Società astratta

 

 

 

Società astratta

 

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Società astratta

 

La società astratta

La società sussunta (sottomessa) al capitale è per il Prof. Una società astratta. La società astratta si sta attrezzando per proporsi ed imporsi come modello assoluto di organizzazione sociale. Per questa via, pretende di imprigionare le ns vite e le ns speranze.

 

Definizione di società astratta

Valore da perseguire il proffitto

La società capitalistica per poter funzionare deve prescindere dalla concreta esistenza degli esseri umani e fare astrazione della realtà sociale. E’ un sistema di indifferenza alla condizione esistenziale degli uomini in carne ed ossa. Un connotato particolare della società sottomessa al capitale è: la separazione di fatto della sfera politica dalla sfera sociale.

- Sfera politica: vengono affermati principi di uguaglianza, libertà, giustizia

- Sfera sociale: prodotto autoritarismo, repressione, ingiustizia.

Dunque è una società ambigua.

Hotel….

Società struttura. Insieme di istituzione.

Società collettività: insieme di uomini e donne.

Parte prima

Il sistema di astrazione sociale

Capitolo 1 – L’individuo Astratto

 

1.1

L’individuo astratto come pura funzione della valorizzazione capitalistica

Nella società astratta, non si tiene conto delle caratteristiche degli individui, la persona concreta viene diluita in una entità astratta: la forzalavoro. L’individuo astratto è concepito come pura funzione della valorizzazione capitalistica (processo attraverso il quale il capitale, riproducendosi, aumenta di valore e potenza). L’individuo astratto produce astrazione ed è frutto di un’astrattizzazione. Spostamenti nord-sud.

1.2

Individuo astratto e persona concreta

L’individuo astratto: è il soggetto considerato dal punto di vista della valorizzazione capitalistica. Società struttura.

La persona concreta: è il soggetto considerato dalla realtà esistenziale. Società collettività.

La società struttura penetra nella società collettività.

1.3

Concretezza esistenziale e astrazione sociale

Milioni di uomini interiorizzano come proprie le esigenze della valorizzazione capitalistica, così vivono l’astrazione come propria. L’interiorizzazione di valor altri produce una distanza dalla propria specificità. La società astratta è intrecciata alla società concreta.

1.4

La separazione fra persona e qualità umane disaggregazione e ricomposizione in fase di processo di produzione

Nella società sottomessa al capitale la persona è separata dalle proprie qualità e spogliata del suo essere concreto. La separazione si traduce in astrazione.

1.5

La contrapposizione fra l’individuo e le sue qualità

Alla base del mondo capitalistico di produzione c’è il processo di espropriazione-estraniazione.  Lo scorporo delle qualità umane produce da una parte il capitale dall’altra l’individuo adeguato al capitale. Le qualità umane, scorporate dalla persona si fanno in quanto astratte capitale e si contrappongono all’individuo. Dunque l’astrazione si traduce in contrapposizione. Il soggetto che può mettere in atto un processo di liberazione è una persona liberata che ha preso coscienza. Il soggetto espropriato lotta per ricongiungersi alla parte di sé estraniata tramite l’azione politica.

1.6

 Il bisogno di reintegrazione esistenziale

L’esigenza che ha ogni persona di ricongiungersi alle sue qualità. Es. Borsa valori, è astratta e non ha nulla a che fare con gli individui in carne ed ossa.

1.7

Dal disagio esistenziale alla fuga nel mondo artificiale prodotto dalla droga

Il soggetto sente di non essere preso in considerazione per le proprie potenzialità, ma solo come strumento per il perseguimento di fini a lui estranei e prova disagio esistenziale. Le reazioni sono varie: c’è chi si adatta a vivere una vita non sua e c’è chi tenta una fuga dalla realtà per mezzo della droga. Si può cadere nella droga per disagio esistenziale (mancanza di progettualità) e per vuoto esistenziale.

 

Capitolo 2 – I rapporti sociali astratti

2.1

La desoggettivazione dei rapporti sociali La soggettività è una minaccia per il capitale

Si formano relazioni tra funzioni e non tra persone. La società astratta si definisce come un sistema di ruoli sociali più che come un insieme di persone. Il ruolo sociale è l’istituzionalizzazione della funzione.

2.2

La socialità astratta

La vita quotidiana adeguata alla socialità astratta è routine. I rapporti sono casuali e banalizzaqti.

2.3

La segregazione del personale nell’individuale

. Il personale viene segregato nell’individuale. Vengono chiuse le possibilità di rapporto con gli altri per evitare che i bisogni si organizzino e contrastino la società capitalistica

2.4

La rigidità dei rapporti interpersonali profondi

I rapporti sociali profondi come quello tra moglie e marito, o di amicizia sono una minaccia per la società astratta.

 

Capitolo 3 – La ricchezza astratta

3.1

Ricchezza concreta e ricchezza astratta

La ricchezza indifferente ai suoi contenuti è una ricchezza separata dai bisogni sociali.

valore d’uso

Valore di scambio

3.2

Il comando del denaro sulla ricchezza sociale

Ricchezza per le classi privilegiate e povertà per le classi subalterne. Comando del denaro sulle classi subalterne.

3.3

Lo scontro sociale fra il valore d’uso e il valore di scambio

Arance – case. Si distrugge il valore d’uso pur di conservare alto il valore di scambio.

 

Capitolo 4 – I valori Astratti

4.1

Il sistema di valori nella società astratta

Un sistema di valori è una concezione di fondo relativa alla visione del mondo e alle sue ripercussioni sull’organizzazione sociale. Il profitto è una rottura della regolazione sociale a vantaggio di una classe. Perché il profitto venga raggiunto bisogna che una minoranza lo persegua e una maggioranza sia sfruttata. Le idee forza del capitalismo non sono valori universali, ce n’è uno per la classe dominante e uno per gli sfruttati.

