Guerra dei cent'anni

 

 

 

Guerra dei cent'anni

 

La guerra dei Cent’anni: la più sanguinosa e lunga battaglia del Medioevo.


Nel secondo decennio del secolo xiv l’egemonia dei re di Francia sul loro Regno è nuovamente minacciata dagli inglesi. Nel 1328 con la morte di Carlo IV, senza eredi, si estingue la dinast­ia dei capetingi. Per la successione si scontrano il re d’Inghilterra Edoardo III (1327-1377) che rec1ama il trono in quanto marito di una sorella del defunto re e Filippo VI di Valois (1328-350), cugino del re, unico possibile successore in via maschile (in Francia vige la legge salica che esclude le femmine dalla successione al trono). Ne deriva un conflitto militare che oppone per un secolo gli eserciti delle due nazioni. La guerra si svolge con fasi alterne: tra il 1337 e il 1360 gli inglesi, vincitori a Crecy (1346) e a Poitiers (1356), allargano il loro dominio a gran par­te della Francia occidentale (pace di Brétigny, 1360); tra il 1360 e il 1380, sotto la guida di Car­lo V, i francesi recuperano gran parte dei territori perduti; sconfitti dagli inglesi ad Azincourt (1415) essi stipulano la pace di Troyes (1420) che sancisce il predominio inglese in Aquitania e in tutta la Francia settentrionale. E nel 1429 che inizia la riscossa francese: grazie alla guida di Govanna d’Arco, Carlo VII compie vittorioso la “cavalcata sacra” che lo porta da Chinon a Reims, dove è incoronato re; di qui prosegue per Parigi e sconfigge ripetutamente gli inglesi co­tringendoli a lasciare il continente, dove conservano la sola Calais (1453).
La Francia con il sovrano Carlo il Saggio, era riuscita a recuperare il territorio perduto, tranne Calais, concludendo nel 1375, con gli avversari l'armistizio di Bruges.

Nel 1453 finiva così la Guerra dei Cent'anni, senza un regolare trattato di pace. Militarmente, la guerra vide la nascita di nuove armi e nuove tattiche, le quali segnarono l'abbandono degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi dell'Europa Occidentale videro la luce eserciti professionali, per la prima volta dai tempi dell'Impero Romano, rivalutando il ruolo della gleba.
La guerra ha una straordinaria importanza storica, per vari motivi: nonostante si trattasse soprattutto di un conflitto dinastico, esso fu la causa prima della nascita delle nazioni inglese e francese, e delle rivalità tra i due popoli. Il motivo occasionale della guerra fu certo di carattere dinastico-feudale. Infatti, nel 1328, alla morte del re Carlo IV, scoppiò in Francia una crisi dinastica: si contendevano il trono Edoardo III, re d’Inghilterra, legato per parte di madre alla dinastia dei Capetingi, e Filippo di Valois, appartenente ad un ramo collaterale della stirpe; fu quest’ultimo a prevalere, ma Edoardo tentò di sopraffarlo, determinando lo scoppio del conflitto.
Il problema consisteva, in effetti, nel sussistere del feudalesimo: il re d’Inghilterra, infatti, possedeva vastissimi feudi nei territori francesi ed era, a un tempo, sovrano inglese e vassallo del re di Francia, anche se non rispettava i suoi doveri feudali; l’Inghilterra controllava territori che, formalmente, cioè dal punto di vista geografico, erano francesi. Il controllo era, peraltro, di carattere economico; tale era anche, fondamentalmente, la base della Guerra dei Cent’anni. Infatti, la fiorente industria tessile delle Fiandre dipendeva dai rapporti economici con l’Inghilterra, produttrice ed esportatrice di lana grezza; quando Filippo di Valois tentò d’impadronirsi delle Fiandre, l'attuale Belgio, Edoardo III d’Inghilterra vietò ai produttori inglesi l’esportazione delle loro lane, mettendo in crisi le industrie e suscitando il malcontento della popolazione nei confronti del re di Francia.

