Costruzione e rottura dei legami affettivi

 


 

Costruzione e rottura dei legami affettivi

 

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Costruzione e rottura dei legami affettivi

 

Costruzione e rottura dei legami affettivi

 

Bowlby nel 1956 viene invitato al centenario della nascita di Freud ad una conferenza sulla Psicoanalisi e le cure infantili. Freud ha portato alla luce grandi verita’ nella sua carriera, ha affermato per prima cosa che le radici del nostro comportamento sono da ricercarsi nell’ infanzia e nei primi anni di vita. Freud incontra molte difficolta’, alcuni psichiatri nel 1950 affermano che non ci sono basi scientifiche per sostenere che i processi della prima infanzia incidono  sulla salute mentale dell’uomo. Ora molte riviste note riprendono il concetto di Freud, un bambino infelice sara’ un grande nevrotico sottolineando l’importanza della madre nella sua crescita. Il bambino dovrebbe ricevere cure regolari sempre dalla stessa persona. Le influenze che formano di piu’ l’individuo sono quelle che sperimentate della prima infanzia.

 

L’ambivalenza e la sua regolazione

Donald Winnicott ha trattato il problema del senso di colpa e la capacita’ di vivere questo in modo normale. Il senso di colpa fa parte di ogni essere umano, ogni soggetto e’ portato ad arrabbiarsi anche con le persone alle quali tiene di piu’ al mondo. Il bambino dovrebbe essere educato a regolare il conflitto tra amore ed odio.

Freud ci parla di questo tema dell’ambivalenza partendo dai sogni, spesso l’individuo sogna la morte di un parente caro perche’ inconsciamente la desidera, questo accade perche’ nei primi anni di vita il piccolo prova sentimenti ambivalenti di amore ed odio sia per le figure genitoriali sia per i fratelli.

Secondo Freud gli istinti sessuali e quelli dell’ Io originano l’odio e l’amore , quest’odio e amore puo’ essere dovuto alla Non fusione degli istinti di vita e degli istinti di morte.

La paura e il senso di colpa che sono al vertice di questi conflitti possono dar luogo a disturbi psicologici se non si riesce a risolverli.

  • Le tappe per le quali passa il bambino per giungere a regolare la propria ambivalenza tra istinti di amore ed odio sono importanti per lo sviluppo della sua personalita’.Se questo sviluppo sara’ positivo il piccolo riconoscera’ che in lui esistono impulsi contraddittori ( amore ed odio ) che sara’ in grado di dirigere e controllare e l’angoscia che ne derivera’ sara’ molto piu’ sopportabile.
  • Uno sviluppo non positivo portera’ il soggetto ad essere sopraffatto dagli impulsi che non riuscira’ a controllare e che faranno insorgere in lui una grande angoscia nei confronti della sicurezza di chi lo ama e iniziera’ a temere delle punizioni che credera’ di meritarsi. ( la paura della punizione puo’ portare ad una maggiore aggressività  oppure cerchera’ eterno conforto, questi circoli viziosi si creano perche’ il soggetto non riuscira’ a gestire amore ed odio ).

Il soggetto puo’ inoltre usare espedienti psicologici che consistono del reprimere una delle due parti del conflitto, o l’amore o l’odio, si nega cosi’ l’esistenza del conflitto.

  • il conflitto , sottolinea Bowlby non e’ qualcosa di patologico ma fa parte di ognuno di noi, spesso dobbiamo prendere decisioni e rinunciare a cose altrettanto desiderate.
  • Lorenz afferma che anche gli animali sono soggetti ad impulsi conflittuali
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Condizioni che presentano particolari difficolta’

Cio’ che rende difficile il conflitto e’ la vastita’ delle sue componenti.

Per l’educazione di un bambino e’ importante che ci si comporti in modo che nessuno dei due impulsi di amore ed odio diventino troppo forti. L’affetto dei genitori e’ un tratto fondamentale, con il loro amore faranno si’ che il desiderio libidico e l’odio non crescera’ in maniera spropositata.

Se da parte dei genitori non ci sara’ questa attenzione egli tendera’ a cercare costantemente amore e ad odiare chi non si cura di lui.

Bowlby ha studiato la separazione del bambino dalla propria madre analizzandone il fenomeno del conflitto che si crea.

  • la separazione dalla figura  d’attaccamento sviluppa nel bambino un sentimento ambivalente d’amore ed odio verso di questa che lui stesso non riesce a gestire.

Quando un bambino mostra odio verso un genitore farglielo notare e accrescere il suo senso di colpa non puo’ che peggiorare la situazione. Questo metodo fa controllare al soggetto i suoi impulsi negativi ma la conseguenza e’ l’infelicita’. Anche la punizione puo’dare lo stesso effetto portando il bambino a far accrescere la sua aggressivita’ e a diventare un potenziale delinquente.

Non e’ detto con questo che il bambino puo’ far cio’ che vuole ma compito del genitore e’ quello di proporsi verso di lui in modo amichevole senza usare punizioni ( perche’ generano angoscia e rancore ). Il terrore non serve a nulla, il bambino non appena il genitore sara’ assente ripetera’ la stessa azione che poco prima era stata proibita.

