Psicologia e atteggiamenti

 


 

Atteggiamenti

 

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Mannetti Lez. 1 +  Mannetti Cap. 5

Allport 1935: senza la guida di A. l’individuo è confuso e disorientato…. Gli A. determinano ciò che ciascuno vede e sente, ciò che pensa e ciò che vuole fare. Essi “attribuiscono significato al mondo” (W.James)…sono i nostri metodi per trovare la strada in un universo ambiguo

Interesse per gli A.
Opinione comune: Conoscere gli A. delle persone ci aiuta a prevederne le condotte.
Psicologia Sociale: Conoscere gli A. può spiegare le differenze di comportamento tra persone e gruppi diversi e analizza i processi attraverso i quali le persone formano degli A.

Come base di partenza si può adottare la definizione di Eagly e Chaiken 1993

ATTEGGIAMENTO: TENDENZA PSICOLOGICA CHE VIENE ESPRESSA VALUTANDO UNA PARTICOLARE ENTITÀ CON UN QUALCHE GRADO DI FAVORE O SFAVORE.

  • “tendenza psicologica” ( Stato interno alla persona).Per  la definizione  non è  importante ne  se appresa o meno (vs Allport, Campbell), né  la durata dell’A. ne la  stabilità dello stesso.
  • “valutando”: atteggiamento implica valutazione ( non si tratta di semplici informazioni)
  •  “particolare entità”: valutazione è riferita ad un oggetto -che può essere concreto ( sedia), astratto ( femminismo), sociale(non sono stati o disposizioni personali come  umore, tratti di personalità).

Quindi a  seconda del loro oggetto, A. possono essere definiti e studiati  in vario modo: Atteggiamenti Sociali o Politici, Pregiudizi, Valori, Autostima…

Condizioni perché si sviluppi un A.:

  •  contatto con l’oggetto: diretto o indiretto –> interpersonale e/o mass media (awareness)
  •  espressione di una valutazione (manifesta o nascosta, implicita o esplicita, intenzionale-consapevole o automatica-inconsapevole) che può essere:
    •  cognitiva (credenze che possono avere diversi gradi di positività o negatività)
    •  e/o affettiva (stati d’animo, emozioni ,reazioni del S.NA. che la persona prova in relazione all’oggetto dell’A., anche in questa componente esistono vari gradi)
    •  e/o comportamentale (comportamenti e intenzioni di) (1)
  • modello o concezione tripartita, ma: non tutti gli atteggiamenti contengono per forza tutte e 3 le componenti

In ogni caso si assume che queste reazioni valutative si leghino nella mente della persona all’oggetto dell’A. formando dei legami relativamente stabili.
Gli psicologi sociali si sono occupati di individuare delle regolarità in tali associazioni formulando delle  ipotesi sulla  struttura dell’A. ed hanno individuato una struttura intra-attidudinale e interattitudinali. Per capire come  sia possibile che la struttura di un A. di una persona sia diversa in occasioni diverse bisogna  immaginare un   modello reticolare ( Modello delle reti associative)  e distinguere tra:

  •  diverse reazioni valutative (ciascuna di area cognitiva o affettiva o comportamentale) tutte legate all’oggetto dell’atteggiamento
  •  distinzione tra elementi disponibili in memoria (tutti) e elementi accessibili: alcuni, (dipendenti da situazione , caratteristiche cognitive della persona , elementi a maggiore-minore coinvolgimento con l’immagine personale)  che danno manifestazioni diverse dell’A. in situazioni diverse

(evidenza sperimentale: priming)
Mannetti Lez. 2 + Mannetti Cap. 5
Struttura intra-attitudinale (relazioni tra le diverse componenti dell’A.)

Rappresentazione dell’A. nella mente
Parlando di struttura interna (intrattitudinale)  ci si basa sull’ ipotesi  di un continuum con polo  che rappresenta l’atteggiamento + negativo ed un polo con l’ atteggiamento + positivo.Questa ipotesi è  riflessa nei fatti dalle  scale usate per misurare gli A. Ma non tutti i ricercatori sono d’accordo.

  •  Judd e Kulik (1980) Ipotesi bipolare.I potizzano  2 categorie contrapposte : da una parte informazioni  rilevanti accettate, dall’altra le  informazioni  rifiutate ma che la persona sa essere accettate da altri dall’altro.
  •  Pratkanis 1989:  Ritiene che ipotesi bipolare  sia vera solo per atteggiamenti verso oggetti socialmente controversi, per altri oggetti ritiene che  la rappresentazione sia unipolare, basata cioè prevalentemente su informazioni  congruenti con la propria posizione

L’idea di una struttura bipolare degli atteggiamenti è alla base della
     Teoria del Giudizio Sociale di Sherif, Nebergall, Hovland (1961-65) Secondo tale teoria le persone si rappresentano i propri atteggiamenti  secondo una scala di riferimento interna divisa in tre aree: accettazione e  rifiuto ai due poli, indifferenza/non coinvolgimento al centro

Relazione tra singole credenze e A. complessivo

Sebbene non tutti gli psicologi sociali non condividano la definizione degli A. come necessariamente costituiti da 3 componenti, tutti ritengono che un atteggiamento implichi un numero variabile di credenze  intese come legami che la persona ha stabilito tra l’oggetto di A. e i vari attributi di esso. Per valutare la relazione tra credenze e A. inteso come tendenza valutativa globale la risposta più accreditata è  il
Modello aspettativa-valore elaborato da  Fishbein 1967 ovvero :

A = ∑ (aspettativa [probabilità] x valore [punteggio arb])
Dove gli A. sono una funzione della somma delle credenze e ciascuna credenza è considerata come costituita dall’aspettativa in termini d probabilità chde l’oggetto dell’A. possieda una certa caratteristica.

Complessità delle credenze che compongono l’atteggiamento

  • La complessità non dipende dal numero totale di credenze (poche o tante ), ma dal numero di dimensioni valutative  diverse cui le credenze si riferiscono
  • La  complessità risulta associata ad A. più estremo quanto più le diverse dimensioni sono correlate fra loro (si rinforzano a vicenda), e ad A. più moderato quanto più sono indipendenti (si elidono a vicenda in quanto tendono ad avere un significato valutativo dissimile)

 

Coerenza tra le diversi componenti influenza “forza” dell’A.

Un aspetto della struttura interna dell’A. molto studiato è quello della consistenza valutativa o coerenza o più precisamente alla mancanza di coerenza o ambivalenza degli A.

  • La coerenza di un atteggiamento dipende dal grado di consistenza valutativa esistente tra le varie componenti: coerenza tra i singoli elementi di una componente (c.cognitiva, o affettiva, o comportamentale), o fra le 3 componenti, o tra ciascuna di queste e l’A. globale (c. valutativo-cognitiva, ecc)

Gli psicologi sociali hanno studiato soprattutto l’ ambivalenza all’interno di ciascuna delle 3 classi di risposte valutative e tra le 3 classi. La  coerenza/ ambivalenza è stata  studiata o chiedendo direttamente valutazioni soggettive su scala (ho pensieri contrastanti riguardo a… ecc) o chiedendo di valutare separatamente elementi positivi e negativi e combinando risultati con modelli matematici

  • bassa coerenza genera A. ambivalenti: meno accessibili, più facilmente modificabili, meno predittivi
  •  alta coerenza genera A. più “forti”: stabilità nel tempo, resistenza al cambiamento, capacità predittiva

Questi risultati però hanno anche evidenziato che l’esperienza soggettiva di ambivalenza è solo parzialmente prevedibile sulla base della combinazione matematica delle reazioni personali verso un determinato oggetto e Piester e Pretty, recentemente hanno spiegato la ridotta correlazione ra le due misure evidenziando come l’esperienza soggettiva dell’ambivalenza attitudinale dipenda anche dalla discrepanza tra le reazioni personali e quelle di altre persone conosciute con le quali si abbiano rapporti significativi. Questo porta il discorso dell’ambivalenza attitudinale dal livello della struttura intrattitudinale a quello della struttura interattitudinale ovvero delle relazioni che un determinato A. ha con altre strutture cognitive della persona. In tale ambito la teoria di maggior interesse è certamente quella dell’
Equilibrio cognitivo  di Heider che focalizza l’attenzione proprio sul fato che le persone sono quasi sempre consapevoli sia delle valutazioni personali verso un determinato oggetto sia delle reazioni d altre persone verso lo stesso oggetto.

Tra le conseguenze dell’ambivalenza di particolare interesse è l’effetto di  

  • “amplificazione delle reazioni” Katz, Hass et al. 1992:  Questi autori  sostengono che ambivalenza induce reazioni più estreme verso gruppi minoritari o stigmatizzati  e che tali reazioni possono essere di tipo positivo o negativo in funzione delle caratteristiche della situazione.Questa “amplificazione “ è  spiegata come un  comportamento teso a svalutare le proprie credenze di segno opposto, motivato dal fatto che la percezione della propria ambivalenza di atteggiamento (rispetto ad un oggetto “caldo”) costituisce una minaccia alla propria autoimmagine (disagio)

Thompson, Zanna,  1995: suggeriscono la possibilità che le  persone possono differenziarsi per maggiore/minore tendenza ad avere A. ambivalenti; assumendo che la maggior parte degli A. di tali persone verso oggetti diversi sia ambivalente.

