligenti hanno caratteristiche umane, come mani per manipolare oggetti, postura eretta, un cranio situato in posizione elevata e capace di contenere un cervello di dimensioni adeguate. Altre volte vengono immaginate creature che si ispirano ad animali terrestri, o con forme composite come quelli mitologici, o modificandone le normali dimensioni. Non mancano comunque tentativi di uscire dagli schemi comuni.

         Nel suo La guerra dei mondi (1898) H.G.Wells descrive gli invasori provenienti da Marte ripugnanti, forniti di tentacoli e mossi da fredda crudeltà, mentre due anni dopo immagina i Seleniti (I primi uomini nella Luna, 1901) come creature insettiformi che hanno organizzato le loro società sotto la superficie lunare. Nel 1917 Howard P.Lovecraft scrive Dagon, un romanzo dove un mostruoso dio-pesce risorge, dando il via al cosidetto "ciclo di Cthulhu", una vasta mitologia horror-fantascientifica popolata di spaventose entità. Per tutti gli anni Venti-Trenta sono molto comuni forme extraterrestri simili ad insetti o rettili, occupati solitamente a rapire fanciulle indifese, e per cui è stato anche coniato il termine BEM (Bug-Eyed Monster traducibile in  "mostro dagli occhi sporgenti"); a questa categoria dovrebbe appartenere anche l'uomo-pesce che in Amazzonia rapisce una dottoressa, nel film Il mostro della laguna nera (1954).

         Il giorno dei Trifidi (John Wyndham, 1951) narra che spore provenienti dallo spazio generano minacciose piante intelligenti, mentre in Il terrore della sesta luna (Robert Heinlein, 1951) terribili lumaconi parassiti prendono il controllo celebrale dei malcapitati attaccandosi sulla nuca. Di natura incorporea è invece la strana entità, fredda e simile a nebbia, uscita dalle rovine dissepolte di un antico edificio, che prende possesso di una ruspa Caterpillar D-7 nel racconto Killdozer! (Theodore Sturgeon, 1944). La penna di John Christopher (I Possessori, 1965) ci regala poi, senza far ricorso a scene truculente, altre entità immateriali, provenienti dalle profondità del cosmo e alla ricerca di corpi in cui poter vivere. Una si risveglierà finalmente nei pressi di un isolato chalet delle montagne svizzere, dove prenderà possesso, ad uno ad uno, dei villeggianti, in un crescendo minaccioso e affascinante insieme.

         La vita aliena può nascondersi in un minerale (Cristalli sognanti, 1950, Theodore Sturgeon), oppure avere dimensioni microscopiche, come gli abitanti di una civiltà che vive sul dorso di una mano, e che si mette in contatto con il protagonista umano, in sogno, per scongiurarlo di non grattarsi (La grattatina, nell'antologia Giardiniere d'uomini, Urania 1972, Robert Sheckley). Ma forme senzienti minacciose possono anche raggiungere dimensioni gigantesche. Nel grande affresco galattico di La città e le stelle (1948) Arthur C.Clarke descrive un'intelligenza suprema e immateriale, creata dal lavoro congiunto di molte civiltà della Galassia, rivelatasi però una "Mente Pazza" e finalmente imprigionata ad un "Sole Nero" sono dopo immani disastri. Nel romanzo La nuvola nera (Fred Hoyle, 1957) invece, un corpo celeste di natura pulviscolare, che si rivelerà intelligente, penetra rapidamente nel nostro sistema solare, con spaventose conseguenze. Nel film Blob (1958, che dà anche il nome ad un famoso zibaldone televisivo su RAI3) una vorace gelatina cresce insaziabile, minacciando gli sventurati che cadono a tiro.

         Nel 1961 il polacco Stanislaw Lem scrive il suo capolavoro: Solaris. Su un lontano pianeta "vive" un oceano pensante, col quale ogni tentativo di comunicazione è vano. La gigantesca creatura semiliquida si dimostra in grado, sorprendentemente, di stabilizzare l'orbita del suo pianeta, impedendogli di precipitare in una delle sue stelle doppie. Sulla sua superficie si innalzano periodicamente strutture complesse quanto effimere ed incomprensibili. L'oceano dimostra inoltre di poter leggere nell'intimità le menti dell'equipaggio di una stazione, in orbita sull'oceano, e di saper materializzare i loro ricordi, come nell'apparizione della moglie defunta dello scienziato Kelvin. Ma qual'è lo scopo di queste attività? Il mistero Solaris resterà senza risposta, icona di un'intelligenza assolutamente aliena.

