Storia giornalismo

 


 

Storia giornalismo

 

I riassunti, le citazioni e i testi contenuti in questa pagina sono utilizzati per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche e vengono forniti gratuitamente agli utenti.

 

 

 

APPUNTI

Corso per operatori ufficio stampa

Organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Regione Lombardia

Presidente: Franco Abruzzo

Coordinatore del corso: Franz Foti

 

 

PRIMA PARTE

 

STORIA DEL GIORNALISMO

 

A cura di Laura Cianci e Barbara Reverberi
Prefazione

 

 

 

Colte da un raptus improvviso, abbiamo deciso di trascrivere tutti gli appunti, presi lezione dopo lezione, in formato elettronico. Per premiare la pazienza, la tenacia e la continuità abbiamo pensato di lasciare nella “storia” dei corsi per operatori uffici stampa la nostra “opera”: un insieme di commenti, leggi, esperienze, consigli e note tecniche. 

 

Nella prima parte, la storia del giornalismo italiano tratta dal Codice dell’informazione di Franco Abruzzo, la Bibbia del futuro giornalista, integrata con notizie tratte dalla Storia del giornalismo di Paolo Murialdi.
Nella seconda, le principali leggi tratte dal Codice che abbiamo letto e commentato in aula sotto la guida esperta di Laura Caramella e Corso Bovio. Alla base la convinzione che il giornalista deve esercitare “l’insopprimibile diritto di informazione con il rispetto delle norme dettate a tutela della personalità altrui e dell’obbligo inderogabile di salvaguardia della verità sostanziale dei fatti narrati con la lealtà e la buona fede imposte dai doveri che ne qualificano ineludibilmente l’operato” (F. Abruzzo, Codice dell’Informazione, Centro di Documentazione Giornalistica, III Ed., Vol. 2, pag. 2328).
Nella terza ed ultima parte, invece, si trovano tutte le informazioni tecniche per il comunicatore e l’addetto stampa: chi è, che cosa deve e non deve fare, che cosa e come deve scrivere.

Il corso, coordinato da Franz Foti, è di 120 ore di aula con esercitazioni (comunicati stampa, simulazioni di conferenze stampa, preparazione di cartelle stampa). La frequenza è obbligatoria. Scopo del corso è preparare gli operatori degli uffici stampa e trasformarli in giornalisti, fornendo loro gli strumenti per affrontare e superare la prova d’esame, che consente l’iscrizione all’Albo dei pubblicisti.
Il corso è organizzato in moduli e prevede approfondimenti sulla comunicazione interna ed esterna, su aspetti giuridici e deontologici.

Per la realizzazione di questa raccolta di appunti, ringraziamo Franz Foti, docente coordinatore del Corso per Operatori degli Uffici Stampa, presenza costante e severa, che ci ha incoraggiato nella stesura.

Non ci resta che augurarvi buona lettura!


 

La stampa italiana si intreccia con la storia economica e politica italiana.

 

1438-1450

Germania. Magonza. Gutenberg sviluppa le sue tecniche innovative di stampa (realizzava la pagina legando i caratteri, poi la pagina subiva l’inchiostratura sul piano del torchio. Più avanti la pagina sarà completata, sistemando i caratteri in un “telaio”, che aveva il formato della pagina). Gutenberg conclude nel 1455 la prima opera che verrà stampata, una Bibbia in latino (testo di 1.286 pagine, due colonne per pagina da 42 righe), nota come “Bibbia mazzarina”, perché acquistata dalla biblioteca del cardinale italo-francese Giulio Raimondo Mazzarino.

XI sec

Compaiono un po’ ovunque i primi avvisi a stampa, fogli volanti, almanacchi, bollettini.

1563

Italia. Venezia. Nasce il nome di Gazzetta. Un avviso che veniva messo in vendita a una gazeta (moneta d’argento da due soldi) dà il titolo alla Gazzetta.

1600

Nascono le prime Gazzette, quindicinali o settimanali, che affiancano gli avvisi e i fogli di notizie manoscritte.

1605-1609

Anversa, Augusta, Strasburgo sono le prime città in cui compaiono le gazzette.

1617-1621

Compaiono le gazzette anche ad Amsterdam, Parigi, Vienna e Londra

1631

Francia. Parigi. Esce “La Gazette”per volere di Richelieu. Compilata da Théophraste Renaudot, un ex medico che scrive con uno stile pungente (di cui serve soprattutto il Mazzarino durante la Fronda) e possiede un talento versatile. Era di quattro pagine e non arrivava alle mille copie. Per renderla sempre più attraente inserì supplementi dedicati ad eventi particolari e soprattutto piccoli annunci commerciali. Questa prima forma di pubblicità servì a far diminuire il prezzo di vendita. Nel 1672 si avranno dodicimila abbonati.

1636

Italia. Firenze. Prima comparsa non documentata delle Gazzetta fiorentina.

1639

Italia. Genova. Prima comparsa documentata della gazzetta genovese.

 

Le prime gazzette hanno il formato dei libri – la misura più diffusa è il 15 x 23 cm – ed escono a due o a quattro pagine. Le otto pagine e la periodicità arrivano, in qualche caso, nella seconda metà del Seicento quando alle vendite effettuate alle stamperie e in qualche bottega di libraio si aggiungono i primi abbonati. 

 

In Europa l’esercizio della stampa e l’attività giornalistica sono sottoposti al regime di esclusiva (il privilegio concesso dal principe; di qui la definizione di gazzetta privilegiata) e alla censura preventiva

 

In Italia invece gli eventi della Riforma e della Controriforma segnano in maniera diversa le attività di stampa. Da una parte, con la pace di Vestfalia che conclude nel 1648 la Guerra dei Trent’Anni, si è aperta l’era dei grandi Stati secolarizzati nei quali comincia a farsi strada la tolleranza religiosa; dall’altra parte ci sono la frammentazione della penisola, i roghi dell’inquisizione, l’Indice dei libri proibiti e una censura ecclesiastica severa, che si somma  o si sovrappone a quella esercitata dal sovrano.

1660

Germania. Lipsia. Nasce il primo quotidiano, “Notizie fresche degli affari di guerra e del mondo  che diventerà presto “Leipziger Zeitung”.

 

Anche Amsterdam e Londra sviluppano i primi quotidiani.

1664

Inghilterra. Areopagitica di John Milton. Rivendicazioni della libertà di espressione e richieste di abolire il privilegio e la censura preventiva.

1665

Francia. Parigi. Nasce il primo esempio di un periodico diretto al mondo dei dotti o, comunque, al pubblico più colto della Parigi di Luigi XIV rientrando nella politica culturale del Re Sole che ha nelle Accademie i punti di forza, si chiama “Journal des Sçavans” (poi “des Savants”). È un settimanale (lo sarà fino al 1724), diventerà poi un mensile. Basato sui libri che si pubblicano in Francia e all’estero, rimarrà in tutt’Europa un modello.

1668

Italia. Si intravede la prima esperienza del giornalismo letterario ed erudito con l’uscita trimestrale del “Giornale dei Letterati”, si avverte che la fase più rigida della Controriforma non può durare a lungo e che occorre governare in modo diverso il mondo della cultura.

1688-1689

Profugo in Olanda, John Locke sostiene che il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà erano diritto naturali ed inalienabili degli uomini. Dalla tolleranza religiosa derivano anche la libertà di stampa, di associazione e di parola.

1695

Inghilterra. Il Parlamento abolisce il Licensing Act (abolizione della censura preventiva).

Fine Seicento inizio Settecento

Italia. Escono le gazzette di Torino, Bologna, Mantova, Messina, Parma, Modena e Rimini.
“Il Sincero” di Genova (veniva compilato da Luca Assarino, ex mercante, scrittore versatile e abile nel destreggiarsi tra il Senato genovese e le corti di Parigi e di Torino. La sua figura “professionale” è la prima che spicca nelle carte giornalistiche di quei tempi), “I successi del mondo” di Torino e il “Rimino” di Rimini. Le gazzette di Genova e Torino dureranno trent’anni.

1700

Inghilterra. Nasce la monarchia costituzionale, cioè sottomessa alle leggi.

1702

Inghilterra. Londra. Nasce il primo quotidiano moderno, il “Daily Courant”. Durerà trentatré anni. Nuovo per i contenuti  e per la diffusione favorita dall’avvio del servizio postale. In Inghilterra si potevano affrontare più liberamente temi politici in una contrapposizione già netta tra conservatori e liberali.

1710

Italia. Venezia. Si sviluppa e fiorisce il giornalismo letterario italiano (seconda esperienza). Ricordiamo che Venezia fin dal Rinascimento, con il lavoro di Aldo Manuzio e i suoi discepoli, è la capitale dell’arte della stampa.  Con il “Giornale dei letterati d’Italia”, una rivista trimestrale, promossa da Scipione Maffei, Antonio Vallisnieri e Apostolo Zeno, Venezia eserciterà per trent’anni (per tutta la durata della rivista)  una vasta influenza nella repubblica delle lettere.

1719

Inghilterra. Londra. Defoe è il primo romanziere che apre la lunga serie dei feuilletons pubblicando Robinson Crusoe a puntate sul“Daily Post”.

 

Italia. Lo Stato della Chiesa continua la sua lotta contro i gazzettieri. Clemente XI manda a morte l’abate Gaetano Volpini ritenendosi calunniato da un suo scritto.

1740

Italia. Firenze. Terza esperienza di giornalismo letterario, esce “Novelle letterarie” (il contenuto abbraccia molti rami del sapere: storia, teologia, scienza e diritto).

1750

Italia. Venezia. Periodo illuminista e del furore di Goldoni, influenzato dalla massoneria e da quel genere giornalistico culturale creato a Londra da Richard Steele e Joseph Addison con il “Tatler”e lo “Spectator” (questi due periodici – di più il secondo - si rivolgono a un pubblico più ampio di quello dei dotti, appartenente alla borghesia colta, e lo coinvolgono nei dibattiti culturali attraverso l’uso dei dialoghi creati dal giornalista).

1760

Italia. Venezia. Prima traduzione del modello “Spectator” di Gaspare Gozzi. Esce la sua “Gazzetta Veneta”, due volte la settimana e dura due anni. Nella “Gazzetta Veneta” la pubblicità entra inserita in alcuni racconti del Gozzi per sostenere i bilanci. Si può parlare di una prima forma di “pubblicità redazionale”. Otto pagine compilate direttamente da lui con racconti che prendono spunto da fatti di cronaca e con una corrispondenza con i lettori basata su lettere autentiche o inventate. Con semplicità e decoro vi si trovano narrati fatti di cronaca, novelle, recensioni e “ciance”.

1763-1765

Italia. Venezia. Chiude la Gazzetta Veneta, nasce la “Frusta letteraria” di Giuseppe Baretta, quindicinale.

1764

Italia. Brescia e Milano. Pietro e Alessandro Verri con Cesare Beccaria (che nello stesso anno pubblica Dei delitti e delle pene) traducono in un giornale, “Il Caffè”, la lezione illuministica dell’Ecyclopédie di Diderot e D’Alambert, che trova adepti a Venezia – tipo Elisabetta Caminer – e a Milano. “Il Caffè”, che aveva lo scopo di sostenere le riforme e risvegliare le coscienze,resterà il miglior prodotto italiano dell’Illuminismo.

1776

Rivoluzione Americana.

1777

Il primo foglio quotidiano di Parigi, il “Journal de Paris”.

1787

Stati Uniti d’America. Nasce la Costituzione federale americana.
Inghilterra. Il liberale Edmund Burke può proclamare che la stampa è “il quarto potere”. Tra i polemisti spiccano grandi scrittori, come Daniel Defoe e Jonathan Swift.

26 agosto 1789

Francia. Rivoluzione Francese. Articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino dice: “La libera comunicazione del pensiero e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo: ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge . Due anni dopo lo stesso diritto viene sancito dal primo emendamento alla Costituzione nordamericana. Con la nascita del giornalismo politico si forma l’opinione pubblica. Aumentano i lettori delle gazzette nei sempre più diffusi caffè o in quei “gabinetti di lettura” che, sull’esempio francese, nascono in diverse città.

 

Esaltazione dei principi dell’89 in Italia.

 

Firenze. “Gazzetta universale” dell’Abate Vicenzo Piombi. Molto aperto e accurato.

 

Venezia. “Notizie del mondo” di Giuseppe Compagnoni, “Gazzetta urbana veneta” di Antonio Piazza, un periodico che va ricordato perché è il primo basato sulla cronaca cittadina.

 

Stato della Chiesa. “Gazzetta di Bologna” – Bologna -, “Notizie politiche” – Roma.

 

Milano. “Corriere di gabinetto” (uscito già nel 1786) dei fratelli Pirola vanta mille associati.

1790

Restrizioni sulla stampa. Si proibisce la lettura delle gazzette e dei libri, si controlla la circolazione dei fogli stranieri e i caffè e i gabinetti vengono sorvegliati dalla polizia. Cambiano registro la“Gazzetta Ufficiale”e le “Notizie del mondo”, viene soppresso “Notizie politiche”.

 

Diffusione clandestina dei fogli stranieri tipo “Moniteur universal” fondato a Parigi allo scoppio della Rivoluzione che arriva fino a Milano.

 

“Gazzetta di Lugano”,edita dal tipografo Giambattista Agnelli e diretta dall’abate Giuseppe Vanelli, è quella più diffusa nell’Italia del Nord.

