significato modi di dire italiani

 


 

significato modi di dire italiani

 

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significato modi di dire italiani

A

             A babbo morto dopo la morte dei genitori.

  • Abbassare la cresta È il gesto con cui i galli, prima o dopo un combattimento, riconoscono la superiorità dell'avversario. Dal mondo contadino l'espressione ci è arrivata con il senso di "calare le proprie pretese", "riconoscere la propria inferiorità".
  • A bizzeffe "In grande abbondanza".
  • A bocca asciutta Senza il bottino che si prevedeva di ottenere. Restare a bocca asciutta.
  • A bocce ferme Come nel gioco delle bocce la distanza dal pallino e di conseguenza i punti si assegnano solo a bocce ferme appunto, in certe situazioni è bene attendere che gli eventi in corso siano terminati per procedere ad una valutazione o ad un'ulteriore azione.
  • A botta calda Nell'immediatezza dell'accadimento.
  • A braccia aperte In modo accogliente ed affettuoso.
  • A braccio "Pressapoco" intendendo qualcosa misurato a braccio invece che con il metro. Simile all'espressione "a spanne". Un discorso a braccio, è un discorso non scritto, non preparato.
  • A briglia sciolta "Senza freni". Le briglie, nel caso di un cavallo in corsa, rappresentano i freni ed i comandi in generale.
  • A buon mercato Con poca spesa, a buon prezzo.
  • A calci nel sedere Senza alcun riguardo.
  • A caldo Poco dopo l'accaduto, quando se ne ha ancora viva l'emozione.
  • A colpo d'occhio Sommariamente, a prima vista.
  • A colpo sicuro Sapendo di non sbagliare, mossa di cui si conosce l'esito.
  • A corpo morto Lasciare cadere il proprio corpo senza opporre alcuna resistenza.
  • Acqua cheta L'espressione proviene da un proverbio: L'acqua cheta (chieta) scava i ponti. Si definisce acqua cheta una persona tranquilla che con costanza è in grado di eliminare ostacoli in apparenza inamovibili. L'espressione deve parte del suo successo alla commedia L'acqua cheta (1908) di Augusto Novelli.
  • Acqua e sapone Si dice di una ragazza che non fa uso di altro cosmetico che l'igiene personale per valorizzare la propria bellezza.
  • Acqua in bocca "Non dire niente, non parlare!" Invito esplicito e complice a non parlare di qualcosa con qualcun altro.
  • A cuore aperto Sinceramente, senza difese o diffidenze.
  • A cuor leggero Superficialmente, senza pensare alle conseguenze.
  • A denti stretti Nelle espressioni «una risata a denti stretti», «ridere a denti stretti», detto del ridere procurato da qualcosa che comunque produce anche una certa amarezza e quindi non permette di godere pienamente dell'aspetto ironico.
  • A destra e a manca Ovunque, dappertutto.
  • A destra e a sinistra Di qua e di là, un po' ovunque, dappertutto. Non bisogna andarlo a dire a destra e a sinistra
  • A Dio piacendo se Dio vuole
  •  
  • Ad ogni morte di Papa "Molto raramente". La morte di un Papa è considerata un evento relativamente raro. Ad esempio: In Sicilia nevica ad ogni morte di Papa; in Sicilia nevica molto raramente.
  • A doppio taglio a doppio effetto
  • A effetto
  • A farla corta detto brevemente
  • A fior d'acqua Molto vicino alla superficie dell'acqua. Il "fiore" è la parte più sottile e aerea della pianta, metafora di ciò che è più alto e più fine (p.es. il fior di latte, il fior fiore "la parte migliore").
  • A fior di pelle Molto vicino alla superficie della pelle, epidermico. Un'impressione a fior di pelle "Un'impressione immediata, istintiva, epidermica". Avere i nervi a fior di pelle "Essere molto sensibili, suscettibili".
  • Affilare le armi Prepararsi ad uno scontro.
  • A fondo perduto Senza dover restituire l'investimento iniziale
  • A forza di Mediante l'uso ripetuto di
  • A freddo A distanza di tempo, quando gli animi si sono calmati
  • A frotte "In gruppi" quindi "Abbondantemente". Detto originariamente di persone. I bambini escono di scuola a frotte.
  • Agli sgoccioli Vicino al termine, agli ultimi istanti, alle ultime risorse
  • A gogò "in grandi quantità, a profusione". Dal francese à gogo, attraverso l'inglese a go-go.
  • A iosa "In grande abbondanza". Secondo il Vocabolario Etimologico di Pianigiani da "chiosa", moneta di gran circolazione e di scarso valore. Secondo L'Etimologico DELI di Cortelazzo l'origine è invece ignota.
  • Ai posteri l'ardua sentenza Su certi argomenti, oggi troppo controversi, toccherà ai posteri pronunciarsi. La frase celebre è tratta da due versi del Cinque Maggio, il componimento poetico più celebre di Alessandro Manzoni. Il giudizio che Manzoni rimanda ai posteri è quello sulla vita di Napoleone Bonaparte: Fu vera gloria?
  • Ai tempi in cui Berta filava Ai tempi antichi. La Berta in questione è Berta la Pia, la beata moglie di Pipino il Breve e madre di Carlo Magno, patrona delle filatrici.
  • Al di là del bene e del male L'omonima opera di Friedrich Nietzsche (1886) era una requisitoria contro i sistemi filosofici dominanti. L'omonimo film di Liliana Cavani (1977) era a sua volta ispirato alla tormentata biografia di Nietzsche. Oggi a volte si definisce al di là del bene e del male un'opera d'ingegno (libro, film, opera d'arte, ecc. ), talmente bella (o brutta) da meritare una categoria a sé, fuori dai canoni artistici codificati; oppure un personaggio pubblico talmente celebre da far "saltare" le abituali convenzioni morali (Xxx è ormai al di là del bene e del male, etc).
  • Al di sopra di ogni sospetto Insospettabile
  • Alla bell'e meglio In maniera approssimativa.
  • Alla buona Senza particolare puntiglio o precisione.
  • Alla buon'ora Con ampio ritardo, in senso ironico.
  • Alla bersagliera
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  • Alla carlona Significa "alla buona", "senza pretese", "senza cura". Il "re Carlone" dei poemi cavallereschi è in realtà Carlo Magno, che anche dopo l'incoronazione a Sacro Romano Imperatore non rinunciò mai alle sue abitudini e ai suoi abiti un po' grossolani. Il modo di dire è attestato nella letteratura italiana sin dal 1400 (ad esempio, in Pietro Aretino).
  • Allacciate le cinture (di sicurezza) È l'invito comune a tutte le hostess e gli steward del mondo, prima del decollo e dell'atterraggio. Come l'inglese fasten your seat belts, anche allacciate le cinture viene a volte usato fuori dal contesto, per avvertire gli interlocutori che si sta per entrare in una fase critica della discussione, o in una situazione pericolosa. Questo uso ironico di fasten your seat belts risale almeno al celebre film Eva contro Eva (1951).
  • All'acqua di rose "Eccessivamente diluito, di debole effetto" (ad es.: Un farmaco all'acqua di rose). Un farmaco blando o che non ha sortito l'effetto desiderato.
  • Alla fine della fiera Alla resa dei conti
  • Alla fine della giostra Alla resa dei conti
  • Alla garibaldina Compiere un'azione alla garibaldina significa intraprenderla senza troppi preliminari, improvvisando e affidandosi alla buona sorte. L'espressione è un chiaro riferimento ai metodi di combattimento usati da Giuseppe Garibaldi, e in particolare alla Spedizione dei Mille.
  • Alla grande Magnificamente
  • All'americana Si dice di cosa fatta in grande stile, oppure in un modo inusuale o con gusto grossolano.
  • All'arma bianca Nelle battaglie campali era l'ordine impartito ai soldati per continuare a combattere con le spade o le baionette una volta che avevano terminato le munizioni dei loro fucili. Le armi da taglio o da punta (pugnali, spade, baionette), sono dette armi bianche. È un calco (medievale?) dal germanico blanch (tedesco moderno blank), che significava anche "splendente": si tratta di armi metalliche, che quindi scintillano al sole. A volte l'espressione viene usata, con una sfumatura vagamente parodica, per indicare uno scontro dialettico molto acceso tra due persone: una variante altrettanto diffusa è alla baionetta.
  • alla più non posso Indica una quantità enorme.
  • Alla romana Viene così definita la modalità di dividere una spesa in parti uguali fra tutti i partecipanti, senza tener conto dell'effettiva fruizione di ciascuno di loro.
  • A palla' Al massimo delle capacità, gergo tipico romanesco.
  • Alle perse Quando tutto è perduto, come ultima opzione.
  • Alle prime armi Si dice di persona con poca esperienza. Probabilmente deriva dall'ambiente militare.
  • All'italiana In modo poco rigoroso, o secondo lo stile italiano (per altre accezioni).
  • Alti papaveri Persone importanti, generalmente in ambito militare o politico.
  • Altro giro altra corsa Indica in modo ironico una ripetitività quasi ossessiva di una certa azione. Deriva dall'espressione usata dai giostrai nei luna park.
  • Alzare i tacchi Andarsene
  • A me mi Forma frequente e discussa della lingua italiana.
  • A memoria d'uomo A quanto si ricorda, da sempre
  • Amico del giaguaro Amico del tuo nemico
  • Ammazzare il tempo Trovare espedienti per passare il tempo, in un modo o nell'altro.
  • Ammazzarsi di fatica Faticare fino allo stremo delle proprie forze.
  • Ammazzarsi di lavoro Lavorare fino allo stremo delle proprie forze.
  • Ammesso e non concesso Supposto, per il momento, che le cose stiano così, pur senza riconoscerlo in via definitiva.
  • Andare a Canossa La frase significa "autoumiliarsi, ammettere di avere sbagliato". A Canossa, nell'inverno del 1077, l'imperatore Enrico IV attese per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, di essere ricevuto e perdonato dal Papa Gregorio VII. Ma il conflitto tra i due (la lotta per le investiture) era destinato a riaprirsi di lì a poco.
  • Andare a dama Arrivare all'obiettivo prefissato.
  • Andare a fagiolo / cascare a fagiolo Capitare a proposito, al posto e al momento giusto.
  • Andare a farsi benedire Dicesi di una cosa che va letteralmente a rotoli, che non ha più il suo ruolo.
  • Andare a gonfie vele L'espressione marinaresca, che significa "navigare sfruttando tutte la forza del vento", è passata nell'italiano colloquiale, dove viene adoperata per descrivere una situazione in cui tutto sta andando per il meglio. La locuzione deriva forse dall'analoga espressione latina pleno velo, usata per esempio da Publio Virgilio Marone nell'Eneide (libro I verso 401). Di significato simile sono frasi come: andare a vele spiegate, con il vento il poppa.
  • Andare a letto con le galline Le galline, come molti animali diurni, seguono il sole. Andare a letto con le galline significa dunque letteralmente andare a letto al tramonto, per estensione andare a letto molto presto.
  • Andare al massimo Andare molto veloce. Utilizzato in campo motociclistico per indicare il raggiungimento della massima escursione della manetta del gas.
  • Andare a pennello "Star bene indosso". Di abiti e qualunque oggetto adoperabile a proprio uso.
  • Andare a quel paese Si manda "a quel paese" una persona che ci ha fatto arrabbiare. L'invito ad allontanarsi è un eufemismo, che sostituisce espressioni più forti come Andare al diavolo, all'inferno o più volgari come Andare a fare in culo. È una canzone celebre di Alberto Sordi.
  • Andare a ramengo Significa perdersi, fallire nei propri scopi. Deriva verosimilmente dalla forma poetica "andare ramingo" (solo, senza una meta, allontanato da tutti, povero e disperato) ereditata probabilmente dall'italiano volgare dell'alto medioevo.
  • Andare a zonzo Non si conosce esattamente l'origine etimologica della parola "zonzo", che alcuni vorrebbero derivata dal suono che emettono le mosche durante il loro volo notoriamente irregolare ed imprevedibile. Dovrebbe quindi essere solo una forma onomatopeica. In ogni caso, ha il significato di "girare senza meta", anche solo per divertimento.
  • Andare controcorrente Essere anticonformisti e diversi dalla massa.
  • Andare in bianco Significa non raggiungere lo scopo, non ottenere quanto sperato. Un pescatore che torna a casa senza pesci "è andato in bianco". Un giovanotto che sperava di conquistare una ragazza, ma non conclude nulla ... è "andato in bianco".
  • Andare in rosso Significa "rimanere senza soldi, sforare il budget". Il "rosso" è un chiaro riferimento al conto bancario. Similare "Essere al verde"
  • Andare in tilt Andare in tilt significa andare in confusione ed è una frase fatta nata in tempi relativamente recenti, quando cominciarono ad apparire in Italia i flipper. Questi antenati dei videogiochi venivano sollecitati con spinte nel tentativo di dare alla biglia un percorso diverso, ma reagivano a un eccesso di sollecitazioni andando appunto in tilt, ovvero non rispondendo più ai comandi e provocando la perdita della partita.
  • Andare (finire) in vacca SI dice di qualcosa che va a finire male (sinonimo di andare a puttane).
  • Andare nel pallone Restare confusi dalle troppe sollecitazioni (tali che hanno un pallone da calcio).
  • Andare per il sottile Usata come negazione, che non va tanto delicatamente alla questione, ma ci arriva in modo crudo e schietto.
  • Andare per la maggiore Essere alla moda
  • Andarsene alla chetichella Andarsene di nascosto, senza far rumore.
  • Animale da palcoscenico Lo si dice di un cantante o di un attore estremamente a suo agio ed espressivo sul palcoscenico.
  • Anni di fango
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  • Anni di piombo
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  • A occhio e croce All'incirca, più o meno.
  • A ogni pié sospinto Dappertutto, in ogni dove.
  • A onor del vero In realtà.
  • A piede libero
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  • A portata di mano Di comodo reperimento, velocemente raggiungibile.
  • Appendere (le scarpe) al chiodo L'espressione, usata spesso in ambito sportivo, significa "ritirarsi dall'attività agonistica". Può essere anche estesa al membro di una qualsiasi categoria professionale che decida di ritirarsi. Le "scarpe" in questi casi sono sostiuite da un analogo "ferro del mestiere"; ad esempio, un ciclista appenderà la bicicletta al chiodo; un pattinatore appenderà i pattini; ecc. ecc..
  • Apprendista stregone Si dice di una persona irresponsabile, che facendo uso di strumenti o sistemi che non sa maneggiare, rischia di causare danni irreversibili.
  • Apriti Sesamo La frase è una esclamazione divenuta proverbiale tratta dalla fiaba Alì Babà e i 40 ladroni, tratta dalla raccolta di fiabe orientali Le mille e una notte, con la quale riusciva ad aprire una caverna coperta da un masso accedendo così ad un favoloso tesoro. La frase è stata poi usata con significato esteso per indicare cose nascoste a cui si può accedere in modo magico.
  • A quattro ruote motrici Si usa per indicare un modo di agire incredibilmente potente. È utilizzato soprattutto in espressioni denigratorie. Esempio: cretino a quattro ruote motrici!
  • A quattro ganasce Si usa per indicare un modo di mangiare veloce e ingordo, sinonimo di abbuffarsi.
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  • A quattro palmenti come sopra
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  • A ragion veduta Locuzione avverbiale. "Dopo averne conosciute le ragioni" quindi "oculatamente, opportunamente".
  • Argento vivo L'argento vivo è il mercurio, che ha il colore uguale all'argento, ma è liquido. Si dice di persone che hanno una vitalità eccezionale: "Ha l'argento vivo addosso!"
  • Aria fritta Lo si dice di un'idea, un progetto, un discorso, inconcludente, evanescente, privo di sostanza e fondamento.
  • Armata Brancaleone Un'accozzaglia eterogenea di persone. L'espressione ha origine con l'omonimo film di Mario Monicelli (1966).
  • Armiamoci e partite La frase, una chiara parodia dello stile militaresco e in particolare mussoliniano, è pronunciata forse la prima volta da Totò nel film Totò contro Maciste (1962). Nel 1971 è il titolo di un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
  • A rotta di collo Riferito quasi sempre ad una corsa, anche in senso metaforico, magari lungo un pendìo, di un un soggetto talmente veloce da rischiare di rompersi il collo in caso di caduta. "Rotta" è una forma antica ricavata direttamente dal participio passato di rompere.
  • Arrampicarsi sugli specchi "Sforzarsi invano di argomentare l'impossibile". Gli specchi, essendo molto lisci, non lasciano nessun appiglio.
  • Arriva la cavalleria simile all'espressione arrivano i nostri.
  • Arrivano i nostri Si dice solitamente quando arriva qualcuno in soccorso di chi è in difficoltà. La frase ha origine dai film western.
  • Ascesa e caduta simile all'espressione "vita morte e miracoli".
  • Avanti popolo Attacco della canzone comunista Bandiera Rossa: Avanti popolo / alla riscossa / bandiera rossa / trionferà!
  • Avanti tutta Locuzione marinaresca, che significa letteralmente "viaggiare dando ai motori della nave (o barca, motoscafo, etc. ) la potenza massima, per andare il più veloce possibile". Si adopera per chiedere a chi ci ascolta di impegnarsi al massimo e nel minor tempo possibile.
  • Avere il cuore in gola "Essere tanto emozionati da non riuscire a parlare"
  • Avere il dente avvelenato Essere infuriati.
  • Avere i numeri (dei numeri) "Essere in grado di fare una determinata cosa" oppure "essere la persona giusta"
  • Avere il pelo sullo stomaco Essere freddi e cinici.
  • Avere la coda di paglia "Sapere di aver sbagliato". L'espressione è derivata da un proverbio: "chi ha la coda di paglia, ha sempre paura che gli pigli fuoco". Una persona con "la coda di paglia" si aggira tra gli altri con sospetto, per il timore che qualcuno noti le sue colpe o i suoi difetti.
  • Avere la sindrome del genio incompreso Reputare di non essere capiti appieno dal prossimo a causa della propria presunta grande intelligenza o a causa della presunta inferiorità degli altri.
  • Avere l'acquolina in bocca Letteralmente si riferisce alla salivazione che in modo spesso incontrollabile si scatenata alla vista o al pensiero di un cibo particolarmente goloso (Riflesso di Pavlov). Viene utilizzata ad indicare quelle situazioni che attirano la nostra attenzione in quanto offrono la prospettiva di un semplice, immediato e positivo beneficio.
  • Avere le carte in regola Avere tutti i documenti richiesti; per estensione: tutto ciò che normalmente occorre.
  • Avere le mani bucate Essere uno spendaccione.
  • Avere un groppo in gola Non riuscire a parlare per l'emozione.
  • Avere voce in capitolo Avere l'autorevolezza per poter parlare in proposito di un certo argomento. Il capitolo in questione è in realtà un calco del latino capitolum, "collegio" o "consiglio".
  • Avremmo potuto stupirvi con effetti speciali Citazione di uno spot pubblicitario italiano dei televisori Telefunken (1981), penetrato in modo impressionante nella memoria collettiva. L'espressione viene usata di solito (con intenti parodici) per affermare la propria genuinità: non c'è bisogno di "stupirvi con effetti speciali", perché il nostro lavoro concreto parla per noi. Può essere usata anche per schernire qualcuno di qualche opera/lavoro da lui eseguita.

