I vangeli apocrifi
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I vangeli apocrifi
Che cosa significa il termine “apocrifo”?
Il termine greco apocrifo significa “nascosto, “segreto”, e nella terminologia religiosa antica indica testi ermetici, in ogni caso particolarmente complessi destinati agli iniziati di una setta, quindi non facilmente accessibili a quello che noi chiameremmo oggi il grande pubblico. Nell’ambiente cristiano antico il termine è adottato inizialmente per riferirsi ai testi gnostici, che impiegavano un linguaggio ed una simbologia particolarmente elaborate (la gnosi è una corrente del cristianesimo antico che intende interpretare il cristianesimo in modo razionale, vedendo in Gesù il simbolo della verità che illumina la conoscenza del bene e del male, dunque essenzialmente l’uomo portatore di un messaggio di verità); quando nel IV secolo si inizia a definire il canone (cioè la regola, l’elenco) dei libri ispirati da Dio, e da esso si escludono i testi gnostici che non sembrano andare oltre l’umanità di Gesù, apocrifo diviene sinonimo di “falso” o “bastardo”, nell’impiego che ne fanno i padri della Chiesa.
Quali testi sono definiti “apocrifi”?
Il canone della Scrittura – ossia dei libri  ritenuti ispirati dalla Chiesa – è definito tra il IV ed il VI secolo. Sono  definiti apocrifi molti dei vangeli circolanti, oltre ad altri generi  letterari. Il vangelo (letteralmente “buona notizia”) è un genere che  nasce nella Roma imperiale riferito alla notizia della nascita di un nuovo  imperatore come figura sacrale, salvatore dell’impero, ed in ambito cristiano designa  gli scritti che narrano la vita e l’insegnamento di Gesù. Nel II secolo sono  molti i vangeli circolanti, ogni comunità si riferisce ad uno di essi in  particolare. Tre di essi, i “sinottici” (Matteo, Marco, Luca) presentano  una struttura simile ed una sensibilità comune: la narrazione dei fatti della  vita di Gesù è molto sobria, e la sua figura è presentata come salvatore,  secondo una figura comprensibile soprattutto al mondo culturale  giudaico-ellenistico e greco-romano; per queste loro caratteristiche, essi  tendono ad affermarsi in tutte le comunità. Si differenziano da essi invece  altre due categorie di vangeli: una, storicamente contemporanea o addirittura  precedente, che va sotto il nome di vangeli giudeo-cristiani, diffusi  presso piccole comunità della Palestina e della Siria (vangeli degli Ebioniti,  Nazirei, Ebrei), che assumono la figura del Messia Gesù in termini umani e ne  interpretano il messaggio in chiave sociale e nazionale; l’altra,  cronologicamente posteriore ai sinottici, si rivolgeva soprattutto agli  intellettuali del mondo ellenistico offrendo una verità raggiungibile  razionamente, ed andava sotto il nome di vangeli gnostici (vangeli di  Tommaso, di Filippo, di Giuda, di Maria Maddalena, della Verità). I vangeli  gnostici esercitarono una certa influenza anche su di uno scritto del II secolo  che la Chiesa ha riconosciuto come ispirato, ossia il vangelo di Giovanni.  Soprattutto a livello popolare ebbero fortuna anche quei vangeli dualistici  (vangelo di Giovanni Evangelista, di Simon Mago ed altri), che contrapponevano  un Dio del bene ad un Dio del male; essi saranno decisamente combattuti dai  padri della Chiesa, per l’evidente minaccia che rappresentavano nei confronti  di una concezione monoteista.
  A questi testi occorre aggiungerne un altro  filone letterario religioso, che fiorisce dal IV secolo in poi; nel IV  secolo all’interno della Chiesa si discute anche aspramente la figura di  Cristo, la sua natura umana e divina, e nel V secolo la discussione di  concentra su Maria, sulla sua verginità e sul suo culto in quanto madre di Dio.  In questo contesto nascono narrazioni sull’infanzia di Maria, sull’infanzia di  Gesù, su Giuseppe, sulla vita quotidiana della famiglia di Nazareth, sulla  morte e resurrezione di Gesù e sul suo processo, in particolare sulla figura di  Pilato. Lo scopo di questi vangeli è di completare ed arricchire –  talora con sorprendente fantasia – tutti quegli della storia dei Gesù su cui i  vangeli sinottici sono molto più sobri. Nascono i vangeli di Maria ed i vangeli  dell’infanzia di Gesù (Proto-vangelo di Giacomo, vangelo dello Pseudo-Tommaso e  dello Pseudo-Matteo, vangelo arabo siriaco e vangelo armeno), così come altri  vangeli sulla morte e resurrezione con il particolare della discesa agli inferi  (vangeli di Pietro e Nicodemo), ed il cosiddetto Ciclo di Pilato (ad es. le  lettere con cui Pilato informa l’imperatore Tiberio dell’accaduto, ed i  rimproveri di quest’ultimo: si tratta di una letteratura destinata  particolarmente all’ambiente romano, che riabilita la figura del governatore  romano, tanto che alcune comunità dell’impero lo venerarono come santo).
In che modo la Chiesa ha classificato certi testi come apocrifi?