Le posizioni degli storici.
Come afferma lo storico Kaser, la guerra dei Cent’anni, sorta come gara di avidità dinastiche, si trasformò sempre più in guerra di popoli, svegliando a nord e a sud della Manica il sentimento nazionale.
Il problema del feudalesimo va, infatti, al di là della questione puramente dinastica e coinvolge tutta la Francia, non solo la famiglia reale: di diverso avviso lo storico Seignobos, che sostiene che la Guerra dei Cent’anni fosse stata condotta tra due famiglie reali piuttosto che tra due nazioni che si opposero l’una all’altra per affermare la loro stessa identità. Va notato tuttavia, che fosse stato Edoardo a prevalere, sarebbe stata la fine non solo per il potere della dinastia francese, ma anche per l’identità nazionale della Francia, recisa in germoglio con l’inglobamento nei domini inglesi. Tale identità si fondava sul principio di territorialità, che prevedeva che un sovrano regnasse su un territorio caratterizzato da confini ben precisi e abitato da un popolo che avesse comuni radici storiche, culturali e linguistiche. Questo principio sta alla base del concetto di Stato nazionale moderno; infatti, mentre lo Stato è un’entità politica, la nazione è un’entità storico-culturale.
Se la Guerra dei Cent’anni fu una lotta contro il feudalesimo, allora è possibile affermare che fu uno scontro tra nazioni. Seignobos sostiene, però, che, più che di un sentimento nazionale, occorra parlare di patriottismo locale; a sua volta, Giovanna d’Arco sarebbe stata legata a Carlo VII non perché egli fosse re della nazione francese, ma in quanto era capo del partito degli Armagnac, cui lei apparteneva. I limiti di questa interpretazione risiedono nel fatto che, sebbene Giovanna d’Arco fosse stata legata – cosa innegabile – al partito del re, non mancò, da parte sua, un notevole impegno nel sostenere la causa di tutta la Francia, tanto che continuò a combattere contro gli Inglesi anche dopo che venne meno la sua intesa col re, che la privò di molte truppe.
Per quanto riguarda la questione patriottica, Michelet sottolinea l’importanza dello spirito nazionale, che coinvolgeva tutto il popolo con un senso di appartenenza alla stessa comunità e che, come sostiene anche Kaser, trovò la sua personificazione in Giovanna d’Arco: “Fino a quel momento, era stata una riunione di province, un vasto caotico agglomerato di feudi, un grande Paese, una vaga espressione geografica. Ma, da quel giorno, per la forza di un cuore, diviene una patria”. Infatti, Giovanna d’Arco seppe rinfocolare l’amor patrio di tutti i Francesi – non di pochi gruppetti a livello locale – e spingerli al contrattacco e alla riconquista, a tal punto che costoro combatterono con successo contro gli Inglesi anche dopo che questi ultimi cercarono di creare scompiglio tra i loro avversari, condannando al rogo la “pulzella d’Orléans” con l’accusa di stregoneria.
In effetti, sia il concetto politico di Stato che quello storico-culturale di nazione emersero in nuce con la Guerra dei Cent’anni, ma si svilupparono e si affermarono davvero solo al termine del conflitto. Infatti, nella storia della Francia, la formazione dello Stato ha contribuito in modo decisivo a cementare di fatto l’identità nazionale.
Per quanto riguarda l’evoluzione dello Stato in sé, è certo che l’entità statale trovò la sua più remota origine nella Guerra dei Cent’anni, ma solo grazie al re prese forma definitivamente uno Stato nazionale moderno: lo storico Perroy sottolinea la gradualità di questo processo. In virtù del suo potere assoluto, il re rilanciò la lotta contro i feudatari, eliminando così l’ultimo residuo di feudalesimo, stavolta interno, e non esterno alla Francia; inoltre, come afferma lo storico Chédeville, fu il sovrano ad istituzionalizzare la burocrazia, il sistema fiscale, le corti di giustizia ed un esercito permanente, cioè i caratteri fondamentali dello Stato moderno per definizione.
In definitiva, la Guerra dei Cent’anni, conflitto economico e politico ad un tempo, fu la radice prima dello Stato e della nazione francesi, che si fusero di fatto in un’unica realtà solo più tardi, con l’intervento della figura monarchica.