B

  • Baciamo le mani Modo di dire tipico del Sud d'Italia, e in particolare della Sicilia. Risale all'epoca in cui, in segno di rispetto e sottomissione, si baciava effettivamente la mano di chi fosse considerato dalla comunità un personaggio potente, sia economicamente che politicamente. Col tempo si è smesso di baciare realmente la mano, ma la frase è entrata nell'uso comune, come segno di riverenza e rispetto. Può anche assumere un significato ironico, per parodiare il comportamento un po' troppo altezzoso di qualcuno.
  • Bagnato come un pulcino Completamente bagnato, zuppo, come un pulcino uscito dall'uovo appena schiuso.
  • Banalità del male Nel 1963 la studiosa tedesco-americana Hannah Arendt pubblicò le sue cronache del processo al criminale nazista Adolf Eichmann col titolo Eichmann in Jerusalem - A Report on the Banality of Evil ("Eichmann a Gerusalemme: rapporto sulla banalità del male"). La scelta dell'editore italiano di intitolarne la traduzione La banalità del male contribuirà al successo di quest'espressione nel lessico giornalistico, politico e scientifico. Per la Arendt il male "può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare alla radice, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua "banalità"... solo il bene ha profondità e può essere integrale".
  • Bando alle ciance Le ciancie sono (nel vernacolo toscano) le chiacchiere futili e vane, da cui "andiamo a fare quattro ciance". Per cui "bando alle ciance" può avere il significato "basta con le parole" (e magari passiamo ai fatti).

Ma ciance significa anche frottole, stupidaggini, fandonie per cui il significato potrebbe essere "basta con le frottole!"

  • Bastian contrario Chi prende gusto ad opporsi all'opinione altrui, dicendo o facendo il contrario
  • Bastone tra le ruote un ostacolo molto fastidioso
  • Battere cassa Esigere il pagamento
  • Battere in ritirata Ritirarsi frettolosamente
  • Batti e ribatti Sostantivo. "Discussione serrata". Tra i due era un batti e ribatti di accuse e controaccuse
  • Bava di vento Vento leggerissimo e continuo, di forza inferiore alla brezza, secondo la Scala di Beaufort.
  • Becco di un quattrino Vedi Il becco di un quattrino.
  • Bei tempi andati I tempi che furono.
  • Bello/a come il sole Bellissimo/a.
  • Bello/a e impossibile Questa frase indica generalmente una persona (uomo o donna) molto bella e affascinante che viene ritenuta molto difficile da conquistare in senso amoroso. L'espressione trae origine dalla canzone Bello e impossibile, cantata dalla cantante senese Gianna Nannini e scritta nel 1986 che parla della forte attrazione di una donna per un uomo mediterraneo dagli occhi neri.
  • Bisbetica domata Così viene a volte chiamata una donna dal carattere difficile, che in seguito è stato addolcito dagli eventi. L'espressione è ripresa dal titolo italiano di una commedia di Shakespeare, The Taming of the Shrew (1594).
  • Botta di vita Inattesto slancio di vivacità.
  • Botta e risposta Serrato scambio di battute.
  • Botte da orbi Frase tipicamente toscana che sta a significare picchiarsi menando colpi selvaggiamente e furiosamente. Gli "orbi" stanno a significare i ciechi che, non potendo vedere, menano quindi botte e colpi a casaccio.
  • Braccia rubate all'agricoltura Motto ironico con cui si apostrofa una persona che svolge un lavoro intellettuale senza sembrarne all'altezza.
  • Braccino corto Motto ironico con cui si apostrofa una persona avara.
  • Brutto anatroccolo Il brutto anatroccolo della celebre fiaba omonima di Hans Christian Andersen (nell'originale danese grimme ælling) è in realtà un piccolo cigno, il cui uovo è finito in un nido di anatre: la sua bellezza si rivelerà soltanto nella maturità. Con questa fiaba, Andersen ha creato una potente metafora dell'adolescenza: l'espressione "brutto anatroccolo" è rimasta nella lingua italiana ad indicare una persona apparentemente sgraziata, ma dotato di potenzialità ancora inespresse.
  • Brutto come la fame Terribilmente brutto.
  • Brutto, sporco e cattivo Espressione mutuata dalla lingua lombarda "picínin, brüt e catif", di analogo significato. Usata originariamente per indicare quei bambini che non avevano alcun pregio, al punto da essere mingherlini ("picínin"), pestiferi ("catif") e di spiacevole aspetto ("brüt"), è divenuta in seguito una locuzione per indicare, anche ironicamente, persone prive di qualità.

In italiano è più diffusa la variante Brutti, sporchi e cattivi, adoperata come titolo di un film di Ettore Scola con Nino Manfredi (1975).

  • Buonanotte ai suonatori
  • Buonanotte al secchio "Lasciamo perdere, non c'è niente da fare". Espressione idiomatica di origine romanesca: probabilmente allude a un aneddoto di cui si è persa ogni altra traccia (il "secchio" potrebbe essere quello di un pozzo, sprofondato nell'oscurità per la rottura della catena).
  • Buono come il pane Indiscutibilmente buono.
  • Buttarla in caciara Espressione romanesca. "Volgere in confusione una conversazione a sé sfavorevole".

C

  • C'è del marcio in Danimarca "Something is rotten in the state of Denmark". È una celebre frase pronunciata da Marcellus, ufficiale danese, nell'Amleto di William Shakespeare (Atto I, scena IV), durante la prima apparizione dello spettro. Oggi la frase si usa per suggerire che in un certo ambiente qualcuno stia congiurando ai danni di altri.
  • C'è modo e modo Le cose si possono fare in diverse maniere (e questa si poteva fare meglio).
  • Caccia al ladro / all'uomo l'inseguimento di un malvivente da parte delle forze dell'ordine. Si può riferire parodicamente alla ricerca faticosa di una persona molto richiesta.
  • Caccia alle streghe Persecuzione spietata e priva di fondamento razionale. L'espressione si riferisce alle pratiche giudiziarie diffuse in Europa tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna, che consentivano ai tribunali di imprigionare, torturare e mandare a morte uomini e donne con la sola accusa di stregoneria o di commercio col diavolo, il più delle volte contestata a membri più o meno irrequieti delle classi popolari.
  • Cadere (cascare) a fagiolo "Capitare opportunamente, al momento, alla maniera giusta". La crisi di governo casca a fagiolo per gli speculatori finanziari
  • Cadere (cascare, scendere) dal pero L'espressione potrebbe derivare dall'antica locuzione stare sulle cime degli alberi, adoperata per designare chi parlava in modo troppo difficile o supponente: da cui l'invito a scendere dal pero e a tornare a comunicare coi propri simili. Chi invece "casca" dal pero, sperimenta un doloroso impatto con la realtà, dopo essere stato per troppo tempo nel mondo illusorio dei propri pensieri, o della propria infanzia, ecc.
  • Cadere (cascare) dalle nuvole Un tempo l'espressione aveva due significati:
  • "arrivare all'improvviso, senza avvisare".
  • "scoprire con incredulità qualcosa di evidente per tutti"

In entrambi i casi, le "nuvole" rimandono alla divinità: dalle nuvole, ad esempio, proviene la folgore di Zeus, che colpisce senza preavviso. Ma sulle nuvole risiedono anche gli angeli e i santi del paradiso cristiano, che cadendo oggi sulla terra si troverebbero immersi in un mondo del tutto nuovo e stupefacente per loro.
Dei due significati, oggi ormai resiste solo il secondo: come se la divinità non fosse più in grado di stupire ma solo di farsi stupire.

  • Cadere nelle braccia di Morfeo Addormentarsi. Morfeo, figlio di Ipno e di Notte, è considerato il Dio greco dei sogni.
  • Calende greche Le calende (Kalendae) erano festività latine, non previste dal calendario greco. Perciò rimandare qualcosa "alle calende greche", significa rimandarlo per sempre. L'espressione è un calco della locuzione latina Ad Kalendas graecas, attribuita da Gaio Svetonio Tranquillo all'imperatore Augusto.
  • Calumet della pace È la particolare pipa che i capotribù nativi americani fumavano quando si incontravano per stipulare una pace. L'espressione si è diffusa in Italia in seguito al successo dei film western nel secondo dopoguerra.
  • Calzare a pennello Vedi andare a pennello
  • Cambiare i connotati Malmenare qualcuno fino a deformargli il volto. I connotati sono i tratti distintivi del viso.
  • Campa cavallo L'espressione deriva dal proverbio tradizionale "campa cavallo che l'erba cresce", che potremmo parafrasare così: "finché tutto va bene, ci si può permettere di vivere senza troppi pensieri". L'espressione è fondamentalmente ambigua: campa cavallo può essere un augurio, ma può anche celare un fondo d'ironia: non è detto che le cose vadano bene per sempre. Vedi anche: Aspetta e spera
  • Candido come un giglio Purissimo. Il giglio è un fiore bianco, il colore che simboleggia la purezza e la verginità.
  • Cane bastonato Persona dall'aria depressa.
  • Cane sciolto Persona anticonformista, che non segue la massa, poco incline a uniformarsi.
  • Canto del cigno "Ultimo segno di grandezza prima del declino finale": secondo una leggenda, prima di morire il cigno eleva il suo canto più melodioso.
  • Capitale morale Nel 1864, quando Firenze diventò la nuova capitale del Regno d'Italia, i giornali milanesi coniarono per la loro città la definizione di Capitale morale d'Italia: Milano era considerata infatti la città più ricca e moderna del Regno (oltre che la più popolosa, dopo Napoli. Oggi l'espressione viene usata anche in senso parodico, almeno da quando (in seguito all'inchiesta Mani pulite) la società milanese ha dato prova di... dubbia moralità.
  • Capitare a tiro Essere a portata di mano.
  • Capire l'antifona "Intendere un'allusione". L'antifona era la parte proemiale della predica religiosa.
  • Capro espiatorio
  • Carità pelosa È detta "pelosa" la carità che si fa per interesse. Il Dizionario moderno (1908) di Panzini e il Dizionario etimologico di Pianigiani (1907) fanno risalire la voce a un aneddoto storico: quando Giuliano il Bastardo chiese aiuto al Papa, questi gli mandò una preziosa reliquia: alcuni peli della barba di San Pietro. Ma Giuliano vinse effettivamente la guerra, e ricompensò il pontefice con "larghe concessioni". L'espressione è più probabilmente derivata dal modo di dire, molto popolare nell'Ottocento, avere il pelo sul cuore (essere insensibile).
  • Carne da cannone La carne da cannone è quella dei soldati (e più precisamente dei fanti), destinati a fronteggiare l'artiglieria come le bestie sono destinate al macello (e carne da macello viene infatti spesso usata con lo stesso significato). La locuzione nasce da una spregiudicata metonimia: gli individui sono raffigurati come carne indistinta. Per il suo cinismo, la frase è spesso usata con intenti polemici per criticare le guerre e i guerrafondai. L'originale francese, "le soldat est la chair à cannon" fu attribuito a Napoleone Bonaparte dall'Abate de Pradt, con il chiaro intento di screditare il condottiero. L'espressione fu ripresa e tradotta da Giacomo Leopardi nei suoi Pensieri: "Napoleone fu [...] oggetto per dir così, di culto ai soldati, che egli chiamò carne da cannone e trattò come tali".
  • Carne della mia carne Figlio. Esprime e sottolinea con forza lo stretto grado di parentela.
  • Carneade! Chi era costui? È la frase iniziale dell'VIII capitolo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, pronunciata da uno dei personaggi, Don Abbondio, mentre legge il testo di un panegirico in onore di San Carlo Borromeo, all'interno del quale trova menzionato il filosofo Carneade. La fortuna dell'espressione presso i contemporanei di Manzoni fu tale che ancora oggi un personaggio storico o di fantasia poco noto viene chiamato "un carneade". L'espressione viene usata (anche nella forma XXX. Chi era costui?) per esprimere o confessare l'ignoranza di un personaggio storico o di fantasia.
  • Carta bianca Espressione che indica la possibilità conferita a qualcuno di affrontare una situazione o un problema nel modo ritenuto più opportuno, senza vincoli scritti.
  • Carta canta I documenti parlano chiaro, ciò che è scritto non si può smentire.
  • Carta vince carta perde Locuzione che accompagna il gioco delle tre carte, prototipo del gioco d'azzardo truffaldino.
  • Casa e chiesa Persona che non ha altri interessi o attività.
  • Casalinga di Voghera
  • Cascasse il mondo Cercare di raggiungere un obbiettivo col massimo impegno, a fronte anche di ostacoli apparentemente insormontabili. Cascasse il mondo, supererò l'esame!
  • Castelli in aria Costruire castelli in aria significa progettare senza fondamenta, senza un piano, fantasticando.
  • Castello accusatorio
  • Cattedrale nel deserto Si dice di un grande progetto inutile.
  • Cavalcare la tigre Cercare di sfruttare un avvenimento potenzialmente pericoloso.
  • Cavallo di battaglia Espressione usata spesso nel mondo dello spettacolo ed indica il pezzo migliore del repertorio con il quale si ottengono i risultati migliori.
  • Cavallo di razza Persona dalle doti eccezionali per compiere un certo compito.
  • Cavallo di Troia
  • Cavar sangue da una rapa Cavar sangue dal muro Sforzarsi inutilmente, svolgendo un lavoro che non può dare nessun frutto.
  • Cento di questi giorni Espressione augurale utilizzata soprattutto in occasione di compleanni o in generale altre feste ricorrenti (tipicamente ogni anno). Augura a chi se la sente rivolgere di trascorrere altri cento giorni felici come quello che si sta festeggiando quindi, implicitamente, augura una lunga vita al festeggiato.
  • Centro di gravità permanente Che mangino brioches Espressione attribuita alla regina Maria Antonietta D'Austria, pronunciata per rispondere ad un suo suddito che le disse: "il popolo a fame". Questa espressione sta ad indicare che l'argomento di cui si parla non interessa molto.
  • Che modi (sono questi)? Esclamazione rivolta a chi si sta comportando in maniera sgarbata.
  • Che ci azzecca Espressione dialettale che significa "che c'entra?". Solitamente si usa per interrogarsi sulla relazione che hanno tra loro due fatti e/o due persone, che apparentemente sembrano non avere nessun punto in comune. La frase, già adoperata soprattutto nell'Italia centro-meridionale, è diventata di uso comune dopo essere stata adoperata da Antonio Di Pietro in una delle sue prime interviste televisive, ed è ancora oggi associata a lui. Spesso viene scritta nella forma (scorretta) che c'azzecca.
  • Che mi venisse un colpo Espressione che indica uno stato di incredulità.
  • Che vale un Perù Che ha molto valore, usato sia per persone che per cose. Il modo di dire deriva dall'oro che i conquistadores spagnoli trovarono in Perù e portarono in Europa
  • Chi c'è c'è (e chi non c'è non c'è) Di uso comune, sta a significare che chi parteciperà (ad es. ad una festa o ad una cena o ad un'iniziativa di qualsiasi tipo), sarà ben accetto e potrà godere della compagnia degli altri; chi invece non sarà presente, non sa cosa si è perso, ma nessuno ne sentirà la mancanza.
  • Chi di competenza Espressione del linguaggio burocratico. "Colui che ne è competente, il responsabile".
  • Chi ha orecchie per intendere, intenda Chi vuole ascoltare e comprendere ciò che dico, lo faccia. A sottolineare che ci possono essere persone alle quali il discorso può non far piacere o dare fastidio e quindi faranno finta di non ascoltare o di non capire.
  • Chi non risica non rosica Solo chi si impegna, anche rischiando, riesce ad ottenere qualcosa di veramente importante.
  • Chi non salta è Coro goliardico gridato ritmicamente mentre si saltella sul posto da parte di un gruppo antagonista per distinguersi dalla fazione opposta. Per esempio, nello stadio Olimpico, i romanisti potrebbero cantare "chi non salta un laziale è, è, chi non salta..." obbligando tutti i romanisti a unirsi al coro e a saltellare per non essere additati come laziali.
  • Chi più ne ha più ne metta Eccetera eccetera, e si potrebbe continuare.
  • Chi ti capisce è bravo
  • Chi vuol esser lieto sia Citazione dal ritornello del Trionfo di Bacco e Arianna, di Lorenzo de' Medici: Com'è bella giovinezza / Che si fugge tuttavia / Chi vuol esser lieto sia / Del doman non c'è certezza.
  • Chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi Fare l'azione giusta, ma ormai con troppo ritardo e quindi inutilmente.
  • Chiudersi a riccio Chiudersi in se stessi evitando di socializzare con gli altri.
  • Chiudi il becco Espressione generalmente considerata sconveniente e offensiva, che viene usata per intimare a qualcuno di smettere di parlare immediatamente, specie se lo sta facendo in un momento inadatto. L'uso della parola "becco", invece di "bocca", è dato dal sottinteso paragone tra la persona che sta parlando e le galline (con riferimento al chiocciare). Poiché inoltre si ritiene che le galline siano animali dalla poca intelligenza, per estensione, la frase significa anche che è meglio tacere, poiché si stanno dicendo cose poco serie e/o di poco interesse. L'espressione veniva spesso adoperata nei dialoghi cinematografici e televisivi, in luogo di espressioni più volgari (in questo senso, pur esendo chiaramente offensiva, ha un valore eufemistico), a volte come corrispettivo italiano di espressioni analoghe ("shut your mouth", in inglese; "ferme ta gueule" in francese)
  • Chiare, fresche, dolci acque Inizio dalla canzone 126 del Canzoniere di Francesco Petrarca.
  • Ci fai o ci sei? Fai finta di essere o di comportarti così, oppure sei proprio così?
  • Ci vedremo a Filippi In un passo di Plutarco - poi ripreso da Shakespeare nel suo Julius Cesar - Bruto riceve in sogno la visita di un fantasma (probabilmente Cesare) che rivolto a lui pronuncia la celebre frase; la Storia ci dice che proprio nella battaglia di Filippi il Cesaricida morirà per mano di Antonio: questa espressione viene quindi usata per intimare, spavaldamente, a un avversario la certezza della propria vittoria o per annunciare un futuro regolamento di conti.
  • Cieco come una talpa L'espressione si riferisce al fatto che le talpe, che vivono nel sottosuolo, sarebbero cieche (questo non è tecnicamente esatto). Paragonare qualcuno ad una talpa è come dire che ci vede poco o per nulla; può essere usato sia in senso patologico, per indicare per esempio una persona molto miope, ma anche in senso figurato. In tal caso significa che la persona di cui si parla ha una visione della vita e della realtà molto limitata.
  • Ciurlare nel manico Ciurla nel manico una persona o cosa che risulti incerta e non affidabile. Se la lama di un coltello non è ben inserita nel manico o se ne è staccata per il lungo uso, l'arnese diventa inservibile, perché la lama perde ogni resistenza girando (ciurlando) nel manico.
  • Cogliere in contropiede Prendere alla sprovvista qualcuno, che improvvisamente si trova senza difesa. Mutuato dal gergo calcistico, nel quale si definisce contropiede un rovesciamento repentino dell'azione, nella quale chi stava attaccando è costretto a tornare affannosamente in difesa.
  • Colpirne uno per educarne cento Slogan della lotta armata degli anni settanta.
  • Colpo di fulmine L'espressione è adoperata di solito per indicare un innamoramento a prima vista, improvviso e non previsto: si tratta di un calco del francese "coup de foudre", attestato sin dal 1671.
  • Colpo di spugna Eliminare problemi o colpe in maniera decisa e indistinta.
  • Col senno di poi Adesso che le idee sono più chiare. Il senno è la capacità intellettuale integra di una persona.
  • Coltivare il proprio orticello Concentrarsi sul proprio interesse particolare. Potrebbe trarre origine dal motto di Candide, personaggio omonimo del romanzo di Voltaire: Il faut cultiver son jardin.
  • Com'è umano, Lei! È uno dei tormentoni ironici usati da Fracchia e Fantozzi, personaggi cinematografici e televisivi di Paolo Villaggio. In realtà significa l'esatto contrario; sottolinea cioè con sarcasmo come la persona che abbiamo davanti in realtà sia dura e spietata. Può essere usato in riferimento a un comportamento, a un'ideologia, ad un modo di gestire una situazione, eccetera. La terza persona dà un carattere ancora più ironico alla frase.
  • Comandare a bacchetta Comandare senza dare il minimo margine di discrezionalità ai sottoposti. Come farebbe il direttore d'orchestra.
  • Come volevasi dimostrare
  • Come cercare Maria per Roma Vedi cercare un ago nel pagliaio.
  • Come il cacio sui maccheroni Un evento o fatto che si verifica in modo molto opportuno, o al momento giusto, è descritto metaforicamente come il cacio (formaggio) sui maccheroni: un abbinamento tipico della cucina italiana.
  • Come se piovesse Significa "in quantità sovrabbondante".
  • Compagni di merende
  • Con beneficio d'inventario
  • Con la coda dell'occhio Vedere o accorgersi di qualcuno o di qualcosa un attimo di sfuggita.
  • Con le pive nel sacco
  • Con le unghie e con i denti Difendere qualcosa con caparbia energia. Usato anche in senso metaforico riferendosi alle proprie idee, che vengono difese "con le unghie e con i denti".
  • Con un palmo di naso "Deluso e allibito". Ricorre nelle espressioni Lasciare, restare, rimanere con un palmo di naso. Da non confondere con la simile espressione a un palmo di naso.
  • Conciare per le feste / Conciare per il dì delle feste Malmenare, procurando danni visibili alla pelle.
  • Conoscere i propri polli Sapere con chi si ha a che fare e perciò saper gestire la situazione nel migliore dei modi.
  • Contare come il due di briscola / il due di picche Non contare nulla. Il due di briscola è la briscola più bassa nel gioco delle carte. Nel bridge il due di picche è in assoluto la carta dal valore più basso. Si usa anche dire: "Conta come il due di bastoni quando regna denari".
  • Contare fino a dieci Riflettere prima di parlare.
  • Contare le pecore È il consiglio che si dà a chi non riesce a prendere sonno. Questa attività mentale, ripetitiva e noiosa facilita l'addormentarsi.
  • Contento come una pasqua Modo di dire che si riferisce a chi manifesta grande felicità e gioia. Deriva, appunto, dal fatto che il giorno di Pasqua è un giorno di grande gioia.
  • Convergenze parallele
  • Convitato di pietra "Muta presenza inquietante e minacciosa". Così il dizionario "Parole per ricordare" (Zanichelli) riporta e traduce la locuzione "il convitato di pietra" tratta dalla leggenda di Don Giovanni, che per averne sottovalutato le materiali capacità distruttive finì all'inferno senza nemmeno avere il tempo di pentirsi. È una locuzione presa a prestito dall'opera "Don Giovanni", che indica una persona assente la cui presenza incombe sui presenti. Una persona a cui tutti pensano ma che nessuno osa nominare direttamente.
  • Correre la cavallina Abbandonarsi a una vita spensierata e disordinata.
  • Cortina di ferro
  • Coscienza critica Si definisce coscienza critica di un gruppo di persone un individuo che, pur essendo parte integrante del gruppo, assume talvolta atteggiamenti critici rispetto ai comportamenti collettivi.
  • Cose dell'altro mondo Avvenimenti talmente incredibili da poter essere solo fenomeni sovrannaturali.
  • Così è se vi pare Le cose stanno in questo modo, che sembri o no. Dal titolo di una celebre commedia di Luigi Pirandello.
  • Costi quel che costi A qualunque prezzo. Non solo in senso di danaro, ma anche di tempo, di lavoro, ecc.
  • Costruire sulla roccia / sulla sabbia Costruire sulla sabbia significa «costruire su presupposti deboli, su qualcosa di incerto e cedevole». Nel Vangelo è contrapposto a costruire sulla roccia, cioè su qualcosa di solido e sicuro. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande. (Vangelo secondo Matteo 7,21.24-29).

