Rivoluzione russa

 


LA RIVOLUZIONE RUSSA

CRONOLOGIA

 

Le riforme dello zar Alessandro II (1855-1881)

1861. Abolizione della servitù della gleba: le terre dello Stato potevano essere affittate oppure riscattate dai contadini; mentre delle terre private una parte rimase ai proprietari e il resto venne dato, dietro indennizzo, in proprietà alle comunità contadine (mir) o a singoli contadini.
Effetti negativi: il sistema dei mir sopravvisse; la condizione della maggioranza dei contadini, oppressi dai debiti di riscatto, peggiorò, tanto che la Russia divenne una grande esportatrice di grano proprio perché i contadini erano costretti a vendere anche il grano che doveva servire per la loro sussistenza.
Effetti positivi: la libertà personale dei contadini favorì l'urbanizzazione, fornendo la manodopera necessaria per lo sviluppo industriale.
1861. Riforma del sistema giudiziario nel quale si abolisce il privilegio di classe.
1864. Istituzione degli zemistva rurali e delle dume cittadine, che sono i primi organismi amministrativi decentralizzati. Questa riforma a parere degli storici è più importante di quella agraria, giacché inizia a sgretolare il monolitico potere zarista.
1874. Servizio di leva obbligatorio: questo provvedimento determinò l'entrata nell'esercito dei contadini e dei borghesi che causeranno la rivolta dell'esercito contro lo zar.

1905, prima rivoluzione russa dell'Ottocento

• Alla fine dell'Ottocento si registra una forte industrializzazione in tutta la Russia; nel contempo continua la tendenza imperialistica verso l'Asia e i Balcani.
• 1904-1905. Guerra russo-giapponese: le truppe dello zar vengono decisamente sconfitte. Il popolo è scontento, affamato e adirato per l'inettitudine dell'esercito; scoppia una rivolta appoggiata sia dalla borghesia sia dai contadini e dagli operai. Lo zar Nicola II (1894-1917) concede una sorta di Costituzione ("Manifesto di ottobre") e istituisce un'assemblea elettiva, la Duma (Parlamento), ma affida la repressione al nuovo primo ministro Stolypin, che scatenò il terrore nelle campagne e nelle città.


La prima rivoluzione russa evidenzia le differenze tra le forze antigovernative: all'interno del partito socialdemocratico (di ispirazione marxista, fondato nel 1898), i bolscevichi, guidati da Lenin, pensano di giungere al socialismo attraverso la "dittatura del proletariato" (operai e contadini), organizzato in un partito forte; i menscevichi invece ritengono che, a causa dell'arretratezza della società russa, lo scopo della rivoluzione dovesse essere quello di dare il potere alla borghesia liberale, rimandando perciò l'instaurazione del socialismo a un futuro indefinito .
I socialdemocratici sono presenti soprattutto tra gli operai, mentre fra i contadini è dominante il partito dei socialrivoluzionari (fondato nel 1900), i quali ritenevano che in Russia il socialismo si potesse affermare a partire dalle "comuni" contadine, nazionalizzando la terra. I membri di questo partito utilizzavano anche il terrorismo, un metodo rifiutato dai marxisti.
La borghesia liberale si è organizzata nel 1903 nella Lega della liberazione (meglio nota come Partito costituzional-democratico o dei cadetti).
1906-1910. Riforme agrarie: abbandono del sistema del mire abolizione della proprietà comune, per creare una classe di contadini agiati (kulaki).
1912. I bolscevichi si staccano definitivamente dai socialdemocratici, fondando un partito autonomo.
1914-1916. Lo scoppio della prima guerra mondiale evidenzia l'arretratezza economica e la grave crisi sociale e politica della Russia.

1917, la rivoluzione di febbraio e la rivoluzione d'ottobre

  • Febbraio (secondo il calendario russo, marzo nel nostro). Rivolta degli operai, appoggiati dall'esercito, a Pietrogrado e formazione del Soviet (consiglio di delegati degli operai e dei soldati).

Formazione del governo provvisorio guidato dal principe L'vov favorevole alla continuazione della guerra, in contrasto con il Soviet, dominato dai social-rivoluzionari e dai menscevichi.

  • Marzo. Abdicazione dello zar.

