Illuminismo

 


 

Illuminismo

 

CARATTERI GENERALI  DELL’ILLUMINISMO:

IL PROGRAMMA ILLUMINISTICO E LA CONCEZIONE DELL’INTELLETTUALE:
L’illuminismo è un fenomeno culturale che si diffuse in Europa intorno al XVIII secolo (1700);esso riguarda tutti i campi della cultura ,spaziando dalla letteratura alla filosofia. L’illuminismo si evidenziò specialmente in Francia dove vigeva ancora l’assolutismo monarchico o comunque in tutti quei paesi dove il popolo si sentiva maggiormente oppresso dalle autorità sia politiche che religiose e chiedeva maggiore uguaglianza e libertà. L’illuminismo viene inteso come la capacità e l’impegno dell’uomo di utilizzare pubblicamente e liberamente la propria ragione. Questa non è una frase priva di senso ma per gli illuministi il fatto che l uomo utilizzi la propria ragione è molto importante in quando secondo essi nel passato l’uomo era stato subordinato alla ragione altrui soprattutto a quella delle autorità, rimanendo cosi in uno stato di minorità .
Il filosofo Kant infatti dando una definizione di illuminismo afferma che esso deve intendersi come la capacità dell’uomo di uscire da questo stato di minorità. La minorità non è dovuta però ad una mancanza di intelligenza da parte dell’uomo,in quanto l’uomo per via della sua stessa natura è dotato di ragione ed è questo che gli permette di distinguersi dagli animali,ma nel passato l’uomo non ha avuto il coraggio di utilizzare la propria ragione lasciandosi influenzare da quella altrui.
Da ciò deriva il fatto che gli illuministi si battano contro il medioevo e le sue tradizioni,contro la religione e i suoi dogmi ovvero con tutto quello che ha ostacolato il libero pensiero dell’uomo. Il moto degli illuministi è sapere aude cioè abbi il coraggio di utilizzare la tua intelligenza.
Da questa battaglia degli illuministi contro l’ignoranza dell’uomo(cioè il buio) deriva la nascita di un tipo di intellettuale diverso. Il filosofo non è più considerato come un uomo al di sopra degli altri il cui scopo è quello di ricercare la verita, ma per la prima volta diventa un uomo tra gli uomini che si mette cioè a disposizione degli altri. Egli compie delle osservazioni e cerca di cambiare la realtà non solo per giovare a se stesso ma soprattutto per giovare agli altri.

ILLUMINISMO E BORGHESIA:
L’illuminismo si afferma contemporaneamente all’ascesa della borghesia.
Infatti tra l’illuminismo e il ceto sociale borghese che dal 500 stava cercando di espandersi sia politicamente che economicamente esiste uno stretto rapporto. Si può dire infatti che l’illuminismo sia l’arma impiegata dalla borghesia per ascendere al potere. In quegli anni infatti era in corso una vera e propria lotta  per il potere tra borghesia e nobiltà/clero.
Per questo vedendo che molti concetti dell’illuminismo erano studiati contro i privilegi e soprattutto contro la religione, i dogmi, e le tradizioni la borghesia si servi di questi concetti per acquisire più potere e limitare invece quello secolare del clero e della nobiltà. Inoltre questo rapporto risulta evidente anche dal fatto che i maggiori illuministi discendevano da famiglie borghesi  e anche dal fatto che a differenza dell’età comunale che aveva celebrato l’intellettuale laico e dell’umanesimo che aveva onorato il filosofo amante dei classici, L’illuminismo si differenzia per via del fatto che conferisce una grande importanza al il filosofo che si mette a disposizione degli altri uomini e al mercante;spesso queste due figure si fondono in una sola (mercante-filosofo).

ILLUMINISMO E RINASCIMENTO:
L’illuminismo si può definire come una continuazione del Rinascimento; infatti a volte viene anche denominato come “il secondo Rinascimento” in quanto riprende moti temi cari ai rinascimentali. Infatti il Rinascimento è la prima epoca in qui si manifesta un vero e proprio distacco con il passato. I rinascimentali e poi anche gli illuministi manifestano un vero e proprio rifiuto verso il passato soprattutto verso il Medioevo dove la superstizione e l’ignoranza era padrona. Rifiutano i dogmi e tutto ciò che attacca la dignità dell’uomo e la sua libertà;mettendo l’uomo al primo posto e facendolo diventare il padrone del mondo. Nonostante tutte queste caratteristiche in comune non si può dire che il Rinascimento e l’illuminismo siano due movimenti identici. Tra i due infatti
intercorre un periodo di tempo veramente vasto che vede l’ascesa della borghesia ,la rivoluzione scientifica e lo sviluppo del pensiero empirista e di quello razionalista. L’illuminismo che avviene dopo questo periodo di innovazioni è sicuramente storicamente più completo e opera un distacco molto più radicale con il passato e mostra non solo il rifiuto verso il passato ma anche verso concezione medievale di Dio. Gli illuministi non negano infatti la sua esistenza ma rispetto ai rinascimentali gli conferiscono minore importanza relegandolo in una sfera ben lontana dal mondo umano. Dio non è partecipe della vita degli uomini e non si può intromettere nei loro problemi e loro decisioni. Senza Dio l’uomo è quindi davvero la misura di tutte le cose. E il padrone della sua vita e del suo destino, perché per la prima volta è un essere autonomo. Quindi si può dire che l’illuminismo vada oltre il Rinascimento.

ILLUMINISMO E RIVOLUZIONE SCIENTIFICA:
L’illuminismo ereditò quelle che furono le principali innovazioni della Rivoluzione scientifica infatti spesso esso viene considerato il prodotto stesso di queste innovazioni mentre la Rivoluzione scientifica rappresenterebbe il punto di inizio dell’Illuminismo. Questo rapporto esistente tra Scienza a Illuminismo risulta evidente dal fatto che presentano numerosi aspetti comuni. L’illuminismo infatti come la Scienza combatte contro la superstizione, contro la teologia e i dogmi imposti dalla religione e in particolare modo contro la metafisica in quanto entrambi hanno una totale fiducia nella ragione e nell’esperienza mentre la metafisica crede di poter scoprire la vera essenza delle cose andando al di la del mondo fisico e dell’esperienza.
Inoltre entrambi professano la libertà di ricerca e di pensiero. L’illuminismo infine crede in un sapere che sia allo stesso tempo vero e utile e che sia costantemente verificato dal metodo scientifico e dalla ragione per questo combatte contro tutto ciò che può attaccare e ostacolare la scienza.

 

ILLUMINISMO, RAZIONALISMO ED EMPIRISMO:
L’illuminismo si sviluppò in un periodo che risente la presenza di due filosofie opposte ovvero quella empirista e quella razionalista ;proprio per questo motivo si può dire che l’Illuminismo sia stato in parte influenzato da queste filosofie, in modo diverso.

  • Il razionalismo il cui fondatore fu Cartesio considera vero solo ciò che appare evidente

         davanti alla ragione, considerando tutte le altre cose che invece non sono dimostrabilità come               delle verità anti- razionali. Gli illuministi credono in questo concetto in quanto la loro filosofia si  basa appunto sull’uso autonomo della ragione.

  • Però gli illuministi si manifestano anche a favore degli empiristi in quanto essi ritengono che la ragione sia inizialmente come una tabula rasa,priva di qualsiasi conoscenza e che quindi per poter acquisire le conoscenze debba dipendere dall’esperienza anche se questa ha un limite. La ragione si nutre dell’esperienza. Quindi in sostanza gli illuministi credono in un sapere assoluto che è limitato dall’esperienza umana. Gli illuministi però rispetto agli empiristi nutrono una maggiore fiducia verso la ragione umana. Nonostante essi  credono che tutto debba essere verificato dalla ragione credono nei sentimenti e credono nella loro esistenza autonoma. Infatti il sentimento e la psiche umana sono  qualche cosa che non può essere controllato neanche dalla ragione umana, è un qualche cosa di autonomo,direttamente responsabile della felicità e dell’infelicità dell’ uomo.