Nella realtà la sabbia è un ottimo terreno su cui costruire.

  • Credere obbedire combattere Motto propagandistico fascista.
  • Culo e camicia Si dice di due persone che sono perfettamente in sintonia tra loro. Si dice anche "andare d'amore e d'accordo", o "essere pappa e ciccia"; il riferimento è all'epoca in cui le 'culottes', le mutande, non erano molto diffuse nel volgo, e la camicia restava a diretto contatto con le parti intime.

D

  • Da che mondo è mondo Da quando esiste il mondo. Da sempre.
  • Dai e dai Espressione usata per esprimere che, ripetendo qualcosa più volte, alla fine potrebbe succedere qualcosa (di bello/brutto). La ripetizione della parola dai sottolinea proprio il ripetersi di una certa azione nel tempo. Esempi: "Dai e dai si rompe" (riferito a qualche azione che ha a che fare con un oggetto e che potrebbe romperlo se viene ripetuta a lungo), "Dai e dai ce l'ha fatta" (per indicare che qualcuno è riuscito a fare qualcosa in più tentativi).
  • Dalla padella alla brace L'espressione significa "di male in peggio", e viene usata per descrivere o commentare la situazione in cui viene proposto un rimedio peggiore del male. Deriva da un antico racconto tradizionale: una tinca invitò le sue compagne a saltare dalla padella: in questo modo si salvarono dall'olio bollente solo per morire nella brace. Modi di dire analoghi erano diffusi già presso i latini, che dicevano (ad esempio) fumum fugere in ignem (sfuggire il fumo per trovarsi nel fuoco) o cinerem evitare in prunas (evitare la cenere e trovarsi tra i carboni ardenti).
  • Dalle stelle alle stalle Dalla somma fortuna all'infima disgrazia. Espressione suggerita dalla paronomasia.
  • Dammi un cinque Diffuso anche con l'equivalente inglese Give me five (o Gimme five), è un'espressione con cui qualcuno chiede al suo interlocutore di battere tra loro le rispettive mani destre, a palmo aperto, producendo un rumore secco. Si tratta di un tipo di gestualità tipicamente statunitense, che prese piede in Italia negli anni ottanta, forse attraverso le trasmissioni delle partite di basket NBA che ebbero una certa popolarità tra i più giovani. A diffondere ulteriormente l'espressione fu Jovanotti, con uno dei suoi primi successi, Gimme five. Il gesto indica intesa e amicizia tra le due persone. Cinque si riferisce naturalmente alle dita della mano. Varianti: Gimme five, Dammi il cinque.
  • Da quale pulpito (viene la predica) Espressione ironica che sottolinea che chi "predica" è il primo a non fare di fatto ciò che dice. Il pulpito è la postazione, ancora presente in molte chiese, sulla quale saliva il sacerdote per farsi meglio ascoltare durante la predica e posto in genere al centro della navata. Attualmente tale struttura è raramente utilizzata, anche grazie ai moderni sistemi di amplificazione che consentono al sacerdote di essere udito chiaramente anche dall'altare.
  • Darci dentro Impegnarsi a fondo in un'attività.
  • Dare adito a Letteralmente "concedere spazio", quindi "permettere" ed anche "suscitare". Potrebbe dare adito a dubbi "Potrebbe lasciare spazio per dei dubbi". Ha dato adito a contestazioni "ha suscitato contestazioni".
  • Dare aria ai denti Parlare tanto per parlare, inutilmente, letteralmente aprire la bocca solo per rinfrescare i denti con l'aria.
  • Dare i numeri Sragionare, dir cose insensate, delirare. Chi ascolta può tradurre le frasi insensate in numeri attraverso la smorfia e giocarseli al lotto.
  • Dare per scontato Considerare ovvio, evidente, assodato.
  • Darsela a gambe Scappare
  • Darsi all'ippica Dedicarsi a qualsiasi altra cosa, che non sia quella in cui è impegnato. Esortazione ironica volta a sottolineare l'incapacità di qualcuno.
  • Darsi da fare Impegnarsi a fondo in un'attività.
  • Darsi delle arie Darsi un'eccessiva importanza; attribuirsi un valore o delle capacità illusorie. Il temine "aria" è adoperato nel significato figurato di "apparenza", "aspetto", ecc.
  • Della serie Espressione utilizzata all'inizio di frase per descrivere una frase e/o un avvenimento collocandolo dentro una "serie" appunto. Es: A:Guardalo! Prima lo picchia e poi scappa!

B:Della serie "tira il sasso e nasconde la mano"

  • Di facili costumi Lo si dice di una donna non molto fedele.
  • Di nicchia Di buzzo buono Di buono spirito, avendo voglia di lavorare, alacremente.
  • Dio lo vuole È la traduzione italiana del motto latino Deus vult, che il Papa Urbano II avrebbe pronunciato il 27 novembre 1095 sulla piazza della cattedrale di Clermont-Ferrand (Francia), lanciando la prima crociata, "voluta" appunto da Dio. La frase oggi viene usata soprattutto in senso parodico, per ironizzare l'atteggiamento di chi ritiene di avere Dio dalla sua parte. Discesa in campo Espressione metaforica, ispirata al gergo calcistico, con cui Silvio Berlusconi diede inizio alla sua avventura politica nel 1994. Emblema della deriva populistica da lui inaugurata.
  • Di ogni erba un fascio (di tutta l'erba un fascio) Letteralmente, significa raccogliere tutte le specie di erbe in un solo fascio, senza distinguerle. In senso metaforico, descrive e stigmatizza l'atteggiamento di chi in una disputa o in una conversazione raggruppa tutti i suoi oppositori in un unico insieme confuso e indistinto. L'espressione (di chiara origine contadina) era già attestata da B. Varchi nella sua Grammatica (1807).
  • Di un certo spessore Dotato di profondità, non superficiale.
  • Domani è un altro giorno Citazione dal popolare film Via col vento del 1939: è la battuta finale del film, pronunciata dall'indomita protagonista Rossella O'Hara, interpretata da Vivien Leigh ("Domani è un altro giorno, e si vedrà"). È passata nell'uso comune nel senso di "intanto facciamo così, poi si vedrà", equivalente al francese "que sera sera".
  • Dopo di noi il diluvio
  • Due di picche In molti giochi di carte il due di picche è una carta dal valore praticamente nullo. Prendere il due di picche da qualcuno quasi sempre significa ricevere un rifiuto a una proposta di carattere sentimentale.
  • Due piedi in una scarpa Due piedi in una staffa trovarsi in situazione imbarazzante.
  • Dura da mandare giù Difficile da accettare.

E

  • E compagnia bella Il modo di dire, una variante più colorita dell'espressione "eccetera", ebbe successo soprattutto nel secondo dopoguerra, per l'uso che ne fece Adriana Motti nella sua fortunata traduzione di Catcher in the Rye ("Il giovane Holden"). Nel testo originale di J. D. Salinger, l'espressione "...and all" era estremamente frequente: per evitare le ripetizioni, che avrebbero infastidito i lettori della versione italiane, la Motti ricorse a una lunga serie di perifrasi, tra cui "e tutto quanto", "eccetera eccetera", "e quel che segue", "e via discorrendo" e, appunto "e compagnia bella". In un'intervista ([1]), la Motti afferma di avere ripreso questa e altre espressioni dai suoi nipoti.
  • Ed è subito sera Titolo dei una poesia e di una raccolta di versi di Salvatore Quasimodo del 1942, capolavoro dell'ermetismo italiano. Universalmente adoperata come citazione colta (anche in senso parodico), con lo stesso significato di "Il tempo fugge".
  • Editto bulgaro
  • Egemonia culturale
  • È il male
  • ...E io pago qualcuno si diverte, sprecando risorse che alla fine toccherà a me pagare. Un'espressione colloquiale molto diffusa, affine nel significato a Paga Pantalone.
  • E la luce fu Citazione dalle primissime righe della Bibbia:

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. (Genesi, 1,3).

  • Elogio sperticato Elogio eccessivo, paradossale. La pertica era un'antica unità di misura dei terreni.
  • Eminenza grigia Con il soprannome di Éminence grise (eminenza grigia in francese) divenne celebre il frate François-Joseph Le Clerc du Tremblay (1577-1638 di Lencloître), segretario del cardinale Richelieu. I contemporanei lo consideravano una delle "menti" del governo di Richelieu, malgrado non rivestisse una carica ufficiale e conducesse una vita ritirata. In un primo momento l'appellativo veniva usato per distinguere il frate dall' eminenza rossa, ovvero lo stesso Richelieu, che vestiva il manto dei cardinali. In seguito nell'uso popolare l'espressione eminenza grigia è stata associata al cardinale stesso. In generale l' eminenza grigia è una personalità molto potente e poco visibile, che aiuta persone importanti a prendere decisioni o addirittura "trama nell'ombra".

 

  • Eppur si muove
  • Errore sesquipedale
  • È un altro paio di maniche
  • È vivo e lotta insieme a noi Si tratta di uno slogan tipico dei cortei politici, di solito di matrice di estrema sinistra, che viene adoperato per rivendicare la memoria di un defunto. Divenne popolare verso la fine degli anni settanta, soprattutto alla morte dello studente Francesco Lorusso, colpito dalla polizia durante una carica a un corteo a Bologna. È tornato tristemente in auge nel 2001 in seguito alla morte di Carlo Giuliani.
  • Essere a casa di Dio Lo si dice di una località molto lontana.
  • Essere alla frutta Essere arrivati alla fine della propria esistenza, o delle proprie forze, o delle proprie speranze, o simili. Allude alla frutta come portata finale del pasto.
  • Essere al verde Rimanere senza un soldo.
  • Essere duro da grattare Espressione giovanile gergale che indica l'essere molto ubriaco. Usata molto in Emilia Romagna. Duro da grattare è la similitudine con il formaggio parmigiano reggiano che quando molto duro è adatto ad essere grattugiato sulla pastasciutta.
  • Essere d'uopo Essere necessario, opportuno.
  • Essere in procinto di Forma figurata derivata verosimilmente dal latino procintum.

Questa espressione era composta da pro- (preposizione che significava "davanti") e dal sostantivo cintum, derivato dal verbo "cingere" e che sottintendeva la parola "arma", cioè le armi.
Il senso che se ne ottiene è: "davanti, con le armi in pugno". Quindi l'espressione indicava un esercito pronto all'attacco. Oggi ha assunto il significato di "apprestarsi a compiere un azione entro brevissimo tempo".

  • Essere o non essere
  • Essere un pezzo di pane Essere una persona estremamente buona. Vedi anche "Buono come il pane".
  • Essere un pezzo di ghiaccio Rimanere impassibile di fronte a un evento che commuove.
  • Età della pietra Lungo periodo della preistoria umana, suddiviso tradizionalmente in paleolitico o "della pietra antica", mesolitico "della pietra media" e neolitico "della pietra nuova".
  • Età delle caverne L'epoca in cui gli uomini vivevano ancora nelle grotte. A volte viene usata in senso parodistico, per alludere a un'epoca molto remota.
  • Età aurea Età mitica delle origini, in cui l'uomo viveva felice, in armonia con sé stesso e con la natura. Il concetto e l'espressione appartengono alla tradizione classica greco-latina, dove questa Età coincideva con il regno di Saturno, padre del padre degli dei in carica, Giove.

F

  • Faccia di bronzo Una statua di bronzo non può ovviamente cambiare espressione. Ma la locuzione faccia di bronzo non viene adoperata per tutte le persone imperturbabili, bensì soltanto per quelle che riescono a rimanere impassibili nelle situazioni più imbarazzanti, senza arrossire quando vengono pubblicamente offese o sbugiardate. Col significato di "audacia svergognata", la locuzione è attestata già da Niccolò Tommaseo nel suo Dizionario (1865).