•  Aprile. I bolscevichi reclamano la rivoluzione socialista e la costituzione di una repubblica dei Soviet, in netto contrasto con i menscevichi.
Giugno-ottobre. Congresso dei Soviet: vittoria dei socialrivoluzionari sui bolscevichi. Nel luglio, i moti bolscevichi di Pietrogrado sono repressi dall'esercito; Lenin fugge in Finlandia e Kerenskij diventa presidente del consiglio e ricorre all'aiuto dei bolscevichi contro il tentativo di colpo di Stato del generale Kornilov.


I bolscevichi conquistano la maggioranza nei Soviet di Pietrogrado e di Mosca; alla fine di ottobre (inizio di novembre nel calendario occidentale), as­sumono il controllo di Pietrogrado e Kerenskij fugge (24-25 ottobre).
26 ottobre (8 novembre). Presa del Palazzo d'Inverno, sede del governo provvisorio e caduta del governo.
Il Congresso dei Soviet elegge il primo governo rivoluzionario, il Consiglio dei commissari del popolo (Lenin, Trotzskij e Stalin), che emana il decreto di cessazione delle ostilità (invito ad aprire negoziati di pace rivolto ai governi impegnati nel conflitto mondiale) e il decreto sulla proprietà e la terra (esproprio senza indennizzo dei grandi proprietari terrieri).

1918

L'Assemblea Costituente viene convocata con elezioni a suffragio universale, ma la grande maggioranza dei seggi va ai socialrivoluzionari e non ai bolscevichi: Lenin fa sciogliere l'Assemblea.
• A Brest-Litovsk si firma la pace con la Germania; tale svolta nel conflitto mondiale aliena le simpatie degli Alleati.

La guerra civile

• Fin dal dicembre 1917, alcuni generali "bianchi" avevano formato truppe antibolsceviche, dando così inizio alla guerra civile, che presto si estese e fu appoggiata anche dagli Alleati sino al 1919, per concludersi nel 1920 con la vittoria definitiva dei bolscevichi che, assunto il potere, costituirono un regime totalitario.
Ricordiamo che nel momento di massima difficoltà per i bolscevichi, quando nella Russia settentrionale si era formato un governo antibolscevico (sotto protezione alleata), si giunse alla fucilazione dell'ex zar e di tutta la sua famiglia (16 luglio 1918).
1919. In risposta all'isolamento internazionale, i sovietici creano un organismo mirante all'unione di tutte le forze comuniste attive negli Stati europei e non: il Komintern, o Terza internazionale comunista.

1921, la Nuova Politica Economica (NEP)

• Dopo la guerra civile la Russia era in condizioni disastrose; nel 1921 a causa di una forte siccità, i raccolti vengono praticamente distrutti: è la carestia.


Mentre il partito comunista controlla già industrie e commercio (la nazionalizzazione di industrie e banche era già stata avviata nel 1918), per l'economia rurale occorre un diverso modo di procedere. Si adotta così la NEP (Nuova Politica Economica), con la quale si permetteva di commercializzare privatamente la produzione eccedente dei raccolti; i kulaki furono autorizzati ad assumere manodopera salariata.
Grazie alla NEP, le piccole e medie aziende private si ripresero e così pure il commercio libero; ma lo Stato mantenne il controllo della grande industria, del settore bancario, del commercio estero e dei trasporti.

Lo stalinismo

1924. Muore Lenin; durante la sua malattia le sorti dell'Unione Sovietica furono affidate a un triumvirato (Zinov'ev, Kamenev e Stalin) unito contro Trotzkij che, dopo Lenin, era il più stimato dei dirigenti comunisti. Stalin, che era riuscito a conquistare i vertici del partito, auspicava la creazione di "un socialismo di Stato", a differenza di Trotzkij che voleva mantenere il concetto di "rivoluzione permanente", cioè del valore missionario dell'esperienza russa.
Trotzkij accusava Stalin di burocratizzare l'esperienza rivoluzionaria; ma nel XIV Congresso del partito del 1924, venne messo in minoranza e nel 1925 venne addirittura allontanato dal commissariato degli affari militari, confinato e poi costretto all'esilio (1929). Nel 1940 verrà assassinato in Messico da sicari mandati da Stalin, che era diventato ormai l'uomo forte del partito e il capo incontrastato dell'Unione Sovietica.
La Russia era, alla fine degli anni venti, una nazione isolata; mentre la presenza dei proprietari terrieri, i kulaki, era ritenuta pericolosa per la rivoluzione comunista. In politica estera, si cercò di avere un atteggiamento di compromesso; infatti, come Stato, l'Unione Sovietica doveva difendere i suoi confini e salvaguardare il proprio prestigio; mentre, come Stato sovietico, doveva preoccuparsi di essere l'esempio di società comuniste e, infatti, l'aspirazione di diffondere il comunismo spinse Mosca ad appoggiare la Terza internazionale (Komintern) e a coordinare le lotte del proletariato mondiale.
Si decise così di abbandonare la NEP leninista, e di convertire l'economia rurale in economia industriale; furono per questo adottati piani quinquennali: il primo nel 1928, il secondo nel 1933, non ci fu un terzo a causa dell'inizio della guerra, quando si procedette alla conversione in industria bellica. La Russia del 1928 era una nazione agraria, priva di una forte classe operaia e di capitali da investire.