 

ILLUMINISMO E LA CRITICA DELLA METAFISICA:
Gli illuministi pongono una critica serravate verso la metafisica e in particolar modo su due principali concetti quello di sistema e quello di spirito di sistema. Innanzitutto gli illuministi vanno contro la metafisica in quanto essi nutrono una totale fiducia verso l’esperienza e la ragione considerando tutti ciò che non è dimostrabile dall’esperienza e dalla ragione falso. Mentre la metafisica si propone di scoprire la reale essenza delle cose andando al di là dell’ esperienza.
Gli illuministi criticano poi il sistema in quanto esso è un qualche cosa di strutturato cioè che ha un ordine preciso a cui poi i fenomeni della terra si devono adattare. Gli illuministi invece a questo sistema contrappongono l’osservazione metodica della realtà e la formulazione di conoscenze che devono però essere costantemente valutate dalla ragione e dall’esperienza per poter essere considerate vere. Mentre allo spirito di sistema oppongono l’esigenza sistematica che si basa sulla riorganizzazione e sul collegare le conoscenze per poter formare un sapere unico. Il risultato di quest’esigenza sistematica è L’enciclopedia.
Dal momento che gli illuministi rifiutano l’idea di sistema,rifiutano anche l’idea di scoprire la vera essenza delle cose e soprattutto di verificare i rapporti tra sostanza e anima e sostanza e corpo. Il loro compito è semplicemente quello di dimostrare che esiste una verità uguale per tutti e cioè che alla base del mondo vi è Dio,il quale però è solo una forza ordinatrice che è concepibile solo tramite la ragione.
       
ILLUMINISMO E LE CRITICHE ALLE RELIGIONI POSITIVE:
L’illuminismo appare fortemente critico anche nei confronti delle religioni positive ovvero quelle religioni che nascono dalla superstizione e dall’ignoranza. In particolar modo verso le grandi fedi dell’umanita quali cristianesimo,ebraismo e islamismo reputando e denominando i loro portavoce ovvero Gesu,mose e maometto “i tre impostori”. L’avversità degli illuministi nei confronti della religione si deve a tre principali cause:

  • gli illuministi credendo nel pensiero razionalista secondo cui può essere considerato vero solo ciò che è dimostrato dall’esperienza, rifiuta il concetto di rivelazione considerando i dogmi imposti dalla religione come verità anti-razionali. Rifiutando anche il tema centrale del cristianesimo secondo cui Dio sarebbe morto in croce sacrificandosi per la salvezza degli uomini. Davanti alla ragione questa appare semplicemente una tavoletta.
  • Gli illuministi credono che la religione sia la causa dei mali dell’umanità e ostacoli il progresso economico e scientifico.In quanto con la diffusione di dogmi numerosi e diversi nascono due mali contrapposti :il fanatismo e l’intolleranza. Anziche unire i popoli quindi essa gli dividerebbe con le sue false verità conducendoli verso l’ignoranza.
  • Gli illuministi credono che la ragione abbia a cuore la felicità degli uomini mentre la religione disturbi questa felicità con pensieri negativi come quello della morte,del peccato e del castigo.

Gli illuministi pubblicarono numerosi opuscoli contro la religione che venivano fatti circolare segretamente tra gruppi di uomini colti. Da questi opuscoli appare evidente che gli illuministi si attaccano specialmente al fatto che se i religiosi non hanno avuto una reale testimonianza del divino non possono allora essere certi del fatto che la loro religione sia stata davvero fondata da Dio.

IL FILONE ATEO E QUELLO DEISTA:
Gli illuministi svilupparono due tendenze religiose diverse: un orientamento deista e una tendenza atea. Il deismo non crede in una religione fondata dalla superstizione ma in una naturale ed immutabile basata su delle verità comuni ad ogni uomo come ad esempio l’esistenza di dio. Gli uomini non devono mettere in discussione questa verità in quanto alla base del mondo vi è necessariamente Dio che però viene semplicemente inteso come una forza ordinatrice che può essere concepita solo dalla ragione. Le religioni che invece aggiungono a queste verità universali altre verità che non sono dimostrabili causano due mali contrapposti ovvero il fanatismo e l’intolleranza.
I due maggiori rappresentanti dell’ateismo sono invece il sacerdote Meslier e il filosofo materialista D holbach.L’ateismo crede che la religione sia un fenomeno che non nasce dalla ragione ma solo dalla curiosità e dalla paura e che sia subordinata alla politica nel senso che la religione sarebbe lo strumento utilizzato dalle autorità per sottomettere i popoli. Gli atei inoltre credono che dio sia una falsa percezione della mente creata dalla suggestione,mentre per loro la realtà si realizza concretamente solo attraverso la natura.
Comunque l’intento degli illuministi non è quello di combattere e annientare la religione in quanto essi credono sempre e comunque che ognuno sia libero di professare una qualsiasi fede religiosa.

 

Fonte: http://anki.altervista.org/appunti/riassunti/illuminismo_riassunto.doc

 

Illuminismo

L’ILLUMINISMO.

1. IL PROGRAMMA DELL’ILLUMINISMO.

Illuminismo: movimento culturale sviluppato nel XVIII sec. Nei maggiori centri europei.
È una svolta intellettuale: destinata a caratterizzare la storia moderna occidentale.
Vi è l’esaltazione: dei poteri della ragione umana.
Illuminismo: impegno ad avvalersi della ragione umana in modo libero e pubblico ai fini di un miglioramento effettivo del vivere.
Gli illuministi dicono: che l’uomo in passato non ha usato l’intelletto, rimanendo in una sorta di minorità da cui deve uscire.
Usare la ragione significa: assumere un atteggiamento problematizzante nei confronti dell’esistenza e far prevalere su ciò il diritto di analisi e critica.
C’era una battaglia contro: i pregiudizi, i dogmi, la superstizione, le tradizioni, l’autorità, la religione….
Sottoporre tutto: al giudizio della ragione.
La ragione: organo di verità e strumento di progresso.
I lumi: rischiarano le tenebre.
Il Filosofo: è l’intellettuale in genere, non è più il sapiente, ma un uomo in mezzo agli altri uomini, che lotta per rendere più abitabile il mondo e si sente utile alla civiltà.
Il suo scopo: è di riformare la realtà e giovare al prossimo per diminuire le sofferenze degli individui e raggiungere la maggiore felicità per il genere umano.

2. IL LEGAME DELL’ILLUMINISMO CON LA SOCIETA BORGHESE.

L’Illuminismo: nasce in legame con la borghesia.
Borghesia settecentesca: classe portatrice del progresso.
Lotta contro: i pregiudizi, la tradizione, i privilegi e le ideologie di potere.
Vuole sottomettere a se: la società e la natura, rompendo col passato e le sue consuetudini.
Legame tra borghesia e illuminismo: determinato dall’estrazione di classe dei suoi rappresentanti per lo più borghesi e dall’ideale umano dei lumi.
Maggior parte degli esponenti illuministi: sono borghesi.
I sovrani illuminati: regnanti, vogliono andare incontro alle forze economicamente e intellettualmente più vive nelle loro nazioni.

3. IL LEGAME DELL’ILLUMINISMO CON LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA.

Illuminismo: prodotto filosofico per eccellenza della rivoluzione scientifica.
Solo con l’illuminismo: la scienza moderna ha il primo posto nelle attività conoscitive.
Questo legame è più evidente se: si pensa che l’illuminismo può essere visto come punto di arrivo della rivoluzione scientifica e la rivoluzione scientifica, come punto di partenza dell’illuminismo.
Perché la riv. Scientifica: combatteva le stesse teorie e dogmi che voleva eliminare anche l’illuminismo.
Rifacendosi a Bacone: l’illuminismo crede nella realizzazione dell’uomo tramite un sapere vero e utile nello stesso tempo.
Da ciò si ha l’esaltazione della scienza: e la lotta contro tutte le forze che potrebbero ostacolarla: pregiudizi, dogmi, autorità…
Da ciò si ha l’idea: di poter governare tramite il sapere e dominare a proprio vantaggio i meccanismi economici, politici e morali.
Il programma razionalistico e scientifico:diventano per gli uomini una sola cosa.