Varianti: Faccia tosta, faccia come il culo

  • Facile come bere un bicchier d'acqua Metafora che indica come una certa azione sia (oppure si ritenga) facilissima.
  • Fare buon viso a cattivo gioco Avere un atteggiamento positivo anche in una situazione sfavorevole, ad esempio per non dare soddisfazione ad un antagonista che vuole mettere il soggetto in difficoltà.
  • Fare faville Avere successo, essere particolarmente bravi in una attività.
  • Fare del cinema Mettersi in evidenza in maniera esagerata.
  • Fare filotto Ottenere risultati positivi in una successione di eventi, come chi vince molte partite consecutive. Deriva dal gioco del biliardo detto "all'italiana" ove "fare filotto" è rappresentato dall'abbattimento di una fila di birilli nella loro tipica disposizione a croce, il ché dona a chi lo effettua, secondo criteri precisi, un buon punteggio.
  • Fare il fenomeno "Phainómenon",in greco antico è il participio passato del verbo "pháinomai", che significa "io appaio". Chi "fa il fenomeno", si comporta in modo da mettersi in evidenza agli occhi degli altri.
  • Fare il portoghese
  • Fare la fuga Scappare.
  • Fare le scarpe
  • Fare le veci Sostituire. Ad esempio i tutori sostituiscono i genitori, facendone le veci.
  • Fare lo gnorri, fare il nesci, fare l'indiano Far finta di non capire o di non sentire.
  • Fare pelo e contropelo Torchiare.
  • Fare quadrato Disporsi tutti insieme in difesa della propria posizione comune. È mutuato dal gergo militare quando, per affrontare un nemico che attacca su più fronti, le fanterie si dispongono in formazione a quadrato, coprendosi vicendevolmente le spalle.
  • Fare quattro salti Andare a ballare.
  • Fare San Martino
  • Fare spallucce Esprimere indifferenza ad un fatto.
  • Far fronte (comune) Affrontare (insieme e compatti) le difficoltà. Mutuato dal gergo militare in cui i soldati si disponevano in una o più file compatti formando un fronte.
  • Far fuori Espressione della lingua parlata che può essere usata con due significati: "far fuori un nemico", significa uccidere qualcuno; può però assumere anche un significato metaforico, se riferito ad esempio ad una persona che aspira ad una carica prestigiosa e, avendo un rivale che gli contende il posto, riesce ad eliminarne la concorrenza, con sistemi non necessariamente corretti.
  • Far ridere i polli Comportarsi in modo ridicolo, suscitando l'ilarità generale.
  • Farla finita Significa suicidarsi oppure smettere in modo definitivo un'attività o una relazione.
  • Farla franca Scappare senza essere riconosciuto.
  • Farla pagare (cara) Espressione che significa "vendicarsi". Es:Gliela farò pagare (cara).
  • Farsene una ragione Rassegnarsi.
  • Farsi in quattro Impegnarsi, moltiplicando le proprie forze, per un obiettivo o una persona.
  • Far vedere i sorci verdi Locuzione entrata nell'uso in seguito alle vittorie di una squadriglia aerea, i "Sorci Verdi", famosa per le imprese nel 1937 e 1938. Entrata nell'uso comune con il senso di stravincere.
  • Far venire i nervi Innervosire una persona.
  • Fasciarsi la testa prima di essersela rotta Considerarsi sconfitti prima ancora di affrontare un problema, mostrando quindi un atteggiamento eccessivamente apprensivo.
  • Fatti non foste a viver come bruti Citazione dal ventiseiesimo Canto dell'Inferno di Dante Alighieri. Nella bolgia dei consiglieri fraudolenti, Ulisse racconta a Dante di avere incoraggiato i suoi compagni a un viaggio nell'oceano sconosciuto, pronunciando un piccolo discorso (orazion picciola):

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
L'espressione è divenuta proverbiale: gli uomini, secondo Dante, non sono stati creati da Dio per "vivere come bruti", ma per acquisire "virtù" e "conoscenza".

  • Fatti più in là: Spostati un poco.
  • Febbre del sabato sera La passione di chi va in giro per locali, in particolare modo discoteche; dall'omonimo film il cui protagonista (John Travolta) è un assiduo frequentatore di sale da ballo.
  • Fermate il mondo voglio scendere
  • Figli della schifosa
  • (E noi chi siamo, i) figli della serva (?) In Toscana esiste anche una variante essere figliol dell'Emma, di origine incerta.
  • Figlio di buona donna
  • Figlio di N.N. Figlio di nessuno: è l'espressione burocratica con cui viene registrato all'anagrafe un orfano. Viene utilizzato anche come eufemismo, per offendere qualcuno mettendo in dubbio la moralità dei suoi genitori.
  • Figli(u)ol prodigo L'espressione è derivata dalla Parabola del figlio prodigo, narrata da Gesù e riportata nel Vangelo secondo Luca (15,11-32). Il figliol prodigo è il più giovane di due figli, che si fa consegnare la sua parte di eredità e la dilapida rapidamente, riducendosi in breve tempo a fare il guardiano di porci. Ravvedutosi, decide di tornare dal padre, che lo accoglie con gioia, festeggiandolo con un vitello grasso. Il significato evangelico della parabola è chiaro, e denunciato esplicitamente dallo stesso Gesù nel versetto precedente: "C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un peccatore che si converte". Oggi si usa spesso l'espressione figliol prodigo (anche con tono bonario e in senso parodico) per descrivere una persona che torna sui suoi passi dopo un sincero pentimento.
  • Fischiare le orecchie Lo si dice quando si ha la sensazione che qualcuno parli male di noi.
  • Fiuto per gli affari L'abilità istintiva di saper cogliere le occasioni per fare affari.
  • Forse non tutti sanno che Citazione dal nome di una celebre rubrica del settimanale enigmistico la Settimana Enigmistica, che segnala fatti poco noti (scoperte scientifiche, aneddoti storici, curiosità, etc.). Nel parlato l'espressione viene usata per introdurre un argomento di cui si vuole sottolineare l'originalità o la novità.
  • Fortissimamente volli
  • Frutto del peccato Per la morale cattolica, il figlio avuto da una relazione extraconiugale era considerato un frutto del peccato.
  • Frutto proibito Per antonomasia è la mela che Eva coglie dall'albero. Si estende alla persona o all'oggetto che porta alla perdizione chi lo desidera.
  • Fuoco di paglia Evento improvviso e sconvolgente che però ha durata molto breve. La paglia incendiata sviluppa subito fiamme molto alte, ma si esaurisce in breve tempo.
  • Fuori dal seminato Al di fuori di un argomento definito, fuori tema. Vedi anche Uscire dal seminato.
  • Fuori di testa Essere ubriaco o pazzo a tal punto da non ragionare.
  • Fuori di melone Essere ubriaco o pazzo a tal punto da non ragionare, il melone rappresenta in questo caso la testa, la scatola cranica.
  • Furbetti della Marina
  • Furbetti del quartierino Un gruppo costituito da individui che si considerano astuti e potenti, ma che non riescono a dissimulare la loro grettezza provinciale.
  • Fu vera gloria? Vedi Ai posteri l'ardua sentenza.

G

  • Galeotto fu
  • Gambe in spalla L'atteggiamento di chi si dà a una fuga precipitosa.
  • Garantito al limone Un tempo assai diffuso ma ormai desueto, deriva da un vecchio spot pubblicitario di un detersivo per piatti.
  • Gatta ci cova Dietro l'apparente tranquillità, qualcosa sta succedendo.
  • Gatta da pelare Un lavoro noioso e difficile.
  • Gatta morta
  • Gatto di marmo
  • Gelare il sangue nelle vene Provocare improvviso terrore.
  • Gettare acqua sul fuoco Chi getta acqua sul fuoco, lo fa per tentare di spegnerlo.

Allo stesso modo, usando la frase come metafora, si intende dire che qualcuno sta cercando di placare una lite o di porre rimedio ad una situazione imbarazzante. Gettare benzina sul fuoco È una versione più recente della locuzione tradizionale gettare (o versare) l'olio sul fuoco, e ha ormai quasi soppiantato la frase originale. Il senso della metafora è chiaro: chi "getta benzina", lungi dall'essere interessato a placare un litigio o una polemica, ha invece intenzione di ravvivarlo. Altre varianti: aggiungere legna al fuoco e soffiare sul fuoco.

  • Gettare fango su Screditare, parlar male di qualcuno, qualche cosa.
  • Gettare il bambino con l'acqua sporca L'espressione proverbiale stigmatizza l'atteggiamento di chi, comportandosi avventatamente, perde qualcosa di prezioso che doveva conservare: al modo di un'ipotetica madre che distrattamente gettasse via il bambino insieme all'acqua adoperata per lavarlo.
  • Gettare la spugna Arrendersi. Deriva dal gergo del pugilato quando per arrendersi all'avversario si gettava simbolicamente la spugna usata dai "secondi" per lavare le ferite del combattimento.
  • Giorni della merla i giorni più freddi dell’anno, quelli di fine gennaio.
  •  
  • Giuro sulla testa dei miei figli Si usa fare questo tipo di affermazione, per dare prova del fatto che ciò che si sta per dire è la pura verità, tanto da mettere a rischio la decapitazione dei nostri figli; questo dovrebbe dare prova a chi ascolta della sincerità di chi giura.
  • Gli anni verdi
  • Gola profonda In origine l'espressione inglese "Deep Throat" era il titolo di un film, il primo mediometraggio di genere pornografico, realizzato nel 1972 da Gerard Damiano. Il termine assume un significato completamente diverso nell'estate 1972, con lo scoppio dello scandalo Watergate: "Gola Profonda" (Deep Throat) era infatti il nome in codice usato dai cronisti del Washington Post, Carl Bernstein e Bob Woodward per indicare una loro fonte, la cui identità sarebbe stata rivelata solo nel 2005 (si trattava di William Mark Felt, numero due dell'FBI). Da allora il termine Gola Profonda contraddistingue per antonomasia tutte le fonti che i giornalisti decidono di non divulgare e, in generale, le persone che "parlano troppo".
  • Grilli per la testa Relativamente a idee e pensieri di qualcuno, idee poco chiare e limpide e tali da rendere inaffidabile la persona che se ne faccia portatore.
  • Grillo parlante È il personaggio de Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, che cerca di richiamare il protagonista sulla retta via (in psicologia può essere considerato come un'originale rappresentazione del super ego). Per la sua insistenza, il grillo risulta poco simpatico sia al protagonista che ai lettori. Nell'italiano colloquiale e giornalistico il "grillo parlante" è un personaggio che insiste a raccontare le verità più spiacevoli.
  • Groviglio di vipere
  • Gusto pieno della vita Espressione entrata nell'italiano colloquiale da uno spot pubblicitario degli anni ottanta, reclamizzante un amaro alle erbe.

H

  • Hai visto mai Espressione utilizzata all'inizio di frase per dare un avvertimento. Es: Stai attento! Hai visto mai incontri qualche maniaco!
  • Ho visto cose che voi umani "Ne ho viste delle belle". Citazione da Blade Runner.
  • Houston, abbiamo un problema Frase tratta dalla cronaca dell'esplorazione spaziale: l'Apollo 13 fu una sfortunata missione spaziale americana facente parte del programma Apollo. Sarebbe dovuta essere la terza missione a sbarcare sulla Luna, invece è diventata celebre per il guasto che impedì l'allunaggio e rese assai difficoltoso il rientro sulla Terra. Il guasto fu annunciato il 13 aprile 1970 dagli astronauti alla base della NASA a Houston (Texas) con la frase "Houston, abbiamo un problema" (in realtà la frase realmente pronunciata dall'astronauta John Swigert fu "Okay, Houston, we've had a problem here" ("OK, Houston, qui abbiamo avuto un problema"). L'espressione (che in un primo momento fu effettivamente sottovalutata dai responsabili della missione a terra) è un classico esempio di understatement, e viene ancora usata per indicare in modo ironico l'insorgenza di una difficoltà improvvisa e dagli esiti difficilmente prevedibili.

 

 

  • Il becco di un quattrino Letteralmente "La scheggiatura di una moneta", in espressioni come Non ho il becco di un quattrino: "Non ho neanche mezzo soldo".
  • Il bel tacer non fu mai scritto proverbio che spiega come spesso sia meglio non dir niente piuttosto che aprir bocca. Da cui "il bel tacer", che appunto perché non è parlato, non può nemmeno essere scritto.
  • Il che è tutto dire La qual cosa già esprime tutto in sé (e non c'è altro da aggiungere).
  • Il dado è tratto Dal latino Alea iacta est: ormai non si può più tornare indietro. La frase è attribuita da Svetonio (De vita Caesarum) a Giulio Cesare, che l'avrebbe pronunciata dopo aver varcato, nella notte del 10 gennaio 49 a.C., il fiume Rubicone alla testa di un esercito, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato dentro i confini dell'Italia. Con lo stesso significato viene adoperata anche l'espressione passare il Rubicone. La frase latina è anche tradotta in Il dado è tratto.
  • Il migliore dei mondi possibili Tout va pour le mieux dans le meilleur de mondes possibles ("Tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili" è la frase ricorrente adoperata da Pangloss, uno dei personaggi del "racconto filosofico" Candido (Candide ou de l'optimisme) di Voltaire. In questa frase l'autore condensava, in maniera paradossale e polemica, il pensiero del filosofo Leibniz, dal lui giudicato eccessivamente ottimista. L'espressione viene ancora usata nello stesso senso ironico.
  • Il mio nome è Bond. James Bond. È l'espressione ricorrente con cui James Bond (la spia inglese creata dallo scrittore Ian Fleming e protagonista della più longeva serie di film di spionaggio) si presenta ai suoi interlocutori. Viene spesso riutilizzata in chiave parodica.
  • Il mio regno per un cavallo Una celeberrima citazione shakespeariana, dal Riccardo III (Atto V, scena IV); è il protagonista omonimo, sconfitto sul campo di battaglia, a esclamare:

A horse! a horse! my kingdom for a horse! ("Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo).
Se l'intenzione dell'autore era sottolineare la viltà del personaggio, oggi l'espressione viene usata soprattutto in senso parodico. Si offre "il proprio regno" per un oggetto che si considera molto più importante di quanto non sia per gli interlocutori.

  • Il palazzo dei veleni
  • Il pelo nell'uovo Cercare il pelo nell'uovo (dove peli naturalmente non possono trovarsi), indica un eccesso di minuziosità e pignoleria: l'espressione, molto antica, è in qualche modo analoga a Spaccare il capello in quattro. In Modi di dire proverbiali e motti popolari italiani (1875), L. Passarini suggerisce che in origine "uovo" significasse "testa calva".
  • Il porto delle nebbie È il titolo italiano di un celebre romanzo giallo di Georges Simenon. Negli anni ottanta si diffuse in ambito giornalistico il soprannome di "porto delle nebbie" per la procura di Roma, a causa di una serie di episodi poco chiari e di veri e propri insabbiamenti.
  • Il re è nudo Nella fiaba I vestiti nuovi dell'imperatore (1837), Hans Christian Andersen racconta di un bambino che, solo durante una parata imperiale, ha il coraggio di affermare a voce alta quello che tutti ben sanno: che l'imperatore, appunto è nudo. Nell'uso comune l'"imperatore" è diventato un "re": esclamando "il re è nudo", si vuole affermare una verità ovvia, ma che la maggioranza delle persone si rifiuta di riconoscere.
  • (Mettere) il sale sulla coda Far scappare via. Soprattutto un tempo, per far scappare i lupi o i cani randagi, si sparava con un fucile caricato con sale sul posteriore dell'animale, in modo da non ucciderlo. Il sale, penetrato nelle carni, produceva comunque un forte bruciore.
  • Il troppo stroppia Una eccessiva quantità produce un effetto negativo.
  • Imparare la lezione Prendere insegnamento da un proprio errore.
  • In alto i cuori Dal latino sursum corda, nel rito della Messa secondo il rito romano della chiesa cattolica.
  • In anteprima assoluta Per la prima volta. L'espressione, tratta dal mondo dello spettacolo, è usata in modo scherzoso introducendo qualcosa che dovrebbe costituire una novità.
  • In bocca al lupo! Auguri.
  •  
  • (Navigare) in cattive acque Trovarsi in una situazione difficile
  • In cerca d'autore L'espressione è diventata d'uso comune dopo il successo del dramma Sei personaggi in cerca d'autore (1921), di Luigi Pirandello), in cui sei personaggi di un testo teatrale incompiuto cercano l'autore che possa completare la loro storia. Analogamente, una persona o un'opera "in cerca di autore" denunciano la propria incompletezza o la mancanza di una propria identità.
  • In comode rate Espressione ricorrente nelle televendite, che sottolinea la comodità dei pagamenti dilazionati.
  • Indorare la pillola In passato i farmacisti avevano l'abitudine di dorare o argentare le pillole per renderle piacevoli almeno alla vista. Da qui l'espressione, che in senso figurato significa: "tentare di rendere meno sgradevole un discorso o un evento".
  • Indovinala grillo
  • In fin dei conti Dopo tutte le considerazioni fatte.
  • In gamba Genericamente capace, riferito a una persona che sa come agire. Può essere usata anche come esortazione ad agire con determinazione: In gamba!.
  • Ingannare il tempo Passare il tempo, trascorrere un periodo di tempo in maniera piacevole.
  • In guisa di In parole povere

Detto in termini più semplici, di uso comune. Usata anche per introdurre un riassunto di poche parole su ciò che si è appena detto in maniera più esaustiva.

  • In principio È l'incipit del libro della Genesi e quindi dell'intera Bibbia, in tutte le più diffuse versioni latine e italiane.
  • In principio era il verbo È l'incipit del Vangelo secondo Giovanni, in tutte le più diffuse versioni latine e italiane.
  • In quel tempo Locuzione usata spesso nei Vangeli e nella Liturgia della Parola nella Messa per iniziare i brani riguardanti episodi della vita di Gesù.
  • In solido
  • In un battibaleno Molto velocemente.
  • In un certo qual modo In verità in verità vi dico

Espressione tratta dal Vangelo, che introduce un'affermazione che ad esempio contrasta con l'interpretazione corrente o l'opinione comune.

  • I puntini sulle i L'introduzione del segno grafico del puntino (all'inizio un piccolo accento acuto) sulla i minuscola, per distinguerla dalla m, dalla n e dalla u (tutte molto simili nell'alfabeto gotico) risale all'umanesimo, ma si diffuse soprattutto con il successo della stampa. Naturalmente, nei primi tempi l'innovazione fu rifiutata da molti professionisti della scrittura, che la ritenevano un'inutile pignoleria: a tutt'oggi l'espressione mettere i puntini sulle i stigmatizza l'atteggiamento eccessivamente scrupoloso del pignolo. Presente anche nella variante mettere i puntini sulle i e le stanghette sulle t.
  • I ragazzi di via (della via)
  • Isola felice Luogo dove non sono presenti i problemi che invece affliggono altri posti.
  • I soliti ignoti
  • I soliti noti
  • Italiano medio
  • I'vo gridando pace pace pace

J

  • J'accuse "Atto di accusa". Ha pronunciato il suo j'accuse. Dal titolo della celebre lettera aperta del 1898 con cui Émile Zola intervenne nell'Affaire Dreyfus.