Problemi emotivi dei genitori

Vediamo ora il problema dal punto di vista dei genitori. Si puo’ chiedere al genitore di essere sempre paziente e tollerante? La risposta e’ no.

Perdere la pazienza fa parte del lavoro di ogni genitore che afferma cosi’ i propri limiti e puo’ chiedere scusa se e’ andato oltre ma resta il fatto che la punizione non e’ un qualcosa di educativo. I figli in presenza dei genitori hanno reazioni molto piu’ primitive mentre se a contatto con sconosciuti possono sembrare bambini buonissimi. Per un bambino e’ anche molto importante cio’ che la mamma non dice esplicitamente ma i suoi gesti, i tratti piu’ o meno rilassati del suo volto, il tono della voce. Spesso i problemi dei genitori ricadono sui figli, la mamma e’ portata ad un d’amore per il figlio che lo vorrebbe tutto per se ma spesso a questo amore si associa un sentimento di odio, un genitore che e’ stato geloso del fratello puo’ nutrire gelosia per il nuovo arrivato ( molto comune nei padri ).

I genitori che da piccoli hanno negato i loro sentimenti di amore ed odio verso i propri genitori perche’ puniti o squalificati si trovano impreparati di fronte ad una nuova nascita e al risorgere di un conflitto che hanno gia’ sperimentato. La loro paura di non essere in grado di essere pazienti ed amorevoli viene risolta con gli stessi mezzi usati quando erano piccoli.

Conflitto intra_specifico ed extrapsichico

Gran parte dei disturbi e dell’infelicita’ sono attribuibili a condizioni esterne sulle quali si puo’ intervenire e modificarle. Molti bambini crescono senza problemi mentre altri ne sono tormentati, cio’ e’ da ricercarsi nel patrimonio ereditario e nelle influenze ambientali

Il conflitto extrapsichico riguarda invece i bisogni infantili e la scarsa possibilita’ di soddisfarli a causa dell’ ambiente.

L’ambiente entra in gioco quando c’e’ un grande conflitto di tipo intrapsichico tale da non essere piu’ regolato dall’individuo.

 

Capitolo II

Un approccio etologico alla ricerca sullo sviluppo infantile

Bowlby nel 1957 partecipa ad un congresso sul contributo delle attuali teorie alla comprensione dello sviluppo infantile. Lo studioso parlera’ dei contributi dell’ etologia.

  • qual’e’ la natura e lo sviluppo del rapporto del bambino con gli altri?

Per rispondere a questa domanda gli psicologi adottano o l’approccio con la teoria dell’apprendimento o l’approccio con la psicanalisi.

Questi due approcci si sono pero’ verificati molto contraddittori e non hanno portato a grandi risultati sul campo d’indagine. Gli psicanalisti affermavano che le relazioni sociali dell’uomo fossero mediate da istinti biologici che spingevano il soggetto ad agire. I teorici dell’apprendimento sostengono che la loro teoria esegue esperimenti adeguati atti a confermare le loro idee cosa che non accade per la psicanalisi.

Bowlby non entra a far parte di nessuno di questi due tipi di approccio ma intraprende la strada dell’etologia affascinato in quanto quel mondo gli appariva simile a quello clinico.

L’etologia studia i comportamenti dei primati non umani ma che sono omologhi a quelli umani servendosi di metodi empirici.

Il padre dell’ etologia e’ Darwin, in uno suo libro dedica un capitolo all’ Istinto dove afferma che ogni specie e’ dotata di un repertorio di schemi di comportamento oltre a caratteristiche anatomiche.

Gli istinti si sono creati per selezione naturale ed hanno mantenuto le variazioni piu’ vantaggiose accumulate nel corso dei secoli.

Questi schemi di comportamento si sviluppano in un determinato modo pressochè uguale in tutti gli individui di una specie e si arriva a pensare  che questi schemi siano ereditari e non appresi. In alcuni soggetti questi schemi sono piu’ sviluppati grazie anche all’influenza che ha esercitato l’ambiente esterno.

L’ uomo ha in comune con i mammiferi inferiori molte componenti fisiologiche ed anatomiche cosi’ come ha in comune dei componenti comportamentali.Gli stimoli segnale sono delle funzioni che permettono di attivare lo schema piu’ idoneo nella situazione che si sta’ presentando.( questi stimoli sono noti come stimoli sociali attivanti ).

Lo schema comportamentale puo’ essere attivato anche da condizioni interne come ad esempio puo’ accadere con la maturazione del corpo e del sistema nervoso centrale e con l’equilibrio che si viene a formare a livello endocrino.

Secondo Lorenz esistono una serie di serbatoi che contengono energia specifica di reazione adeguata ad un particolare schema di comportamento, ogni serbatoio e’ regolato di conseguenza da una valvola che viene aperta con la percezione degli appropriati stimoli segnale viene cosi’ scaricata l’energia specifica di quello specifico comportamento. Chiusa questa valvola accumula nuova energia e dopo un po’ quel processo potra’ esser ripetuto.

Questi modelli vengono abbandonati successivamente da Lorenz e da Tinbergen, gli schemi comportamentali cessano infatti non perche’ si e’ esaurita’ energia ma perche’ sono stati disattivati.

Il nostro comportamento di base per il comportamento istintivo e’ rappresentato da due meccanismi, uno ne controlla l’attivazione, l’altro la cessazione.