4. ILLUMINISMO, RAZIONALISMO ED EMPIRISMO.

Illuminismo: erede del razionalismo e dell’empirismo.
Nei confronti del razionalismo: appare contrassegnato da una rigorosa autolimitazione della ragione nel campo dell’esperienza.
Con i ridimensionamenti di Locke: la ragione può fare a meno dell’esperienza.
L’illuminismo:fa sua quella lezione e polemizza contro il dogmatismo e contro la presunzione della ragione cartesiana.
Uno di questi aspetti è:la condanna del sistema e dello spirito del sistema.
Poi l’illuminismo appare:caratterizzato dalla possibilità di investire ogni aspetto o dominio che rientri in questi limiti.
Vuole estendere: l’indagine razionale al dominio della religione e della politica.
Si distingue dall’empirismo: per una maggior fiducia nei poteri intellettivi dell’uomo e per un’accentuazione della loro portata pratica e sociale.
Una ragione: operante all’interno dell’esperienza e criticamente rivolta ad approfondire ogni aspetto dell’esistenza umana ai fini del progresso sociale.
Tuttavia questa ragione: non è universale perché l’illuminismo la priva di ogni pretesa di incondizionatezza e di ogni tentativo di auto – deificazione.
Poi non è concepita: come unica dimensione dell’uomo.
Infatti tutti i sui vari autori:mettono in luce la funzione e il valore del bisogno, dell’istinto, delle passioni nella vita dell’uomo.
Per l’illuminismo: la ragione non è una realtà a se, ma l’ordine a cui la vita intrinsecante tende.
E non può realizzarsi: se non attraverso il concorso e la disciplina di tutti gli elementi sentimentali e pratici che costituiscono l’uomo.
Da un’analisi delle emozioni: si scoprì che il sentimento è una categoria a se
Irriducibile:da un lato all’attività conoscitiva e dall’altro all’attività pratica.

5. L’IDEA DI PROGRESSO.

Si ha un tono fiducioso e attivistico:nei confronti del presente e del futuro.
L’illuminismo appare:sia ottimista che pessimista allo stesso tempo.
A seconda che il suo sguardo:sia rivolto al passato o al futuro plasmato dai lumi.
Gli illuministi: sperano di ritrovare al di là della storia e poter edificare un mondo nuovo per l’uomo.
La fiducia verso la storia: costituisce il presupposto fondamentale dell’attivismo umanistico che si concretizza in una visione generale della storia come processo graduale di incivilimento.
Che poi giunge: ad uno stato di civiltà effettiva in costante progresso.
Questa dottrina della storia della civiltà: si basa sulla connessione ragione civiltà.
Poi sul concetto: della storia come processo privo di garanzie infallibili.
Però al corso storico viene riconosciuto: un carattere tortuoso e problematico,perché la tendenza ad interpretare il mondo storico trova espressione nelle tendenze fondamentale della storiografia illuministica.
Che ha dovuto: porsi il problema di un’indagine fondata.
Facendo valere: il principio del vaglio critico delle testimonianze tramandate. E non accettando quelle false e contraffatte, che costituisce il primo passo della storiografia moderna.
L’illuminismo: ha perseguito l’ideale dell’ampliamento della prospettiva storica.
Proponendosi di considerare: non solo la successione dei sovrani, ma anche la vita economica, il progresso scientifico e tecnico, la cultura letteraria e artistica.
La storiografia illuminista: ha elaborato un quadro storico universale del cammino della civiltà.
Impegnandosi a valutare: le varie epoche alla luce del contributo positivo e negativo per incivilire l’uomo e migliorare le sue condizioni di vita.
6.LA POLITICA COME STRUMENTO A SERVIZIO DELL’UOMO.

La politica dell’illuminismo: è fondata sulla dottrina della ragione come insieme di strumenti concettuali e operativi e il conseguente impegno di tradurre il pensiero in azione
Teso a legare: la speculazione filosofica al raggiungimento di obiettivi pratici, di portata sociale.
Infatti l’uomo:nel corso del tempo, ha subito un processo di alienazione e smarrimento, perciò si vuole restituire all’uomo tutto ciò che ha perso.
Lo sdegno etico verso il passato: si traduce in un impegno riformatore verso il presente.
Alla pratica di offesa e difesa: come tecnica di dominio, gli illuministi contrappongono l’idea di una politica a servizio dei suoi diritti naturali di base.
Il concetto dei diritti naturali:affonda le sue radici nella filosofia greca e nel pensiero medioevale.
Ciò che caratterizza: la proclamazione dei diritti dell’uomo nei confronti delle dottrine precedenti è:

  • Da un lato: una particolare interpretazione di tali diritti.
  • Dall’altro: la loro utilizzazione ai fini della critica, accompagnata dal correlativo sforzo di renderli opranti nella realtà.

Con gli illuministi: la persuasione circa i diritti dell’uomo cessa di essere astratta e impotente proclamazione di principio, per diventare un’idea - forza calata nella dimensione effettiva della storia e capace di smuovere le energie sociali degli individui.
Fra tutti i diritti c’è: quello che dice che tutti gli uomini si riuniscono per essere felici. A tutti questi la natura ha fatto una legge della felicità, e tutto ciò che non è felicità è estraneo.
La Felicità: è intesa come quella situazione in cui gli uomini soddisfano i loro bisogni propri materiali.
Le guerre e le contese degli stati d’animo: sono dei mali di cui l’umanità deve liberarsi, la pace è la meta ultima della storia.
Gli illuministi vedono nella fraternità: la condizione propria di un’umanità vivente sotto la guida della ragione e della scienza.
Anche il benessere: fa parte della felicità, perciò vi è la lotta contro la miseria.
Gli illuministi incoraggiano:le industrie e i commerci e si fanno cultori delle scienze economiche e sociali, che ottengono il rinascimento nell’ambito dell’enciclopedia del sapere.
L’ideale di pubblica felicità: costituisce l’idea madre della filosofia politica illuminista.
Quest’idea generale: rappresenta una delle forze politiche rivoluzionarie del 700 e nei 2 secoli successivi.

7. LA BATTAGLIA PER I DIRITTI CIVILI E LA LAICITA DELLO STATO.

I diritti civili: sono difesi dagli illuministi e sono: l’eguaglianza, la libertà e la tolleranza.
L’eguaglianza degli uomini: rappresenta le idee più importanti dell’illuminismo.
Che giudica:gli individui uguali per natura in quanto accomunati dalla ragione.
L’esaltazione di quest’uguaglianza: si è espressa nella rivendicazione politico giuridica della rivendicazione di tutti i cittadini di fronte alla legge condotta dalla borghesia contro i privilegi della nobiltà.
Però tra i grandi autori francesi: vi è l’esplicita accettazione – giustificazione della struttura stratificata e gerarchica della società.
Considerata: come inevitabile portatrice di disuguaglianze di funzioni, potere e ricchezze, da ciò poi scaturiranno le più radicali rivendicazioni di uguaglianza politica ed economica.
L’illuminismo è il punto di partenza: di ogni moderna filosofia dell’uguaglianza.

La libertà: è un altro diritto difeso dagli uomini.
Intesa come: libertà dell’invadenza del potere politico e da ogni forma di assolutismo pratico e teorico.
Voltaire: principale personaggio di questa battaglia per la libertà, indirizzata contro il dispotismo della corona della chiesa che si è concretizzata nella salvaguardia della libertà di pensiero, di parola e di stampa.
Ha trovato scarsi sviluppi: come partecipazione alla sovranità, che sarà poi teorizzato dal pensiero democratico di Rousseau, secondo cui la libertà non è solo tutela dei diritti individuali nei confronti del potere, ma anche possibilità di essere soggetti e non solo oggetti delle decisioni politiche.

