Disabili in Italia

 


 

Disabili in Italia

 

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Disabili in Italia

 

I DISABILI IN ITALIA

Fonte ISTAT 1994 – conferma 1999

Quanti sono i disabili in Italia

 

~ 3.000.000 pari a circa il 5 % popolazione (media in Europa 10%)

  • Uomini: 40 %
  • Donne: 60 %

 il 4‰ dei nuovi nati ha malformazioni o malattie congenite invalidanti 

 

 

Famiglie interessate dalla disabilità:

 

n. 2.362.000 su 20.561.000 (- 3.595.000 single)

pari a circa il 14 %

 

 

                                                                Disabili per tipologia

 

Motori: ~ 1.100.000  di cui circa 60.000 in carrozzina

Vista: ~ 350.000

Udito: ~ 800.000 di cui circa 50.000 sordi prelinguali

Mentali: ~ 750.000

 

Disabili per età

 

< 6 anni:  ~ 200.000

6 - 14 anni: ~ 188.000

15 - 64 anni: ~ 615.000

> 64 anni: ~ 2.000.000

 

 

Disabili nella Scuola ( da MIUR - 2005

 

Sono 167.804 gli alunni con disabilità che frequentano l'anno scolastico 2004/05(universitari compresi):

Scuole Materne:14.876 alunni *

Scuole Elementari:66.315 alunni *

Scuole Medie:51.334 alunni *

Scuole Secondarie Superiori: 35.279 alunni *

 * Sono seguiti da 79.000 insegnanti di sostegno.

Iscritti all' Università: 9.134 studenti 


Serie storica degli studenti in situazione di handicap iscritti all'Università statale per tipologia di disabilità. Valori assoluti

Tipologia di disabilità

Anno accademico

2000-01

2001-02

2002-03

2003-04

2004-05

Cecità

537

567

677

713

764

Sordità

314

368

449

470

542

Dislessia

131

95

92

63

68

Disabilià motorie

1.724

1.837

2.302

2.601

2.814

Difficoltà mentali

144

134

207

249

290

Altro

1.963

2.946

3.253

3.970

4.656

Totale

4.813

5.947

6.980

8.066

9.134

 

Disabili nel Lavoro – stime 1998

 

Occupati in lavoro autonomo o dipendente: ~ 210.000
     
dei quali:
      -  inseriti in aziende pubbliche e private: ~ 192.000
      -  inseriti nelle cooperative sociali: ~ 15.000

Iscritti al collocamento: ~ 264.000

Rinunce: ~ 145.000


Tasso di disoccupazione: 55% (nel Sud 70%)

 

 

PER UN CORRETTO RAPPORTO CON LA DISABILITA'

 

INDICE DELLA PAGINA

  • Premessa
  • Il rapporto fra individuo disabile e disabilità
  • La perdita di autonomia
  • La curiosità della gente
  • No alla compassione
  • La capacità di aiutare
  • La menomazione invisibile
  • Le regole della vita civile
  • Le buone prassi

 

PREMESSA

In queste pagine affronteremo il problema in un duplice aspetto, parlando sia delle relazioni fra persone disabili e persone non disabili, sia del rapporto dello stesso soggetto disabile con la propria disabilità.  Anche la persona disabile ha infatti un rapporto con la disabilità.

Il termine disabilità,  a volte viene sostituito da diversa abilità, diversamente abile. E’ giusto, ed indica già uno sviluppo di questo tema: quale rapporto? Il rapporto è alla ricerca del superamento dell’immagine che blocca, per invece scoprire e valorizzare qualcosa. Ma il tutto si complica se la scoperta è difficile e se anche realizzandola si tende a non prendere in considerazione la disabilità banalizzandola e  perdendone il senso, nella costruzione della relazione.

 

IL RAPPORTO FRA INDIVIDUO DISABILE E DISABILITA'

Chi ha una menomazione, deve considerare la propria vita in termini diversi da chi non ce l'ha. Ma la diversità non sta nel negare uguali aspirazioni, uguali bisogni; sta nel capire che occorre un percorso originale. E’ come se l’immagine dell’altro o dell’altra venisse percepita dalla persona disabile con la necessità di subire una trasformazione. Se, ad esempio, il percorso della mano abile per raggiungere un oggetto è immediato, per il disabile l’immagine non può essere imitata senza un adattamento particolare o, se vogliamo usare un termine noto, speciale. Deve in qualche modo adattare quel percorso, o quel movimento, che vede fare in maniera istintivamente diretta, alla propria situazione, e quindi deve compiere delle riorganizzazioni delle informazioni che gli giungono semplicemente vivendo accanto ad altri. E così può essere per quanto riguarda le conquiste quotidiane degli oggetti di cui un disabile può avere bisogno. Può organizzare la propria memoria in modo tale da non basarsi unicamente sulle proprie facoltà, ma avere un aiuto organizzativo in oggetti materiali, così come chiunque, disabile o meno, può utilizzare un’agenda per ricordarsi le scadenze e gli impegni.

Forse l’agenda va personalizzata, va organizzata in una maggiore possibilità di autonomia. Questa attività di ri-organizzazione delle informazioni che giungono a una persona disabile, è un percorso di apprendimento vero e proprio, ma non di tipo scolastico. Può avvenire anche all’interno dei percorsi scolastici, ma non necessariamente. Ed è più marcato quando la menomazione, la disabilità, nasce da un evento traumatico che interrompe il percorso di normalità: un incidente sul lavoro, un incidente domestico, un incidente stradale. Da qui nascono delle situazioni che hanno caratteristiche diverse rispetto a quelle proprie di disabili dalla nascita.

Vi sono problemi di accettazione della situazione. Per un disabile, divenuto tale a seguito di un evento traumatico, vi può essere una difficile accettazione della stabilità della propria disabilità, ritenendola una fase transitoria, quindi non impegnandosi a organizzare la sua vita sulle conseguenze permanenti. Oppure vi possono essere delle umanissime ragioni di disperazione per la condizione in cui ci si trova improvvisamente e una eccessiva richiesta ad altri, perché risolvano i propri problemi. Questo punto è comune a chi, disabile, vive o ha vissuto in una dimensione che abbiamo l’abitudine di chiamare assistenziale, una dimensione che è, cioè, costruita attorno alla  disabilità come elemento permanente e quindi con la necessità, altrettanto permanente, che gli altri si preoccupino di organizzarsi per dare: per dare aiuto, sussidi, risposte, per risolvere i bisogni.

Questo porta molte volte a considerare la propria disabilità come un buon motivo per rimanere un po’ infantili. Ed è il soggetto disabile che può vivere questa situazione di richiesta continua perché gli altri risolvano i suoi problemi. Questa situazione è negata, molte volte, ritenendo che sia una ingiusta accusa nei confronti di chi è disabile. Di fatto è una situazione problematica che non può essere estesa fuori misura né può far diventare la disabilità una negazione. Sicuramente chi ha delle sofferenze e chi risolve o pensa di aver risolto le proprie in una situazione che chiamiamo assistenziale, può rischiare quello che viene chiamato il vittimismo, cioè la possibilità che nasca una considerazione positiva del proprio ruolo di vittima. Il soggetto, essendo vittima, organizza continui e (nella propria aspettativa) permanenti risarcimenti alla sua condizione, evitando di uscirne, trascurando quindi di ridurre gli handicap, proprio perché tale riduzione potrebbe comportare la perdita dei vantaggi secondari.

Questa è una condizione indotta nei disabili. E’ una società, la nostra, che ha strutture violente anche quando la violenza non si esprime con delle azioni in forma diretta: è una violenza sottile che induce il disabile a chiudersi nella propria condizione di disabile. E quindi questo primo punto va rivolto direttamente a coloro che sono disabili perché acquisiscano una coscienza dei rischi che possono essere insiti nel rapporto con la propria disabilità.

L’handicappato, il disabile, non ha vita facile: deve imparare molte cose e deve imparare a diffidare della propria condizione di disabile, non farla diventare una scusante o un alibi, né tanto meno un “buono” per l’assistenzialismo.

 

 

 

LA PERDITA DI AUTONOMIA

L’autonomia può essere intesa come una capacità di fare. Riteniamo che si debba invece parlare, e agire di conseguenza, con riferimento a una capacità di organizzare. Per questo riteniamo che il passaggio alla condizione adulta di una persona disabile significhi consegnare le chiavi della propria organizzazione alla stessa persona disabile, in modo tale che possa coordinare i propri bisogni e le risposte. Anche non sapendo fare una determinata azione, ha la possibilità di organizzare coloro che fanno. E la necessità è quella che ciò avvenga in maniera tale da non essere un ingombro, da non risultare un peso. Noi abbiamo molti esempi di disabili che hanno una particolare dote nel chiedere agli altri in modo tale che la stessa richiesta si trasformi da qualcosa da ricevere in qualcosa che viene dato agli altri: permettono agli altri di avere un guadagno nel rispondere alle loro esigenze.

Vi sono situazioni in cui l’autonomia ha bisogno di una certa organizzazione che può indurre a dipendenza, perché può abituarsi ad avere come sussidio sempre lo stesso personale e gli stessi aiuti umani. Quello che dobbiamo cercare è, invece, la possibilità di allargare gli aiuti a una rete sociale.

Dobbiamo pensare alla costruzione di una rete sociale che permetta all’autonomia di svilupparsi con maggiori sostegni ottenuti dall’ambiente di vita.

 

LA CURIOSITA' DELLA GENTE

Il rapporto tra disabili e non disabili è spesso caratterizzato da una curiosità invadente e da una mancanza di attenzione per gli aspetti di privatezza che sono necessari per la vita di tutti. Se, ad esempio, un disabile, uomo o donna, deve servirsi di un ausilio per la comunicazione, un rischio che può correre è quello di dovere esibire la comunicazione sempre a tutti coloro che sono presenti, senza potere riservare la stessa unicamente a quelli che ritiene di dovere prendere come interlocutori confidenziali.

L’esibizione alla curiosità è uno dei punti su cui vorremmo richiamare l’attenzione.

 

NO ALLA COMPASSIONE

Essere oggetto di compassione da parte degli altri in maniera permanente è una perdita di dignità reciproca. L’atteggiamento pietistico nei confronti di una persona disabile significa pensare sostanzialmente in termini di "poverino" o "poverina", ed è una modalità di rendere l’altro stabilmente inferiore, subordinato. Fa scattare delle ribellioni o degli adattamenti nocivi ai rapporti. La ricerca di comprensione può essere a volte anche caratterizzata dalla necessità di vincere la resistenza al dover far ripetere le cosa a un disabile che parla con delle difficoltà a essere capito o capita. A volte succede che chi ascolta ritiene di non dover chiedere di ripetere, accetta quello che arriva senza capirlo, sorride e non ha capito; e questo è un grave limite che va nell’ordine della compassione, poco utile se non addirittura dannosa.

Il compianto per l’altro fa sì che l’altro diventi non solo disabile ma soprattutto marginale e,  anche non volendolo, soggetto che chiede l’elemosina, povero alla porta dei ricchi abili.

 

LA CAPACITA' DI AIUTARE

Aiutare è importante, aiutarsi è più importante. Mantenere aperta una possibilità di reciprocità dell’aiuto significa evitare di trasformare i rapporti in rigide organizzazioni di aiuto che possono suscitare vittimismo. Se un handicappato, uomo o donna, ha bisogno di essere aiutato negli spostamenti, l’aiuto va fatto in maniera discreta, senza spettacolarizzare quello che si fa ma cercando di mantenerlo nella dimensione della riservatezza, evitando gesti clamorosi che possono infastidire, confidenze eccessive che sarebbero legate a una conoscenza e a un’amicizia che non c’è. Prendere una persona quasi in braccio non è certamente e sicuramente far provare a quella persona un piacere: può essere imbarazzante. Eppure succede che vi siano tante volte situazioni in cui il civismo venga sostituito nella mente di chi non è invalido, non è disabile, dalla voglia di eroismo: non osservare le regole del civismo ed essere pronti a portare in braccio l’altro, disabile, per permettergli di raggiungere un certo luogo.

No, non è questo quello che una persona disabile desidera, e non è neanche quello che può far bene alla costruzione di un rapporto utile a tutti.

 

LA MENOMAZIONE INVISIBILE

A volte abbiamo a che fare con soggetti che hanno delle difficoltà e non sono immediatamente percepiti come disabili; e quindi possono esservi risposte inadeguate, brusche, impazienti, perché non ci siamo accorti che l’altro, uomo o donna, è - ad esempio - sordo, o sorda, oppure non vede bene, ha delle difficoltà a mettere a fuoco il foglio su cui sono segnate le spiegazioni per un certo servizio. Noi potremmo dare l’impressione di essere bruschi, impazienti, duri, e poi, se improvvisamente ci accorgiamo che l’altro ha qualche disabilità, siamo presi da un senso di colpa che può rendere ancora più difficile un rapporto.

Cosa fare? Parlare, dire con franchezza quello che è accaduto e chiedere scusa; questo a volte serve proprio ad alleggerire una tensione che, molto probabilmente, è reciproca. E’ difficile per chi ha una disabilità invisibile, uomo o donna che sia, immediatamente dire: “Attento tu che mi guardi, tu che mi ascolti!. Attento, perché sono un o una disabile”. E’ difficile: non è proponibile, non è esigibile.

Se nella relazione scatta questa difficoltà si può, molto più facilmente di tante difficili azioni di recupero senza parole, parlare e, chiedendo scusa, riparare.

 

LE REGOLE DELLA VITA CIVILE

Non abbiamo molte regole da osservare, ma alcune sono fondamentali: ricordiamoci!