  • esistono nella crescita individuale degli schemi di comportamento specie specifici che passano attraverso alcune fasi di sviluppo sensibili che si collocano soprattutto nel primo periodo della vita.

_ questi schemi possono non comparire se l’ambiente viene limitato ( la risposta nel beccare non si verifica piu’ nel pulcino se viene tenuto nei primi 14 giorni di vita al buio, la tendenza a seguire il primo oggetto in movimento 16 ore dopo la nascita per le oche non si verifica piu’ se queste non trovano entro 40 ore l’oggetto da seguire.

_Lo schema puo’ formarsi normalmente ma puo’ manifestarsi in eta’ adulta a causa di una particolare esperienza infantile. ( i topi che da piccoli per molto tempo sono stati soggetti alla mancanza di cibo accatasteranno piu’ pezzetti di alimenti rispetto agli altri ).

_ la parte motoria dello schema puo’ essere influenzata da processi di apprendimento ( cio’ avviene in un periodo limitato , Thorpe afferma che se alcune abilita’ nel canto dei fringuelli riescono a svilupparsi anche in casi d’isolamento altre invece vengono apprese e che questo apprendimento e’ limitato al primo anno di vita )

_lo schema comportamentale puo’ essere attivato o inibito, all’inizio questo avviene come un carattere generale mentre piu’ tardi attraverso un processo di apprendimento ( Lorenz ci spiega come all’ inizio il papero segua ogni oggetto in movimento con determinate dimensioni e come in seguito il piccolo seguira’ solo l’oggetto a cui si e’ abituato )

Applicazione dei concetti etologici alla ricerca sullo sviluppo infantile

B. prende in considerazione per il comportamento sociale del bambino il sorriso e la tendenza dal sesto mese in poi ad attaccarsi alla figura materna.

IL sorriso e’ un social releaser , e’ uno schema di comportamento che matura nelle prime settimane di vita ed ha la funzione di suscitare un comportamento materno della madre.

  • Dennis fece un esperimento dopo aver visto come i bambini sorridevano al viso e ad una voce umana, affermava che questi non erano stimoli incondizionati e volle provare invece a identificare questi ultimi.
  • I bambini vennero cosi’ allevati e curati cercando pero’ di fargli vedere il meno possibile i volti umani e di non sentirne la voce
  • Con il passare del tempo avrebbe cosi’ potuto vedere a cosa i bambini sorridevano spontaneamente
  • I suo risultati non confermarono la sua teoria, i bambini continuarono a sorridere ai volti umani e alle loro voci come a nessun’altro oggetto

Dieci anni dopo Spitz e Wolf fecero altri esperimenti sul sorriso infantile, indossando alcune maschere si accorsero che il sorriso era dato dalle caratteristiche della configurazione visiva del volto umano. Perche’ i bambini ridano la maschera deve essere dotata di due occhi centrali mobili.

Spitz arriva a pensare che il sorriso e’ uno schema comportamentale che si attiva in risposta alle cure materne ( cioe’ appresa tramite condizionamento operante ), non prende invece l’ipotesi che questo possa essere innato.

Bowlby afferma che il succhiare, il piangere, il sorridere siano alcuni dei molti schemi motori innati ma ha anche una base di apprendimento ( esperimento di Brackbill che prende in esame due gruppi di bambini tra i 14 e le 18 settimane, un gruppo di questi, ogni volta che sorridevano ricevevano delle ricompense rappresentate da particolari attenzioni da parte dello sperimentatore, alla fine dell’esperimento i sorrisi dei piccoli erano frequenti e persistenti come previsto, si evince allora che il sorriso e’ influenzato anche dal condizionamento operante come Spitz afferma ).

 

Capitolo III

Il lutto infantile e le sue implicazioni psichiatriche

Adolf Meyer sosteneva che le esperienze della prima infanzia e dell’infanzia determinano una predisposizione a patologie psichiatriche. La storia del paziente ed i suoi vissuti hanno quindi particolare importanza per questo noto psichiatra.

La teoria di Aolf Meyer con gli anni ha acquisito sempre maggiore importanza e validita’ ma coloro che la sostengono non hanno ben chiari pero’ quali processi dell’ infanzia possono portare i soggetto a problemi psichiatrici. Bowlby evidenzia come la perdita di cure materne nei primi anni di vita da luogo a personalita’ disturbate con comportamenti antisociali, con stati d’angoscia e depressioni patologiche.

La perdita della figura materna nel periodo che va dai sei mesi ai 6 anni d’eta’ puo’ portare gravi danni alla personalita’ di un individuo.

IL bambino nei primi mesi della sua vita impara ad amare la mamma e sente un desiderio costante di stare accanto a lei, dai sei mesi in poi fino i 3 anni di vita il bambino e’ felice se sta’ insieme alla mamma e turbato se lei non c’e’. Dal primo anno in poi anche altre persone possono entrare nei suoi affetti ma il piccolo preferisce sempre una determinata persona.

Il legame tra madre e figlio puo’ subire una rottura ad esempio se la mamma decide di non prendersi piu’ cura di lui, se muore ecc…La privazione materna puo’ avere dunque piu’ cause.