L

  • La calunnia è un venticello
  • Lacci e lacciuoli intoppi di ogni tipo.
  •  
  • L'acqua alla gola Nelle espressioni «avere l'acqua alla gola», «essere con l'acqua alla gola» indica una situazione disperata, simile a quella di chi sta per essere sommerso dall'acqua.
  • Lacrime e sangue L'espressione trae origine da una celebre frase pronunciata dal Primo Ministro britannico Winston Churchill a tre giorni dal suo insediamento, il 13 maggio 1940 ([2]). Il Regno Unito era appena entrato in guerra contro la Germania. I have nothing to offer but blood, toil, tears, and sweat. ("Non ho altro da offrire che sangue, sacrifici, lacrime e sudore") Nell'italiano l'espressione è di solito contratta a un'endiadi di due soli elementi. Promettere lacrime e sangue (o anche "lacrime e sudore", "sudore e sacrifici", ecc.) significa preparare i propri sottoposti a una fase, ritenuta necessaria, di austerità e impoverimento.
  • L'affare s'ingrossa Espressione con allusione sessuale, usata spesso nel lessico giornalistico.
  • L'ago nel pagliaio Espressione usata tipicamente in senso metaforico per indicare una cosa molto difficile da realizzare se non addirittura impossibile, come lo sarebbe trovare un ago in un pagliaio.
  • L'altra metà del cielo L'espressione metaforica, riferita alle donne, è di origine cinese, ed è da molti attribuita a Mao Tse Tung: di certo si è diffusa nel mondo occidentale in seguito alla Grande Rivoluzione Culturale. Da notare che mentre in italiano la traduzione più frequente dello slogan è "le donne sono l'altra metà del cielo" (analogamente al francese: "les femmes sont l'autre moitié du ciel"), in inglese la versione più diffusa è "women hold up the other half of the sky" ("le donne reggono l'altra metà del cielo").
  • La carne è debole La tentazione di cedere a un peccato è facile. Citazione evangelica (cfr. Il Vangelo secondo Marco, 14,38: Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole.
  • La luna nel pozzo
  • La mafia non esiste
  • L'amaro calice Nei tre vangeli sinottici, è riportata la preghiera di Gesù al Padre nell'orto di Getsemani dopo l'ultima cena: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! In questo e altri passi del Vangelo, il calice (a volte amaro) è un'allegoria del martirio. Gesù in realtà non fa che citare l'Antico testamento, dove più volte (per esempio nei Salmi e nel Libro di Geremia compare l'immagine di un calice amaro da bere "fino alla feccia". Oggi l'immagine richiama ancora l'idea del martirio, o perlomeno di un'azione dolorosa che deve essere compiuta fino in fondo, malgrado le esitazioni.
  • La matassa s'infittisce (s'ingarbuglia) È un calco dell'espressione idiomatica inglese the plot thickens. Viene usata nella letteratura (solitamente di genere) e nel giornalismo, per segnalare che una storia sta diventando sempre più complessa e ingarbugliata.
  • Lampo di genio
  • La religione è l'oppio dei popoli frase di Karl Marx.
  • Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate Citazione dei primi versi del terzo canto dell'Inferno di Dante. Questa frase è scritta, nel libro di Dante, sulla porta dell'Inferno.
  • La sventurata rispose
  • La testa fra le nuvole Chi ha la testa tra le nuvole è assorbito in pensieri vaghi, che gli impediscono di concentrarsi.
  • Latte alle ginocchia
  • Le chiacchiere stanno a zero I fatti sono così chiari e incontrovertibili che qualsiasi cosa si voglia dire non ha più nessun valore.
  • Le donne i cavalier...
  • Lei m'insegna
  • Lei non sa chi sono io come si permette di dirmi questo?
  • Le parole sono importanti
  • Le ultime parole famose dicesi quando detta una cosa data per certa, avviene l'incontrario.
  • Licenza di uccidere Espressione tratta dal titolo di un film della serie di James Bond.
  • L'importante è la salute Lo si dice per consolarsi quando le cose vanno male.
  • L'ira funesta Tratta dai primi versi dell'Iliade di Omero, nella traduzione di Vincenzo Monti.
  • L'isola che non c'è
  • L'ora delle decisioni irrevocabili Frase pronunciata da Benito Mussolini il 10 giugno del 1940 nel celebre discorso con cui il duce annunciò l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania nazista. È una versione più roboante de "il dado è tratto": è arrivato il momento di prendere decisioni fondamentali, che in seguito non potranno essere più cambiate.
  • Lo scemo del villaggio
  • Lo stato delle cose
  • Lotta dura senza paura
  • Lotta senza esclusione di colpi Nei duelli regolamentati è la frase che afferma che qualsiasi azione atta a far danno è consentita. Al contrario, nello sport ci sono sempre regole che limitano i colpi che si possono portare e le parti del corpo che è possibile colpire. Da ciò la frase è stata mutuata e utilizzata in molti campi per dire che la competizione ha raggiunto livelli per i quali si utilizzano anche azioni scorrette.
  • Luce dei miei occhi Si dice di qualcuno che è così importante per sé stessi da illuminare la propria vita, a darle un senso, a far vedere il mondo sotto un'ottica diversa e più positiva.
  • Lungo come la Quaresima Lo si dice di qualcosa o qualcuno molto lento.
  • Lungo come una Messa cantata Lo si dice di qualcosa o qualcuno molto lento.

M

  • M'ama non m'ama È l'attività vaticinante, del tutto romantica, di strappare da una margherita un petalo alla volta formulando ad ogni petalo, alternativamente, "m'ama" e "non m'ama", riferito, ovviamente, alla persona amata. L'ultimo petalo della margherita fornirebbe il responso finale.
  • Ma anche no
  • Mai dire mai Espressione idiomatica che significa pressappoco "Mai essere certi di non cambiare idea in futuro". La sua popolarità è legata ad un celebre film di James Bond, Never say never again, il cui titolo italiano è, appunto, Mai dire mai.
  • Mai e poi mai Mai adesso e per sempre. Indica con forza l'intenzione di non fare, o di evitare qualcosa per sempre.
  • Mal d'Africa
  • Male di vivere "A me la vita è male", scrive il poeta Giacomo Leopardi nel celebre Canto notturno di un pastore errante dell'Asia (1829-1830). L'espressione viene ripresa, un secolo dopo, in una delle poesie più celebri degli Ossi di seppia (1925) di Eugenio Montale:Spesso il male di vivere ho incontrato / era il rivo strozzato che gorgoglia. L'espressione, che definisce una sofferenza non circoscritta al solo poeta o all'umanità, ma a tutte le forme di vita, è rimasta famosa.
  • Mancare di parola: non mantenere le promesse.
  • Mandare allo sbaraglio: mandare qualcuno senza difese incontro alla rovina. L'espressione deriva dal lessico militare.
  • Mandare a monte: annullare, provocare il fallimento.
  • Mandare a quel paese: allontanare qualcuno o zittirlo in malo modo.
  • Mandare a spasso / a casa: licenziare.

e dire ai podestà che faccian davvero; se no, mandarli a spasso e metterne de’ meglio (Alessandro Manzoni, I promessi sposi).

  • Mangiapane a tradimento / a ufo: Chi approfittà dell'ospitalità altrui.
  • Mangiare a quattro palmenti: mangiare con grande voracità. I "palmenti" erano le macine dei mulini fluviali; i mulini più grandi erano dotati di tre o quattro palmenti.
  • Mangiare con gli occhi: desiderare violentemente (e visibilmente) qualcosa o qualcuno.
  • Mangiare il radicchio per la radice Espressione dialettale modenese che significa morire ed essere sepolti. Sottoterra si mangia metaforicamente il radicchio per la radice.
  • Mangiare la foglia "Capire al volo"; intendere prontamente le intenzioni altrui. Secondo il linguista Ugo Enrico Paoli "foglia" è un plurale collettivo: il motto si riferirebbe al bestiame d'allevamento, che si divide in due gruppi: i lattanti e gli animali adulti che hanno già cominciato a mangiare la ... foglia.
  • Mangiare la minestra o saltare la finestra Adeguarsi alle circostanze.
  • Mangiare la polvere Detto di chi si trova ad inseguire qualcun altro che è invece ben più veloce. Si usa anche in senso figurato. Deriva probabilmente dalle corse coi cavalli in cui il primo, correndo, alzava un polverone che gli inseguitori erano costretti a subire tanto da sentire i granuli di polvere tra i denti. Non è sinonimo di "Mordere la polvere".
  • Mangiare nella stessa scodella: essere in grande intimità con qualcuno, dividere le difficoltà della vita con qualcuno. “Un tempo don Bastiano e tu mangiavate nella stessa scodella” (Ignazio Silone, Fontamara).
  • Mangiarsi/mordersi le mani: pentirsi, rammaricarsi per le scelte fatte.
  • Mangiarsi vivo qualcuno: rimproverarlo con severità
  • Mani pulite Chi non si considera implicato in faccende disoneste ("sporche"), si può vantare di avere "mani pulite". L'espressione si è diffusa ancora di più negli anni novanta, durante l'omonima inchiesta del tribunale di Milano che scosse dalle fondamenta il mondo politico italiano.
  • Mantenere le distanze: rifiutarsi di entrare in confidenza con qualcuno.
  • Manu militari Espressione di origine latina usata spesso in ambito politico per indicare forme di abuso e di uso della forza.
  • Marcare stretto Dal lessico calcistico: mantenere un controllo pressante su qualcuno, in attesa di coglierlo in fallo.
  • Marcare visita: darsi malato
  • Marchiare a fuoco: infamare qualcuno, attribuendogli una nomea indelebile.
  • Marinare la scuola: non andare a scuola all’insaputa di insegnanti e genitori.
  • Meditate gente meditate: invito alla riflessione utilizzato da moralisti improvvisati.
  • Mela marcia Lo si dice di una cattiva persona.
  • Menare il can per l'aia Tergiversare, parlare senza concludere nulla.
  • Menar le mani: picchiare
  • Me ne lavo le mani Il Vangelo secondo Matteo racconta che Ponzio Pilato, procuratore della Giudea, dopo aver tentato di scagionare Gesù davanti alla folla in tumulto, "presa dell'acqua, si lavò le mani dinanzi al popolo dicendo: Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi" (27,24). Lavandosi le mani davanti alla folla, Pilato compie un gesto simbolico: nel momento in cui la condanna a morte di Gesù è ormai un problema di ordine pubblico, il procuratore vuole almeno rendere evidente a tutti la sua disapprovazione per il martirio di colui che reputa un "giusto". Nell'uso quotidiano, l'espressione lavarsene le mani è adoperata per chiamarsi fuori da un evento che si ritiene ormai inevitabile ma che comunque si disapprova.
  • Mettercela tutta: impegnarsi in qualcosa al massimo delle forze
  • Metterci del proprio: ricamare su un fatto, aggiungendo dettagli di propria invenzione.
  • Metterci lo zampino: intromettersi in un affare.
  • Metterci una pietra sopra: considerare chiusa per sempre una vicenda.
  • Metterci una pezza / una toppa: trovare un rimedio precario, provvisorio.
  • Mettercisi di buzzo buono: agire con un grande sforzo personale per ottenere uno scopo.
  • Mettere a ferro e fuoco: devastare, distruggere.
  • Mettere a nudo / allo scoperto: rivelare tutti gli aspetti di una situazione senza reticenze.
  • Mettere a pane e acqua: punire, affamare
  • Mettere a punto: mettere una macchina nelle condizioni ottimali per funzionare.
  • Mettere a segno: eseguire con successo.
  • Mettere a tacere: ottenere in modo più o meno diretto il silenzio su un determinato avvenimento.
  • Mettere al bando: allontanare qualcuno da una comunità.
  • Mettere al corrente: informare, aggiornare
  • Mettere al mondo: generare, partorire
  • Mettere al muro: fucilare, punire
  • Mettere all’indice: proibire una determinata opera o pubblicazione. Dall'Indice dei libri proibiti
  • Mettere alla berlina / alla gogna: esporre al pubblico ludibrio, deridere o svergognare qualcuno davanti a tutti.
  • Mettere alla porta: allontanare, licenziare, cacciare senza tanti complimenti.
  • Mettere alla sbarra: giudicare qualcuno molto duramente.
  • Mettere alle strette: costringere qualcuno a fare qualcosa che voleva evitare.
  • Mettere bocca/lingua/becco: intromettersi nelle faccende altrui.
  • Mettere con le spalle al muro: costringere qualcuno a fare qualcosa impedendogli qualsiasi altra possibilità.
  • Mettere conto: avere importanza, valere la pena. “In questo paese non mette conto di leggere”. (Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli).
  • Mettere fuori strada: indurre in errore, sviare.
  • Mettere gli occhi addosso: desiderare una persona o una cosa.
  • Mettere i bastoni fra le ruote Intralciare l'attività di qualcuno. L'inserimento di bastoni tra i raggi delle ruote di un carro provoca inevitabilmente il suo blocco.
  • Mettere il cappello su qualcosa: riservarsi una posizione importante in un affare o progetto.
  • Mettere il cuore oltre l’ostacolo: gettarsi in un’impresa con entusiasmo e generosità, senza riflettere troppo sulle difficoltà.
  • Mettere il dito nella piaga: toccare un problema delicato
  • Mettere il muso / il broncio: imbronciarsi, esibire il proprio disappunto con un’espressione corrucciata.
  • Mettere le mani avanti Incominciare a discolparsi.
  • Mettere radici Stabilirsi radicalmente in un luogo.
  • Metterla bene cavarsela senza troppi danni dopo un grosso rischio
  • Mettersi il cuore in pace Rassegnarsi.
  • Mettersi nei panni di qualcuno Invito a indossare metaforicamente i vestiti di qualcuno per riflettere sulle sue azioni dopo essersi immedesimato nelle sue condizioni.
  • Mettete dei fiori nei vostri cannoni Uno slogan pacifista nato probabilmente negli anni sessanta in California. Oggi viene usato anche per parodiare e irridere le istanze pacifiste meno realistiche.
  • Mi è sembrato di vedere un gatto Questa espressione deriva dalla parole pronunciate spesso dal canarino Titti (Tweety nel cartone originario americano), personaggio del cartone animato Gatto Silvestro, creato dalla Warner Brothers. Quando si accorge che il gatto è nelle vicinanze pronuncia le parole Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto.
  • Mina vagante Lo si dice di un individuo o una questione potenzialmente molto dannosa, da un momento all'altro senza preavviso.
  • Minestra riscaldata Lo si dice di un ritorno ad una situazione o ad una soluzione passata per mancanza di alternative, che probabilmente sarà fonte di una delusione.
  • Missione impossibile Un compito molto difficile da realizzare. Dal titolo di una popolare serie televisiva degli anni cinquanta, Missione impossibile, che ha più recentemente ispirato un fortunato ciclo di film, Mission Impossible (1996-2006) con Tom Cruise.
  • Molto rumore per nulla Dal titolo di una celebre commedia teatrale di William Shakespeare: Much ado about nothing scritta tra il 1598 e il 1599.
  • Montarsi la testa Sopravvalutarsi.
  • Mordere il freno Essere molto impazienti.
  • Mordere la polvere Morde la polvere chi è sconfitto in modo umiliante. L'espressione, un po' incongrua (la polvere, propriamente, non si può mordere) trae origine dai campi di battaglia del passato, dove i cavalieri disarcionati, costretti a mangiare la polvere alzata dal suolo, erano l'immagine stessa della sconfitta. Nell'antichità, in ogni caso, lo sconfitto mordeva la terra più che la polvere. Si veda per esempio Virgilio (Eneide XI, 669): mandit humum; e più tardi Torquato Tasso (Gerusalemme liberata, 20,29): La terra ove regnò, morde morendo. L'espressione si trova pressoché identica nella lingua inglese ("to bite the dust"), ed è stata immortalata dai Queen con la celeberrima canzone Another One Bites the Dust, scritta dal loro bassista John Deacon. Non è sinonimo di "Mangiare la polvere".
  • Mordersi la lingua Sforzarsi di tacere.
  • Morire dal ridere Ridere così tanto da accasciarsi al suolo privo di forze e in preda al dolore.
  • Morire di sonno Avere tanto sonno da non riuscire più a restare svegli.
  • Mostro sacro Indica una persona con notevoli doti di saggezza, talento, esperienza, in un determinato ambito, tali da renderla emblematica.
  • Muoia Sansone con tutti i Filistei Espressione che indica il comportamento di colui che pur di compiere la sua vendetta è consapevolmente disposto ad andare incontro al medesimo destino delle sue vittime. La locuzione deriva da un passo dell'Antico Testamento (Libro dei Giudici, XVI, 30) in cui Sansone fece crollare l'abitazione nella quale si trovava con tutti i Filistei, provocando oltre alla loro morte anche la propria.