Non ottenendo capitali stranieri, si procedette al recupero di quelli nazionali con la compressione dei salari, con la riscossione dei capitali agricoli, con la collettivizzazione delle terre e con l'annullamento della proprietà privata. I kulaki cercarono in ogni modo di resistere al provvedimento, ma furono sterminati o deportati in massa in Siberia. Alla fine del quinquennio, la Russia riuscì a industrializzarsi: fu incrementata l'estrazione di carbone e di petrolio; fu aumentata la produzione dell'acciaio, della ghisa, del rame ma, per acquistare macchinari all'estero, la Russia dovette riversare quantitativi enormi di derrate alimentari in Europa, anche quando la popolazione viveva in condizioni di dura carestia. Alla fine del 1932, l'industria pesante aumentò la produzione del 179% e questo a discapito di un terzo del reddito nazionale annuo: un "salasso" salariale notevole.
1937. Ha fine il secondo piano quinquennale, ma siamo ormai alle porte del secondo conflitto mondiale; la Russia raggiunge il massimo dell'espansione industriale diventando, tra l'altro, la maggiore produttrice di locomotive. Anche in agricoltura assistiamo a una crescita produttiva pari all'8 %.

Questioni di storiografia

Quali sono le caratteristiche dello stalinismo?

La programmazione dei due piani quinquennali era tesa a creare consenso al processo di ricostruzione della Russia; Stalin affermava: “La Russia è sempre stata battuta a causa della sua arretratezza. Siamo da cinquanta a cento anni indietro rispetto ai paesi più progrediti. Dobbiamo colmare questa differenza. O lo facciamo o ci schiacceranno”. Per questo motivo Stalin cercò di scolarizzare la Russia, così da controllare le coscienze o, come direbbe Stalin stesso, “coscientizzare” le menti dei russi. Lo scotto che la Russia dovette pagare fu quello dello “stalinismo”.
La “competizione socialista”, secondo la quale la Russia sarebbe dovuta diventare una grossa potenza industriale, spingeva i lavoratori a sacrificarsi per la “patria socialista” e i sindacati divennero l’organizzazione che propagandava questo nuovo tipo di società.
Stalin volle uno Stato forte, per questo cercò di accentrare i poteri, di irrigidire la disciplina di partito; provvedimenti che fecero ben presto perdere le libertà civili, conquistate durante la rivoluzione. Il partito comunista divenne l’unico e il solo detentore del potere: chi avesse dissentito sarebbe andato contro la rivoluzione, sarebbe stato un”nemico del popolo”.


Quando il dissenso era numericamente consistente, si procedeva alle “purghe”: erano chiamati così i processi sommari, le fucilazioni o le deportazioni in Siberia degli oppositori del regime.

Si può tracciare un bilancio del bolscevismo russo?