Poi vi è il riconoscimento della Tolleranza: come metodo universale di coesistenza.
Il fanatismo, il dogmatismo e l’assolutismo: sono portati alle loro disumane conseguenze.
Perché: s’identifica con la persuasione che questa certezza vada imposta con la forza agli altri.
Con la tolleranza: si ha l’accettazione del diverso con l’ammissione della pluralità possibile degli atteggiamenti umani di fronte al mondo.
Con lo sforzo: di far coesistere nel comunella varietà delle condizioni filosofiche, religiose, morali…, evitando di tornare a quella notte dei tempi in cui l’unica legge di comportamento era la soppressione del nemico.
Questo tipo di tolleranza: risulta più esteso rispetto a quello di Locke, perché non include solo la dimensione religiosa, ma ogni tipo di attività umana.
Con la tolleranza: si ha l’esigenza di uno stato laico che si propone di salvaguardare l’autonomia delle istituzioni pubbliche dall’invadenza ecclesiastica.
E si pone come garante: di tutte le religioni di fronte alla legge.
L’illuminismo sostiene: il concetto di uno stato di diritto, sviluppando la tesi secondo cui nello stato non devono governare gli uomini, ma le leggi.
Cioè: degli strumenti impersonali, capaci di salvaguardare i diritti degli individui e di impedire forme di dominio personali e tiranniche sul prossimo.
Quasi tutti gli illuministi: sono favorevoli alla proprietà privata.


ILLUMINISMO – BORGHESIA – RIVOLUZIONE SCIENTIFICA.

  • CONTESTO STORICO – BORGHESIA.

Ascesa politico – economica della borghesia.
Lotta della borghesia con l’aristocrazia per l’egemonia.
Illuminismo: nuova concezione del mondo e della società, antitetica a quella tradizionale e che:

  • La borghesia fa propria
  • E ne incarna i valori (scienza, progresso, rifiuto dei privilegi e del feudalesimo e razionalità).
  • Al fine di garantirsi il predominio culturale.

 

2. CONTESTO CULTURALE – SCIENZA.

L’illuminismo si pone come espressione filosofica della rivoluzione scientifica.
Tesi centrale: l’illuminismo assume il metodo scientifico (osservazione, calcolo esperimento e verifica) come il solo metodo valido del sapere.

3.   CONSEGUENZE.

  • Lotta con tutto ciò che ostacola la scienza (dogmatismo, religione intolleranza).
  • Rifiuto di ogni sapere che non sia fondato sul metodo scientifico (metafisica e religione).
  • Concezione attiva del conoscere del sapere è potere e utilità. J

ILLUMINISMO

 

J Sviluppato nel XVII secolo                 in Inghilterra      Locke = empirismo
Newton = scienza
Francia = Voltaire, Diderot,
Montesquieu.

TESI CENTRALE            la ragione sta nel fondamento del conoscere e dell’agire

                                                  Umano.
“ uso libero e pubblico della ragione, al fine di migliorare le
Condizioni materiali e spirituali della vita.”

ANALISI DELLA CONDIZIONE UMANA.

L’incapacità di utilizzare la ragione ha fatto sì che nel corso della storia, la vita umana fosse dominata da forze irrazionali. Le cose da combattere sono l’autorità, la violenza, la fede, la superstizione e la tradizione.

Definizione di Kant sull’illuminismo: l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso.
La minorità = l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro.
Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da un difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.

 

Monica

http://anki.altervista.org/appunti/riassunti/illuminismo_monica.doc

 

Illuminismo

 

Caratteri generali dell’illuminismo

 

 

di Irene D’Antone V F

coordinatore prof. Alfio Bonfiglio

 

 

Caratteri generali dell’Illuminismo

 

 

 

 

 


L’Illuminismo e la critica alle costruzioni sistematiche della metafisica

 

 

 

 


Illuminismo e religione
 

 

 


Illuminismo e mondo storico
 

 

 


Illuminismo e politica
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Caratteri generali dell’Illuminismo
Il programma illuministico e la nuova concezione dell’intellettuale

L’Illuminismo si sviluppa nel XVIII secolo in Europa, e ne rappresenta il movimento culturale più significativo. L’illuminismo è uno specifico modo di rapportarsi alla ragione: è l’impegno di avvalersi della ragione in modo “libero” e “pubblico” ai fini di un miglioramento effettivo del vivere.
Gli illuministi criticano i pregiudizi, i miti e le superstizioni e tutto ciò che in passato ha ostacolato il libero e critico uso della ragione; da qui la battaglia contro il tradizionalismo, e l’impegno di analizzare razionalmente ogni aspetto del sapere umano.
Per gli illuministi il filosofo non è più il sapiente isolato dalla società, ma i nuovi filosofi sono socialmente attivi, lottano per un mondo più abitabile. Essi inoltre hanno il compito civile del sapere e l’opera di divulgazione culturale, conquistando un ampio numero di lettori. L’esaltazione della ragione e della libertà, il rifiuto del dogmatismo e dell’autoritarismo, la critica del presente e la denuncia delle istituzioni oppressive del passato, l’impegno nelle riforme, lo sforzo verso il progresso, la diffusione della cultura e la filantropia costituiscono dunque, per gli illuministi, altrettanti manifestazioni concatenate di un unico atteggiamento globale di fronte al mondo.
La varietà delle dottrine e delle correnti operanti all’interno dell’Illuminismo non permettono di tracciare i caratteri generali dell’illuminismo.  L’Illuminismo francese ha in questa ricerca un ruolo primario, poiché in esso appaiono idee e tendenze dell’intero movimento e si trovano posizioni che, pur non essendo condivise da tutti gli illuministi, sono quelle che hanno avuto maggiore influenza sui contemporanei e sui posteri.

 

Premesse sociali e culturali dell’Illuminismo

 

L’Illuminismo sorge nell’ambito di determinate circostanze storiche, inserendosi in alcune linee di sviluppo della società e della cultura moderna.
Innanzitutto esso rappresenta la mentalità e gli ideali della borghesia settecentesca; questa, infatti, è la classe «portatrice del progresso» che lotta con le vecchie istituzioni tradizionali come i governi autoritari e la Chiesa. Inoltre l’illuminismo si rispecchia nella figura del “mercante-filosofo”, e gran parte degli illuministi fanno parte del ceto borghese o della nobiltà più progressista.
L’illuminismo è erede del Rinascimento; Anzi per certi aspetti l’Illuminismo si configura come una ripresa del programma rinascimentale, ossia secondo quanto è stato detto da taluni studiosi, come un «secondo Rinascimento». Esso è però in gran parte originale e più radicale.
L’umanismo rinascimentale viene parecchio accentuato e ricondotto al deismo, secondo cui Dio ha poco o nulla a che fare con il mondo umano, se non all’ateismo; viene quindi estremizzata la laicizzazione della cultura. Mentre l’umanismo illuminista è più accentuato: l’uomo è il fabbro totale della propria sorte e l’artefice esclusivo del proprio mondo.
L’Illuminismo è anche erede della Rivoluzione scientifica. Infatti, solo in esso le dottrine di, Bacone e Cartesio trovano compimento: la razionalizzazione dell’uomo tramite il sapere, l’esaltazione della scienza e la lotta contro ciò che potrebbe ostacolarla.
L’illuminismo è l’espressione più matura e consapevole della filosofia della Rivoluzione scientifica.
L’Illuminismo è anche legato con il razionalismo e l’empirismo. L’Illuminismo è caratterizzato da una rigorosa autolimitazione della ragione nel campo dell’esperienza e dalla possibilità, riconosciuta alla ragione, d’investire ogni aspetto o dominio che rientri in questi limiti. Nonostante ciò esso accetta i limiti imposti dall’empirismo, che circoscrive l’onnipotente ragione cartesiana nei confini dell’esperienza. La ragione illuminista è quindi operante all’interno dell’esperienza, e rivolta ad approfondire ogni aspetto dell’esistenza umana ai fini del progresso sociale; essa non è qualcosa di assoluto o onnipotente, né l’unica scelta dell’uomo. Gli illuministi ammettono, infatti, il valore delle emozioni come elementi costitutivi dell’uomo, e riconoscono il sentimento come categoria spirituale a sé.
Degli illuministi francesi fu proprio il concetto di passione; essa è intesa non come semplice emozione, ma come emozione dominante, cioè un’emozione in grado di colorire l’intera personalità di un uomo e determinarne gli atteggiamenti.