Andando in automobile:
se c’è un posteggio con il contrassegno per persone disabili, rispettiamolo. Non pensiamo: “Visto che non c’è nessun disabile nelle vicinanze mi è più comodo appoggiare la mia automobile qui che non cinquanta metri più in là”. Atteniamoci invece a questo segnale. Prendiamolo come un elemento stabile nella nostra condotta di persone civili che hanno capito come la realtà sia anche fatta di disabili. Facendo invece un’operazione che ritiene che tanto il disabile sia un’eccezione, noi potremmo mettere in difficoltà proprio chi, disabile, sta arrivando alla stazione di servizio con la necessità di potere rapidamente accedere – per esempio – alla toilette, e non riesce a trovare il posto macchina adatto, con gli spazi attorno utili per scendere dall’automobile; se è solo o sola e gli viene negata questa organizzazione nelle sue possibilità, non può far scendere la carrozzella e montarci sopra, e di conseguenza non può accedere alla toilette, andare al bar…

Ricordiamoci che:
i marciapiedi e i portici, sono fatti per il transito del passante agile che può anche districarsi tra biciclette, motorini e ostacoli vari, ma non solo. Servono anche alla persona cieca che procede con un bastone, esplora, ma ha bisogno di uno spazio sempre transitabile (non di un percorso di guerra!) o alla persona in carrozzella che ha bisogno dello spazio per passare, o a chi deve appoggiarsi alle stampelle. L’ingombro sui marciapiedi, causato da una macchina posteggiata dove non dovrebbe o da una bicicletta messa di traverso, non è il segno di un buon aiuto civile. E’ segno di una grave disattenzione.

I passaggi delle carrozzelle per accedere agli uffici:
a volte non si pensa, ed è colpevole questa spensieratezza, che per accedere a un edificio da una strada, bisogna lasciare dei varchi a chi in carrozzella deve avere spazio sufficiente per transitare. E invece i varchi sono chiusi da uno schieramento di motociclette, di biciclette, di motorini. Anche questo è un grave fatto di disattenzione colpevole.

Queste piccole regole nell’organizzazione della vita civile sono assolutamente trascurate nel nostro paese. Abbiamo un triste primato: l’inosservanza di queste poche, semplici attenzioni, costanti, non straordinarie.

 

 

LE BUONE PRASSI

Ormai entrata nell’uso comune delle lingue europee, l’espressione “buone prassi” indica le azioni necessari a trasformare le organizzazioni culturali, sociali, istituzionali, perché tengano conto di una realtà completa e non amputata. 

Amputata di che cosa? Di tutto ciò che non rientra nel concetto di normalità, e che proprio per questo sparisce dall’attenzione di chi costruisce quelle organizzazioni. Sembra un discorso scontato, ma non è così.

Chi progetta la rete dei trasporti, i servizi bancari e postali, le stazioni ferroviarie, le biblioteche e le aule universitarie ha in mente degli "standard": un’astratta “gente normale”. E non già una realtà che contiene concretissime differenze, tra queste, le disabilità.

Adottare buone prassi significa quindi sforzarsi di conoscere meglio la realtà, per progettare strutture più utili e funzionali e che si perfezionano di giorno in giorno.

Le stazioni ferroviarie ne sono un esempio:
più volte abbiamo rilevato, con il contributo di persone disabili, che il personale delle ferrovie ha una disposizione d’animo assai positiva, ed è quindi capace di risolvere molte situazioni difficili. Spesso ciò avviene grazie ad un modello organizzativo che non è presente in tutte le stazioni ma, dove è presente, è costruito secondo l’idea di percorsi diversi per esigenze diverse. Chi ha una disabilità dovrebbe segnalarsi per tempo, possibilmente con un certo anticipo, per potere usufruire di servizi personalizzati: accesso al binario attraverso vie diverse da quelle degli altri viaggiatori, possibilità di accesso a un bagno attrezzato e riservato ecc. Condizioni che, a guardar bene, possono essere utili non solo ai disabili conclamati, ma pure agli anziani, a chi ha una gamba ingessata, alle donne incinte o con bambini piccoli da controllare, a chi non riesce a portare il proprio bagaglio, o ancora a chi parla un’altra lingua e appartiene a un’altra cultura. Pesino fare il biglietto non è sempre così facile per tutti. Certo, una stazione ferroviaria non si modifica con un colpo di bacchetta magica. E’ però possibile avere in testa un modello ideale e sfruttare ogni occasione di ammodernamento o di manutenzione per costruire delle buone prassi.

Riconoscere una realtà nella sua ricchezza e nella sua complessità è dunque il fondamento delle buone prassi. Ma questa non è un’operazione semplicissima. Perché? Il difetto di  molti problemi non è quello di essere insolubili ma quello di essere urgenti. Le stesse persone disabili potrebbero richiedere qui ed ora percorsi speciali, con disponibilità, sostegni e ausili particolari, piste facilitate….. La soddisfazione immediata del bisogno, il superamento quale che sia dell’ostacolo – costi quel che costi e non importa come – non valgono infatti per la progettazione e la creazione di un sistema organizzativo che elimini o riduca al minimo gli ostacoli. Per questo le persone disabili devono essere pienamente coinvolte nel momento della progettazione di tale sistema e nella comprensione logica che governa le buone prassi. Ma una buona prassi esige anche capacità di conversione delle attitudini e delle abitudini da parte di molte professioni, si potrebbe dire di tutte. E’ evidente, o dovrebbe ormai esserlo, che le buone prassi riguardano l’organizzazione sociale nel suo complesso e quindi tutti coloro che ne fanno parte, compresi quelli che mai avrebbero creduto di doversi occupare di persone disabili. Le buone prassi nascono da un atteggiamento culturale che vorremmo si diffondesse: quello di chi si sente responsabile, e cerca nelle proprie vicende umane la competenza da riconvertire in funzione di una rete sociale a cui tutti apparteniamo. Perché tutti apparteniamo a un gruppo umano che ha bisogni simili, e in questo “noi” vi è tanto la persona disabile quanto quella atleticamente prestante, tanto la persona giovane quanto quella che ha una età avanzata, che ha difficoltà di realizzare i suoi compiti, in autonomia, che ha bisogno degli altri. La persona molto capace di far da sé e la persona molto bisognosa dell’aiuto degli altri hanno bisogni comuni. E questa è la larga base della piramide. Ciascuno, poi, porterà il suo vertice verso bisogni più individualizzati, ma sempre appoggiando i piedi su questa base comune.

 

 

 

 SUGGERIMENTI PRATICI

 

INDICE DELLA PAGINA

  • Premessa
  • Disabili motori
  • Disabili della vista
  • Disabili dell'udito
  • Disabili mentali/cognitivi
  • Epilettici e Autistici

 

 

PREMESSA

Le menomazioni fisiche sono di svariata natura.

Spesso le menomazioni visibili sembrano più serie di quanto lo siano effettivamente. È quasi incredibile come, invece, si riesca ad adattarvisi: vi sono sciatori con una sola gamba, nuotatori privi degli arti inferiori, casalinghe con un solo braccio, paralitici esperti in elettronica e così via. Queste persone, con le capacità loro rimaste, sono riuscite a sviluppare nuove abilità e a compensare la perdita subita. Di contro altre menomazioni, come ad esempio quella di chi è debole di vista (ipovedente) o sordo, poiché non sono evidenti, molte volte non vengono prese in considerazione.

Il materiale che segue, è stato preparato in Svizzera da un équipe di esperti del settore dell’Educazione Speciale. Si tratta di suggerimenti utili per avvicinare, comunicare ed eventualmente aiutare una persona disabile.

Sono stati individuate cinque categorie di disabili ( disabili motori, disabili della vista, disabili dell'udito, disabili mentali/cognitivi, epilettici e autistici) con suggerimenti mirati su come rapportarsi correttamente con loro.

 

DISABILI MOTORI (PERSONE CON PROBLEMI AGLI ARTI)

Esiste una grande differenza tra persone paralizzate negli arti inferiori (paraplegici) e invalidi che non possono usare né gambe né braccia (tetraplegici). I primi sono pienamente efficienti nella parte superiore del corpo, mentre gli altri spesso dipendono dall'aiuto altrui in molte situazioni quotidiane (mangiare, vestirsi, azionare la carrozzella per muoversi, scrivere, ecc.). Anche nel caso di problemi che riguardano gli arti superiori, diverso è il caso di chi dispone ancora di un braccio (che può ad esempio radersi, vestirsi e perfino guidare l'automobile) rispetto a chi ne è privo. Chi invece ha menomazioni alle mani ha bisogno di essere aiutato solo in azioni particolari, ad esempio stappare una bottiglia, aprire una lattina, tagliare il pane o portare oggetti.

Le persone con difficoltà di deambulazione in genere apprezzano chi si adegua alla loro andatura, chi le protegge nella calca, le aiuta a salire le scale o a portare oggetti e chi li soccorre quando il fondo stradale è difficile, soprattutto in inverno. Uno dei loro maggiori problemi è salire o scendere dai mezzi pubblici.

Molte di queste persone possono essere a disagio per il comportamento della gente nei loro confronti. Soprattutto il disabile su sedia a rotelle può incontrare persone che gli danno del tu, battendogli familiarmente una mano sulla spalla, accarezzandolo e parlandogli come a un bambino. Altri lo ignorano completamente, intrattenendosi solo con il suo accompagnatore.

I disabili costretti ad usare le stampelle possono necessitare di aiuto per sedersi o alzarsi, nonché per superare l'ostacolo delle scale. Il solo atto di porgere la mano costituisce per molti di loro un problema. Alcuni non sanno dove appoggiare le grucce, altri non possono privarsene senza correre il rischio di perdere l'equilibrio.

COME COMPORTARSI CON I DISABILI MOTORI

Parlando in particolare di persone su sedia a rotelle, ricordiamo che più si è naturali, più tutto diventa semplice. Ecco alcuni suggerimenti.

  • Regola principale: trattate l'individuo in carrozzella da pari a pari: non fare mai nulla senza prima chiedergli che cosa desidera.
  • Se è accompagnato da una persona, evitate di rivolgervi principalmente o solo al suo accompagnatore. Se invece lo state accompagnando, evitate atteggiamenti troppo "protettivi: se un bambino o un'altra persona parla direttamente a lui, consideratelo come un fatto normale.
  • Il disabili ha piacere di vedere con chi parla senza dover allungare il collo: in caso di colloqui prolungati sedete alla sua stessa altezza.
  • Tra la folla, spingete la carrozzella con prudenza. Il disabile sarebbe molto imbarazzato se andasse a urtare qualcuno.
  • Nell'attraversare una strada con traffico intenso e nel superare i gradini, la persona su sedia a rotelle si sente completamente nelle mani dell'accompagnatore: una discesa rapida diventa un incubo.

 

DISABILI DELLA VISTA (CIECHI E IPOVEDENTI)

La cecità è una delle menomazioni più facilmente "constatabili": basta chiudere gli occhi.

La realtà però è ben diversa. Chi vede, infatti, ricorda tutto quanto hanno captato i suoi occhi: sa come è fatto un bicchiere, come funziona un ascensore, come si compone un numero telefonico, come si usa la cucina a gas e mille altre cose ancora. In questo senso esiste anche una differenza tra chi è cieco dalla nascita e chi lo diventa in seguito a incidente o malattia. Se il secondo caso, per molti versi, è più traumatico, nel primo occorre trovare la capacità di inventarsi un mondo intero. Ignora forme e colori e deve servirsi di tutti gli altri sensi per potersi orientare nell'ambiente che lo circonda.

Ciò gli crea un sacco di problemi. Il cieco non può, per esempio, leggere in uno sguardo o interpretare un gesto. Non gli servono né i "qui" né i "là", non può scorgere né un cenno del capo né un sorriso, non vede da che parte si apre una porta. Inoltre, se il rumore della strada è assordante, ha spesso difficoltà nel districarsi in mezzo al traffico. Se accompagnato, molte volte vive nel timore di perdere la sua guida.

La presenza del bordo del marciapiede, che costituisce un ostacolo per la persona su sedia a rotelle, rappresenta invece per il cieco un valido aiuto per orientarsi. Perciò le zone pedonali livellate - che nelle città si vanno sempre più diffondendo - sono molto utili per gli invalidi in carrozzella, per i ciechi costituiscono purtroppo uno svantaggio. Chi è privo della vista ha spesso difficoltà a partecipare a colloqui, in quanto non sa a chi si deve "rivolgere". Se non conosce la ragione per cui attorno a lui si ride, diventa insicuro. In poche parole, il cieco ha sempre bisogno di spiegazioni.

Per tutti questi motivi, nei ciechi gli altri sensi si sviluppano maggiormente e meglio. Con l'andare del tempo il cieco acquista, per esempio, un'eccellente sensibilità tattile (chi però si lascia toccare volentieri?) o una particolare percezione dei rumori. Nella maggior parte dei casi riconosce la gente dalla voce. Eppure, malgrado tutte queste capacità, è errato ritenere che i ciechi possiedano una specie di sesto senso!

Molti ciechi vivono in modo autonomo o riescono a cavarsela bene con l'ausilio del bastone bianco o del cane guida. A prescindere dalla loro menomazione, i ciechi sono del tutto uguali agli altri. Poiché però di solito i loro rapporti con il mondo esterno sono in parte limitati, rischiano di sentirsi soli e abbandonati.

Per gli ipovedenti le cose vanno un po' meglio, ma la loro vita è pur sempre molto difficile. Possono, è vero, distinguere luci e ombre oppure i contorni dell'oggetto ma, ad esempio, riconoscono una scala solo dal basso verso l'alto e se devono scendere una rampa fanno fatica a trovare il primo gradino. E, poiché la loro menomazione non è così evidente, spesso non viene presa in considerazione.

COME COMPORTARSI CON I DISABILI DELLA VISTA

Anche in questo caso, è essenziale la naturalezza. Per facilitare i rapporti, è inoltre importante osservare essenzialmente i punti seguenti.

