Pet therapy appunti

 

 

 

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Pet therapy appunti

 

Pet Therapy

 

L’intuizione del valore terapeutico degli animali risale all’antichità e nel corso dei secoli ha assunto sempre più importanza. Ippocrate già 2400 anni or sono, valutava gli effetti benefici che si traevano da una lunga cavalcata e la consigliava agli amici per combattere l’insonnia e ritemprare il fisico e lo spirito in situazioni che oggi definiremmo di stress.

Con un decreto legislativo del 6 febbraio scorso (se, come avevo consigliato, aveste citato la bibliografia specificando in quale numero della Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto, sapreste che è del 2003 e non avreste scopiazzato come degli asininelli scrivendo “scorso”, dando così su una tesi un’informazione sbagliata!!), è stata riconosciuta ufficialmente la cosiddetta ‘Pet Therapy’, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. 
Tale decreto oltre a  rappresentare ufficialmente un importante riconoscimento del valore terapeutico dell’animale, abbatte i vincoli pratici ed i pregiudizi che impedivano il loro accesso in ospedali, istituti e case di riposo.
Sembrerebbe che il primo ad usare il termine ‘Pet Therapy’ sia stato lo psichiatra Boris Levinson, il quale ha provato tale terapia per la prima volta nel 1953 (manca citazione in bibliografia) negli Stati Uniti d’America.

Levinson mentre lavorava con un bambino autistico, si rese conto che il suo cane offriva la possibilità di proiettare le (il cane era del neuropsichiatria!) sensazioni interiori del piccolo paziente, costituendo occasioni di scambio affettivo e di gioco in grado di rendere più soddisfacenti le sedute. Nel 1961 coniò il termine ‘Pet Therapy’. Tale termine è stato sostituito in Italia dai termini “A.A.A.” (Attività Assistita con Animali) e “T.A.A.” (Terapia Assistita dagli Animali). La prima si basa semplicemente sui comportamenti istintivi degli animali che ispirano tenerezza e producono rilassamento (NON E’ VERO!! Se aveste letto meglio o fonti più attendibili sapreste che fanno molto più che “rilassare” l’assistito: il cane che aiuta il cieco non fa TAA ma non è propriamente rilassante), mentre la seconda si sviluppa attraverso progetti mirati e sostenuti da protocolli d'azione, i quali possono essere applicati a gruppi di pazienti di qualsiasi età oppure mirati alla singola persona. La differenza non sta nella presenza di progetti mirati o nel fatto che siano rivolti a tutti (entrambe queste caratteristiche si ritrovano anche con l’AAA) ma negli obiettivi differenti di tipo cognitivo comportamentale psicologico.

A questo punto sarebbe anche importante specificare che nella tesina d’ora in poi quanso usate il termine “pet therapy” vi riferite alla TAA.

 

Il metodo d'applicazione della Pet Therapy prevede l'utilizzo di alcuni tipi di animali (delfino e cavallo non sono esattamente “domestici”) da presentare o affiancare all'uomo affinché questi ne possa trarre dei benefici. La presenza, il contatto e l'interazione che l'uomo sviluppa con gli animali favorisce, infatti, l'insorgenza di una vasta gamma di benefici volti ad un miglioramento della qualità della vita.

 

L’animale maggiormente impiegato nella Pet Therapy è il cane, ma oltre ad esso vengono impiegati gatti, piccoli roditori, uccelli da voliera, cavalli, delfini, caprette, animali da cortile. Tutti gli animali che operano in questo settore devono essere in perfette condizioni igienico-sanitarie, muniti di certificato di buona salute rilasciato da un veterinario e rinnovato ogni trenta giorni. La tutela degli animali è indispensabile poiché nonostante l'entusiasmo dimostrato sono sottoposti ad una situazione di stress che, se sottovalutata, non tarderà a dimostrarsi con alcuni segnali (auto pulizia ostinata, eccessiva salivazione, continui sbadigli, opacità del pelo ecc...). E' quindi necessario sottoporli a controlli veterinari per constatarne l'effettivo stato di salute ed impiegarli usando il buon senso.