Separazione della madre e lutto infantile

Bowlby prende in esame dei bambini dai due ai tre anni con comportamenti normali che vengono a contatto per periodi limitati con asili nido o reparti ospedalieri. Il bambino viene percio’ educato e curato anche se per tempi brevi da individui che non hanno nulla a che fare con i propri genitori. Un bambino con attaccamento a base sicura passera’ per tre fasi:

  • Protesta: ( con pianti e collera invoca il ritorno della mamma fiducioso che riuscira’ nell’intento, questa fase puo’ durare piu’ giorni ma poi il piccolo si calma ma desidera che lei torni )
  • Disperazione ( se la mamma non torna il piccolo passa alla fase della disperazione alternata a una fase di speranza )
  • Distacco ( sembra che si sia quasi dimenticato della mamma e stenta a riconoscerla ).

Il piccolo tornato a casa evidenziera’ un breve periodo di distacco che dipende da quanto e’ durata la lontananza per poi tornare quello di prima.

Se il distacco e’ stato breve il bambino richiedera’ cure costanti per un lasso di tempo variabile ed avra’ paura che la mamma andra’ di nuovo via.

Nel caso di allontanamenti della mamma che vanno oltre i 6 mesi il rapporto potra’ anche non essere piu’ recuperabile.

Il bambino attraverso la fase di protesta, disperazione e distacco ha cercato di elaborare un lutto, si e’ disperato richiedendo la presenza della mamma ma se questa non torna mettera’ in atto delle misure di distacco dalla persona persa.

Il lutto di un bambino dura molto di meno rispetto a quello della persona adulta e nell’infanzia i processi che portano al distacco si sviluppano prematuramente perche’ mascherano un desiderio di odio per la persona persa.

Impulsi a recuperare e rimproverare la persona persa: ruolo da essi svolto a livello psicopatologico

  • la collera e’ una reazione alla perdita ( la collera e’ per Freud un esito patologico al lutto ) e al dolore, questa collera serve per portare energia ai tentativi che il soggetto compie per recuperare la persona persa o per convincerla a non abbandonarci ancora ( prima fase del lutto ).Nei casi in cui la persona e’ morta e non semplicemente scomparsa il tentativo di recuperarla risulta patologico secondo appunto Freud ma questo impulso e’ qualcosa di fondamentale per l’ elaborazione del lutto. Dopo queste manifestazioni l’individuo puo’ accettare la realta’
  • Lo stesso processo accade per i bambini, queste risposte hanno basi biologiche antiche e sono presenti anche negli animali. Gli animali si trovano sempre in gruppo e lasciarlo significa incorrere in pericoli, chi scompare suscita l’agitazione di chi vuole rivederlo e il rimprovero perche’ se ne e’ andato
  • Il lutto patologico si distingue dal lutto normale. Il lutto patologico e’ dato dall’ incapacita’ di manifestare questi impulsi a recuperare e rimproverare la persona persa. Questi sentimenti vengono repressi ma continuano ad esistere all’ interno della persona e finiscono per influenzare il comportamento in modo anomalo e distorto. ( prendiamo il caso di un paziente: questi si mostrava agli occhi della psichiatra un soggetto inaffettivo e primo di sentimenti, la causa era da ricercarsi nell’infanzia. Il soggetto aveva avuto da piccolo un grave lutto, la perdita precoce della mamme e a questo lutto non aveva reagito con alcuna sensazione e non ricordava piu’ gli anni precedenti alla perdita di questo affetto famigliare. Il paziente era arrivato troppo presto ad elaborare il lutto tenendo dentro se collera e struggimento, compito dell’analista sarebbe quello di riportarlo alla fase iniziale del lutto facendogli provare voglia di rivederla e rimprovero per averlo lasciato e rimarra’ fissato sull’idea della mamma, un altro processo difensivo prevede la dissociazione dell’ Io, il soggetto nega a se stesso che quella persona sia davvero persa oppure puo’ credere che comunica con lei mentre un'altra parte continua ad affermare ad amici e parenti la grave perdita irrimediabile che ha subito )-
  • Il lutto del bambino e’ molto accelerato rispetto a quello dell’adulto, gli impulsi a recuperare e a rimproverare la persona persa non hanno la possibilita’ di estinguersi ma persistono con gravi conseguenze.

Due tradizioni nella teoria psicoanalitica

Freud sosteneva che l’isteria e la malinconia erano manifestazioni di lutto patologico che si verificavano in seguito alla perdita di una persona cara.

Gli studi e gli approfondimenti in merito sono stati molti ed e’ vera questa ipotesi che i disturbi psichici sono il frutto di lutti patologici.

Ci chiediamo pero’ come mai non tutti i soggetti reagiscono al lutto nello stesso modo, secondo Abraham la melanconia e’ dovuta ad eventi spiacevoli accaduti in eta’ infantile ed hanno cioe’ sofferto di una paratimia primitiva.

Edith Jacobson si riferisce ad una paziente di nome Peggy che all’eta’ di 24 anni e’ affetto da una grave forma di depressione, i suoi sintomi sono dati dalla perdita del suo innamorato.

Peggy pone l’accento su un argomento, all’eta’ di tre anni e’ stata lasciata con il papa’ e la nonna materna perche’ la mamma doveva partorire. Dopo alcuni litigi il padre se ne ando’ e Peggy rimase delusa e in attesa della mamma ma al suo ritorno c’era il fratellino nuovo arrivato.