  • Avvicinandovi a un cieco, fatevi notare per tempo. Tenente presente che non vi vede e non conosce la vostra identità. Ditegli quindi anzitutto chi siete.
  • Non si dovrebbe mai prendere un cieco per un braccio e guidarlo. Offritegli invece il vostro braccio, che afferrerà al di sopra del gomito. In tal modo non occorrerà suggerirgli la direzione: con la vostra guida si orienterà. Lo si dovrà precedere soltanto in punti stretti.
  • Non dimenticate che non può vedere un sorriso o un cenno del capo. Dovete perciò parlargli.
  • Avvertitelo quando si sta per attraversare una strada, per lasciare o raggiungere un marciapiede.
  • Non allontanatevi mai senza aver preso commiato. È per lui penoso accorgersi di parlare a una persona che nel frattempo si è allontanata.
  •  Non seguitelo mai con l'intenzione di aiutarlo in caso di necessità. Egli percepisce la vostra presenza e si sente a disagio.
  • Per aiutare un cieco a salire su un mezzo di trasporto pubblico, basta mettergli una mano sulla maniglia o sul corrimano e avvisarlo se un gradino è particolarmente alto. Trattandosi di una scala, fategli notare il primo e l'ultimo gradino.
  • Se desiderate offrirgli un posto a sedere, fategli poggiare semplicemente una mano sullo schienale della sedia. Trattandosi di una poltrona, occorre accompagnare la mano al bracciolo e precisare da quale parte è la poltrona stessa.
  • Quando deve salire su una automobile, fategli posare una mano sul bordo superiore della portiera aperta. Con l'altra il cieco si orienterà, toccando il tetto della vettura, poi prenderà posto.
  •  Se dovesse aver perso l'orientamento, elencategli semplicemente ciò che gli sta davanti, dietro, a destra e a sinistra.
  • Il cieco e il suo cane guida costituiscono un insieme perfettamente affiatato: il cane non va distratto dal suo compito. Porgete quindi il vostro aiuto solo se espressamente richiesto.
  • Trovandovi a tavola con un cieco, chiedetegli se potete essergli d'aiuto. Spiegategli che cosa c'è nel piatto e come sono disposti i cibi sull'esempio di un quadrante d'orologio. Così gli potrete per esempio dire: i legumi sono sulle ore 6, la salsiccia sulle ore 10, e così via. Indicategli dove si trova il bicchiere e non riempiteglielo troppo. Se fuma, porgetegli un posacenere.
  • Nel dargli qualcosa, chiamatelo per nome e toccatelo leggermente.
  • Per i ciechi e i deboli di vista l'ordine è molto importante: ogni cosa ha il suo preciso posto. Nella loro abitazione, mettete sempre al loro posto gli oggetti usati.
  • Se in un locale, cui sono abituati, viene spostato un oggetto, devono saperlo.
  • Se li aiutate a togliersi il mantello, dite sempre dove lo posate o l'appendete. In treno, avvisategli che il bagaglio si trova nella reticella proprio sopra di loro.
  • Se volete leggere a un cieco un articolo di giornale, elencategli dapprima i titoli, affinché possa scegliere quello che gli interessa.
  • Le auto parcheggiate sul marciapiede possono rappresentare per il cieco ostacoli pericolosi.
  • Ai ciechi parlate sempre con la massima naturalezza e il tono di voce abituale.

 

DISABILI DELL'UDITO (SORDI E DEBOLI DI UDITO)

In passato i sordi erano anche muti e venivano perciò chiamati "sordomuti". Mentre la sordità è perlopiù inguaribile, attraverso una speciale rieducazione terapeutica i muti, con la lettura labiale, acquistano l'uso della parole. In tal modo da "sordomuti" diventano "sordoparlanti". A volte imparano anche le lingue straniere.

Imparare una lingua servendosi di 25 lettere mai udite è un lavoro enorme. Tuttavia con l'osservazione acuta e lunghi anni d'esercizio la maggior parte ci riesce. Il vocabolario del sordoparlante rimane comunque limitato. Conosce soprattutto espressioni concrete (come molle, duro, quadrato, rotondo), mentre spesso gli mancano quelle astratte. Incontra difficoltà quando si trova di fronte a sottigliezze linguistiche, come ad esempio "avvenente", "attraente", o "grazioso" invece di "bello". Siccome non conosce la propria voce, parla più o meno senza modulazioni e spesso in un tono insolito.  Gli manca perlopiù anche la varietà dei costrutti sintattici. Nonostante queste limitazioni, nella vita di ogni giorno è difficile distinguerlo da coloro che ci sentono: anche la sordità è una menomazione invisibile. Poiché a nessuno piace passare per minorato, il sordo cerca di nascondere più che può la propria menomazione, per esempio approvando con un cenno del capo anche se non ha compreso nulla di ciò che si è detto. Per non essere costretto a rispondere, in certi casi evita la gente, esattamente come si comportano le persone che odono nei suoi confronti, in quanto non osano parlargli.

Per questi motivi, a molti sordi viene a mancare proprio ciò di cui hanno maggiormente bisogno: il contatto umano, l'occasione di parlare e la possibilità di esprimere i propri sentimenti. Per colui che non sente, anche la lingua madre è praticamente straniera. Minori sono le occasioni di parlare, maggiore è il pericolo di perdere la parola. Quindi, se conoscete o incontrate una persona affetta da sordità, cercate di intrattenervi con lei. Al di là della loro disabilità, i sordi possono partecipare alla vita normale, esercitano le più svariate professioni e sono, soprattutto tra di loro, persone allegre e socievoli.

COME COMPORTARSI CON I DISABILI DELL'UDITO

  • Non parlate mai in dialetto: nelle apposite scuole, il sordo impara solo la lingua scritta, che gli permette anche di leggere.
  • Fate in modo che il vostro viso sia sufficientemente illuminato, in quanto egli è abituato a leggere le parole dal movimento delle labbra.
  • Non è necessario alzare il tono della voce più del normale: il sordo riesce a capirci anche se non emettiamo alcun suono.
  • Non parlate troppo in fretta, ma neanche troppo lentamente; parlate in modo chiaro, tuttavia senza esagerare.
  • Sono preferibili concetti chiari e frasi semplici.
  • Una mimica non esagerata gli consente di capire meglio. I gesti specifici del linguaggio normativo dei sordomuti vanno usati soltanto da chi li conosce bene.
  • Ricordate che i sordi non possono seguire contemporaneamente i movimenti delle vostre labbra e i gesti o la spiegazione di un procedimento lavorativo. Si deve quindi dapprima indicare o eseguire, poi spiegare.
  • In presenza di un sordo, non parlate di lui con altri. Dato che non ode, osserva attentamente ogni movimento e ogni sguardo onde potrebbe trarne conclusioni errate.
  • Le parole non sempre sono il mezzo migliore per comunicare con un sordo. Spesso è più eloquente un cenno amichevole, l’invito a prendere un caffè, ecc.
  • Spesso il sordo vede e avverte con straordinaria sensibilità ciò che non sente. Tale prerogativa può influire sul suo comportamento.
  • Ogni persona priva dell’udito è lieta se si cerca di parlare o di farla entrare in una conversazione: provateci!
  • Accertatevi che il debole d’udito abbia ben capito tutto. Ciò è particolarmente importante in caso di accordi. Se necessario, ripetete quanto detto eventualmente con altre parole o formulando le frasi diversamente.
  • Cercate di far partecipare il debole d’udito alla conversazione di gruppo e informatelo sul tema di discussione, se necessario con brevi cenni scritti.
  • Aiutatelo sul posto di lavoro, avendo cura che riceva in modo esatto le informazioni e le comunicazioni importanti.
  • Non scordatevi che, per seguire il filo del discorso, il debole d’udito deve concentrarsi al massimo e quindi si stanca più rapidamente di una persona normale. Se la conversazione è lunga, fate di tanto in tanto una pausa.

Incoraggiate chi sente poco a sfruttare ogni possibilità di aiuto disponibile (consultazione di otoiatri, applicazione di apparecchi acustici, terapie d’ascolto). Ciò gli consentirà di migliorare i contatti umani.

 

DISABILI MENTALI / COGNITIVI

Anche per questi disabili è necessario il contatto con le persone normodotate. Generalmente il disabile mentale facilita i rapporti: per natura non è né inibito né diffidente, ma disponibile. La sua intelligenza ridotta non deve però indurre a parlargli un linguaggio infantile, in quanto il più debole di mente capisce spesso molto più di quanto si supponga. Molti hanno inoltre una memoria particolarmente buona. Non è giusto che a un debole di mente adulto si dia del “tu” come a un bambino, anche se ha un’intelligenza a livello puerile. Ha diritto al “Lei” esattamente come qualsiasi maggiorenne normale, a meno che non si convenga di adottare reciprocamente il “tu”.

Nei rapporti con il disabile mentale va considerato che non agisce con la ragione. Il suo animo è comunque aperto alla bontà e alla comprensione.

I bambini subnormali reagiscono con estrema sensibilità alle dimostrazioni d’affetto e alla lode. In seno alla propria famiglia hanno quindi la migliore possibilità di svilupparsi. Il rapporto con loro richiede spesso molta pazienza. Le cose vanno costantemente ripetute. Non si deve mai chiedere troppo in una volta bisogna procedere lentamente e gradatamente, mostrando loro come va eseguita un’azione completamente nuova. E naturalmente non si devono tralasciare controlli e lodi. Non siate parchi di complimenti: ogni buona parola infonde loro fiducia in se stessi e li incita a progredire.

COME COMPORTARSI CON I DISABILI MENTALI

  • Rispondete sempre alle loro domande, anche se talvolta sono imbarazzanti o vengono poste ad alta voce.
  •  Molti disabili mentali si servono dei mezzi di trasporto pubblici in modo del tutto autonomo e conoscono esattamente il loro percorso. In prossimità della meta, temendo di andare oltre, si precipitano con timor panico verso l’uscita. Una deviazione dal tragitto normale può disorientare completamente un disabile mentale: nella maggior parte dei casi non è più capace di ritrovare la via di casa. In una situazione del genere chiedetegli dov’è diretto oppure il suo numero di telefono e avvertite quindi i responsabili.
  • I bambini hanno un rapporto con i disabili mentali più naturale degli adulti. Perciò non impedite mai a un bambino di giocare con un compagno disabile.
  • Sul posto di lavoro motivate il collaboratore mentalmente disabile; trasmettetegli il messaggio che si ha bisogno di lui e che ha un compito ben determinato da svolgere.

 

EPILETTICI

L’epilessia è una parola che più o meno tutti hanno sentito pronunciare, ma di cui molte persone non conoscono veramente il significato.

La prima domanda da farsi è: cos'è una crisi epilettica?
La crisi epilettica rappresenta la manifestazione tipica della malattia; è scatenata da un improvviso eccesso di attività delle cellule del cervello.  Le crisi epilettiche possono essere paragonate ad una scarica imprevista di impulsi elettrici non controllati, nel cervello o in parte di esso. La scarica inizia all’improvviso e termina più o meno rapidamente. Fra una crisi e l’altra generalmente non è presente alcun disturbo.

Perché si possa parlare di epilessia, è necessario che compaiano almeno due crisi e che la crisi si presenti nel tempo a intervalli più o meno lunghi.

Come si manifesta una crisi epilettica?
Le crisi epilettiche possono manifestarsi in tanti diversi modi, con disturbi improvvisi della coscienza, con movimenti o con sensazioni insolite, a seconda dell’area del cervello colpita. Esistono, per esempio, aree che controllano i movimenti, il ritmo del cuore e del respiro, centri nei quali si formano il linguaggio e le emozioni, altri che sono essenziali per la memoria, l’apprendimento e il pensiero.

Quando pensiamo all’epilessia, ci vengono subito in mente la perdita di coscienza, la caduta a terra e la comparsa di scosse in tutto il corpo, caratteristiche della “crisi del grande male”. Tuttavia esistono tante forme della malattia, specialmente nel bambino: la conoscenza delle diverse manifestazioni è estremamente importante perché molte volte l’andamento della malattia diventa nettamente più favorevole se è identificata in tempo e opportunamente trattata.

 

Alcuni dati:

  • Circa 5-10 bambini ogni 100 si ammalano di epilessia.
  • In circa il 20% dei pazienti l’epilessia compare entro i primi 5 anni di vita; nel 50% dei casi si sviluppa prima dei 25 anni. Nel 65-85% dei bambini affetti da epilessia non è possibile identificare una possibile causa specifica della malattia. Un terzo circa dei bambini affetti da epilessia guarisce entro l’adolescenza.

Grazie ai progressi terapeutici conseguiti negli ultimi anni, in oltre la metà delle persone è già possibile ottenere una remissione della malattia dopo il primo anno.

In ogni caso, tutte le persone che si ammalano di epilessia possono essere aiutate a non avere ricadute e ad affrontare i problemi della vita quotidiana; e oggi si può migliorare l’andamento della malattia, perché sta migliorando il modo di utilizzare i farmaci e di intervenire sulla persona.

In particolare, se si ha un bambino con epilessia è importante il prezioso contributo di tutta la famiglia.

Che cosa succede ad un genitore con un figlio affetto da epilessia?
A volte i genitori tendono ad essere ansiosi e “iperprotettivi” nei confronti di un figlio affetto da epilessia. Tale atteggiamento può essere dannoso per lo sviluppo del senso di autostima, può creare nel bambino eccessivi imbarazzi e paura di essere trattato in maniera diversa dai compagni per via della sua particolare condizione.

E' importante parlare apertamente con il bambino e rassicurarlo perché ciò aiuta ad accettare il proprio disturbo e a vivere serenamente come tutti gli altri bambini.

INFORMAZIONI UTILI NEL CASO DI UNA CRISI EPILETTICA

In presenza di una crisi le cose da fare sono le seguenti:

  • Se la persona cade, tenerla distesa su un fianco senza bloccarle i movimenti
  • Metterle qualcosa di morbido sotto la testa
  • Osservare bene che cosa succede durante la crisi
  • Aspettare che la crisi passi
  • Tranquillizzare la persona quando si riprende
  • E soprattutto non spaventarsi!

Nel corso di una crisi è consigliabile chiamare il medico soltanto quando:

  • La crisi dura più di 5 minuti
  • La persona stenta a riprendersi
  • Manifesta una seconda crisi
  • Ha difficoltà a respirare
  • Sono evidenti lesioni o ferite.

 

 

AUTISTICI

Le persone autistiche hanno diversi comportamenti. Alcuni sono molto ripiegati su se stessi e sono quelli che hanno fatto coniare questo termine autismo. Altri hanno dei comportamenti più legati a una necessità di ripetere gesti, parole, di avere riferimenti costanti ripetitivi. Non sembrano tanto ripiegati su loro stessi quanto organizzati in una forma quasi coattiva, che non permette loro di liberarsi o di affrontare facilmente le situazioni nuove.