4.2

I valori astratti come valori di classe

Sono astratti i valori che non sono riferiti alla realizzazione della concretezza esistenziale della persona. C’è un’artificiosa compartimentazione della vita sociale in sfere separate: sfera politica – economica – sociale. Ad esempio il valore della Libertà – treno con vagoni di 1a e 2 a classe. I valori astratti, cioè che fanno astrazione della condizione reale in cui vive la persona concreta, sono formalmente universali per potere essere legittimati come idee forza e sono sostanzialmente particolaristici per poter essere funzionali alla differenziazione di classe.

4.3

La gerarchia di valori nella società astratta

Il più alto, nella società astratta è il profitto. Accade che valori spirituali come la religione cristiana siano mischiati ai valori astratti, così si dà avita alla figura dell’imprenditore onesto etc….

4.4

Opzioni individuali e astrazione sociale

La società astratta sul piano formale, è gelosa delle opzioni individuali. La società astratta deve operare in modo non palese.

4.5

L’ambiguità dei valori astratti

I valori dichiarati non sono mai quelli praticati. Il profitto viene quasi nascosto, non viene proclamato come valore…Il valore astratto non può presentarsi per quello che è , ha bisogno di presentarsi sotto le mentite spoglie di un valore concreto. Il sistema di valori si definisce nella società astratta come sistema di mediazione sociale.

 

Capitolo 5 – Il tempo astratto

5.1

Tempo esistenziale e tempo astratto

Ognuno di noi ha un suo particolare tempo di vita, una sua specifica cadenza esistenziale. La società sottomessa al capitale fa astrazione dal tempo esistenziale ed impone un tempo astratto, indifferente alle cadenze interne dell’individuo. Il tempo astratto è il tempo adeguato al processo di valorizzazione capitalistica. L’asse del tempo viene spostata dall’esistenza alla produzione. Con la distinzione tra tempo di lavoro e tempo libero si vuole illudere l’individuo che esiste una pacifica convivenza delle due sfere. Ma il tempo libero non è altro che il residuo del tempo di lavoro.

5.2

Il tempo come tempo di vita

Il tempo di lavoro azzera il tempo esistenziale. Il tempo di lavoro, però, è fortemente intrecciato al tempo di vita.

 

Capitolo 6 – Astrazione sociale e vita quotidiana

6.1

Vita quotidiana e uso della forza lavoro

Con l’uso della sua forza lavoro, il soggetto vende l’uso della sua vita quotidiana. Esiste una contraddizione: in quanto persone gli individui sono estranei al capitale, in quanto forza lavoro sono parte del capitale. Il soggetto vendendo l’uso della sua forza lavoro, vende anche la propria vita.

6.2

L’appropriazione della vita sociale da parte del capitale

Attraverso l’uso della forza lavoro manuale-intellettuale il capitale si appropria della vita sociale. Il capitale non è interessato alla vita sociale. Il capitale non è interessato alla vita sociale.

6.3

La separazione tra lavoro e vita

Il capitale ignora i bisogni sociali. La separazione da parte del lavoratore tra vita e lavoro è una minaccia per il capitale. Il lavoratore non accetta più il ricatto del capitale e non vuole vivere per lavorare. Tempo di lavoro come tempo di vita in cui non possono essere messi da parte i bisogni quotidiani.

6.4

Bisogni quotidiani e valorizzazione capitalistica

L’insediamento dei bisogni quotidiani nei luoghi di lavoro costituisce una minaccia per il sistema capitalistico. I bisogni non sono quantificabili e nel sistema economico tutto deve poter essere calcolato. Società astratta come società adeguata al capitale.

 

Capitolo 7 – Astrazione sociale e qualità della vita fra ambiente nautrale e rischio nucleare

7.1

Organizzazione capitalistica della società e qualità della vita

In realtà la qualità della vita in sé, è estranea al processo di valorizzazione del capitale. L’operazione di stampo ideologico, consiste nel proclamare un insieme di provvedimenti apparentemente volti al miglioramento della vita sociale e in realtà funzionali alla valorizzazione del capitale. Invadenza della valorizzazione capitalistica (anche in fabbrica porte dei bagni a metà).

7.2

Astrazione sociale e ambiente naturale

La società capitalistica definisce la tutela dell’ambiente come sottocultura. C’è una divaricazione tra massimizzazione del profitto e garanzia della qualità della vita. In una società finalizzata al profitto, non c’è spazio per la tutela dell’ambiente. Le lotte ambientaliste vengono lette in termini di rigidità economica.

7.3

Astrazione sociale e rischio nucleare

Nucleare militare –.  Il nucleare si produce per un uso astratto. E’ qualcosa che si produce e si giura di non volere usare.

nucleare civile: centrali nucleari che inquinano. Chernobyl. Gli effetti inquinanti di una centrale nucleare, non sono visibili, mentre il nucleare militare richiama alla memoria Hiroshima. Da una parte si riconosce la nocività del nucleare civile, dall’altra si paragona ad altre nocività.

 

Capitolo 8 – Astrazione politica e domanda sociale

8.1

L’astrazione come funzione della politica

L’astrazione come funzione politica è una contraddizione in termini perché la società astratta è immobile e la politica necessita movimento. I sindacati operano su due livelli: a livello istituzionale come rappresentanti della forza lavoro e a livello politico come rappresentanti dei lavoratori.

8.2

Astrazione politica e bisogni sociali

La chiusura ai bisogni sociali si traduce in astrazione politica. L’unica via per evitare l’impatto tra istituzione e domanda sociale è quella di tessere dei provvedimenti legislativi che tendano a chiudere i bisogni sociali nella gabbia delle compatibilità imposte dal processo di valorizzazione capitalistica. Nella società astratta l’operare politico è astratto perché non può dare risposta alla massa di bisogni. Quanto più i bisogni sociali acquistano forza, tanto più il capitle è costretto a regolare il sistema politico in senso astratto.

8.3

L’astrazione come sistema di elusione della domanda sociale

Le strutture politiche del sistema di astrazione sociale devono eludere la domanda sociale e quando non ci riescono, devono reprimerla. Come una squadra di calcio che impiega tutte le sue energie non per realizzare un goal ma per difendersi dall’avversario. Il sistema capitalistico, opera a due livelli:

1) apparato politico-economico che di fronte all’insorgere della domanda sociale, è in grado di produrre risposte di classe. Dove ogni classe ha ciò che gli spetta.