La tendenza ad avere atteggiamenti ambivalenti sembra essere caratteristica delle persone che non amano impegnarsi i attività cognitive e mostrano di avere un  ridotto bisogno di conoscenza (Cacioppo 1996) ma anche paura di arrivare a conclusioni errate -> timore di invalidità (Thompson, Naccarato, Parker, 1989)

 

Struttura inter-attitudinale (relazione tra diversi atteggiamenti di una stessa persona)

Studiare la struttura interattitudinale  significa studiare le relazioni esistenti nell’ambito di sistemi di A. In tale studio gli psicologi sociali hanno adottato 2 prospettive diverse: qulladella Teoria dell’equilibrio cognitivo e quella dell’analisi ideologica.

Teoria dell’equilibrio cognitivo Heider ( 1946-1958)
Preferiamo essere d’accordo con i nostri amici e in disaccordo con i nostri nemici.
La teoria considera elementi (oggetti di atteggiamento o persone) e relazioni tra elementi ( relazioni valutative e relazioni di unione positive  negative)


La triade è equilibrata

  •  se tutte le relazioni sono +
  •  oppure due sono - e una +
  •  più in generale, oltre la triade: quando il prodotto dei

  segni è positivo

 


E’ squilibrata

  •  se due relazioni sono + e una -
  •  più in generale, oltre la triade: quando il prodotto dei segni è negativo

Le strutture non equilibrate creano disagio -> le persone si impegnano per ristabilire un equilibrio modificando una o più relazioni della triade (scelgono le più “facili” da modificare) -> strutture non equilibrate sono tendenti al cambiamento.

Newcomb, 1943, 58: ha effettuato una famosa ricerca  su cambiamenti di atteggiamento nelle studentesse di famiglia conservatrice al Bennington College Liberal e i risultati indicano che le studentesse cambiano atteggiamento di più se ricevono meno influenza dalla famiglia e di meno se mantengono legami più stretti con essa.

Negli ultimi anni i principi della teoria dell’equilibrio sono stati integrati con quelli derivanti dai modelli della memoria come rete associativa e dai modelli connessionisti, dimostrando la perdurante vitalità di questa teoria

 

Nel riflettere sulla struttura delle relazioni tra A. alcuni autori hanno avanzato l’ipotesi di un
modello di organizzazione gerarchica degli A. dove presuppone coerenza tra A. sovra-ordinati più generali  ( libertà,uguaglianza) e A. subordinati ( diritto delle donne a frequentare accademie militari).
Questo approccio allo studio delle relazioni tra A. è stato applicato in particolar modo agli atteggiamenti politici, assumendo che le ideologie possono essere considerate come raggruppamenti gerarchici ordinati di atteggiamenti collegati ad uno stesso tema
Ne deriva che gli A. possano essere meglio compresi se si tiene conto delle loro relazioni con A. sovra-ordinati, ovvero valori culturalmente condivisi (es etica protestante per razzismo)
In generale, l’approccio sottolinea l’origine culturale e sociale degli A., dimensione spesso trascurata.

Funzioni degli Atteggiamenti

Funzione fondamentale e universale (tutti gli A.) è conoscitiva, di valutazione degli oggetti:
Gli A. aiutano le persone a classificare gli oggetti dell’ambiente in funzione dell’azione

Funzioni accessorie

  •  Strumentale, o utilitaristica (Katz 1960): l’atteggiamento è finalizzato a/spiegato da un vantaggio personale
  •  Espressiva (Katz 1960): l’A. può offrire l’opportunità di esprimere i propri valori di riferimento o parti importanti della propria teoria del Sé -> rinforzo autostima
  •  Di adattamento sociale: A. come strumenti per stabilire e mantenere relazioni sociali, senza che questo implichi per forza finzione: finiamo per modificare effettivamente i nostri atteggiamenti per poter arrivare ad essere d’accordo con le persone che ci piacciono  -> Teoria dell’equilibrio cognitivo -> Newcomb al Bennington College
  •  Egodifensiva: A. come difesa del proprio concetto di Sé (Katz 1960)  La teoria deriva da quella psicoanalitica secondo cui le persone proiettano il proprio senso di inferiorità              ( modello idraulico) su gruppi minoritari per difendere il concetto di sè -> Adorno 1950 e la “personalità autoritaria”  Di recente Greensberg at al 1990 ha ripreso l’idea della funzione egodifensiva degli A. nell’ambito della teoria della gestione del terrore  Questa teoria sostiene che la funzione di difesa dell’autostima svolta dagli A. può aiutare le persone a fronteggiare l’ansia suscitata da situazioni che attivano il terrore di  essere annientati. Alcuni esperimenti hanno dimostrato come persone per le quali viene resa più saliente la loro condizione di esseri mortali si mostrino più intolleranti nei confronti di coloro che mettono in discussione le proprie convinzioni e più attratti da colore, che al contrario le confermano., Un estensione  della funzione difensiva degli A. può essere individuata anche nella teoria dell’Identità Sociale: Tajfel 1981  secondo la quale il  favoritismo nei confronti dell’ingroup  derivi proprio dal bisogno di valorizzare la propria identità sociale.(vedi più avanti)

Lo studio delle funzioni degli A. trascurato negli ani 60 ha ripreso vigore negli anni 80 basandosi sull’assunto che conoscere le funzioni che un A. svolge per una persona può essere utile per:

  •  prevederne l’influenza sul comportamento
  •  capire come esso può essere modificato.

Attualmente si ritiene che le diverse funzioni non caratterizzino necessariamente in modo stabile determinati A., ne la maggior parte degli A. di determinate persone. Prevale anzi una visione che sottolinea la mutevolezza e plasticità delle funzioni:

  •  si ritiene che non tutti gli A. assolvano a tutte le funzioni, né gli A. di una determinata persona siano caratterizzati dallo svolgere prevalentemente una certa funzione (ma vedi linea di ricerca “adorniana” sotto) 
  •  inoltre uno stesso A. può assolvere a funzioni diverse in diverse situazioni -> varia l’accessibilità di alcune componenti rispetto ad altre (evidenziazione sperimentale attraverso tecniche di priming)

Secondo psicologia sociale discorsiva (qui ed ora), questo mette in discussione l’esistenza stessa degli A. in quanto strutture mentali stabili -> Potter, 1998: le persone costruiscono le loro valutazioni in funzione della specifica azione che sono impegnati a realizzare mediante il discorso

Al contrario prosegue linea di ricerca sulla scia di Adorno volta allo studio delle differenze individuali, Diverse indagini hanno evidenziato che nelle persone con elevato auto-monitoraggio  gli A. svolgono prevalentemente funzione di adattamento sociale, in quelle con basso auto-monitoraggio svolgono prevalentemente funzione espressiva


Lez. 3 + Mannetti Cap. 5

Formazione e cambiamento degli Atteggiamenti – I

Tradizionalmente, parlando di A. si presentano in modo distinto i processi di formazione e quelli di cambiamento degli A. Ma è una distinzione non necessaria. Gli esperti del settore ritengono che sa più utile parlare in entrambi i casi di cambiamento d A. e ipotizzare che tale cambiamento riguardi il passaggio tra stati diversi di A. Tali stati possono essere rappresentati su un continuum ad un polo del quale corrisponde la condizione di A. assente e all’altro polo corrisponde la condizione di atteggiamento forte ( positivo o negativo).

 

ANNI 60 – Ricercatore di coerenza

Teorie focalizzate su processi affettivi
(dibattito se effettivamente solo affettivi)
Le teorie esposte sono state originariamente proposte per spiegare la formazione degli A. prima dell’affermazione del Cognitivismo, nel periodo fra gli ani 30 e 60. In molte delle definizioni classiche che risalgono a questo periodo l’A. è esplicitamente definito come una “ predisposizione appresa” e quindi non stupisce che le prime spiegazioni della formazione di A. abbiano utilizzato estensione delle teorie dell’apprendimento
Condizionamento operante
Skinner 1957: Secondo Skinner il comportamento verbale dell’uomo è governato dagli stessi principi che regolano il comportamento degli animali e in particolare dal meccanismo del condizionamento operante secondo il quale la frequenza con la quale una particolare risposta  si verifica aumenta se essa è seguita  da conseguenze positive e diminuisce se essa è seguita da conseguenze negative. Il condizionamento operante richiede comunque che una determinata risposta sia già presente anche se con una frequenza limitata nel repertorio comportamentale di una persona, i rinforzi agiscono aumentando la frequenza di una delle risposte presenti nel repertorio ma non ne introducono di nuove.

  •  Hildum e Brown. 1957Evidenze empiriche per gli A.: commenti verbali e non, intervistatore come rinforzo atteggiamento verso università .