 

Fonte: http://urbanicorsob.files.wordpress.com/2008/09/la-guerra-dei-centanni.doc

 

Guerra dei cent'anni

GUERRA DEI CENT'ANNI
(1337-1453). Serie di conflitti tra Francia e Inghilterra.
Le sue origini furono al contempo dinastiche, economiche e  politiche.
Effetti:

  • superamento regime feudale
  • sviluppo strutture politiche statali
  • formazione coscienza nazionale

Alla morte di Filippo IV il Bello, dal 1314 al 1328 si succedettero sul trono di Francia i suoi tre figli Luigi X, Filippo V e Carlo IV, nessuno dei quali ebbe una discendenza maschile.

  • Un'assemblea di baroni e vescovi conferì allora la corona a Filippo VI, figlio di Carlo di Valois, a sua volta fratello di Filippo il Bello, escludendo dalla successione (con argomenti che solo molto più tardi vennero fondati sulla legge salica) tutte le figlie dei precedenti sovrani e in particolare Isabella, figlia di Filippo il Bello, moglie di Edoardo II d'Inghilterra e madre di Edoardo III anche egli legittimo erede al trono.
  • Il conflitto dinastico venne alla luce nel 1337 allorché, in risposta al tentativo di Filippo VI di sequestrare i feudi inglesi in Aquitania, Edoardo III si proclamò re di Francia.

 

  • Alle motivazioni economiche si aggiungeva l'appoggio dato dall'Inghilterra alle città della Fiandra in rivolta contro il conte e l'ingerenza inglese nella successione in Bretagna, regioni alle quali la monarchia francese intendeva imporre un più solido vincolo di vassallaggio.
  • Sotto il profilo militare la prima fase del conflitto fu favorevole agli inglesi (vittorie di Crécy, 1346, e Poitiers, 1356, occupazione di Calais, 1347, trattato di Brétigny, 1369).
  • 1380 Carlo V muore e gli succede Carlo VI (12 anni). Governano gli zii che dilapidano tutto il patrimonio reale.  I consiglieri del Re cercano di risanare la situazione economica ma Carlo VI impazzisce e riesplodono i contrasti nel regno tra Luigi d’Orleans (fratello del re) e Giovanni senza paura (cugino del re). Si scatenò una guerra civile che durò fino al 1415, periodo nel quale Enrico V d’Inghilterra riprende la guerra.

 

  • Nella seconda fase della guerra, fra il 1369 e il 1380, la Francia riuscì a riprendere quasi tutti i territori perduti, ma la crisi che dal 1392 agitò il paese in seguito alla follia di Carlo VI e la guerra civile scoppiata nel 1407 fra le fazioni dei borgognoni e degli armagnacchi aprirono la strada a una nuova invasione inglese.
  •  1415 Enrico V sbarca in Normandia e vince i francesi. Vincitore ad Azincourt nel 1415 e appoggiato dai borgognoni, nel 1420 Enrico V d'Inghilterra impose il trattato di Troyes e nel 1422 suo figlio Enrico VI fu incoronato re di Francia.

 

  • 1420 trattato di Troyes → Enrico V sposa la figlia di Carlo VI e alla sua morte avrebbe preso il trono francese
  • Le regioni a sud della Loira erano però rimaste sotto il controllo del delfino Carlo che, spinto da Giovanna d'Arco, si fece incoronare a Reims nel 1429 e capovolse poi l'andamento della guerra. Riappacificatosi nel 1435 con i borgognoni, Carlo VII sconfisse ripetutamente gli inglesi (1448-1453), che dopo la caduta di Bordeaux dovettero abbandonare la Francia, conservando solo Calais. La pace formale seguì soltanto nel 1475. Attraverso le guerre civili che l'accompagnarono in Francia e la seguirono in Inghilterra (guerra delle Due rose), la guerra dei Cento anni ebbe l'effetto di indebolire i ceti nobiliari e di rafforzare le strutture statali, facendo inoltre prendere coscienza a entrambe le parti in lotta delle proprie peculiarità "nazionali.

 

Fonte: http://profarmando.files.wordpress.com/2010/05/guerra-dei-cento-anni.doc

 

Guerra dei cent'anni

 

LA NASCITA DELLA LEGALITA’ NEI PRIMI STATI MODERNI

 

La realtà politica che l’Europa aveva conosciuto con l’impero romano prima e con Carlo Magno poi, cambiò con la stipula del trattato di Verdun (842). Con esso i discendenti di Carlo Magno, Ludovico il Germanico, Carlo il Calvo e Lotario, si spartirono il territorio del continente che risultò diviso in tre parti: la Francia, la Germania e la Lotaringia.