 

L’Illuminismo e la critica alle costruzioni sistematiche della metafisica

 

Insieme al rifiuto del razionalismo e l’accettazione del modello empiristico, gli illuministi criticano le grandi costruzioni metafisiche; essi condannano il cosiddetto «spirito di sistema», cioè la tendenza dei filosofi razionalisti a non creare sistemi metafisici universali ai quali adattare poi i fenomeni naturali. Lo «spirito di sistema» viene sostituito con «l’esigenza sistematica», che consiste nello sforzo di determinare l’ordine e la connessione strutturale delle conoscenze.
L’Illuminismo abbandona i tradizionali quesiti sull’essenza del reale e sulla sostanza, giudicandoli irrisolvibili e irrilevanti ai fini di una conoscenza utile del mondo. Esso si mantiene entro i confini di una metafisica deista, che pur non pretendendo di spiegare «l’essenza degli esseri», prova a dimostrare l’esistenza di un Dio “orologiaio” del mondo. Esso è una forza che ordina il mondo e a cui si accede attraverso la pura ragione. Inoltre, al contrario del teismo, questo Dio non è personale, trascendente o provvidente, bensì è spiegabile razionalmente e non agisce in alcun modo nel mondo umano (deismo). Una teoria metafisica globale è quella del materialismo, che però è totalmente in accordo con le teorie del sapere positivo.  Ma la filosofia illuminista, attraverso il sensismo, perviene all’agnosticismo.

Illuminismo e religione

 

Gli illuministi ammettono la religione solo come deismo, gli illuministi criticando duramente le religioni positive: ebraismo (Mosè), cristianesimo (Cristo) ed ebraismo (Maometto). Vi sono una serie di motivazioni teoriche e pratiche sulla critica illuminista alla religione: le religioni sono irrazionali, basandosi su una rivelazione, cioè su una conoscenza diversa dall’esperienza; le religioni sono uno strumento per tenere sotto controllo il popolo, mantenendolo nell’ignoranza; le religioni, intristendo l’uomo con il senso del peccato, lo hanno danneggiato (la ragione vuole la felicità). Queste critiche vengono esposte nei cosiddetti Manoscritti clandestini, opuscoli composti nella prima metà del Settecento e diffusi clandestinamente fra i ceti sociali più colti.
In questi opuscoli vi sono due filoni: uno deista e l’altro di tendenza atea.
La teoria deista afferma l’esistenza di una religione naturale ed immutabile, basata su una serie di verità comuni a tutti gli uomini come l’esistenza di Dio. Per gli illuministi questa forma di religione è la sola capace di garantire, al tempo stesso, l’autonomia dell’umano e la realtà di una Mente superiore. Sulla religione naturale si fonda quindi un’unica etica universale, uguale per tutti gli uomini. Per gli illuministi questa forma di religione è la sola capace di garantire, al tempo stesso, l’autonomia dell’umano e la realtà di una Mente superiore. Tutto ciò che le religioni positive aggiungono alla religione naturale, come il culto o i dogmi, è inutile o dannoso per gli uomini.
Mentre il deismo fa la distinzione tra momento fisiologico (religione naturale) e momento patologico (religione positiva), l’ateismo condanna la religione in blocco, considerandola del tutto contraria alla ragione.
Essa, infatti, viene vista in chiave politica o antropologica, venendo considerata come o un modo per i monarchi di sottomettere i loro sudditi, o derivante dal timore degli esseri primitivi verso i fenomeni naturali.
I maggiori rappresentanti dell’ateismo sono Jean Meslier e D’Holbach.
D’Holbach vede nell’ateismo una condizione indispensabile per una società migliore, e risponde alle critiche di Voltaire sulla moralità dell’ateismo affermando che chi dubita dell’esistenza di Dio, non può certo dubitare dell’esistenza propria e degli altri e dei suoi obblighi verso di loro.

 

Illuminismo e mondo storico

 

Con l’Illuminismo viene per la prima volta abbandonata la tradizione teologico-provvidenzialistica del pensiero cristiano, a favore di un più deciso umanismo. Infatti, secondo gli illuministi l’unico soggetto della storia è l’uomo, con i suoi sforzi, i suoi errori e i suoi successi. Così Dio viene ridotto a semplice garante dell’ordine naturale, indifferente riguardo al destino dell’uomo (l’uomo come unico artefice del suo cammino).
Cade così ogni teoria derivante da Dio e dalla Provvidenza. La storia, essendo un’avventura dell’uomo, non costituisce un ordine necessario, ma un ordine problematico che, dipendendo dall’uomo, risulta esposto all’errore. 
Nei confronti del passato gli illuministi hanno un atteggiamento negativo. Quindi l’Illuminismo, vedendo nella storia un luogo sede di ignoranze e superstizioni, in cui l’uomo ha perso l’uso libero dell’intelletto ed è caduto nella barbarie, rappresenta una forma di pessimismo storico.
Nascono così due visioni: il primitivismo, che esprime il disaggio verso la storia del passato e del presente e l’anti-tradizionalismo, caratteristica dominante della mentalità illuminista.
Essa si contrappone alla mentalità comune, che tende a vedere nelle tradizioni antiche una fonte sicura di verità; gli illuministi invece vedono in questa tendenza un modo che hanno avuto le credenze più irrazionali di essere tramandate.
L’Illuminismo non condanna però tutto il passato. Esistono, infatti, delle età felici, come l’età classica o quella rinascimentale.
Nei confronti del futuro gli illuministi hanno un atteggiamento positivo. L’idea degli illuministi è quella di poter edificare, sulle rovine del passato e tramite la ragione, un mondo nuovo e a misura d’uomo. La storia viene quindi considerata come un processo graduale di incivilimento, che da uno stato primitivo giunge ad uno stato di civiltà effettiva ed in costante progresso.
Questa dottrina della storia come storia della civiltà si basa innanzitutto sulla connessione ragione-civiltà, in quanto l’avanzamento storico appare condizionato dalle conquiste della ragione e dal complesso delle scienze e delle arti cui mete capo. Inoltre si radica sul concetto della storia come sforzo di progresso da parte dell’uomo, cioè come un cammino dell’uomo, non privo di fasi di stagnazione e sempre sottoposto al pericolo di un ritorno alla barbarie, verso l’ideale della “pace perpetua”.
Con quest’atteggiamento critico verso la storia si ha lo sviluppo della storiografia moderna. Gli storiografi illuministi cominciano, infatti, a verificare l’attendibilità delle testimonianze utilizzate. Inoltre ampliano la prospettiva storica, interessandosi non solo agli aspetti politici e militari dei vari periodi, ma anche alla vita economica, al progresso scientifico e alla cultura.
Gli illuministi sono stati da sempre accusati di “antistoricismo”. Oggi vi sono degli studiosi che tendono di respingere questo concetto e ve ne sono altri che continuano a farne uso. Ciò forse a causa della mancanza di studi in materia.
“L’antistoricismo illuministico” nasce in ambiente romantico e può avere diversi significati.
Innanzitutto esso potrebbe indicare l’indifferenza degli illuministi al mondo storico; ciò è falso, in quanto gli illuministi crearono il concetto stesso di storia come cammino della civiltà.
In secondo luogo, il termine potrebbe indicare la totale negazione del passato; anche questa ipotesi è però falsa perché gli illuministi immagino l’esistenza di alcune “età felici”.
In terzo luogo gli illuministi avrebbero riconosciuto, tralasciando le vicende storiche, alcune strutture costanti della natura umana, come i diritti naturali. Ma tutto il pensiero occidentale, e gran parte del pensiero contemporaneo, ammette l’esistenza di caratteri comuni ad ogni età dell’uomo.
Inoltre i diritti naturali sono considerati tali solo a livello esigenziale, mentre i romantici, ammettendo solo l’esistenza dei vari diritti storici, li negano a livello fattuale.
In un quarto luogo, gli illuministi avrebbero ignorato il concetto di «svolgimento», cioè la continuità della storia. Ma in realtà essi però non hanno fatto altro che negare la necessità di tale svolgimento, affermandone la problematicità.
Infine gli illuministi non si sarebbero rapportati al passato nella sua individualità, ma lo avrebbe giudicato alla luce del presente; ciò vale anche per i romantici. Inoltre gli illuministi, al massimo, possono essere accusati di non aver sempre distinto l’esigenza di comprendere il passato e il bisogno di valutarlo criticamente.
Quindi si può affermare che l’Illuminismo ha avuto una sua specifica visione della storia, che può essere giudicata carente in alcuni punti dall’ottica della nostra coscienza storica, senza però che si sia autorizzati ad utilizzare indiscriminatamente il concetto di antistoricismo.