L’autismo ha quindi al suo interno caratteristiche differenti – per questo, alcuni studiosi preferiscono parlare di autismi - e può essere ricondotto a una difficoltà: la reciprocità. Le persone autistiche hanno delle difficoltà a stabilire delle reciprocità. È utile sapere che avere dei comportamenti chiari, dei riferimenti costanti, un quadro organizzato di tempo e spazio, aiuta la persona autistica: permette, per esempio, di stabilire delle buone relazioni. La comunicazione è una ricerca ed è facilitata se vi è chiarezza di riferimento agli oggetti, allo spazio, al tempo. È agevolata anche se il nostro stesso modo di porci nei confronti di una persona autistica è capace di superare l’impaccio e la paura, sviluppando una certa chiarezza di espressione. Se anche non è recepita immediatamente, si apre alla possibilità a che sia recepita in seguito.

Non sempre la ricezione della comunicazione è manifesta, proprio per questa difficoltà di reciprocità. E’ quindi necessario vivere una situazione con perseveranza. Nella perseveranza, la considerazione dell’altro e della sua dignità umana, dovrebbe portare ad escludere comportamenti violenti o persecutori, per scegliere invece atteggiamenti chiari e dolci, fermi e tranquilli, ripetuti e aperti al nuovo.

 

Fonte:  http://www.portaleboselli.it/christophernolan/Normativa/i%20disabili%20in%20Italia,%20per%20un%20corretto%20rapporto.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine (Fonte ISTAT 1994 – conferma 1999 ?)

Parola chiave google : Disabili in Italia tipo file : doc

 

Regole Standard  per le Pari Opportunità delle Persone Disabili
adottate dall'Assemblea Generale delle NAZIONI UNITE del 20 Dicembre 1993)