2) Cerca di riconquistare posizioni retrograde del passato.

8.4

La domanda sociale come prodotto dell’astrazione politica

Spesso la domanda sociale è un prodotto della società astratta, nel senso che la società astratta penetrando nella società reale, fa sì che la domanda sociale sia stravolta e non vada in direzione delle esigenze delle persone concrete. La via per la quale l’astrazione penetra nella domanda sociale è l’interiorizzazione dei valori della società astratta E’ indispensabile l’attivazione dei soggetti.

 

Capitolo 9 – L’astrazione sociale come sistema                                   

Dinamica complessiva dell’astrazione sociale.

9.1

L’astrazione come sistema di indifferenza sociale

Sistema di indifferenza sociale nel quale la funzione principale è quella di produrre condizioni materiali e non in cui la domanda sociale sia impossibilitata a formarsi.

9.2

L’astrazione sociale come sistema di formalizzazione

Il bisogno di un apparato di contenimento della domanda sociale fa sì che si faccia ricorso alla formalizzazione, ossia il tentativo con atti formali di regolare il comportamento delle classi subalterne. Ogni atto formale è un atto di normalizzazione, ossia di ricondurre alla norma la domanda sociale. Può accadere che i bisogni sociali irrompano con maggiore forza nella società astratta e a questo punto, gli interessi minacciati andranno alla ricerca di un alto livello di formalizzazione.

9.3

L’astrazione sociale come sistema di dominio

L’astrazione sociale si definisce come sistema di dominio. L’astrazione sociale tende a distaccare i soggetti dalla propria concretezza esistenziale. Tutte le volte che la concretezza sociale emerge provoca un sobbalzo alla società astratta.

9.4

Sistema di astrazione e bisogni sociali

I bisogni sociali vengono definiti, dalla società capitalistica, come interessi individualistici ed egoistici e quelli della classe dominante, come interessi generali. Ecco rovesciata la realtà. La società-struttura si realizza nella negazione dei suoi stessi presupposti. Essa deve cercare di rendere superflui gli interessi della società collettività.

9.5

Sistema di astrazione e aspirazioni sociali

Nella società sottomessa al capitale una persona non è ciò che avrebbe potuto essere. Scarto fra ciò che si è e ciò che si potrebbe essere. Il dominio del capitale sulla vita degli uomini raggiunge persino le aspirazioni. La domanda: “che avresti fatto se non fossi stato costretto a lavorare per vivere?” apre un mondo di risposte possibili.

9.6

Sistema di astrazione e ”visibilità” delle distanze sociali

La società capitalistica produce distanze sociali che non devono essere palesi. Povero visibile (fa vedere la sua condizione per denunciare le ingiustizie), ricco la tiene nascosta (per nascondere i suoi privilegi).

Il vivere quotidiano viene incanalato in circuiti che sono propri di una data classe sociale. Ogni QUARTIERE VIENE A CONFIGURARSI come un’area specifica dove sono destinata e vivere solo persone di un determinato ceto sociale. Attraverso questa mancata visibilità delle distanze sociali, la società astratta rende possibile la convivenza di situazioni disuguali e solo formalmente democratiche.

Scheda

L’astrazione materiale

Prodotto considerato solo come merce di scambio. Indifferenza ai contenuti dell’oggetto. La trasformazione del bene in merce sposta l’interesse dal valore d’uso al valore di scambio. Questo spostamento produce indifferenza ai contenuti materiali dell’oggetto. Esito di tale indifferenza è l’astrazione materiale.

L’astrazione Sociale

L’indifferenza verso la condizione degli esseri umani. La concretezza esistenziale ha però in sé una grande forza espressiva che potrebbe travolgere qualsiasi ostacolo. Per evitare questo rischio, l’astrazione sociale si pone come argine all’espandersi della concretezza e cerca anche di penetrare nella vita concreta. L’astrazione si fa realtà e la realtà si fa astrazione e questo intreccio è più difficile da debellare.

 

Parte seconda

Il Processo di indeterminazione sociale

Premessa

Dal sistema di astrazione al processo di indeterminazione

I contenuti della vita sociale sono delle determinazioni esistenziali, cioè particolari modi di essere che danno vita alle dinamiche della vita sociale. Al sistema di astrazione sociale deve corrispondere un processo di indeterminazione sociale. L’astrazione attiene alla società struttura - l’indeterminazione attiene alla società-collettività L’indeterminazione prepara il terreno all’astrazione.

 

Capitolo 10 – L’indeterminazione tecnica del lavoro

10.1

Il lavoro tecnicamente indeterminato Le determinazioni esistenziali sono i contenuti della vita sociale, che danno vita alle dinamiche della vita sociale.

Lavoro privo di determinazioni tecniche proprie e disponibile verso qualsiasi determinazione che venga ad esso imposta dal sistema di produzione. Tanto più è indeterminato, tanto più il lavoro è adeguato alla società astratta.

10.2

L’indeterminazione nella formazione delle forze di lavoro

Una società in cui si è affermato il modo capitalistico di produzione non è di per sé una società capitalistica. Si può parlare di società capitalistica quando a società è a immagine del capitale, quando, cioè, ha attraversato un processo di trasformazioni profonde detto processo di modernizzazione. Adeguata al capitale è una società in cui i rapporti sociali complessivi coincidono con i rapporti di produzione. E’ necessaria una predisposizione ad una attività lavorativa tecnicamente indeterminata. Non si tratta più di formazione professionale ma di formazione tout-court.

10.3

Sistema formativo e sistema produttivo nel processo di indeterminazione

La formazione professionale mira a trasformare le potenzialità creative incapacità produttive desoggettivate. La capacità creativa viene trasformata in capacità a produrre in condizioni di indeterminazione. Il sistema formativo è anche un’istituzione politica che ha due funzioni:

  • risposta del sistema produttivo al bisogno di creare forze di lavoro a propria immagine.
  • la funzione di raccogliere ed integrare le istanze di promozione sociale provenienti dal basso.