Condizionamento classico
L’applicazione dei principi del condizionamento classico alla formazione degli  A. è legata principalmente al lavoro di
A.Staats 1960: nell’educazione del  bambino si realizza un processo analogo al condizionamento studiato da Pavlov . Inizialmente  il bambino è esposto a premi ( carezze, cibo) e punizioni associate a parole ( buono, bravo opp. Cattivo, brutto) in questo modo le parole diventano degli stimoli condizionati che sono in grado di suscitare risposte condizionate analoghe a quelle riflesse suscitate in origine dagli stimoli incondizionati ( cibo e carezze) condizionamento di I ordine. Successivamente il bambino viene quotidianamente esposto all’associazione di queste parole           ( buono, bello/ cattivo, brutto) con altri stimoli che non hanno per lui alcun significato ( nomadi, extracomunitari): grazie alla ripetuta associazione con le parole che hanno acquisito la capacità di suscitare una reazione positiva o negativa anche i nuovi stimoli ( nomadi, extracomunitari) finiscono per suscitare una reazione analoga . condizionamento di II ordine

  • Esistono evidenze empiriche dell’esistenza di entrambi i processi per gli A. ma sono stati indagati separatamente.
    • Staats----à parole + rumore
    • Cacioppo ---à non  parole+rumore
    • Staats e Staats ----à nazionalità+aggettivi positivi/negativi
    • Berkowitz e Knurek -----à Ed e George

Attualmente è in corso il dibattito x verificare se si tratta di processi solo affettivi o anche cognitivi.

Mera esposizione
La ripetuta esposizione (che non comporta interazione né interdipendenza) di una persona ad uno  stimolo sembra indurre nella persona una reazione di gradimento dello stimolo stesso.
Zajonc 1968: attraverso 3 studi ( parole turche senza senso, ideogrammi cinesi e fotografie) ha rilevato una  crescente positività degli atteggiamenti al crescere del numero di esposizioni all’oggetto e  ipotizza che  sia in base ad una facilitazione del riconoscimento ma detto risultato viene anche contraddetto dal fatto che l’effetto si verifica anche con presentazioni sottosoglia 
 Bornstein 1989  attraverso un’analisi della letteratura del settore ha evidenziato che l’ effetto cresce fino a 20 esposizioni poi plafona. Inoltre l’effetto della mera esposizione sembra essere più marcato:

  • con stimoli complessi,
  • on esposizioni di breve durata,
  • se stimoli sono presentati in sequenze eterogenee (situazioni in cui complessità potrebbe favorire bisogno di familiarità),
  • con + lungo intervallo fra esposizione e misura

Recenti  ricerche hanno ulteriormente confermato che l’effetto della mera esposizione si può verificare anche se le persone non sono consapevoli di aver già visto lo stimolo.

Teorie focalizzate su influenza processi affettivo-motivazionali su processi cognitivi

Lo studio del cambiamento di A. ha avuto un contributo fondamentale da C. Howland e coll. all’universita di Yale negli anni 50.  Questo gruppo si è occupato per la prima volta di  variabili fondamentali nello studio della persuasione quali:

  • Credibilità della fonte
  • Differenze individuali di chi riceve il messaggio
  • Struttura degli A.
  • Ordine di presentazione degli argomenti del messaggio
  • Coinvolgimento personale dei riceventi…

Gli studi sulla comunicazione persuasiva condotti da questo gruppo si richiamano alle teorie del condizionamento operante: atteggiamenti si stabilizzano se portano a conseguenze positive ( i rinforzi sono considerati incentivi e riduzione dei bisogni). In questa prospettiva  si ipotizza
l’importanza della fonte: che risulta essere + efficace

  • se esperta ( ritenere  il proprio atteggiamento fondato su informazioni  veritiere è un  rinforzo),
  • se di status elevato,
  • se è attraente ( la presunta approvazione di una  fonte attraente è un rinforzo)
  • se è affidabile

I ricercatori di Yale inoltre hanno presentato un’analisi sul ruolo svolto dalla comunicazione persuasiva dall’appello delle emozioni e in particolare della paura.
Il modello della riduzione della tensione si basa sull’idea che la paura suscitata da alcuni messaggi persuasivi (ad.es. AIDS) abbia le stesse caratteristiche dei bisogni fisici quali la fame e la sete: lo stato di paura motiverebbe le persone ad adottare risposte volte a ridurre la paura stessa e la riduzione avrebbe il significato di n rinforzo positivo.
Gli effetti  dei messaggi che fanno appello alla paura  avrebbero efficacia se

  • il livello di paura evocato è tale da creare stato di tensione analogo a bisogno fisiologico
  • il  messaggio contiene “soluzioni” azionabili per ridurre lo stato di tensione

Sarebbero inefficaci  se

  • livello di paura è  eccessivo l’individuo mette in azione dei meccanismi di  difesa ( -> mancata attenzione, svalutazione fonte, non io, ecc)

A livello empirico si ricorda  la ricerca sull’efficacia della campagna di educazione all’igiene dentale ( 1953)

Influenza comportamenti controattitudinali su A.
Non sempre, nelle nostre interazioni quotidiane noi esprimiamo sinceramente le nostre convinzioni e i nostri A. Gli psicologi sociali parlano in questi casi di comportamenti controattitudinali  e hanno messo in evidenza che tali comportamenti esercitano una notevole influenza sui nostri veri A.
Le tecniche utilizzate per lo studio dei comportamenti controattitudinali si basano su una procedura messa a punto dal gruppo di  Yale negli  anni ’50 utilizzando tecniche di role playing  dove si richiedeva ai partecipanti di fare un breve discorso davanti ad un pubblico sostenendo un particolare punto di vista o u opinione. I risultati della ricerca hanno evidenziato un influenza nel cambiamento di A.  + marcata per oratore ( autopersuasione). Secondo Janis e King l’effetto di autopersuasione è dato da

  • motivazione alla distorsione sistematica nell’esame dell’informazione
  • prefigurazione conseguenze positive come incentivo ( elaborazione attiva)

L’efficacia del role playning  nel cambiamento degli A. viene diversamente spiegata da
Festinger 1957  nella Teoria della dissonanza cognitiva .  Egli ,assieme a Carlsmith nel 1959, fece il famoso esperimento del  mentire per 1 o 20 dollari”. A seguito di questo secondo la teoria il fattore cruciale per spiegare l’efficacia del role playing sarebbe l’intensità della giustificazione o dell’induzione che spinge la persona ad affermare pubblicamente un A. diverso dal proprio A. vero.

Interpretazioni alternative alla teoria della dissonanza cognitiva sono state date da
Cooper e Fazio 1984:  che focalizzano l’attenzione sulla  percezione  della propria responsabilità in produzione conseguenze dannose

Aronson 1968: ipotizza che la dissonanza nasca dalla difesa del concetto positivo di Sé e autostima.

Tedeschi, Schlenker, Bonoma 1971: da esigenza di fornire autopresentazione positiva (coerenza) agli altri 

In ogni caso queste sono spiegazioni che focalizzano l’attenzione sulla motivazione che porta al comportamento ma danno scarsa considerazione ai processi cognitivi implicati.

 

Lez. 4 + Mannetti Cap. 5

 

Formazione e cambiamento degli Atteggiamenti - II

ANNI ’70 – Scienziato ingenuo
Teorie focalizzate su processi cognitivi (consapevoli)

Persuasione mediata dai processi di attribuzione causale

H. Kelley 1967 (ANOVA: Analysis of Variance)
Tale modello descrive il processo cognitivo che un osservatore dovrebbe seguire per poter decidere se un determinato comportamento debba essere attribuito  fattori interni alla persona                       ( caratteristiche personali) ovvero a fattori esterni ( caratteristiche dell’entità nei confronti della quale la persona reagisce). Agendo come “ scienziato ingenuo”.
Secondo Kelley nel processo di attribuzione causale vano considerate 3 variabili:

  • Gli attori ,l’azione dei quali viene  o può venire osservata
  • Le entità stimolo che caratterizzano la situazione di osservazione
  • Le situazioni in cui avviene l’interazione  degli attori con le entità

Il modello esige la ripetizione delle osservazioni al fine di stabilire se, come e con quale regolarità le informazioni raccolte circa le tre fonti di variazione covariano tra di loro.
Se proviamo ad applicare il processo descritto dal modello alla situazione nella quale una persona ci invia un messaggio persuasivo , riguardante un determinato prodotto o argomento, possiamo facilmente capire come i processi d attribuzione possano avere una rilevanza ai fini della persuasione. Per farci persuadere da un amico ad andare in un certo ristorante dovremmo poter attribuire ciò che l’amico ci ha detto a proposito del ristorante. Tale attribuzione può essere fatta con sicurezza se si hanno informazioni caratterizzate da

  • Consenso elevato ( altre persone hanno parlato bene di quel ristorante)
  • Consistenza elevata ( quel conoscente ci ha sempre parlato bene di quel ristorante)
  • Specificità elevata( quel conoscente non parla altrettanto bene di altri ristoranti)

I processi di attribuzione casuale, influenzano la persuasione in quanto condizionano la valutazione di attendibilità della fonte e di conseguenza della trasmissione da essa trasmessa.

 

                            

 

Persuasione mediata dal modo in cui l’atteggiamento preesistente della persona influenza la percezione del messaggio

Sherif, Hovland 1952 (Teoria del giudizio sociale):
L’atteggiamento preesistente tende ad agire come punto di riferimento nella valutazione della nuova informazione e creare distorsione percettiva: messaggio viene percepito come più simile di quanto non sia alle proprie credenze (assimilazione) se cade vicino area di accettazione o più dissimile (contrasto) se cade vicino area di rifiuto
La tendenza alla  distorsione percettiva  è tanto più forte quanto maggiore è il coinvolgimento dell’Io (atteggiamento connesso ad aspetti importanti del Sé) sia perché aumenta probabilità che atteggiamento preesistente venga usato come punto di ancoraggio, sia perché espande area rifiuto e comprime area indifferenza. Questo fa si che questa teoria sia tuttora l’unica che pone l’attenzione sul ruolo del Sé nei processi persuasivi e lo fa adottando una definzione operativa del “coinvolgimento dell’Io” che riconosce le radici sociali dell’identità personale e
il ruolo che i gruppi di appartenenza svolgono nei processi di persuasione e resistenza ai
messaggi persuasivi.