Ricorriamo all’analisi critica di un sociologo americano, James Burnham. Secondo Burnham il potere sovietico è ricco di contraddizioni: “La Russia sovietica parla nel nome della libertà, e crea la più spinta dittatura totalitaria che si sia mai conosciuta nella storia. Dice di combattere il fascismo e si allea con Hitler, il principale fascista del mondo; si proclama in teoria il solo paese dove non esistono le basi materiali dell’imperialismo ma in pratica è brutalmente imperialista”.
Burnham continua con le critiche, facendo notare come l’internazionale socialista diventa "semplicemente l'amplificazione del nazionalismo russo ad un piano mondiale". La rivoluzione bolscevica, all’inizio, era veramente una rivoluzione popolare; lo stalinismo ha sostituito lo sfruttamento zarista con lo sfruttamento dello Stato. Burnham, inoltre, si pone la domanda se il bolscevismo abbia realizzato il socialismo.
Il bolscevismo, secondo il parere del sociologo americano, è “una rivoluzione di tecnici”; i bolscevichi, infatti, rappresentano la nuova classe dominante. Essi fanno certamente funzionare al meglio i meccanismi dello Stato, producono di più, trasformano l’economia dell’intera Russia, facendola diventare una nazione moderna, competitiva, industrializzata. I bolscevichi, inoltre, hanno distrutto il sistema capitalistico, ma non hanno costituito una società capitalista, dirà infatti Burnham: "L’abolizione dei diritti di proprietà non solo non ha garantito il socialismo; ma nemmeno ha mantenuto il potere nelle mani dei lavoratori, i quali oggi (1946) non hanno alcun potere”.
Il patto Molotov-Ribbentrop, che vede un'alleanza tra Hitler e Stalin, dimostra la mancata funzione internazionale dei sovietici a favore dei lavoratori del mondo. L'alleanza tra comunisti e nazisti e la spartizione che le due potenze fanno della Polonia e delle repubbliche baltiche, rendono evidente il fatto che i comunisti sovietici non sono interessati ai lavoratori dell’internazionale comunista: ciò che muove Stalin è la salvaguardia dei confini russi e l'espansione di un nuovo impero, certamente non gli interessi della Terza internazionale.


"Il patto nazi-sovietico fu la pietra tombale dell'internazionalismo bolscevico e ciò fu possibile proprio perché la Russia bolscevica era diventata il cimitero del bolscevismo. Stalin copiava la casa coronata dei Romanov. Egli costruì un sistema supernazionalistico, imperialistico, capitalistico-statale, militaristico, nel quale egli e i suoi successori devono essere i Padroni Supremi degli Schiavi.

 

Fonte: http://ip155.ittmazzotti.it/sites/spazio/nicolettis/Documenti%20condivisi/la%20rivoluzione%20russa-%205%20G-Es%20-dicembre%202010/La%20rivoluzione%20russa-%20ultimo%20file.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

LA RIVOLUZIONE RUSSA

  • L’IMPERO ZARISTA
    • La Russia zarista fra arretratezza e modernizzazione:

Le cause che portarono la caduta dell’impero degli zar del 1917 vanno ricercate all’interno delle profonde trasformazioni che la società russa attraversò nei primi anni del 1900.
Nel 1861 si ebbe l’abolizione della schiavitù e l’affrancamento di milioni di contadini (85% della popolazione russa). Nonostante ciò, al’interno della società russa vi erano gravi disuguaglianze: la maggior parte dei contadini viveva i condizioni miserabili, mentre i grandi proprietari terrieri, insieme ai kulaki (contadini agiati), possedevano circa il 40% delle terre, il restante era diviso in piccoli appezzamenti tra milioni di contadini poveri. La classe operaia era ancora poco numerosa, e l’operaio in se veniva sottopagato e costretto a lavorare più ore del previsto. Le poche industrie presenti in Russia erano sorte grazie ai finanziamenti stranieri oppure erano sostenute dallo stato.

1.2  I partiti di opposizione e gli obbiettivi della lotta politica:
Per quanto riguarda il campo politico, si può dire che nella Russia dei primi del Novecento vi era un governo di tipo assolutistico, in cui il potere dello zar si pensava fosse legittimato da Dio, non vi era un parlamento e l’attività politica era comandata dalla polizia. Nonostante ciò, anche in Russia si formarono dei partiti politici di opposizione, quali:

  • Il partito costituzionale democratico: conosciuto anche come partito dei cadetti, rappresentava tutta la borghesia, cioè la classe dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari diventati capitalisti. Essi miravano alla formazione di un parlamento elettivo sul modello occidentale.
  • Il partito social rivoluzionario: rappresentava i piccoli proprietari, i contadini piccoli e medi, la piccola borghesia e gli strati di operai soggetti all'influenza della borghesia. Esso mirava ad una società fondata sulla valorizzazione delle tradizioni comunitarie del mondo contadino.
  • Il partito operaio socialdemocratico russo (Posdr): era di orientamento marxista e riteneva che il processo rivoluzionario poteva compiersi solo in seguito ad uno sviluppo del capitalismo industriale. Dal 1903 il partito si divise in due parti:
  • I bolschevichi, secondo i quali lo zarismo andrebbe capovolto attraverso un’azione rivoluzionata e sostituito con il socialismo
  • I melschevichi, che mirano a una riforma in senso democratico dello stato zarista, alleandosi con la borghesia e altri partiti (socialrivoluzionari e cadetti).