 

Stato della Chiesa. La voce più importante dello schieramento papale (combattono non solo le dottrine rivoluzionarie ma anche gli ideali di libertà e di uguaglianza, cercando di sradicare i principi illuministici) è il “Giornale ecclesiastico di Roma” (1785-1798) diffuso in tutta Italia. Troppo di parte viene soppresso dal governo austriaco.

1791

Stati Uniti d’America. I emendamento della Costituzione federale americana, afferma: “Il Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, e per proibire il libero culto, e per limitare la libertà di parola o di stampa, o il diritto che ha il popolo di riunirsi in forma pacifica e inoltrare petizioni al governo per la riparazione dei torti subiti” .
Italia. Firenze. Esce il primo periodico femminile, il  Giornale delle dame, poi usciranno a Venezia La donna galante ed erudita di Venezia  e a Milano il  Giornale delle nuove mode di Francia e d’Inghilterra.

15 maggio 1796

Napoleone Bonaparte entra a Milano. Cadono le restrizioni sulla stampa.

1796-1799

Triennio rivoluzionario. Nascono quaranta giornali a Milano, venti a Genova e una decina a Venezia, Roma e Napoli. Nascono le prime forme di giornalismo politico. Nasce il tricolore italiano – su proposta del giornalista Compagnoni -, si comincia a parlare di unità d’Italia.

 

Nello Statuto della Cisalpina, art. 354, si assicura la libertà di espressione e si esclude ogni tipo di censura preventiva.

 

Milano diventa capitale della stampa.
In Italia i migliori giornalisti sono: Carlo Salvador e Gaetano Porro – lombardi - Ugo Foscolo e Giuseppe Valeriani – veneti – Melchiorre Gioia, Giovanni Rasori e Giuseppe Poggi – piacentini – Giuseppe Lattanti – romano – Pietro Custodi e Giovanni Ranza – piemontesi – Bartolomeo Benincasa e Giuseppe Compagnoni – emiliani – Matteo Galdi e Carlo Lauberg – napoletani.

1796

 

Milano. Esce il primo foglio libero compilato dal Rasori, il Giornale degli amici della libertà e dell’uguaglianza, seguono: Il termometro politico della Lombardia  di Salvador, il giornale dei Patrioti di Italia degli emigrati meridionali,  il Tribuno del Popolo  del Custodi e L’Amico del popolo del Ranza, soppressi dopo pochi numeri.

 

Milano. Carlo Barelle, libraio intraprendente, con la soppressione di molte testate giudicate ostili dai governanti francesi, viene spinto dalla voglia di far uscire un foglio senza né titolo né data, molto spregiudicato nei contenuti e nei toni, un successo che vanta quattromila copie vendute e che prenderà il nome di “senza titolo”.

1798

Milano. Il giornale più famoso del Triennio è il “Monitore italiano” (poi Cisalpino, dal “Moniteur Universal” di Parigi diventato il foglio preferito di Napoleone dittatore) che apre la serie dei monitori in Italia che appariranno  a Venezia, Firenze, Roma e Napoli.

 

Milano. Esce “Il Redattore”  foglio ufficioso compilato dal Lauberg, la sua testata porta alla ribalta il termine con cui ancora oggi vengono definiti i giornalisti che compilano i mezzi dell’informazione.

 

Milano. Vanno in carcere: Barelle, Ranza e Custodi.

 

I Giornale politici del tempo sono: a Bologna (il Monitore bolognese, tra moderato e democratico), a Modena (Giornale repubblicano di pubblica istruzione), a Brescia (Il Giornale democratico, fondato, subito dopo l’insurrezione contro Venezia, da un ventenne, Giovanni Labus, ammiratore del Foscolo), a Genova (la Gazzetta nazionale genovese, come strumento di battaglia dei democratici – compilata da  Contardo Solari, Giuseppe Crocco e Abate Antonio Pagano, poi Gazzetta nazionale della Liguria e Gazzetta di Genova, , settimanale che durerà fino al 1878). Concorrente della gazzetta era il settimanale moderato, Annali politico-ecclesiastici di Eustachio Degola, giansenista. A Roma (il Monitore di Roma, repubblicano poi moderato compilato da Urbano Lampredi, prolisso) , a Napoli (il Monitore napoletano è edito da una donna Eleonora Pimental, democratico-giacobino, morirà al patibolo)

1799

Le truppe francesi sono costrette dalle forse austrorusse ad abbandonare la penisola. Le Repubbliche crollano. Tutti i giornali democratici scompaiono. Rimarrà la Gazzetta di Bologna.

1800

Milano. Pietro Custodi lancia “L’Amico della libertà” bisettimanale che chiude dopo venticinque numeri. Giuseppe Lattanti lancia nel 1801 un quotidiano di impronta commerciale. Si intitola “Il colpo d’occhio giornaliero sulla città di Milano, ossia annunzio di economia, arti e commercio”. Foglio di servizio, verrà soppresso per ordine di Francesco Melzi, vicepresidente della Cisalpina.

1803

Nella repubblica Cisalpina un decreto di gennaio regola più rigorosamente la censura preventiva – affidata al Magistrato di revisione – e dà direttive fondamentali a stampatori e giornalisti: non recare offesa alla religione di Stato e alla pubblica morale; non attentare all’ordine pubblico e al rispetto dovuto al governo e alle autorità; non provocare il turbamento dell’armonia verso i governi amici; non diffamare le persone.

1806

Con l’incoronazione di Napoleone a imperatore dei francesi e re d’Italia, questo assetto subisce alcune modifiche, infatti viene abolita la censura preventiva e cambiato il nome alla Magistratura di revisione che si chiamerà “Ufficio della libertà di stampa”. In questo periodo i fogli politici assomigliano tutti al Moniteur di Parigi. Escono due volte alla settimana, quattro pagine, rari i quotidiani.

1805-1815

Milano. Il “Giornale Italiano” nasce da un progetto di Vincenzo Cuoco accolto dal Melzi. Il contratto prevede che il governo stipendi Cuoco, due redattori (di cui uno è Benincasa) e il correttore di bozze. Le altre spese sono a carico dello stampatore, Federico Agnelli. L’intento del giornale è di contribuire a “formare lo spirito pubblico di una nazione”. Buone le vendite così come quelle de “Il Corriere di Milano” compilato da Francesco Pezzi. 

 

Il regime repressivo sulla stampa politica risveglia il giornalismo letterario.

 

Si sviluppa anche “Il Corriere delle Dame”, periodico diretto al pubblico femminile. Nasce nel 1804 a Milano, fondato da Carolina e Giuseppe Lattanti ed esce a otto pagine.Tutti i numeri hanno l’illustrazione di un figurino di moda e un ragguaglio sintetico dei principali fatti della settimana, intitolato Termometro politico. Per il resto si va dai raccontini agli aneddoti, dai pensieri morali alle cronache teatrali e alle poesie. Non mancano i consigli alle dame per come comportarsi in società, come allevare i figli e le sciarade.

1814-1815

Congresso di Vienna (sancisce l’alleanza tra trono e altare che crea un’organizzazione sopranazionale per il mantenimento dell’ordine e della pace)

 

Italia. Una vera forma di giornalismo politico non esiste, le idee nuove si esprimono attraverso i fogli letterari e culturali. Centrale è nei primi anni il dibattito tra i romantici – che si rifanno ai principi liberali – e i classicisti.

 

Italia. Lombardia. Continua la popolarità del Corriere delle Dame – moda, cucina, giardinaggio e mondanità -

1816

Italia. Milano. Nasce il mensile, la “Biblioteca italiana”, promosso dagli austriaci allo scopo di conquistare simpatie nel mondo intellettuale o, almeno, di ridurne l’avversione. Viene chiesto a Ugo Foscolo e a Vincenzo Monti di dirigerla, ma non accettano, e poi a Giuseppe Acerbi. Quest’ultimo invitò più di quattrocento personaggi illustri a collaborare, ma molto come il Manzoni e il giurista Gian Domenico Romagnoli declinano. Un segno importante venne dato quando Madame de Staël pubblicò un articolo che inizia la grande polemica tra romantici e classicisti. La rivista comunque dura poco e non riesce neanche Paride Zajotti, giornalista austriacante dotato di talento, a riportarla in auge.

1816

Si contrappone alla “Biblioteca” il periodico più significativo di questi anni “Il Conciliatore”, fondato a Milano nel 1818 da Luigi Porro Lambertenghi e Federico Confalonieri. Promosso da una cerchia di romantici, ammiratori di Madame de Staël e seguaci di Romagnosi. Compilato da Ludovico Di Breme, Silvio Pellico, Giovanni Berchet e Pietro Corsieri, stampato dal tipografo Vincenzo Ferrario, garantito finanziariamente dai due aristocratici illuminati (Porro Lambertenghi e Federico Confalonieri). Il giornale, settimanale, figlio del Caffè, si presenta come un foglio scientifico – letterario in 4 pagine. Fin dal primo numero si avvertono l’impronta moderatamente liberale e il respiro europeo. Il “foglio azzurro”, così chiamato dal colore della carta suscita le reazioni della “Biblioteca” paladina dei classicisti e di altri fogli filogovernativi. Nel 1819 gli austriaci ne imposero la chiusura.

1820-1821

I moti. Iniziano a muoversi le sette in vari paesi d’Europa. I carbonari delle Romane e del Napoletano riescono a far circolare clandestinamente dei fogli tipo “L’illuminatore”, che proclamava guerra ai preti e al potere temporale del Papa, chiedendo libertà e unità sotto una monarchia costituzionale (filo conduttore di tutti gli altri fogli presenti all’epoca).

1821

Italia. Firenze. Nasce il mensile “Antologia, giornale di scienza, lettere ed arti” (un esempio efficace di quel lavoro politico e culturale diretto a formare un’opinione in grado di premere sul governo e spingerli alle riforme) fondato e animato da Gian Pietro Vieusseux, ricco mercante, uomo colto ma soprattutto conoscitore di molti paesi, aveva aperto due anni prima sempre a Firenze un gabinetto di lettura. (Collaboratori: Giuseppe Montani, seguace di Romagnoli, che fa venire da Milano, e Niccolò Tommaseo. Vieusseux scoprì giovani scrittori come Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini.

1824

Italia. Milano. Escono gli “Annali Universali di Statistica”. L’editore è Francesco Lampato, il quale aveva capito l’importanza della pubblicistica tecnico – economica richiesta dalla operosa borghesia lombarda. Dal 1827 gli Annali  sono diretti dal Romagnoli e diventano una scuola per uomini come Cattaneo, Cesare Cantù e Cesare Correnti.

1828

Italia. Genova. “L’Indicatore genovese”vede il giovane Mazzini e i suoi amici conferire accenti appassionati e fortemente polemici verso i conservatori e i reazionari. Dopo un anno viene interdetto dalle autorità.

1829

Italia. Livorno. Mazzini collabora con “L’Indicatore livornese”, fondato da Francesco Domenico Guerrazzi.

 

Italia. Parma. Nasce sotto il governo moderato di Maria Luigia, “L’Eclettico” di Francesco Pastori, un liberale aperto alle teorie socialistiche di Saint – Simon.

 

Altre restrizioni sulla stampa in Italia.

1830

USA. Nasce la “penny press”: “Sun” – “Herald”.

1833

Viene soppresso il periodico di Vieusseux dal Granduca di Toscana. Anche nel Regno Sardo, dove è salito al trono Carlo Alberto nel 1831, aumentano le angherie censorie e gli atti repressivi. Mazzini va in esilio e a Marsiglia, nel 1832, fonda la Giovane Italia  e una rivista con lo stesso titolo. Dura poca ma segna l’avvento nella lotta politica del giornalismo mazziniano. Nel sottotitolo, accanto all’invocazione virgiliana all’Italia, Mazzini colloca questa frase del Foscolo: “Scrivete. Perseguitate con la verità i vostri persecutori”.

 

Periodo di modernizzazione: la macchina a vapore, le ferrovie, il gas, la corrente elettrica; e per quanto riguarda i giornali, il passaggio dalle prime applicazioni pratiche del telegrafo ai progressi della fotografia.

1834

Italia. Torino. Carlo Alberto muta l’ufficiosa “Gazzetta Piemontese” da trisettimanale in quotidiano, nuovo direttore è Felice Romani.
Importante invece l’opera del tipografo Giuseppe Pomba, che è il principale artefice della trasformazione della stampa piemontese. Già nel 1829 chiede al sovrano il privilegio di esclusiva per introdurre a Torino la macchina da stampa a doppio cilindro, mossa dal vapore, che il “Times” di Londra aveva adottato già nel 1814. Pomba capisce che la nuova moda è quella dei periodici illustrati (quei “magazzini pittorici” lanciati nel 1832 dal “Penny Magazine” di Londra imitato prima in Francia e poi in Italia). Esce così il “Teatro Universale. Raccolta enciclopedica e scenografica”, ogni fascicolo è di 16 pagine di un formato che si avvicina al giornale tabloid di oggi, e contiene da 12 a 20 incisioni. Il direttore è Davide Bertolotti, giornalista noto che si proclama estraneo alla politica. Un successo.

1837

Si sviluppano i primi popolari. Il più importante è considerato “Letture popolari”, fondato da Lorenzo Valerio a Torino.

1846

Italia. Torino. “L’Antologia italiana” e “Il Mondo illustrato”del Pomba. Il primo è un mensile culturale diretto da Frnacesco Predari, al quale collaborano Cesare Balbo, Cavour, Gioberti e D’Azeglio. Con il secondo siamo in un altro campo giornalistico più commerciale. È un settimanale con immagini che contribuisce ad alimentare quell’esigenza che i patrioti propagandano con la frase “aprire il Piemonte all’Italia”.