         L'incomunicabilità può diventare inevitabile anche quando l'altro si presenta con spaventosa ferocia. Gli esempi non mancano, dal pericoloso extraterrestre ibernato nell'artico di La cosa da un'altro mondo (1951, ma soprattutto lo spaventoso remake del 1982, intitolato semplicemente La cosa), alla terribile creatura di Alien (1979 il primo episodio), prima parassita e poi efficientissimo predatore di uomini, nella forma di un mostro caudato e famelico, con acido al posto del sangue. Altri orizzonti vengono invece prospettati in grandi affreschi spaziali, dai fumetti di Flash Gordon (nato nel 1934) al ciclo cinematografico di Guerre Stellari (nel 1976 il primo dei sei episodi), dove ogni tipo di animali e specie senzienti dell'universo trovano un equilibrio, o meglio, si dividono e si alleano in base ai loro obbiettivi, indifferentemente da forma, origine ed appetiti. Non si può poi dimenticare nel 1982 E.T. l'extraterrestre, che presenta un insolito alieno, "cucciolo" dall'aspetto senile, ingenuo e magico, che nonostante l'apparenza mostruosa ci obbliga ad un sentimento protettivo.

         Anche la letteratura tradizionale può alimentarsi in quella d'anticipazione, come quando Italo Calvino inventa il grottesco personaggio di nome Qfwfq (Le Cosmicomiche, 1965), un essere apparentemente multiforme, protagonista di avventure che vanno dalla formazione dell'Universo in quà. O come quando Dino Buzzati (Il grande ritratto, 1960) fa scoprire al suo scienziato che un mega-computer, apparentemente docile agli ordini del suo programmatore, nasconde un cuore autonomo e minaccioso.

         Divertente Il sistema riproduttivo (John T.Sladek, 1968), dove la decotta industria di bambole Wompler riesce ad accaparrarsi un finanziamento governativo destinato alla ricerca pura. Contro ogni previsione il tentativo di produrre cellule autoriproducentesi (dall'aspetto di scatolette affamate di materiali ed energia) ha successo, ma alcuni prototipi sfuggono ai laboratori, creando un caos di ordine mondiale.

          Le mutazioni, indotte spesso dalle radiazioni o da forme d'inquinamento indiscriminato, sono protagoniste in una gran quantità di romanzi e lungometraggi. Mutato dalle radiazioni di un'esplosione nucleare è Godzilla, un gigantesco rettile a metà tra un drago e un dinosauro, apparso per la prima volta nel 1954 col nome giapponese di Gojira, e che ha avuto numerosissime rivisitazioni. Perfetti dinosauri sono invece protagonisti in Jurassic Park, riportati in vita grazie ad un eccezionale lavoro di riparazione del loro DNA fossile. Semplicemente gigantesco è King Kong (1933 e successivi remake di cui l'ultimo nel 2005), un gorilla di proporzioni eccezionali, scoperto su un'isola misteriosa, che si innamora di una fanciulla che avrebbe dovuto essere la sua preda.

         Anche i supereroi dei comics (i fumetti) presentano molti personaggi mutanti, come I Fantastici Quattro, l'Uomo Ragno, il verde Hulk. Al contrario l'ingegnoso Batman è un normale essere umano che si serve di ausilii tecnologici, Thor appartiene alla mitologia nord-europea, Superman è un extraterrestre.

 