 

Persuasione spiegata e pianificabile attraverso modello aspettativa-valore (Fishbein 1967)

I modelli aspettativa – valore fanno parte di una serie di teorie dette combinatorie in quanto si occupano  di come si combinano  diversi elementi dell’atteggiamento per dare luogo all’atteggiamento globale.
E’ possibile misurare i modo indiretto l’atteggiamento di una persona verso un determinato oggetto chiedendole di elencare le aspettative circa gli attributi dell’oggetto e il modo in cui valuta tali attributi.
Il modello si focalizza sulle variabili esterne e tra queste considera esclusivamente i contenuti del messaggio (no fonte, ricevente, situazione) e considera come processi di mediazione solo processi di combinazione quantitativa (no ordine)
Questo modello, anche grazie alla sua semplicità ha avuto un discreto successo in campo applicativo  fornendo indicazioni precise su come selezionare i messaggi persuasivi che dovrebbero:

  • Essere specifici rispetto all’obiettivo che si vuole ottenere
  • Contenere riferimenti agli attributi salienti per la popolazione bersaglio
  • Contenere informazioni che accrescono la sicurezza sulle aspettative positive e riducono quella relativa agli attributi negativi.

Riassumendo il modello aspettativa valore ha le seguenti caratteristiche

  •  Elenco degli attributi/credenze positivi e negativi che formano l’atteggiamento
  •  Scomposizione di ciascuno nelle due dimensioni aspettativa – valore
  •  Progettazione dell’intervento: messaggi focalizzati su specifici attributi e su una specifica dimensione (aspettativa o valore) di  ciascuno e in una direzione specifica.

 

Lez. 5 + Mannetti Cap. 5
Formazione e cambiamento degli Atteggiamenti - III

Teorie focalizzate su processi cognitivi sistematici di elaborazione del messaggio (sempre consapevoli)

Le teorie che verranno esposte adesso focalizzano l’attenzione su processi di tipo esclusivamente cognitivo escludendo del tutto i processi affettivi e motivazionali e sono state studiate appositamente per spiegare il cambiamento di A. che avviene a seguito di una comunicazione persuasiva basata su messaggi verbali complessi. Questa maggiore specializzazione permette a queste teorie di temere conto
Di tutti e quattro i tipi di variabili classiche del settore: fonte,messaggio,situazione e ricevente.
Paradigma di McGuire 1968-1972: E’ stato il primo autore a proporre esplicitamente un’interpretazione del processo di persuasione in termini di processo di elaborazione delle informazioni. Secondo questo autore, sulla scia degli studi del gruppo di Yale, l’impatto persuasivo di un messaggio dipende dal prodotto di 6 fasi di elaborazione dell’informazione.
Persuasione = Esposizione  (la persona deve essere presente )             
Attenzione ( la persona deve ascoltare o guardare)
Comprensione ( la persona deve comprendere il messaggio)                                   Accettazione ( la persona deve accettare le argomentazioni e le conclusioni del messaggio)
Ritenzione ( la persona deve archiviare in memoria le conclusioni accettate ovvero l’atteggiamento modificato)
Comportamento (  l’atteggiamento modificato e agire sulla base di esso)la persona deve richiamare
Se una sola delle fasi non si realizza con successo la catena persuasiva si interrompe e non si realizza il cambiamento di A.

  • La probabilità che si realizzi il comportamento è pari alla probabilità combinatoria di tutti i passi p (Comp) = p(Esp) x p(Att) x p(Compr) x p (Acc) x p (Rit)

Nell’ambito degli studi di laboratorio è stata applicata una semplice sequenza a due fasi
p (Persuasione) = p (Ricezione) x p (Accettazione)
dove quindi la probabilità che la persona si faccia persuadere da un messaggio è data dal prodotto che si realizza tra la ricezione e l’accettazione.
Sul modello vengono proiettati gli effetti di variabili esterne al messaggio, che per le due dimensioni possono andare nella stessa direzione (es autorevolezza della fonte) o in direzione opposta (es relazione curvilinea con intelligenza del ricevente: effetto positivo su ricezione, negativo
Inoltre l’importanza delle due dimensioni può variare a seconda delle situazioni (ponderazione situazionale: ad es se messaggio ha argomenti forti diventa più importante la  ricezione (accettazione “tanto va da sé”), se  gli argomenti sono  deboli più  diventa +importante l’accettazione (ricezione “tanto tutti capiscono”)
L’ipotesi della ricezione come mediazione è stata sottoposta a varie verifiche sperimentali che hanno portato a conclusioni non univoche:

  • l’importanza della ricezione è sottostimata nella ricerche di laboratorio
  •  l’importanza della ricezione è sovrastimata nelle ricerca applicata

Modello della risposta cognitiva  Greenwald 1968 Questo modello è simile al precedente in quanto sostiene che le variabili indipendenti influenzano la formazione o il cambiamento di A. attraverso una mediazione cognitiva, ma sostiene che il processo rilevante nella persuasione  non sia la  funzione ricevente ma il processo attivo di elaborazione del messaggio da parte del ricevente: la  persuasione è  tanto migliore quanto più elevato è il numero di pensieri positivi. Elaborano pensieri che non sono semplici ripetizioni del messaggio stesso. Le  persone si mettono attivamente a relazionare il messaggio persuasivo con le proprie convinzioni e informazioni preesistenti .
Le risposte cognitive sono  influenzate quantitativamente da distrazione (corr.-) , ripetizione del messaggio, rilevanza personale (corr. +), ed esiste una interazione con contenuti del messaggio.

  •  Se messaggio ha argomenti deboli diminuisce la distrazione, proprio perché diminuiscono le  risposte cognitive, correlata positivamente  con la  persuasione
  •  Se messaggio ha argomenti forti la  ripetizione è correlata positivamente  con la  persuasione, se  gli argomenti sono  deboli è correlata negativamente.

E’ stata comunque sollevata l’obiezione che risposta cognitiva sia conseguenza e non causa del cambiamento di atteggiamento . Questa obiezione è stata prò contrastata da Petty e Cacioppo attraverso registrazione di indicatori fisiologici di attivazione durante la fase di ricezione. E’ stato rilevato che :

    • accelerazione tasso cardiaco come indicatore attività cognitiva,
    • contrazione muscoli degli zigomi come indicatore risposta favorevole,
    • contrazione muscoli fronte come indicatore risposta contraria.

Eaglu e Chaiken hanno inoltre sottolineato che il fatto che la risposta cognitiva sia importante non annulla comunque la validità del processi di ricezione sostenendo che sono processi complementari.

 

Formazione e cambiamento degli Atteggiamenti - IV
Modelli di persuasione a due vie (processi automatici inconsapevoli vs controllati consapevoli)

DA ANNI ’80 – Economizzatore di risorse
ANNI ’90 / OGGI – Stratega motivato.

La psicologia sociale contemporanea è caratterizzata dalla consapevolezza che l’elaborazione cognitiva può essere di tipo sistematico, accurato e consapevole e anche di tipo largamente automatico, inconsapevole e basato sull’utilizzo di scorciatoie cognitive ( euristiche)

Teoria della Probabilità d’Elaborazione
(Elaboration Likehood Model –ELM) Petty e Cacioppo 1981, 1986

Secondo questi autori le 2 vie sono alternative, presupposto che persone siano motivate a raggiungere accuratezza, ma che non sempre questo sia possibile / la motivazione sia abbastanza forte .
Il modello ELM distingue la via centrale della persuasione, che è quella che corrisponde all’elaborazione cognitiva sistematica ed accurata del messaggio, e la via periferica che è quella che non implica tale elaborazione. La quantità di pensieri evocati è un indicatore della via persuasiva seguita: se le persone riferiscono d aver avuto molti pensieri relativi agli argomenti del messaggio si conclude che hanno seguito la via centrale. Quando s segue la via centrale si ha un cambiamento di A. nella direzione del messaggio e viceversa. Quando la motivazione e la capacità cognitiva sono elevate esiste un’alta probabilità che venga seguita la via centrale e viceversa.
Inoltre i cambiamenti di A. avvenuti seguendo la via centrale sono + persistenti nel tempo, hanno maggior potere predittivo nei confronti del comportamento e maggiore resistenza ai tentativi di contro persuasione

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

 

Motivazione
Capacità cognitiva

                                                                                                                                                         
                                                                    

 

 

Via Periferica

 

Via Centrale


                         

Elaborazione cognitiva: modello risposta cognitiva di Greenwald,
Modello Mc Guire,
Modello aspettativa –valore…

                  

Condizionamento classico e operante, rinforzo Yale, mera esposizione, teorie della coerenza e della dissonanza cognitiva, processi implicati nella difesa del Sé…

  


 

-

 

+

                                                                        PERSISTENZA
                                                                       PREDITTIVITÀ
                                                                       RESISTENZA

Elaborazione euristico-sistematica
Chaiken 1980, 1987          
Secondo questo modello le 2 vie NON sono alternative. La verifica della validità del messaggio può avvenire attraverso 2 processi cognitivi:

  • elaborazione sistematica di tutta l’informazione
  • elaborazione euristica. ( di tipo Top Down.)