N

  • Nascere con la camicia Il detto allude alla tradizione popolare per cui nel Medioevo i bambini che nascevano ancora avvolti nel sacco amiotico erano considerati particolarmente fortunati. Paolo Minucci, nelle sue Note al Malmantile riacquistato, descrive così questa usanza: Dicono le levatrici che talvolta nascono bambini con una certa spoglia sopr' alla pelle, la quale spoglia non si leva loro subito nati, ma si lascia e casca poi da sé in processo di giorni; e tal creatura da esse si dice 'nata vestita', ed è preso per augurio di felicità di tale creatura.
  • Nascondersi dietro un dito/dietro una foglia di fico Negare l'evidenza.
  • Navigare a vista Agire senza essere sicuri di quello che si sta facendo.
  • Né carne né pesce Il detto esiste in altre lingue europee (ad esempio in inglese: "neither fish nor fowl"), con diverse varianti. In un primo tempo forse si riferiva alla carenza di cibo (se non c'è "né carne né pesce", rimane ben poco); oggi viene usato soprattutto per caratterizzare (di solito in senso negativo) una persona o un prodotto che non si riescono a ricondurre a categorie note.
  • Nel blu dipinto di blu È il titolo di una delle più famose canzoni italiane del secondo dopoguerra, lanciata nel 1958 da Domenico Modugno e Johnny Dorelli (forse ancora più nota nel mondo come "Volare"). L'espressione viene usata a volte nel parlato per indicare una situazione estremamente piacevole, in cui sembra di galleggiare nell'aria.
  • Nella misura in cui
  • Nella morsa del gelo È una tipica espressione giornalistica con cui spesso in Italia si descrive la situazione di una regione o una provincia improvvisamente colpite da un clima rigido. In realtà è un'espressione enfatica e paradossale, con cui molto spesso si cerca di creare attenzione intorno a un fatto in sé per nulla eccezionale. Per questo motivo è spesso criticata o utilizzata a fini parodici.
  • Nemico pubblico (numero uno) Nel 1930 J. Edgar Hoover, direttore dell'FBI, utilizza il termine "public enemies" per indicare un gruppo di criminali 'professionisti', in cima alle liste dei ricercati. L'espressione avrà successo anche nella sua traduzione letterale italiana, "nemici pubblici", anche se non è mai stata adoperata in sede ufficiale. Il "nemico pubblico numero uno" è naturalmente il più pericoloso criminale in circolazione: l'espressione viene spesso usata con intento parodico, per indicare un personaggio maldestro o diversamente 'pericoloso'.
  • Nessuno è perfetto
  • Nessuno mi ama
  • Niente di nuovo sotto il sole "Al mondo non c'è mai nulla di nuovo": la frase è una citazione della Bibbia, presa dal libro del Qoelet (o Ecclesiaste) 1, 10. Vedi anche le versioni latine del detto.
  • Niente di nuovo sul fronte occidentale Titolo di un libro di Erich Maria Remarque, in cui un giovane narra gli orrori della Prima guerra mondiale da lui vissuti in prima persona. L'espressione viene impiegata per indicare l'assenza di novità rilevanti, in relazione a persona o situazione di comune e sottintesa conoscenza con l'interlocutore.
  • Niente panico
  • Niente popò di meno che niente meno che.
  • Non arrivare a mangiare il panettone Lo si dice a proposito di qualcuno il cui incarico o attività ha ormai vita breve.
  • Non avere né arte né parte Qualcuno che non dimostra particolari competenze, né ha le conoscenze necessarie per intraprendere una qualsivoglia carriera: il termine "arte" fa riferimento alle omonime corporazioni medievali, che riunivano i lavoratori a seconda del loro mestiere o della loro categoria; la parte era invece il "partito" (la "Parte guelfa", la "parte Ghibellina"): quindi chi non aveva nè Arte nè Parte non si poteva riconoscere in alcun corpo socialmente e professionalmente organizzato e non aveva alcun indirizzo da seguire o scopo verso il quale impegnarsi.
  • Non avere paura neanche del diavolo Essere estremamente coraggiosi.
  • Non avere più gli occhi per piangere: aver pianto anche troppo per poter versare altre lacrime.
  • Non avere più nulla da perdere Essere disposti a tutto.
  • Non c'è storia: non si discute.
  • Non ce n'è per nessuno
  • Non ci metto la scala Non ho alcun problema a eseguire ciò che mi dici.
  • Non ci sono più le mezze stagioni L'idea che le "mezze stagioni" (primavera e autunno), stiano via via scomparendo, lasciando il posto a un inverno sempre più rigido e a un'estate sempre più afosa, è un celebre luogo comune, spesso adoperato come frase di circostanza, usata per riempire una discussione caduta nel silenzio.
  • Non c'è trippa per gatti Frase attribuita al famoso Sindaco di Roma Ernesto Nathan (1907), che, alle prese con le ristrettezze finanziarie del Comune, iniziò una serie di tagli al bilancio, tra cui anche per la somma che si stanziava per sfamare i gatti, che - allora come oggi - vivevano tra gli antichi ruderi della capitale.
  • Non è cosa "Non è il caso", "Non vale la pena", "non è corretto fare così". È un espressione tipica del vernacolo napoletano.
  • Non è uno sport per signorine È uno sport duro, in cui ci si può fare del male.
  • Non è vero ma ci credo L'espressione, diventata proverbiale in seguito al successo dell'omonimo testo teatrale di Peppino De Filippo (rappresentato per la prima volta nel 1942 e portato sul grande schermo dieci anni più tardi), descrive l'atteggiamento di chi, pur dimostrando una certa cultura, non riesce a liberarsi da superstizioni della tradizione popolare.
  • Non lo fo per piacer mio
  • Non passare per l'anticamera del cervello non venire a mente neanche alla lontana
  • Non ragioniam di lor, ma guarda e passa, da Dante Alighieri
  • Non sanno quello che fanno. (Vedi Padre, perdona loro).
  • Non saper tenere neanche la piscia Lo si dice di una persona che non riesce a tenere un segreto.
  • Non si interrompe un'emozione
  • Non si processa
  • Non ti curar di lor, ma guarda e passa (vedi anche Non ragioniam di lor, ma guarda e passa).
  • Non valere un tubo (un soldo bucato) Valere poco o nulla.
  • Non valere un'acca Valere davvero poco: come la lettera H, che nella lingua italiana non viene pronunciata.
  • Non vedere neanche un prete nella neve Essere ciechi o ingenui a tal punto che non si vede nemmeno un prete vestito di nero nella neve bianca.
  • Nuoce gravemente alla salute L'espressione è diventata ricorrente da quando, a parire dagli anni novanta, è comparsa sui pacchetti di sigarette e sulle confezioni di altri generi di conforto, in ottemperanza a una legge che voleva sottolinearne la pericolosità. Viene spesso adoperata in senso parodico.

O

  • Occhio alla penna Avvertire qualcuno.
  • Ogni morte di papa: relativo ad un evento che si verifica con rarità
  • Ora e sempre
  • Ore piccole Sono naturalmente le ore dalla mezzanotte al primo mattino: fare le ore piccole significa restare svegli fino a una tarda ora. L'espressione ore piccine era già attestata nel Vocabolario della Crusca (1612). Malgrado la vita notturna si sia decisamente prolungata, "ore piccole" si adopera spesso ancora oggi col medesimo significato.
  • Orecchie da mercante Ecco un caso di sordità selettiva noto fin dall'antichità: i mercanti (specie durante una contrattazione) sentono solo quello che fa loro comodo. Per questo fare orecchie da mercante significa ignorare le cose che non si vogliono ascoltare.
  • Orinare contro la luna: tentare l'impossibile
  • Oro colato
  • Ottimo e abbondante

P

  • Pace in terra agli uomini di buona volontà Dal latino Pax in terra hominibus bonae voluntatis; è una formula rituale tratta dalla messa cattolica (la preghiera detta Gloria.
  • Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno Sono le prime parole di Gesù Cristo sulla croce, secondo il Vangelo di Luca (23, 64). L'espressione viene spesso utilizzata per biasimare un gruppo di persone che compie decisioni avventate.
  • Paganini non ripete
  • Paese di Bengodi/Cuccagna Per Paese di Cuccagna si intendeva nel medioevo un luogo fantastico dell'abbondanza, documentato nella storia del folklore, della letteratura e dell'arte. Il termine cuccagna potrebbe derivare dal latino medievale Cocania; la radice Coc alluderebbe ai dolciumi (come nel tedesco Kuchen). Altri nomi utilizzati: Bengodi, paese di ser Godigliano, India Pastinaca, Paese dei Balocchi (quest'ultimo è un'invenzione più recente: compare ne Le avventure di Pinocchio).
  • Paga Pantalone L'espressione viene utilizzata per commentare uno spreco di denaro, alludendo al fatto che alla fine a pagare sarà sempre il solito (il cittadino, lo Stato, ecc.). Pantalone è la nota maschera veneziana, personaggio della commedia dell'arte.
  • Pagare il fio pagare il debito. (o la pena)
  • Pagare lo scotto dover sottostare a una rinuncia.
  • Palla al centro Espressione tipica del gergo dei commentatori calcistici: in questo sport, dopo ogni goal, la palla viene riposizionata al centro del campo.
  • Palla al piede Detto di persona o cosa che ostacola e crea fastidio solo per la sua esistenza. L'espressione deriva dalla palla di piombo che era legata con una catena alla caviglia dei prigionieri per impedire loro una rapida fuga.
  • Pane al pane e vino al vino Parlare chiaro.
  • Parente alla lontana dicesi di persona che appartiene al nostro albero genealogico ma in maniera marginale
  • Pape Satan aleppe
  • Pappa e ciccia Buoni amici, che vanno insieme, come il primo e il secondo piatto di un pasto. Sinonimo di culo e camicia.
  • Parco buoi Quello che all'origine era una zona del mercato del bestiame è diventato, per metafora, l'espressione con cui viene designato, in modo sprezzante, l'insieme dei piccoli azionisti di una società per azioni, che non hanno i mezzi per conoscere il reale andamento della società e che quindi sono costretti ad affidarsi alle direttive degli azionisti più importanti.
  • Parigi val ben una messa Per ottenere quello che si vuole, bisogna fare dei compromessi. La frase è attribuita a Enrico IV, di fede ugonotta, che per ottenere il trono di Francia accettò di convertirsi al cattolicesimo.
  • Parla come mangi Parla con parole semplici.
  • Parlare alle spalle Parlare male di qualcuno in sua assenza.
  • Parlare a vanvera Nell'ambito del linguaggio comune, parlare a vanvera significa sostenere un discorso privo di consistenza. L'origine è assai dibattuta; prevale l'ipotesi che si tratti di un termine onomatopeico, di origine toscana, che imita il suono di chi farfuglia.
  • Parlare come un libro stampato Parlare in maniera forbita, ben documentata e appropriata, seguendo un discorso logico chiaro e lineare.
  • Parlare in punta di forchetta Ha origine dall'introduzione nelle tavole borghesi delle posate,che fu commentata dai contadini come una stupida esibizione di finta nobiltà. Il significato perciò è esprimersi, muoversi con esagerata ricercatezza.
  • Parli ora o taccia per sempre Dal rito cattolico del matrimonio: sono le parole con cui, prima di unire i due sposi il sacerdote invita chiunque abbia argomenti per opporsi l'unione a manifestarli in quel momento, o mai più.
  • Parole parole parole Sottolinea che non si arriva mai ai fatti. Riprende ironicamente, ma con un significato leggermente diverso, le parole di una nota canzone di Mina, Parole parole (1971, Chiosso - Del Re - Ferrio).
  • Partire in quarta Cominciare un attività in maniera veloce e impetuosa.
  • Passare a miglior vita Morire.
  • Passare il Rubicone Compiere un'azione dagli esiti irrevocabili. Caio Giulio Cesare, nel 49 a.C., decise di oltrepassare il fiume Rubicone (considerato a quel tempo il confine dell'Italia) alla testa delle sue legioni, malgrado le leggi della Repubblica lo vietassero. Vedi anche il dado è tratto.
  • Passare un brutto quarto d'ora subire una ramanzina
  • Passarla liscia uscire indenne da un guaio
  • Passata è la tempesta È stato superato il momento difficile, oppure se ne è andata una persona furiosa. Citazione del primo verso della poesia La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi.
  • Pazienza di Giobbe Giobbe è un personaggio della Bibbia dalla proverbiale pazienza. Dio mise alla prova la sua fede colpendolo duramente nelle cose a lui più care, uccidendogli il bestiame, distruggendogli il raccolto e arrivando a ucciderne i figli. Alla fine Dio avrebbe risarcito Giobbe di ciò che gli era stato tolto.
  • Patata bollente Problema di difficile soluzione da risolvere in fretta e che spesso viene scaricato da una persona ad un'altra. Il riferimento è appunto a una patata bollente che non si riesce a tenere in mano.
  • Pausa di riflessione bisogno di meditare, riposarmi, decidere.
  • Peccato di gola si intende il cibo, del quale abbuffarsi era ritenuto sconveniente nell'antichità.
  • Pecora nera Elemento negativo, o semplicemente isolato, di un gruppo, di una famiglia, ecc.
  • Pecorella smarrita Una persona che ha smarrito la strada, che deve essere recuperata. Dall'omonima parabola evangelica (vedi il Vangelo secondo Luca, 15,4). "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
  • Peggio che andare di notte Molto pericoloso. Muoversi di notte è sempre stato piuttosto pericoloso.
  • Pelare la gazza senza che strilli Imbrogliare qualcuno senza che se n’accorga.
  • Pelle d'oca
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  • Per così dire:come si suol dire / in altre parole si direbbe.
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  • Per filo e per segno Il riferimento è al filo che gli imbianchini un tempo tenevano teso sulla parete per creare una linea dritta, che andava poi ricalcata con grande attenzione. L'espressione è rimasta per indicare la precisione e la meticolosità con cui si compie un'azione.
  • Per un pelo Lo si dice quando si è corso un grosso rischio.
  • Per un pezzo di pane :vedi sotto
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  • Per un piatto di lenticchie In cambio di una miseria. L'espressione deriva dal Genesi (25,29-33) in cui si racconta di come Esaù vendette i suoi diritti di primogenitura al fratello Giacobbe in cambio appunto di un piatto di lenticchie.
  • Per un punto Martin perse la cappa L'obiettivo non è stato raggiunto per poco, ma comunque non è raggiunto. Deriva da una tradizione del XVI secolo in cui si racconta che il monaco Martin, abate del monastero di Asiello, non divenne priore perché sulla porta del convento, volendo scrivere "Porta patens esto nulli claudatur onesto" ossia " Stia aperta la porta, non si chiuda a nessun uomo onesto", mise un punto dopo la parola "nulli", e l'iscrizione divenne quindi:"La porta non si apra per nessuno, si chiuda per l'uomo onesto" .
  • Perdere il filo (del discorso) Dimenticarsi ciò che si stava dicendo, il più delle volte perché si è stati interrotti.
  • Perdere la bussola / Perdere la tramontana / Perdere la Trebisonda / Perdere le staffe Arrabbiarsi in maniera incontrollabile. Le staffe in questione sono gli anelli attacati alla sella del cavallo che permettono ai cavalieri di reggersi meglio coi piedi.
  • Perle ai porci Citazione evangelica dal Vangelo di Matteo (7,6): Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci ("Nolite dare sanctum canibus neque mittatis margaritas vestras ante porcos"), perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Passato nell'uso comune per indicare uno spreco di risorse, o una perdita di tempo, derivanti dal tentare di elevare persone infime.
  • Pescare nel torbido andare a cercare nel peggior posto
  • Pesce d'aprile Scherzo burlesco che si compie da tradizione il 1° di aprile. Anche fuori da tale data chi si sente burlato può esclamare "Che è? un pesce d'aprile?", che equivale a dire "Che e? uno scherzo?"
  • Pesce piccolo Un individuo poco importante di una determinata cerchia.
  • Pestare i piedi a
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  • Pestare una merda Fare un errore grossolano e fastidioso.
  • Pezzo da novanta Persona molto importante. Mutuato dal gergo militare in cui il "pezzo" è il cannone e "novanta" è il suo calibro.
  • Pezzo di carta L'espressione indica per metonimia qualsiasi documento scritto (ricevute, cambiali, ma anche diplomi di laurea). Viene usato spesso in senso dispregiativo.
  • Piangere come una fontana:piangere abbondantemente
  • Piangere come una vite tagliata:mutato dall inglese "cry like a baby", riconducibile a "Piangere come una vite tagliata".
  • Piangere come un vitello:piangere senza motivo
  • Piangere sul latte versato Secondo alcuni linguisti deriverebbe da un'interpretazione errata dell'espressione "piangere come una vite tagliata" (la pianta della vite, se tagliata, secerne linfa). Altri deducono che derivi dall'atto banale di versare accidentalmente il latte per terra e piangere per lo spreco appena compiuto.
  • Piantare baracca e burattini Abbandonare tutto.
  • Piantare in asso Lasciare qualcuno da solo all'improvviso.
  • Pietra angolare / Pietra d'angolo L'elemento su cui tutto si regge. È una citazione usata nei vangeli sinottici per riferirsi a Gesù, derivante da una profezia nel libro di Isaia (28,16).
  • Pietra dello scandalo In epoca romana, era previsto che il mercante giunto al fallimento sedesse su un'apposita pietra e dichiarasse ai creditori: Cedo bona ("cedo i miei averi"). Dopo questo annuncio, essi non potevano più reclamare nulla da lui. La pietra era dunque testimone dello scandalo. Oggi, invece, viene chiamato pietra dello scandalo l'episodio che ha reso lo scandalo evidente a tutti.
  • Pietra miliare Tappa fondamentale
  • Pinco Pallino Persona qualunque.
  • Piove, governo ladro!
  • Piove sul bagnato
  • Pisciare fuori (dal vaso) Fare un discorso o un'azione fuori dal suo giusto contesto.
  • Più facile a dirsi (che a farsi)
  • Pollo d'allevamento Si dice di una persona molto delicata dal punto di vista fisico, che si ammala con niente.
  • Pomo della discordia Il riferimento è al pomo d'oro assegnato da Paride alla dea più bella dell'Olimpo Greco, secondo quanto narrato nelle Troiane di Euripide. L'episodio avrebbe in seguito scatenato la guerra di Troia. In senso figurato, l'argomento che scatena una lunga disputa è chiamato ancora oggi pomo della discordia.
  • Popolo bue
  • Porgere l'altra guancia Dall'esortazione evangelica: "se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra" (si quis te percusserit in dextera maxilla tua, praebe illi et alteram, Matteo, 4,39)
  • Portare scalogna
  • Portare acqua al proprio mulino Argomentare indirettamentente in proprio favore.
  • Poveri di spirito L'espressione è tratta da un versetto del Vangelo di Matteo (5,3), tratto dal famoso discorso della montagna: Beati i poveri di spirito, perché è di essi il regno dei cieli ("Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum"). Per "poveri di spirito" si possono intendere le persone ingenue o non molto intelligenti, o più in generale tutti gli umili.
  • Povero in canna Poverissimo.
  • Prendere con filosofia
  •  
  • Prendere con le molle Le molle in questione sono l'attrezzo che veniva adoperato per maneggiare i tizzoni ardenti nel camino: si prende con le molle un oggetto che scotta, e che potrebbe ferire chi lo maneggia con troppa dimestichezza. Di solito a doversi prendere con le molle sono voci non confermate o persone e cose difficili da trattare.
  • Prendere due piccioni con una fava
  • Prendere il toro per le corna Affrontare con grinta una situazione problematica.
  • Prendere lucciole per lanterne L'espressione significa "equivocare", "scambiare qualcosa per un'altra cosa solo apparentemente affine", ed è di uso comune almeno dal Quattrocento: compare ad esempio in un discorso di Girolamo Savonarola (Prediche sopra l'Esodo, II, 155): [La lussuria] inebria l'uomo e fagli vedere lucciole per lanterne, e non gli lascia conoscere la verità. Effettivamente, di notte, era possibile confondere la luce prodotta da una lucciola, relativamente vicina, con quella di una lanterna, che sarebbe dovuta essere molto più lontana.
  • Prendere per i fondelli
  • Prendere per il naso Significa "prendere in giro", "farsi beffe di qualcuno". In origine però la locuzione menare per il naso significava "condurre qualcuno dove si vuole, fargli fare ciò che si vuole". L'immagine derivava dall'uso (già attestato presso Greci e Romani) di mettere un anello di ferro nelle narici dei bufali, per condurli più facilmente. Si veda ad esempio Ludovico Ariosto (Satire, 7, 45): Mi tiri come un bufolo pel naso
  • Prendere una cantonata Con cantonata s'intendeva l'angolo di una strada. Prendere una cantonata significa prendere male una curva e quindi commettere un grave errore.
  • Prendere soldi a babbo morto
  • Prendi e porta a casa
  • Prendi una donna trattala male Citazione dalla canzone "Teorema" del 1996 di Marco Ferradini. L'espressione è spesso usata in senso parodico o ironico.
  • Presi per incantamento Dal celebre sonetto dantesco, indirizzato a Guido Cavalcanti: Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento
  • Primula rossa Un personaggio imprendibile, che con la sua astuzia si fa beffe di chi lo sta cercando, può essere soprannominato dalla stampa primula rossa. L'espressione è derivata dal personaggio di un ciclo di romanzi d'avventura a sfondo storico scritti da Emmusca Orczy (pseudonimo di Montague Barstow), che ebbero un grande successo agli inizi del Novecento, ma che oggi sono praticamente dimenticati. La primula rossa dei romanzi della Orczy (nell'originale The Scarlet Pimpernel) era un eroe dall'identità segreta che proteggeva deboli e oppressi a Parigi durante gli anni del regime di Robespierre. Oggi l'espressione ha perso l'iniziale sfumatura positiva, e viene utilizzata anche per designare latitanti pluriricercati, come Bernardo Provenzano o Luciano Liggio
  • Promesse da marinaio Le promesse da marinaio sono, per definizione, promesse destinate a non essere mantenute. Il detto ha due possibili spiegazioni: esso potrebbe trarre origine dall'abitudine dei marinai a fidanzarsi con più ragazze di porti diversi; o potrebbe alludere alle promesse che fanno a Dio i marinai durante le tempeste.
  • Proposta indecente Una proposta allettante, ma che sfida le elementari norme della decenza. L'espressione si è diffusa nel lessico giornalistico dopo il successo dell'omonimo film (Indecent proposal, 1993), in cui un affascinante miliardario (interpretato da Robert Redford) offre un milione di dollari a una coppia in cambio di una notte in compagnia della giovane sposa.
  • Punto di non ritorno Il limite oltrepassato il quale sarà impossibile tornare al punto di partenza. L'espressione è probabilmente ispirata al lessico delle prime missioni spaziali, ma si è diffuso soprattutto in ambito giornalistico.