         Oltre l'uomo

         La modificazione, il perfezionamento, il tentativo di ricopiare il corpo umano sono un argomento privilegiato di questo genere narrativo, ma quasi mai i cambiamenti sono positivi. L'invisibilità (L'uomo invisibile, 1897), secondo George Wells, farà emergere nel protagonista del suo romanzo il lato criminale. Il francese Maurice Renard, nel suo racconto L'uomo dal corpo sottile (credo apparso nella raccolta Monsieur d'Outremort, 1913), ipotizza che il protagonista scopra un metodo che gli consente di attraversare i muri. Ma applicatolo su di sé scompare improvvisamente, poiché il suolo non è più in grado di trattenerlo e la forza di gravità lo precipita fino al centro della Terra. Nel 1959 Daniel Keyes scrive Fiori per Algernon. Nel racconto (che verrà ampliato in romanzo e trasformato anche in un film dal titolo I due mondi di Charly) il ritardato mentale Charly, sottoposto a terapie sperimentali, acquisisce progressivamente un'intelligenza geniale, ma che si rivelerà solo temporanea, costringendolo ad un successivo, penoso regresso. La genetica è protagonista nel libro Il Presidente moltiplicato (1976, Ben Bova), dove alla Casa Bianca governano in segreto sette cloni, ciascuno specializzato in una delle attività di potere . E' dello stesso anno I ragazzi venuti dal Brasile (Ira Levin) in cui un'organizzazione di nostalgici nazisti tenta di riavere il suo Fhurer, ricreando per un certo numero di bambini-cloni lo stesso ambiente familiare vissuto da Adolf Hitler. Ancora nel 1976 Uomo più (Frederick Pohl) racconta che, pressati da contingenze geopolitiche drammatiche, gli USA lanciano un urgente progetto di colonizzazione di Marte. Il tentativo, con l'ausilio di organi artificiali, di rendere il colonnello Roger Torraway adatto all'ambiente marziano, lo trasforma in un mostro. Il cyborg (cybernetic organism) che ne risulta ha occhi, pelle e cuore artificiali, muscoli meccanici, grandi pannelli solari simili ad ali di pipistrello, facoltà maggiorate con l'aiuto di computer. Ma quali problemi psicologici insorgeranno nel Roger così disumanizzato? Un esito più positivo è descritto invece nel film Robocop (1987), dove l'agente Murphy, della polizia di Detroit, ridotto ad un passo dalla morte in un agguato della criminalità dilagante, viene trasformato nella prima unità anticrimine cyborg, a cui dovrebbero essere stati cancellati tutti i ricordi della vita precedente, che invece riaffioreranno in modo imprevisto. Convincente anche la rappresentazione di cyborg, proveniente dal futuro, interpretata dal famoso Arnold Schwarzenegger nel ciclo Terminator.

         Gli umanoidi di RUR, opera precedentemente citata, non sono in realtà robot (nel senso ormai comune del termine), ma androidi (creature organiche simili all'uomo), risultato di un processo di sintesi. Per robot oggi si intende invece una macchina, anche se con prestazioni di grande efficienza. I robot sono al servizio dell'uomo, progettualmente privi di sentimenti e programmabili come computer; Isaac Asimov (Io, robot, ad episodi 1940-1950) immagina anche quali saranno le tre "leggi della robotica", che si possono sintetizzare così:

1) Il robot non può recare danno all'uomo.

2) Il robot ubbidisce agli ordini dell'uomo, tranne per quelli che entrano in conflitto con la prima legge.

3) Il robot deve proteggere la propria esistenza, dove questo non entri in conflitto con la prima e la seconda legge.

         Nel 1995 Virtuality racconta invece che nella città di Los Angeles viene creato un programma per l'addestramento degli agenti di polizia. Si tratta di un'entità virtuale, SID 6.7, in grado di impersonare i più spietati criminali, che possono venir affrontati in una sorta di simulazione. Per una imperdonabile sottovalutazione SID riuscirà a trasferirsi in un modernissimo prototipo del reparto progetti, acquisendo un corpo ed entrando così nel mondo reale.

 

         Nel 1946 viene pubblicato Slan (di Alfred E.Van Vogt, già apparso a puntate nel 1940), in cui per la prima volta si tenta di immaginare la mutazione come qualcosa di positivo. Gli Slan, creati dallo scienziato Samuel Lann, rappresentano una evoluzione artificiale, una razza di superuomini più potenti fisicamente ed intellettualmente (hanno due muscoli cardiaci e possono comunicare telepaticamente). Ma la loro diversità viene sentita come pericolosa dagli uomini normali, che istintivamente cominciano a perseguitarli. In Tre millimetri al giorno (Richard B. Matheson, 1956) il personaggio principale, dopo essere stato sottoposto incidentalmente all'azione combinata di radiazioni e insetticida, inizia a perdere peso e rimpicciolire di 25 mm la settimana, fino a scomparire. Mentre in Viaggio allucinante (Isaac Asimov, 1966) diventa necessario miniaturizzare un piccolo sottomarino con incluso equipaggio medico, per un'esplorazione d'emergenza in un corpo umano, che avrà successo.