Questi due aspetti spesso entrano in concorrenza.

La modernizzazione è un processo globale che dà per scontato un collegamento tra sistema formativo e sistema produttivo.

I mutamenti della parte tecnica rendono difficile l’adeguamento da parte della formazione a tempi così rapidi. La scuola è chiamata a dare una formazione che consenta non solo continui spostamenti da un settore all’altro della produzione, ma anche il rapido apprendimento dell’uso di un nuovo strumento tecnico: cioè di una formazione indeterminata. Gli uomini e le donne sono chiamati ad allargare la base della loro formazione solo per adeguarsi  meglio all’evoluzione tecnica. Anche le qualità umane vengono formate a prescindere dalle esigenze degli uomini e delle donne.

10.4

La desoggettivazione del lavoro

La presenza di una valenza soggettiva della forza-lavoro nel processo produttivo si pone come limite del processo di indeterminazione. Operaio che rende al mattino 100, poi lite moglie etc. La potenzialità lavorativa si riduce.

10.5

L’oggettivazione del processo lavorativo: dalla meccanizzazione all’automazione

All’origine della meccanizzazione c’è la necessità di depurare il processo lavorativo di qualsiasi interferenza della soggettività umana. Il valore d’uso di una merce è quello di lasciarsi trasformare. Il valore d’uso della forza lavoro manuale-intellettuale consiste nella sua capacità di trasformare.L’introduzione delle macchine comporta un’oggettivazione del processo lavorativo. Le funzioni manuali vengono trasferite ad una struttura oggettiva. Con la macchina, non è più chi lavora ad usare la condizione di lavoro, ma è la condizione di lavoro ad usare chi lavora. La funzione di controllo, però, è ancora prerogativa umana. Con l’automazione, anche la funzione di controllo viene incorporata nella struttura tecnica. In tal modo il processo lavorativo viene a coincidere con il processo produttivo. Il processo lavorativo affermandosi in oggettività tecnica, si nega come attività soggettiva.

Scheda

Taylorismo e desoggetivazione del lavoro

Da un certo punto in poi, l’organizzazione del lavoro ha fatto riferimento al procedimento teorizzato dall’ing. F. W. TAYLOR, basato sullo studio dei tempi e modi di ogni operazione lavorativa:

  • E’ possibile individuare il modo migliore di fare qualsiasi operazione (one best way). Questo principio di fatto, sottrae al soggetto il controllo della sua funzione produttiva.
  • Valutazione cronometrica del rendimento
  • Lo studio e del modo e del tempo di lavoro è prerogativa della direzione aziendale. Per raggiungere questo obiettivo, l’organizzazione del lavoro ha bisogno di sgretolare la struttura del mestiere, in modo di personalizzare al massimo le singole operazioni, la cui conduzione, viene accentrata a livello di direzione.

Il mestiere è la professionalità incorporata nella forza lavoro. L’organizzazione scientifica del lavoro, progettata da Taylor, sente come estranee a sé le qualità professionali incorporate nella forza lavoro. Non può bastare che la professionalità lavori per l’azienda, bisogna che sia dell’azienda. Muore la specializzazione come attributo del soggetto e nasce la specializzazione come prerogativa dell’azienda.

 

 

Capitolo 11 – L’indeterminazione sociale del lavoro

Introduzione

La società astratta è condannata alla precarietà finché all’indeterminazione tecnica non fa riscontro anche un’indeterminazione sociale del lavoro.

11.1

L’indeterminazione della forza-lavoro nel mercato del lavoro

Assenza di corrispondenza fra la qualità dell’offerta di prestazioni lavorative e la qualità della domanda.

Per trovare lavoro è più produttivo nascondere le proprie specializzazioni.

Il sistema socio-economico intende indurre i soggetti in cerca di occupazione a presentarsi sul mercato come forza lavoro indeterminata disponibile ad a svolgere qualsiasi ruolo.

I giovani in cerca di lavoro si vendono per forza lavoro non qualificata (una finzione), una volta assunti si aprirà, però un aspro conflitto, perché sono invece qualificati e rivendicano la loro professionalità. La flessibilità è l’indeterminazione della forza lavoro rispetto al modo e al tempo di produzione.

11.2

La flessibilità della forza-lavoro come indeterminazione esistenziale

  • mobilità territoriale: Si chiede mobilità, quindi di non mettere radici.

Disinnescando le persone concrete dall’universo dei bisogni, si pretende i potere accedere all’uso della forza lavoro indeterminata.

C’è contrapposizione tra il bisogno capitalistico di indeterminazione e il bisogno sociale di determinazione.

  • mobilità rispetto alle mansioni: non essendo definite le mansioni, la persona viene chiamata a funzionare come forza lavoro.
  • flessibilità dell’uso della forza lavoro manuale-intellettuale: Si richiede anche di usare la forza lavoro in modo elastico rispetto ai ritmi di lavoro e agli straordinari.

11.3

L’indeterminazione della retribuzione

La retribuzione legata alla congiuntura è una retribuzione sganciata dai bisogni esistenziali delle persone e agganciata ai bisogni economici del sistema. Rischio imprenditoriale (che è soltanto economico) vs sopravvivenza umana.

Anche su questo piano il conflitto è tra interessi del capitale e qualità della vita sociale.

La scala mobile però non viene tenuta in considerazione dagli imprenditori.

Anche nel processo di inflazione, c’è una manovra economica. Per ridurre l’inflazione vengono bloccati i meccanismo di incremento delle retribuzioni dicendo che i lavoratori non perdono nulla perché resta invariato il loro potere di acquisto, ma questo non è vero perché il processo di aumento delle retribuzioni viene rallentato in maniera molto più significativa rispetto alla riduzione dell’inflazione.

Nozione di retribuzione reale: punto di vista del lavoratore variabile indipendente

Nozione di Retribuzione nominale: punto di vista delle forze imprenditoriali variabile dipendente

11.4

L’indeterminazione della mansione lavorativa

Il Soggetto perde il rapporto con una sua specifica mansione. Il punto terminale della libertà di spostare è la libertà di licenziare.