7 febbraio 1847

Cattaneo parla “del possente, manifesto e improvviso progresso del giornalismo in tutta Italia”.

15 marzo 1847 – 26 marzo 1848

Svolta della stampa che parte con l’Editto di Pio I e si conclude con l’Editto Albertino, che nell’articolo 28 accoglie il principio francese: ““La Stampa” sarà libera, ma la legge ne reprimerà gli abusi”. Le disposizioni principali:

  • Affermazione della libertà di manifestazione del pensiero per mezzo della stampa e di qualsivoglia mezzo meccanico atto a riprodurre segni figurativi;
  • Ogni cittadino maggiorenne, le società anonime o in accomandita e i “corpi morali” riconosciuti tali possono pubblicare “un giornale o scritti periodici”;
  • Il tipografo deve apporre sullo stampato i propri dati e l’anno di stampa
  • Tutti i giornali devono avere un “gerente responsabile” (“teste di legno”, in cambio di poche lire si addossavano l’onere dei reati).

16 giugno 1848

Italia. Torino. Periodo della guerra di indipendenza, compare il quotidiano che rappresenta un’autentica novità editoriale e giornalistica, la “Gazzetta del popolo” creata da Giovan Battista Bottero, che la dirige, e da Felice Govean. Prezzo basso, piccolo formato, molte notizie date con tempestività, linguaggio semplice e chiaro anche nei commenti. Liberale e anticlericale. Il suo programma: “Italia unita sotto la monarchia dei Savoia con Roma capitale”.

 

Genova. Di stampo filodemocratico escono: “Il Balilla” plurisettimanale e il “Diario del popolo” quotidiano diretto da Goffredo Mameli, repubblicano. Sempre di stampo repubblicano è “L’Italia del popolo” diretto da Mazzini.

1850 - 1860

Torino patria della cultura. La “Gazzetta del popolo” e “L’Opinione”sono i più diffusi (ne erano nati 13), di sostegno a Cavour e di accentuazione anticlericale, hanno un disegno giornalistico – editoriale innovativo: dare molte notizie, anche pettegole, svolgere campagne popolari. Nella “Gazzetta del Popolo” si intravede il germe del quotidiano d’informazione e di opinione a larga diffusione come lo intendiamo oggi.
“Espero” tentativo di un quotidiano della sera. Il “Pasquino”(1856-1915) settimanale umoristico.
Novità. Viene fondata la prima agenzia di notizia a somiglianza delle ormai famose agenzie Havas, in attività a Parigi dal 1835, Wolf a Berlino e Reuters a Londra. Alla fine del 1852 viene attivato il collegamento fra Torino e Parigi col telegrafo elettrico: un’innovazione che consente di ricevere rapidamente le informazioni parigine e quelle delle capitali collegate con quella francese. L’idea è di Cavour. Come direttore viene scelto il giornalista Guglielmo Stefani, che dirige il quotidiano ufficioso la Gazzetta piemontese. L’impresa a carattere familiare – e per questo prende il nome di “Agenzia Stefani – telegrafia privata” – nasce il 25 gennaio 1853.

 

Genova. “Il San Giorgio” (poi La Nazione) fondato dal gruppo di Nino Bixio, vicino a Garibaldi e critico verso Mazzini è quello ad avere più fortuna.

 

Milano. Si salva, dalle repressioni austriache, la “Gazzetta di Milano” edito e compilato da G.B. Manini, quotidiano ufficiale del governo. Le novità milanesi sono: il settimanale Nuovo Emporio (1856 – 1860) basato solo sulle notizie di cronaca, anche nera; due settimanali umoristico-letterario che durano poco “L’Uomo di pietra” redatto da Cletto Arrighi e “Il Pungolo” di Leone Fortis e “Il Crepuscolo”, settimanale letterario di Carlo Tenca.

 

Roma. Prima serie dell’”Osservatorio Romano” (1850), quello da cui prende il nome oggi è uscito nel 1860.

 

Gli analfabeti in Italia sono il 75 per cento della popolazione, all’incirca 25 milioni di anime. Il successo editoriale della “Gazzetta del Popolo” con 10.000 copie è un fatto solitario, gli altri hanno una media di 2.000 copie.

 

Si costruiscono le prime rotative. Dal 1848 ne impiega una veloce il Times di Londra. E dal 1851 un cavo sottomarino collega telegraficamente la Francia e l’Inghilterra. Sono già trascorsi parecchi anni da quando Hegel, il grande pensatore tedesco, ha pronunciato una frase famosa: “la lettura del quotidiano è la preghiera dell’uomo moderno”.

1859 - 1870

Periodo in cui avviene l’unificazione nazionale. L’Italia è un paese essenzialmente agricolo. L’industria prevale al nord (Piemonte e Lombardia).
Sulla piazza milanese circolano diversi giornali, quattro dominano il mercato:

  • “Gazzetta di Milano”(rende famosa la casa editrice della Sonzogno).
  • “La Lombardia”
  • “Il Pungolo” (fondato da Leone Fortis)

“La Perseveranza” (fondato da un gruppo di notabili della destra e diretto da Pacifico Valessi e poi da Ruggero Borghi; vive fino al 1920)

1865

Milano. Nasce “Il Sole”,il primo quotidiano economico, commerciale e finanziario, legato alla nascente industria laniera lombarda.
Torino perde potere con il trasferimento della capitale a Firenze. Anche l’Agenzia Stefani segue il Governo a Firenze, dove vengono trasferiti l’”Opinione”, “Il Diritto” e “L’Armonia”.
Firenze. “La Nazione” fondato da Bettino Ricasoli nel 1859 con la collaborazione gestionale della casa editrice Barbera.
Genova. “La Gazzetta di Genova” rimane il giornale più venduto.
Sud Italia. “Il Giornale di Sicilia”, nato come espressione del gruppo democratico crispino è divenuto in seguito filoministeriale, segna l’inizio dell’attività editoriale della famiglia Ardizzone, ancora oggi proprietaria di questa testata.
Roma. Novità: esce nel 1861 la serie dell’”OsservatoreRomano” quotidiano che continua tuttora come voce ufficiale della Santa Sede.

1867

Milano. “Il Gazzettino Rosa”fondato da Achille Bizzoni e Felice Cavallotti (di sinistra).

1868

Lodi. “La Plebe” fondato da Enrico Bignami (diventa quotidiano quando si trasferisce a Milano nel 1674).

 

Periodo in cui in Italia girano troppi giornali, motivo per cui quasi tutti falliscono e molti giornalisti vengono corrotti dai governi. Inoltre all’estero il telegrafo viene sfruttato per la trasmissione delle notizie, in Italia siamo ancora distanti. I grandi editori del tempo/librai/stampatori del tempo sono Sonzogno ed Emilio Treves.
Milano. Nel 1866 Edoardo Sonzogno varando “Il Secolo”apre la strada che porta alla creazione del quotidiano all’italiana. Tre le scelte fondamentali di Sonzogno:

  • seguire la linea politica democratica, garantita dalla lunga direzione di Ernesto Teodoro Moneta, campione del pacifismo mondiale e futuro premio Nobel;
  • potenziamento della cronaca cittadina finora quasi inesistente anche su “Il Pungolo” (la cronaca veniva compilata da Carlo Romussi il quale dava voce anche alla povera gente);
  • dare ampio spazio agli articoli e alle rubriche di varietà e al romanzo a puntate – feuilleton - (due al giorno) copiando la ricetta che i più diffusi quotidiani parigini avevano adottato durante il dominio di Napoleone III.

 Altra novità viene nominato un “amministratore in capo” al posto del ragioniere. All’epoca era Enrico Reggiani e con lui nasce la figura del direttore amministrativo. L’americana Associated Press e l’inglese Reuters possono navigare con il primo cavo sottomarino che collega Terranova e l’Irlanda.

1870

Molti giornali per far quadrare i conti sfruttano la pubblicità, soprattutto di prodotti farmaceutici. Attilio Manzoni, che li commerciava, fonda la prima concessionaria di pubblicità (1870 – la Manzoni è tuttora esistente). Pensata come tramite fra i giornali e gli inserzionisti.
Altra novità, una vera astuzia del famoso commerciante, è l’invenzione delle necrologie.

5 marzo 1876

Milano. Nasce il “Corriere della Sera”. Quotidiano del pomeriggio, da cui il nome. Lo dirige un giornalista napoletano: Eugenio Torelli Viollier che ha fatto la gavetta all’”Indipendente” di Alexandre Dumas (il giornale che lo scrittore francese aveva pubblicato a Napoli dopo l’ingresso di Garibaldi) e in alcuni quotidiani di Milano tra i quali “Il Secolo” che ora vuole sfidare. Vuole creare un foglio di destra rivolto a quella borghesia milanese che si sente già arrivata. Purtroppo tredici giorni dopo, la “rivoluzione parlamentare” rovescia la Destra e al governo va la Sinistra guidata da Agostino Depretis. Vita difficile per il neo foglio, infatti nei primi cinque anni rischia più volte di dover chiudere. “Il Secolo” rimane ancora il giornale più venduto.  Il riscatto del Corriere avviene nel 1882, quando Torelli Viollier decide di uscire con numeri di 6 pagine.

 

Giornali del tempo.
In Inghilterra abbiamo il “Times”. Qui si affermano i quotidiani a un penny e quelli della sera a mezzo penny (tipo “Evening News”) e i settimanali di diversa impronta: quelli popolari della domenica, come l’”Observer” e il “Sunday Times”, quelli illustrati come l’”Illustrated London News” e quelli satirici come il “Punch”.
In USA Gordon Bennet, con il New York Herald, impone un giornalismo fatto di réportages, di fatti diversi, di echi di cronaca e di curiosità: un giornalismo che Joseph pulitzer e più tardi W.R. Hearst sviluppano accentuandone gli aspetti più raccapriccianti. La stampa di qualità ha il proprio vessillo nel “New York Times”lanciato nel 1851.

1878

Roma. Nasce “Il Messaggero”, fondato dal giovane giornalista Luigi Cesana. È un quotidiano popolare in piccolo formato. Dovette il suo primo successo all’ampiezza della cronaca. Organo di libera democrazia, propugnatore della guerra di Libia e di quella italo-austriaca.

1883

Roma. Nasce “La Tribuna”prettamente politico di proprietà del Principe Maffeo Sciarpa.

1885

Milano. Svolta decisiva per il “Corriere della Sera”, grazie al cotoniere Benigno Crespi, convinto che un giornale possa essere anche un buon affare, entra in società con Torrelli Viollier. Le 100.000 lire sborsate dal Crespi servono a costruire una nuova serie dotata di due rotative, a fare uscire il giornale in tre edizioni (mattino, pomeriggio e sera), a servirsi del telegrafo e ad aumentare il numero dei redattori che diventano sedici.

 

Torino. “La Gazzetta del Popolo” si riassesta e viene incalzata dalla “Gazzetta del Piemontese”che 1895 si trasformerà ne “La Stampa” (il successo della testata arriva nel 1900 quando diventa proprietario e direttore Alfredo Frassati, uno dei padri del giornalismo italiano. Si ispira al giornalismo tedesco).

 

Bologna. “Il Resto del Carlino” (perché veniva dato nelle tabaccherie come resto a chi, con una moneta da 10 centesimi = “carlino”, comprava un sigaro toscano che ne costava 8)nasce in piccolo formato (prezzo 2 centesimi) come foglio locale di tendenza democratica. Aumenta subito il suo formato con il direttore Amilcare Zamorani, che lo trasforma in uno dei più moderni giornali italiani. Vi collaborano Carducci, Pascoli e D’Annunzio.

1886

Genova. “Il Secolo XIX” viene fondato da Ferruccio Macola e si impone subito per la novità e per l’ampiezza dei suoi servizi dall’America Latina. Nel 1897 viene acquistato dall’industriale Ferdinando Maria Perrone, esponente del gruppo cantieristico e siderurgico Ansaldo, e affidato a Luigi Vassallo.

1887

Venezia. “Il Gazzettino”fondato da Giampiero Salamini.

 

Trieste. “Il Piccolo” fondato nel 1981 da Teodoro Mayer, un giovane animato da spirito irredentista al quale le autorità di Vienna si sono decise a concedere l’autorizzazione.

1896

Roma. Nasce “L’Avanti”, direttore è Leonida Bissolati, redattore capo Ivanoe Bonomi. Riprende il nome dell’organo della socialdemocrazia tedesca, suscita molto interesse, attira parecchi intellettuali (tra i primi abbonati c’è Benedetto Croce) e diventa  in breve tempo un forte emblema politico.
Nasce la stampa cattolica. Su alcuni fogli influenti come “L’Osservatore cattolico” di Milano, “L’Avvenire”di Bologna, “Il Cittadino” di Brescia e “L’Eco di Bergamo”matura il dibattito sul problema della partecipazione dei cattolici alla vita pubblica e sui temi sociali.

1896

Nasce a Milano la “Gazzetta dello Sport” come bisettimanale legata soprattutto al ciclismo. Diventerà quotidiano dopo il 1919.

1900

La grande sfida del “Corriere”avviene quando diventa gerente, dopo la morte di Torelli Viollier, del quotidiano Luigi Alberini (si ispira al giornalismo anglosassone). Infatti la “Società E. Torelli Viollier e C.” diventa la “Società L. Albertini e C. per la pubblicazione del ‘Corriere della Sera’ e altre pubblicazioni”.