INTRODUZIONE
Precedenti e bisogni attuali 1. Ci sono persone con disabilità in ogni parte del mondo e a tutti i livelli in ogni società. Il numero di persone con disabilità nel mondo è grande e sta aumentando.
2. Sia le cause che le conseguenze della disabilità variano nel mondo. Queste variazioni sono il risultato di variazioni socioeconomiche differenti e dei diversi provvedimenti che gli Stati prendono per il benessere dei cittadini .
3. L'attuale politica sulla disabilità è il risultato degli sviluppi degli ultimi 200 anni. In molti modi riflette le condizioni generali di vita e le politiche economiche e sociali dei vari periodi. Nel campo della disabilità, tuttavia, ci sono anche delle circostanze specifiche che hanno influenzato le condizioni di vita delle persone con disabilità.
L'ignoranza, la negligenza, la superstizione e la paura sono fattori sociali che attraverso tutta la storia della disabilità hanno isolato le persone con disabilità e ritardato la loro evoluzione.
4. Nel corso degli anni, la politica di sostegno alla disabilità ha ampliato il suo raggio di intervento da un interesse limitato verso le istituzioni all'educazione dei bambini con disabilità e alla riabilitazione per persone che sono divenute disabili in età adulta.
Attraverso l'educazione e la riabilitazione, le persone con disabilità sono diventate non solo più attive ma anche motori portanti per ulteriori sviluppi nella politica a sostegno della disabilità.
Sono state create organizzazioni formate da persone con disabilità, dalle loro famiglie e da avvocati, che hanno reclamato condizioni di vita migliori per i disabili Dopo la Seconda Guerra Mondiale sono stati introdotti concetti di integrazione e normalizzazione che riflettevano una cresciuta consapevolezza delle capacità delle persone con disabilità.
5. Verso la fine degli anni Sessanta, le organizzazioni di persone con disabilità, cominciarono a formulare in alcuni Paesi un nuovo concetto di disabilità.
Quel nuovo concetto sottolineava la stretta connessione tra le limitazioni sperimentate dagli individui con disabilità, il disegno e la struttura dei loro ambienti e l'atteggiamento della gente comune. Allo stesso tempo vennero sempre più portati alla luce i problemi della disabilità nei Paesi in via di sviluppo. In alcuni di questi Paesi la percentuale di popolazione con disabilità venne stimata essere molto elevata e, nella maggior parte dei casi, le persone con disabilità erano estremamente povere.
Precedenti azioni internazionali
6. I diritti delle persone con disabilità sono state oggetto di molta attenzione da parte delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali per un lungo periodo di tempo.
Il più importante risultato dell'Anno Internazionale delle Persone Disabili, nel 1981, è stato il "World Programme of Action concerning Disabled Person" (Programma di azione mondiale riguardante le Persone Disabili), adottato con la risoluzione 37152 del 3/1211982 dall'Assemblea generale.
L'anno e il World Programme of Action, hanno dato un grande impulso per i progressi in questo campo. Entrambi hanno sottolineato il diritto delle persone con disabilità a godere delle stese opportunità degli altri cittadini, e ad un'eguale partecipazione a miglioramento della qualità della vita risultante dallo sviluppo economico e sociale. In quella stessa occasione l'handicap, per la prima volta, fu definito come il risultato della relazione tra le persone con disabilità e il loro ambiente.
7. Il Global Meeting degli esperti per revisionare l'attuazione del World Programme of Action, alla metà dei lavori della United Nations Decade of Disabled Person (Decennio delle persone disabili delle Nazioni Unite) fu tenuto a Stoccolma nel 1987.
Fu suggerito al Meeting di sviluppare una filosofia portante che aiutasse nell'indicare le priorità per le azioni da svolgere negli anni avvenire. La base di questa filosofia sarebbe dovuta essere il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità.
8. Di conseguenza il Meeting raccomandò che l'Assemblea generale indicasse una conferenza straordinaria per abbozzare una convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le persone con disabilità, che sarebbe dovuta essere ratificata dagli Stati entro la fine del decennio.
9. Un abbozzo della convenzione fu preparato dall'Italia e presentato all'Assemblea generale alla sua quarantaduesima sessione. Altre presentazioni di abbozzi di convenzione vennero preparate dalla Svezia alla sessione successiva dell'assemblea. Tuttavia un entrambe le occasioni, non fu possibile raggiungere un accordo sulla fattibilità di tale convenzione.
Secondo molti rappresentanti, i documenti sui diritti umani già esistenti sembravano garantire alle persone con disabilità gli stessi diritti delle altre persone.
Verso le Norme standard
10. Guidato dalla deliberazioni dell'Assemblea generale, l'Economic and Social Council (Consiglio per gli affari economici e sociali) durante la sua prima sessione regolare del 1990, alla fine decise di concentrarsi sull'elaborazione di uno strumento internazionale di diverso tipo.
Attraverso la risoluzione del 1990/26 del Maggio 1990, il Consiglio autorizzò la Commissione per lo Sviluppo sociale a considerare nel corso della sua trentaduesima sessione, la creazione di un gruppo di lavoro ad hoc, permanente, formato da esperti di governo, finanziato con contributi volontari per elaborare delle norme standard per la realizzazione delle pari opportunità per bambini, giovani e adulti disabili, in stretta collaborazione con le organizzazioni specializzate, e altri gruppi governativi e organizzazioni non governative e specialmente organizzazioni di persone disabili.
Il Consiglio richiese anche alla Commissione di approvare il testo di queste norme in vista del 1993 e per sottoporle all'Assemblea generale alla sua quarantottesima sessione.
11. La discussione che seguì durante la 45esima sessione del Terzo Comitato dell'Assemblea Generale, mostrò che c'era ampio consenso per la nuova iniziativa riguardante l'elaborazione di norme standard per la realizzazione delle pari opportunità per le persone con disabilità.
12. Alla 32esima sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale per l'iniziativa riguardante le norme standard ricevette l'appoggio di un gran numero di rappresentanti e la discussione portò all'adozione della risoluzione 32/2 del 20/2/91, nella quale la commissione decise di stabilire un gruppo di lavoro ad hoc permanente, in accordo con la risoluzione 1990/26 dell'Economic and Social Council.
Scopo e contenuto delle Norme Standard per il raggiungimento delle pari opportunità delle persone con disabilità.
13. Le Norme Standard per il raggiungimento delle pari opportunità delle persone con disabilità sono state sviluppate sulla base dell'esperienza accumulata durante il Decennio delle Persone Disabili delle Nazioni Unite (1983-1992).
La Legge internazionale sui Diritti Umani, l'accordo Internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali, l'accordo internazionale sui Diritti Civili e Politici la Convenzione sui Diritti dei Bambini e la Convenzione sull'Eliminazione di ogni Forma di Discriminazione contro le Donne così come il Programma di Azione Mondiale riguardante le Persone Disabili il Programma di Azione Mondiale riguardante le Persone Disabili, costituiscono il fondamento politico e morale per le Norme.
14. Sebbene le Norme non siano obbligatorie, possono divenire delle norme consuetudinarie internazionali quando siano obbligate da un gran numero di Stati con l'intenzione di rispettare una regola di diritto internazionale.
Esse implicano un forte impegno morale e politico nei confronti degli Stati per intraprendere Azioni per il raggiungimento delle pari opportunità delle penne con disabilità.
Vi sono indicati degli importanti principi riguardanti la responsabilità, l'azione e la cooperazione. Sono inoltre evidenziate delle aree di decisiva importanza della qualità della vita per il raggiungimento di una piena partecipazione ed eguaglianza.
Le Norme forniscono uno strumento per prendere decisioni e intraprendere azioni alle persone con disabilità e alle loro organizzazioni.
Esse forniscono una base per una cooperazione tecnica ed economica tra gli Stati le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.
15. Lo scopo delle Norme è di assicurare che ragazze, ragazzi donne e uomini con disabilità, come parti delle loro società, possano esercitare i propri diritti e doveri come gli altri. In tutte le società del mondo ci sono ancora ostacoli che impediscono alle persone con disabilità di esercitare i loro diritti e le loro libertà e che rendono loro difficile la piena partecipazione alle attività della società in cui vivono. &EGRAVE; compito dello Stato quello di intraprendere delle azioni adeguate per muovere un tale ostacolo.
Le persone con disabilità e le loro organizzazioni devono giocare un ruolo attivo come partners di questo processo.
Il raggiungimento delle pari opportunità delle persone con disabilità è un contributo essenziale nello sforzo generale che si attua nel mondo per mobilitare le risorse umane.
Può essere necessario rivolgere una particolare attenzione a gruppi di persone come le donne, i bambini gli anziani, i poveri, i lavoratori emigrati persone con due o più disabilità, le popolazioni autoctone e le minoranze etniche. Inoltre vi sono un grande numero di rifugiati con disabilità che hanno dei bisogni speciali che necessitano di attenzione.
Concetti fondamentali nella politica sulla disabilità
16. I concetti esposti sopra appaiono nell'intero testo delle Norme. Queste sono costruite essenzialmente sui concetti espressi nel Programma di Azione Mondiale riguardante le Persone Disabili In qualche caso riflettono lo sviluppo, che si è manifestato durante il Decennio delle Persone Disabili delle Nazioni Unite.
Disabilità e Handicap
17. Il termine "disabilità riassume un gran numero di limitazioni fisiche di diverso tipo che esistono in ogni popolazione in tutti i paesi del mondo.
La gente può essere disabile per impedimenti fisici intellettuali o sensoriali, per malattie o per infermità mentale. Tali impedimenti condizioni o malattie, possono essere permanenti o transitorie.
18. Il termine "handicap'' significa la perdita o la limitazione delle opportunità di prendere parte alla vita della comunità ad un livello eguale a quello degli altri. Descrive l'incontro tra la persona con disabilità e l'ambiente.
Il fine di questo termine è di focalizzare l'attenzione sulle deficienze nell'ambiente e in molte attività organizzate della società, per esempio l'informazione, la comunicazione e l'educazione che impediscono alle persone con disabilità di partecipare ad esse in eguale misura.
19. L'utilizzazione dei due termini "disabilità"' e "handicap", secondo la definizione dei paragrafi 17 e 18, deve essere considerato alla luce della storia moderna della disabilità.
Durante il 1970 ci fu una grande reazione da parte dei rappresentanti delle organizzazioni delle persone con disabilità e dei professionisti del settore della disabilità contro la terminologia in uso in quel tempo.
I termini Disabilità ed handicap venivano spesso utilizzati in un modo non chiaro e che creava confusione, fornendo scarse indicazioni per la politica decisionale e per l'azione politica La terminologia rifletteva un approccio clinico e diagnostico, che ignorava le imperfezioni e le deficienze della società circostante.
20. Nel 1980 l'OMS adottò una classificazione internazionale dei danni, disabilità ed handicap che suggeriva un approccio più preciso e al tempo stesso più relativistico.
La Classificazione Internazionale dei Danni, disabilità e Handicap (manuale edito dall'OMS) fa una chiara distinzione tra danno", "disabilità" e "handicap".
Questa è stata usata diffusamente in aree come la riabilitazione, l'educazione, la statistica la politica, la legislazione, la demografia, la sociologia l'economia e l'antropologia.
Alcuni degli utilizzatori hanno espresso la preoccupazione che la Classificazione, nella sua definizione del termine handicap, può essere ancora considerata troppo clinica e troppo concentrata sull'individuo e può non chiarire l'interazione tra le condizioni o le aspettative della società e le capacità dell'individuo.
Questa ed altre preoccupazioni espresse dagli utilizzatori durante questi dodici anni dalla sua pubblicazione, si tradurranno in imminenti revisioni della Classificazione.
21. Il risultato dell'esperienza accumulata nell'attuazione del Programma di Azione Mondiale e nella discussione generale svoltasi durante il Decennio delle Persone Disabili delle Nazioni Unite, è stato un approfondimento della conoscenza e un estendersi della comprensione nei riguardi delle questioni relative alla disabilità e della terminologia adoperata.
La terminologia attuale riconosce la necessità di rivolgersi tanto ai bisogni individuali (come la riabilitazione e gli ausili tecnici) quanto alle deficienze della società (i vari ostacoli a una piena partecipazione a una vita nella società).
Prevenzione
22. Il termine "prevenzione" significa un'azione indirizzata a prevenire il manifestarsi di danni fisici, intellettuali, psichici o sensoriali (prevenzione primaria) o a prevenire che i danni causino una limitazione fisica permanente o disabilità (prevenzione secondaria).
La prevenzione può includere molti diversi tipi di azione come ad esempio l'assistenza medica l'assistenza prenatale e postillate, l'educazione alimentare, campagne per l'immunizzazione contro malattie contagiose, misure per controllare le malattie endemiche, regolamenti di sicurezza, programmi per la prevenzione di incidenti in differenti ambienti, compresi una strutturazione degli ambienti di lavoro che prevenga il conseguimento di disabilità o malattie, e la prevenzione delle disabilità dovute all'inquinamento dell'ambiente e ai conflitti armati.
Riabilitazione
23. Il termine "riabilitazione" si riferisce ad un processo attraverso il quale si vuole mettere le persone con disabilità in grado di raggiungere e mantenere il loro livello funzionale ottimale sia fisico che sensoriale, che intellettuale, psichiatrico e/o sociale, fornendo loro gli strumenti per cambiare le proprie vite attraverso un maggior grado di indipendenza. La riabilitazione può includere misure per creare o ristabilire delle funzioni per compensare la perdita o l'assenza di una funzione o una limitazione funzionale. Il processo di riabilitazione non implica delle cure mediche iniziali.
Comprende un'ampia gamma di provvedimenti e attività, dalla riabilitazione più generale e di base, ad attività indirizzare al raggiungimento di risultati specifici, per esempio la riabilitazione vocale.
Realizzazione delle pari opportunità
24. Realizzare le "pari opportunità, significa rendere possibile un processo attraverso il quale le differenti società e i diversi ambienti, così come i servizi, le attività, l'informazione e la documentazione, siano resi accessibili a tutti, specialmente alle persone con disabilità.
25. Il principio dell'uguaglianza dei diritti implica che i bisogni di ognuno e di tutti gli individui sono di eguale importanza, che quei bisogni devono diventare il fondamento per la pianificazione delle società e che tutte le risorse vanno impiegate in modo tale da assicurare che ogni individuo abbia le stesse opportunità per partecipare.
26. Le persone con disabilità sono membri della società e hanno il diritto di rimanere all'interno delle loro comunità.
Esse dovrebbero ricevere il sostegno di cui hanno bisogno all'interno delle ordinarie strutture per l'educazione, la salute l'impiego e i sevizi sociali. 27. Quando le persone con disabilità acquisiscono uguali diritti dovrebbero anche avere uguali doveri.
Quando questi diritti saranno acquisiti, le società dovranno accrescere le loro aspettative verso le persone con disabilità.
Come parte del processo delle pari opportunità, bisognerebbe provvedere affinchŽ le persone con disabilità assumano la loro piena responsabilità come membri della società.
PREAMBOLO
Gli Stati, Memori dell'impegno preso nella Carta delle Nazioni Unite di intraprendere azioni in associazione o singolarmente in cooperazione con l'organizzazione, per promuovere più alti standard di vita, la piena occupazione e condizioni di progresso e sviluppo economico e sociale,
Riaffermando l'impegno per i valori umani e le libertà fondamentali, la giustizia sociale e le dignità e l'importanza della persona umana proclamati nella Carta,
Ricordando in particolare le norme internazionali sui diritti umani, che sono state scritte nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nelle Convenzioni Internazionali sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici
Sottolineando che questi documenti proclamano che i diritti i dovrebbero essere assicurati egualmente a tutti gli individui discriminazione,
Ricordando la Convenzione sui Diritti del Bambino, che proibisce la discriminazione a causa di disabilità e richiede delle misure speciali per assicurare i diritti dei bambini con disabilità', e 1a Convenzione sulla Protezione dei Diritti di tutti i Lavoratori Emigranti e dei Membri delle loro Famiglie, che prevede delle misure protettive contro la disabilità,
Ricordando anche le clausole nella Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne con le quali si tutelano i diritti delle ragazze e delle donne con disabilità,
Con riguardo alla Dichiarazione dei Diritti delle Persone Disabili, la Dichiarazione dei Diritti delle Persone Mentalmente Ritardate, la Dichiarazione sul Progresso Sociale e lo Sviluppo, i Principi per la Protezione delle Persone con Malattie Mentali e per il Miglioramento dell'Assistenza per la Salute Mentale e altri rilevanti documenti adottati dall'Assemblea Generale,
Con riguardo anche alle rilevanti convenzioni e raccomandazioni adottate dall'Organizzazione Nazionale del Lavoro, con particolare riferimento alla partecipazione al lavoro senza discriminazione per le persone con disabilità,