11.5

L’indeterminazione del rapporto di lavoro

In sede di rapporto di lavoro l’indeterminazione si definisce in termini di instabilità. L’indeterminazione dei contenuti e elle condizioni di lavoro riguarda le modalità d’uso della forza lavoro (riorganizzazione qualitativa) , mentre l’indeterminazione del rapporto di lavoro mette in discussione l’uso stesso della forza-lavoro (ridefinizione quantitativa della forza di lavoro). La quota di forza lavoro necessaria viene rapportata non al bisogno di lavoro di uomini e donne, ma alle esigenze del sistema produttivo. Tale necessità è legata a due fattori:

  • la strutturazione tecnica del processo lavorativo: procede in direzione della sostituzione del lavoro umano con il lavoro tecnico. In questo caso, la tendenza è lineare e va in direzione di una progressiva diminuzione di lavoro umano.
  • L’andamento del mercato:  non c’è tendenza lineare. Es mercato auto ok, però un dato modello non tira.

In base a ciò il sistema produttivo capitalistico ha l’esigenza di definir il rapporto di lavoro in termini di instabilità.

11.5.1

La valenza sociale del “posto di lavoro”

L’approdo ad un posto di lavoro sicuro ha una valenza esistenziale poiché la società astratta non dà garanzie sul futuro. La società astratta ha tutto l’interesse a rendere il posto di lavoro indefinito.

11.5.2

La sperimentazione dell’indeterminazione occupazionale: il doppio mercato del lavoro

Lavoro ufficiale: da contratto

Lavoro non ufficiale: lavoro nero

Da una parte sostituzione di lavoro umano con lavoro tecnico e lavoro regolare con lavoro irregolare.

11.5.3

Le forme di lavoro irregolare

Il processo di indeterminazione attacca l’attività lavorativa su due punti:

  1. Rapporto di lavoro:  instabilità del lavoro
  2. Contenuto del lavoro: incertezza delle mansioni lavorative.

L’intrecciarsi di queste due forme, produce una miriade di forme di lavoro irregolare.

      • Cameriere: ha mansioni determinate. L’indeterminazione riguarda il rapporto di lavoro ma non le mansioni lavorative.
      • Tuttofare: l’indeterminazione riguarda sia il rapporto di lavoro che il contenuto.
      • Lavoro a domicilio: la lavoratrice non entra a far parte dell’azienda e la sede di lavoro è casa sua. In questo caso è il capitale che produce profitto stando a casa di altri. Il tempo di vita ha la stessa lunghezza del tempo di lavoro.
      • Lavoro di propaganda e vendita esterna: assenza di rapporto formale.
      • Lavoratori stagionali: si tratta di un lavoro estremamente concentrato in un piccolo lasso di tempo. In questo arco di tempo si verifica un azzeramento della qualità della vita dei lavoratori che sono completamenti assorbiti dall’attività lavorativa. Elevazione dei livelli di indeterminazione.

Il lavoro irregolare comporta l’assenza di un rapporto formale o di un qualsiasi rapporto.

11.5.4

La scissione fra soggetto e prestazione lavorativa

 Il lavoro irregolare si figura da un lato come rottura del vecchio rapporto e dall’altro come proposizione di un nuovo rapporto di lavoro fondato sull’instabilità. Nel nuovo modello è possibile acquistare prestazioni lavorative senza collegarle ad un uomo o donna specifici, dunque si crea scissione.

1.5.5

L’istituzionalizzazione della instabilità del rapporto di lavoro

Si azzera il sistema dei vincoli sociali. Nella nuova posizione i datori di lavoro possono adottare di volta in volta il rapporto di lavoro per loro più vantaggioso. Istituzionalizzazione dell’instabilità lavorativa significa per gli imprenditori libertà di manovra nelle situazioni date e per i lavoratori il massimo di esposizione al processo di indeterminazione.

11.6

L’indeterminazione nel processo di trasformazione del lavoro

Meno il tempo di lavoro è determinato più il tempo di vita si rende disponibile al lavoro. L’indeterminazione del lavoro è la via per la quale il sistema di valorizzazione del capitale estende il suoi dominio alla vita sociale. L’indeterminazione significa per chi lavora il non poter organizzare la propria vita. Bisogna distinguere tra:

  • Indeterminazione in condizione di stabilità lavorativa: mancanza di vincoli contrattuali.
  • Indeterminazione in condizione di instabilità lavorativa: l’indeterminazione può operare in piena libertà sia in sede di contenuti di lavoro che in tempi di lavoro.

11.7

Innovazione tecnologica e indeterminazione del lavoro

Con l’avvento delle macchine, molte funzioni lavorative e reano ancora incorporate nel lavoro umano. L’automazione comporta che tutte le funzioni lavorative in senso stretto sono incorporate alle macchine e al lavoro umano rimangono solo compiti di gestione , programmazione e manutenzione. L’innovazione tecnologica va in direzione dell’indeterminazione dei contenuti del lavoro e fornisce il pretesto per la richiesta di disponibilità a cambiare mansione anche in un quadro di stabilità lavorativa. L’automazione produce labour saving risparmio di lavoro umano che si chiede al lavoratore, di impiegare in altre attività (ragazza computer, anche vendita…..).

11.8

Destabilizzazione del sistema delle professioni e precarietà sociale

C’è un continuo comparire e scomparire delle professioni, questo provoca precarietà sociale, ossia uno stato di insicurezza materiale e immateriale in cui sono costretti a vivere tnati uomini e donne. L’incertezza del progetto di vita genera disagio esistenziale.

Capitolo 12 – La negazione del lavoro umano

12.1

Negazione del lavoro umano e indeterminazione sociale

L’oggettivazione del lavoro umano – cioè il trasferimento delle funzioni lavorative ad una macchina – investe la dimensione quantitativa dell’attività umana necessaria per il processo di produzione. Il lavoro umana cambia anche per poter essere ridotto. La negazione del lavoro umano produce indeterminazione esistenziale e azzeramento della condizione sociale. La negazione del lavoro si colloca a metà tra l’indeterminazione del lavoro e l’indeterminazione della vita sociale.