 

Giudizio validità del messaggio

 

Elaborazione euristica top-down

 

Elaborazione sistematica

 

Messaggio

 Questo avviene perché le persone sono motivate ad avere A. corretti e cercano di verificare la validità di comunicazioni persuasive. .
Dal momento che l’elaborazione sistematica è più faticosa le persone adottano il
Principio del minimo sforzo: scelta del processo cognitivo meno dispendioso se ciò non minaccia il livello di sicurezza delle decisioni ritenuto necessario o auspicabile
I diversi fattori che si sono mostrati in grado di aumentare la probabilità di un’elaborazione cognitiva accurata agiscono o modificando il livello di sicurezza della decisione che la persona considera sufficiente ( soglia di sufficienza) o modificando il livello di sicurezza della decisione raggiunto in un dato momento.
La rilevanza personale dell’argomento, accountability (consapevolezza di dover rendere conto della propria decisione), bisogno di conoscenza sono variabili che possono innalzare il livello di sicurezza e spingere all’elaborazione sistematica o, in caso di incapacità, comunque alla ricerca di nuova informazioni  da elaborare euristicamente.
Anche l’umore negativo può ridurre il livello di sicurezza raggiunto e a sua volta spingere all’elaborazione sistematica
Come nella Teoria della  probabilità di elaborazione anche qui  c’è il presupposto che persone siano motivate a raggiungere accuratezza. Studi successivi hanno portato ad una  integrazione nel modello anche delle motivazioni alla difesa del Sé e alla gestione delle impressioni.

 

  Lez. 6 + Mannetti Cap. 5
Stabilità degli Atteggiamenti – i processi che ostacolano il cambiamento

Già nel 1967 Jones e Gerard hanno sottolineato che le persone sono continuamente sottoposte a 2 tipi di pressione contrastanti: quella che ci porta a cambiare i nostri punti di vista e quella opposta che ci spinge a mantenerli. In tempi più recenti Kruglansky 1989, 1996 ha parlato della tendenza a congelare e scongelare le strutture cognitive.

Alcuni autori sottolineano che gli A. possono essere considerate strutture cognitive preesistenti
nella mente degli individui che esercitano sui  processi cognitivi gli stessi tipi di influenza degli schemi. Si parla di
Resistenza strutturale : atteggiamenti agiscono come schemi e in quanto tali tendono a resistere al cambiamento 

  • guidano in modo selettivo l’ esposizione e attenzione a nuova informazione
  •  distorcono percezione e giudizi ( nb teoria del giudizio sociale)
  •  influenzano processi memorizzazione e recupero: elementi congruenti (se bassa motivazione all’accuratezza) o incongruenti (se alta) più ricordati che elementi neutri.

Tali effetti tendono a produrre una perseveranza degli A. e sono tanto maggiori quanto maggiore è la forza e l’accessibilità degli A. stessi.

Resistenza appresa - Teoria dell’immunizzazione di  McGuire 1964:
Si basa sull’analogia con il processo biologico di immunizzazione. Secondo Mc Guire i virus sono rappresentati dai messaggi persuasivi che contrastano con gli atteggiamenti  di una persona e l’immunizzazione viene ottenuta esponendo preventivamente la persona a forme indebolite di tali messaggi contrastanti.

  • “vaccinarsi” nei confronti della comunicazione persuasiva per aumentare la resistenza al cambiamento .

Mc Guire e Papageorgis hanno elaborato una proceduta sperimentale suddivisa in 4 condizioni:

    • Condizione di controllo: i partecipanti non sono sottoposti a nessun trattamento e esprimevano semplicemente il proprio accordo  su opinioni   culturalmente condivise
    • Contro informazione esposizione a argomenti contrastanti con le opinioni condivise e successivamente espressione della propria opinione( indica l’entità dell’impatto delle contro indicazioni)
    • C. di Sostegno dove prima delle contro argomentazioni i partecipanti dovevano leggere argomenti a favore delle opinioni condivise
    • C. di immunizzazione I partecipanti dovevano leggere argomenti contro persuasivi  ed elaborare autonomamente argomenti volti a respingerli.

I risultati hanno mostrato che il trattamento immunizzante risultava efficace nell’incrementare la resistenza alla contro persuasione mentre il trattamento di semplice sostegno non aveva alcun impatto.
Inoltre il trattamento di immunizzazione incrementa  le risorse cognitive per resistere alla comunicazione, ma anche risorse motivazionali .
Questa teoria ha avuto una considerevole applicazione in campagne di promozione alla salute ( vedi campagne contro il fumo nei giovani).

Resistenza motivazionale - Teoria della Reattanza di Brehem 1981:
Teoria motivazionale dei processi di resistenza al cambiamento
Secondo tale teoria se viene percepita una minaccia diretta o indiretta alla propria libertà di dire/fare si prova uno stato di attivazione motivazionale -> reattanza  che spinge a ristabilire la libertà minacciata . Ne caso della comunicazione persuasiva la reattanza porterebbe ad una  resistenza alla persuasione  o addirittura ad un possibile effetto boomerang: adozione di un atteggiamento ancora più lontano di quello proposto dal messaggio persuasivo
Questa teoria può spiegare il fatto che le comunicazioni dirette sono meno efficaci di quelle indirette, infatti ci facciamo influenzare di più da cose che sentiamo dire dagli altri che da ciò che viene detto direttamente a noi.
Heilman e Toffler fanno un’ipotesi alternativa della spiegazione della  reattanza: difesa non tanto della propria libertà quanto della propria identità pubblica di persona libera. L’effetto boomerang costituirebbe operazione strategica di gestione della propria immagine (teoria della gestione delle impressioni Leary, Kowalsky 1990, Tetlock, Manstead 1985) – questo non esclude una successiva interiorizzazione dell’atteggiamento esibito.
D’altra parte si ha invece persuasione in condizioni di forte asimmetria fonte-bersaglio e di effettiva minaccia del bersaglio (ostaggi, P. Hearst)
Resistenza degli atteggiamenti al cambiamento  è stata poco studiata dopo gli  anni 70 (tra le ragioni: condizioni di laboratorio poco si prestano a studio “veri” atteggiamenti), necessità di integrare componenti motivazionali delle teorie esposte con componenti cognitive studiate in altri campi.

Lez. 7 + Mannetti Cap. 5
Relazioni tra Atteggiamenti e Comportamenti

La relazione tra A. e Comportamento può essere intesa in maniera forte (l’A. esercita una azione causale sul comportamento) o debole ( limitandosi a sostenere una correlazione tra A. e comportamento). In questa seconda posizione si presuppone la possibilità che sia il comportamento ad influenzare l’A. ( teoria dissonanza cognitiva e autopercezione).
La  scarsa capacità predittiva  degli A è stata messa in luce da:.

  •  La Piere e i cinesi 1934
  •  Wicker 1969: correlazione  .15….

Questi risultati hanno stimolato diverse ricerche per chiarire questa bassa correlazione ed è emerso che questi bassi indici possono essere dovute al fatto che si pretendeva di trovare una relazione tra un A. generale( che può dar vita a diversi comportamenti) e un comportamento specifico.( che può essere influenzato da variabili di vario tipo). Da tali osservazioni derivano 2 suggerimenti di tipo psicometrico( che riguardano le operazioni di misura):

  • non confrontare pere con banane -> usare misure aggregate di C. così come sono aggregate quelle di A.
  •  incrementare la compatibilità fra le due misure: invece che l’A. verso l’oggetto, misurare l’A. verso lo specifico comportamento nei confronti dell’oggetto che si vuole predire.

La distinzione tra A. verso specifici comportamenti ( modelli aspettativa-valore) e A. verso gli oggetti (altri modelli)è alla base di 2 approcci allo studio delle relazioni tra A. e comportamento.