Memori delle rilevanti raccomandazioni e del lavoro dell'Organizzazione per l'Educazione, la Società e la Cultura delle Nazioni Unite, in particolare la Dichiarazione Mondiale sull'educazione per Tutti, l'OMS, il fondo delle Nazioni Unite per i Bambini e altre organizzazioni interessate,
Con riguardo all'impegno preso dagli Stati riguardo alla protezione dell'ambiente,
Memori della devastazione causate dai conflitti armati e deplorano l'utilizzo di risorse rare per la produzione di armi,
Riconoscendo che il Programma Mondiale di Azione riguardante le Persone Disabili e la dichiarazione di "pari opportunità in esso contenuta, rappresentano dei seri impegni da parte della comunità internazionale a dare un significato pratico e concreto a questi svariati documenti e raccomandazioni internazionali,
Riconoscendo che l'obiettivo del Decennio delle Persone Disabili delle Nazioni Unite (198;-1992) di adempiere al programma di Azione Mondiale è ancora valido e richiede un'azione urgente e continuativa,
Ricordando che il Piano di Azione Mondiale è basato su concetti che sono egualmente validi nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi industrializzati,
Convinti che sono necessari degli sforzi più intensi da parte delle persone disabili per raggiungere un pieno ed eguale godimento dei diritti umani e l'inserimento nelle società,
Sottolineando ancora che le persone con disabilità e i loro genitori, tutori, avvocati e le loro organizzazioni, devono essere dei partner attivi nei confronti degli Stati nella pianificazione e nell'adempimento di tutti i provvedimenti che influenzano il godimento dei loro diritti civili, politici, economici, sociali e culturali,
Nel perseguimento della Risoluzione del Consiglio Economico e Sociale 1990/26 e basandosi sui provvedimenti specifici richiesti perchŽ le persone con disabilità ottengano l'uguaglianza rispetto agli altri, enumerati dettagliatamene nel Programma Mondiale d'Azione,
Hanno adottato le norme Standard per la Realizzazione delle Pari Opportunità per le Persone con disabilità sotto elencate, per:
(a) Sottolineare che ogni azione nel campo della disabilità presuppone una conoscenza adeguata e un'esperienza delle condizioni e dei bisogni particolari delle persone con disabilità;
(b) Porre in rilievo che il processo attraverso il quale ogni aspetto dell'organizzazione delle società è reso accessibile a tutti è un obiettivo di base che miri allo sviluppo socio economico;
(c) Delineare gli aspetti cruciali delle politiche sociali nel campo delle disabilità, includendo poichŽ appropriato l'incoraggiamento attivo della cooperazione tecnica ed economica,
(d) Fornire dei modelli per la strategia di politica decisionale da intraprendere per il raggiungimento delle pari opportunità, tenendo in mente la grande diversità dei livelli tecnici ed economici, il fatto che la strategia deve riflettere un'acuta comprensione del contesto culturale all'interno del quale la strategia viene attuata, e il ruolo cruciale che svolgono in essa le persone con disabilità;
(e) Individuare dei meccanismi nazionali per attivare una. stretta collaborazione tra gli Stati, gli organi del sistema delle Nazioni Unite, e altri gruppi intergovernativi e organizzazioni di persone con disabilità;
(f) Proporre anche un meccanismo effettivo per il controllo del processo attraverso il quale gli Stati cercano di ottenere le pari opportunità per le persone con disabilità.
CONDIZIONI PRELIMINARI PER UN'EGUALE PARTECIPAZIONE
Norma 1. Accrescimento della consapevolezza Gli Stati dovrebbero intraprendere un'azione per accrescere nella società la consapevolezza riguardo alle persone con disabilità, i loro diritti, i loro bisogni, il loro potenziale e il loro contributo.
1. Gli Stati dovrebbero garantire che le autorità responsabili distribuiscano informazioni aggiornate sui programmi e i servizi a disposizione delle persone disabili, le loro famiglie, i professionisti del campo e il pubblico generico. Le informazioni alle persone disabili andrebbero fornite in forma accessibile.
2. Gli Stati dovrebbero lanciare e sostenere campagne di informazione riguardanti le persone con disabilità e le problematiche relative alla disabilità trasmettendo il messaggio che le persone con disabilità sono dei cittadini con oli stessi diritti e doveri degli altri, giustificando in tal modo i provvedimenti necessari per rimuovere tutti gli ostacoli alla piena partecipazione.
3. Gli Stati dovrebbero incoraggiare i mass media a dare un'immagine positiva delle persone con disabilità; le organizzazioni delle persone con disabilità dovrebbero essere consultate su questo argomento.
4. Gli Stati dovrebbero garantire che i programmi per l'istruzione pubblica riflettano in ogni loro aspetto il principio della piena partecipazione e dell'uguaglianza
5. Gli Stati dovrebbero invitare le persone e le loro famiglie e organizzazioni a partecipare alla stesura dei programmi per l'istruzione pubblica riguardo alle questioni sulla disabilità.
6. Gli Stati dovrebbero incoraggiare le imprese private a includere le problematiche connesse alla disabilità in tutti gli aspetti della loro attività.
7. Gli Stati dovrebbero lanciare e promuovere dei programmi per innalzare il livello di consapevolezza delle persone con disabilità per quanto riguarda i loro diritti e il loro potenziale. Un'accresciuta fiducia in se stessi e un aumento di capacità di azione aiuterà le persone con disabilità ad usufruire delle opportunità a loro disposizione.
8. L'accrescimento della consapevolezza dovrebbe essere una parte importante dell'educazione dei bambini con disabilità e dei i programmi di riabilitazione. Le persone con disabilità potrebbero anche sostenersi a vicenda nell'accrescimento della consapevolezza attraverso l'attività delle proprie organizzazioni.
9. L'accrescimento della consapevolezza dovrebbe essere una parte dell'educazione di tutti i bambini e dovrebbe essere una materia dei corsi di formazione per insegnanti e dei corsi di tutti i professionisti.
Norma 2. Assistenza medica Gli Stati dovrebbero provvedere ad assicurare un'assistenza medica effettiva alle persone con disabilità.
1. Gli Stati dovrebbero lavorare all'effettuazione di programmi condotti da gruppi multidisciplinari di professionisti per la diagnosi precoce, la diagnosi e il trattamento dei danni.
Ciò potrebbe prevenire, ridurre o eliminare gli effetti della disabilità.
Questi programmi dovrebbero garantire la piena partecipazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie a livello individuale, e delle organizzazioni delle persone con disabilità a livello della pianificazione e dell'analisi.
2. I lavoratori delle comunità locali dovrebbero essere formati per poter dare il loro contributo in aree come la diagnosi precoce dei danni, il provvedimento dell'assistenza a primaria e il ricorso ai servizi competenti.
3. Gli Stati dovrebbero garantire che le persone con disabilità, specialmente i neonati e i bambini, siano seguiti da un eguale livello di assistenza medica e all'interno dello stesso sistema sanitario degli altri membri della società.
4. Gli Stati dovrebbero garantire che tutto il personale medico e paramedico sia adeguatamente formato ed equipaggiato per fornire assistenza medica alle persone con disabilità, e che esso abbia anche accesso a metodi di cura di un'importanza particolare alle tecnologie.
5. Gli Stati dovrebbero garantire che il personale medico, paramedico e i collaboratori dello stesso settore siano adeguatamente formati così da non fornire un servizio inadeguato ai genitori diminuendo così le opportunità per i loro bambini. La formazione dovrebbe essere un processo continuo e dovrebbe essere basato sulle ultime informazioni disponibili.
6. Gli Stati devono garantire che le persone con disabilità ricevano ogni cura regolare e medicina di cui possano aver bisogno per mantenere stabile o migliorare la loro funzionalità.
Norma 3. riabilitazione, Gli Stati devono garantire l'esistenza di servizi di riabilitazione alle persone con disabilità perchŽ possano raggiungere e mantenere il loro livello ottimale di indipendenza e funzionalità.
1. Gli Stati dovrebbero sviluppare dei programmi nazionali di riabilitazione per tutti i gruppi di persone con disabilità. Tali programmi dovrebbero essere fondati sui reali bisogni individuali delle persone con disabilità e sul principio della piena partecipazione e di uguaglianza
2. Tali programmi dovrebbero includere un'ampia gamma di attività, come ad esempio una formazione per acquisire le abilità fondamentali per migliorare o compensare una funzione compromessa, riunioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie, lo sviluppo della fiducia in se stessi, e un servizio occasionale di analisi e consulenza.
3. Tutte le persone con disabilità, comprese le persone con disabilità gravi e/o multiple, che hanno o bisogno della riabilitazione dovrebbero avervi accesso.
4. Le persone con disabiIità e le loro famiglie dovrebbero poter partecipare all'ideazione e all'organizzazione dei servizi di riabilitazione che li riguardano.
5. Tutti i servizi di riabilitazione dovrebbero essere disponibili nella comunità del luogo dove vive la persona con disabilità. Tuttavia, in alcuni casi, dove richiesto, per raggiungere dei particolari obiettivi formativi, potrebbero essere organizzati dei speciali corsi di riabilitazione a tempo determinato nelle abitazioni di residenza.
6. Le persone con disabilità e le loro famiglie dovrebbero essere incoraggiate a partecipare alla riabilitazione, per esempio come insegnanti, istruttori o consulenti
7. Gli Stati dovrebbero attingere dall'esperienza delle organizzazioni di persone con disabilità quando ideano o valutano dei programmi di riabilitazione.
Norma 4. Servizi di sostegno
Gli Stati dovrebbero garantire alle persone con disabilità lo sviluppo e il mantenimento di servizi di sostegno, compresi gli ausili, per assisterle nello sviluppo del loro livello di indipendenza nella loro vita quotidiana e nell'esercizio io dei loro diritti.
1. Gli Stati dovrebbero assicurare la messa a disposizione di ausili e attrezzature per l'assistenza, l'assistenza personale e servizi di interpretariato, a seconda delle necessità delle persone con disabilità, con dei mezzi importanti per raggiungere le pari opportunità.
2. Gli Stati dovrebbero appoggiare lo sviluppo, la produzione, la distribuzione e la messa a disposizione di ausili e attrezzature di assistenza e la diffusione della conoscenza su questi.
3. Per ottenere ciò, dovrebbe essere utilizzato un bagaglio di conoscenze tecniche generalmente disponibile.
Negli Stati dov'Ž presente un'industria di alta tecnologia, bisognerebbe che fosse utilizzata pienamente per migliorare gli standard e l'efficacia degli ausili e delle attrezzature per l'assistenza. &EGRAVE; importante stimolare lo sviluppo e la produzione di strumenti semplici ed economici, utilizzando quando possibile i materiali locali e gli impianti dell'industria locale.
Le persone con disabilità potrebbero essere esse stesse partecipi alla produzione di questi ausili.
4. Gli Stati dovrebbero riconoscere che tutte le persone con disabilità che hanno bisogno di ausili dovrebbero avervi accesso in modo appropriato, e si fa quindi riferimento anche all'accessibilità economica.
Questo potrebbe significare che gli ausili vengano forniti gratuitamente o a un prezzo talmente basso che le persone con disabilità o le loro famiglie possano permettersi di acquistarli.
5. Nei programmi di riabilitazione, per la messa a disposizione di ausili e attrezzature, gli Stati dovrebbero tener conto delle speciali necessità delle ragazze e dei ragazzi con disabilità per quanto riguarda il disegno, la durata e l'adeguatezza dell'età degli ausili e delle attrezzature stesse.
6. Gli Stati dovrebbero incoraggiare lo sviluppo e la messa a disposizione di programmi di assistenza personale e di servizi di interpretariato, specialmente per le persone con disabilità gravi e/o multiple.
Questi programmi accrescerebbero il livello di partecipazione delle persone con disabilità alla vita di ogni giorno a casa, al lavoro, a scuola e durante le attività del tempo libero.
7. I programmi di assistenza personale dovrebbero essere strutturati in modo tale che le persone con disabilità che seguono il programma abbiano un'influenza decisiva sul modo in cui i programmi sono condotti.
AREE DI INTERVENTO PER LA REALIZZAZIONE DELLE PARI OPPORTUNIT&AGRAVE;
Norma 5. Accessibilità'
Gli Stati dovrebbero riconoscere l'importanza centrale dell'accessibilità nel processo di realizzazione delle pari opportunità in ogni sfera della vita sociale.
Per le persone con disabilità di ogni tipo, gli Stati dovrebbero
(a) introdurre programmi d'azione per rendere accessibili gli ambienti fisici;
(b) trovare gli strumenti per rendere accessibile l'informazione e la comunicazione.
(c) Accesso agli ambienti fisici
1. Gli Stati dovrebbero introdurre delle misure per rimuovere gli ostacoli ad una partecipazione agli ambienti fisici.
Queste misure dovrebbero consistere nello sviluppo di standard e linee guida e nel prendere atto della legislazione vigente per assicurare l'accessibilità alle varie aree della società come gli alloggi, gli edifici. i trasporti pubblici, e altri mezzi di trasporto, le strade e altri ambienti esterni
2. Gli Stati dovrebbero provvedere affinchŽ gli architetti, gli ingegneri edili e le altre persone coinvolte professionalmente nel disegno e nella costruzione dell'ambiente fisico abbiano accesso ad informazioni adeguate sulle politiche riguardanti la disabilità e le misure necessarie per realizzare l'accessibilità
3. Le misure necessarie alla realizzazione dell'accessibilità dovrebbero essere incluse nel disegno e nella costruzione degli ambienti fisici sin dall'inizio del processo di ideazione.
4. Le organizzazioni di persone con disabilità dovrebbero essere consultate quando si sviluppano gli standard e le norme per l'accessibilità.
Dovrebbero anche essere coinvolte a livello locale fino dai primi passi del progetto quando vengono disegnati gli edifici pubblici, essendo in grado in tal modo, di assicurare la massima accessibilità.
(b) Accesso all'informazione e alla comunicazione
5. Le persone con disabilità e, dove opportuno, le loro famiglie e i loro avvocati dovrebbero avere un pieno accesso alle informazioni sulle diagnosi, ai diritti e ai servizi e ai progetti messi a disposizione, a tutti i livelli.
Tali informazioni dovrebbero essere presentate in forma accessibile alle persone con disabilità.
6. Gli Stati dovrebbero sviluppare delle strategie per rendere i servizi di informazione e la documentazione accessibile ai diversi gruppi di persone con disabilità. Il Braille, i servizi di messa a disposizione di audiocassette, la stampa a caratteri larghi e altre tecnologie di tipo appropriato dovrebbero essere utilizzate per permettere l'accesso alle informazioni scritte alle persone con danni apparato uditivo o difficoltà di comprensione.
7. Bisognerebbe accordare attenzione all'uso del linguaggio dei segni nell'educazione dei bambini sordi, nelle loro famiglie e comunità.
Dei servizi di interpretazione del linguaggio dei segni dovrebbero anche essere messi a disposizione per facilitare la comunicazione tra le persone non udenti e gli altri.
8. Bisognerebbe anche prendere in considerazione 1a necessità delle persone con disabilità di tipo diverso nella comunicazione.
9. Gli Stati dovrebbero incoraggiare i mass media, specialmente la televisione, la radio e i giornali, a rendere accessibili il loro servizi.
10. Gli Stati dovrebbero garantire che le nuove informazioni fornite con mezzi informatici e i sistemi di servizi offerti al pubblico siano o resi accessibili fin dall'inizio o siano adattati per divenire accessibili alle persone con disabilità
11. Le organizzazioni di persone con disabilità dovrebbero essere consultate e quando si stanno elaborando delle misure per rendere accessibili i servizi di informazione.
Norma 6. Istruzione
Gli Stati dovrebbero riconoscere il principio che l'istruzione primaria, secondaria e terziaria per i bambini, i giovani e gli adulti con disabilità deve essere egualmente accessibile.
Dovrebbero garantire che l'istruzione di persone con disabilità faccia parte integrante del sistema d'istruzione.
1. Le autorità competenti per l'istruzione sono responsabili affinchŽ l'istruzione delle persone disabili avvenga in ambienti integrati.
L'istruzione per le persone disabili dovrebbe essere parte integrante del programma nazionale per l'istruzione, lo sviluppo del curriculum e l'organizzazione scolastica.
2. L'educazione nelle scuole normali presuppone la messa a disposizione di un servizio di interpretariato e altri servizi di sostegno adeguati Dovrebbero essere messi a disposizione adeguati sevizi di accessibilità e sostegno per venire incontro ai bisogni delle persone con disabilità di diverso tipo.
3. I gruppi di genitori e le organizzazioni di persone con disabilità dovrebbero essere coinvolti nella pianificazione dell'istruzione a tutti i livelli.
Negli Stati in cui l'istruzione è obbligatoria, questa dovrebbe essere garantita a tutte le ragazze e ai ragazzi con ogni tipo e livello di disabilità, comprese quelle più gravi.
5. Bisognerebbe porre un'attenzione particolare nelle seguenti aree:
(a) bambini molto piccoli con disabilità;
(b) bambini in età prescolare con disabilità;
(c) adulti con disabilità, specialmente le donne.
6. Per fornire gli strumenti per l'istruzione necessari alle persone con disabilità nella società, gli Stati dovrebbero:
(a) possedere un programma definito, compreso e accettato a livello scolastico e da una più estesa comunità;
(b) consentire una flessibilità del curriculum, con possibilità di aggiunte e adattamenti;
(c) mettere a disposizione materiali di qualità, una formazione permanente degli insegnanti e insegnanti di sostegno.
7. L'educazione integrata e i programmi basati sulle comunità dovrebbero essere considerati come approcci complementari per fornire un'istruzione conveniente da un punto di vista economico e CORSI di formazione per le persone con disabilità.