         Nella nostra epoca la tecnologia è guardata con sospetto e gli scienziati appaiono generalmente come apprendisti stregoni, che trafficano con cose più grandi di loro. Così quando il giovane ricercatore Eddie Jessup (Stati di allucinazione, 1980) tenta di recuperare nei recessi della sua mente i ricordi ancestrali, immergendosi da solo, al buio, in una vasca d'acqua salata, sotto l'influsso di un fungo allucinogeno, finirà per trasformarsi realmente nel suo progenitore preistorico. Il fisico Brundle invece (La mosca, 1986), che collauda una innovativa forma di teletrasporto, introducendosi nel teleguscio non si accorge della presenza di una mosca. Così il Brundle che appare nel secondo teleguscio è solo apparentemente uguale, ma nasconde invece una mutazione genetica che lo trasformerà gradualmente in un orribile uomo-insetto. Non meno angosciante è L'alveare di Hellstrom (1973, Frank Herbert), dove un entomologo senza scrupoli porta avanti un programma segreto, costituendo nel sottosuolo della sua fattoria, nell'Oregon, una colonia di uomini geneticamente modificati, ispirata al mondo degli insetti. Una società perfettamente organizzata, di individui completamente sacrificati al successo del progetto, che lancerà una sfida terribile al mondo degli uomini.

 

 

 

         11) Fantasia e realtà

         Sarebbe sbagliato considerare il mito antico come un semplice ed abile inganno ad opera di visionari. Il mito nasce probabilmente da una sincera riflessione, dalla contemplazione ammirata del Creato, ed è il primo tentativo razionale di costruire una protostoria del mondo e dell'uomo. Contiene, è vero, molta fantasia, si nutre della credulità popolare, si sviluppa in un tempo ancora orfano del pensiero scientifico ed è piegato talvolta agli interessi delle antiche élite. Le creature fantastiche, che vivono nei miti, si specchiano e si caratterizzano in questi limiti, popolando il mondo sconosciuto che si stende oltre i confini del quotidiano e del familiare.

         In epoca recente però il mondo cambia, non tanto perchè le conoscenze si dilatano, ma soprattutto perchè l'esistenza umana non si svolge più in un ambiente immutabile, bensì in una società in continua trasformazione. La fantasia, in qualche modo specchio della società che la ispira, sposta sempre più l'attenzione dal passato al futuro. I mondi immaginari della fantascienza non si interessano più di descrivere le origini del mondo (o soltanto raramente), ma si incaricano piuttosto di mostrare un possibile domani e i suoi rischi. La società di oggi infatti, disincantata, talvolta insofferente al mito del progresso, intimorita un po' da tutto, quasi mai indugia nella descrizione ottimistica del futuro. Le promesse tradite delle ideologie e il dinamismo incessante che priva di punti fermi a cui riferirsi, disorientano e ci condannano nell'ansia di decisioni sempre nuove.

         Naturalmente il romanzo sceglie i toni forti perchè avvincono il lettore, arrendendosi semplicemente alle regole del mercato, ma in molti casi rispecchia anche le visioni cupe dell'autore. Così in molti romanzi di anticipazione la scienza, applicata alle forme di vita, anzichè essere descritta come fonte irrinunciabile di opportunità, quale è, diventa uno strumento di oppressione e di tragedie. Eppure l'incubo del dottor Frankenstein, nei fatti, non si è realizzato; e la chirurgia, anziché generare mostri, ha donato la vita. Ma il progresso rimane inquietante, regala doni, eppure carica di responsabilità sempre maggiori. Inoltre rimane il mistero degli "altri". La vita esiste anche altrove? Che forme avrà? Gli extraterrestri verranno un giorno a visitarci, o l'hanno già fatto? Saranno una minaccia o guideranno le nostre società verso nuovi traguardi? In ogni caso, nonostante gli alieni dei romanzi abbiano un aspetto assai diverso  dal nostro, non necessariamente sono ostili, o deprecabili, e perciò ci invitano a non  giudicare dando troppa importanza alla forma esteriore.

 

         La fantasia è una risorsa alla quale non dobbiamo rinunciare. Figlia della nostra curiosità, essa ci può aprire molte porte e ci consente di guardare al mondo con occhi nuovi. Non deve essere utilizzata come sterile fuga dalla realtà, ma concepita invece come occasione per comprenderne aspetti nascosti, che potrebbero altrimenti sfuggire. Il pericolo, verso cui stare in guardia, è piuttosto che nel funambolesco carosello di supposizioni e ipotesi ardite, mirabolanti, presunte verità e improbabili rivelazioni, il dispiegamento della fantasia, anzichè concretizzarsi in una salutare ginnastica mentale, lavori solo per il trionfo della suggestione, creando più confusione che risultati. E diminuendo, anziché aumentarla, la nostra comprensione e il relativo controllo sulla realtà.