 

I secoli seguenti furono segnati da diverse guerre: prima fra tutte la lotta che contrappose l’impero germanico e lo Stato della Chiesa, che ebbe come maggiori rappresentanti Enrico IV di Germania e papa Gregorio VII. L’impero germanico perse successivamente potenza e importanza e presto sorsero sulla scena europea la Francia e l’Inghilterra, le prime monarchie nazionali. Dal 1337 al 1453 le due nazioni si scontrarono nel conflitto che venne conosciuto come “Guerra dei Cent’anni” che portò alla perdita di molti possedimenti inglesi su territorio francese. Alla fine di questo periodo l’Europa si trovò così strutturata:

 

 

Come si può osservare i tre stati che spiccano sono la Francia, l’Inghilterra e la Spagna. Sono quelli che noi definiremmo i primi stati moderni, governati da monarchie nazionali.
Per “stato moderno” si intende uno stato che ha stessa lingua, costumi, moneta e religione nonché un senso di nazionalismo, l’orgoglio di poter affermare, per esempio: “Sono francese”.
Le caratteristiche che lo contraddistinguono sono esplicate dal seguente schema:


LA BUROCRAZIA E L’IMPIANTO DIPLOMATICO
Indispensabile per il funzionamento della “res publica” è la burocrazia; questo apparato molto complesso aveva lo scopo di fare funzionare lo stato in maniera uniforme e unita e far cooperare amministrazione centrale e periferica. Insieme a queste, è importante la costituzione della diplomazia, indispensabile per mantenere le relazioni tra gli stati.
Quella del diplomatico era una vera e propria professione, infatti il diplomatico si occupava di trattare su questioni di pace e di guerra e risiedeva presso le corti estere restando sempre in contatto con la madre patria.
In questo sistema di alleanze giocò un ruolo molto importante una politica che si può chiamare “matrimoniale”; consisteva nell’unire in matrimonio i membri delle principali dinastie europee.
Naturalmente tutti gli individui che erano impegnati nella burocrazia e nella diplomazia dovevano essere pagati; così nacque un sistema regolare di tassazione.
Per mantenere l’ordine all’interno degli stati vennero creati:

 

GLI ESERCITI PERMANENTI

I sovrani europei, per rafforzare i propri regni, avevano bisogno di avere eserciti fissi. Già nel Trecento esistevano forze di polizia incaricate di mantenere l’ordine nelle città, guarnigioni che custodivano i luoghi fortificati nonché speciali gruppi armati che fungevano da guardie del corpo dei nobili.
Il vero e proprio esercito permanente si afferma però con la nascita delle monarchie nazionali e con la necessita di custodire i confini e mantenere l’ordine. In questo particolare contesto politico  nasce:

  1. La volontà di mantenere eserciti fissi anche in tempo di pace.
  2. La rinnovata disponibilità di denaro e la possibilità di avere delle entrate fisse per l’esercito.
  3. La presenza di giovani che aspiravano a far carriera nel corpo militare.

In particolare, l’avvio di questa “tradizione” fu data dall’Inghilterra durante la Guerra dei Cent’anni: nei periodi di tregua infatti, rimanevano guarnigioni fisse nei punti strategici, come Calais o Dover.
Ultime principali caratteristiche di uno stato moderno sono:

LA GIUSTIZIA E LE LEGGI
Nello stato moderno fondamentale è il mantenimento della pace e dell’ordine.E’ necessario che vengano sorvegliati gli uomini e le cose, che vadano regolati i comportamenti di individui e gruppi sociali.
Agli apparati giudiziari che vengono a formarsi si affidò il compito di applicare e far rispettare in maniera uniforme, su tutto il territorio, la legge in quanto emanazione diretta della volontà sovrana e strumento di tutela dell’ordine sociale. Di qui, il ruolo strategico del settore giudiziario e l’importanza assunta dai giudici e dall’esercizio delle loro funzioni nell’ambito degli Stati nazionali.
In Inghilterra, per esempio, è predominante il ruolo del giudice di pace: si tratta di un funzionario non retribuito e non “professionista”, scelto dal re tra i proprietari terrieri o tra persone di elevata condizione sociale. Erano responsabili del governo a livello locale e dell’amministrazione della giustizia all’interno della contea; avevano inoltre il potere di svolgere indagini preliminari e di conciliare contrasti insorgenti nella comunità.
Assume grande importanza anche il popolo: vennero create diverse assemblee popolari che regolavano la vita della società e elaboravano le leggi fondamentali per la buona organizzazione dello stato; in Francia c’erano gli Stati Generali, in Spagna le Cortes e in Inghilterra il Parlamento.