Per i menscevichi in Russia non si può applicare la teoria di Marx (rivoluzione, instaurazione del socialismo attraverso l'azione della classe operaia) perché la Russia è un paese ancora prevalentemente contadino, quindi prima bisogna che anche in Russia si realizzi in pieno la rivoluzione industriale e borghese e solo poi si può pensare a una rivoluzione operaia e socialista. Per i bolscevichi invece, si può saltare questa fase e passare direttamente al socialismo realizzando una alleanza tra operai e contadini.

 

    • La rivoluzione del 1905:

Nel 1905, a San Pietroburgo, ci fu un grande sciopero seguito da una manifestazione pacifista popolare in cui si chiedevano migliori condizioni lavorative (8 ore giornaliere e un minimo salario garantito) e la convocazione di un’assemblea costituente. La reazione delle truppe dello zar fu terribile: venne aperto il fuoco sulla folla, provocando un alto numero di vittime. Quest’episodio, ricordato come la “domenica di sangue”, fece sì che i partiti di opposizione si unissero per chiedere a gran voce la democratizzazione dello stato. Nel frattempo si formavano a San Pietroburgo i soviet dei lavoratori, che rappresentavano 250mila operai e i contadini occupavano le terre dei nobili.
Nel’ottobre dello stesso anno lo zar fu costretto a cedere l’istituzione di un parlamento (la Duma), dotato di poteri legislativi ed eletto da tutte le classi sociali. Ottenuto ciò che volevano, i liberali abbandonarono gli altri partiti oppositori, i quali chiedevano riforme più sostanziali.
La risposta dello zar fu prima di limitare i poteri della Duma, poi di scioglierla. Ma negli anni 1907 e 1912 la Duma fu rieletta a suffragio più ristretto in modo che venissero garantiti gli interessi dei grandi proprietari. L’elemento più significativo di questa rivoluzione fu la nascita dei soviet dei lavoratori, seppur ebbero vita breve, dal momento che il governo arrestò i suoi massimi esponenti, tra cui Lev Trockij.

    • Le riforme di Stolypin e i rapporti sociali nelle campagne:

Il primo ministro Stolypin si rese conto che la repressione non avrebbe avuto senso se non fosse stata accompagnata da una politica riformatrice per quanto riguarda le terre. Così dal 1906-11 attuò una serie di riforme con lo scopo di favorire lo sviluppo di un ceto medio agrario in gradi di garantire  una maggiore stabilità sociale. Fino ad allora le terre appartenevano ai grandi proprietari o ai mir (comunità di villaggio che retribuivano gli stessi contadini che lavoravano tali terre). Il programma di Stolypin mirava alla creazione di una libera proprietà contadina, che consentiva ai capofamiglia di poter possedere una parte di terra assegnata loro  dalla comunità.
L’aspetto negativo di questa riforma andò a discapito dei contadini e a favore dei grandi proprietari terrieri, in quanto  i primi, del tutto privi di qualsiasi mezzo per far fruttare la propria terra, furono costretti a cederla di nuovo ai contadini più ricchi o ai grandi proprietari terrieri, i quali, avendo ceduto in precedenza alcuni appezzamenti di terra ai contadini e vendo ricevuto un rimborso dallo stato, poterono riacquistare le stesse terre a prezzo più basso. I kulaki furono coloro che beneficiarono maggiormente della riforma; quasi 30.000 kulaki possedevano 80milioni di ettari. LA conseguenza inevitabile fu la disoccupazione; infatti i contadini, senza lavoro e senza di che vivere, si trasformarono in braccianti o cercarono lavoro in città. Ma purtroppo le poche industrie non erano in grado di poterli assumere. Così crebbero i conflitti sociali.