1901

Il 48,7 degli italiani è analfabeta. L’Italia ha 32 milioni di abitanti. Gli abitanti di Milano sono 491.000, quelli di Roma 460.000, Napoli supera il mezzo milione.

 

L’impiego del telegrafo ha reso più veloce la circolazione delle informazioni alla quale il telefono darà la tempestività necessaria. Tra il 1902 e il 1903 entrano in funzione le linee telefoniche a lunga distanza Milano-Roma e Milano-Parigi.
Epoca giolittiana. Continua la corruzione.

 

Solo tre quotidiani tirano sulle 100.000 copie: “Il Secolo”, il “Corriere della Sera” e “La Tribuna”. Giornali in deficit. Prezzo di vendita 5 centesimi, poco remunerativo per un giornale privo di pubblicità.
Installazione lenta ancor più della rotativa della lynotipe, messa a punto a Baltimora nel 1884; in Italia nel 1906 ne sono installate solo 90, prevalentemente a Milano. Più lento ancora sarà l’impiego del cliché a retino, collaudato nel 1980 che consente una buona riproduzione delle fotografie sulla carta dei quotidiani. L’industrializzazione richiede, quindi, una maggiore diffusione, che si persegue aumentando il numero delle pagine e arricchendone i contenuti e che, a sua volta, procura maggiori introiti pubblicitari; e spinge, inoltre, a costituire aziende nelle quali si integrino un quotidiano e almeno uno o due periodici.

 

I primi cambiamenti fisionomici e strutturali dei giornali. La tendenza generale è del formato grande (con la pagina suddivisa in cinque colonne).

1904

La foliazione normale diventa di 6 pagine ma già nel 1906 i quotidiani più forti – “Corriere della Sera” in testa – cominciano ad uscire a 8 pagine alcune volte alla settimana. Si delineano le suddivisioni per argomenti con testatine apposite: la cronaca cittadina, quella giudiziaria alla quale viene dato molto spazio, le notizie teatrali, le “recentissime”. Una rubrica abituale in molti quotidiani è la rassegna delle riviste e dei giornali. Il romanzo d’appendice resta, ma non compare più “a fogliettone” in prima pagina. Sono, invece, occasionali e succinte le notizie sportive. I quotidiani del mattino non escono più il lunedì. La prima non diventa la pagina-vetrina che presenta le informazioni più importanti ma di ogni genere e che Dario Papa aveva tentato di importare da New York. I modelli restano il londinese “Times” e i parigini “Le Matin” e il “Temps”: giornali seri ma anche seriosi. In prima pagina c’è posto soltanto per le informazioni e gli orientamenti politici, per uno spunto culturale e, quando l’occasione è buona, per la corrispondenza di un inviato.

 

Si sviluppa il concetto di redazione, con un direttore, quasi monarca, un caporedattore, il suo factotum. Crescono gli inviati, noti come vedettes del giornalismo. Nascono i critici teatrali e letterari. I giornali  italiani sono rivolti a tutti e non esiste la distinzione che caratterizza la stampa estera. L’uso delle fotografie prende il posto dei disegni di Ettore Ximens e Achille Beltrame.

 

Albori del giornalismo sportivo. Già nel 1892 si intravedono i primi settimanali dedicati al ciclismo. Nel 1896 nasce a Milano la “Gazzetta dello Sport”. Esce due volte la settimana, ma dal 1908, in seguito al successo del Giro d’Italia, per tre volte, adottando la carta di colore rosa che ancora la contraddistingue. La Casa editrice Sonzogno, che in questa fase ne è proprietaria, trasformerà la “rosea” in quotidiano soltanto nel 1919.

1908

Si arriva a riunire tutte le associazioni giornalistiche esistenti nella Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI). I direttori dei maggiori quotidiani, evidentemente interessati ad una più marcata professionalizzazione, ne sono stati i maggiori fautori insieme con vari esponenti politici tra i quali spiccano alcuni leader del socialismo riformista e del cattolicesimo liberale. Il primo contratto nazionale di lavoro tra editori e giornalisti viene stipulato nel 1911 e definisce tra l’altro:

  • il giornalista professionista;
  • la limitazione dei contratti a termine;
  • la disciplina dell’indennità fissa e mobile per i casi di risoluzione del rapporto di lavoro;
  • la posizione contrattuale dei redattori ordinari, corrispondenti e degli aiuto agli uffici corrispondenza.

Nel 1920 la FNSI porrà il problema della libertà di stampa e dell’autonomia professionale dei giornalisti. Mussolini contrappone un Sindacato fascista dei giornalisti alla FNSI.

 

Con Luigi Albertini in testa al “Corriere della Sera”, Alfredo Frassati alla guida de “La Stampa” di Torino, e la nascita a Roma del “Giornale d’Italia” diretto da Alberto Bergamini, prende l’avvio, fra il 1900 e il 1901, una straordinaria stagione dell’editoria e del giornalismo d’opinione e di informazione.

 

Albertini appartenente alla Destra storica sarà sempre avversario di Giolitti. Rimarrà incontrastato per tutti i primi 15 anni del 1900. Nel 1904 è pronta la nuova sede in via Solferino (modellata su quella del “Times”) dove si compongono e si stampano, con lynotipes e rotative modernissime, oltre al “Corriere della Sera” e alla “Domenica del Corriere” i nuovi supplementi: “La lettura”– 1901 mensile diretto dal commediografo Giuseppe Giocosa, suocero dell’Albertini, il “Romanzo mensile” – 1903 -, il “Corriere dei Piccoli” – 1909.  Nasce la disciplina all’interno della redazione, non più scompigliati, ma “corrieristi”. Il quotidiano si presenta con sei colonne e titoli di taglio (molto più vivace). Nel 1904 il Corriere è il più venduto in Italia.

 

Torino. Alfredo Frassati conduce “La Stampa”. Frassati imita i giornali tedeschi, come il “Frankfurter Zeitung”, di solido impianto, ricchi di prestigio e di ambito regionale o provinciale. “La Stampa” e “La Gazzetta del Popolo” sono in concorrenza: sul piano della cronaca locale e giudiziaria, sul quello dei servizi all’estero e su quello della linea politica. La prima è ispirata ai principi del riformismo liberale e sostenitrice della “democrazia industriale”, appare più in sintonia con idee nuove che maturano nel Nord, e con le novità industriali che avanzano a Torino. Il secondo è più vicino a posizioni nazionalconservatrici.

 

Giornalisti del tempo: Luigi Einaudi (passerà poi al Corriere), Francesco Saverio Nitti, ma anche Giuseppe Antonio Borghese, Giuseppe Bevione, Virginio Gayda e Mario Bassi. Quest’ultimo è inviato speciale che cercherà di fare concorrenza a Barzini. Nascono i primi accordi con testate estere, importante quella con il “New York Herald”, il più celebre quotidiano del mondo per la tempestività e per la spericolatezza dei suoi inviati speciali.

 

Periodo di concorrenza tra “La Stampa”e “Corriere della Sera”, soprattutto sulla parte culturale. È Alberto Bergamini, però, che istituzionalizza l’area culturale nella terza pagina. Inoltre introduce nel suo “Giornale d’Italia” alcuni propositi “americanizzanti” di Dario Papa: le notizie e gli articoli più interessanti in prima pagina, servizi dall’estero ma anche una ricca cronaca cittadina, molte interviste e i primi referendum tra i lettori. Ma con il “Corrieredella Sera” la “terza pagina” diventa la più famosa e ambita. Prima era in prima pagina nella posizione detta di “spalla e di risvolto” (ultima colonna della prima pagina e gira in seconda). Grandi firme del tempo: Gabriele D’Annunzio, Francesco Pastonchi e Luigi Pirandello.

 

Periodo di successo anche per le edizioni locali e la diffusione in provincia: “Caffaro” di Genova,  “Gazzettino”, “Il Resto del Carlino”, “Secolo XIX”, “Il Messaggero”.

Periodo giolittiano
1903 – 1914
(Giolitti sfrutta la scissione fra riformisti moderati e rivoluzionari (sindacalisti) per indebolire il Partito Socialista. Offerta di Ministeri ai moderati (Turati e Bissolati) e riforme sociali: nazionalizzazione delle ferrovie e legalizzazione dei sindacati)

Inizia l’intreccio tra potenti industriali e finanziari, tra politica e giornali: il caso Tribuna. Caduta in deficit viene aiutata dalla Banca Commerciale, la Banca di Italia e da alcuni industriali siderurgici e zuccherieri. Industriali del tempo: Piaggio, Maraini, Buzzone e i fratelli Bondi.
Primi quotidiani di partito. Di sinistra: a Milano “Il Tempo”,  diretto da Treves dal 1902, soccombe nel 1910. “Il Lavoro”  di Genova, fondato nel 1903 a opera del movimento cooperativo degli scaricatori del porto, che è destinato a durare. Cattolici: “Il Momento”(Torino, 1903) e il “Corriere di Italia” (Roma, 1906). 1908 nasce la società editrice romana, promossa dal conte Giovanni Grosoli, che mira a organizzare un vero e proprio trust della stampa cattolica.
A favore di Giolitti e per la guerra di Libia: “Giornale di Italia”, “Il Mattino”, “Il Secolo XIX” e i due maggiori fogli vicini a lui, “La Stampa” e “La Tribuna”. Seguono “Il Messaggero”, il “Giornale di Sicilia”, il “Resto del Carlino” e la “Gazzetta di Venezia”. Contro Giolitti: Gaetano Salvemini, che nel 1911 crea il settimanale “L’Unità”; Prezzolino, esercita un ruolo equilibratore all’interno del movimento che fa a capo a “La Voce”; Gaetano Mosca, l’autorevole collaboratore del Secolo. Primo inviato estero del Corriere della Sera: Barzini (1907)

1912

Benito Mussolini (idealista – rivoluzionario) assume la direzione dell’”Avanti”.

Prima Guerra Mondiale
1914 - 1918

I giornali erano così schierati. INTERVENTISTI: “Corriere della Sera”, “Gazzetta del Popolo”, “Il Resto del Carlino”, “Il Messaggero”, Roma; DEMOCRATICI: “Il Secolo”, il “Gazzettino” e il riformista “Il Lavoro”; NEUTRALISTI: “La Stampa”, “La Tribuna”, “La Nazione”, “Il Mattino”.
Periodo di censura della stampa.

Primo dopo guerra

Tre fasi: patriottismo, crisi politica e mito della forza.
I fogli più venduti sono: il “Corriere della Sera” (mezzo milione di copie), “La Stampa” (200 mila). I Perrone si aggiudicano il Messaggero, già proprietari del Secolo XIX. Mussolini fonda nel 1914 Il Popolo d’Italia. Ma non riesce a tenerlo in vita economicamente. Subentrano quindi alcuni gruppi industriali in aiuto: Breda, Ilva ed Eridania.
Inoltre, nel 1918 Mussolini si accorda con i Perrone da cui ottiene un prestito.  “Il Popolo d’Italia” diventa il quotidiano “dei combattenti e dei produttori”.
Il conte Grosoli (vice presidente del Banco di Roma) nel 1916 raggruppa tutte le testate cattoliche in una nuova società, l’Unione Editoriale Italiana. Le testate cattoliche di spicco sono L’Italia a Milano, il Corriere d’Italia a Roma, “Il Momento” a Torino e “L’Avvenire d’Italia” a Bologna. Nel 1919, infine esce a Roma “Il Popolo Nuovo”, organo settimanale del neo nato partito popolare di don Sturzo.
Partiti del periodo: comunista (nato a Livorno - 1921), partito socialista, partito popolare (Don Sturzo), fascista (Mussolini, D’Annunzio).
Giornali. Comunisti: “Avanti”, “Ordine Nuovo” (segue le attività di Gramsci), “Il Lavoratore”, “Il Comunista” (del partito); Socialisti: “La Voce Repubblicana”, “La Giustizia” di Treves e Turati; Fascisti: “Popolo D’Italia”, “Il Popolo di Trieste”, “La Voce di Mantova”, “L’Azione”.

1924

Entra in vigore un decreto legge restrittivo della libertà di stampa, predisposto da Mussolini. Questo favorì l’allineamento di tante testate al nascente movimento e poi al regime in maniera lenta ma progressiva.

1925

Inizia la dittatura di Mussolini.

Periodo fascista

Fascismo come dottrina dell’azione. Le testate sono controllate da Mussolini: Il “Corriere della Sera” con Albertini (si è “fascistizzato”); “La Stampa” (è edita da una società controllata dalla Fiat) con Frassati (Mussolini è molto attento alle richieste di Agnelli); “Il Messaggero” con i Perrone e poi con Pier Giulio Breschi. A Roma “La Tribuna” dei Perrone assorbe “l’Idea Nazionale” diretta da Roberto Forges Davanzati. A Venezia “Il Gazzettino” diretto da Talamini. “Il Resto del Carlino” diretto da Leandro Arpinati, passa poi a Missiroli, poi a Giorgio Pini (imposto da Mussolini), “Il Mattino” e il Roma vengono accollati al Banco di Roma (1930 – “fascistizzati”), la prima volte che un ente possegga due testate.
La stampa italiana viene sottoposta a un sistema di controllo ispirato al concetto che “in un regime totalitario la stampa è un elemento di questo regime, una forza al suo servizio”…

 

Mussolini riesce a controllare la stampa attraverso un suo Ufficio Stampa da cui partono tutti i comunicati, i volantini, le veline. Unici testi pubblicabili. Anche l’Agenzia Stefani passa al servizio di Mussolini.