  1. A. verso specifici comportamenti

Teoria dell’Azione Ragionata (TRA) Fishbein, Ajzen 1975,1980
Secondo questa teoria la causa prossima del comportamento non è l’A. ma l’intenzione  a mettere in atto l comportamento stesso. L’intenzione comportamentale è a sua volta influenzata dall’A. verso lo specifico comportamento e dalle norme soggettive svolgendo quindi  una funzione d mediazione tra l’A. verso il C. e il C. stesso. In pratica i 2 fattori previsti dal modello corrispondono a due categorie di conseguenze che la persona si aspetta possano derivare dal C.  e dal valore che la persona attribuisce ad esse:

  • Conseguenze utilitaristiche ( premi e punizioni derivanti dal C.)
  • Conseguenze normative (approvazione o meno da parte di persone significative per l’individuo)

Questa teoria fornisce una semplice spiegazione della condotta umana basata sul calcolo dei costi/benefici delle diverse possibili azioni.
Allo stesso modo questa spiegazione limita la teoria ai soli comportamenti intenzionali, abitudinari e non può essere applicata a condotte complesse.
Un estensione del modello è stata proposta da Ajzen con la
Teoria del Comportamento Pianificato (TPB) che include anche un terzo  fattore e cioè il  “controllo comportamentale percepito” (cfr autoefficacia Bandura). Questo modello migliora la predittività per comportamenti più controllabili.
Altri fattori che potrebbero essere inclusi: identità personale, comportamento passato/abitudini, norme morali, credenze affettive…

  1. A. verso oggetti

In tale prospettiva si assume che l’impatto dell’A. sul C. sia tanto maggiore quanto l’atteggiamento è più forte e accessibile

 Forza  dell’A, ovvero stabilità, resistenza al cambiamento:
-> struttura intra-attitudinale estesa e coerente (vs ambivalenza)
-> buon inserimento nella struttura inter-attitudinale attraverso:
Legami positivi  con valori legati alla definizione del Sé
Connessioni positive con A. verso valori ( oggetti astratti) e persone significative 
(T. Equilibrio di Heider)
Accessibilità dell’A. velocità con la quale un A. può essere richiamato alla memoria anche in modo automatico. Secondo Russel e fazio l’accessibilità costituisce un fattore cruciale nel determinare il grado di corrispondenza tra l’A. stesso e il comportamento, in quanto in una determinata situazione il C. di una persona può essere influenzato solo da A. accessibili.
Sulla base di ciò Fazio  ha proposto un modello di relazione tra A. e C. molto diverso da quelli della famiglia Aspettativa valore: secondo questo modello l’A. automaticamente attivato distorce la percezione dell’oggetto nella situazione immediata e il C. deriva semplicemente da queste percezioni senza che intervenga alcun tipo di ragionamento cosciente.

 

Mannetti Lez. 8 + paragrafo 5.4
La misura degli atteggiamenti I

La maggior parte delle tecniche di misura degli A. focalizza l’attenzione sulla valenza ( positiva o negativa) e dell’intensità della stessa.

SCALE DI ATTEGGIAMENTO
Composte da una  serie di affermazioni riguardanti l’oggetto dell’A.stesso, rispetto alle quali il  
soggetto esprime accordo / disaccordo.  Le risposte sono  usate come indicatori dell’A da parte del soggetto di costruzione. Le diverse scale differiscono per il numero di affermazioni ( voci, item)  e per la modalità  ma l’obiettivo è lo stesso: assegnare al soggetto una posizione numerica lungo un continuum (modello bipolare dell’A. da polo – a polo +).
La logica che sottende le scale di A è la seguente:
Le risposte che il soggetto da ( in termini di accordo o disaccordo) a ciascuna affermazione costituiscono comportamenti verbali ( Cv) che, come in altri tipi di comportamento, possono essere dipendenti in parte dall’ Atteggiamento ( A) e in parte da fattor non noti dei quali si desume la natura casuale ( R, da Random)
Cv = A + R
L’assunto è che mentre ogni affermazione presa singolarmente rappresenta una misura scarsa dell’ A., più affermazioni considerate insieme forniscono una misura molto + adeguata dell’A. E’ necessario un numero adeguato di item ( almeno 20) per garantire la fedeltà di una scala.

Processo: definizione concettuale A. che si intende misurare ->esplicitazione delle  dimensioni caratteristiche di tali concezioni o criteri generativi delle  voci -> definizione operativa voci.
Voci devono: 

  •  riflettere accuratamente l’universo (!) delle possibili affermazioni
  •  essere formulate in modo semplice e chiaro
  •  non indurre verso un tipo di particolare risposta (negativa o positiva che sia)
  •  discriminare con precisione persone con atteggiamento differente
  • Possono essere affermazioni che esprimono la componente cognitivo/affettiva
  • Possono essere affermazioni ( usate + raramente) che descrivono azioni ne confronti dello specifico oggetto di A.

SCALA DI THURNSTONE 1928  E’ stato il primo a mettere a punto un metodo  per la misura degli A. che si articola nelle seguenti fasi:

  • formulazione almeno 100 affermazioni selezionate in modo da rappresentare tutte le posizioni, dalle + favorevoli a quelle + sfavorevoli.
  • min 300 valutatori, ciascuno suddivide le affermazioni in 11 categorie dalle + positive alle + negative verso l’oggetto di A. Per ciascuna voce si calcola la  media dei giudizi dei  valutatori : questa diventa il valore scalare della voce stessa.
  • Selezione degli item per la scala definitiva in base a

                    -  eliminazione item con basso grado di accordo tra valutatori (alta dispersione)
-  mantenuto uno stesso numero di item  per ogni valore scalare
-    Eliminazione item che, somministrati a un nuovo campione di  soggetti  si            
rivelano dotati di scarsa coerenza interna

  • Somministrazione alla popolazione della quale si vuole conoscere l’A. della scala definitiva di 20/30 afferrmazioni disposte in ordine casuale: ai seggetti viene chiesto di indicare le affermazioni cn le quali si trovano d’accordo: Il punteggio scalare attribuito ad ogni soggetto è dato dalla media o dalla mediana dei valori scalari degli item scelti (= punteggio scalare del soggetto

Questo metodo , molto oneroso, si basa sull’assunzione che i valori scalari delle affermazioni non dovrebbero risentire delle opinioni personali di coloro che contribuiscono alla costruzione della scala stessa. Ma questa assunzione è stata decisamente svalidata da Hovland e Sherif.
La scala è non monotonica: cioè la probabilità di accettazione degli item sale e poi diminuisce di nuovo.

SCALA SOMMATIVA  DI LIKERT–  Attualmente è la  più usata . monotonica - (“mantiene l’ordine” : probabilità di accettazione item cresce passando da soggetti meno favorevoli a più favorevoli).
Il metodo usato per la costruzione si basa sui seguenti passaggi:

  •  formulazione affermazioni
  • Presentazione delle affermazioni ai soggetti che  indicano grado di accordo/disaccordo
  • Calcolo del punteggio totale per ogni soggetto mediante la somma dei punteggi parziali ottenuti nei singoli item
  •  Analisi e selezione delle voci: vengono mantenute nella scala definitiva solo voci con correlazione item-totale più elevata (vengono cioè eliminate le voci che sembrano misurare cose diverse – validità) 

Differenze tra S. Thurstone e Likert:

 

Voci

 

Selezione voci

Likert

Formulate in modo tale che la parte dei soggetti con A. contrario sarà in disaccordo, mentre tutti i soggetti orientati favorevolmente potranno essere d’accordo anche  se con intensità diversa.

Monotonica

Mantiene l’ordine, ovvero la probabilità di accettazione di una voce cresce man mano che si passa da soggetti con posizione più in basso ( - favorevole) a soggetti con posizione + in alto( + favorevole), sul continuum dell’A e una volta raggiunto il valore massimo resta costante

La coerenza di ciascuna voce con il totale della scala può indicare il valore diagnostico anche di affermazioni che non si riferiscono esplicitamente all’oggetto dell’A.

Thurston

Formulate in modo che una parte dei soggetti saranno d’accordo, una parte sarà in disaccordo, perché la considera troppo favorevole all’oggetto dell’A., e una parte sarà in disaccordo perché la considera poco favorevole all’oggetto dell’ A:

Non monotonica

La probabilità d accettazione sale e poi diminuisce di nuovo

Per poter ottenere un’elevata coerenza fra i valutatori è necessario che le vosi si riferiscano esplicitamente all’oggetto dell’A.

 

 

SCALA CUMULATIVA DI GUTTMAN 1944. E’ una scala usata per misurare aspetti comportamentali  degli A.
Si tratta di una  tecnica di interconnessione tra persone e item sulla stessa scala: item di difficoltà crescente  con  persone di bravura crescente.
Gli  item sono ordinati e “inscatolati” cioè i ogni item è in accordo con un item “superiore” e questo presuppone  un accordo con item che lo precedono (es. scala distanza sociale di Bogardus: matrimonio > amicizia > vivere stessa strada > colleghi lavoro)
Un tecnica semplice per costruire una scala Guttman consiste nel costruire una matrice soggetti x stimoli, mettendo in ogni cella 1 se la persona – riga è sovraordinata allo stimolo – colonna e 0 se non lo è. Una perfetta scala Guttman esiste se e solo se possibile riordinare le righe e le colonne della matrice in modo da avere una distribuzione triangolare di 1. La persona posta + in alto nell’ordinamento dovrebbe essere quella che supera tutti gli item, quella posta subito al di sotto dovrebbe superare tutti gli item meno 1 e così via.
Il vantaggio di questa scala è la  migliore interpretabilità  dei punteggi individuali, non è  possibile ambiguità come per altre scale: stesso punteggio per 2 individui = stessa struttura comportamento.
Sebbene le voci di una scala possano essere appositamente selezionate per costruire perfetta una scala Guttman l’adeguamento   empirico delle risposte deve essere verificato calcolando un coefficiente di riproducibilità, che è dato dalla  proporzione delle risposte che devono essere cambiate per ottenere una matrice ordinata. In generale  non sono  accettabili indici inferiori
a 0,90, cioè se occorre cambiare più del 10% delle  risposte per ottenere una matrice ordinata 

 

 


 

 

