La musica e la vita interiore

 

 

 

La musica e la vita interiore

 

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La musica e la vita interiore

 

La musica, dice Schopenhauer, è la voce della Volontà, risuona dagli abissi. E’, in quest’accezione, una specie di “organo supremo della metafisica” perché nel suo risuonare dal “corpo del mondo”, ci porta alla verità e, nello stesso tempo, ci mette nella condizione di individuare una via di salvezza.

In Kierkegaard, nelle pagine dedicate, in Aut-Aut, all’erotismo della musica del Don Giovanni, troviamo qualcosa di vagamente simile.
La sensualità del paradigma amoroso di Don Giovanni è un tutt’uno con la musica: l’amore è sensuale là dove non c’è riflessione, là dove è libero il gioco dei sensi, in un attimo che racchiude tutti gli attimi di una vita. Dice Kierkegaard che tutto questo cessa con la fine di Don Giovanni, cioè quando la musica tace.

Il giovane Nietzsche della Nascita della Tragedia” (dedicata a Wagner) vede la musica come la potente e terribile verità che le orecchie possono ascoltare solo grazie all’intervento della bella forma poetica di Apollo che, nel miracolo della tragedia greca, svolge la funzione di “maschera buona” per consentirci di entrare in contatto con l’abisso costituito dall’arte di Dioniso: la musica.

 

In che senso la musica muove l’anima?

 

La cultura occidentale ha fatto i conti, a proposito della musica, con alcune problematiche che in modo ricorrente si sono presentate nelle varie epoche.Tra queste alcune emergono con particolare insistenza:

  • La dignità della musica sul piano teoretico, pratico ed estetico
  • La relazione tra parola e musica
  • La naturalità o meno delle relazioni che caratterizzano la struttura armonica della musica
  • La relazione tra la musica ed il mondo emozionale

 

Percorso attraverso la storia della musica dalle origini al secolo XIX
sulla questione del rapporto tra musica ed emotività

 

Mondo greco:

Concetto di MOUSIKE’: un insieme di manifestazioni quali la danza ,la musica, la poesia…Alla musica vengono riconosciute alcune funzioni ,già nel mondo omerico:
educativa-ricreativa-conoscitiva

 

Una prima riflessione sulla capacità della musica di modificare gli stati d’animo dell’uomo la troviamo in due tradizioni dal carattere filosofico-religioso, quella Pitagorica e quella Dionisiaca

Tradizione pitagorica: i Pitagorici parlano della musica in rapporto alla nozione di armonia intesa come la “buona coesistenza dei contrari” (cit.Aristotele). L’evento musicale è legato ad un concetto metafisico, per cui la musica ,di cui si parla, è essenzialmente scienza delle relazioni matematiche tra i suoni. In questa sua funzione educa alla razionalità e porta l’anima alla conoscenza della verità.
Da notare la vicinanza con l’orfismo: Orfeo, legato al suono della lira, ci presenta una nozione di musica come ordine, bellezza ,armonia, riconciliazione nel caos della vita: la musica fonda la civiltà
Tradizione dionisiaca: la musica intesa in modo completamente diverso: non si tratta più di identificazione della musica con un sapere razionale ma con un evento che suscita passioni (concetto di “enthousiasmòs”).Centrale è il suono del flauto: musica evocativa di un mondo oscuro, musica come puro linguaggio della vita. ( cfr.Schopenhauer)

Damone e la teoria degli “affetti”. Secondo questo studioso dell’età di Pericle la musica può produrre effetti diversi sull’animo umano, a seconda delle armonie che vengono utilizzate (es. l’armonia frigia suscita ebbrezza, mentre quella dorica produce calma e solennità)
La posizione di Damone è collegata al concetto di allopatia, a differenza di quella di Aristotele che viene collegata al concetto di omeopatia.
Aristotele introduce una riflessione sulla musica nel l VIII della Politica dove la questione viene colta nel suo aspetto pedagogico. E’ a questo proposito che vengono riprese le convinzioni di Damone, ma in senso catartico-omeopatico.