 

  • LA CADUTA DELLO ZAR

 

2.1 Le ripercussioni della grande guerra:
In Russia, come in altri paesi, vi era una diffusa ostilità nei confronti della guerra. Erano ostili tutte le formazioni socialiste e poco convinti i soldati. Nei tre anni di guerra la Russia portò gravissime perdite; la causa di ciò va ricercata nel fatto che i comandanti militare, grandi incapaci, mandavano le truppe allo sbaraglio, senza una precisa strategia d’attacco, senza un’organizzazione logica e senza vere dei mezzi di trasporto adeguati per l’approvvigionamento e le forniture di materiale bellico. Per quanto riguarda la popolazione civile russa, anch’essi erano in una situazione disastrosa.  Sembra evidente che lo stato zarista si trovò del tutto impreparato ad affrontare l’evento bellico, dal momento che avrebbe dovuto provvedere a razionalizzare la produzione in funzione del’emergenza bellica. Nel 1916 la Duma fu sciolta per non essersi allineata con la corte e più il tempo trascorreva più cresceva l’astio del popolo nei confronti dello zar e del governo.

2.2 La rivoluzione di febbraio: l’abdicazione dello zar:
Nell’8 marzo del 1917 ci fu, a Pietrogrado, una rivolta degli operai e dei soldati appoggiata dalle truppe della capitale che si rifiutarono di sparare contro i rivoltosi. Questo episodio ebbe una conseguenza del tutto inaspettata: lo zar Nicola abdicò. Altra importante conseguenza fu la divisione del potere tra governo provvisorio e del soviet di Pietrogrado:

  • Il governo provvisorio era controllato dai liberali moderati, guidati dal principe L’vov e dal social rivoluzionario Kerenskij. Il suo programma mirava a presentarsi agli alleati dell’Impresa come l’unico posseditore del potere dopo la caduta dello zar. Per cui il suo scopo era quello di continuare la guerra e di proclamare un’Assemblea costituente;
  • Il soviet di Pietrogrado, invece, era controllato dai socialisti delle diverse correnti (social rivoluzionari, menscevichi e bolscevichi). Il soviet rappresentava le classi lavoratrici e di gran parte dell0’esercito, composto da contadini poveri, e mirava alla pace immediata e alla distribuzione delle terre.

2.3 Il rientro di Lenin dall’esilio e le “Tesi di aprile”:
Durante la rivoluzione di febbraio, Lenin ed altri dirigenti bolscevichi erano in esilio in Svizzera, così l’egemonia del potere era nelle mani dei menscevichi. All’interno dei bolscevichi vi erano delle divergenze; infatti una minoranza “di sinistra” era intenzionata a creare subito un governo rivoluzionario provvisorio per attuare delle riforme sociali, mentre la maggioranza più moderata riuscì ad imporsi col passare delle settimane. Nella prima conferenza panrussa fu approvata la proposta di Stalin, che prevedeva di realizzare il governo provvisorio, in modo che esso provvedesse a soddisfare  le esigenze degli operai e dei contadini rivoluzionari.
Il 3 aprile del 1917 Lenin fece ritorno dall’esilio. La sua posizione politica era più vicino alla minoranza di sinistra, infatti, il giorno seguente, in una riunione di partito, lesse il breve scritto delle “Tesi di aprile”, in cui era contenuto il suo pensiero. Lenin era convinto che il governo provvisorio dovesse cadere e che la guerra dovesse concludersi. Egli riteneva fosse giunto il momento di superare il dualismo di potere tra il governo provvisorio ed i soviet e così nella conferenza panrussa del partito, Lenin ottenne il favore dei delegati e fece approvare una mozione in cui la condanna del governo provvisorio coincideva con l’obbiettivo di un rapido passaggio di tutti i poteri ai soviet.

  • LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

 

    • La crisi di luglio: disgregazione dell’esercito e delegittimazione del governo:

Il nuovo governo provvisorio guidato da Kerenskij (il quale era stato ritenuto l’uomo adatto per ricomporre il dualismo di potere) intraprese un’offensiva militare in Galizia, la quale si rivelò un disastro. L’esercitò si disfò e i contadini, convinti ormai che il governo non avrebbe più risolto la questione delle terre, attaccarono le proprietà dei signori.
Il governo era ormai privo di credibilità. Nel momento in cui ci fu un vuoto di potere (quando Lenin fu costretto a mettersi al sicuro in Finlandia) il comandante supremo dell’esercito Kornilov provò ad imporre una dittatura militare e a far fuori i soviet. Il suo tentativo fallì grazie all’aiuto dei soldati rivoluzionari di Pietrogrado.
Nel frattempo l’inflazione cresceva enormemente; la quantità di carta moneta in circolazione era raddoppiata ed i prezzi erano raddoppiati dodici volte tanto. La rivolta dell’esercito era un avvenimento che stava a significare la mancata legittimazione dei gruppi dirigenti che si erano sostituiti al potere zarista (ricordiamo la rivolta dei 20.000 marinai sul golfo di Finlandia).
Nelle elezioni di settembre per la Duma di Mosca, grazie alle parole d’ordine di Lenin, i bolscevichi ottennero la maggioranza. Le parole d’ordine che riassumevano la strategia del partito erano: il passaggio del potere ai soviet, la terra ai contadini, la liberazione delle nazionalità oppresse, la pace immediata senza annessioni e senza indennità.