1926

Il regime cerca di crearsi benemerenze provvedendo nel 1926 alla costituzione dell’Istituto nazionale di previdenza per i giornalisti (l’attuale INPGI); il contratto di lavoro viene esteso ai giornalisti dei periodici, è possibile utilizzare i pubblicisti nelle redazioni.

1927 - 28

I giornalisti devono essere iscritti ad un albo fascista e posseggono un sindacato fascista. L’Albo viene istituito col regio decreto 26 febbraio 1928, n. 384. contemporaneamente si decreta l’abolizione dei collegi dei probiviri. D’ora in avanti per esercitare la professione occorre essere iscritti in uno dei tre elenchi dell’Albo: professionisti, praticanti e pubblicisti. E l’iscrizione si ottiene se si ha un regolare contratto con un quotidiano.

1930

Nasce la radio. Alla radio passano solo le notizie diramate dalla Stefani.
Nuove norme penali: per i reati commessi a mezzo della stampa viene accentuata la responsabilità del direttore e sono largamente estesi rispetto al Codice Zanardelli del 1890 i casi di vilipendio.
Modernizzazione della stampa. Parte da Torino con “La Gazzetta del Popolo”, fascista e appartenente alla Sip, il gruppo elettrico semipubblico che ha forti interessi nella telefonia e nella radiofonia. La modernizzazione si sviluppa su tre piani: tecnico, editoriale e giornalistico. La costruzione di nuovi stabilimenti e l’ammodernamento degli impianti di produzione (rotative più veloci, che possono stampare anche a colori, e procedimenti migliori per riprodurre le fotografie) sono le iniziative più importanti sul piano tecnico.
L’aumento delle pagine (fino a 12 in alcuni casi), il rilancio dei giornali della sera, la creazione del numero del lunedì, quasi tutto sportivo, l’infittirsi delle edizioni straordinarie nelle numerose occasione che il regime offre, le campagne promozionali e una distribuzione più rapida, consentita dallo sviluppo della motorizzazione, sono le maggiori novità editoriali.
Infine, sul piano giornalistico le novità comuni ai quotidiani nazionali e ai regionali più ricchi sono una maggiore diversificazione dei contenuti, l’impiego più esteso delle fotografie, un’impaginazione di tipo orizzontale, con titoli che tagliano le colonne delle pagine, l’ampliamento dello sport e una continua ricerca di prestigio attraverso le grandi “firme” (inviati speciali e collaboratori della terza pagina). Stagione trionfale della terza pagina.
La “Gazzetta del Popolo” viene settimanalizzata facendolo diventare un giornale per tutta la famiglia.

 

“La Stampa” tra il 1929 e il 1932 passa sotto tre direttori: Curzio Malaparte, Augusto Turati e poi Alfredo Signoretti. Con lui “La Stampa” trova il successo, imitando il “Corriere della Sera” (famoso per la scrittura, la precisione del notiziario e le grandi firme della terza pagina). Alle grandi firme si affiancano temi cinematografici,  di moda e di varietà più frequenti nell’edizione del pomeriggio.  La tiratura arriva al mezzo milione.

 

Nascono nuovi settimanali – femminili, sportivi, di cinema o per i ragazzi – di impronta commerciale, che incontrano un crescente successo: e si delineano, prima con Angelo Rizzoli e poi con Arnoldo Mondadori. Al momento però il mercato è dominato dalla “Domenica del Corriere” che vende 600 mila copie.

1937 - 1939

Due novità nel campo dei settimanali di attualità: “Omnibus” e “Tempo”.
Omnibus, creato e diretto da Leo Longanesi ed edito da Rizzoli, esce con 16 pagine grandi formato Longanesi. È la base dell’Europeo e del Mondo.
Il Tempo esce nel 1939 a Milano, edito da Arnoldo Mondadori e diretto dal figlio Alberto. Sul modello di Life, americano, le immagini assumono una funzione informativa diretta. Nascono così anche in Italia il fototesto e la figura del fotoreporter.
Nel 1936 si hanno sei edizioni giornaliere del giornale radio (le due redazioni erano tutte concentrate a Roma) e la radio diventa il mezzo di informazione più seguito e più tempestivo.

1939

Indro Montanelli diventa un inviato di spicco del “Corriere della Sera”.

Periodo di Guerra

Pwb (Psychological Welfare Branch): creato dal Governo militare alleato sia per fare propaganda sia per pilotare il ritorno della libertà di stampa nei territori via via liberati dai tedeschi.

 

Napoli. “Il Mattino” e “Il Roma” gestiti dall’armatore Achille Lauro e appartenenti al Banco di Napoli sono stati soppressi dal Pwb.

 

Lotta al fascismo. “Gazzetta del Mezzogiorno”con Badoglio in testa; “Il Risorgimento” diretto da Floriano Del Secolo che è stato nominato su indicazione di Croce, diventa il più diffuso del Regno del Sud, con una punta record di 289.000 copie.

 

Nasce il nuovo partito comunista con Togliatti. Contro il fascismo si schierano da una parte i comunisti che nel nord guidano la guerra partigiana e i Comitati di liberazione nazionale e dall’altra la Chiesa di Pio XII.

26 ottobre 1944

Nasce un nuovo ente pubblico monopolistico, la Rai (Radio Audizioni Italia), sotto le dipendenze del ministero delle Poste.

Dopo la guerra

Nasce l’Ansa (Agenzia nazionale stampa associata)

 

Milano: capitale del rotocalco. Esce “Oggi” diretto da Edilio Rusconi (editore Rizzoli). Ha 16 pagine formato tabloid e costa 15 lire.
Esce “L’Europeo” edito da Gianni Mazzocchi (Domus) e diretto da Arrigo Benedetti, il giornalista che aveva fatto esperienza dell’”Omnibus” di Longanesi e poi aveva diretto, insieme con Mario Pannunzio, il settimanale “Oggi”. “L’Europeo”con la sua linea liberaldemocratica, lo stile cronachistico adottato per raccontare la politica, gli articoli di costume e quelli di inchiesta voluti da Benedetti diventa il settimanale modello per il giornalismo italiano.

1945/46

Viene creato “Il Tempo” il settimanale dei fototesti di attualità, la cui testata era stata regalata da Mondadori a un gruppo di socialisti. Esce diretto da Arturo Tofanelli, l’ex redattore capo dell’esordio del settimanale mondadoriano.

 

Maggiore diffusione della “Domenica”, i rotocalchi di fotoromanzi (tipo Grand Hotel) e quelli femminili.

1 gennaio 1946

Il passaggio dei poteri dal Governo militare alleato a quello italiano nelle regione del Nord segna la fine della tutela del Pwb anche sulla radio

 

Il pubblico della radio aumenta notevolmente raggiungendo i 4 milioni e 300.000 entro il 1952.

 

La Democrazia Cristiana si assicura il ministero delle Poste (nella persona di Mario Scelba) a cui competono i rapporti con la Rai. La DC entra in possesso della Rai.

 

Partito comunista (Togliatti): “L’Unità” (Roma, Milano, Torino e Genova). Sette quotidiani di cui “Milano sera” che da dicembre 1945 è diretto da Corrado De Vita e fatto da Gaetano Afeltra.

 

Partito socialista (Nenni): quattro quotidiani di cui “L’Avanti” (Roma e Milano), “Il Lavoro Nuovo”  di Genova e il “Sempre Avanti” di Torino.

15 aprile 1947

Viene approvato l’Art. 21 della Costituzione

8 febbraio 1948

Legge sulla stampa n. 47: per pubblicare un giornale è sufficiente la procedura formale della registrazione; è confermata la figura del direttore responsabile, sul quale gravano responsabilità molto estese; il direttore e l’editore non possono essere cittadini stranieri; si stabilisce il diritto di rettifica (art. 8); le pene per il reato di diffamazione sono aggravate; si instaurano norme severe per le “pubblicazioni destinate all’infanzia” e per quelle a “contenuto raccapricciante o impressionante”; si riconoscono i giornali murali sottoponendoli alle stesse norme dei periodici.

 

L’Onu (nata nel 1945) approva la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che enuncia non soltanto il principio della libertà di espressione ma anche il diritto di tutti all’informazione.

 

Giornali liberali: “Gazzetta del popolo” di Torino,  “Il Giornale” di Napoli e “La Sicilia” di Catania.

1949

Banco di Napoli (dipende da IRI quindi dalle autorità di governo): “Il Mattino” (Diretto da Giovanni Ansaldo),  “Il Corriere di Napoli”
Achille Lauro: “Il Roma”.

 

Bologna: alcuni imprenditori (tra cui Eridania) rilevano “Il Giornale dell’Emilia”, “Il Resto del Carlino” e “La Nazione”(Firenze l’anno prima).

 

Milano: la Confindustra compra il vecchio “Sole” e il “24 Ore”, fondato con criteri più moderni nel 1946 da un operatore finanziario, Piero Colombi. Inoltre aveva rilevato a Roma anche il “Globo”, fondato dal giornalista Luigi Barzini jr. Così essa detiene tutti i quotidiani specializzati nell’informazione economica e finanziaria. Entra nella loro proprietà anche “Il Giornale d’Italia”.
Fonda l’AGA (Agenzia giornali associati)

 

Giornali in testa: “Il Corriere della Sera” supera le 300.000 copie; “La Stampa”  200.000; “La Gazzetta del Popolo” 150.000, “Il Messaggero” 140.000 e “Il Tempo” 100.000.  Al Corriere spiccano le corrispondenze dagli Stati Uniti di Ugo Stille, gli articoli di Indro Montanelli e di Guido Pievene, i racconti di Moravia, le critiche letterarie di Pietro Pancrazi e di Emilio Cecchi e quelle teatrali del vecchio Renato Simoni.

 

Confronto tra Corriere e Stampa: a Milano i Crespi erano conservatori, a Torino il capo della Fiat (Vittorio Valletta) era aperto nei confronti della socialdemocrazia di Saragat. Al Corriere il direttore è Mario Missiroli e alla Stampa è Giulio de Benedetti.
Novità: scoop sensazionali, grossi titoli e fotografie di dive seminude.

1950

Milano. Nasce “La Notte” diretto da Nino Nutrizio. Novità: una pagina intera dedicata alla guida degli spettacoli, con un succinto riassunto della trama dei film e le pagelle con i voti del critico e le preferenze del pubblico, che si intitola “Dove andiamo stasera”.

 

Settimanali: nasce “Epoca” lanciata da Arnoldo Mondadori e diretta dal figlio Alberto, segue la scia dell’americano “Life”.
Situazione: “Domenica del Corriere” 600.000/900.000 copie; “Oggi” 500.000/760.000; “Epoca” 200.000/500.000; “Il Tempo”150.000/420.000; “L’Europeo”che è il settimanale di migliore qualità e non conformista 100.000/130.000.

 

“Oggi” vende di più anche per le storie su famiglie reali, divi del cinema e vecchi personaggi (Mussolini), ma anche per storie di miracoli o delle visioni di Pio XII.

1953

Morte di Stalin, il partito comunista perde colpi. Finisce l’era di De Gasperi. Forti migrazioni dal Sud al Nord d’Italia conseguente ad una forte espansione industriale e commerciale.

 

Rottura tra Arrigo Benedetti (direttore di Europeo) e Angelo Rizzoli (proprietario dello stesso da più di un anno). Benedetti e amici, tra cui Eugenio Scalfari, collaboratore economico dell’Europeo e del Mondo, fondano un nuovo settimanale, “L’Espresso”. Maggior finanziatore dell’impresa è Adriano Olivetti, uno dei più grandi industriali italiani. Partecipa anche un giovane editore Carlo Caracciolo.

1954

Nasce a Milano il TG e vi rimarrà fino al 1958. Va in onda alle 20.30.

2 ottobre 1955

Roma. Esce “L’Espresso”. Benedetti è rimasto fedele al formato grande. Sedici pagine, 50 lire. Il prezzo dei quotidiani sta passando da 20 a 25 lire. Scalfari diventa direttore amministrativo e scrive pezzi per l’economia. Particolarità: il carattere bastone.

21 aprile 1956

Milano. Spunta “Il Giorno”. Tre sono le circostanze che ne hanno determinato la nascita: l’intraprendenza di Gaetano Baldacci (inviato speciale del “Corriere della Sera”), la necessità che Enrico Mattei, presidente dell’Eni, sente da tempo di poter disporre di un proprio strumento giornalistico e il desiderio che anima l’editore Cino del Duca, re della presse du cœur francese, di ritornare in Italia con un’iniziativa di prestigio. Dalla combinazione di questi tre fattori nasce un quotidiano di battaglia politica e, nello stesso tempo, radicalmente nuovo sotto il profilo editoriale e giornalistico che sfida, nel suo terreno privilegiato, Milano, l’egemonia del “Corrierone”. Il modello è il londinese “Daily Express”. Si presenta con una prima pagina a vetrina, cioè con molti titoli e notizie anche di varietà. Al posto dell’articolo di fondo c’è una breve “Situazione” nella quale Baldacci riesce a esprimere un particolare talento. La terza pagina è abolita e gli articoli di intrattenimento culturale vanno nell’inserto in rotocalco, completato da quella che è la novità più ardita per un foglio del mattino: una pagina intera di fumetti e giochi. 
Nuovo per le rubriche personalizzate, per l’attenzione dedicata al mondo del cinema, della televisione e dello sport. Infine, è il primo quotidiano d’informazione che pubblica una pagina di economia e finanza.