         Il tempo intanto, indecifrabile, continua a tessere la sua tela, e la natura, incurante delle nostre fantasie, è già pronta a stupirci con particolari nuovi e imprevisti. Le moderne magie della genetica e della tecnologia sono già pronte a tirar fuori dal cilindro cose mai viste, e forse nemmeno immaginate. Le creature fantastiche, in questo senso, potrebbero realizzarsi, se solo lo volessimo.

         Ma a ben guardare i mostri mitologici e gli alieni provenienti dallo spazio, non sono così diversi da noi. O meglio, lo sono quel tanto che basta per farci capire cosa non siamo, o non vorremmo diventare. Come gli animali parlanti di Fedro, con il loro agire mettono a nudo i nostri difetti, le nostre ambizioni, le paure e le virtù. Creati infatti dalla penna di un autore, vivono per aiutarci a capire meglio noi stessi. E probabilmente, dovunque vada il progresso, ci accompagneranno ancora a lungo.

 

© Maurizio Cavini
Prima stesura Aprile 2006
Ultima revisione Agosto 2011

 

 

         Riferimenti

http://www.mauriziocavini.it/Testi/Creature.html

cavini.maurizio@gmail.com

 

 

         Note

 

Avvertenze

Nella citazione dei libri e dei film stranieri ho generalmente utilizzato il titolo in italiano, anche quando la data (riferita alla prima pubblicazione estera) non coincide con l'edizione italiana. La ricerca del ritmo narrativo mi ha convinto talvolta a non rispettare l'ordine cronologico degli avvenimenti, per cui è possibile trovare mescolati creature e pubblicazioni di epoche diverse. Alcune divinità sono conosciute con molti nomi, molte volte simili; la scelta di quale utilizzare è stata spesso casuale. La mia disponibilità d'informazioni ha fatto prevalere in molti casi la citazione di miti e leggende europee rispetto al resto del mondo, e la letteratura occidentale in generale. L'argomento trattato è particolarmente vasto e gli errori sono possibili, per cui sono interessato a qualunque segnalazione.

 

Bibliografia

Per la stesura del testo ho consultato principalmente Dizionario degli animali mitologici e simbolici, J.C.Cooper, Neri Pozza, 1997; I Miti degli Dei, Gherardo Casini Editore, 1976;  I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi, Longanesi & C., 1991; Mostri, José Gil, Besa Editrice, 1994; Dizionario etimologico, Rusconi libri, 2003; Grande Enciclopedia della Fantascienza, Editoriale Del Drago, 1980; Archeologia della nostalgia, John Boardman, Bruno Mondadori, 2008. Le informazioni sugli animali sapienti e le Fate di Cottingley provengono dalla rivista Query (cicap.org, Estate e Autunno 2010). Molti dettagli provengono poi da enciclopedie, manuali, riviste e siti internet.

 

(1) L'uro europeo, progenitore di tutte le razze bovine europee (così come il lupo lo è di tutte le razze canine), addomesticato forse 8.000 anni fa, si estinse in Masuria (Polonia) nel 1627, e successivamente accadde lo stesso a quello asiatico. I giardini zoologici di Monaco e Berlino hanno tentato di far rivivere la specie incrociando bovini domestici che conservavano caratteristiche primitive, ottenendo esemplari esteriormente simili, ma di dimensioni più piccole. Sempre nei boschi della Polonia vissero anche gli ultimi esemplari del bisonte europeo, estinto allo stato selvatico nel 1921 (si intende qui quello di pianura, mentre nel 1927 si estinse una variante di montagna). In seguito alcuni animali sopravvissuti negli zoo o in riserve private, furono allevati e reintrodotti in libertà presso Bialowieza (Polonia).

Anche la capra selvatica (già allevata 9.000 anni fa) è pressochè estinta, se non si vogliono considerare tali alcuni esemplari come l'agrimi dell'isola di Creta. Stessa sorte è toccata al cavallo selvatico, un tempo assai diffuso in Europa occidentale e Asia centrale in 3 sottospecie. Infatti dopo l'estinzione del cosidetto tarpan delle steppe, anche Il tarpan dei boschi sopravvisse tra Polonia e Lituania solo fino al 1814, quando scomparvero gli ultimi esemplari presso Konigsberg (oggi Kaliningrad, capoluogo di una enclave appartenente alla Federazione Russa). Solo della terza sottospecie, il cavallo di Przewalski, sopravvivono esemplari in Mongolia e Cina occidentale.