La Pet Therapy non coinvolge solo un uomo e un animale, ma anche tecnici competenti del comportamento umano e del comportamento animale.

Le figure professionali coinvolte sono numerose e differenti tra di loro. Medici, psichiatri, psicologi, pedagogisti, sociologi, fisioterapisti, veterinari, insegnanti, educatori e cinofili sono alcuni esempi significativi.

Per il raggiungimento degli obiettivi queste figure devono unirsi in un gruppo di lavoro, mettendo a disposizione degli altri la propria professionalità specifica.

Il medico e lo psicologo hanno il compito di valutare ed indicare le modalità secondo cui impiegare gli animali. Qualora i pazienti presentino handicap fisici, può risultare utile (non è sempre necessario!!) anche il supporto del terapista della riabilitazione.

Al veterinario che collabora con il gruppo di lavoro è richiesta una specifica formazione nel settore, in quanto deve selezionare l'animale più adatto al tipo di terapia da attuare, sorvegliarne in modo costante ed accurato lo stato di salute (malattie, parassiti)  non solo fisico ma anche psicologico. Infine il veterinario deve verificare nel corso del tempo come il l’animale sopporti il lavoro intrapreso.
Il veterinario è affiancato da un etologo o un biologo (comunque un professionista con adeguate conoscenze in materia di comportamento animale),  il quale contribuisce alla scelta dell'animale in base ad un’analisi accurata delle caratteristiche attitudinali e comportamentali. In seguito tale professionista deve preoccuparsi di istruire i pazienti (laddove sia possibile) i loro familiari e gli altri operatori, in merito al comportamento degli animali utilizzati, al tipo di intervento che sono in grado di effettuare e, soprattutto, a quale mole di lavoro possono sostenere. L'etologo, inoltre, fornisce criteri per valutare e salvaguardare il benessere dell'animale "lavoratore".

Di cruciale importanza è il ruolo affidato ad addestratori ed istruttori con specifica preparazione: è importante addestrare adeguatamente l'animale ad interagire con il paziente e poi curare il rapporto che si viene a creare nella coppia. In particolare la fase dell'addestramento è importante qualora l'animale assista pazienti con particolari handicap fisici.

 

Gli animali  coinvolti nella Pet Therapy devono possedere delle precise qualità fisiche e caratteriali (livello di reattività molto basso alla presenza di altri animali o di altre persone o di gruppi numerosi, agli stimoli, soprattutto a quelli negativi), buona capacità di memoria, consequenzialità e direzione ecc. 

Il cane ha un rapporto privilegiato con l'uomo sin dalla preistoria e sono frequenti le occasioni in cui possiamo apprezzarne la collaborazione e, talvolta, l'abnegazione. Per questo viene impiegato di frequente quale co-terapeuta, sia nella cura di bambini che di adulti ed anziani attraverso l'invito al gioco, l'offerta di compagnia e la richiesta di interazione.

Anche il gatto è utilizzato nella pet-therapy: per la sua indipendenza e facilità di accudimento, lo si preferisce per persone che vivono sole e che, a causa della patologia o dell'età, non sono agevolate negli spostamenti.

Criceti e conigli iniziano ad essere diffusi nelle nostre abitazioni: osservare, accarezzare e prendersi cura di questi animaletti può arrecare grande beneficio soprattutto a quei bambini che stanno attraversando una fase difficile nella loro crescita.

Il cavallo, attualmente, oltre ad attività sportive o ricreative, viene utilizzato per l'ippoterapia medica, psicologico-educativa, riabilitativa, che viene praticata generalmente in strutture attrezzate, con il supporto di personale specificatamente preparato ed addestrato. A beneficiare dell'ippoterapia sono soprattutto i bambini autistici, i bambini Down, disabili, persone con problemi motori e comportamentali.

Da alcuni esperimenti effettuati su gruppi di anziani, è stato rilevato l'effetto benefico derivante dal prendersi cura abitualmente di uccelli, in particolare pappagalli.

E' stato constatato che l'osservazione dei pesci di un acquario può contribuire a ridurre la tachicardia e la tensione muscolare, agendo così da antistress.