1952

Trasmissioni sperimentali del Telegiornale e telecronache: inaugurazione della Fiera di Milano e la benedizione Urbi et Orbi impartita da Pio XII; nel primo telegiornale si parla della prima regata storica di Venezia, i funerali del conte Sforza, ex ministro degli Esteri, gli aspetti curiosi della campagna elettorale americana, una corrida in Portogallo e il Gran Premio di Monza.

3 gennaio 1954

Inizio ufficiale delle trasmissioni televisive. Il telegiornale va in onda alle 20.30, viene letto da speakers ed è replicato tale e quale nella tarda serata. Il primo direttore è Vittorio Veltroni. Gli succedono, nel giro di un quinquennio, Massimo Rendina e Leone Piccioni, che militano nella DC.

19 novembre 1955

“Lascia o raddoppia” di Mike Buongiorno porta i telespettatori a punte di 10 milioni.

1957

Carosello (pubblicità)

1957

Milano. Nasce “Gente”settimanale di attualità e varietà fondato da Edilio Rusconi dopo il suo distacco da Rizzoli.

1960

Tribuna elettorale

1961

Tribuna politica

Novembre 1961

Nasce Rai 2 e TG2. Il telegiornale è prerogativa di Rai 1 (filo governativo) e presto verrà diretto da Enzo Biagi, chiamato da Ettore Bernabei, direttore generale Rai.

 

Al “Corriere della Sera”, la crisi direzionale si chiude il 14 ottobre con la formazione di una trojka: Alfio Russo, direttore della Nazione ed esponente della vecchia guardia di via Solferino, Michele Mottola e Gaetano Afeltra diventano i due vice direttori.
Russo ha come obiettivo lo svecchiamento del “Corrierone”. Rinnova la cronaca cittadina, lo sport e gli spettacoli; apre una rubrica della posta dei lettori (neppure il grande Albertini l’aveva mai fatto); valorizza inviati speciali più moderni, come Egisto Corradi, Pietro Ottone, Alberto Cavallari ed Enzo Bettiza, che fanno corona al re Montanelli. Nel 1965 Cavallari fa uno scoop intervistando il nuovo Papa, Paolo VI. Entrano al Corriere vari giovani tra cui la prima redattrice, Giulia Borghese.

1962

Il primo rotocalco

12 luglio 1962

Il primo collegamento con gli Stati Uniti (si apre l’era dei satelliti)

1963

I giornalisti e pubblicisti hanno ottenuto l’istituzione dell’Ordine professionale con la legge 3 febbraio, che fissa i principi deontologici: il diritto di cronaca ha due limiti insuperabili, il rispetto della persona umana e la verità sostanziale de fatti; i giornalisti devono lavorare per rafforzare la fiducia tra la stampa e i lettori; le sanzioni disciplinari sono quattro: avvertimento, censura, sospensione e radiazione.

1965-66

Iniziano le prime concentrazioni editoriali ad opera di Attilio Monti e dell’imprenditore chimico Nino Rovelli (in Sardegna).

1965

Spunta “Il Sole 24 Ore”, quotidiano finanziario, economico, politico. L’editore è Confindustria e primo direttore è Mauro Masone. Il boom del giornale è legato a Gianni Locatelli, direttore dal 1983, seguito da Salvatore Carruba nel 1993. È il primo giornale economico-finanziario d’Europa quanto a tiratura, avendo superato il “Financial Times”. Diviene un gruppo editoriale: stampa libri e periodici. Ha acquisito la casa editrice Pirola. Nel 2001 Guido Gentili diviene direttore, mentre Ernesto Auci diventa amministratore delegato del gruppo.

1968

Esce il TG delle 13,30

21 luglio 1969

La diretta: la discesa dell’uomo sulla Luna

1966

Attilio Monti, imprenditore (petrolio), acquista “Il Resto del Carlino”, “La Nazione”, “Lo Stadio”, “Il Giornale d’Italia” (che la Confindustria non riesce più a gestire)e il“Telegrafo” di Livorno.

1968

Nasce “Avvenire” sostenuto da Papa Paolo VI. La prima direzione è affidata a Leonardo Valente, che nell’anno successivo viene sostituito da Angelo Narducci. Entrambi volevano un giornale che informasse e documentasse in modo critico e non scandalistico. È il quotidiano cattolico ad usare per la prima volta in Italia la teletrasmissione in fac-simile.

1968/69

Giovanni Spadolini (per anni direttore del “Resto del Carlino”) prende il posto di Russo al “Corriere”.
Alberto Ronchey (corrispondente da Mosca per “La Stampa”) prende il posto di De Benedetti alla “Stampa”.
Domenico Bartoli va al “Resto del Carlino”.
Alberto Cavallari e Piero Ottone diventano direttori del “Gazzettino” e del “Secolo XIX”.

18 maggio 1967

Settimanali. Due novità: estensione dell’utilizzo del colore e nascita di “Panorama”.
Dopo “Der Spiegel” in Germania federale e “L’Express” in Francia, anche l’Italia punta sui settimanali di attualità (newsmagazine tipo “Time” e “Newsweek”). L’editore Mondadori decide così di convertire il mensile Panorama in settimanale. Diretto da Lamberto Sechi. Concorrente “L’Espresso”di Eugenio Scalfari.

 

Agenzie stampa. Ansa, Agi (Agenzia Italia) acquisita dall’Eni (1964), Adn Kronos, che inizia a installare (1968) una rete telescrivente e che opera nell’orbita del partito socialista, ASCA (Agenzia Stampa cattolica associata – 1969 -) è la fonte ufficiosa del partito della Democrazia cristiana. AGA (agenzia giornali associati – 1976 -) della Confindustria.

12 dicembre 1969

Ha luogo l’attentato di Piazza Fontana. Il “Corriere” esorta la magistratura ad andare a fondo e inizia a pubblicare le varie versioni della polizia, mentre gli altri grandi quotidiani insinuano forti dubbi sulle forze dell’ordine. Il “Corriere” sembra isolato e da destra e da sinistra giungono attacchi, che costringono per la prima volta a togliere le scritte sui furgoni per la distribuzione.

28 aprile 1971

Roma. Nasce “Il Manifesto”ed esce a 4 pagine, viene venduto a 50 lire anziché a 90 come gli altri, punta ad una diffusione nazionale. Direttore politico è Luigi Pintor, direttore responsabile Luciana Castellina.

11 aprile 1972

Roma. Esce “Lotta continua”, è un tabloid squillante e aggressivo, con titoli slogan, vignette e fotografie.

 

Crescita del settimanale “Famiglia Cristiana” si vende nelle parrocchie e nei circoli cattolici: il sacerdote che lo dirige, Giuseppe Zilli, riesce a dare ai contenuti e al linguaggio del periodico delle Edizioni Paoline un’impronta più consona ai mutamenti di mentalità della società italiana.

 

Cambi al vertice al “Corriere”. La Crespi decide bruscamente di licenziare Spadolini. Piero Ottone, nuovo direttore del “Corriere”predica un giornalismo liberal. Con lui nuovi inviati tra cui Gianpaolo Pansa e Giuliano Zincone; apre il giornale al dibattito sui problemi economici e finanziari (in particolare con gli interventi dell’economista Luigi Spaventa); pubblica in prima pagina gli articoli di Pier Paolo Pisolini. All’interno della redazione si alzano voci critiche (Montanelli) sull’operato di Ottone.

 

La famiglia Crespi (“Corriere della Sera”) è in crisi, subentra Eugenio Cefis, presidente della Montedison, legato al segretario della DC, Fanfani; ma Agnelli arriva prima di lui e anche il petroliere Angelo Moratti.

1973

Una parte della famiglia Perrone, titolare del 50% del quotidiano romano “Il Messaggero” e del “Secolo XIX”, vende le proprie quote all’editore Edilio Rusconi.

1974

Cefis (Montedison) acquista “Il Messaggero” e lo affida alla direzione di Italo Pietra, il giornale diventa filo socialista. Nel 1975 gli succede Luigi Fossati.

24 giugno 1974

Nasce “Il Giornale” fondato e diretto da Indro Montanelli. La novità è che le azioni appartengono ai redattori (nasce come una società di redattori).
Nasce per andare contro il “Corriere” comunista. Con una linea politica moderata e con una formula delle più tradizionali, “Il Giornale” si rivolge a quei cittadini “che non ne possono più”, che considerano Piero Ottone e Arrigo Levi, direttore de “La Stampa”, quasi dei sovvertitori, e che il partito comunista prenda il sopravvento attraverso il compromesso con la Democrazia Cristiana in crisi. Prima garantito economicamente dalla Montedison, poi da Giovanni Boroli della De Agostani e poi da Silvio Berlusconi, il re dei network.

1 agosto 1974

Torino. Chiude “La Gazzetta del Popolo”. Cefis lo abbandona e Alberto Caprotti, gestore, lo chiude.

 

Crisi trio Crespi-Agnelli-Moratti. Andrea Rizzoli acquista tutto il gruppo di via Solferino (con l’ausilio di Cefis). Ai primi di luglio con 50 miliardi si assicura la presidenza del gruppo. Ma sarà suo figlio Angelo il factotum.
Alla direzione del Corriere ci sarà Ottone. Buoni rapporti con il Pci. Il giornale è particolarmente attento alle attività della Montedison. All’interno subentrano nuovi contributi giornalistici, in particolare quelli di Enzo Biagi e Alberto Ronchey. “Il Corriere è comunista?” titola la copertina del 25 agosto di Panorama.

1976

Angelo Rizzoli decide di potenziare “Il Corriere”(parte l’edizione romana il 18 febbraio), acquista nuove testate, tenta di inserirsi nel campo televisivo e lancia il quotidiano “popolare”. Ottiene: gestione del “Mattino” (insieme con la società democristiana Affidavit), de“La Gazzetta dello Sport”, dell’”AltoAdige” di Bolzano e del “Piccolo” di Trieste. I democristiani non vedono il Corriere come un giornale cattivo, i socialisti, ora guidati da Bettino Craxi, sono scontenti e sospettosi. Il Pci è preoccupato e guardingo. “L’Unità” dell’ottobre 1976 critica l’editore quando tenta l’operazione TeleMalta che potrebbe insidiare il servizio pubblico.

1977

Ricapitolizzazione del Gruppo. Chi ha messo i soldi? Roberto Calvi del Banco Ambrosiano e il finanziere Umberto Ortolani? Oppure Licio Gelli, capo della Loggia segreta P2 e lo IOR (Istituto opere di Religione)? In realtà si scoprirà in seguito che questi sono stati i veri protagonisti dell’affare. È il momento dell’ascesa di Bruno Tassan Din nel controllo del Gruppo, che ora conta 10 mila dipendenti.

 

Ora direttore del “Corriere” è Franco Di Bella, direttore del “Resto del Carlino”. Di Bella rende più vivace il foglio milanese che si arricchisce con l’inserto settimanale sull’economia (coordinato da Alberto Mucci, ex direttore del Sole- 24 Ore) con l’avvio della corrispondenza da Pechino affidata a Piero Ostellino, con alcune interviste clamorose di Oriana Fallaci. Concorrenti: il nuovo quotidiano di Eugenio Scalfari “La Repubblica”e “Il Giornale nuovo”di Indro Montanelli.
Esce “L’Occhio”il tabloid popolare diretto da Maurizio Costanzo, abile animatore di spettacoli televisivo ma scarso nella carta stampata.

 

Rizzoli e Tassan Din tentano di scaricare sull’erario i pesanti costi delle loro operazioni premendo anche perché la legge per l’editoria – in corso di elaborazione nel 1979 – preveda un cospicuo stanziamento cancella-debiti. A favore quasi tutti i partiti, Pci compreso, i Rizzoli, altri editori e la stragrande maggioranza dei sindacalisti del settore. No i radicali, alcuni editori, tra i quali c’è il nuovo Presidente della Fieg, Giovanni Giovannini, pochi giornali e il Presidente della Fnsi, Paolo Murialdi.

13 novembre 1979

Il democristiano Forlani, Presidente del Consiglio, decide di svelare i nomi degli iscritti alla P2, elenco trovato nell’archivio del fuggiasco Gelli e sul quale circolavano molte indiscrezioni. Nell’elenco compaiono ventotto giornalisti, quattro editori (uno è Angelo Rizzoli) e sette dirigenti editoriali tutti del maxigruppo, capitanati da Tassan Din. Compare anche Di Bella.

14 gennaio 1976

Nasce “La Repubblica”.  Con il successo de “L’Espresso”Scalfari può permettersi di realizzare il suo sogno, creare un quotidiano. Aspirazione condivisa anche da Carlo Caracciolo. Al progetto de “La Repubblica” si associa la Mondadori, la più grande casa editrice.

 

Caporedattore Gianni Rocca, giornalisti del momento sono Giorgio Bocca, Sandro Viola, Mario Pirani, Fausto De Luca, Miriam Mafai, Barbara Spinelli, Alberto Arbasino, Giuseppe Turani, Natalia Aspesi. Venti pagine. Il tabloid ha anche un paginone Cultura. Prima ci sono la politica interna, la pagina dei commenti e delle lettere al pubblico, quelle delle inchieste e la politica internazionale.
Si nota un commentatore che interviene tutti i giorni con straordinaria efficacia: Giorgio Forattini, autore della vignetta satirica che è il distintivo della pagina dei commenti e più tardi andrà in prima pagina.