Mannetti Lez. 9 + paragrafo 5.4
La misura degli atteggiamenti II

DIFFERENZIALE SEMANTICO – Osgood, Suci e Tennenbaum 1957 –
Misura significato implicito (connotativo) dei concetti . Infatti secondo questi autori il significato di un concetto non si riduce al significato denotativo, che il soggetto di regola può indicare facilmente, ma comprende anche significati + impliciti ( connotativi) che il soggetto spesso no riesce a esprimere direttamente. Per misurare questi significati impliciti gli autori hanno chiesto a vari soggetti di valutare il concetto in questione su una serie di coppie aggettivi di  bipolari  ancorate ad aggettivi di significato opposto ( bello/brutto, forte/ debole ecc.). Attraverso l’analisi fattoriale dei giudizi espressi gli autori hanno evidenziato che il significato implicito può essere evidenziato attraverso  3 possibili dimensioni:

  •  valutazione (la + importante per misura atteggiamenti): buono-cattivo, bello-brutto, pulito-sporco, piacevole-spiacevole …
  •  potenza: forte-debole, grande-piccolo, pesante-leggero …
  •  attività: attivo-passivo, rapido-lento, vivace-tardo …

Il differenziale semantico è utile quando si devono misurare  gli A. della stessa popolazione nei confronti di diversi oggetti ( sondaggi e ricerche d mercato)

MISURE DI INTENSITA’  Traggono origine dalle  ( ad. es. intensità acustica o luminosa)misure psicofisiche.
In origine: (Thurnstone 1928, valutazione gravità crimini) si chiedeva ai soggetti un confronto due a due degli stimoli e si faceva scegliere  quello “più” dell’altro  (ordinamento finale indiretto).
In seguito  Sellin e Wolfgang ( 1964)  presentarono ai soggetti  la lista degli stimoli e hanno chiesto assegnare a ciascuno stimolo un punteggio di gravità.
Oggi è molto utilizzata la tecnica dell’item singolo, ovvero singola domanda con risposta da molto favorevole a molto sfavorevole; oppure anche linea più o meno lunga disegnata con joystick ( che permette una immediata acquisizione statistica).
Quest’ultima tecnica ha il vantaggio della velocità  di esecuzione , ma scarsa attendibilità

FEDELTA’ 
Punteggio = Punteggio Vero + Errore
CV (comportamento verbale) = A (atteggiamento) + R (random)

Errori casuali impattano su fedeltà = stabilità del punteggio in misurazioni successive

  • Errori casuali vanno in direzioni diverse
  •  Per definizione, ripetendo la misura all’infinito si annullano
  •  Se la risposta ad ogni item (CV) contiene A + R (errore casuale), nel totale delle risposte all’insieme degli item la proporzione di A aumenta e quella di R diminuisce ->  serve un numero adeguato di item per garantire fedeltà della scala

Verifica fedeltà

  •  test-retest (ma: 1a misurazione può far ripensare atteggiamento, oppure tempo -> l’atteggiamento può comunque essere cambiato)
  •  forme parallele: affermazioni diverse, risultati con stesse medie e stesse varianze (stesse caratteristiche psicometriche), ma: 2 strumenti paralleli difficili da costruire
  •  split-half àalta correlazione tra le due serie di punteggi -> fedeltà.

VALIDITA’
Errori sistematici impattano su  validità = sicurezza che lo strumento misuri ciò che intende misurare

  • Errori sistematici non si annullano
  •  Fonti di invalidità possono essere, oltre che nello strumento, legate all’attore: consapevolezza di essere osservato, modificazione consapevole di ciò che viene misurato, tendenza a rispondere con stile sistematico
  •  ma anche al ricercatore: influenza sulle risposte, cambiamenti nel ricercatore

Quattro tipi di validità :

  •  di contenuto -> capacità dello strumento di rappresentare adeguatamente l’universo dei comportamenti legati al costrutto
  • di costrutto concorrente -> correlazione risultati con quelli di strumento preesistente di validità nota (ma: se questo strumento esiste ed è valido, non c’è ragione di costruirne uno nuovo!)
  •  di criterio predittiva  -> correlazione con altro criterio esterno
  •  concettuale -> ipotesi derivata da teoria di riferimento

 

 

 

Lez. 10 + Mannetti Cap. 6
Atteggiamenti nel  contesto sociale  I

Fino ad ora abbiamo visto come gli A. si formano e vengono modificati concentrandoci su processi individuali, ma è anche ovvio che formazione e cambiamento di A. sono correlati con l’interazione sociale---à influenza sociale.
Le ricerche sui cambiamenti di A. trascurano il fatto che la situazione d ricerca è una situazione di potenziale influenza sociale e che le risposte dei partecipanti possono essere influenzate da processi di influenza normativa (desiderio di essere accettati dal ricercatore) e influenza informativa ( il ricercatore è un esperto e forse ha ragione).
Nail ( 1986) ha indicato  possibili tipi di Influenza sociale:

  • Conversione ( conformità pubblica e privata)
  • Acquiescenza  ( conformità pubblica ma non privata)
  • Anti Acquiescenza ( conformità privata ma non pubblica)
  • Indipendenza ( ne conformità pubblica ne privata.

 

In base a ciò il successo o meno dell’influenza sociale può avere diversi significati:

  • Il successo può essere dovuto a conversione o acquiescenza opportunistica
  • L’insuccesso può essere dovuto a indipendenza o reattanza( la persona non manifesta pubblicamente il cambiamento che però c’è)

Norme di gruppo
Il contatto con gli altri può influenzare la nostra percezione della realtà creando una norma percettiva

Sherif 1935 Funzione informativa
Egli decise di studiare  la percezione di uno stimolo ambiguo attraverso un esperimento sull’ effetto autocinetico( punto luminoso all’interno di una stanza buia).

  • Nella prima fase dell’esperimento ciascun soggetto veniva sottoposto individualmente alo stimolo e doveva indicare di quanti cm si spostava lo stimolo luminoso. Dopo un po’ di prove l’entità del movimento percepito diventava stabile.
  • Nella seconda fase le persone sottoposte allo stimolo erano gruppi di 3. Dopo un certo numero di prove i giudizi delle 3 persone convergevano  verso una stima comune

Questo risultato fece sostenere a Sherif  che la convergenza verso una stima comune non era data dalla tendenza a compiacere pubblicamente gli altri,ma piuttosto  dal fatto che il giudizio altrui rappresentava una fonte informativa in situazioni di stimoli ambigui e che la  norma di gruppo permane anche dopo 1 anno…Funzione informativa dell’influenza sociale
Esperimenti successivi  condotti da Jacobs e Campbell con la stessa tecnica  hanno evidenziato una la trasmissione  della norma  ai nuovi membri 

Asch 1952 Funzione normativa
Voleva studiare la capacità degli individui di resistere all’influenza del gruppo e a questo scopo creò una situazione percettiva non ambigua facendo valutare  la lunghezza di 3  linee ad un soggetto dopo che si erano espressi ( con valutazioni errate) 5  complici dello sperimentatore
Si è visto che contrariamente alle aspettative di Asch .i partecipanti si lasciavano influenzare dal gruppo anche di fronte a stimoli non ambigui. Funzione normativa dell’influenza sociale
Dopo l’esperimento seguiva una discussione di gruppo nella quale i partecipanti davano una spiegazione del loro stato d’animo e grazie a questo Asch ha ipotizzato un processo costante:

Percezione difficoltà -> sforzo per ristabilire equilibrio -> localizzazione delle difficoltà in se stessi (situazione chiusa) -> dubbio sulle proprie capacità -> desiderio di essere d’accordo con il gruppo

Asch arriva a proporre una distinzione tra 2 tipi di indipendenza dalla maggioranza

    •  indipendenti con fiducia, ( grande convinzione di se stessi, ostentano irremovibilità)
    •  indipendenti senza fiducia: cedono ma si sentono in obbligo di rimanere fedeli a sé stessi

e tra 3 tipi di sottomissione alla maggioranza ( conformismo)

    •  deformazione della percezione: non consapevolezza dell’influenza del gruppo
    •  deformazione del giudizio: cedono e non si sentono in obbligo di rimanere fedeli a se stessi
    •  deformazione dinamica: dominati dal bisogno di non essere esclusi dal gruppo, sopprimono consapevolmente il proprio giudizio 

Asch sottolinea comunque che una corretta comprensione di tali fenomeni è possibile solo se si ricorda che le persone sono continuamente consapevoli di vivere in un mondo che condividono con altri e di avere con tale mondo una relazione identica a quella degli altri…quindi si aspettano di giungere ad un sostanziale accordo.

Kelley ( 1952) sulla base delle distinzioni di Asch sulla sottomissione alla maggioranza di gruppi di riferimento, aveva sostenuto che la funzione normativa dei gruppi di riferimento fissa  criteri che definiscoo criteri , A. e comportamenti appropriati.

Festinger ( 1950) aveva individuato i vantaggi  che la conformità offre alla vita di gruppo:

  • Facilità di comunicazione
  • Evitamento di esperienze di esclusione
  • Facilitazione del processo di confronto sociale.
  •  

Deutsch e Gerard 1985: Teoria della dipendenza
Questi autori sistemizzano le formulazioni di festinger e Kelley con la loro teoria che sostiene che
i membri di un gruppo sono cognitivamente e socialmente dipendenti gli uni dagli altri e dalle norme che il gruppo difende e tale dipendenza dipende da :

  • influenza normativa perché desiderano ottenere conseguenze positive ed evitare negative ( da luogo a cambiamenti finalizzati ad evitare il conflitto)
  •  influenza informativa perché utilizzano comportamenti e giudizi del gruppo come fonti di informazione sulla realtà ( da luogo a cambiamento duraturi)

Nella realtà, diversamente dal laboratorio  le due forme di  influenza interagiscono.