 

(2) La leggenda del lupo mannaro, cioè dell'uomo-lupo o licantropo (dal greco lykos=lupo e anthropos=uomo) è assai remota. Già in un passo della Bibbia si racconta che il re Nabucodonosor fu punito per la sua vanità e trasformato in una specie di lupo. Ma sono soprattutto le leggende dell'Arcadia greca, dove pare che il re Licaone praticasse la terribile usanza dei sacrifici umani e del cannibalismo, ad alimentare la convinzione che il pasteggiare carni umane possa trasformare almeno temporaneamente gli uomini in lupi, magari con l'aiuto della luna piena. Il mito narra infatti che Licaone e i suoi figli osarono offrire, per pasto, carni umane a Zeus, presentatosi al banchetto in incognito. L'ira del dio fu tale che dapprima mutò quegli empi in bestie ululanti ed in seguito, dopo aver denunciato la perversità degli uomini agli altri dei, castigò il mondo corrotto con fulmini, cicloni e un terribile diluvio universale.

In ambiente psichiatrico viene denominato "delirio zooantropico" la convinzione del paziente di trasformarsi in animale, o di assumere caratteristiche animali. In particolare la cosidetta "licantropia di Nabucodonosor" indica la patologia di chi è convinto di trasformarsi in un lupo. E' ovvio che in ambiente medico non si è mai osservata crescita di peli, unghie e canini. Per quanto riguarda gli ululati alla luna piena, l'idea che le fasi lunari abbiano un'influenza sulla psicologia e sull'umore delle persone sopravvive, in termini linguistici, con parole come lunatico e in espressioni come avere la luna storta. Più in generale il supposto ruolo nella vita degli uomini, che l'astrologia attribuisce ai corpi celesti, sono all'origine anche di parole come influenza (in senso negativo sulla salute), gioviale (sotto la positiva influenza di Giove), disastro (da dis e aster, cioè una sciagura provocata da una cattiva stella).

L'uomo lupo è protagonista di varie pellicole cinematografiche. Possiamo considerare come una variante la storia di Irene (Il bacio della pantera, 1942) che, colpita da una maledizione di famiglia, non può baciare un uomo senza trasformarsi in pantera e uccidere l'amante. Il remake del 1982 vedrà nel ruolo di Irene l'attrice Nastassja Kinski.

 

(3) Nel suo Historiarum mirabilium collectio, l'ateniese Antigono racconta che le cicale di Reggio e le rane di Serifo furono rese silenziose, poiché disturbarono il sonno di Eracle; nelle favole invece, un genere letterario altrettanto antico, gli animali discorrono addirittura tra loro e con gli uomini. Si tratta di brevi storielle in cui spesso i protagonisti sono animali parlanti. Nelle favole ogni animale è presentato con una caratterizzazione (la volpe astuta, la formica laboriosa, ecc.) che verrà ripresa anche dai bestiari medievali, e che vuole ricalcare i difetti e le virtù umane, con lo scopo di suggerire una morale. Del famoso favolista greco Esopo non si sa nemmeno se sia vissuto realmente , ma lo si ricorda schiavo e deforme, vissuto nel VI secolo a.C.; gli si attribuiscono circa 400 favole, di cui alcune veri capolavori di sinteticità ed efficacia. Pure scarse sono le notizie su Fedro, che rinnovò la favolistica presso i Romani, questa volta in versi; egli visse circa tra il 15 a.C. e il 50 d.C. e qualcuno interpretò la sua opera come una satira pungente verso l'attualità dei suoi tempi, procurandogli anche qualche guaio.