 

Illuminismo e politica

 

Con l’Illuminismo rinasce l’interesse per le problematiche politico-giuridiche, che nel secolo prima erano state abbandonate a causa della presenza dell’assolutismo.
La «politicità» degli illuministi tenta di legare la speculazione teorica all’impegno pratico.
La politica illuminista non è quindi un’arma per ottenere il potere, ma è a favore dell’uomo e dei suoi diritti naturali. Il concetto di diritti naturali, non è nuovo,ma per la prima volta viene accompagnato dallo sforzo concreto di renderli operanti nella realtà.
Il diritto più difeso dai filosofi illuministi è il diritto alla felicità, intesa come la situazione in cui gli uomini soddisfano, in pace fra loro, i loro bisogni materiali e spirituali. Gli illuministi, infatti, ritengono che la guerra e le contese degli stati siano mali. Creano così una mentalità pacifista, cosmopolitica e filantropica, che sarà poi giudicata “astratta” dai romantici.
Fra gli altri diritti difesi dagli illuministi vi sono i “diritti civili”: eguaglianza, libertà e tolleranza.
Gli illuministi proclamano «l’uguaglianza degli uomini», cioè giudicano tutti gli uomini uguali per natura in quanto accomunati dalla ragione. L’aspetto specifico dell’eguaglianza, professata dagli illuministi, è l’eguaglianza dei diritti, che si identifica con la parità dei cittadini di fronte alla legge e con la lotta della borghesia contro i privilegi della nobiltà.
Questa però non è né eguaglianza socialedemocratica, che sarà introdotta da Rousseau.
Il diritto alla libertà è in qualche modo limitato. Infatti, la libertà è intesa come libertà dall’invadenza del potere politico, ma non libertà d’essere soggetti, e non solo oggetti, delle decisioni politiche. Essa è una libertà civile, ma non di partecipazione, che sarà introdotta da Rousseau.
Gli illuministi inoltre rifiutano il fanatismo, visto come il dogmatismo e l’assolutismo portati alle estreme conseguenze, e riconoscono la tolleranza come metodo universale di coesistenza. Dall’ideale della tolleranza deriva il progetto di uno stato “laico”, che si propone di conservare l’autonomia delle istituzioni dalla religione e di garantire l’uguaglianza di tutte le religioni di fronte alla legge.
Parallelamente allo stato laico si sviluppa lo stato “di diritto”, in cui non governano gli uomini ma le leggi, in modo da impedire la formazione di domini personali e tirannie personali.
Un altro diritto difeso dagli illuministi è la proprietà. Ma pur essendo ben vista da gran parte del movimento, vi sono alcuni filosofi, come gli utopisti e Rousseau, contrari alla proprietà privata.
In relazione alla radicalità, maggiore o minore, delle loro riforme e al metodo per metterle in atto, gli illuministi si possono dividere in due gruppi: i moderati e i radicali.
I moderati fanno parte del «partito filosofico» degli enciclopedisti, rappresentante di un riformismo critico volto a trasformare il sistema sociale. Esso s’ispira al costituzionalismo inglese e alla teoria del dispotismo illuminato. Esistono due tipi di dispotismo: uno «legale»e uno «arbitrario». Il primo si fonda sulla ragione e sull’evidenza delle leggi oggettive e risulta buono, il secondo invece si fonda sull’opinione e sulla passione e risulta cattivo. La teoria di un dispotisismo buono deriva dalla persuasione fisiocratica dell’esistenza ideale di un ordine naturale oggettivo, retto da leggi fisiche che morali, che il legislatore deve riconoscere, promulgando leggi conformi a esso con l’aiuto di alcuni consiglieri-filosofi.
Il fallimento del riformismo portò alla decadenza del dispotismo illuminato a favore del radicalismo; tra i radicali vi sono Helvetius, D’Holbach, Rousseau, gli utopisti e Condorcet, che seguirono tendenze democratico-egualitarie.
Da quanto si è detto emerge chiaramente il contrasto fra il carattere moderato e borghese dell’Illuminismo, e quello radicale ed universale delle sue tesi: entrambi gli aspetti devono essere considerati pienamente. Infatti, se tralasciamo il primo si rischia di tralasciare per intero il legame del movimento con l’ascesa della classe borghese; se tralasciamo il secondo non ci si rende conto dell’enorme influenza che hanno avuto le tesi liberali e democratiche illuministe (libertà, eguaglianza ecc.) sulla Rivoluzione francese e sulla formazione della società contemporanea.

 

 

                                                                                                          Irene D’Antone V F

 

Fonte: http://www.csacatania.ct-egov.it/il_csa/progetti_provinciali/pdf/laboratorio%20di%20filosofia/Studenti/Elaborati/Caratteri%20generali%20dell%27illluminismo.doc

 