I delfini occupano un posto privilegiato nelle attività che prevedono terapie con gli animali. L'amicizia tra uomini e delfini è di vecchia data ed il loro utilizzo quali co-terapeuti si è rivelato particolarmente efficace per la depressione ed i disturbi della comunicazione. La delfino-terapia è utile anche per i pazienti autistici poichè li aiuta, in molti casi, ad uscire, almeno parzialmente dal proprio isolamento.

Asini, capre e mucche, animali con i quali esisteva una grande familiarità sino a pochi decenni fa, ultimamente vengono anche loro utilizzati per la pet-therapy.

 

La Pet Therapy non si propone come un metodo unico ed infallibile, né  tanto meno  in sostituzione ad altre forme di terapia più tradizionali. Essa è stata pensata e sviluppata come affiancamento alle più comuni tecniche terapiche. Parlare di Pet-Therapy non vuol dire comunque affermare che basta regalare un animale per risolvere i problemi legati a gravi mancanze. La prescrizione, la progettazione e l’attuazione di un simile intervento richiede la presenza di una équipe multidisciplinare, che sia in grado di valutare l’idoneità del paziente e della relativa patologia da trattare.

La terapia in questione può essere impiegata, con pazienti affetti da varie patologie. Gli obbiettivi che si perseguono, possono essere riassunti in quattro fondamentali categorie:

- cognitivi ( miglioramento di alcune capacità mentali, memoria, pensiero induttivo)

- comportamentali (controllo dell'iperattività, rilassamento corporeo, acquisizioni di regole)

- psicosociali (miglioramento delle capacità relazionali, di interazione)

- psicologici in tempo stretto (trattamento della fobia animale, miglioramento dell'autostima)

 io aggiungerei anche: psicomotori (rilassamento, rinforzo e bilanciamento della forza muscolare, apprendimento di pattern motori, …)

Gli animali instaurano con l'uomo comunicazioni spontanee di tipo emotivo-affettivo e molte persone con difficoltà cognitive riescono a vivere con essi uno scambio di sensazioni che servono poi da trampolino per altre terapie ed altri miglioramenti. Inoltre si sono riscontrati  benefici dovuti a cambiamenti fisici, quali l’abbassamento della pressione sanguigna ed il rallentamento del battito cardiaco.

Quali sono le persone a cui potrebbe giovare i contatto con un animale domestico? Sono molteplici i soggetti su cui viene utilizzata.

Bambini con disturbi psichici, con problemi comportamentali e deficit cognitivi di memoria, apprendimento e orientamento spazio-temporale.  (questa frase è senza verbo! Se volete fare un lenco dovete usare i 2 punti… oppure mettere le categorie in graasetto cosicché siano dei titoletti!!)

Con il gioco e il contatto fisico si sviluppano più facilmente i processi cognitivi e sensoriali e stimolano il bambino a cercare nuove interazioni con l’ambiente.

Adolescenti con problemi comportamentali dovuti a conflitti interfamiliari Anche qui dov’è il verbo?

Le interazioni con gli animali potenziano il linguaggio non verbale aumentando l’espressione delle emozioni (provare e parlarne non sono esattamente la stesa cosa!). In questo modo l’adolescente è facilitato nella crescita psicologica e nella presa di coscienza delle proprie responsabilità. Imparerà anche ad instaurare legami affettivi stabili e sicuri.

Persone con difficoltà relazionali (ad esempio anziani, inabili psicofisici ecc)

Il rapporto con l’animale fornisce l’occasione per nuovi incontri.

Persone con disturbi psichiatrici ( ad esempio depressione, schizofrenia, disturbi alimentari, disturbi di personalità)

Ad esempio i depressi, prendendosi a carico un animale, possono trovare la giusta motivazione per curare anche sé stessi. L’animale ha anche la funzione di sedazione della tensione soprattutto con coloro che soffrono di un elevato livello di ansia.

Malati terminali

Persone con problemi di vista, udito, con difficoltà di parola, con disabilità fisiche.