Le ambiguità di Platone: radicale condanna/alta considerazione. Per comprendere questa duplicità dobbiamo tener presente la coppia di concetti:simbolo-simulacro. Nella repubblica Platone distingue tra i filosofi (veri cercatori di verità) e gli amanti della musica che cedono alle lusinghe dei piaceri. Però in altri testi (Fedro con il mito delle cicale o Fedone) la musica viene collegata al sacro e alla filosofia

 

Mondo cristiano medievale
Alto Medioevo

La riflessione viene portata nella relazione tra musica e verità religiosa. Si tratta di capire se la musica sia un utile aiuto per l’elevazione dell’animo umano verso Dio.
Questo dato si situa all’interno di un permanere della tradizione pitagorica che lega la cosmologia all’armonia musicale: la musica può ,dunque, avere un certo valore educativo ed essere occasione per un’elevazione dell’anima.
Resta comunque forte un’idea della musica come “sapere “ , mentre il fare è oggetto di sostanziale disprezzo da parte dei teorici.

Sant’Agostino parla di tre tipi di musica (istituale-strumentale-teorica) e ci lascia questa definizione che sottolinea l’apprezzamento per la musica come teoria:
“Musica est scientia bene modulandi”
Accanto a queste convinzioni ,però, emerge in Agostino una disponibilità a non escludere il piacere dall’evento musicale, purché la sua bellezza sia poi collegata alla perfetta bellezza rappresentata da Dio.

Boezio scrive il De Istitutione Musica , su chiara ispirazione pitagorica. In questo testo l’autore nn esclude  che la musica sappia esercitare potere sulle emozioni, al dilà del suo statuto  di conoscenza razionale delle relazioni tra i suoni.

 

 

 

Tardo Medioevo e Ars Nova

 

Grandi cambiamenti nella concezione della musica dal XIV secolo. Il dibattito tra i vari teorici tocca anche , e non di rado, la questione del carattere emotivo-espressivo della musica.

“La musica-scrive DeMuris_ tra tutte le arti è la più dolce, perché nessuna procura tanto piacere in così breve tempo”

Il teorico più rappresentativo della concezione “emotiva” della musica può essere Johannes Tinctoris (II metà XV secolo). Le sue argomentazioni , ormai lontane dalla visione matematico-metafisico della tradizione, puntano invece al riconoscimento dell’importanza del piacere come scopo della musica stessa.

 

 

Rinascimento e prima modernità

L’interesse per la presa emotiva della musica entra in una fase di non facile definizione.
Questo perché la questione s’intreccia con un’altra , (quella della relazione tra parola e musica all’interno della musica vocale) che finisce per farla passare in secondo piano.
Lo sviluppo del Madrigale nel XVI secolo, l’estetica della Camerata dei Bardi e la questione del “recitar cantando”, lo sviluppo della monodia accompagnata fino alla nascita dell’opera con Monteverdi : questi straordinari eventi della storia della musica sono legati alla questione della relazione tra parola e testo poetico e ,solamente alla luce di questa riflessione producono un vero e proprio interrogarsi intorno alla capacità della musica di produrre effetti di carattere emozionale.
Detto in altri termini: l’atteggiamento critico che molti teorici assumono nei confronti della polifonia franco-fiamminga nasce dalla convinzione che le scelte compositive siano lì dettate da valutazioni di carattere squisitamente intellettuale, senza la giusta attenzione al dato espressivo-emotivo che può nascere solo dalla comprensione del testo e dalla coerenza di quest’ultimo con la musica.
Un dibattito interessante può essere quello che si accende all’interno della Camerata Fiorentina, dominata dalla figura di un grande musicista (teorico , compositore e strumentista) quale Vincenzo Galilei
Riassumendo : l’esigenza del compositore moderno è ormai lontana da quella del compositore antico-medievale, troppo influenzato da un razionalismo spesso astruso e vanamente incline alla complicazione. Il compositore moderno punta ad individuare meccanismi compositivi capaci di suscitare determinate emozioni. Si parte dal presupposto dell’esistenza di una “geometria delle passioni” che collega, ad esempio, determinati accordi, o intervalli, o armonie, o dissonanze a precisi stati d’animo.
“..la quinta nell’ascendere è mesta e nel discendere è lieta, e per il contrario la quarta è tale nel salire..” scrive Galilei.

 

 

 

 

Il Settecento e la polemica intorno all’opera

  • Nel XVIII secolo il dibattito intorno alla dignità delle arti si fa serrato e produce innumerevoli polemiche. Letterati, artisti ed intellettuali in genere affrontano, spesso, la questione interrogandosi sulla relazione tra l’arte e la verità , oppure sulla sua capacità di essere fonte di educazione morale e civile per il popolo, oppure , ancora, sulla natura della sua fruizione da parte del pubblico.