La bambina affermava che quella era una altra persona e cadde per la prima volta in depressione.

Anna Freud e lo stesso Bowlby escludono pero’ che i neonati o i bambini piccoli devono i loro disturbi nevrotici a un lutto patologico.

Secondo Bowlby e Melanie Klein i processi di lutto quando si verificano nei primi anni di vita tendono ad avere maggiormente degli esiti patologici facendo si’ che il soggetto sia maggiormente predisposto rispetto gli altri a reagire da allora in poi ad ulteriori perdite in modo analogo.

Se fra perdita precoce e successivi disturbi si hanno ancora dei dubbi non ve ne sono :

  • sul processo d’identificazione con i genitori che e’ parte integrante dello sviluppo normale ma che genera difficolta’ nel caso di morte di uno dei due genitori.
  • L’altro puo’ essere evocato dal genitore sopravvissuto i cui atteggiamenti verso il bambino possono modificarsi e diventare patogeni

 

Capitolo IV

Effetti della distruzione di un legame affettivo sul comportamento

Il fulcro di un legame affettivo e’ l’attrazione che un individuo ha per un altro individuo.

Gli psicoanalisti si sono sempre interessati ai sentimenti dei loro pazienti  ma hanno sviluppato con lentezza una struttura che gli permettesse di comprenderli.

Questo vuoto e’ stato colmato dagli etologi ( Lorenz in particolare con i suoi esperimenti sull’ imprinting ).

Quando il legame prevale

I legami persistenti e intensi anche se non a livello umano sono presenti in moltissime specie. Gli individui uniti da un legame affettivo tendono a mantenere la vicinanza l’uno con l’altra ( genitore con il proprio figlio e genitore con un figlio non suo ).Ogni tentativo di un terzo di intromettersi nel legame viene ostacolato.

  • È l’attaccamento madre_figlio non e’ dovuto dal cibo che la mamma procura al piccolo
  • L’attaccamento tra adulti non e’ necessario che sia accompagnato da rapporti sessuali, al contrario possono invece esserci rapporti sessuali indipendenti da legami affettivi.
  • Il piccolo nasce con una forte predilezione ad avvicinare cio’ che e’ a lui famigliare e ad evitare cio’ che e’ estraneo e il contatto con la mamma lo ripara da possibili pericoli.

Legami distrutti e disturbi psichici

Chi soffre di disturbi psichici mostra sempre un deterioramento delle capacita’ di strutturazione dei legami affettivi. E’ tipico dei soggetti con uno sviluppo anomalo che si e’ verificato nell’infanzia passata in un ambiente famigliare atipico.

  • i disturbi psichici dell’infanzia sono quindi da ricondursi da una mancata possibilita’ di stabilire legami o dalla ripetuta distruzione dei legami creati.
  • La psicopatia e la depressione sono due delle malattie date dalla distruzione ripetuta dei legami affettivi.

Lo psicopatico e’ un soggetto che commette atti contro la societa’ ( crimini ) atti contro la famiglia ( crudelta’, promiscuita’ sessuale ) atti contro se stesso ( tossicomania, suicidio ). Negli psicopatici e’ difficile instaurare e mantenere legami affettivi.La loro infanzia e’ turbata da morti,divorzio  dei genitori.

Per i tentati suicidi invece si evidenziava la mancanza permanente  dei genitori per almeno. ( Greer ) per i tentati suicidi su campioni invece non psichiatrici le perdite erano temporanee e riguardavano un dolo genitore.

  • la depressione: non e’ da ricondursi come per gli psicopatici all’ illegittimità, al divorzio o alla separazione ma e’ da ricercarsi nella morte di un genitore in eta’ infantile.

 

Si e’ riscontrato nei genitori dei pazienti psichiatrici un eta’ molto piu’ alta rispetto a quella della media non si e’ riuscito a dimostrare che cio’ potrebbe avere anche effetti sul corredo genetico della prole.

Effetti a breve termine della distruzione dei legami

Quando un bambino si trova senza figure famigliari dei genitori ma e’ accudito da estranei cio’ porta a far si che i rapporti con i genitori subiscano un deterioramento anche momentaneo.

  • esperimento fatto su 10 bambini lasciati in un asilo residenziale e figli della stessa madre ora tornati a casa ( si evidenziava distacco emotivo e inesauribile bisogno di restare vicino alla madre cosa che invece non si verificava nel gruppo di controllo. I bambini rimessi a contatto con la madre si mostravano in un primo momento distaccati e stentano a riconoscerla, manca il mantenimento di vicinanza, la ripresa dell’attaccamento puo’ essere lenta o puo’ avvenire presto , ripreso l’attaccamento il bambino non vuole che la mamma si allontani e l’evoluzione di questa fase dipende da come la figura d’attaccamento reagisce. Alla continua richiesta d’amore la mamma potrebbe reagire negativamente e far crescere nel bambino sensi di ostilita’.
  • esperimento fatto su un gruppo di controllo di 10 bambini rimasti a casa durante lo stesso periodo.
  • Hinde e Spencer indicano che gli stessi risultati si presentano anche in scimmie che hanno subito una perdita temporanea di 6 giorni come d’altronde le reazioni della scimmia madre non sono dissimili da quelle della figura d’accudimento del piccolo.