 

Fonte: http://www.istitutosuperiorelagrangiavc.it/Materiali%20didattici/progetto%20cittadinanza/progetto%20cittadinanza/La%20nascita%20della%20legalit%C3%A0IAbis.doc

 

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Carlo V e La Nascita Dello Stato Moderno
Carlo V può essere considerato l’ultimo imperatore di tipo medievale. Egli possiede una formazione culturale ispirata agli ideali cristiani e medievali e probabilmente per questo, il suo progetto politico consisteva nel cercare di creare un grande impero universale, che riunisse i diversi stati europei. Questo impero avrebbe dovuto garantire la pace al suo interno ed avrebbe dovuto regolare i rapporti internazionali. Oltre a questa unità politica, Carlo V voleva costruire un’unità religiosa tra i vari paesi europei, basata sul cristianesimo. Tuttavia, questa politica plurinazionale che l’imperatore intendeva avviare, ben presto si scontra con la giovane Europa delle Nazioni. Infatti, al suo interno si era appena realizzata un’importante istituzione politica: lo Stato Moderno, poiché i diversi regni si erano trasformati in Stati autonomi, governati da un unico re. Lo Stato moderno nasce da una riflessione teorica, che poi si realizza sulla realtà concreta. Per definire questa nuova forma politica si è soliti utilizzare la formula che i glossatori dell’epoca riferivano al re: “un re che nel suo regno non riconosce nessun superiore, ha tutti i poteri dell’imperatore”. Quindi comincia a delinearsi l’idea che uno stato, che al suo interno non riconosce alcun potere in grado di contrastarlo, sia supremo ed assoluto. In correlazione a questa concezione cominciano a formarsi delle compagini statali solide e degli apparati burocratici, amministrativi e legislativi facenti capo al re. La nascita dell’idea di Stato è un fenomeno molto complesso, e per questo concorrono vari elementi, come la riflessione dei giuristi, i quali riconoscono che l’Europa è in una fase di passaggio. Un altro elemento è il pensiero di Tommaso d’Aquino che crede che lo Stato nasca per un’esigenza dell’uomo, dunque diventa un’esigenza naturale non più figlia della necessità data dal peccato. Altre strade che portano alla nascita dell’idea di Stato sono il diritto feudale e la realtà dei fatti. Secondo Manegold di Lautenbach lo Stato nasce come un accordo bilaterale di diritti e di doveri, se il re non rispetta questo accordo, il popolo può ribellarsi. A parere del Tesenti lo Stato nasce per motivi reali come l’acquisizione di una certa territorialità, la crisi del sistema feudale, il rafforzamento del potere centrale e la formazione di forti apparati burocratici. Dunque, lo Stato sorge (come ci fa notare il Giacchi) perché riesce a svincolarsi dall’istituzione politica del Medioevo, cioè l’impero, e si afferma come autonomo ed indipendente. Appunto per questo gli stati europei si oppongono con forza al progetto politiconi Carlo V, proprio perché vogliono mantenere salda la loro indipendenza ed il loro potere. Gli stati che si formano in maniera centrale e che dunque hanno anche la possibilità di contrastare Carlo V sono: la Francia, l’Inghilterra e la Spagna. In Francia l’identità nazionale viene rafforzata dalla guerra dei Cent ’anni, inoltre re Luigi XI riesce a sconfiggere le istanze autonomistiche; infatti vince Carlo il Temerario e riesce a sottrarre le disposizioni dello Stato alle decisioni del parlamento. Ad esempio Luigi XI fa in modo che le tasse diventino ordinarie e quotidiane, mentre in precedenza erano imposte dagli Stati Generali nei momenti eccezionali. Il clero francese poi, si svincola dalla Chiesa di Roma passando sotto il controllo del monarca. In Inghilterra, in seguito alla Guerra delle due Rose, sale al potere Enrico VII Tudor che viene riconosciuto re da tutti. Egli