 

  • Nel XVIII secolo la concezione dell’arte vive una trasformazione particolarmente importante, da un’estetica della descrizione ad un’estetica della creazione: da questo punto di vista la musica ,tra le varie arti, è forse quella destinata ad acquisire progressivamente un ruolo di rilievo nell’interesse degli studiosi, in forzadel carattere non concettuale del suo linguaggio
  • L’Enciclopedia e le polemiche sulla musica

 

Si nota un grande interesse all’interno dell’Enciclopedia per la musica (su 5O.OOO voci più di 8OO riguardano in modo diretto la musica), anche se quasi nessuno degli enciclopedisti interessati a questo argomento risulta essere un professionista della composizione o dell’esecuzione musicale. Inoltre notiamo che le voci dedicate alla musica sono affidate a collaboratori di primo piano come Rousseau, d’Alembert, Diderot.. e che buona parte del Discorso Preliminare è dedicato a questo argomento dallo stesso d’Alembert.
Molte le tematiche intorno alle quali si animano i dibattiti:

1-Il valore del concetto di imitazione e di espressione nella musica
2-La coesistenza tra musica e poesia
3-L’origine del contrappunto
4-Il valore della musica strumentale rispetto a quella vocale
5-La dignità culturale e morale del melodramma

 

L’interesse per la musica ,nel Settecento non nasce però solo nell’ambiente degli enciclopedisti.Già nel primo Settecento ferve la polemica tra sostenitori della musica italiana e sostenitori della musica francese; si discute animatamente poi intorno a questioni quali:

La querelle des Bouffons

 
E’ stata la disputa più popolare della Francia del Settecento.Oggetto della discussione il Melodramma, che si era andato affermando fin dal Seicento come la forma musicale intorno alla quale ruotavano tutte le altre, e che nonostante le critiche di teorici di formazione razionalista, era diventato la forma di spettacolo prediletta dalle classi colte. Il gusto del pubblico colto si divide ben presto tra i fautori del melodramma di gusto italiano e l’opera in stile francese . In particolare la disputa trova due avversari in Raguenet che nel 17O2 prende posizione a favore della musica italiana ,ritenuta più espressiva e capace di sollecitare le emozioni, e in Lecerf che nel 17O4 contrappone la solenne compostezza della musica di Lully alla superficialità e frivolezza della musica italiana.
Gli enciclopedisti sembrano decisi fautori del gusto italiano: in particolare Rousseau difende con forza la musica italiana e ,in particolare, l’opera buffa

  • Per Rameau (illustre teorico e compositore legato alla tradizione pitagorico-razionalistica) la musica è fondata essenzialmente sull’armonia ed è essenzialmente la più diretta espressione dell’armonia divina che si manifesta attraverso le leggi matematiche.
  • Per gli enciclopedisti si tratta di operare una laicizzazione delle idee di Rameau , per liberarle da dogmatismi di sapore cartesiano : la musica ,ricorda d’Alembert, è arte e pertanto ha a che fare con il gusto e non con la ragione, e il gusto come organo della fruizione artistica non ha regole formulabili sul modello di quelle delle scienze. E’ quindi facilmente immaginabile la tendenza degli enciclopedisti a preferire la melodia all’armonia.

 

 

  • A questo proposito scrive d’Alembert:” Preferire gli effetti dell’armonia a quelli della melodia , con il pretesto che una è il fondamento dell’altra, è come se si volesse sostenere che le fondamenta di una casa sono il luogo più piacevole per abitarci perchè sopra vi poggia tutto l’edificio.”

 