Q

  • Quadratura del cerchio
  • Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare nei momenti importanti (intesi soprattutto in ambito sportivo) bisogna tirar fuori il meglio di sé stessi. La frase è tratta dal film Animal house ed è pronunciata da John Belushi.
  • Quarto d'ora di notorietà (o di celebrità) Riferimento ad una celebre frase dell'artista Andy Warhol che prevedeva che nel futuro tutte le persone, anche quelle che non lavoravano nel mondo dello spettacolo, sarebbero comparse in televisione, anche solo per un breve intervento. L'espressione significa quindi l'occasione di esibirsi o farsi conoscere o esprimere la propria opinione davanti a un pubblico più vasto rispetto a quello con cui ha a che fare il cittadino comune.
  • Quattro amici al bar Da una famosa canzone di Gino Paoli Quattro Amici (dall'album Matto come un gatto del 1991) la cui prima strofa comincia così: Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo... I quattro amici partono con propositi rivoluzionari e poi piano piano si perdono per strada, presi dai propri impegni (... uno è andato con la donna al mare...), dalle necessità quotidiane, (... uno si è impiegato in una banca...) e dalle disillusioni dell'età adulta. Alla fine però un filo di speranza rinasce con quattro ragazzini che si incontrano nello stesso bar dove l'autore è ormai rimasto solo, e si propongono di cambiare il mondo. L'espressione può essere adoperata, a volte, per sottolineare il carattere velleitario dei propositi espressi da un gruppo di persone.
  • Quattro gatti Pochissimi.
  • Quasi goal
  • Quel certo non so che Riferimento ad una sensazione istintiva ed indefinibile dell'individuo umano, come ad esempio un sentimento di repulsione o di attrazione verso qualcosa che non si riesce a motivare.
  • Questi sono i miei gioielli Traduzione italiana della frase latina Haec ornamenta mea attribuita a Cornelia, madre dei Gracchi, che si riferì in questo modo metaforicamente ai propri figli, in contrapposizione ad altre donne patrizie che si vantavano dei propri monili.
  • Questioni di lana caprina Questioni oziose e irrisolvibili perché basate su qualcosa di inesistente, come la lana delle capre.
  • Questo è il problema, vedi essere o non essere.
  • Questo è quanto Questo è tutto. Frase conclusiva di un resoconto, sta a dire che non vi è più nulla da aggiungere.
  • Questo pazzo pazzo mondo
  • Qui casca l'asino In queste circostanze una persona sciocca commette un errore.
  • Quinta colonna Persona che si trova in territorio nemico o ostile e funge da appoggio logistico o da spia, per la propria fazione.

R

  • Radere al suolo Distruggere fino a che non resta niente in piedi.
  • Radicato nel territorio
  • Ragazzo di vita Ragazzo che si prostituisce.
  • Ragazzo/a della porta accanto
  • Ragion di Stato
  • Reggere il lume (il moccolo) Rimanere in compagnia di una coppia di amanti, con il risultato di impedir loro di entrare in intimità. Nel suo significato letterale, l'espressione sta a indicare proabilmente il ruolo delle dame di compagnia, che, la notte, con la scusa di far luce con la candela, tutelavano le virtù delle loro signore mentre ricevevano visite maschili.
  • Rendere l'anima al creatore (a Dio) Morire.
  • Rendere pan per focaccia
  • Repubblica delle banane Si dice con ironia amara di un paese (tipicamente, l'Italia) che è sovrano solo per modo di dire, in quanto la sua vita politica è fortemente condizionata da poteri esterni (come le grandi banche, l'alta finanza o la Chiesa Cattolica) in vario modo occulti (come la Mafia, la Massoneria, i Servizi segreti deviati).
  • Restare di sale / di sasso Si dice di una persona che resta "impietrita" da un avvenimento. Il riferimento è all'espisodio biblico della distruzione di Sodoma e Gomorra: l'angelo aveva raccomandato a Lot e alla sua famiglia di allontanarsi dalle città senza guardarsi indietro; ma... "la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale". (Genesi, XIX,23)
  • Retta via si rifà alla prima terzina della prima cantica della divina commedia (l'inferno): "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che la diritta via era smarrita"
  • Re tentenna Con questo epiteto i patrioti del Risorgimento italiano bollarono Carlo Alberto, re di Sardegna, a causa del suo atteggiamento timido e incerto nei confronti dei moti liberali. A chiamarlo in questo modo per primo era stato Domenico Carbone, in una satira scritta nel 1847 che circolava clandestinamente (durante una perquisizione l'autore si mangiò l'originale manoscritto). La stessa espressione a volte viene usata per indicare una persona che, malgrado rivesta una posizione di grande responsabilità, non riesce a prendere una decisione.
  • Re travicello Una favola di Esopo, ripresa da Fedro (Favole 1,2), racconta di come Giove, per burlarsi delle rane che gli chiedevono un re, fece cadere nel loro stagno un travicello di legno. Dapprima spaventate, dopo un poco le rane ripresero a chiedere a gran voce un re: allora il Dio inviò loro un serpente d'acqua che iniziò a divorarle. Morale: meglio un re incapace che uno crudele. L'argomento della favola fu ripresa da Giuseppe Giusti, poeta toscano del Risorgimento, che intitolò Il re Travicello una sua satira dedicata al Granduca di Toscana Leopoldo II. L'espressione, che in seguito si è diffusa nell'italiano colloquiale, è adoperata per alludere a quelle persone che, pur trovandosi in posizioni di prestigio, non hanno un reale controllo della situazione.
  • Ricchi premi e cotillons
  • Ridere a crepapelle Ridere fino a starne male.
  • Ridi ridi che la mamma ha fatto i (gli) gnocchi
  • Rimanere scottati Prendere insegnamento da un proprio errore.
  • Rinunci a Satana?
  • Riposare sugli allori Impigrirsi in seguito a una vittoria
  • Rispondere a tono
  • Rispondere per le rime Rispondere come si deve, con la necessaria determinazione. L'espressione deriva dall'uso dei poeti medievali (tra cui Dante e Petrarca) di rispondere a una poesia altrui scrivendone un'altra costruita sulle stesse rime.
  • Rispondere picche
  • Roba da chiodi
  • Roba da matti
  • Rodersi il fegato
  • Roma capoccia
  • Roma ladrona
  • Rompere i cosiddetti Eufemismo con ellissi del termine coglioni
  • Rompere il ghiaccio Incominciare qualcosa, vincendo gli imbarazzi e la freddezza iniziale
  • Rompere le scatole Disturbare.
  • Rompere le uova nel paniere L'espressione, tuttora molto usata, è di chiara origine contadina. Il "paniere" in questione è quello in cui le galline covano le uova per una ventina di giorni. Per questo rompere le uova del paniere significa rovinare un piano o un progetto pazientemente preparato.
  • Rotti a tutte le fatiche Pronti a fare qualsiasi cosa.
  • Rotto della cuffia Si dice di chi riesce a sottrarsi a un pericolo quasi miracolosamente, o all'ultimo momento. Deriverebbe dal gioco medievale del saracino o della quintana, in cui il concorrente doveva colpire un bersaglio rotante senza farsi colpire a sua volta dal bersaglio stesso. Ma se il bersaglio colpiva il concorrente sulla cuffia, il colpo (benché inferto) era ritenuto nullo.
  • Rovescio della medaglia L'aspetto negativo di qualcosa di positivo.
  •  
  • S
  • Sale sale e non fa male È uno dei più tipici tormentoni da discoteca, ripetuto in modo ipnotico durante il ballo. Il riferimento sottaciuto è a una sostanza stupefacente (tradizionalmente, l'MDMA), che sta entrando in circolo.
  • Salotto buono La cerchia più prestigiosa ed esclusiva
  • Saltarci fuori Risolvere un problema.
  • Saltare di palo in frasca Cambiare improvvisamente e più volte da un argomento all'altro, senza che ci sia alcun nesso tra gli argomenti.
  • (Saltare) la mosca al naso
  • Salto nel buio Fare qualcosa senza sapere con certezza quale sarà il risultato finale.
  • Salvare capra e cavoli Cercare di salvare tutto il possibile. Deriva dal noto indovinello in cui un contadino deve traghettare da una riva a un'altra un lupo, una capra e un cavolo. Ma sulla barca può portare solo una cosa alla volta e non può lasciare sulla stessa riva, insieme, la capra e il cavolo, o il lupo e la capra.
  • Salvarsi in calcio d'angolo / in corner Trarsi d'impaccio più o meno malamente. È un modo di dire chiaramente derivato dal gioco del calcio: quando i difensori devono sbarazzarsi rapidamente di un pallone pericoloso, possono decidere di mandarlo fuori sul lato della loro porta. In questo modo si allontana il pericolo solo relativamente, visto che secondo il regolamento gli avversari avranno a disposizione un calcio d'angolo, vale a dire un tiro dall'angolo (corner in inglese).
  • Sangue blu Espressione ironica che giustifica la presunta differenza sostanziale tra la nobiltà e la gente comune asserendo (secondo una leggenda diffusa nel Medioevo) che la prima sia dotata dalla natura di un sangue più prezioso, di colore blu.
  • Sangue del mio sangue Figlio. Esempio: Tu che sei sangue del mio sangue (Tu che sei mio figlio)
  • Santo subito
  • Saperne una più del diavolo
  • Sbarcare il lunario Trovare i mezzi per sopravvivere, arrivare a fine mese.
  • Sbandierare ai quattro venti Raccontare a tutti un qualcosa che non si dovrebbe dire.
  • Sbattere il mostro in prima pagina
  • Scaldare la sedia Lo si dice per descrivere ironicamente l'inattività di un impiegato/funzionario pigro e inconcludente.
  • Scena madre
  • Schegge impazzite
  • Scheletro nell'armadio È un segreto imbarazzante, che rischia di saltare fuori nel momento meno indicato. L'espressione è un calco dell'inglese a skeleton in the cupboard, adoperato per esempio da Charles Dickens. Secondo il dizionario Treccani l'espressione è d'importazione straniera: in particolare sembrerebbe un calco di espressioni inglesi to have a skeleton in the closet o francesi avoir un squelette dans le placard.
  • Scoprire gli altarini Come gli scheletri negli armadi, gli "altarini" alludono a segreti imbarazzanti per chi li custodisce, che inevitabilmente finiscono per essere scoperti. Secondo Niccolò Tommaseo (Dizionario della lingua italiana, 1865), l'espressione deriva dalla liturgia cattolica della settimana della Passione, quando nelle chiese gli altari, i tabernacoli e le immagini vengono coperte da panni viola. Ma potrebbe anche avere un'origine più remota nei riti magici che si sono conservati per secoli in clandestinità nell'Italia rurale.
  • Scoprire l'acqua calda Dire una cosa ovvia, scontata.
  • Segnare il passo Nel gergo militare, significa marciare sul posto senza avanzare. Per esteso, non evolvere da una determinata situazione, soprattutto mentre gli altri avanzano.
  • Sei un mito Sei una persona da ammirare e da prendere da esempio. La frase è stata "consacrata", anche se era già ben diffusa, dalla canzone omonima degli 883.
  • Seminare zizzania Provocare discordia e confusione tra le parti che stanno discutendo. La zizzania è una erbaccia che cresce insieme al grano e che deve essere poi separata da questo. Seminare zizzania (nel campo degli altri) è quindi un'azione deliberatamente attuata per creare problemi.
  • Sennò ciccia altrimenti niente.
  • Sentire che aria tira Lo si dice quando si cerca di percepire l'umore altrui dopo un certo avvenimento, spesso spiacevole.
  • Sentire puzza di bruciato Avvertire qualcosa che non va.
  • Senza arte né parte Letteralmente "senza mestiere e senza partito". Si dice di persona non affiliata ad alcun gruppo della società.
  • Senza capo né coda Sconclusionato, senza ordine né direzione
  • Senza colpo ferire Senza subire alcun danno
  • Senza esclusione di colpi
  • Senza infamia e senza lode Mediocre, né buono né cattivo, da Dante Alighieri.
  • Senza lilleri non si lallera Senza soldi non ci si diverte.
  • Senza se e senza ma Senza indugi.
  • Senza soluzione di continuità Senza interruzioni, o buchi.
  • Sepolcri imbiancati L'espressione è di origine evangelica. In Matteo XXIII:27, Gesù esclama: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché rassomigliate a tombe imbiancate, le quali di fuori appaiono belle, ma dentro sono colme di ossa di morti e di ogni immondizia. In effetti gli ebrei dipingevano di bianco le tombe, perché nessuno le calpestasse (il contatto fisico con una tomba rendeva impuri e impediva di partecipare ai riti del Sabato). Il severo ammonimento di Gesù ha fatto sì che, come gli scribi e farisei, anche i sepolcri imbiancati siano diventati nella lingua italiana gli ipocriti per antonomasia.
  • Seppellire (disotterrare) l'ascia di guerra Gli indiani d'America disotterravano l'ascia di guerra quando dichiaravano guerra e la seppellivano quando essa terminava. L'espressione è divenuta popolare in Italia in seguito al successo dei film western nel secondo dopoguerra.
  • Se sbaglio mi corrigerete Frase di Papa Giovanni Paolo II al popolo di Piazza San Pietro, subito dopo l'annuncio della sua nomina a Pontefice, nel 1978. L'espressione (errata) corrigerete invece di "correggerete" deriva dal verbo latino corrigere. La frase (oltre a essere una perfetta dimostrazione dell'emozione del nuovo Pontefice, ma anche della sua non perfetta padronanza della lingua italiana) fece scalpore anche perché rappresentava un accenno, scherzoso o involontario, al dogma dell'infallibilità papale. Oggi viene ancora usata con intenti parodici. Varianti: "Se sbalio mi corigerete", Si sbaglio me corrigerete", ecc..
  • Sette vite come i gatti La credenza che assegna "sette vite" ai gatti è molto antica, e attestata in numerose lingue del mondo. Essa ha probabilmente avuto origine dalla capacità del felino ad atterrare sulle sue zampe anche dopo una lunga caduta. Perciò, in senso figurato, chi ha sette vite come i gatti riesce sempre a riprendersi, anche dopo una batosta che ad altri sarebbe fatale.