La caduta del rapporto di massa provoca una tendenza alla separatezza del capitale rispetto alla collettività che consente alle forze imprenditoriali di emanciparsi dai vincoli sociale e di esercitare potere incondizionato sulla società complessiva. Consente di tenere ancora in minor conto la domanda sociale.

Però, se da una parte si emancipa dalla collettività, dall’altra ha molte difficoltà a legittimare la stessa esistenza del rapporto di produzione capitalistico, visto che utilizza risorse sociali senza dare in cambio occupazione di massa.

12.2

Le forme della negazione del lavoro umano

La negazione del lavoro umano non può automaticamente tradursi in licenziamenti di massa per ovvie ragioni. Quindi si ricorre a: blocco delle assunzioni, disattivazione volontaria delle forze di lavoro (incentivazione alla pensione), part-time (in tal caso, chi ottiene il part-time può dedicarsi ad altro lavoro, magari irregolare per il resto della giornata), cassa integrazione.

12.3

La negazione del lavoro umano come sistema di esclusione sociale

L’esclusione sociale è uno dei connotati della società astratta. La forza-lavoro espulsa, pur essendo inattiva rispetto al processo di produzione, concorre alla valorizzazione proprio attraverso il suo stato di inattività. La cassa integrazione è un caso di esclusione sociale molto grave, si viene pagati senza dover lavorare, ma il lavoratore vive il tempo liberato come tempo vuoto. La disoccupazione crea ancor più disagio.

Capitolo 13 – L’indeterminazione della vita sociale       

13.1

Vita sociale e valorizzazione capitalistica nel processo di indeterminazione

Tempo di lavoro e di vita sono così intrecciati che il tempo di vita viene percepito come tempo di lavoro indeterminato. Per questa via, l’indeterminazione viene ad investire il tempo sociale. Il lavoro indeterminato è la forma di lavoro che si adegua al processo di valorizzazione del capitale e la vita sociale indeterminata è la forma di vita adeguata al processo di valorizzazione sociale del capitale. La vita sociale indeterminata è una vita senza qualità. La vita reale diventa astratta e la valorizzazione capitalistica, diviene realtà. Il lavoro è socialmente indeterminato se riferito al tempo di lavoro.

13.2

La separazione fra individualità e socialità

Nella vita sociale si esprime una componente fondamenta della persona: la socialità. La persona ha una struttura circolare che parte dal sé e ritorna al sé attraverso gli altri ed è in tale viaggio che si realizza ogni uomo e donna. La via che il processo di indeterminazione percorre per uscire da questa contraddizione è la separazione fra individualità e socialità. La socialità viene estrapolata dal contesto personale.

13.3

La spettacolarizzazione della vita sociale

Non potendosi attivare nel tempo di lavoro, la soggettività cerca di attivarsi nel tempo libero. Da parte della società c’è la necessità di organizzare il tempo libero in modo da ingabbiare la soggettività. Vuole rendere passivi i soggetti: invece di far praticare sport si incentiva l’assistere a spettacoli sportivi etc….La passività è funzionale all’indeterminazione della vita sociale.

13.4

L’indeterminazione dell’essere sociale

La società astratta non può reggere a lungo se non è fondata su un essere sociale indeterminato. Per evitare che le determinazioni degli individui prendano il sopravvento, bisogna che venga investito direttamente l’essere sociale. L’indeterminazione dell’essere sociale è il processo attraverso il quale in condizioni date, l’essere collettivo si definisce a prescindere dal particolare esistere delle persone concrete.

Capitolo 14 – La regolazione sociale

14.1

Indeterminazione e regolazione della vita sociale

La vita sociale è ricca di determinazioni concrete, per poter essere indeterminata, la vita sociale deve essere regolata dall’esterno. La regolazione della vita sociale è dunque funzionale alla sua indeterminazione. Per regolazione della vita sociale si intende: il processo attraverso il quale la vita degli uomini viene sottoposta ad un sistema di regole che la rendano compatibile con le esigenze della valorizzazione del capitale. La vita sociale viene regolata cioè, modellata sulle esigenze del sistema capitalistico.

14.2

Regolazione e integrazione sociale

Spesso la regolazione è l’esito oggettivo dell’organizzazione della società. Gli uomini e le donne per integrarsi spesso si adeguano al sistema voluto dalla società capitalistica.

14.3

Le forme della regolazione sociale

Regolazione diretta: organizzazione della vita sociale. es. giornata lavorativa

Regolazione indiretta: interiorizzazione di un sistema di regole (sistema morale).

14.3.1

La giornata lavorativa come sede di regolazione della vita sociale

I festivi  sono diversi dalla giornata lavorativa

14.3.2

Regolazione sociale e regolamentazione morale

La regolamentazione morale, in quanto sistema di regolazione della vita sociale, ha funzione di introdurre nella società valori astratti come parametri della condotta sociale e di interiorizzarli nelle coscienze come valori concreti. Il sistema morale regola la vita sociale attraverso lenti ed inavvertibili processi di interiorizzazione di valori astratti.

14.3.3

Sistema morale e identità sociale

Per identità sociale si intende il quadro sociale nel quale gli uomini si identificano Il sistema morale interviene per definire l’identità sociale come filtro fra il bisogno di concretezza che emerge dalla società-collettività e le richieste di astrazione che provengono dalla società struttura. Il bisogno di concretezza viene fatto apparire come velleità egoistica.

14.4

Regolazione sociale ed espropriazione della progettualità esistenziale

La società astratta ci espropria del nostro progetto di vita e ci troviamo a vivere una vita non nostra. Consumiamo la nostra vita mentre cerchiamo di realizzarla in una società indifferente alla nostra condizione esistenziale.

Conclusione – L’ambivalenza della società astratta

La dinamica della società astratta

Funzionale al sistema di astrazione sociale è il processo di indeterminazione sociale. L’indeterminazione, non è assenza di determinazione, ma spostamento di determinazione dalla società complessiva al capitale.