Molti secoli dopo la favola troverà una nuova, straordinaria stagione, con l'opera del francese Jean de La Fontaine, che nel XVII secolo seppe utilizzare con grazia e sapienza il genere, facendolo diventare un potente strumento di indagine, che invita ancora oggi a riflettere sui difetti del mondo e dell'animo umano. Nel secolo passato anche il poeta satirico Trilussa (Carlo Alberto Salustri, 1873-1950) utilizzò lo strumento della favola per leggere con rassegnazione le prepotenze e le storture della società, facendo parlare gli animali in dialetto romanesco. Infine, straordinario "Esopo moderno", l'americano Walt Disney (Walter Elias, 1901-1966), disegnatore e produttore cinematografico, grande inventivo e abile organizzatore, seppe sfruttare al meglio il suo mondo di animali umanizzati (Topolino appare nel 1928) e trasferì poi nel nascente mondo del cinema sonoro una lunga serie di fiabe e romanzi per ragazzi (il suo primo lungometraggio fu "Biancaneve e i sette nani", 1937).

 

(4) Il cavaliere errante è un personaggio privilegiato della narrativa medievale, che guidato dal suo coraggio e dalla sete di giustizia si avventura in vicende che hanno talvolta i caratteri della fiaba.

Nel 1605 venne pubblicato a Madrid "Don Chisciotte della Mancia", (seguito nel 1615 da un secondo volume) di Miguel Cervantes (1547-1616), uno spagnolo che in gioventù aveva anche partecipato alla battaglia navale di Lepanto, rimanendo invalido ad una mano e che tempo dopo aveva trascorso cinque anni schiavo ad Algeri. Il suo libro ebbe subito straordinario successo, e si può considerare il primo grande romanzo dell'èra moderna. Il suo Don Chisciotte è così appassionato di romanzi cavallereschi che un bel giorno diventa mezzo matto e impersona la caricatura di un cavaliere errante, visitatore di castelli inesistenti, sempre in lotta con nemici che esistono solo nella sua immaginazione e che procurano a lui e al suo scudiero-contadino Sancio Panza una gran quantità di guai: famosa la sua sfida ai mulini a vento, scambiati per giganti che agitan le braccia.

Un esaltato, un folle quindi. Ma sempre armato di un ideale, un coraggio, una generosità e una passione invidiabili.

 

(5) Il nome dinosauri, letteralmente "terribili lucertole", presuppone che si tratti di rettili, quindi animali a "sangue freddo".

George Cuvier, naturalista francese nato nel 1769 (tra i primi a tentare una moderna classificazione del regno animale), nonostante la sua avversione per le teorie evoluzionistiche, gettò anche le basi della nascente paleontologia, tentando la ricostruzione di animali estinti a partire da isolati reperti di ossa fossili. Un giorno, interrogato sulla natura di un cranio fossile, scoperto in Olanda presso Maastricht, lo identificò (con ragione) come appartenente ad un gigantesco rettile preistorico, battezzato mosasauro (cioè sauro della Mosa). Da quel momento si diffuse l'abitudine di identificare come rettili molti dei giganteschi animali preistorici, i cui scheletri ci si apprestava a diseppellire nei decenni successivi.

Nel 1841 il famoso paleontologo Richard Owen coniò il termine "dinosauro" per definire tre specie: il megalosauro, l'ileosauro e l'iguanodonte. Successivamente, ispirandosi agli studi di Owen, lo scultore Benjamin Hawkins creò numerose riproduzioni di dinosauri, a grandezza naturale, con cui si adornò un parco del principe Alberto nei pressi di Londra, che aprì al pubblico nel 1854. Poichè per molti particolari non si disponeva di informazioni precise, nella ricostruzione ci si basò sui modelli noti dei moderni rettili.

L'equazione dinosauri uguale rettili si consolidò, ma rimanevano (seppur sostanzialmente ignorati) alcuni problemi:

 - Gli animali "a sangue freddo", o meglio eterotermici, dipendono prevalentemente da fonti esterne per elevare la loro temperatura corporea, cioè dipendono dal calore solare. Appare difficile che questo metodo di regolazione termica potesse soddisfare le esigenze dei dinosauri di grandi dimensioni, che avrebbero impiegato troppo tempo per risollevarsi dal torpore notturno. Seppur vada ricordato che nel Triassico, quando i dinosauri comparvero sull'unico supercontinente Pangea, trovarono (complice un effetto serra più intenso) temperature maggiori di oggi e sostanziale uniformità climatica sulle terre emerse.

 - Lucertole e coccodrilli hanno gli arti disposti lateralmente al corpo, e passano molto tempo adagiati a terra, a riposo, poiché dispongono di un sistema cardio-polmonare meno efficiente dei mammiferi. I grandi dinosauri, invece, avevano arti sotto il corpo, per non parlare di quelli che camminavano eretti sugli arti inferiori. I carnivori poi, apparentemente in grado di combattere con grosse prede, sembravano presupporre disponibilità energetiche inconsuete ai rettili moderni.