Illuminismo

La definizione di Illuminismo
Rispetto all'età precedente, il periodo che va dalla pace di Aquisgrana (1748) al  Congresso di Vienna (1815) si colloca in un rapporto di continuità, non di rot­tura. Le tendenze economiche e sociali non mutano: sono ancora segnate dallo svi­luppo demografico ed economico e dalla progressiva affermazione della borghesia che già avevamo notato a partire dai primi anni del Settecento. Però i numerosi mu­tamenti quantitativi dell'età precedente si trasformano ora in una radicale mutazio­ne qualitativa, che investe il campo sociale, economico, politico, trasformando, nel giro di pochi decenni, il volto dell'Europa e del mondo e imprimendogli quei ca­ratteri che qualificano ancor oggi la civiltà occidentale.
In campo sociale, una nuova classe, la borghesia, arriva al potere attraverso due rivoluzioni, quella americana del 1776 e quella francese del 1789. In campo econo­mico, in Francia viene abbattuto definitivamente il sistema feudale, mentre un nuo­vo sistema di tipo capitalistico si afferma in Inghilterra, dove si sviluppa una gran­diosa rivoluzione industriale. In campo politico, in America e in Francia si gettano le basi di un sistema di tipo liberale e parlamentare quale già si era costituito alla fi­ne del Seicento in Inghilterra, mentre idee nuove, di tipo democratico e repubbli­cano, si diffondono non solo in Francia ma in tutta Europa.
Anche là dove le innovazioni non sono così radicali, si apre una fase di riforme che investono il rapporto fra lo Stato e la Chiesa, la religione, l'educazione (la Com­pagnia di Gesù, che aveva esercitato una funzione di guida in questo campo, viene addirittura sciolta), la giustizia, l'economia. È questo il caso di diversi Stati italiani che si trovano sotto il controllo degli Asburgo e dei Lorena (Ducato di Milano, Granducato di Toscana) o dei Borbone (Parma, Napoli) e che, sotto la spinta delle nuove idee promosse dagli intellettuali illuministi, danno avvio a un ciclo di rifor­me. D'altra parte in questo periodo, in tutta Europa, e seppure in modi diversi da paese a paese, il ceto intellettuale svolge un'azione unitaria ed efficace volta a tra­sformare la situazione politica e sociale secondo i criteri suggeriti dalla libera ragio­ne, e cioè da uno spregiudicato atteggiamento critico.
Sul piano culturale, la nazione-guida è la Francia, anche se i modelli politici e i criteri scientifici continuano a provenire dall'Inghilterra e in particolare dalla cul­tura del newtonianesimo e dell'empirismo lockiano. Ma le idee innovatrici penetrano anche in Spagna, in Austria, in Germania, in Rus­sia, in Italia, seppure assumendo in questi paesi caratteri meno radicali e più incli­ni al compromesso con la cultura tradizionale.
Sul piano cronologico, è utile distinguere due fasi diverse: quella delle rifor­me e delle rivoluzioni, che si apre a metà del secolo, si conclude fra il 1795 e il 1800, quando ha inizio quella napoleonica. Napoleone estende ad altri paesi eu­ropei alcune conquiste civili della fase rivoluzionaria, ma instaura anche un pote­re personale che segna la sconfitta di quegli ideali liberali e democratici che ave­vano inspirato la rivoluzione americana e quella francese. Con la caduta definiti­va di Napoleone (1815), si apre in Europa la nuova età della Restaurazione. Sempre negli ultimi anni del Settecento si registra anche la crisi della cultura illuministica che era stata largamente egemone in Europa a partire dal 1750-51, quando escono il programma e il primo volume dell'Encyclopédie, opera capitale dell'Illuminismo francese. È possibile dunque distinguere, nell'età considerata, due fasi: di grandi e radicali innova­zioni, la prima (dal 1748 al 1795); di consolidamento di alcune conquiste del precedente periodo ma anche di profonda crisi dell'Illuminismo, la seconda (dal 1795 al 1815), che coincide con gli anni in cui nasce, in Germania e in Inghilterra, il Romanticismo.
Il termine "Illuminismo" si diffonde anche in Italia come calco del francese. La coscienza di vivere in un periodo in cui il "lume", o la luce, della ragione prevaleva sul buio dell'ignoranza e delle superstizioni aveva indotto in Francia a coniare l'espressione age des lumières [età dei lumi] per indicare questa età nuova. Il termi­ne diventa in Germania Aufklarung, in Spagna Ilustración, in Inghilterra (più tardi) Enlightenment. Sostenere il valore dell'intelligenza umana, dei criteri scientifici e ra­zionali della conoscenza, significava non obbedire più ad alcun dogma prestabilito né di tipo religioso né di tipo culturale o politico, e mettere al primo posto l'affer­mazione di libertà della ragione umana e un'esigenza critica nei confronti di qual­siasi forma di autorità costituita. L'uomo — scrisse allora uno dei più grandi filoso­fi della modernità, Immanuel Kant — usciva dall'età minorile in cui era sottoposto a leggi decise da altri ed entrava nell'età adulta, in cui egli stesso, sulla base della propria ragione, decideva le proprie.
In campo artistico, l'Illuminismo si riconosce in genere nel programma del Neoclassicismo. Esso viene promosso dalla nascita dell'archeologia, dalla sensazio­ne prodotta dagli scavi di Ercolano (1738) e di Pompei (1748), degli scritti dell'ar­cheologo tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717-1768). Nel termine "Neo­classicismo" il prefisso neo vuole indicare una differenza rispetto al classicismo dell'età precedente o di quella umanistico-rinascimentale. Infatti ora l'imitazio­ne del mondo greco e latino si unisce al sentimento chiaro della loro lontananza e dunque a un moto di nostalgia e di inquietudine.

Che cos'è l'Illuminismo? La risposta di Kant
Il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) rispose nel 1784 alla domanda "Che cos'è l'Illuminismo?" con un articolo di cui qui riportiamo qualche passo. Per Kant l'Illuminismo esprime il momento in cui l'uomo esce dallo stato di minorità e afferma la piena libertà e autonomia della ragione umana. Egli distingue un «uso privato» e un «uso pubblico» della ragione. Da un punto di vista privato, ogni individuo esercita un lavoro e deve subordinare la ragione a un compito sociale (se è un militare, deve obbedire agli ordini; se è un prete, deve insegnare il catechismo ecc.). Da un punto di vista pubblico, la ricerca intellettuale del singolo non può invece conoscere limiti: quando scrive o teorizza, l'uomo deve essere del tutto libero di arrivare alle conseguenze logiche della propria ricerca intellettuale. Come si vede, Kant da un lato cerca un compromesso con il potere politico (e nonostante ciò i suoi rapporti con Federico Il e soprattutto con Federico Guglielmo II furono difficili e problematici), dall'altro mira soprattutto a garantire la libertà di ricerca degli intellettuali.
L’illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un al­tro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso deI proprio intel­letto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo.
La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natu­ra li ha da lungo tempo fatti liberi da direzione estranea (naturaliter maiorennes), rimangono ciò nondimeno volentieri per l'intera vita minorenni, per cui riesce facile agli altri erigersi a loro tutori. Ed è così comodo essere minorenni! Se io ho un libro che pensa per me, se ho un direttore spirituale che ha coscienza per me, se ho un medico che decide per me sul re­gime che mi conviene ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero di me. Non ho bisogno di pensare, purché possa solo pagare: altri si assumeranno per me questa noiosa occu­pazione. [...1
È dunque difficile per ogni singolo uomo lavorare per uscire dalla minorità, che è di­venuta per lui una seconda natura. Egli è perfino arrivato ad amarla e per il momento è realmente incapace di valersi del suo proprio intelletto, non avendolo mai messo alla pro­va. [...]
Al contrario, che un pubblico si illumini da sé è ben possibile e, se gli si lascia la li­bertà, è quasi inevitabile. Poiché in tal caso si troveranno sempre tra i tutori ufficiali della gran folla alcuni liberi pensatori che, dopo di avere scosso da sé il giogo della tutela, diffonderanno intorno il sentimento della stima razionale del proprio valore e della voca­zione di ogni uomo a pensare da sé. [...]
Senonché a questo illuminismo non occorre altro che la libertà, e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parti gridare: — Non ragionate! — L'ufficiale dice: — Non ragionate, ma fate esercitazioni militari. — L'impiegato di finanza: — Non ragionate, ma pagate! —L'uomo di chiesa: — Non ragionate, ma credete! — Non vi è che un solo signore al mon­do, che dice: — Ragionate fin che volete e su quel che volete, ma obbedite. — Qui è dovunque limitazione della libertà. Ma quale limitazione è d'impedimento all'illuminismo? Quale non lo è, anzi lo favorisce? lo rispondo: il pubblico uso della propria ragione deve esser libero in ogni tempo, ed esso solo può attuare l'illuminismo tra gli uomini: mentre l'uso privato della ragione può anche più spesso essere strettamente limitato, senza che ne venga particolarmente ostacolato l'illuminismo. Intendo per uso pubblico della propria ragione l'uso che uno ne fa come studioso davanti all'intero pubblico dei lettori. Chiamo invece uso privato della ragione quello che alcuno può farne in un certo impiego o funzio­ne civile a lui affidata. Ora, per molte operazioni che si compiono nell'interesse della co­munità, occorre una certa meccanicità, per cui alcuni membri di essa devono comportar­si in modo puramente passivo per concorrere ai fini comuni o almeno per non contrariar­li, armonizzando la loro condotta con l'opera del governo. Qui senza dubbio non è per­messo di ragionare, ma si deve obbedire. Ma in quanto questi membri della macchina governativa si considerano nello stesso tempo membri di tutta la comunità e della stes­sa società generale degli uomini, e quindi nella qualità di studiosi che cogli scritti si rivol­gono a un pubblico nel senso proprio della parola, allora essi possono certamente ragio­nare senza ledere con ciò l'attività che spiegano come membri passivi del governo. Così sarebbe molto deplorevole che un ufficiale, a cui fu dato un ordine dal suo superiore, vo­lesse in servizio pubblicamente ragionare sulla opportunità e utilità di questo ordine: egli deve obbedire.