Rousseau critico del razionalismo

Nell’ambito dell’estetica musicale Rousseau appare a prima vita come uno dei tanti sostenitori del gusto italiano, in nome di un netto prevalere della melodia sulle pesantezze dell’armonia, e con una speciale predilezione per la musica vocale rispetto a quella strumentale, vista ancora come un piacevole arabesco privo di significato. Questa posizione trova un giustificazione teorica nel richiamo ad un’idea della musica primitiva come perfetta e armoniosa fusione di musica e parola (in netto contrasto con l’idea di un progresso, qui si sottolinea un a sorta di degenerazione di cui la musica strumentale è segno evidente!).Nello scritto “Essai sur l’origine des langues” del 1760,  si fa cenno ad una lingua poetica originaria in cui la fusione perfetta tra musica e parola si dà come canto che esprime un armonico rapporto tra le emozioni e la ragione. Poi “mano a mano che i bisogno crescono, che gli affari si complicano, che i lumi si diffondono, il linguaggio cambia carattere.Diventa più giusto e meno passionale; sostituisce le idee ai sentimenti; non parla più al cuore ma alla ragione. Per cui l’accento si spegne, l’articolazione si estende; la lingua diventa più esatta, più chiara ma più lenta, più sorda e più fredda”. In questa visione possiamo chiarire la differenza , per Rousseau, che separa melodia da armonia.
La melodia è legata alla naturalità dell’accento e nasce in seno alla società (in questo senso notiamo che in Rousseau, almeno in questo caso, il termine natura non va inteso in opposizione alla società civile).L’armonia, definita nei termini di invenzione “barbara” e “gotica”, è prodotto di una convenzione ed espressione di un dominio della ragione che s’illude di rendere autonoma la musica, che invece dovrebbe sgorgare dal cuore. Inoltre Rousseau sottolinea come l’elemento melodico contenga non solo la forza delle passioni ma anche il tesoro delle varie identità nazionali, mentre le fredde leggi dell’armonia sono le stesse in tutti i luoghi (un esempio è la musica italiana la quale, in sintonia con il carattere di questo popolo, è”dolce, sonora, armoniosa e accentuata più di tutte le altre e queste quattro qualità sono proprio quelle che si convengono di più al canto” (Lettre sur la musique francaise).
La musica , nella sua componente melodica, nel far emergere il mondo emotivo sepolto dalla fredda razionalità sa ,nello stesso tempo, esprimere i sentimenti del popolo entro cui nasce e diventa, quindi, fattore di riscoperta della storicità e dell’identità nazionale del popolo stesso

 

Diderot e la riflessione sulla musica strumentale

Lo sviluppo in tutta Europa della musica strumentale rende sempre più urgente una riflessione intorno alla questione dell’autonomia del linguaggio musicale. Diderot è l’intellettuale enciclopedista più incline a valutare positivamente il valore autonomo della musica strumentale.A questo proposito ricordiamo che Diderot ha curato ,nell’Enciclopedia, voci relative ai vari strumenti musicali sostenendo che ciascuno di essi presenta un carattere e una personalità ben delineata :“non vi è nessun fenomeno delle natura, nessuna passione , nessun sentimento nel cuore dell’uomo che non si possa imitare con uno strumento...” In alcuni scritti giovanili Diderot esalta il primato della musica per il carattere istintivo ed immediato della sua percezione: nell’ascolto musicale l’io percepisce l’accordo tra i suoni anche senza essere un intenditore, cioè possiede conoscenze senza essere cosciente.(In questo sembra riprendere la definizione data da Leibniz :”musica est arithmetica nescientis se numerare animi”, anche se con un concetto del valore dell’inconscio di ben altra portata). La musica , con il suo carattere di immediatezza , è il linguaggio più originario che l’uomo ha a disposizione; infatti proprio per la suo somiglianza con lo schizzo, lascia all’uomo un ampio margine di libertà nel dispiegare la sua immaginazione e ,in certo senso, lo mette nella condizione di cogliere meglio l’essenza delle cose, in quanto è meno delle altre arti, legate concettualmente al mondo delle cose.
Il nipote di Rameau, che è il personaggio immaginato da Diderot nell’omonimo testo, è dipinto con caratteri indubbiamente negativi, che lo rendono un indegno discendente del grande zio, ma rappresenta anche un soggetto dal forte temperamento musicale e dalle brillanti intuizioni.Nella musica, dice questo personaggio,”niente spirito, niente epigrammi, niente pensieri leggiadri, tutte cose tropo lontane dalla natura schietta.....solo il grido animale della passione può dettarci la linea che fa per noi”.

 

La concezione romantica della musica

  • Il Romanticismo contiene un mutamento profondo di prospettiva per quanto riguarda il significato ed il ruolo dell’arte
  • Kant: passaggio da un’estetica oggettivistica ad un’estetica soggettivistica- Una “rivoluzione copernicana “ nell’esperienza della bellezza
  • Non si parla più di imitazione della natura ma di originalità dell’artista creatore. Ogni opera è a sé stante, forte ed irripetibile nella sua singolarità
  • Le nuove idee sull’arte producono una rivoluzione senza precedenti nell’ambito dell’estetica musicale. La trasformazione è, in particolare, legata a due elementi:

 

  • La musica viene elevata al grado più alto nella gerarchia delle arti
  • La musica vocale cede il primato alla musica strumentale che viene collegata con l’in sé più autentico della musica stessa.
  • Affermazione dell’idea della musica assoluta: in riferimento all’antica dottrina pitagorica dell’harmonia mundi il mondo viene visto come un’unità vivente retta da un principio ordinatore. Si parla di un’intima simpatia delle creature e di accordo tra microcosmo e macrocosmo.