Forza e debolezza della società astratta

Forza: indifferenza alla condizione umana

Debolezza: chiusura in sé stessa.

Assenza e presenza della società astratta

Assenza: per i problemi concreti di uomini e donne

Presenza: quando c’è da intervenire per reprimere alcuni comportamenti. Es. se non si paga una cambiale….. subito pignoramento.

Postilla metodologica

Sulla esplorazione teorica della realtà sociale

Il quadro della società astratta può aprire una prospettiva di rq empirica. C’è una distanza tra teoria e ricerca. La teoria ha dei ritmi suoi e deve lavorare ad una giusta distanza dall’indagine empirica.

L’unico modo per orientarsi nel presente è lavorare su ciò che ancora non è.

Un’esplorazione teorica della realtà sociale deve far emergere il sociale prima che diventi realtà consolidata e inamovibile.

Appendice

Una figura storica: l’operaio massa fra indeterminazione sociale e soggettività politica

Per operaio massa, si intende l’operaio comune non qualificato, addetto alla catena di montaggio della grande azienda, ossia forza lavoro flessibile e intercambiabile. L’operaio massa si definisce come l’esito di condensazione dell’essere sociale che il capitale, al fine di allargare la base produttiva innesca, con l’immissione di contadini, artigiani e giovani disoccupati meridionali alla catena di montaggio delle grandi fabbriche del nord. In Italia negli anni ’50.

  • L’operaio massa prima del ’68, forza lavoro indeterminata: ex contadino o artigiano del sud, addetto alla catena di montaggio, estremamente flessibile e intercambiabile sul lavoro, al di fuori del lavoro è uno sradicato. E’ forza lavoro socialmente e tecnicamente indeterminata. Spera di ritornare alla sua condizione di provenienza e rifiuta di integrarsi. E’ funzionale alla valorizzazione del capitale. Diverso è l’operaio massa giovane che rifiuta di vivere una vita qualsiasi e fu da tramite tra i pre ’68 e post ’68.
  • L’operaio massa post ’68, da forza lavoro indeterminata a soggetto politico: Il movimento del ’68 fallì dal punto di vista di un collegamento diretto tra studenti e operai, ma fu un successo da un punto di vista indiretto. Infatti, il messaggio studentesco penetrò negli ambienti operai e, l’operaio massa giovane, fece da antenna a questa situazione. Le braccia si allontanano dalla macchina e si stringono a pugno chiuso intonando slogan. L’operaio passa da forza lavoro indeterminata a soggetto politico.
  • La risposta del capitale all’operaio-massa, la rarefazione dell’essere sociale: il capitale non affronta la situazione di petto, perché la rivolta è stata troppo potente. Preferisce agire tramite una ristrutturazione tecnica e organizzativa che implica l’immissione di macchine e la sostituzione di lavoro umano con lavoro tecnico. L’operaio però contrappone il suo bisogno di migliorare la qualità di vita. Il capitale cerca di rarefare l’essere sociale che prima aveva cercato di condensare. Ciò avviene tramite: la disarticolazione del corpo sociale e l’estensione del tempo di lavoro a tutto il tempo di vita.
  • La duplice valenza dell’operaio massa: la migrazione al nord di tanti contadini ha prodotto un mutamento sia geografico che culturale (producendo una massa di persone massificate nella figura dell’emigrato). L’operaio è prima oggetto di massificazione sociale e poi soggetto di compattazione politica. Il motore dell’autunno caldo del ’69 è stata la rabbia meridionale trapiantata al nord. Gli operai cominciarono a chiedere aumenti uguali per tutti, rapportando il salario alle esigenze di vita.

Materiali di studio

Lavoro astratto e lavoro oggettivato nella teoria Marx

1

Dal lavoro astratto alla indeterminazione sociale

La sottomissione del lavoro al capitale si definisce come liberazione del sistema di valorizzazione da qualsiasi determinazione specifica dell’attività lavorativa. Dunque si evidenziano due fenomeni:

  1. L’astrattizzazione del lavoro: requisito strutturale della sottomissione al capitale. L’astrazione è vissuta come indifferenza di contenuti. Il modo capitalistico di produzione si definisce come processo di espropriazione. Il processo sociale si pone nei termini di indeterminazione sociale quest’ultimo ha la funzione di produrre uno stato di indifferenza sociale che ha a sua volta la funzione di riprodurre astrazione là, dove l’essere sociale preme per riaffermare i suoi contenuti. Nello stato di indifferenza sociale il capitale ricerca le condizioni per radicare nella società complessiva il processo di valorizzazione. Tutta la vita sociale è coinvolta nel processo di valorizzazione.
  2. Sottomissione al capitale:  diretta subordinazione del processo lavorativo al capitale. Quando appare in scena il modo di produzione capitalistico, ha luogo la sottomissione reale del lavoro al capitale. La sottomissione reale avviene con il modo di produrre tecnico, altrimenti si parla di sottomissione formale. Oggi, però, è più corretto parlare di lavoro sottomesso al capitale quando liberato da ogni vincolo tecnico si connette al capitale come pura disponibilità e pura potenzialità., quindi alla base del concetto di sottomissione reale c’è  il lavoro indeterminato e non il progresso tecnico.  Non essendoci più differenza tra tempo di lavoro e tempo libero, il capitale fa riferimento al tempo di vita e la sottomissione reale del lavoro richiede una regolazione della vita sociale. E fondamentale, inoltre, la subordinazione del valore d’uso (che esprime concretezza) al valore di scambio (che esprime astrattezza). C’è quindi necessità di procedere alla rarefazione dell’essere sociale.