 

  • Settimo cielo
  • Se tuona, da qualche parte piove
  • Severo monito
  • Signor Nessuno
  • Signora mia
  • Silenzio assordante
  • Sindrome da foglio bianco La frase si riferisce a una condizione di blocco creativo che può assalire uno scrittore alle prese con un componimento ancora da iniziare (il "foglio bianco", appunto).
  • Si salvi chi può
  • Sogni d'oro
  • Solo per i tuoi occhi
  • Soluzione di continuità Interruzione. Letteralmente "scioglimento, dissoluzione della continuità". Soprattutto nell'espressione negativa Senza soluzione di continuità "Continuamente".
  • Somigliarsi come due gocce d'acqua Essere identici.
  • Sono arrivato uno
  • Sono completamente d'accordo a metà
  • Sono troppo vecchio per queste stronzate
  • Sordo come una campana
  • Sotto a chi tocca! Avanti il prossimo
  • Sotto l'egida Sotto la protezione. L'egida è lo scudo.
  • Spaccare il capello in quattro Indica l'eccesso di pignoleria. Deriverebbe dal romanzo Rubè del 1921 di Antonio Borgese, che riporta in una frase: "una logica da spaccare il capello in quattro". C'è chi con intenti umoristici, come Umberto Eco, ha immortalato quest'immaginaria ma diffusa disciplina nel "Dipartimento di Tetrapiloctomia" del suo Progetto della Facoltà di Irrilevanza Comparata" della sua cacopedia. Da un'erronea citazione nacquero poi la tetravillotomia e la tetratricotomia.
  • Spada di Damocle Si riferisce a qualcosa che incombe minacciosa su qualcuno, senza che questi possa fare niente per evitarla.
  • Spalle al muro Senza via d'uscita.
  • Spalle (braccia) rubate all'agricoltura Si dice per stigmatizzare l'inutilità di qualcuno, in genere un benestante o un intellettuale, di cui si giudica che sarebbe più utile alla società se lavorasse come bracciante agricolo.
  • Sparare nel mucchio Colpire senza fare nessuna distinzione tra i bersagli, che vengono visti come un'unica entità.
  • Spargimenti di sangue
  • Specchietto/specchio per le allodole
  • Spedizione punitiva
  • Spezzare il cuore
  • Spezzare le braccine
  • Spezzare una lancia Il combattimento con le lance era una consuetudine della cavalleria medievale: il cavaliere aveva il dovere di difendere "alla lancia" i diritti dei poveri e degli oppressi. Oggi, per "spezzare una lancia" si intende il difendere, sostenere, o approvare l'opinione di qualcuno.
  • Spina nel fianco
  • Sporcarsi le mani Intromettersi in cose considerate non degne
  • Sputare il rospo Dire infine la cosa che ci si era trattenuti dal dire
  • Stare con le mani in mano/mani in tasca Non fare nulla.
  • Star fresco
  • Stare da Papa Esprime una situazione di profondo benessere.
  • Stare sulle sue
  • Stracciarsi le vesti
  • Stragi del sabato sera Definizione di derivazione giornalistica per l'alto numero di incidenti tra i giovani che escono dalle discoteca o comunque dai locali, anche se in realtà gli incidenti avvengono nelle prime ore della domenica.
  • Strani compagni di letto Deriva da una citazione da La Tempesta di Shakespeare (1611): "La sventura costringe l'uomo a far la conoscenza di ben strani compagni di letto." Similmente all'originale, viene usata per indicare che i casi della vita possono portare ad inedite, imprevedibili alleanze.
  • Strano ma vero L'espressione viene usata nell'italiano colloquiale o giornalistico per segnalare il carattere paradossale di un evento. Alla sua diffusione ha contribuito certamente l'omonimo titolo di una rubrica della popolare rivista La Settimana Enigmistica, in cui vengono riportate curiosità o fatti di cronaca che sono, appunto, "strani ma veri".
  • Stretta la foglia, larga la via (dite la vostra che io ho detto la mia)
  • Stringere i denti
  • Studio matto e disperatissimo In una lettera all'amico Pietro Giordani, datata 2 marzo 1813, Giacomo Leopardi scrive: "in somma io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo che mi s'andava formando e mi si doveva assodare la complessione." L'espressione è diventata talmente celebre che non c'è praticamente biografia (per quanto breve) di Leopardi che non la riporti per sintetizzare l'adolescenza infelice del poeta. La frase non poteva non avere successo in ambito scolastico, dove spesso è usata in senso parodico o ironico.
  • Sudare sette camicie Fare una grande fatica. Già nel Cinquecento l'espressione sudare [x] camicie veniva adoperata in questo senso (vedi ad esempio questo verso di Francesco Berni (Rime, 1, 5): "Sudaron tre camicie ed un farsetto"). Il numero sette viene spesso usato in locuzioni di origine proverbiale; forse qui è una reminiscenza biblica dei sette giorni in cui Dio lavorò per creare il mondo (ma in effetti la Genesi ricorda che il settimo giorno Dio si riposò).
  • Sul filo di lana Arrivare quasi contemporaneamente a un obiettivo e vincere di pochissimo. Si riferisce alle gare di corsa in cui, per stabilire con precisione il vincitore tra due concorrenti che arrivavano insieme, si tendeva sulla linea del traguardo un filo di lana, ormai quasi sempre sostituito dal fotofinish.
  • Sulla faccia della terra
  • Supplizio di Tantalo
  • Su (di) un piatto d'argento

T

  • Tagliare la corda Scappare.
  • Tagliare la testa al toro Risolvere radicalmente una questione, anche a costo di scontentare o trattare ingiustamente qualcuno. Secondo il Vocabolario della lingua italiana di Zingarelli deriverebbe dalla pratica della tauromachia.
  • Tal dei tali uno sconosciuto
  • Tale (il) padre tale (il) figlio come il padre così il figlio
  • Tante cose auguri
  • Tanto gentile e tanto onesta pare È l'incipit di un celebre sonetto di Dante, dedicato all'amata Beatrice, e raccolto poi dal poeta nella sua Vita nova. La citazione è molto diffusa, anche per l'apparente facilità della frase (anche se, come osservava il filologo Gianfranco Contini, nessuna parola di questo verso aveva per Dante lo stesso significato che ha oggi per noi).
  • Tanto rumore per nulla: vedi Molto rumore per nulla
  • Tallone d'Achille: con questa espressione si indica il punto debole di qualcosa o qualcuno. Il riferimento è al mito di Achille, che era invulnerabile in tutto il corpo, fatta eccezione per il suo tallone. Fu ucciso da una freccia scagliata in quel punto da Paride.
  • Tarpare le ali Tarpare deriva dal francese étraper (che a sua volta deriva dal latino exstirpare). Significa spuntare le penne delle ali agli uccelli, e viene usato ormai soltanto in senso figurato: tarpare le ali a qualcuno significa togliergli le sue particolari abilità, impedendogli di progredire.
  • Tastare il polso
  • Tavola rotonda La Table Ronde era l'ordine dei cavalieri fondato da Re Artù, di cui si narra nei romanzi cavallereschi del ciclo bretone. Costoro si ritrovavano periodicamente a York, intorno a una tavola di forma rotonda, affinché nessuno avesse una posizione privilegiata rispetto agli altri. La tavola aveva 50 posti (più uno sempre vuoto, destinato a chi avesse trovato per primo il Graal). Oggi viene chiamata tavola rotonda una riunione o una conferenza alla quale prendono parte esperti chiamati a confrontare opinioni diverse, dove (in teoria) a nessuno dei partecipanti è riservata una posizione di privilegio.
  • Te la canti e te la suoni
  • Tela di Penelope Viene detto di qualcosa che non si conclude mai. Il riferimento è all'Odissea e alla famosa tela della moglie di Ulisse, Penelope. Ulisse, dopo dieci anni di assenza dal trono di Itaca, era dato ormai per morto, allora i Proci chiesero a Penelope di sposare uno di loro. Penelope assicurò che l'avrebbe fatto non appena avesse finito di tessere una tela, ma, mentre di giorno la tesseva, di notte la disfaceva in modo tale da ritardare all'infinito la sua ultimazione.
  • Tenere bordone Assecondare qualcuno in un'azione o in una situazione (spesso non positiva). Il bordone è la canna più grande di uno strumento a fiato (organo o cornamusa), o la corda più spessa di uno strumento a corde: in entrambi i casi il "bordone" viene adoperato come basso continuo per accompagnare una melodia che si sta suonando su note più alte.
  • Tenere il piede in due staffe Si dice di chi non vuole schierarsi.
  • Tenere sulla corda
  • Teorema accusatorio Viene chiamato così, in senso dispregiativo, un impianto accusatorio presentato dall'accusa in sede processuale, che non si basi su fatti realmente accertati e su prove concrete, ma soltanto su supposizioni e deduzioni. L'espressione è di origine giornalistica e nasce probabilmente in seguito ai fatti del 7 aprile 1979, quando il sostituto procuratore Pietro Calogero fece arrestare circa 140 persone appartenenti a Potere Operaio e Autonomia Operaia (tra cui i professori universitari Luciano Ferrari Bravo, Toni Negri ed Emilio Vesce), accusati di far parte delle Brigate Rosse e di aver partecipato a vario titolo al sequestro e all'omicidio di Aldo Moro. Le accuse si sarebbero rivelate infondate.
  • Terra di nessuno
  • Terra promessa
  • Terzo incomodo
  • Tira e molla
  • Tirare a campare
  • Tirare gli schiaffi Rendersi antipatico.
  • Tirare il bidone/tirare il pacco Non presentarsi ad un appuntamento, non onorare un impegno preso.
  • Tirare il carretto Lavorare e darsi da fare anche per gli altri.
  • Tirare i remi in barca Descrive l'atteggiamento di chi smette di partecipare attivamente a un'impresa, "tirando i remi" come i vogatori che cessano di remare e si fanno portare dalla corrente. A volte viene usato come eufemismo per indicare il ritiro o il pensionamento di qualcuno.
  • Tirare l'acqua al proprio mulino Argomentare indirettamente in favore dei propri interessi
  • Tirare dritto
  • Tirare la cinghia Avere problemi economici. Un tempo (?) tirava (stringeva) la cinghia dei pantaloni chi aveva così pochi soldi da non permettersi di mangiare a sufficienza, tanto da dimagrire.
  • Tirare le cuoia Morire.
  • Tirarsi la zappa sui piedi Procurarsi un danno da soli. L'espressione equivale a fare autogol.
  • Tirar tardi
  • Tizio, Caio e Sempronio tre persone sconosciute
  • Toccar ferro Allontanare una possibile sciagura con il rituale scaramantico di toccare ferro.
  • Togliersi il dente Affrontare e risolvere un problema fastidioso.
  • Togliersi un sassolino dalla scarpa Indica il potersi vendicare di un torto subito, liberandosi di un senso di fastidio.
  • Tornare a bomba In una discussione, tornare rapidamente nel punto da cui ci si era allontanati a causa di una digressione. La parola bomba in questo caso designa il punto da cui partono i giocatori nel gioco infantile del nascondino o rimpiattino.
  • Tra l'incudine e il martello Trovarsi tra due opzioni ugualmente pericolose. L'espressione metaforica è chiaramente derivata dall'ambiente di lavoro del fabbro.
  • Tra Scilla e Cariddi Trovarsi tra due opzioni ugualmente pericolose. Con l'espressione si indica il rischio di sfuggire ad un pericolo per correrne un altro. Scilla e Cariddi erano i mostri leggendari che si dicevano vivessero sulle due rive opposte dello stretto di Sicilia. Lo stretto, per le forti correnti che lo interessano, era particolarmente temuto, soprattutto in passato, dai marinai.
  • Trattare a pesci in faccia
  • Traversata del deserto Lo si dice di un'impresa o di un'attività lunga ed estenuante.
  • Troppa carne sul fuoco Non focalizzare all'attenzione su poche cose, con il rischio di non concludere niente.
  • Uccel di bosco Si dice di persona che non si fa trovare
  • Uccello del malaugurio Persona che - volontariamente o involontariamente - provoca la sfortuna, predicandola. Una credenza popolare, sin dall'antichità, sosteneva che il canto di alcuni uccelli (l'upupa, la civetta, il gufo, l'usignolo) portasse sfortuna.
  • Ultima ruota del carro Anche i carri agricoli avevano una ruota di scorta, da adoperare solo in casi di emergenza. Il Dizionario italiano della lingua italiana di Niccolò Tommaseo (1865) riporta l'espressione idiomatica "essere la quinta ruota del carro". Il significato delle due espressioni è analogo: l'ultima ruota è quella che non viene considerata come parte del gruppo. In senso figurato, l'"ultima ruota" è il membro del gruppo che gode di minor considerazione.
  • Umano troppo umano Titolo di un libro di Friedrich Nietzsche
  • Un altro mondo è possibile
  • Un colpo al cerchio, uno alla botte Affrontare una questione contraddittoria concedendo alternativamente qualcosa a una parte e qualcosa all'altra. Espressione metaforica tratta dall'arte dei bottai, che fanno le botti allineando a incastro liste di legno ricurve entro cerchi metallici.
  • Un diavolo per capello
  • Un impegno concreto
  • Un jeans e una maglietta In maniera semplice.
  • Un piede in due scarpe Atteggiamento tipico di colui che per convenienza o altro evitando di schierarsi apertamente ,esternando le proprie idee, cavalca due situazioni diverse, a volte anche in contrasto tra di loro.
  • Un sacco (di) Molti, una gran quantità.
  • Un terno al lotto Una cosa molto incerta, molto improbabile, su cui non si può fare affidamento.
  • Una volta qui era tutta campagna Le parole di chi descrive l'espansione urbanistica che occupa le zone di periferia precedentemente agricole.
  • Una parola è poca e due sono troppe Meglio non dire nulla
  • Una risata vi seppellirà
  • Unire l'utile al dilettevole Fare un'azione che porta un beneficio materiale - l'utile - e fa divertire - il dilettevole.
  • Uno, cento, mille
  • Uno, nessuno e centomila Opera teatrale di Luigi Pirandello.
  • Uomini di buona volontà
  • Uomo di paglia
  • Uovo di Colombo Una trovata che risolve un problema in modo semplicissimo, a cui nessuno però aveva ancora pensato.
  • Uscire allo scoperto Dal movimento delle truppe che tentano una sortita. Lo stesso termine veniva adoperato come traduzione dell'inglese outing, che è poi passato nell'uso gergale soprattutto in campo sessuale. La versione italiana mantiene invece un significato generico: assumersi i rischi della manifestazione delle proprie intenzioni.
  • Uscire dai gangheri Perdere la pazienza, arrabbiarsi. I gangheri erano i cardini della porta.
  • Uscire dal seminato Deviare, allontanarsi dalla linea prevista, uscire dal solco, secondo una metafora agricola che in un'epoca più antica ha dato origine a delirare (latino lirare "arare").

V

  • Va e vieni
  • Vacche grasse e vacche magre
  • Varia umanità
  • Vaso di coccio tra i vasi di ferro L'espressione è stata probabilmente coniata da Alessandro Manzoni, che nel primo capitolo dei Promessi sposi scrive: Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno s'era accorto, prima quasi di toccare gli anni della discrezione, d'essere in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. La metafora è chiara: viaggiando trasportato su un carro lungo le strade sterrate, circondato tra vasi di ferro il vaso di coccio rischia di rompersi al primo sussulto. Oggi l'espressione viene usata per descrivere la situazione delicata in cui viene a trovarsi una persona o un ente ridotto in minoranza, a contatto con avversari agguerriti.
  • Vaso di Pandora
  • Vattelapesca Nel linguaggio comune vattelapesca significa "non lo so", "chi lo sa?", "vallo a sapere". La parola deriva da un'espressione dialettale dell'Italia centrale, "vattelo a pesca" (per "vallo a pescare").
  • Vecchia guardia Il nome del corpo scelto che raccoglieva i veterani dell'Imperatore Napoleone I, è rimasto nell'uso popolare per designare il gruppo di seguaci più fedeli e vecchi di un movimento (vedi anche Zoccolo duro).
  • Vecchie lire dopo l'introduzione dell'Euro nel 2002,si è affermata l'abitudine a riferirsi alla valuta italiana non più in corso con l'aggettivo vecchio. L'espressione è un calco (forse inconsapevole) dell'espressione francese vieux francs (il "vecchio franco" dell'immediato dopoguerra), sostituito da Charles De Gaulle con il "nuovo franco" che valeva cento volte tanto. La ridondanza e la persistenza di questo modo di dire ha portato al nascere di nuove espressioni alternative, come il vecchio conio introdotta dal presentatore Paolo Bonolis durante una trasmissione televisiva molto popolare.
  • Vedere il sole a scacchi: essere in prigione, dove il sole (filtrato dalle grate) proietta sulle pareti una scacchiera.

Il detto, tipico del gergo della malavita, in realtà è molto antico: uno "scaccato cielo" si trova ad esempio in un sonetto quattrocentesca del Burchiello.

  • Vedere le stelle: provare un improvviso e intenso dolore fisico.

L'espressione (derivata dalla comune esperienza), era già attestata nella poesia quattrocentesca: vedi questi versi di Francesco Berni:
Entra uno stecco al villanel nel piede,
Che le stelle del dì gli fa vedere.

  • Vendere la pelle prima di prendere (uccidere) l'orso: fare assegnamento su qualcosa che è tutt'altro per scontata; dare per realizzata un'azione in realtà ancora da compiere. Il detto ha origine da un aneddoto popolare riportato da Paolo Minucci nelle sue note al Malmantile riacquistato: tre cacciatori si fermano in un'osteria dove mangiano a credito, promettendo di ripagare in seguito con i soldi che avrebbero ottenuto uccidendo un orso molto pericoloso, sul quale era stata messa una sorta di taglia. Ma l'orso, quando lo incontrano nel bosco, si rivela tutt'altro che una facile preda: uno dei tre cacciatori si dà alla fuga, un altro si arrampica su un albero, il terzo viene aggredito e si finge morto. Al che l'orso si ferma e sembra sussurrargli qualcosa nell'orecchio: Mi ha detto, (dirà poi il cacciatore al suo compagno) che io non mi fidi più di simili compagni, come sei tu, e che io non venda la pelle dell'orso, se prima non l'ho preso.
  • Venerdì nero
  • Venire dal Cottolengo
  • Vento in poppa
  • Vibrante protesta
  • Vieni bella, giochiamo alle Mille Carne!
  • Vietato vietare È la concisa traduzione italiana di uno slogan del Sessantotto parigino, "Il est interdit d'interdire". Nel 1994, in tutt'altro contesto, la frase fu adottata da Silvio Berlusconi e Maurizio Costanzo durante la campagna referendaria contro le interruzione pubblicitarie delle trasmissioni televisive di film e partite di calcio. In quell'occasione, Vietato vietare fu lo slogan che si oppose, con successo, al felliniano Non si interrompe un'emozione.
  • Viso pallido
  • Vita natural durante Per tutta la vita.
  • Vitello grasso È il vitello migliore, che si uccide al ritorno del figliol prodigo (Luca, 15,23).
  • Vittoria di Pirro Si dice di una vittoria ottenuta a un prezzo eccessivo per il vincitore.
  • Vivere alla giornata Non curarsi troppo del proprio futuro.
  • Voi suonerete le vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane Celebre detto attribuito da Francesco Guicciardini al diplomatico fiorentino Piero Capponi (Storia d'Italia, I,16), che lo adoperò per far capire a Carlo VIII di Francia che i suoi concittadini non erano disposti ad accettare senza combattere le pretese del re, giunto in Italia nel 1494 con un poderoso esercito. Nel lessico giornalistico e colloquiale la frase è adoperata per dichiarare che non si è disposti ad accettare le minacce di un prepotente.
  • Voler raddrizzare le gambe ai cani L'espressione definisce l'atteggiamento di chi si adopera inutilmente per risolvere problemi che sono invece per definizione irresolubili: proprio come le gambe dei cani, che sono storte di natura. L'espressione è entrata nel lessico colloquiale grazie ad Alessandro Manzoni, che nel primo capitolo dei Promessi Sposi descrive così l'atteggiamento di Don Abbondio nei confronti dei suoi confratelli sacerdoti che si cercavano i guai prendendo le parti d'un debole oppresso contro un soverchiatore potente: Questo chiamava un comprarsi gl'impicci a contanti, un voler raddrizzar le gambe ai cani.
  • Volare basso Essere umili.
  • Volo pindarico L'espressione si riferisce al poeta lirico greco Pindaro (Tebe ca. 522 a.C. - Argo 442 a.C.), famoso già presso i suoi contemporanei per i "voli pindarici" (l'espressione è dunque un'antonomasia) contenuti nelle sue poesie. Si trattava di scatti logici improvvisi da un argomento all'altro, che stupivano i lettori. Oggi con "volo pindarico" si può intendere: (1) una lunga digressione su argomenti sempre meno inerenti all'originale oggetto del discorso o dello scritto; (2) un brusco salto tra due argomenti che hanno poco o nulla in comune (vedi anche l'espressione "saltare di palo in frasca"). Questo secondo significato è il più vicino al senso originale dell'espressione.

 

 

Fonte: http://luigiluigiluigi.altervista.org/testi/modi%20di%20dire2.doc

Sito web da visitare: http://luigiluigiluigi.altervista.org

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