 

  • Il Romanticismo musicale tedesco , legato fortemente all’idea del risveglio nazionale, assume toni fortemente critici, per quanto riguarda la tradizione operistica, nei confronti della frivola inconsistenza dei libretti settecenteschi ,per privilegiare maggiormente temi quali amore e dovere; vita e morte.....Emerge un nuovo gusto per il demoniaco, il magico e l’esoterico.
  •  Del 1821 è l’opera “Franco cacciatore” di K.M. Von Weber che si ispira , dal punto di vista strutturale, alla tradizione del Singspiel , con pagine dal sapore popolareggiante, come i lieder dei cacciatori , la marcia dei contadini....

 

  • Attraverso la musica di Beethoven (177O-1827) si assiste al passaggio dal ‘7OO alla nuova sensibilità romantica, caratterizzata dall’attuazione di una coscienza nuova del pensare e fare musica. Dopo aver iniziato la sua carriera di compositore all’interno della tradizione classica, Beethoven esprime insoddisfazione per la condizione in cui l’artista è imprigionato, all’interno del mondo settecentesco: le regole non possono mortificare e impoverire la spinta creatrice del genio, che deve poter agire in piena libertà , senza condizionamenti frustranti.Ed è in questo senso che possiamo interpretare la sua azione dirompente nei confronti della forma-sonata, che risulta sempre più impotente a contenere e valorizzare le nuove ed esuberanti esigenze espressive dell’epoca.
  • Le regole ,dunque, non possono più condizionare il genio creativo. al contrario, le regole derivano da un irrigidirsi delle libere modalità creative del genio stesso.

     Il carattere di Beethoven è in sintonia con lo Sturm und Drang e presenta una natura passionale che ritroviamo nella forza espressiva delle sue composizioni. In lui possiamo non solo cogliere aspetti decisivi della nuova sensibilità romantica, ma anche un primo segno della nuova condizione che il nuovo secolo riserva all’artista per quanto concerne il rapporto con il pubblico , nella continua oscillazione tra il rischio della commercializzazione e la prospettiva della sdegnosa solitudine del genio. D’altra parte ,consapevole della propria dignità compositiva, egli ricorda che la produzione della musica non può essere ridotta a puro artigianato: forte per il carattere non concettuale del suo linguaggio, la musica esprime l’Assoluto. distinti , per darsi soltanto ad un senso di inesprimibile nostalgia”.

  • Wackenroder (1773-1798)

 

Nel suo primo scritto sulla musica descrive la figura esemplare dell’artista romantico, lacerato tra arte e vita, tra idealità e materialità della musica. L’artista è divorato dall”entusiasmo” , che è un trovare il divino dentro di sé. La musica ha il potere di innalzare il genio dell’uomo all’assoluto.
Nella novella “Meravigliosa favola orientale d’un santo ignudo” W.mette poi in luce alcune tematiche centrali della sensibilità romantica poi riprese dal filosofo Schopenhauer: la musica ha la capacità di liberare l’uomo dall’affanno della vita che è tormento del desiderio inesauribile.

  • Hoffmann (1776-1822)

 

L’intreccio del meraviglioso con il quotidiano è spesso collegato all’esperienza della musica. Qui la musica assume connotati demoniaci, al punto da essere collegabile con l’oscuro mondo dell’inconscio.
Del 1810 è la recensione alla Quinta di Beethoven (si tratta di un testo poi ampliato e trasformato in summa della concezione romantica della musica)
La musica viene pensata come la tipica arte del Romanticismo perché è la sola che ha per oggetto l’infinito:

Dschinnistan (regno dell’Assoluto)

 

Unendliche Sehensucht (infinito struggimento)

 

 

Fonte: http://digilander.libero.it/domani_ti_sego/file%20word/Storia%20della%20musica/La%20musica%20e%20la%20vita%20emotiva.doc

Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/domani_ti_sego

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