Persone in stato confusionale (ad esempio affette dal morbo di Alzheimer, sclerosi multipla non mi risulta che la sclerosi multipla dia effetti confusionali anzi i poveretti in genere perdono tutto e solo per ultima la lucidità!, demenza, ecc)

Persone con disordini dello sviluppo, ad esempio sindrome di Down, autismo, iperattività e deficit d’attenzione.

 

Sperimentata con i bambini aventi problemi di apprendimento la terapia sembrerebbe  sviluppare una maggiore autostima e fiducia in sé stessi ed un maggior controllo dell'iperattività, migliorando le proprie capacità espressive.

Nei centri di recupero per tossicodipendenti si è verificato, nei soggetti impegnati nell'allevamento di animali, uno sviluppo notevole del senso di responsabilità verso se stessi, gli altri e ovviamente verso i propri beniamini.

Stimolazioni quali il tatto (il tatto non è una stimolazione ma un senso) ed il contatto corporeo,  permettono la formazione di un confine psicologico, con la delineazione maggiore di una propria identità e della propria esistenza. Va considerato anche l’elemento ludico il quale porta benefici psicosomatici. Le persone, tramite esso, possono liberare le loro energie e ricavare sensazioni di benessere e di calma.

Si è inoltre messa in evidenza la facilitazione sociale ottenuta grazie alla presenza di un animale. L’attaccamento ed il legame che si viene a creare tra uomo e animale può, almeno in parte, compensare la mancanza eventuale di quello interumano o comunque favorire lo sviluppo di legami di attaccamento basati sulla fiducia, che potranno, in seguito, essere anche trasferiti ad altri individui. L’empatia con l’animale, nel tempo, viene trasferita anche alle relazioni con gli altri esseri umani.

La Pet Therapy ha trovato ottimi riscontri anche per superare un eventuale egocentrismo  focalizzando la propria attenzione sul mondo esterno.

Anche la Pet Therapy presenta, tuttavia, delle controindicazioni: è sconsigliata in soggetti immunodepressi (si ricordi che gli animali sono potenziale veicolo di malattie), a chi ha paura o è allergico agli animali. Esistono controindicazioni  principalmente nei casi di gravi affezioni della colonna vertebrale ma anche nelle distrofie muscolari e nelle forme più gravi di epilessia.

Ci sono molte delle cose che citate in bibliografia non citate nel testo! Non ha nessun senso!

 

Ballarini G. Animali amici della salute. Curarsi con la pet therapy, Xenia ediz., 1995
Banks M.R. e W.A. Banks The effects of animal-assisted therapy on loneliness in an elderly population in long-term care facilities. J Gerontol A Biol Sci Med Sci 2002 Jul; 57(7): 428-32
Cole K.M. e A. Gawlinski. Animal-assisted therapy: the human-animal bond.
AACN Clin Issues 2000 Feb; 11(1): 139-49
Combs A. Pet therapy and increased socialization among elderly clients. Ky Nurse 2002 Oct-Dec; 50(4): 15-6
Del Negro E. Pet therapy: un metodo naturale. FrancoAngeli, 1998
Delta Society. Handbook for Animal Assisted Activities and Animal Assisted Therapy Renton, WA, 1992
Giacon M. Pet therapy Ediz. Mediterranee, 1992

Governo Italiano – Presidenza del Consiglio dei Ministri
Benessere degli animali e Pet Therapy

Sabina Colturi http://www.humanitasalute.it/news.html?id_p=549

Centro di collaborazione OMS/FAO per la sanità Pubblica Veterinari; Laboratorio di fisiopatologia di organo e di sistema dell'Istituto Superiore di Sanità; Istituto Zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e Molise; Ministero della salute- Direzione generale della sanità pubblica veterinaria , degli alimenti e della nutrizione - Ufficio X)

(francesca furiozzi Redazione Ministerosalute.it gennaio/2003)

Adnkronos Salute

Attività e terapie con l'ausilio di animali: quadro internazionale e stato dell'arte in Italia, ANNALI DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA', Natoli E. 1997;

La Pet Therapy: gli animali e la salute dell'uomo", Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale", giugno 1996;

 

Fonte: http://eduprof.altervista.org/didattica/21/dps/pettherapy.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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