Le origini della moneta

 


 

Le origini della moneta

 

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Le origini della moneta

I primi generi monetari furono rappresentati da merci diffusamente scambiate nelle specifiche realtà socio-economiche, il cui valore era ben noto alla generalità degli operatori (es., conchiglie, sale, bestiame, metallo). Il potere d’acquisto poggiava quindi sul valore intrinseco del bene utilizzato come moneta (moneta-merce).
Nell’ambito dei regimi basati sulla moneta-merce, andò affermandosi il ricorso a metalli nobili dai quali, attraverso la coniazione, si ottenevano le monete. Il ricorso ai metalli nobili è essenzialmente da ricondurre a: la rarità dei metalli impiegati, la loro non deperibilità, il poco ingombro (concentrano molto valore in poco peso facilitando trasporto e custodia), la facile divisibilità che semplifica  la realizzazione di multipli e sottomultipli, consentendo di raggiungere con precisione l’ammontare necessario per lo scambio.
Le prime monete d’oro e d’argento furono coniate in Lidia (Asia Minore attualmente compresa nella Turchia) a cavallo tra il VII e il VI secolo a.C. Successivamente nel V secolo nacquero la moneta di bronzo in Magna Grecia e quelle di rame in Cina, Corea e Giappone. Furono necessari molti anni e la formazione di due grandi imperi prima che la moneta si imponesse in tutto il mondo conosciuto: l’impero di Alessandro Magno e, ovviamente, l’impero romano. Fu proprio grazie a quest’ultimo che la moneta si impose in ogni angolo d’Europa. Il periodo Romano fu ricco di coniazioni tanto che fu necessaria una riforma monetaria (al tempo dell’impero) e, col passare dei secoli, la moneta è rimasta, salvo piccole innovazioni, sostanzialmente identica a quella del modello romano.
L’affermazione della moneta metallica si lega al potere dello Stato che accentrò il potere di batter moneta. Il conio, con l’immagine del sovrano, attestava il valore della moneta agevolandone la circolazione. Peraltro, nel batter moneta, il sovrano impiegava una quantità di metallo nobile inferiore al valore nominale, appropriandosi di una parte di metallo a titolo di imposta sulla coniazione (c.d. “signoraggio”). Fin dall’antichità la storia dei sistemi monetari riporta il frequente ricorso di sovrani a misure volte a ridurre il quantitativo di metalli nobili incorporati nelle monete.  
I sistemi basati sulla moneta-merce erano inoltre esposti alle fluttuazioni del prezzo del metallo nobile utilizzato. La scoperta del continente americano, con lo sfruttamento di nuovi giacimenti, fu all’origine di una fase inflazionistica che ebbe profonde ripercussioni sulle economie dei paesi europei nei secoli XVI e XVII. Per contro, con la crescita degli scambi originata dalla rivoluzione industriale, emerse la necessità di un genere monetario la cui offerta non fosse vincolata dalla limitata disponibilità di metalli preziosi.
Banconote, moneta bancaria, moneta legale
Sebbene vi siano precedenti storici più antichi , è alla fine del XVI secolo che iniziò a emergere il fenomeno dell’emissione, da parte di orefici, mercanti, industriali,  di note su carta attestanti la promessa di conversione nell’ammontare equivalente in moneta metallica a richiesta del portatore. Allorché tali strumenti furono acquisiti dagli ordinamenti giuridici, si aprì la strada alla banconota convertibile. Essa incorpora l’impegno contrattuale incondizionato dell’emittente a riconoscere al portatore il controvalore della banconota in moneta metallica al valore nominale. Con la banconota il pagamento si perfeziona con la mera consegna da mani a mani, senza richiedere la trasmissione della copertura metallica depositata presso l’emittente, con evidenti vantaggi in termini di efficienza e comodità d’uso nelle transazioni. Con la banconota, andò anche affermandosi un nuovo intermediario finanziario, la banca di emissione, che emetteva banconote a fronte di depositi in monete metalliche ma anche di prestiti concessi a privati o allo Stato.
Inizialmente, lo sviluppo della banconota fu caratterizzato dalla coesistenza di una pluralità di banche emittenti, alcune delle quali operavano con minor prudenza rispetto ad altre, emettendo volumi di banconote molto superiori ai depositi di moneta metallica detenuti, rischiando di non essere in grado di far fronte alle richieste di conversione. Per gli operatori economici era complesso valutare l’affidabilità delle banconote emesse da istituti differenti. Le esperienze di crisi bancarie portarono gradualmente, in tutti i paesi, all’affermazione del monopolio dell’emissione: lo Stato rese il diritto di emettere banconote prerogativa esclusiva di una banca particolare: la banca centrale.
Mentre per le banconote si affermava il monopolio dell’emissione, andava emergendo una ulteriore forma di moneta basata su scritture su conti detenuti presso banche commerciali (moneta bancaria). Diversamente dalle banconote, il perfezionamento dei pagamenti richiede in questo caso strumenti e/o procedure atte a consentire al titolare del conto di comunicare alla propria banca l’ordine di trasferire moneta al beneficiario del pagamento. Tali strumenti e/o procedure andarono assumendo forma di assegni bancari e circolari, bonifici e giroconti. Nel contempo, per consentire l’effettuazione di pagamenti tra clienti di banche diverse, fu necessario realizzare procedure e sistemi di trasferimento fondi tra banche che vennero a far perno, in molte realtà, sugli stessi istituti detentori del monopolio di emissione delle banconote, ovvero sulle banche centrali: i pagamenti tra banche commerciali si perfezionavano tramite movimenti scritturati sui conti detenuti dalle banche commerciali presso le banche centrali.
Nel tempo, per le banconote è venuta meno la convertibilità in metalli nobili, sebbene fino a tempi recenti su di esse sia stata riportata l’attestazione “convertibili a vista al portatore” . Esse sono peraltro dotate di potere liberatorio, ovvero della capacità per legge di estinguere le obbligazioni di pagamento; in relazione a ciò esse - unitamente alle monete, ormai in metalli non nobili, emesse dagli Stati generalmente tramite le Zecche nazionali - vengono definite come moneta legale. Peraltro, l’efficacia delle norme che prescrivono il potere liberatorio presuppone necessariamente la fiducia del pubblico nella moneta legale. Quest’ultima poggia, da un lato, sulla stabilità del valore della moneta, che le banche centrali perseguono tramite la gestione della politica monetaria; dall’altro, sulle caratteristiche intrinseche dei biglietti, che debbono risultare tali da rendere ardua la falsificazione ma agevole il riconoscimento delle banconote legittime.


     Verosimilmente furono i cinesi i primi ad usare la cartamoneta fin dal II secolo d.C. (fu il primo esempio di corso forzoso della moneta legale, in quanto tale strumento, con valore intrinseco nullo, assolveva il ruolo di moneta legale per decreto imperiale)

      Tale attestazione era ancora presente sulle banconote in lire in circolazione fino al 2001.

 

Fonte: http://www.liceogbruno.it/materiali/form_econom/1_mater_formativo/2.%20La%20moneta%20scheda%20per%20i%20docenti%202012.doc

Sito web da visitare: http://www.liceogbruno.it/

Autore del testo: Banca d' Italia Eurosistema e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

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