1981

L’editoria è in crisi e deve passare dal “caldo” al “freddo”, dalla linotype al computer. Tra il 1981 e il 1990 lo Stato spende quasi mille miliardi per consentire la trasformazione tecnologica. Le due leggi, la n. 417/1981 e la n. 87/1987, formano un sistema normativo per disciplinare l’attività delle imprese editrici.

 

Crisi del “Corriere della Sera”. Offre a Scalfari un’occasione straordinaria per raccogliere nuovi lettori. E Scalfari comincia a coglierla assumendo Enzo Biagi e Alberto Ronchey che hanno deciso di abbandonare via Solferino.
La Repubblica diventa il quotidiano di prima lettura e di maggior diffusione.

1985

La Repubblica (372.940 copie) diventa una minaccia per il Corriere.

I caduti del terrorismo

1977 le Brigate Rosse cominciano a colpire anche i giornalisti. Vengono gambizzati a Genova, Milano e a Roma: Vittorio Bruno del Secolo XIX, Indro Montanelli del Giornale e Emilio Rossi del TG1. A Padova Antonio Garzotto del Gazzettino e a Torino Nino Ferrero dell’Unità. Poi sparano a Torino a Carlo Casalegno vice direttore della Stampa, muore.
7 maggio 1980 a Milano “la Brigata 28 marzo”, formata dai giovani che vogliono conquistare un posto nelle Br, ferisce Guido Passalacqua, inviato di Repubblica, e il 28 maggio uccide Walter Tobagi, giovane e valente inviato del Corriere della Sera, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti e socialista.

Novità nell’etere

Nascono le tv locali via cavo impiantate con mezzi artigianali in città medie e piccole, che trasmettono anche dei notiziari, con il crescente ascolto delle tv estere in lingua italiana (Canton Ticino, Montecarlo, Capodistria).
La prima tv cavo è Telebiella in funzione nel 1971. Nel giro di due anni le emittenti di questo tipo sono già diciassette. Nel 1974 comincia a cimentarsi col cavo ub giovane imprenditore milanese, Silvio Berlusconi, che diventerà il re incontrastato delle televisioni commerciali.
Una vera sfida al monopolio Rai.
Nascita selvaggia di emittenti, è necessaria una riforma: 10 luglio 1974 due sentenze della Corte costituzionale permettono una di riconoscere il diritto dei privati di “ripetere2 programmi stranieri e indicare i criteri generali con cui va riformata la Rai; l’altra di consentire a tutti l’uso del cavo per trasmissioni in ambito locale. I criteri indicati dalla Corte riguardano soprattutto l’attività informativa della Rai, che deve essere improntata a imparzialità e aperta alla pluralità delle correnti politiche e culturali presenti nella società, anche attraverso il diritto di accesso al mezzo televisivo. La DC ormai deve cedere, accettando che all’interno del servizio pubblico si instauri la concorrenza fra le reti e fra le testate giornalistiche.

10 aprile 1975

Legge 103 all’insegna del pluralismo. Il potere di vigilanza e di indirizzo è demandato a una commissione parlamentare di 40 membri. Per l’attività informativa le novità salienti sono l’autonomia riconosciuta alle due testate televisive e alle tre radiofoniche, i cui direttori rispondono direttamente al direttore generale dell’azienda, e i criteri di imparzialità e di completezza dell’informazione cui sono tenuti i giornalisti. La legge prevede inoltre la costituzione di una terza rete televisiva e di un terzo Tg a base regionale e, nello stesso tempo, blocca l’emittenza via cavo.
Beniamino Finocchiaro, nuovo presidente della Rai, è un convinto sostenitore della riforma. Però le tre reti vanno in mano a tre diverse correnti politiche: Dc = Tg1 e Gr2 in mano di Emilio Rossi e Gustavo Selva.
Socialisti e laici = Tg2 con Andrea Barbato e Gr1 con Sergio Zavoli.

28 luglio 1976

Sopravviene una nuova sentenza della Corte costituzionale che modifica la situazione e fa invecchiare buona parte della legge di riforma. Infatti la sentenza riconosce libertà di antenna nell’ambito locale. In pratica, apre la strada a un sistema misto, pubblico e privato, che il Parlamento è invitato a regolamentare.
Le emittenti televisive e radiofoniche cominciano a spuntare come funghi mentre spariscono le Tv cavo. Alcuni editori affiancano ai proprio quotidiani una stazione televisiva, altri con affiancano accordi con le imprese più consistenti per la fornitura di notiziari.
Le iniziative più rilevanti per l’impegno finanziario e per il progetto politico e commerciale che le contraddistingue sono quelle dell’editore Rusconi (1976) e di Berlusconi e Rizzoli (1978). Il mercato pubblicitario risponde in misura sempre più ampia e da molti imprevista. Però soltanto i Tg della Svizzera italiana, di Montecarlo (curato dal “Il Giornale”di Montanelli) e di Capodistria raggiungono un’audience apprezzabile.
1974 nasce Radio Radicale

1 febbraio 1977

La Rai ha dato il via ufficiale alle trasmissioni a colori, vara nel dicembre del 1979 la Terza rete televisiva. Nuovo presidente della Rai è Paolo Grassi, socialista, e direttore generale diventa Willy De Luca, democristiano.
Tg2 = Ugo Zatterin; Tg1 = Albino Longhi; Tg3 = Biagio Agnes e poi Luca Di Schiena (democristiani), condirettore è Sandro Curzi, comunista.

1980 - Prodigi di Berlusconi

I primi network sono canale 5 di Silvio Berlusconi e Prima rete del Gruppo Rizzoli. Berlusconi ha capito le potenzialità della televisione e ha intuito che in Italia sta crescendo il bisogno di pubblicità commerciale. Nel 1979 acquistò uno stock di 300 film.
Canale 5 parte dal 1980 e attira rapidamente un buon numero di telespettatori e di inserzionisti. Subito dopo si muove l’editore Rusconi con Italia 1 e l’anno dopo debutta con Retequattro, fondata dalla Mondadori e da alcuni editori minori ed Eurotv dell’imprenditore Callisto Tanzi. Le emittenti che si raggruppano in queste reti, però, non possono usare la “diretta” e quindi devono limitarsi a telegiornali locali.
Berlusconi batte Rusconi e la Mondadori dimostrando così che il mestiere dell’editore è diverso da quello dell’imprenditore televisivo. Entro il 1984 compra Italia 1 e Retequattro.

Avvento nuove tecnologie

Due fattori specifici – il rinnovamento tecnologico e la legge dell’editoria – contribuiscono in misura notevole a far uscire la stampa quotidiana da una crisi economica grave.
Il pc razionalizza e accelera la produzione di giornali e ne abbatte i costi; ma modifica radicalmente anche i processi di raccolta, elaborazione e immagazzinamento dell’informazione.
La rivoluzione comincia negli Stati uniti e in Giappone intorno al 1960 e si propaga, in tempi e misure diverse, negli altri paesi industrializzati.
Al vecchio sistema “a caldo” per l’impiego del piombo, subentra quello della fotocomposizione, detto “a freddo”. La linotype va in soffitta.
Il nuovo procedimento viene applicato per la prima volta dal “Messaggero Veneto” di Udine nel maggio del 1968.

1972-73

Italia. Comincia l’impiego della teletrasmissione in facsimile, che assicura ai quotidiani a diffusione nazionale una distribuzione tempestiva e molto meno costosa. I pionieri sono il quotidiano cattolico “Avvenire” e “La Stampa”.

1996

Sono 13 le testate che vengono trasmesse in tipografie satelliti sparse per tutta la penisola.
La  tappa più importante è l’ingresso del computer nelle redazioni con l’impiego dei vdt, i videoterminali. Ora è la macchina da scrivere che è destinata a finire in soffitta. Nasce il sistema editoriale = un sistema produttivo unico e flessibile che esegue tutte le elaborazioni necessari ai fini redazionali e di composizione.
(Questo comporta però la riduzione del personale, perché servono meno persone per compilare il giornale)
Il primo quotidiano ad applicare il sistema editoriale è “La Stampa” mentre è in grande ritardo il Corriere.
Altro passo importante per il lavoro del giornalista è l’immagazzinamento delle informazioni. I vecchi polverosi archivi diventano presto delle banchedati. Il primo esempio lo ha dato il “New York Times”la cui banca ha cominciato a funzionare, anche per utenti esterni, tra il 1972-73.
In Italia l’iniziativa di maggior portata la intraprende l’Ansa con l’istituzione di una banca di notizie (la Dea-Documentazione elettronica Ansa) nella quale sono memorizzate le sintesi dei fatti più rilevanti, biografie e altri dati dal 1975 in poi.

1981

Legge n.416 del 5 agosto. È divisa in due Titoli. Le norme contenute nel Titolo 1 – Disciplina delle imprese editrici di quotidiani e di periodici – sono permanetne. Quelli del Titolo 2 – Provvidenze per l’editoria – durano un quinquennio e quindi sono decadute nel 1985. Nel primo titolo viene assicurata la trasparenza delle proprietà, dei finanziamenti e dei trasferimenti delle aziende o delle testate e stabiliti i limiti alle concentrazioni di quotidiani. Un limite nazionale viene fissato al 20 per cento della tiratura globale dei quotidiani (compresi gli sportivi); limiti di zona sono fissati al 50 per cento della tiratura globale di ciascuna area interregionale (nord-ovest, nord-est, centro e sud9 e al 50 per cento delle testate edite in una stessa regione, sempre che vi sia più di una testata. Gli interventi pubblici previsti nel secondo Titolo si articolano in finanziamenti agevolati per i piani di riconversione tecnologica, in contributi a fondo perduto sulle tirature globali per i giornali quotidiani e sui consumi di carta per i periodici, e in misure sociali dirette ad attutire, con la cassa integrazione estesa anche i giornalisti e con altri incentivi, le conseguenze occupazionali delle ristrutturazioni.

1980 – 85-Chiusure importanti

Torino:  “Gazzetta del Popolo” dal 1848
Napoli: “Roma” dal 1862
Como: “L’Ordine”
Bergamo: “Il Giornale di Bergamo”
Caloria: “Il Giornale di Calabria”
“Lotta continua”
Del Gruppo Rizzoli: “L’Eco di Padova”, “Il Corriere d’Informazione” e “L’Occhio”.
Dopo la scomparsa di Carlo Pesente chiude “Il Tempo” e “La Notte”, che passa al Gruppo Rusconi.
“Il Gazzettino di Venezia” passa ad alcuni industriali capitanati dal calzaturiere Luigino Rossi.

 

Il Giorno invece sotto la direzione di Guglielmo Zucconi e poi di Lino Rizzi, riprende la sua vocazione popolare rafforzandosi soprattutto in Lombardia, sia perché è gestito in modo più razionale.
È in passivo “Il Giornale” di Berlusconi.
Campa “Il manifesto”.
Nasce e muore nel giro di un anno (1985-86) “il Reporter”, diretto da  Enrico Deaglio (ex Lotta Continua).
Decollo de “La Repubblica”, recupero de “La Stampa” diretta dal 1978 da Giorgio Fattori, de “Il Messaggero”, guidato da Vittorio Emiliani dal gennaio 1981, e del “Mattino”, per merito del direttore Roberto Ciuni.

 

Si afferma un nuovo modello di testata locale attraverso la formazione di due catene impostate sui sistemi editoriali. La prima catena è promossa dall’Editoriale L’Espresso a partire dal 1977 con la regìa dell’editore Carlo Caracciolo e del giornalista Mario Lenzi. Gli anelli della catena sono: “Il Tirreno” di Livorno; “Il Mattino” di Padova e “La Tribuna” di Treviso; “La Provincia” Pavese; “La nuova Sardegna” di Sassari e “Il Centro” che esce a Pescara dal 1986.

Anni 70 -
Boom dei giornali economici

La Confindustria fin dagli anni settanta aveva deciso di dare al proprio quotidiano più mezzi e un maggior gradi di autonomia. Sotto la direzione di Alberto Mucci (e poi di Luca Cavazza, Mario Deaglio e Gianni Locatelli) “Il Sole - 24Ore”  non è più uno strumento di lavoro per pochi operatori economici e di intervento per la Confindustria ma un organo di informazione (e di opinione) ricco di servizi e di collaboratori, sul modello del londinese  “The Financial Times”.
I quotidiani ampliano gli spazi dedicati all’economia, “Il Corriere della Sera”   e “La Repubblica” escono con l’inserto speciale.
Nascono “Il Mondo” del Gruppo Rizzoli e “Mondo economico” della Editrice del Sole-24Ore e il mensile “Espansione” della Mondadori.

Anni 80 -
Boom dei giornali sportivi

“Gazzetta dello Sport” (tra i primi dieci quotidiani)
“Il Corriere dello sport-Stadio” (al terzo posto con 438.875 copie)
“Tuttosport” (con 156.698 copie)
Dal 1984 la “Gazzetta dello Sport” viene teletrasmesse in cinque centri sparsi per la penisola assicurandosi in questo modo una distribuzione tempestiva e capillare

1983-
Caso Rizzoli

Le nuove elezioni politiche del 1983 prolungano lo stato di grave incertezza sul destino del Gruppo Rizzoli-Corriere della Sera al cui salvataggio stanno lavorando soprattutto il presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, il Cattolico Giovanni Bazoli, e gli amministratori insediati dal Tribunale di Milano, che sono quasi tutti docenti dell’università Bocconi.
La campagna elettorale è caratterizzata dalle guerre di due partiti contro alcuni grandi giornali: quella mossa del Pci contro “La Repubblica”, rea di dare credito politico al leader della Dc, De Mita, e quella del Psi contro Scalfari e contro Cavallari.
Le elezioni si concludono con un netto arretramento della Dc. In agosto Craxi diventa presidente del Consiglio. Ma la bagarre con la stampa continua e acquista maggior rilievo. Ora Forattini disegna Craxi in camicia nera e stivaloni, in groppa a un cavallo fatto di carta da giornale.
Due episodi. Il 19 gennaio 1984 si conclude la causa mossa da Craxi, nella sua veste di segretario del Psi, contro Cavallari. Il direttore del Corriere è condannato per diffamazione aggravata. Seguono reazioni dure anche dalla stampa estera, Craxi si muove contro “Le Monde” per un articolo del corrispondente da Roma, Philippe Pons, intitolato, “L’Italia malata di corruzione”.