2

L’oggettivazione del lavoro

Il lavoro, osserva Marx, viene non solo consumato, ma nello stesso tempo fissato, materializzato nella forma di oggetto e mutandosi in oggetto passa dalla forma di attività e diventa essere. Tale trasformazione non è di per sé valorizzazione del capitale, ma, bisogna che avvenga all’interno del modo capitalistico di produzione e in tal senso, la valorizzazione capitalistica si definisce come oggettivazione finalizzata allo scambio.  E’ necessario che il lavoro vivo si trasformi in valore d’uso del capitale (valore d’uso per il valore). Se il lavoro non si oggettivasse, rimarrebbe una prerogativa della persona e non potrebbe essere sottomesso al capitale. Si tratta di trasformazione del lavoro da attività soggettiva ad attività da fissare ad un oggetto. Dunque, il capitale si appropria del lavoro, trasformandosi esso stesso in oggetto, trasfigurandosi nella merce. Il lavoro oggettivandosi si trasforma in capitale, producendo come dice Marx, il suo contrario.

Dal punto di vista dello scambio la forza lavoro è lavoro oggettivato, il suo valore equivale al lavoro necessario per la sua riproduzione. Viene degradata a merce la stessa soggettività umana, attraverso la sua fissazione nella forza lavoro.

  • Una volta scambiata, la forza lavoro viene usata dal capitale non più come depositaria di lavoro oggettivato, ma come agente di lavoro vivo. E’ nello scarto tra acquisto di lavoro oggettivato e uso di lavoro vivo che sta il plusvalore. Nello scambio, l’operaio dà in cambio dell’equivalente del tempo di lavoro in lui oggettivato, il suo tempo di lavoro vivo che crea e moltiplica valore. Come attività egli viene assorbito dal capitale. Il lavoro non oggettivato si definisce in rapporto al capitale come non capitale. Per Marx vi sono due connotazioni del lavoro non oggettivato:
  1. Positiva: lavoro come attività
  2. Negativa:  lavoro separato dalla oggettività.

Dall’oggettivazione all’estraniezione, il passo è breve. L’oggettivazione capitalistica del lavoro, in quanto sottrazione del lavoro alla soggettività umana, è già estraniazione. Il prodotto del lavoro è il lavoro fissato in un oggetto. Se il lavoro non si fissasse in un oggetto esso rimarrebbe una prerogativa del soggetto. Il lavoro per essere metro di misura, deve fissarsi in u oggetto, deve oggettivarsi nella merce.

3

Il lavoro astratto in quanto lavoro oggettivato

La nozione di lavoro astratto in Marx, emerge nell’ambito dell’analisi della merce. Marx prende l’avvio dalla definizione dello scambio delle merci: nel rapporto di scambio si fa astrazione del valore d’uso delle merci. Una volta che si sia ridotto un bene a semplice prodotto del lavoro, cioè ad entità astratta, non ci si può aspettare che esso sia il prodotto di un lavoro concreto. I percorsi per Marx sono due:

  1. Dal bene ala merce e dal valore d’uso al valore di scambio (cioè dal concreto all’astratto). Produrre per scambiare al posto di produrre per consumare.
  2. Dal valore astratto al valore che lo produce.

Il lavoro è un comun denominatore di tutti i beni poiché tutti i beni sono stati prodotti. Il lavoro che qui interessa è quello che si incorpora al prodotto: lavoro oggettivato. Questo cambiamento da forza attiva a stato passivo è indispensabile alla legge del valore-lavoro. Bisogna che il lavoro contenuto nella merce sia misurabile. Un altro passo importante è la quantificazione del lavoro oggettivato attraverso la sua riduzione a tempo di lavoro e dunque, il lavoro oggettivato funzionata come lavoro-misura. Il lavoro per oggettivarsi nei prodotti deve essere lavoro semplice, uguale, astratto.

Solo nella produzione di beni destinati allo scambio, il lavoro vivo si traduce in lavoro oggettivato. In Marx la distinzione tra lavoro vivo e  lavoro oggettivato, non è chiara e ciò è dovuto al fatto che il lavoro oggettivato è una categoria economica e il lavoro vivo è una categoria tecnica. La nozione marxiana di lavoro astratto è tutta incentrata sulla distinzione tra lavoro che crea valore d’uso e lavoro che crea valore di scambio. Inoltre, insiste sul rapporto tra lavoro concreto (che in sede tecnica produce il bene) che è lavoro utile e connaturato alla condizione umana e lavoro astratto (che in sede economica si oggettiva nella merce) discende da uno status reale di lavoro e quindi non è un’invenzione dell’economia. Marx individua inoltre il lavoro medio che consiste nel dispendio di energie che ogni uomo possiede. Secondo il prof la nozione tecnica di lavoro si riferisce al lavoro concreto e la nozione economica al lavoro astratto. Il lavoro medio semplice è lavoro concreto.

Il processo di astrattizzazione si riferisce solo al lavoro oggettivato, infatti Marx afferma che l’equivalenza tra merci differenti mette in luce il carattere del lavoro creatore di valore infatti, riduce il valore della merce a ciò che è a loro comune: il lavoro umano. L’astrattizzazione è una categoria dello scambio e non della produzione.

Marx fa un cammino a ritroso, parte dal lavoro astratto (scambio delle merci) per risalire al lavoro concreto (produzione delle merci). E’ passando attraverso l’oggettivazione che il lavoro concreto perde le sue determinazioni tecniche.

Critica di alcune interpretazioni della nozione marxiana di lavoro astratto

Il lavoro astratto non riguarda la fase di produzione delle merci, il lavoro vivo è l’azione esercitata per trasformare la materia.

- Colletti

-Tronti come Marx fa dipendere il lavoro oggettivato dal lavoro vivo.

Ridefinizione della nozione di lavoro astratto

Lavoro astratto in quanto lavoro oggettivato. Il lavoro produttore di valore di scambio ha due caratteristiche sono:

Astrazione: lavoro in quanto sostanza economica della merce.

Generalità: il lavoro non ha nulla della particolarità propria della merce in cui è oggettivato.

Bisogna sottolineare che lavoro senza qualità e lavoro astratto sono due cose diverse. Si parla di lavoro senza qualità quando le procedure sono astrattizzate e di lavoro astratto là dove il lavoro perde qualsiasi connotazione tecnica di produzione e diventa misura di valore.

 

Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/Sociologia%20corso%20avanzato/La_societ%C3%A0_astratta.doc

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