I programmi nazionali a livello locale dovrebbero incoraggiare le comunità ad usare e sviluppare le proprie risorse per fornire l'istruzione alle persone con disabilità a livello locale.
8. In situazioni in cui il comune sistema scolastico non corrisponde ancora ai bisogni delle persone con disabilità, può essere preso in considerazione un sistema di istruzione di tipo particolare.
Questo dovrebbe avere come. scopo quello di preparare gli studenti all'inserimento nel comune sistema scolastico.
La qualità di tale istruzione dovrebbe raggiungere gli stessi standard e le stesse ambizioni dell'istruzione comune e dovrebbe esservi strettamente collegata.
Come minimo, gli studenti con disabilità dovrebbero avere a disposizione la stessa porzione di risorse per l'istruzione degli studenti senza disabilità.
Gli Stati dovrebbero mirare alla graduale integrazione dei sistemi di istruzione di tipo particolare nell'istruzione di tipo comune.
Si conviene che in alcuni casi l'istruzione di tipo può essere attualmente considerata, per alcuni studenti con disabilità, la più appropriata forma di istruzione.
9. A causa delle necessità particolari delle persone non udenti o non udenti e cieche, 1a loro istruzione può essere più convenientemente fornite in scuole per questo tipo di persone, o in classi speciali nelle scuole di tipo corrente.
Allo stadio iniziale, in particolare, bisogna focalizzare l'attenzione su un'istruzione incentrata su problematiche culturali delicate, che si tradurrà' in reali capacità' comunicative e in una indipendenza massima per le persone che sono non udenti o non udenti e cieche.
Norma 7. Lavoro
Gli Stati devono riconoscere che le persone disabili devono essere messe in grado di esercitare i loro diritti umani, specialmente nel campo del lavoro. Tanto nelle aree rurali che in quelle cittadine, devono avere le stesse opportunità di svolgere un impiego produttivo e remunerativo nel mercato del lavoro.
1. Le leggi e i regolamenti sul lavoro non devono discriminare le persone con disabilità, e non devono creare ostacoli alla loro ricerca del lavoro.
2. Gli Stati devono sostenere attivamente l'integrazione delle persone con disabilità nel libero mercato del Lavoro.
Questo sostegno attivo può essere dato attraverso una varietà di strumenti, come corsi di formazione personale, progetti a tappe miste alla creazione della motivazione nel lavoro, impieghi riservati o assegnati, prestiti o borse di studio per piccoli affari, contratti esclusivi e diritti di precedenza nella produzione, concessioni sulle tasse, condiscendenza contrattuale o altri tipi di assistenza tecnica o finanziaria per imprese che impiegano lavoratori con disabilità.
Gli Stati dovrebbero anche incoraggiare i datori di lavoro a fornire delle agevolazioni ragionevoli per favorire le persone con disabilità.
3. I piani d'azione degli Stati dovrebbero comprendere:
(a) misure per progettare e adattare gli ambienti e gli edifici di lavoro in modo tale che divengano accessibili a persone con diverse disabilità;
(b) per l'uso di nuove tecnologie e lo sviluppo e la produzione di ausili, strumenti, attrezzature e mezzi per facilitare l'accesso a tali ausili da parte delle persone con disabilità per metterli in grado di trovare e mantenere l'impiego;
(c) messa a disposizione di un training adeguato e di un posto di lavoro e di costanti aiuti quali l'assistenza personale e servizi di interpretariato.
4. Gli Stati dovrebbero iniziare ad appoggiare delle campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica con fine di superare attitudini negative e pregiudizi riguardo i lavoratori con disabilità.
5. Nella loro qualità di datori di lavoro, gli Stati dovrebbero creare delle condizioni favorevoli per l'impiego di persone con disabilità nel settore pubblico.
6. Gli Stati, le organizzazioni dei lavoratori e i datori di lavoro dovrebbero collaborare per garantire un reclutamento della forza lavoro e delle pratiche di promozione equi, e anche le condizioni di lavoro, gli stipendi e delle misure per la riabilitazione di impiegati che abbiano subito danni sul lavoro.
7. Lo scopo dovrebbe essere di far ottenere un impiego alle persone con disabilità nel libero mercato del lavoro. Per le persone con disabilità, i cui bisogni non sono conciliabili con quelli del libero impiego, potrebbe fornire un'alternativa delle piccole unità di lavoro protetto o sostenuto.
&EGRAVE; importante che la qualità di tali programmi sia valutata in base alla loro capacità di fornire opportunità alle persone con disabilità di trovare impiego nel mercato del lavoro.
8. Bisognerebbe prendere delle misure per includere le persone con disabilità in programmi di formazione e di lavoro nel settore privato e non ufficiale.
9. Gli Stati, le organizzazioni dei lavoratori e gli impiegati dovrebbero cooperare con le organizzazioni delle persone con disabilità per trovare i mezzi per creare opportunità di formazione e di lavoro, compresi gli orari flessibili, il lavoro part-time, la divisione del lavoro, il lavoro in proprio e l'assistenza per le persone con disabilità.
Norma 8. Assistenza economica e previdenza sociale
Gli Stati sono tenuti a mettere a disposizione delle persone disabili la previdenza sociale e l'assistenza economica.
1. Gli Stati dovrebbero garantire la messa a disposizione di un'adeguata assistenza economica per le persone con disabilità, che a causa della disabilità o di fattori legati alla disabilità, abbiano temporaneamente perso il loro stipendio o subito una riduzione di questo o si siano visti negate delle opportunità di occupazione.
Gli Stati dovrebbero garantire che la messa a disposizione di questa assistenza tenga conto delle spese cui molto spesso vanno incontro le persone con disabilità e le loro famiglie a seguito della disabilità.
2. Nei Paesi dove già esistono o si stanno sviluppando la previdenza sociale, l'assicurazione sociale o altri sistemi di assistenza sociali per gli strati comuni della popolazione, gli Stati dovrebbero garantire che tali sistemi non escludono o discriminino le persone con disabilità.
3. Gli Stati dovrebbero anche garantire la messa a disposizione gli aiuti economici e della previdenza sociale per gli individui che sono impegnati nell'assistenza di una persona con disabilità.
4. I sistemi di previdenza sociale comprendono degli incentivi per far recuperare alle persone con disabilità la capacità di lavorare e guadagnarsi lo stipendio.
Questi sistemi dovrebbero garantire o contribuire ad organizzare lo sviluppo e il finanziamento di corsi di formazione professionale.
Dovrebbero anche fornire un'assistenza attraverso uffici di collocamento.
5. I programmi di previdenza sociale dovrebbero anche fornire alle persone con disabilità degli incentivi per cercare impiego, così da fornire o far loro recuperare la capacità di guadagnare e lavorare.
6. L'assistenza economica dovrebbe essere mantenuta tanto a lungo quanto le condizioni che causano la disabilità restino tali da scoraggiare le persone con disabilità dal cercare impiego.
Dovrebbe essere ridotta o tolta solo quando le persone con disabilità abbiano raggiunto una fonte di guadagno adeguata e sicura
7. Gli Stati in cui la previdenza sociale è per la maggior parte fornita dal settore privato dovrebbero incoraggiare le comunità del luogo, le organizzazioni assistenziali a sviluppare delle misure per auto-sostenersi e degli incentivi per trovare impiego o attività connesse all'impiego delle persone con disabilità.
Norma 9. Vita familiare e integrità della persona
Gli Stati dovrebbero promuovere la piena partecipazione delle persone con disabilità nella vita familiare.
Dovrebbero promuovere il loro diritto all'integrità della propria persona, e garantire che le leggi non facciano discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità per quel che riguarda le relazioni sessuali, il matrimonio, la parità e la maternità.
1. Le persone con disabilità dovrebbero essere messe in grado di vivere con le loro famiglie.
Gli Stati dovrebbero incoraggiare l'inclusione nei servizi di consulenza familiare di appropriati modelli riguardo la disabilità e i sui effetti sulla vita familiare. Il servizio di assistenza e di accompagnamento dovrebbe essere sempre disponibile per le famiglie con persone con disabilità.
Gli Stati dovrebbero rimuovere gli ostacoli alle persone che vogliono prendere sotto la propria tutela o adottare un bambino o un adulto con disabilità.
2. Le persone con disabilità non dovrebbero essere private della possibilità di vivere la propria sessualità, avere rapporti sessuali, sperimentare la paternità o la maternità.
Tenendo conto del fatto che le persone con disabilità potrebbero avere delle difficoltà nello sposarsi e nel mettere su famiglia, gli Stati dovrebbero incoraggiare la messa a disposizione di un servizio di consulenza adeguato.
Le persone con disabilità devono avere le stesse possibilità di accesso degli altri ai metodi della pianificazione familiare ed anche a delle informazioni in forma accessibile sul funzionamento sessuale dei loro corpi.
3. Gli Stati dovrebbero promuovere delle misure per cambiare gli atteggiamenti negativi verso il matrimonio, la sessualità, la maternità e la paternità delle persone con disabilità, specialmente nei confronti delle ragazze e delle donne con disabilità, che ancora sono prevalenti nella società.
I mass media dovrebbero essere incoraggiati a svolgere un ruolo importante nel rimuovere atteggiamenti così negativi.
4. Le persone con disabilità e le loro famiglie, hanno bisogno di essere pienamente informati riguardo al fatto di pendere delle precauzioni contro gli abusi sessuali e di altra natura.
Le persone con disabilità sono particolarmente vulnerabili agli abusi in famiglia, nella comunità o nelle istituzioni e hanno bisogno di essere educati ad evitare di subire abusi, saper riconoscere quando ne hanno subito uno e denunciare l'accaduto.
Norma 10. Cultura
Gli Stati provvederanno affinchŽ le persone con disabilità siano integrate e possano partecipare in attività culturali su basi paritarie.
1. Gli Stati dovrebbero garantire che le persone con disabilità abbiano l'opportunità di organizzare il loro potenziale creativo, artistico ed intellettuale, non solo a proprio beneficio, ma anche per portare un arricchimento alla loro comunità, sia che vivano in aree urbane che in aree rurali.
Esempi di tali attività sono la danza, la musica, la letteratura, il teatro, le arti plastiche, la pittura e la scultura.
Specialmente nei Paesi in via di Sviluppo, bisognerebbe porre l'attenzione sulle forme d'arte tradizionali e contemporanee, con le marionette, la recitazione e il racconto di storie.
2. Gli Stati dovrebbero promuovere l'abilità e la disponibilità di spazi per manifestazioni e servizi culturali come il teatro, i musei, i cinema e le biblioteche per le persone disabili.
3. Gli Stati dovrebbero stimolare lo sviluppo e l'utilizzo di tecniche speciali per rendere la letteratura, i film e il teatro accessibile alle persone con disabilità.
Norma 11. Attività ricreative c sport
Gli Stati prenderanno delle misure per garantire che le persone con disabilità abbiano pari opportunità per le attività ricreative e lo sport.
1. Gli Stati dovrebbero pretendere delle misure per rendere accessibili alle persone con disabilità i posti per le attività ricreative e lo sport, gli hotel, le spiagge, gli stadi, le palestre.
Tali misure dovrebbero comprendere degli aiuti al personale nei programmi per le attività ricreative e lo sport, compresi dei progetti per sviluppare metodi per l'accessibilità e la partecipazione del materiale informativo e programmi di formazione.
2. Le autorità adatte al turismo, le agenzie di viaggio, gli hotel, le associazioni di volontariato e altri che si occupino di organizzare attività ricreative o opportunità di viaggio, dovrebbero offrire i loro servizi a tutti, tenendo conto delle particolari necessità delle persone con disabilità.
Bisognerebbe mettere a disposizione dei corsi di formazione per questo processo.
3. Le organizzazioni sportive dovrebbero essere incoraggiate a sviluppare delle opportunità di partecipazione alle attività sportive anche da parte delle persone disabili.
In alcuni casi, l'accessibilità può essere sufficiente per aprire delle opportunità di partecipazione.
In altri casi potrebbero essere necessari degli accorgimenti o dei giochi speciali Gli Stati dovrebbero favorire la partecipazione ad eventi nazionali ed internazionali delle persone con disabilità.
4. Le persone con disabilità che partecipano ad attività sportive, dovrebbero avere la possibilità di accedere ad istruzioni e a corsi di formazione della stessa qualità di quella degli altri partecipanti.
5. Gli organizzatori di sport e attività sportive, dovrebbero consultarsi con le organizzazioni di persone con , disabilità quando realizzano dei servizi che sono rivolti a persone con disabilità.
Norma 12. Religione
Gli Stati incoraggeranno delle misure per una eguale partecipazione delle persone con disabilità alla vita religiosa delle loro comunità.
1. Gli Stati dovrebbero incoraggiare la distribuzione di informazioni sulle problematiche riguardanti la disabilità presso le istituzioni e le organizzazioni religiose.
2. Gli Stati dovrebbero incoraggiare le autorità religiose ad includere nella formazione alle persone religiose una preparazione sulle politiche riguardanti le disabilità.
3. Essi dovrebbero anche incoraggiare l'accessibilità alla letteratura religiosa alle persone che hanno dei danni sensoriali.
4. Gli Stati e/o le organizzazioni religiose dovrebbero consultarsi con le organizzazioni di persone con disabilità quando stanno ideando delle misure per consentire un'eguale partecipazione alle attività religiose.
MISURE DI ATTUAZIONE
Norma 13. Informazione e ricerca
Gli Stati si assumono la responsabilità finale per la raccolta e la diffusione delle informazioni riguardanti le condizioni di vita delle persone con disabilità e per promuovere una ricerca complessiva sull'argomento, inclusi gli ostacoli che influenzano la vita delle persone con disabilità.
1. Gli Stati dovrebbero raccogliere ad intervalli regolari, delle statistiche riguardanti le problematiche sessuali ed altre informazioni riguardanti le condizioni di vita con disabilità.
Tale raccolta di dati, potrebbe essere effettuata in concomitanza con i censimenti nazionali e i sondaggi sulle famiglie e potrebbero essere intraprese in stretta collaborazione con le università, gli istituti di ricerca e le organizzazioni di persone con disabilità. La raccolta dei dati dovrebbe includere delle domande sui programmi e i servizi e il loro utilizzo.
2. Gli Stati dovrebbero considerare l'opportunità di creare una banca dati sulla disabilità che potrebbe includere statistiche sui servizi e i programmi disponibili così come sui diversi gruppi di persone con disabilità.
Essi dovrebbero tenere in considerazione la necessità di proteggere la privacy individuale e l'integrità personale.
3. Gli Stati dovrebbero iniziare e sostenere dei programmi di ricerca sulle problematiche sociali, economiche e di partecipazione che influenzano la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
4. Gli Stati dovrebbero sviluppare ed adottare una terminologia e dei criteri per la conduzione dei servizi nazionali, in collaborazione con le organizzazioni di persone con disabilità.
5. Gli Stati dovrebbero facilitare la partecipazione delle persone con disabilità alla raccolta dei dati e ai programmi di ricerca. Per intraprendere tali programmi, gli Stati dovrebbero incoraggiare specialmente l'utilizzazione di persone qualificate tra le persone con disabilità.
6. Gli Stati dovrebbero incoraggiare lo scambio dei risultati e delle esperienze di ricerca.
7. Gli Stati dovrebbero prendere delle misure per distribuire informazioni e conoscenze riguardanti le disabilità a tutti i livelli delle politiche ed economiche, in ambito nazionale, regionale e locale.
Norma 14. Politica decisionale e pianificazione
Gli Stati assicureranno che le problematiche attinenti la disabilità siano inserite in tutte le decisioni rilevanti e i programmi a livello nazionale.
1. Gli Stati dovrebbero iniziare e pianificare delle strategie adeguate per le persone con disabilità, a livello nazionale, e stimolare e aiutare le azioni a livello regionale e locale.
2. Gli Stati dovrebbero coinvolgere le organizzazioni di persone con disabilità in tutte le decisioni relative a strategie e programmi riguardanti le persone con disabili o che influenzino il loro status economico e sociale.
3. I bisogni e le questioni riguardanti le parsone con disabilità dovrebbero essere incorporati all'interno di piani generali di sviluppo e non andrebbero trattati separatamente.
4. Il fatto che agli Stati spetta la responsabilità finale delle condizioni di vita delle persone con disabilità non sottrae gli altri alle loro responsabilità.
Chiunque gestisca servizi, attività o la distribuzione di informazioni nella società, dovrebbe essere incoraggiato a farsi carico di rendere questi programmi accessibili alle persone con disabilità.
5. Gli Stati dovrebbero facilitare lo sviluppo da parte delle comunità locali di programmi e misure di aiuto per le persone con disabilità.
Un mezzo per fare ciò potrebbe essere quello di creare dei manuali o liste di controllo e fornire dei corsi di formazione per lo staff locale.
Norma 15. Legislazione
Gli Stati hanno la responsabilità di creare le basi legali per stabilire le misure per raggiungere l'obiettivo della piena partecipazione ed eguaglianza per le persone con disabilità.
1. La legislazione nazionale, rappresentando i diritti e i doveri dei cittadini, dovrebbe includere i diritti e i doveri delle persone con disabilità.
Gli Stati hanno l'obbligo di mettere le persone con disabilità in grado di esercitare i loro diritti, inclusi i loro diritti umani, civili e politici, su basi eguali a quelle degli altri cittadini.
Gli Stati dovrebbero assicurare che le organizzazioni di persone con disabilità siano coinvolte nello sviluppo della legislazione nazionale e riguardante i diritti delle persone con disabilità, così come nella valutazione costante di quella legislazione.