- Alcuni fossili di dinosauri appaiono come progenitori degli uccelli. Si ritiene che alcuni di essi avessero piume, il che sembra presupporre il tentativo di conservare il calore interno, piuttosto che accogliere quello esterno.

Ad oggi la teoria che i dinosauri fossero rettili appare controversa. E' credibile che almeno alcuni fossero animali omeotermici, come mammiferi e uccelli, o qualcosa di più simili a questi che ai rettili.

 

(6) Il circo equestre fu inventato dall'inglese Philip Astley, prima del 1800, ma fu l'americano Phineas Taylor Barnum a trasformare il circo in uno show gigantesco. Barnum fu un geniale organizzatore di spettacoli. Iniziò esibendo nel 1835 quella che sosteneva essere la negra balia di George Washington. Nel 1842 fondò il Museo Americano, che utilizzò per i suoi spettacoli, e dove apparve per la prima volta il famoso nano Tom Thumb. Nel 1871 inaugurò il primo circo a tre piste del mondo, in cui lavorò anche Wiliam Frederic Cody, alias Buffalo Bill. Col tempo lo show divenne sempre più imponente e moderno; Barnum affiancò allo spettacolo anche un padiglione dei fenomeni. Nel 1882 ,quello che nel frattempo era diventato il Circo Barnum e Bailey, presentò a New York Jumbo, un colossale elefante africano fatto arrivare dallo zoo di Londra; è da allora che il termine Jumbo è diventato lentamente sinonimo di colossale.

A proposito di Buffalo Bill (sopra citato): tra gli uomini rudi e intrepidi del West americano, che si muovevano lungo le terre di confine, fiorirono racconti di gesta fantastiche. Dell'eroe Davy Crockett si diceva che la sua bruttezza era tale che i tassi si arrendevano al solo vederlo, e parecchi almanacchi raccontavano di come fosse stato in grado di stritolare grizzly e cavalcare saette. Anche di Pecos Bill si narrava fosse stato capace di cavalcare un puma e soffocare due orsi per volta. Un eroe leggendario, invenzione dei boscaioli del Michigan, Paul Bunyan, era gigantesco, ed aveva un bue azzurro che si racconta crescesse in continuazione, tanto che una mattina Old Paul lo trovò con tutta la stalla sulla groppa.

 

(7) Si racconta che durante la spedizione di Alessandro Magno in oriente, nel IV secolo a.C., sul Gange 26 soldati furono uccisi da una terribile creatura anfibia di nome Odontotyrannus. L'India infatti ha rappresentato a lungo il confine del mondo conosciuto, al di là del quale tutto può succedere. Per questo appare scontato che, 2000 anni dopo Alessandro, il "Lemuel Gulliver" di Swift inizi le sue avventure con un naufragio nell'Oceano Indiano. Oltre che dedicarsi alla scrittura Jonathan Swift (1667-1745) fu attivo anche in campo politico. Polemista e misantropo irlandese, il suo "I viaggi di Gulliver" (1726) utilizza un costume comune nel '700, e cioè di scegliere la via del racconto fantastico e della satira per lanciare accuse e opinioni altrimenti poco tollerabili. Il protagonista, in seguito a successivi viaggi e naufragi, visiterà Lilliput e i suoi piccoli abitanti, Brobdingnag con i suoi giganti, e molti altri luoghi, fino al paese degli Houyhnhnm, dove cavalli estremamente civili usano uomini come schiavi. Le allusioni che Swift lancia ai suoi contemporanei andranno col tempo dimenticate, e contro le intenzioni dell'autore questo racconto diventerà un libro per ragazzi.

Anche altre opere, che potrebbero considerarsi antenate del genere fantascientifico, sono soprattutto pretesti letterari per indagare su argomenti sociali dell'epoca. Così Cyrano de Bergerac (1619-1655), mentre nel suo Storia comica degli Stati e Imperi della Luna descrive gli abitanti del nostro satellite camminare a quattro zampe e alimentarsi di profumi, ha come obbiettivo sottolineare la relatività dei costumi suoi contemporanei, rispetto alla molteplicità delle culture.

 

 

Fonte: http://www.mauriziocavini.it/Testi/1/Creature.rtf

Autore del testo: © Maurizio Cavini

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