 

Capitolo V

Separazione e perdita all’interno della famiglia

L’ angoscia cronica, la depressione ciclica, i tentati suicidi siamo ora in grado di attribuirli in parte alla separazione o alla perdita da parte dell’individuo di una figura di riferimento importante.

Sappiamo ancora che in pazienti affetti da psicopatia e sociopatia hanno subito nei primi 5 anni di vita continue rotture di legami.

Dolore e lutto in età adulta

Siamo ormai in possesso di molti dati che ci permettono di capire come gli adulti reagiscono a gravi lutti, molte documentazioni provengono dagli scritti di Lindemann e Marris.

Il dolore varia da persona a persona ma esiste uno schema globale di base che si puo’ applicare per capire meglio la reazione di ciascun soggetto:

1 ) fase del torpore: dura poche ore a una settimana, puo’ essere interrotta da attacchi di collera e angoscia ( e’ preceduta da una reazione immediata data dalla notizia, molti rimangono impietriti e evitano coscientemente le proprie reazioni per paura di farsi travolgere e impazzire )

2 ) fase dello struggimento e della ricerca della figura persa : dura 3 mesi , spesso anni ( dopo una settimana o due dalla perdita della persona il soggetto inizia a realizzare la perdita, cio’ crea turbamento e pianto. Si possono iniziare a sentire segni e rumori come indizi del suo ritorno ( uomo che passava per strada scambiato per il marito appena perso ).

Queste teorie sono state riviste da Bowlby e sembra proprio che dopo la perdita della persona amata le vedove venivano prese da un impulso a recuperare la figura scomparsa. ( non sempre il soggetto e’ conscio di questo ). Questa fase puo’ comprendere:

_ muoversi senza tregue ed esplorare l’ambiente in ricerca di un segno

_pensare intensamente alla persona scomparsa

_lo sviluppo della persona di un set percettivo e cioe’ a far attenzione a ogni stimolo che alluda alla presenza della persona scomparsa

_ il dirigere l’attenzione perso parti dell’ambiente in cui la persona puo’ trovarsi

_il reclamare la persona scomparsa

Molte vedove secondo Lindemann e Morris provavano collera verso chi secondo loro era ritenuto responsabile della morte del marito ( anche verso il marito stesso che l’ha lasciata mentre lei aveva bisogno di lui ).

3 ) fase di disorganizzazione e disperazione

4 ) fase di maggior o minore grado di riorganizzazione

Dolore e lutto nell’infanzia

I bambini soffrono in maniera consistente per il distacco dalla mamma.

In un caso la mamma lascio’il suo bambino nell’asilo nido dicendogli di non piangere altrimenti non sarebbe andata piu’ a trovarlo: ( Freud )

  • Patrick non lo si vedeva piangere
  • Diceva a tutti che la mamma sarebbe tornata, era felice se l’interlocutore gli credeva, scoppiava in lacrime se invece trovava dissenso.
  • Dopo tre giorni i suoi toni divennero ancora piu’ convincenti “ mia madre mi mettera’ il cappotto e mi portera’ a casa “, man mano cresceva la lista degli indumenti che la mamma gli avrebbe messo per portarlo via e li citava agli interlocutori.
  • Gli si chiese di smettere di ripetere tutto cio’, lui lo fece ma con il movimento delle labbra ripeteva le medesime tra sé e sé.

Quando i soggetti che avevano avuto una perdita si presentavano dall’analista negavano il carattere definitivo della loro perdita e aspettavano una sorta di ritorno del genitore. Quando l’analista cerco’ di far loro elaborare il lutto dicendo che la mamma non sarebbe piu’ tornata questi reagirono con collera all’evento proprio come avevano precedentemente fatto le vedove.

Il bambino per riprendersi da un lutto dovrebbe avere a disposizione un singolo e permanente sostituto che possa gradualmente attaccarsi a lui, in questo modo il piccolo potra’ accettare il lutto e riorganizzare la propria vita.

Condizioni che favoriscono od ostacolano un lutto normale

Per dar esito favorevole a un lutto e’ positivo che prima o poi le sensazioni legate ad esso esplodano. La persona che ha subito un lutto ha paura di essere abbandonata e ha la collera per non poterla ritrovare.

Come si puo’ allora aiutare una persona che ha perso un parente caro?

Il nostro ruolo e’ quello di essergli amico, di essere un sostegno che sa’ ascoltare senza rimproveri e senza sottolineare cio’ che non ci sembra realistico, senza affermare che lui o lei non torneranno mai.