avvia una politica di accentramento del potere ed  è favorito dal fatto che la feudalità inglese si esaurisce con il conflitto civile, e dal fatto che il potere centrale forte era desiderato da tutti, per porre fine ai conflitti tra le famiglie aristocratiche. Inoltre si moltiplicano gli atti di recinzione, si diffonde la proprietà privata, così nascono le nuove classi sociali: la Gentry, la piccola nobiltà che possedeva una mentalità di tipo capitalistica, e gli Yeomen, i piccoli proprietari. In Spagna il processo di accentramento del potere comincia con il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Pastiglia, anche se i due regni avranno sempre governi separati. E’ importante sottolineare il clima religioso che caratterizza questo stato, infatti si ha un grande aumento del fervore religioso, che porta due dati: da una parte lo Stato e la Chiesa nazionale, svincolatasi da Roma, sono impegnati in un’opera di autoriforma del clero, dall’altra però vengono fatte delle persecuzioni contro gli Arabi e gli Ebrei convertiti. Questo porta anche un elemento negativo in campo economico, sia perché vengono cacciate le classi produttive, sia perché si diffondono i modelli di comportamento dell’aristocrazia, oziosa ed arrogante. In Italia invece la situazione politica è diversa, poiché è presente una grande frantumazione del potere, il territorio è diviso in tanti piccoli stati. Così l’Italia risulta debole politicamente, ma essendo ricca economicamente attira i diversi stati europei che compiono alcuni colpi di mano, come la Francia guidata da Carlo VIII. L’impero non riesce a darsi un’unità fino all’ascesa di Carlo V. In questa situazione geopolitica si aprono diversi conflitti, importante quello tra la Francia di Francesco I e Carlo V. Le principali battaglie sono: nel 1525 la battaglia di Pavia, in cui il re francese viene sconfitto, nel 1526 si giunge al trattato di Madrid, che impone alla Francia la cessione della Borgogna e la rinuncia all’Italia. Queste proposte sono inaccettabili, così nel 1526 si ha la lega di Cognac tra Francia, pontefice, Ducato di Milano e Venezia. L’esercito della Lega è debole, così come lo è la Lega stessa, in quanto i diversi membri hanno interessi divergenti. Nel 1527 l’esercito dell’imperatore giunge ad assediare Roma, ma la Francia si allea con Inghilterra e con Genova contro l’Impero. Genova passa dalla parte di Carlo V, l’esercito francese viene sconfitto e nel 1528 si giunge alla pace di Cambrai, in cui la Francia rinuncia all’Italia, mentre l’Impero rinuncia alla Borgogna. Inoltre nel 1529 Carlo V conclude il trattato de Barcellona con il papa e nel 1530Carlo V viene nominato dal papa re d’Italia ed Imperatore. Le guerre che seguono tra la Francia  e l’Impero  saranno molto lunghe e termineranno solo per l’esaurimento delle forze, proprio perché si creano grandi alleanze e la guerra assume un carattere europeo. Nel 1544 si giunge al trattato di Crepy che non determina nessun vincitore. In seguito Carlo V sconfigge i principi protestanti a Mulberg. Nel 1555 si ha la pace di Augusta che sancisce la libertà di religione ai protestanti. Nel 1556 Carlo V abdica e divide il territorio in due parti: la corona spagnola viene assegnata al figlio, l’impero al fratello. Così Carlo V comprende che il suo progetto non è realizzabile e per questo può essere considerato un perdente nobile. Oltre al conflitto contro la Francia, Carlo V è impegnato sul fronte tedesco contro i protestanti, in Europa e sul Mediterraneo Orientale contro i Turchi. Alla fine gli Stati Nazionali hanno la meglio sul grande progetto medievale di Carlo V, progetto non adatto all’epoca delle Nazioni.

 

Fonte: http://xoomer.virgilio.it/epolverelli/studenti/gencarlo.doc


 

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