1984

Cavallari lascia il Corriere, la scelta cade su Piero Ostellino, che da anni lavora al Corriere. È di formazione liberale ma di posizione “lib-lab”, cioè aperta alla linea impressa da Craxi al Psi.
Il Corriere viene salvato economicamente da una cordata di industriali e finanzieri detta “nobile”. Ne fanno parte la Gemina (Mediobanca, Fiat e Pirelli, Orlando e Bonomi),  la società Meta (Gruppo Montedison), la finanziaria Mittel (controllata da esponenti della finanza cattolica) e l’imprenditore siderurgico Giovanni Arvedi.
Il vero leader è Gianni Agnelli; ma la posizione del nuovo boss della Montedison, Schimberni, ben visto dai socialisti, è forte. La soluzione è accolta con favore da molti perché appare la migliore tra quelle possibili. Tuttavia, con questa operazione si è formata una catena di quotidiani che va da Torino (“La Stampa”) a Napoli (“Il Mattino”) passando per Milano (“Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport”) e per  Roma (“Il Messaggero”) e che è nelle mani di potentati dell’industria e della finanza.

1985-
Gara Espresso-Panorma

Tra “L’Espresso” (diretto da Livio Zanetti e poi da Giovanni Valentini) e “Panorama” (diretto da Carlo Rognoni e poi da Claudio Rinaldi) è in testa il settimanale della mondatori.
“Panorama” con 358.806 copie, “Espresso” con  311.029 e “Europeo” con 124.957.

 

Familiari:
“Famiglia Cristiana” (1.105.912 copie) delle Edizioni Paoline, venduta nelle parrocchie, nei circoli cattolici e da qualche anno anche in edicola;
“Gente” diffonde 722.367 copie
“Oggi” 599.387 copie.
“Domenica del Corriere” ed “Epoca”.
“Sorrisi e Canzoni tv” passa dal Gruppo Rizzoli a Berlusconi (con 2 milioni di copie detiene il primato assoluto).
Nasce “Airone” della Mondadori.

1986-
La Repubblica supera il Corriere

“La Repubblica” sorpassa il “Corriere” nel novembre 1986. Scalfari  annuncia che in quel mese “La Repubblica” ha venduto 515 mila copie contro le 487 mila del rivale. Al terzo posto c’è “La Stampa” con 405 mila.

 

Il “Corriere” cambia direttore: la scelta cade su Ugo Stille, corrispondente degli Stati Uniti dal 1946.
Buona l’idea del lancio del magazine “Sette” in vendita con il quotidiano sull’esempio del Figaro di Parigi.

 

Vanno bene “Il Messaggero” (che Vittorio Emiliani è costretto a lasciare perché i socialisti ne passano la tutela alla Dc prendendosi quella del Il Giorno), “Il Gazzettino”, diretto da Giorgio Lago, e Il Sole-24Ore.
Nasce “Italia Oggi” ma non decolla neanche quando lo rileva Raul Gardini, lo spregiudicato esponente del Gruppo Ferruzzi che ha conquistato il controllo della Montedison e, quindi, del “Messaggero” e di Telemontecarlo. La testata sopravvivrà, gestita dal Gruppo del Giornalista Paolo Panerai che comprende il mensile “Class” e il settimanale “Milano Finanza”.

Duello De Benedetti- Berlusconi

La Mondadori, controllata da Carlo De Benedetti, incorpora l’altro 50 per cento de La Repubblica e della catena dei quotidiani locali Finegil, e la totalità delle azioni del settimanale L’Espresso.
Fra gli azionisti Mondadori c’è anche Silvio Berlusconi (proprietario della Fininvest, de Il Giornale e del settimanale più diffuso d’Italia, Tv-Sorrisi e Canzoni) il quale ha da tempo esteso, con alterna fortuna, le sue attività di grande imprenditore televisivo in Francia, in Spagna e in Germania. L’artefice dell’operazione Grande Mondadori è De Benedetti (rivale suo e dei suoi amici politici) che è stato l’altro soccorritore della Mondadori dopo la pesante disavventura di Retequattro.
De Benedetti propone varie volte di fondere il Gruppo di Segrate con quello di Roma; dopo vari tentativi Caracciolo e Scalfari accettano. Caracciolo assume la presidenza della Grande Mondadori con Luca Formenton (figlio dell’ex presidente appena morto) come vice presidente. Scalfari entra nel Consiglio di amministrazione. Berlusconi rimane attaccato alla politica di Craxi, Andreotti e Forlani. Mentre de Benedetti segue la linea di Caracciolo e Scalfari. In gioco c’è il controllo delle testate più agguerrite nelle critiche del sistema di poter: La Repubblica, L’Espresso e Panorama. I Formenton però iniziano a dare ascolto a Berlusconi e di Giorgio Mondadori. Alla fine cedono a Berlusconi la maggior parte delle azioni. La conferma avviene il 1° dicembre 1989. Berlusconi assume la presidenza della Grande Mondadori.
Nel 30 aprile 1991 avviene la spartizione. A Berlusconi vanno le produzioni di libri e periodici, gli stabilimenti e le altre società mondadoriane. A De Benedetti restano la Repubblica, L’Espresso e la catena dei quotidiani locali raggruppati nella Finegil. Scalfari e Rinaldi (nuovo direttore del settimanale, con Pansa condirettore) possono continuare a svolgere il ruolo di critici del sistema di potere.

6 agosto 1990

Legge Mammì: Berlusconi deve trasmettere telegiornali in ciascuna rete; deve cedere il quotidiano “Il Giornale” (lo cade al fratello Paolo Berlusconi al quale ha passato le imprese edilizie). Direttore del “Il Giornale” è Indro Montanelli, che si distaccherà dal patron.

Guerre:  del Golfo, di Bosnia e del Kossovo

Gli inviati di guerra diventano importanti.

Tangentopoli

Cade Craxi. Cessano le attività dell’”Avanti”, “La Voce repubblicana”, si salva “Il Popolo”

Anni 90-
Boom della televisione

Non si leggono più i giornali.
Cambi al vertice:
nel maggio del 1990 a “La Stampa” arriva Paolo Mieli con Ezio Mauro come vice. I contenuti dei pezzi provengono sempre più dai telegiornali televisivi. Viene inglobato anche l’edizione del lunedì Stampa Sera. “La Stampa” recupera notevolmente.
Il “Corriere” ruba Mieli alla Stampa e lo nomina direttore. Succede a Ugo Stille nel 1992. Anche il “Corriere della Sera” copia gli argomenti e il linguaggio televisivo che risultano più avvincenti.
Tra i telegiornali si distingue quello di Canale 5 diretto dal giovane Enrico Mentana, che proviene dalla Rai. Risale l’audience del Tg1 e Tg2 diretti, dall’autunno del 1993 alla metà del ’94, da Demetrio Volcic e Paolo Garimberti.

Cambi ai vertici

“Il Messaggero” (Giulio Anselmi che lo rilancia); “Il Mattino” (dove è fallito l’esperimento di affidarlo a Sergio Zavoli per i suoi meriti televisivi); “Gazzetta del Mezzogiorno” e “Il Tempo” di Roma, poi ceduto dal Gruppo Monti.

Caso Unità

Si distacca dal partito democratico della sinistra. Alla direzione si succedono Renzo Foa e Walter Veltroni. I cambiamenti sono notevoli: di impostazione grafica e di contenuti.
Adotta iniziative promozionali di natura editoriale che fanno risalire le vendite: dalle 118 mila copie del 1993 alle 137 mila dell’anno successivo.
Veltroni è anche l’ideatore di una super promozione – le video cassetta di film – avviata nel gennaio del 1994, imitata dal Corriere della Sera e da alcuni settimanali. Il successo è notevole ma non dura  a lungo. All’inizio del 1996 “La Repubblica” e il “Corriere” presentano un supplemento al giorno (esclusa la domenica).

1993

Carta dei doveri del giornalista non ancora operativa.

Crisi tv

Rai e Mediaset non godono di buona salute. Con il governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi, nel 1993, si fa strada l’idea di smontare il duopolio mentre per la guida della Rai il Parlamento approva una soluzione di emergenza allo scopo di affrontare il pesante deficit e la piaga della lottizzazione. Il nuovo Consiglio di Amministrazione, nominato dai presidenti di Camera e Senato, è di soli 5 membri. Presidente è eletto Claudio Dematté, professore dell’Università Bocconi.

27 marzo- 21 aprile 1996

Berlusconi entra in campo politico.
Reazioni: nel 1994 Indro Montanelli, il più celebre giornalista d’Italia, lascia la direzione de “Il Giornale”, da lui fondato nel 1974. Berlusconi lo dà a Vittorio Feltri. Montanelli lancia “La Voce” che non durerà molto.
Nel 1994 Berlusconi vince le elezioni.

1995
Crisi dei giornali

Chiudono: “La Notte” (diretta da Massimo Donelli), “La Voce” e “L’Informazione”.
Sono in difficoltà “Il Manifesto”, che subisce una pesante concorrenza da “Liberazione” (Rifondazione Comunista) e “L’Indipendente”.
Sono in vendita: “Il Mattino” e la “Gazzetta del Mezzogiorno” perché il Banco di Napoli se ne deve disfare. La privatizzazione dell’Eni coinvolge “Il Giorno”, che viene ceduto all’editore del Resto del Carlino, della Nazione, Andrea Riffeser.
“La Repubblica” passa da Scalfari a Ezio Mauro il 6 maggio del 1996.
“La Stampa” passa da Carlo Rossella, che ha diretto il Tg1, all’abbinata Marcello Sorgi-Gianni Riotta. Il primo era il capo della redazione di Roma, il secondo, condirettore, ha lasciato il “Corriere della Sera”.
“L’Unità” passa da Walter Veltroni (che diventa vice presidente del Consiglio) a Giuseppe Caldarola, a Mino Fuccillo proveniente dalla Repubblica e poi a Paolo Gambescia, che lascia “Il Messaggero”.

1996

Francesco Gaetano Caltagirone acquista “Il Messaggero” dalla Montedison. In giugno Pietro Calabrese ne diventa il direttore. Caltagirone vende “Il Tempo” al costruttore romano Domenico Bonifici.

1997

Legge sulla privacy.
Nascono le lauree in Scienza della comunicazione.
Caltagirone acquista “il Mattino” per 90 miliardi.
Chiude “Epoca”.

Cambiamento editoriale

Al sensazionalismo, alla visibilità con la titolazione grande e l’impiego del colore, è stata aggiunta la ricerca di spigliatezza quotidiana: non soltanto con la vignetta satirica ma con brevi interventi destinati a vivacizzare il giornale con argomenti leggeri, frivoli e persino con pettegolezzi.

1996-1999

Cesare Romiti nel 1998, dopo aver lasciato la presidenza della FIAT, diventa azionista della Hdp tramite Gemina e presidente della RCS, che ha nel portafoglio “Il Corriere della Sera”, “La Gazzetta dello Sport” e diversi settimanali femminili e periodici.
1999 Hachette sbarca in Italia e perfeziona l’acquisto della Rusconi Editore.

1999

Il primato resta al “Corriere della Sera” con una vendita media di 685.635 copie al giorno.
“La Repubblica” (611.663)
“Gazzetta dello sport” (432.992)
“Il Sole-24 Ore” (391.067)
“La Stampa” (390.184)

Gruppi editoriali nell’era di internet

Gruppo Espresso, nato nel 1997: “La Repubblica” + “L’Espresso” +12 quotidiani locali + 3 emittenti radiofoniche + 1 portale di accesso in rete (Kataweb).
Gruppo Rcs: Corriere della Sera + Gazzetta dello Sport + 24 periodici + libri + dal 2000 un settore multimedialità che coordina anche Rcs Web.
Mondadori: senza quotidiani ma ricca di periodici e con il primato della produzione libraria. Appartiene a Silvio Berlusconi e perciò i suoi periodici sono affini alle reti televisive di Mediaset.
Gruppo Riffeser: Il Resto del Carlino + La Nazione + Il Giorno.

28 luglio 2000

Chiude “L’Unità”.

28 marzo 2001

Risorge “L’Unità” con Furio Colombo + Antonio Padellaro condirettore.
“Il Foglio” e “Il Manifesto” vivono perché sovvenzionati pubblicamente.

 

Nasce la free press

 

Nascono i giornali on-line ma moriranno presto.

 


Il modello francese aveva la caratteristica di porre la legge quale unico limite predeterminato e diretto a reprimere gli abusi della libertà di espressione.

Il modello americano si caratterizza quale pieno riconoscimento della libertà anche nei confronti della legge. Così è nata la visione di una stampa “guardiana” dei poteri.

 

Fonte :http://www.scicom.altervista.org/pubblica.html

 


 

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