Il guardiano

 


 

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Relazione su "Il guardiano" di Marek Edelman

 

Questo libro rappresenta un’importante testimonianza della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah, lo sterminio degli ebrei. I ricordi di Marek Edelman, ebreo di Varsavia, sono stati infatti raccolti da Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn in questo libro: “Il guardiano”.

Il libro si apre con un'introduzione scritta da Wlodek Goldkorn e intitolata “Mamma Bund”, nella quale è descritta in modo molto approfondito la storia di questo partito, Il Bund, che, come ricordato da Edelman, «era la mamma di tutti noi», cioè di tutti gli ebrei.

Il Bund era il partito socialista che, nella Polonia del periodo tra le due guerre, lottava per l'autonomia culturale della nazionalità ebraica e contro il fascismo. Il Bund, che si opponeva anche al comunismo, ormai sempre più forte nell'Est europeo, e al sionismo, il movimento che aveva come obiettivo il trasferimento di tutti gli ebrei in Palestina e la creazione dello Stato di Israele, sognava un'Europa democratica e socialista in cui regnasse la fratellanza tra i popoli, e a questo scopo era riuscito a ridare dignità ai più poveri proletari, gli ebrei.

Era questo movimento, perché definirlo partito sarebbe riduttivo, che regolava l'intera vita della comunità ebraica in Polonia: dai giornali e manifesti in yiddish alle cooperative, dalle scuole ai sanatori per bambini. I suoi due leaders principali, Alter ed Erlich, furono uccisi nel 1941 da Stalin. Dopo la guerra al partito cessò di esistere: era il partito del popolo ebraico, popolo che era stato sterminato dalla Shoah.

Il racconto di Edelman inizia con una breve narrazione della sua infanzia. Nato nel 1921, era cresciuto in una famiglia di militanti del Bund e sin da piccolo aveva partecipato alle attività giovanili del partito. Ha diciotto anni quando le truppe naziste invadono la Polonia. Il resto della narrazione si svolge non seguendo un preciso ordine cronologico, ma sviluppando, in ogni capitolo, una tesi o la descrizione di un personaggio. Parla dei due leaders del partito, Alter ed Erlich, fatti uccidere da Stalin, delle associazioni giovanili bundiste, di Artur, giornalista della stampa clandestina indipendentista, del ghetto costruito nel 1940 dai nazisti per rinchiudervi gli ebrei; narra le vicende di Orzec, leader del Bund dopo la morte di Alter ed Erlich, racconta di Abrasza, il leader del movimento clandestino, di Anielewicz alias Marian, comandante della Zob, e di Antek, rappresentante della Zob nella parte ariana della città, nonché suo migliore amico. Nel 1943, all'età di 22 anni, partecipa l'insurrezione del ghetto, insieme ai compagni della Zob, un'organizzazione della rivolta ebraica, e, nell'agosto dell'anno successivo, combatte nuovamente contro i nazisti nell’insurrezione di Varsavia. Racconta le gesta eroiche dei suoi compagni: Marian che muore combattendo coraggiosamente contro i tedeschi, Irka «la pazza», che da sola riesce a liberare due ragazze della Resistenza da un campo di concentramento.

Edelman è anche testimone dell’Olocausto e nel luglio 1942 assiste impotente al Grande Rastrellamento nazista, durante il quale migliaia di ebrei del ghetto vengono radunati nell’Umshlagplatz e deportati nel campo di concentramento di Treblinka.

Racconta di come, dopo la fine della guerra e la liberazione della Polonia da parte dell'Armata Rossa, abbia ripreso la propria opposizione al comunismo e al sionismo. Nel '68 viene repressa la protesta giovanile e gli ultimi ebrei rimasti in Polonia, ritenuti colpevoli, vengono esiliati, mentre nel 1981 viene decretato lo stato d'emergenza contro il Solidarnosc, il sindacato autonomo dei lavoratori in contrapposizione col comunismo, e Edelman, che ne faceva parte, viene arrestato e in seguito liberato.

Vive a Lodz, dove svolge la professione di cardiologo, e dice di non aver voluto lasciare la Polonia, come la maggior parte dei suoi amici ebrei sopravvissuti, recatisi in Italia, Belgio, Stati Uniti e Israele, ma di essere rimasto per fare da guardiano le tombe del suo popolo. Per questo motivo è considerato un eroe, un'icona del popolo ebraico.

Il libro si conclude poi con un'appendice, nella quale sono raccolti alcuni importanti documenti: l'intervento di Edelman al convegno "Memoria polacca-memoria ebraica" organizzato dall'istituto francese di Cracovia il 10-11 giugno 1995, una riflessione sulla lezione dei totalitarismi, sulla vita dell'Occidente, con gli stupri di massa, la repressione dei movimenti del Sessantotto, l'odio nazionalista al servizio del potere; afferma anche che i tedeschi erano a conoscenza della situazione del ghetto e nonostante ciò non hanno fatto nulla per intervenire, che il nazionalismo è sempre violento e antidemocratico e che intervenire in Bosnia è un dovere morale per lui e per tutto il mondo democratico; inoltre è presente una lettera inviata da Marek Edelman al Papa Giovanni Paolo II.

Grazie a questo libro ho scoperto molte cose nuove sul paese in cui ambientato, la Polonia. Infatti, ho ricavato molte notizie e informazioni che riguardano alcuni aspetti di questo paese, soprattutto quello storico. Sono infatti descritti in modo molto approfondito gli avvenimenti storici prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, collegati alla storia del Bund e alla vita di Edelman. Inoltre ci sono alcuni aspetti del romanzo che mi hanno colpito molto: il ricordo dei nomi delle vie di Varsavia in cui si era combattuto durante l'insurrezione, e la descrizione approfondita delle varie associazioni clandestine che hanno operato durante la guerra, a partire dalla Zob, l'organizzazione ebraica di combattimento, per arrivare alla Zzw, organizzazione militare ebraica, all’Al, l'organizzazione dei partigiani comunisti, alla Nsz, le forze armate nazionali, e all’Ak, l'amata dell'interno.

Secondo me, questo libro molto interessante perché non solo racconta la storia di un ebreo sopravvissuto alla deportazione e alla Shoah, ma rappresenta anche la testimonianza di una persona che ha partecipato attivamente alla liberazione della Polonia, combattendo coraggiosamente nell'insurrezione contro le truppe naziste.

Comunque non ritengo il libro propriamente adatto per avvicinarsi gli argomenti dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale, perché richiede conoscenze di base sull'argomento. Infatti Edelman racconta i fatti in modo frammentario, in un tono quasi seccato, procede per episodi, come se fosse costretto a raccontare la propria vita e non è raro che scriva: «se proprio lo volete sapere...».

Lo ritengo invece un libro molto interessante per approfondire questi argomenti, il racconto di una vita da testimone e protagonista del Ventesimo secolo.

 

Fonte: http://www.liceoantonelli.novara.it/pagineweb/euclub/Nagarilaboratoriodilettura/DeCecco_Alessandro/Il_guardiano.doc

Autore del testo: De Cecco A.

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