Schacter 1951
Se il conformismo nell’ambito del gruppo è funzionale al raggiungimento degli scopi del gruppo stesso che ha fatto  interessante vedere come i gruppi si comportano nei confronti di membri che non si conformano ed è ciò  che ha fatto Schacter
I partecipanti tra loro estranei dovevano discutere su un caso di delinquenza giovanile ( Jonnhy Rocco). In ogni gruppo erano presenti 3 complici dello sperimentatore:

  • Deviante sostenere a lungo la max punizione
  •  volubile, cominciare con punizione severa e poi conformarsi verso la maggioranza
  •  modale  sostenere per tutta la discussione la posizione sostenuta dalla maggioranza.

I risultati indicavano la  massima attenzione su deviante per convincerlo a cambiare idea nei
primi 35 minuti, poi ignorato negli ultimi 10, infine scartato nella formazione gruppo successivo .
Recenti studi hanno evidenziato che il  rifiuto e l’esclusione  sono più probabili se il deviante è solo, max. 2.

Fattori situazionali che agiscono sul conformismo

  •  numerosità della maggioranza: influenza cresce linearmente poi plafona (Asch), numerosità più importante per influenza normativa che informativa
  •  unanimità della maggioranza: se non c’è diminuisce influenza normativa (Asch)
  •  non eccessiva discrepanza tra posizione maggioranza e posizione soggetto
  •  coesione del gruppo (attrazione reciproca fra i membri)
  •  rilevanza dell’argomento per il gruppo
  •  prestigio della maggioranza (importanza della fonte, teoria dell’equilibrio cognitivo)
  •  differenze culturali (individualismo vs collettivismo)

Fattori personali che agiscono sul conformismo

  •  tipo di auto-consapevolezza, come dato stabile o situazionale: pubblica (-> conformismo) o privata (->indipendenza)
  •  esigenze di autopresentazione stabili (persone ad alto / basso automonitoraggio) e situazionali: se valutazione che cedere comporta più benefici che rischi per la propria immagine e nessun osservatore esterno -> conformismo, altrimenti viceversa
  •  bisogno di individuazione -> indipendenza
  •  desiderio di controllo -> indipendenza ( cfr Reattanza)

Influenza della minoranza
Moscovici 1976 – Prospettiva genetica si focalizza l’influenza delle minoranze e sulla loro capacità di produrre innovazione.
In questa prospettiva l’influenza sociale è vista come un conflitto tra maggioranze e minoranza che si può risolvere:

  • Conformità : prevalere della maggioranza
  • Innovazione: prevalere della minoranza
  • Normalizzazione: adeguamento reciproco che da luogo all’elaborazione di una norma.

Le minoranze per Moscoviti non sono puramente numeriche ma attive, “nomiche”
L’entità dell’influenza della minoranza  dipende dal suo “stile” di comportamento e condotta:

    • consistenza  ovvero la capacità di mantenere un accordo unanime sulle proprie posizioni in situazioni e momenti diversi. Esperimento fatto sulla scia di quello di Asch dello stimolo non ambiguo utilizzando slide verdi e  blu: L’influenza della minoranza che adotta uno stile consistente  spiegata attribuendo a tale mnoranza  caratteristiche disposizionali positive quali sicurezza e competenza. La consistenza della minoranza avrebbe in questa prospettiva il ruolo che la consistenza ha nel Modello ANOVA di Kelley: facilita la persuasione perché media l’effettiva attribuzione all’oggetto di quanto affermato
    •  capacità di apparire autonoma e indipendente nell’affermazione delle proprie posizioni
    •  flessibilità, ovvero disponibilità alla negoziazione di compromessi ragionevoli

Moscovici ha anche ipotizzato due modelli diversi per influenza maggioranza e minoranza, ma mancano  le evidenze:

      • Opinione della  maggioranza induce nell’individuo processi di comparazione con la propria e se disagio eventualmente acquiescenza (analogia con sistemi di elaborazione top-down per euristiche),
      • Opinione minoranza innesca invece processi attivi di accertamento validità e se esito positivo eventualmente conversione (analogia con sistemi di elaborazione bottom-up).

L’idea  che l’influenza della minoranza sia qualitativamente diversa da quella della minoranza  è stata direttamente criticata dalla :
Teoria dell’impatto sociale Latanè, Wolf, 1981
Secondo questa teoria l’entità dell’influenza è funzione moltiplicativa del numero delle persone, della loro forza e vicinanza con il bersaglio:

I = N x F x V
La relazione tra numerosità e entità dell’impatto è positiva ma non lineare (plafona, vedi Asch)
La forza delle fonti di influenza dipenderebbe dal loro status, esperienza, potere
La vicinanza può essere  fisica e psicologica (ingroup)

RELAZIONI DIADICHE
In questa direzione l’attenzione è focalizzata  da un lato sulla natura della relazione che esiste tra chi esercita l’influenza ( agente) e chi viene influenzato (bersaglio) e dall’altro su fattori e strategie che favoriscono l’acquiescenza del bersaglio.

Diversi tipi di potere dell’agente influenzante sul bersaglio French e Raven 1956,1959,1965
Si occupa della natura della relazione di potere sociale. Si parla di 6 tipi di potere che prendono il nome dalla risorsa sulla quale si basa:

  • Potere di ricompensa capacità dell’agente di fornire al bersaglio , premi, vantaggi, aiuti.
  •  Potere di coercizione: possibilità dell’agente di costringere il bersaglio ad accettare le proprie richieste
  •  Potere legittimo : la persona bersaglio ha la consapevolezza che l’agente è legittimato a darle ordini
  • Potere dell’esperienza: è quello che hanno gli esperti dei consigli dei quali siamo abituati.
  •  Potere di riferimento: è quello che hanno le persone che ammiriamo e a cui vogliamo assomigliare
  •  Potere informativo : che non dipende dal modo dal modo in cui il bersaglio percepisce l’agente, ma esclusivamente dalle informazioni che l’agente trasmette.

Principi e tattiche di influenza

  •  Cercare di piacere (flattery) – teoria dell’equilibrio cognitivo
  •  Piede nella porta – bisogno di coerenza : dopo aver risposto positivamente ad una prima domanda  ( assaggio formaggio) si è incapaci di rifiutare la richiesta successiva ( acquistare il formaggio)
  •  Farsi sbattere la porta in faccia – norma della reciprocità . Si parte da una richiesta alta per poi scendere a compromessi ( è il contrario del piede nella porta)
  •  Colpo basso - bisogno di coerenza. Si fa credere di essersi sbagliati sul prezzo del prodotto. Il soggetto per mantenere la propria coerenza probabilmente acquista ugualmente.
  •  Far apparire difficile da ottenere – autostima . Far desiderare.
  •  Dare impressione che ci sia poco tempo – ultimi giorni di offerta
  • Dono – norma della reciprocità. Offerta di un piccolo omaggio.
  •  Fornire delle ragioni accettabili
  •  Indurre stato d’animo positivo (maggiore attività, disponibilità schemi positivi, probabilità elaborazione top-down con euristiche) 

 

Obbedienza all’autorità Milgram 1963, 1964, 1974 – Yale

  •  65% dei partecipanti obbedisce, risultati replicati
  •  fattori influenti:
    •  + potere legittimo dell’autorità (esperimento scientifico, prestigio università)
    •  + percezione che anche la vittima sia lì di sua volontà (avvio “senza problemi” da parte sua)
    •  - prossimità fisica della vittima / dello sperimentatore
    •  + tenere fede all’impegno preso (coerenza)
    •  + situazione ambigua, (nuova) no standard codificati
    •  + tempi di scelta ridotti
    •  + disponibilità sostegno sociale

 

 

Boca Lez. 11 + Arcuri/Cadinu

Gli stereotipi sociali

1922 Lippman: stereotipi ( stampo tipografico)= “pictures in the mind” -> immagini semplificate dell’aspetto e del comportamento altrui
-> strutture cognitive, ovvero insiemi organizzati di conoscenze e credenze riferite a gruppi sociali, il cui contenuto è largamente condiviso all’interno di una comunità

  •  rassegna concettualizzazioni diverse evidenzia fondamentale dicotomia degli s., a seconda che si sottolinei la componente di inaccuratezza che li contraddistingue (s. come processi del pensiero tendenziosi) oppure la loro funzione di organizzazione e categorizzazione di esemplari entro gruppi (s. come esito di processo di categorizzazione)
  •  solo recentemente però attenzione ai processi automatici, non consapevoli che possono essere propri sia della fase iniziale di organizzazione degli s. , che di quelle successive in cui vengono usati per emettere giudizi / orientare comportamenti sociali

fonte: http://azpsicologia.altervista.org//Appunti/Atteggiamenti/Riassunto%20di%20Atteggiamenti.doc

sito web: http://azpsicologia.altervista.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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