La formazione del canone è un processo embrionalmente presente fin dal III secolo, anche se i riferimenti documentari più certi risalgono al VI secolo, epoca cui è databile il primo elenco di libri ritenuti ispirati e di altri definiti come apocrifi. Si tratta di un processo lungo secoli, e che avviene per una sorta di selezione spontanea dei testi da parte delle comunità che li utilizzano nel culto; non c’è alcun decreto sinodale, ovvero alcuna decisione istituzionale ufficialmente assunta dalla Chiesa antica, né si deve pensare che a Chiesa dei primi secoli avesse una struttura gerarchica piramidale tale da consentire ai vertici di proibire la lettura di testi nelle diverse comunità (sarebbe un indebito anacronismo, riferibile piuttosto alla Chiesa del secondo millennio). E non si deve nemmeno immaginare che i testi apocrifi siano spariti dalla circolazione, che si tratti di verità tenute nascoste dalla Chiesa per il timore di chissà quali rivelazioni; essi al contrario hanno prodotto effetti duraturi sulla devozione e sull’immaginario collettivo del cristianesimo dei secoli successivi.
Quale eredità hanno lasciato al cristianesimo successivo?
I vangeli apocrifi incidono fortemente sulla devozione e sull’immaginario collettivo cristiano. La discesa di Gesù agli inferi dopo la morte e prima della resurrezione è addirittura entrata a far parte del simbolo della fede cristiana (il Credo), così come molti temi della vita di Maria sono entrati a far parte del dogma cattolico (la sua concezione senza peccato, la sua assunzione in cielo dopo la morte) e del culto (la devozione a Maria, ma anche ai suoi genitori Gioacchino ed Anna), nonché dell’immaginario (Giuseppe come anziano padre, il ladrone cattivo punito sulla croce). Temi e figure della nascita di Gesù e della sua morte e discesa agli inferi sono stati a lungo ripresi nella letteratura, nelle sacre rappresentazioni e nelle arti figurative: dunque i vangeli apocrifi, esclusi dall’elenco dei libri ispirati della Bibbia, hanno operato significativamente sulla storia successiva del cristianesimo, paradossalmente almeno altrettanto se non più dei vangeli canonici, dato il potente veicolo espressivo incontrato nell’arte durante i lunghi secoli di analfabetismo.
Quali caratteristiche hanno le principali figure protagoniste dei vangeli apocrifi?
I vangeli apocrifi giudeo-cristiani vedono in Gesù  l’uomo-messia inviato da Dio per riscattare il suo popolo oppresso, gli  gnostici l’uomo portatore di una verità decisiva per la vita, quelli successivi  vi vedono il figlio di Dio, nato dalla Vergine e fautore di miracoli fin  dall’infanzia: soprattutto in questi scritti il miracolo è visto come un  prodigio fine a se stesso, una dimensione magica che attesta la  soprannaturalità – perfino spocchiosa - di Gesù (mentre nei sinottici i  miracoli sono sempre gesti di cura); Gesù è inoltre la potenza di Dio che  scuote le porte degli inferi e genera paura nei demoni. Anche Maria vive  una dimensione soprannaturale, non solo nel parto verginale ma fin dalla sua  nascita (anch’essa con parto verginale di sua madre), vive un’esistenza pura e  senza peccato. Giuseppe è l’uomo anziano che ha l’onore-onere di  custodire la vergine Maria, messo sotto accusa dai sacerdoti quando essa è  incinta, lui stesso sulle prime sospettoso di Maria, è un falegname a volte  anche mediocre, il figlio rimarca più volte che lui non è il vero padre: non è  propriamente una figura affermata e vincente. E poi c’è Pilato, che  agisce sulla base delle circostanze sociali e politiche ma è interiormente  consapevole della verità di Cristo, anche in virtù del sogno della moglie che  lo convince; perfino l’imperatore sposa la causa di Gesù, convinto dalla  Maddalena che riceve personalmente. Interessante la figura di Giuda in  uno dei vangeli gnostici: sullo sfondo di una visione neoplatonica per cui  l’anima è prigioniera del corpo, Giuda avrebbe obbedito al comando di Gesù di  tradirlo, affinché questi messo a morte potesse pervenire alla pienezza della  verità; tale vangelo nasce probabilmente nel contesto della setta dei Cainiti,  per i quali tutti i personaggi riprovevoli dell’Antico Testamento, da Caino a  Cam agli abitanti di Sodoma e Gomorra ad Esaù ecc. agiscono sotto l’influsso  del Demiurgo cattivo, e dunque vengono ritenuti figure chiave e degne di  considerazione religiosa per la salvezza che si realizza in opposizione ad  essi.
  Quello  degli apocrifi è un mondo fatto di scenari poveri ed estremamente semplificati  e di arricchimenti a volte anche fiabeschi, a volte addirittura con una sorta  di attenzione introspettiva ai personaggi; abbandonano la sobrietà narrativa  dei vangeli canonici e mettono talvolta in scena l’intrigo della commedia e  della tragedia umana, in forme estremamente semplificate e fruibili da parte  dell’immaginario collettivo.
Fonte: http://liceocuneo.it/simonini/wp-content/uploads/sites/25/apocrifi1.doc
Sito web da visitare: http://liceocuneo.it/simonini/
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