Una delle principali ragioni per le quali alcuni trovano difficile manifestare il proprio dolore e’ da ricondurre alla famiglia nella quale sono cresciuti e che ha poco considerato l’attaccamento del bambino come. Il pianto o altre manifestazioni possono essere considerate dai genitori atteggiamenti infantili percio’ quando il soggetto subira’ una perdita soffochera’ ogni emozione di dolore e di rabbia ( ne e’ l’esempio il caso di Patrick )

Maddison e Walker condussero un esperimento su due gruppi di vedove:

  • vedove che dopo 12 mesi erano riuscite ad elaborare in modo positivo il lutto ( le persone con le quali queste vedove erano state a contatto facilitavano il pianto e l’esposizione delle sensazioni )
  • vedove dove l’esito del dopo lutto non era stato positivo ( queste sostenevano che avevano ricevuto pochi incoraggiamenti sia ad esprimere dolore che a parlare del marito. La gente aveva per loro reso difficile l’esprimere i loro sentimenti perche’ la frase piu’ comune era “ fatti coraggio “ cio’ stava a significare che non era l’unica al mondo ad aver subito tale perdita )

Nelle vedove che non hanno reagito al lutto si e’ potuta riscontrare una sindrome da dolore cronico dove anche la stessa famiglia era considerata dal soggetto incapace di aiutarla.

 

Capitolo VI

Fiducia in se stessi e alcune condizioni che possono favorirla

Il concetto di base sicura:

  • ogni persona puo’ vivere piu’ serenamente se sa’ di avere al suo fianco persone fidate che le verrano in aiuto in caso di necessita’
  • la persona fidata e’ intesa come figura di attaccamento che fornisce compagnia e base sicura
  • l’esigenza di una figura d’attaccamento non e’ importante solo nell’ eta’ infantile ma anche in quella adulta.
  • Le personalita’ di un soggetto di delinea attraverso due influenze:

1 ) la presenza o no di una persona fidata che fornisca in primo luogo cure ed affetto

2 ) e’ la capacita’ o l’incapacita’ dell’ individuo di riconoscere se questa persona fidata è dotata della volontà di fornire una base. Una volta individuata la persona che puo’ fornire questa base sicura si crea con lei un rapporto gratificante.

  • le esperienze avute con la figura d’attaccamento saranno fondamentali per l’instaurarsi di successivi rapporti.
  • La base sicura porta alla nascita di una persona sana che ha le seguenti qualita’:

_ sa di poter contare sugli altri

_sa di poter contare su se stesso

Studi su uomini giovani con fiducia in se stessi

Questi soggetti non hanno mai sofferto di personalita’ disturbata, sono sicuri di sé, hanno successo nei rapporti umani e nel lavoro. Sono questi soggetti cresciuti in famiglie molto unite dove i genitori hanno sempre dato sostegno e appoggiato le loro iniziative. L’autonomia in queste famiglie viene incoraggiata ma non e’ imposta, il soggetto si allontana per periodi sempre piu’ lunghi per conoscere il mondo. Questi soggetti riportano di essersi sentiti sempre sicuri soprattutto con la madre e se maschi di essersi identificati molto bene con il padre.

Sviluppo durante l’infanzia

Le fondamenta di una persona vengono strutturate nei primi anni di vita ( Freud ).

I bambini se hanno un attaccamento a base sicura riescono ad esplorare l’ambiente circostante perche’ sanno che la mamma e’ sempre li’ pronta a proteggerli e a rassicurarli in caso ce ne sia bisogno ( cosa che non accade nei bambini con attaccamento insicuro ).

Per classificare i l’attaccamento dei bambini bisogna attenersi a questa scala:

1 ) l’entita’ delle esplorazioni del bambino quando si trova in situazioni insolite

2 )il modo in cui tratta la madre quando e’ presente

3 ) il modo in cui tratta la madre quando si allontana

4 ) il modo in cui tratta la madre quando ritorna

Ainswoth elabora una quattro diverse scale di valori per individuare il tipo di cure materne ricevuto da ogni bambino che nel suo esperimento ha diviso in 5 gruppi.

Ogni scala possiede nove punti.

Punti di divergenza dalle formulazioni teoriche correnti

  • ogni situazione ritenuta famigliare da un individuo puo’ garantire sicurezza cio’ che e’ estraneo produce invece paura e allontanamento. Freud sosteneva che tale attaccamento, soprattutto verso la madre era dovuto al fatto che proprio questa lo nutriva ma ben presto questa teoria viene screditata. Nulla costringerebbe dopo il nutrimento a tenere questo legame.

Quando il bambino ha imparato a sfamarsi da solo diverrebbe indipendente e ogni segno di dipendenza verso la madre sarebbe sinonimo di regressione sostiene ancora Freud.

Il problema dell’angoscia da separazione

Le reazioni delle scimmie sono molto simili a quelle dei primati umani rispetto alla separazione verso la figura d’attaccamento, questi primati non umani provano una sorta di depressione data dall’allontanamento della loro figura d’amore e tendono a marcare i comportamenti di affetto una volta che questa ritorna.

La mancanza della figura materna crea angoscia perche’:

  • per Freud crea angoscia perche’ il soggetto vive una situazione di paura e di mancanza di aiuto
  • per Melanie Klein perche’ il soggetto ha paura di essere annientato

La paura e’ comprensibile quando da sfondo c’e’ una causa vera e reale ma molto spesso non e’ cosi’, gli esseri umani molto spesso manifestano paure in situazioni non dolorose o pericolose.

Le paure piu’ frequenti sono le medesime in bambini tra i 2 e i 5 anni:

_ rumori

_altezza

_estranei o famigliari vestiti in modo strano

_oggetti e situazioni insolite

_animali

_dolore e persone associate a dolore

Secondo Freud l’angoscia che si manifesta per un pericolo reale puo’ definirsi angoscia realistica, un’ angoscia che si manifesta verso un pericolo ignoto e’ definita angoscia nevrotica.