2. Un'azione legislativa potrebbe essere necessaria per rimuovere delle condizioni che possano influenzare negativamente le vite delle persone con disabilità incluse le provocazioni e le molestie.
Qualunque provvedimento discriminatorio contro persone con disabilità dovrebbe essere eliminato. La legislazione nazionale dovrebbe provvedere a sanzioni appropriate nel caso di violazione dei principi della non discriminazione.
3. La legislazione nazionale riguardante le persone con disabilità può apparire in due forme differenti. I diritti e i doveri possoÈ essere incorporati nella legislazione generale o contenuti in una legislazione speciale.
La legislazione speciale per le persone con disabilità può essere stabilita in diversi modi:
(a) promulgando una legislazione separata, che tratti esclusivamente di questioni riguardanti la disabilità;
(b) includendo le questioni riguardanti le disabilità all'interno della legislazione su argomenti particolari;
(c) menzionando specificatamente le persone con disabilità nei testi che servono ad interpretare la legislazione esistente.
Potrebbe essere desiderabile una combinazione di questi differenti approcci.
Potrebbe anche essere prese in considerazione delle misure di azione affermativa
4. Gli Stati potrebbero prendere in considerazione dei modi formali di protesta statutari, per proteggere gli interessi delle persone con disabilità.
Norma 16. Politiche economiche
Gli Stati hanno la responsabilità finanziaria sui programmi e le misure di intervento nazionale rivolte a creare le pari opportunità per le persone con disabilità.
1. Gli Stati dovrebbero includere le questioni riguardanti la disabilità nel budget abituale di tutte le istituzioni nazionali, regionali e locali
2. Gli Stati, le organizzazioni non governative e altri gruppi interessati dovrebbero interagire per determinare i metodi più efficaci per sostenere progetti e misure di intervento relative alle persone con disabilità.
3. Gli Stati dovrebbero pendere in considerazione l'uso di mezzi economici (prestiti, esenzione dalle tasse, borse di studio apposite, fondi speciali, e così via) per stimolare e sostenere un'eguale partecipazione delle persone con disabilità alla vita nella società.
4. In molti Stati potrebbe essere consigliabile creare un fondo per lo sviluppo delle problematiche connesse alla disabilità, che potrebbe dare supporto a vari progetti-pilota e programmi per l'autosufficienza a livello iniziale
Norma 17. Coordinamento del lavoro
Gli Stati sono responsabili per la creazione e il rafforzamento di comitati di coordinamento, o organi simili, che servono come punto di riferimento nazionale sulle questioni attinenti la disabilità.
1. Il comitato di coordinamento nazionale o organismi simili dovrebbero essere permanenti e fondati su una regolamentazione legale e amministrativa appropriate.
2. Una combinazione di rappresentanti delle organizzazioni private e pubbliche è più facile che ottenga una organizzazione del lavoro intersettoriale e multidisciplinare.
I rappresentanti potrebbero essere scelti dai ministeri interessati, dalle organizzazioni di persone con disabilità e dalle organizzazioni non governative. 3. Le organizzazioni di persone con disabilità dovrebbero avere notevole influenza nel comitato di coordinamento nazionale per garantire una risposta adeguata ai propri interessi. 4. Il comitato di coordinamento nazionale dovrebbe avere autonomia e risorse sufficienti per adempiere alle sue responsabilità in relazione alle sue capacità decisionali. Dovrebbe rendere conto del suo operato agli organi più alti dei governi.
Norma 18. Le organizzazioni di persone con disabilità
Gli Stati dovrebbero garantire alle organizzazioni di persone con disabilità il diritto di rappresentare le persone con disabilità a livello nazionale, regionale e locale.
Gli Stati dovrebbero anche riconoscere alle organizzazioni di persone con disabilità la loro funzione consultiva per le decisioni su questioni riguardanti la disabilità.
1. Gli Stati dovrebbero incoraggiare e sostenere economicamente e in altre maniere il formarsi e il rafforzarsi di organizzazioni di persone con disabilità, dei membri delle famiglie e/o degli avvocati.
Gli Stati dovrebbero riconoscere che queste organizzazioni hanno un ruolo da svolgere nello sviluppo della strategia riguardante la disabilità.
2. Gli Stati dovrebbero stabilire una comunicazione continuativa con le organizzazioni di persone con disabilità ed assicurare la loro partecipazione nello sviluppo delle politiche di intervento del governo.
3. Il ruolo delle organizzazioni delle persone con disabilità potrebbe essere quello di identificare i bisogni e le priorità di partecipare alla pianificazione, all'attuazione e alla valutazione dei servizi e delle misure riguardanti la vita delle persone con disabilità, e di contribuire alla sensibilizzazione politica e ad impegnarsi per il cambiamento.
4. In quanto strumenti per l'autosufficienza, le organizzazioni di persone con disabilità creano e promuovono opportunità per lo sviluppo di attività in vari campi, il reciproco aiuto tra i membri e lo scambio di informazioni.
5. Le organizzazioni di persone con disabilità possono svolgere la loro funzione consultiva in molti modo diversi, come ad esempio avendo una rappresentanza permanente nelle associazioni finanziate dal governo, lavorando su commissione pubblica e contribuendo con la loro partecipazione a vari progetti.
6. La funzione consultiva delle organizzazioni di persone con disabilità dovrebbe essere permanente per consentire di sviluppare ed approfondire lo scambio di vedute e di informazioni tra lo Stato e le organizzazioni.
7. Le organizzazioni dovrebbero essere permanentemente rappresentate nel comitato di coordinamento nazionale o organismi simili.
8. Il ruolo svolto dalle organizzazioni locali di persone con disabilità dovrebbe essere ampliato e rafforzato per garantire la loro influenza sulle questioni trattate a livello locale.
Norma 19. Formazione del personale
Gli Stati sono responsabili perchŽ venga fornita una preparazione adeguata al personale coinvolto a tutti i livelli nella pianificazione e nella messa a disposizione di programmi e servizi riguardanti le persone con disabilità.
1. Gli Stati dovrebbero garantire che tutte le autorità che forniscono servizi nel settore della disabilità provvedano ad una adeguata formazione del lavoro personale.
2. Nella formazione dei professionisti nel settore della disabilità, così come nella messa a disposizione delle informazioni sulla disabilità nei comuni programmi di formazione, dovrebbe essere messo in luce, in maniera appropriata, il principio della piena partecipazione ed eguaglianza.
3. Gli Stati dovrebbero sviluppare i programmi di formazione consultandosi con le organizzazioni delle persone con disabilità e le persone disabili dovrebbero partecipare come insegnanti, istruttori o consulenti nei programmi di formazione del personale.
4. La formazione dei lavoratori dei quartieri è di grande importanza strategica, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
Essa dovrebbe coinvolgere le persone con disabilità e comprendere lo sviluppo di valori, competenze e tecnologie appropriate, così come di abilità che possano essere messe in pratica dalle persone con disabilità, i loro genitori, le famiglie e i membri delle comunità di quartiere.
Norma 20. Attività di controllo nazionale e di valutazione dei programmi sulla disabilità nella fase di attuazione delle norme
Gli Stati sono responsabili del controllo continuo e della valutazione della fase di attuazione dei programmi e dei servizi nazionali riguardanti la realizzazione delle pari opportunità per le persone con disabilità.
1. Gli Stati dovrebbero periodicamente e sistematicamente valutare i programmi nazionali sulla disabilità e diffondere sia i fondamenti che i risoltati delle valutazioni.
2. Gli Stati dovrebbero sviluppare ed adottare una terminologia e dei criteri per la valutazione dei programmi e dei servizi relativi alla disabilità.
3. Tali criteri e terminologia dovrebbero essere sviluppati in stretta collaborazione con le organizzazioni di persone con disabilità sin dai primi passi dell'ideazione e della programmazione.
4. Gli Stati dovrebbero partecipare ad un'azione di cooperazione internazionale al fine di sviluppare degli standard comuni per la valutazione a livello nazionale delle questioni riguardanti la disabilità.
Gli Stati dovrebbero incoraggiare a partecipare in una tale cooperazione anche i comitati di coordinamento nazionale.
5. La valutazione dei vari programmi nel campo della disabilità dovrebbe essere organizzata fin dal momento dell'ideazione degli stessi, così che possa essere valutata la loro efficacia nel realizzare gli obiettivi che tali programmi volevano realizzare.
Norma 21. Cooperazione tecnica ed economica
Gli Stati sia industrializzati che in via di sviluppo, hanno la responsabilità di cooperare insieme e prendere dei provvedimenti per migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità nei Paesi in via di sviluppo.
1. I provvedimenti per ottenere le pari opportunità per le persone con disabilità, inclusi i rifugiati con disabilità, dovrebbero essere compresi all'interno di piani generali di sviluppo.
2. Tali provvedimenti dovrebbero essere integrati con ogni forma di cooperazione tecnica ed economica, bilaterale e multilaterale, governativa e non.
Gli Stati dovrebbero discutere le tematiche relative alla disabilità con le loro controparti in tale opera di preparazione.
3. Pianificando e revisionando i programmi di cooperazione tecnica ed economica dovrebbe essere data una speciale attenzione agli effetti di tali programmi sulla situazione delle persone con disabilità. &EGRAVE; della massima importanza che le persone con disabilità e le organizzazioni vengano consultate riguardo ogni progetto di sviluppo ideato per le persone con disabilità.
Esse dovrebbero essere coinvolte in maniera diretta nello sviluppo, l'attuazione e la valutazione di tali progetti.
4. Le aree prioritarie per la cooperazione tecnica ed economica, dovrebbero comprendere:
(a) lo sviluppo delle risorse umane attraverso lo sviluppo di capacità, abilità e potenzialità delle persone con disabilità e il lancio di attività finalizzate alla creazione di occupazione per persone con disabilità;
(b) lo sviluppo e la diffusione di tecnologie e competenze appropriate relative e alla disabilità.
5. Gli Stati sono anche incoraggiati a sostenere la formazione e il rafforzamento delle organizzazioni di persone con disabilità.
6. Gli Stati dovrebbero prendere delle misure per migliorare la conoscenza delle problematiche relative alla disabilità da parte dello staff coinvolto a tutti i lavelli nell'amministrazione dei programmi di cooperazione tecnici ed economici.
Norma 22. Cooperazione internazionale
Gli Stati parteciperanno attivamente alla cooperazione internazionale riguardante le politiche per il raggiungimento delle pari opportunità per le persone con disabilità.
1. All'interno delle Nazioni Unite, le organizzazioni specializzate e altre organizzazioni intergovernative interessate e gli Stati dovrebbero partecipare allo sviluppo delle strategie riguardanti la disabilità.
2. Quando appropriato, gli Stati dovrebbero introdurre gli aspetti relativi alla disabilità nelle discussioni di carattere generale riguardanti gli standard, lo scambio di informazioni, programmi di sviluppo etc..
3. Gli Stati dovrebbero incoraggiare e sostenere lo scambio di conoscenze e informazioni tra:
(a) le organizzazioni non governative che si interessano alle problematiche della disabilità;
(b) gli istituti di ricerca e i singoli ricercatori interessati alle problematiche della disabilità;
(c) i rappresentanti di programmi specifici e di gruppi di professionisti nel settore della disabilità;
(d) le organizzazioni di persone con disabilità;
(e) i comitati nazionali di coordinamento.
4. Gli Stati dovrebbero garantire che le Nazioni Unite e le organizzazioni specializzate, così come tutti i gruppi intergovernativi e interparlamentari. a livello globale e regionale facciano partecipare al proprio lavoro le organizzazioni globali e regionali di persone con disabilità.
MECCANISMO DI CONTROLLO
1. Lo scopo del meccanismo di controllo è di favorire l'effettiva attuazione delle Norme. Esso aiuterà ogni Stato a misurare il proprio livello di attuazione delle Norme e a valutare i propri progressi.
L'opera di controllo dovrebbe identificare gli ostacoli e suggerire delle misure adatte che contribuiscano ad attuare con successo le Norme.
Il meccanismo di controllo individuerà le caratteristiche economiche. sociali e culturali esistenti in ogni Stato.
Un elemento importante dovrebbe anche essere la messa a disposizione di servizi di consulenza e lo scambio di esperienze e informazioni tra gli Stati.
2. Le Norme dovrebbero essere correlate all'interno della rete delle sessioni della Commissione per lo Sviluppo Sociale.
Dovrebbe essere eletto un Relatore Speciale con una rilevante estesa esperienza nelle questioni della disabilità e nelle organizzazioni internazionali, stipendiato se necessario, attraverso risorse extra-budget, che per tre anni vigili sull'attuazione delle Norme.
3. Le organizzazioni internazionali di persone con disabilità possedendo un ruolo consultivo verso il Consiglio per gli Affari Sociali e le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità che non abbiano ancora formato le loro proprie organizzazioni, dovrebbero essere invitate a creare un gruppo di esperti, la maggioranza dei quali dovrebbero essere persone con disabilità.
Tenendo conto dei diversi tipi di disabilità e di una distribuzione dei rappresentanti anche in base ad una ripartizione egualitaria delle aree geografiche. Tale gruppo dovrebbe essere consultato dal Relatore Speciale e, quando opportuno, dalla Segreteria.
4. Il gruppo di esperti dovrebbe essere incoraggiato dal Relatore Speciale a revisionare, fornire consulenze e il feedback e dei suggerimenti sulla programmazione, l'attuazione e il controllo delle Norme.
5. Il Relatore Speciale dovrebbe spedire un questionario agli Stati, agli enti giuridici all'interno del sistema delle Nazioni Unite e alle organizzazioni intergovernative e non governative, incluse le organizzazioni di persone con disabilità. Il questionario dovrebbe riguardare i piani d'attuazione delle Norme all'interno degli Stati.
Le domande dovrebbero essere selezionate e coprire un numero limitato di norme per ottenere così una valutazione approfondita Nel preparare le domande, il Relatore Speciale dovrebbe consultarsi con il gruppo di esperti e la Segreteria
6. Il Relatore Speciale dovrebbe cercare di stabilire un dialogo diretto non solo con gli Stati ma anche con le organizzazioni non governative locali indagando il loro punto di vista e i loro pareri su ogni informazione che dovrà essere inclusa nella relazione.
Il Relatore Speciale, dovrebbe provvedere a dei servizi di consulenza sull'attuazione e il controllo delle Norme e di aiuto per la preparazione di nuove questionare.
7. Il Dipartimento per il Coordinamento Strategico e lo Sviluppo sostenibile dalla Segreteria così come il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, punto di riferimento delle Nazioni Unite per le problematiche riguardanti le disabilità, così come le commissioni regionali e le organizzazioni specializzate e i meeting che si tengono tra le varie organizzazioni dovrebbero cooperare con il Relatore Speciale per l'attuazione e il controllo delle Norme a livello nazionale.
8. Il Relatore Speciale, assistito dalla Segreteria dovrebbe preparare delle relazioni da sottoporre alla Commissione per lo Sviluppo Sociale alla sua 14esima e 35esima sessione.
Nella preparazione di queste relazioni il Relatore dovrebbe consultarsi con il gruppo di esperti.
9. Gli Stati dovrebbero incoraggiare i comitati di coordinamento nazionale e gruppi simili a partecipare nella fase di attuazione e di controllo. In quanto punti di riferimento per le questioni riguardanti 1a disabilità a livello nazionale, dovrebbero essere incoraggiati a stabilire delle procedure per coordinare il controllo sulle Norme.
Le organizzazioni di persone con disabilità dovrebbero essere incoraggiate a partecipare attivamente al controllo del processo a tutti i livelli.
10. Le risorse extra-budget dovrebbero essere identificate e dovrebbero essere nominati uno o più consiglieri regionali che si interessino delle Norme e provvedano a fornire dei servizi diretti agli Stati compresi:
(a) l'organizzazione di seminari di formazione regionali sul contenuto delle Norme;
(b) lo sviluppo di linee guida che aiutino all'attuazione di strategie per 1'attuazione delle Norme;
(c) la diffusione di informazioni sulle pratiche migliori per l'attuazione delle Norme.
11. Alla sua 33esima sessione la Commissione per lo Sviluppo Sociale dovrebbe creare un gruppo di lavoro permanente per esaminare la relazione del Relatore Speciale e fornire delle raccomandazioni sul modo di migliorare l'applicazione delle Norme.
Nell'esame della relazione del Relatore Speciale, la Commissione, attraverso il gruppo di lavoro permanente, dovrebbe consultare le organizzazioni internazionali delle persone con disabilità e le organizzazioni specializzate in accordo con le norme 71 e 76 delle Norme di Procedura delle commissioni funzionali del Consiglio per gli affari Economici e Sociali.
12. Alla sessione che seguirà la fine del mandato del Relatore Speciale, la Commissione dovrebbe esaminare la possibilità o di rinnovare il mandato, nominando un nuovo Relatore Speciale prendendo in considerazione un altro meccanismo di controllo e dovrebbe fare delle raccomandazioni appropriate al Consiglio per gli Affari Economici e Sociali.
13. Gli Stati dovrebbero essere incoraggiati a contribuire al Fondo Volontario perla disabilità delle Nazioni Unite per favorire l'attuazione delle Norme.

 

Fonte: http://www.uiciechi.it/Attivit%C3%A0Internazionali/Regolestandard.doc

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