La situazione economica: la rivoluzione industriale in Inghilterra e lo sviluppo economico in Italia e negli altri paesi europei
Lo sviluppo demografico cominciato agli inizi del Settecento continua con ritmo crescente nella seconda metà del secolo. Così nel 1800 la popolazione europea arriva a 180-190 milioni di abitanti, con un incremento, rispetto all'inizio del seco­lo, di circa il 60%; e quella italiana a 14 milioni circa, con una crescita — inferiore alla media europea ma sempre considerevole — di circa il 40%.
La rivoluzione agricola, avviata nei primi decenni del secolo, si estende e si approfondisce. Le nuove dottrine agronomiche rivoluzionano l'agricoltura. È questo il periodo in cui si diffonde la fisiocrazia. Essa individua nel possesso e nella coltivazione della terra e nella conduzione capitalistica dell'azienda terriera l'unica vera fonte di ricchezza delle nazioni. Nascono in vari paesi europei accademie per lo studio dell'agricoltura. Nel 1753 l'Accademia delle Scienze di Parigi ammette tra le proprie materie l'agricoltura; nello stesso anno viene fondata a Firenze l'accademia dei Georgo­fili, con il programma di diffondere le acquisizioni della moderna agronomia.
Nello stesso tempo l'aumento di ricchezza prodotto dalle proprietà terriere ge­stite in modo capitalistico permetteva investimenti anche in altri settori, gettando le premesse dello sviluppo industriale. Esso ha luogo in Inghilterra nel ventennio 1780-1800 appunto perché in questo paese la rivoluzione agraria era stata più pre­coce e più profonda. Inoltre in Inghilterra esistevano altre favorevoli condizioni na­turali (i giacimenti di ferro e di carbone) ed economiche, come un impero colonia­le che da un lato permetteva una abbondante importazione a basso costo di prodotti greggi (quali il cotone) e dall'altro garantiva un enorme mercato.
La rivoluzione industriale inglese riguarda tre settori principali: l'industria tes­sile, le miniere, la metallurgia. Essa è segnata da una serie di innovazioni tecniche prodotte da uno sviluppo tecnologico senza precedenti e dalla conseguente intro­duzione delle macchine nel ciclo produttivo.
I processi di meccanizzazione del lavoro portano a profonde trasformazioni sia nell'organizzazione dell'attività produttiva, sia nella mentalità quotidiana. Per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro, si afferma la tendenza alla sua divisione e spe­cializzazione. L'economista scozzese Adam Smith, autore del primo trattato siste­matico di economia politica, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations [Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni] (1776), è il primo teorico dell'incremento della produttività del lavoro attraverso la sua cre­scente divisione e specializzazione, nonché il primo ideologo del capita­lismo. A suo avviso, alla base del benessere delle nazioni c'è l'egoismo individuale e questo deve potersi esprimere liberamente: è il comportamento individuale, mosso dall'interesse, a condurre al risultato più desiderabile dal punto di vista collettivo: l'uso efficiente delle risorse.
Né in Francia né, tanto meno, in Italia vi fu nel Settecento uno sviluppo indu­striale paragonabile a quello inglese. In Francia la rivoluzione industriale si svilup­perà con un ritardo di circa quaranta-cinquant'anni rispetto all'Inghilterra, in Italia occorrerà attendere un secolo, e cioè la fine dell'Ottocento. Nel nostro paese si svi­luppa solo, in modo limitato, l'industria della seta, in Piemonte, nel milanese e nel comasco, mentre le maggiori innovazioni riguardano l'agricoltura, sia per le forme di coltivazione, sia per il cambiamento dei rapporti di proprietà.
In generale si può dire che nel nostro paese "vecchio" e "nuovo" convivono e conviveranno ancora a lungo, e numerosi residui feudali continueranno a sopravvi­vere per decenni accanto a prime nuove forme di gestione capitalistica.

 

La divisione del lavoro, secondo Smith; e il problema della sua valutazione
Riflettendo sulla divisione del lavoro in atto nelle prime fabbriche inglesi, Smith sostiene che «la causa principale del pro­gresso nelle capacità produttive del lavoro, nonché della maggiore parte dell'arte, de­strezza e intelligenza con cui il lavoro viene svolto e diretto, sembra sia stata la divisione del lavoro». Egli prende in considerazione una modestissima manifattura, quella che produce spilli. Se un operaio fa da solo uno spillo intero, è difficile che possa farne più di uno al giorno e impossibile che possa arriva­re a farne venti. Se invece la lavorazione è suddivisa in fasi diverse e in tanti «mestieri particolari» («Un uomo trafila il metallo, un altro raddrizza il filo, un terzo lo taglia, un quarto gli fa la punta, un quinto lo schiaccia all'estremità dove deve inserirsi la capoc­chia; fare la capocchia richiede due o tre operazioni distinte; inserirla è un'attività di­stinta, pulire gli spilli un'altra»), dieci operai riusciranno a fare quarantottomila spilli al giorno. Inoltre la specializzazione del lavoro comporta un'attenzione massima ai dettagli e quindi favorisce l'invenzione di macchine. Anzi, secondo Smith, l'invenzione delle macchine industriali sarebbe nata proprio dalla specializzazione del lavoro.
La posizione di Smith meriterebbe di es­sere approfondita e discussa. Il suo giudizio sulla divisione del lavoro è entusiastico. Egli vi vede infatti esclusivamente un mezzo per incrementare la produzione. Altri sociologi del lavoro hanno però osservato che proprio la divisione e specializzazione del lavoro so­no alla base dell'alienazione dell'operaio: mentre l'artigiano conosceva tutto il ciclo produttivo, che dipendeva interamente dalla sua abilità manuale, l'operaio moderno ne conosce solo un frammento minimo. Inoltre il suo lavoro diventa completamente mec­canico e del tutto ripetitivo: l'operaio tende a trasformarsi insomma, dirà Gramsci, in un «gorilla ammaestrato».
Un altro problema è questo: la razionaliz­zazione e la meccanizzazione della produzio­ne tendono ad allargarsi dal lavoro materiale a quello intellettuale. Anche l'intellettuale di­venta sempre più uno specialista che cono­sce solo settori limitati. Viene meno insom­ma l'universalità del sapere a cui aspirava l'intellettuale umanista e a cui tende ancora, attraverso l'enciclopedismo, l'intellettuale il­luminista. È questa una contraddizione in­terna alla cultura illuministica, che da un lato tende a fare dell'intellettuale un legislatore universale, capace di intervenire in ogni campo, dall'altro, promuovendo la specializ­zazione e la settorializzazione del sapere, lo subordina al potere politico, l'unico in grado di occuparsi della collettività e della univer­salità dei problemi. La dialettica fra aspira­zione critica a riformare l'intera umanità e su­bordinazione al potere politico è una caratte­ristica dell'Illuminismo che passerà dal Set­tecento all'età contemporanea.

 


Sapere aude!: osa sapere. Questa espressione latina, nel Set­tecento, divenne un motto dei liberi pensatori che invitavano il pensiero a liberarsi dai dogmi e dai valori tradi­zionali. Nella Prussia di Federico H, stampato sul frontespizio dei libri, divenne il contrassegno della loro ispirazione anticattolica e illuminista.

naturaliter maiorennes: mag­giorenni per natura, adulti per l'età.

solo signore... obbedite: il si­gnore a cui Kant allude è Federico H, re di Prussia. Ragionate...ma ob­bedite sintetizza in una formula H ti­pico dualismo deI dispotismo illumi­nato, che Kant mostra di condividere, distinguendo tra un «uso privato» eun «uso pubblico» della ragione. La i­bertà di pensiero e di critica non spet­ta dunque ai sudditi, in quanto priva­ti cittadini, che devono svolgere la loro attività come «membri passivi del governo», ma all'intellettuale e allo studioso, che in tal modo può dare il suo contributo alla politica riformatrice.

Fonte: http://www.vitellaro.it/silvio/storia%20e%20filosofia/Appunti/La%20definizione%20di%20Illuminismo.doc

 

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