Tutti i bambini sperimentano pero’ queste paure ( paura del buio ecc ) dovrebbero essere allora tutti bambini nevrotici? Questa soluzione di Freud non e’ forse attendibile.

Reagire con paura a situazioni potenzialmente pericolose ridurrebbero il rischio anche se questo rischio e’ del tutto inconsistente, queste paura ai primordi erano atte alla sopravvivenza.

Molte statistiche ci permettono di capire che lo stare da soli aumenti i rischi e ci sono buoni motivi per i quali l’uomo ha sviluppato dei sistemi comportamentali che lo portano ad evitare questo.

La risposta alla paura ha valore di sopravvivenza.

 

Capitolo VII

Costruzione e rottura dei legami affettivi

Cio che Bowlby intende per teoria dell’attaccamento e’ un modo per dire che l’essere umano ha la tendenza a creare legami affettivi solidi con particolari persone e che prova turbamento se questi si sciolgono.

  • questa teoria dell’attaccamento nasce in riferimento all’ etologia e all’esperimento di Lorenz sull’ oca Martina. ( i piccoli sviluppavano un forte legame con la figura materna indipendentemente dal fattore cibo ).
  • Harlow Pubblica il suo resoconto sullo studio di piccole scimmie..Crea delle sagome di fil di ferro che somigliano alla mamma delle scimmie e mette in mano loro un biberon pieno di latte. Crea poi dei fantocci fatti con stoffa. Si evince che le scimmie preferivano la morbidezza della mamma fantoccio piuttosto che il nutrimento dell’altra. Il fattore cibo diveniva quindi secondario.
  • Come detto in precedenza per comportamento di attaccamento si intende qualsiasi forma di comportamento messa in atto per mantenere la vicinanza con l’individuo preferito. ( caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba )

Il comportamento di attaccamento e’ specifico in quanto e’ diretto verso uno o pochi individui, e’ persistente dura gran parte del ciclo vitale anche se man mano si attenua, ed ha un ruolo nelle emozioni

  • Ontogenesi: nella maggior parte dei bambini il comportamento di attaccamento alla figura preferita di attua durante i primi 9 mesi di vita.Piu’ interazioni ha con una persona il bambino e piu’ probabilmente si attacchera’ a lei.
  • Apprendimento: nell’apprendimento della figura d’apprendimento sono inutili le punizioni, il piccolo imparera’ comunque a distinguere le persone famigliari dagli estranei
  • Organizzazione: i sistemi di attaccamento sono inizialmente semplici e si fanno via via piu’ sofisticati
  • Funzione biologica: l’attaccamento si verifica in tutti i mammiferi e perdura per tutta la vita. La vicinanza della mamma con un piccolo ha un valore di sopravvivenza per quest’ultimo.

L’attaccamento e’ molto diverso dal concetto di dipendenza in quanto quest’ultima:non implica come oggetto d’amore una sola persona, non e’ correlata dal mantenimento della vicinanza, non e’ associata a funzioni biologiche.

  • il ruolo di chi si prende cura del soggetto e’ quello di essere disponibile e comprensivo e di intervenire non appena il piccolo ne ha bisogno.
  • L’angoscia dovuta alla separazione dalla figura d’ accudimento puo’ essere normale se manifestata entro certi termini.
  • L’insensibilita’ del genitore verso il proprio figlio e alla richiesta di cure, minacce morali di non amare piu’ il bambino, minacce dei genitori di abbandonare la famiglia danno luogo a grandi problemi nella struttura del piccolo.

Si puo’ verificare cosi’ angoscia da parte del soggetto che avra’ paura continua di perdere la sua figura di attaccamento ( attaccamento ansioso )

  • una madre che a causa di una depressione non si e’ potuta prendere cura di suo figlio cerchera’ in lui affetto ed amore, il piccolo da grande instaurera’ dei rapporti basati sull’amore compulsivo cercando di dare amore anche a coloro che non le cercano. Il soggetto avra’ una visione distorta , si prodighera’ per gli altri ma pensera’ allo stesso momento che puo’ pretendere cure solo da se stesso.
  • Il genitore potrebbe vedere nel figlio quegli aspetti che lui stesso possedeva ed ha cercato di soffocare, fara’ in modo che succeda anche con il bambino ricorrendo a metodi duri e violenti.

Alcuni principi di psicoterapia

Per aiutare un individuo con problemi di attaccamento bisogna scavare nella sua storia famigliare, la cosa pero’ piu’ difficile e’ che spesso questi pazienti omettono i fatti essenziali per la comprensione del caso.

Lo psichiatra non dovrebbe limitarsi all’ascolto del paziente ma dovrebbe qual’ora possibile poter dialogare con qualche membro della famiglia d’appartenenza del paziente.

L’ analista deve presentarsi come persona di fiducia e creare una base sicura per il paziente

Deve analizzare il passato con lui e non attenersi a giudizi personali

Indagare su come i genitori si sono comportati nella prima infanzia

 

 

Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/Psico_Sociale_Attili/4_)_Costruzione_e_rottura_dei_legami_affettivi.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine Bowlby ?

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