    • La scelta rivoluzionaria e la presa del Palazzo d’inverno:

Il giorno dopo il ritorno segreto di Lenin dalla Finlandia, il comitato centrale bolscevico si riunì e approvò la soluzione rivoluzionaria, che mirava a far fuori Kerenskij, impadronirsi del potere, riunirsi in un’Assemblea costituente. Venne eletto per la prima volta un politbjuro (ufficio politico) al quale erano assegnate le massime scelte politiche e operative. I soviet erano diventati ormai l’unico punto di riferimento politico, l’unica forza nella quale la popolazione si riconosceva.
I bolscevichi, a questo punto, nominarono un comitato militare rivoluzionario.
Il 7 novembre i rivoluzionari guidati da Trockij si impadronirono della città. Così, i rivoluzionari stabilirono il Consiglio dei commissari del popolo dopo aver sciolto il governo provvisorio e arrestato i suoi membri. Il nuovo governo rivoluzionario era condotto da Lenin, Trockij era commissario agli esteri e Stalin alle nazionalità. La parte pratica di questo nuovo governo emerse nel novembre 1917, quando furono emanati i primi decreti, che stabilivano di giungere al più presto ad una pace senza indennità e annessioni; di dare la terra ai contadini mediante i soviet di villaggio; di riconoscere l’uguaglianza di tutti i popoli della Russia e il loro diritti all’autodecisione e di tutelare gli operari e gli impiegati delle fabbriche.

    • L’uscita dalla guerra: la pace di Brest-Litovsk:

Per quanto riguarda l’uscita dalla guerra della Russia la reazione delle forze alleate fu quella di schierarsi dalla parte dell’opposizione al nuovo governo, il quale si trovò davanti ad una scelta drammatica: affrontare un’estenua guerra contro l’esercito tedesco oppure concentrarsi sulla difesa dello stato sovietico, accettando le condizioni di pace dei tedeschi?
Continuare la guerra con i tedeschi avrebbe significato non solo andare contro il volere della maggioranza di operai, contadini e soldati (colo risultato che i bolscevichi sarebbero stati travolti), ma anche dover contemporaneamente sostenere una guerra contro i tedeschi e un'altra contro l'Armata bianca dei controrivoluzionari zaristi. La conseguenza sarebbe stata la sconfitta e il ritorno dello zarismo.
Quindi Lenin dovette accettare la pace di Brest-Litovsk, che avvenne il 3 marzo del 1918 con condizioni pesantissime per la Russia, la quale dovette riconoscere l’indipendenza dell’Ucraina, cedere la Bielorussia ai tedeschi, rinunciare alla Polonia, ai paesi baltici e alla metà degli impianti industriali.

 

 

LA COSTRUZIONE DELL’UNIONE SOVIETICA

  • IL PERIODO DEL COMUNISMO DI GUERRA

 

1.1 Lo scoppio della guerra civile e la vittoria bolscevica:
In questo periodo di tensioni che comprendeva l’intera Unione Sovietica, la repubblica dei soviet si trasformò in un governo dittatoriale, comandato dalla figura di Stalin. Inoltre, i bolscevichi si trovarono in una situazione molo difficoltosa sia interna che esterna; dovettero affrontare una guerra civile che durò dal 1918 al 1921 e che portò massacri da entrambe le parti, ma nonostante ciò i bolscevichi riuscirono a far prevalere il proprio programma e ad avere il controllo dello stato.

  • Per quanto riguarda la situazione interna, essa era caratterizzata da numerose sommosse. I ceti avversi alla rivoluzione, oltre ai proprietari rivoluzionari, erano i kulaki, i quali non volevano né la nazionalizzazione delle terre, né alimentare le città  con derrate imposte dal governo.
  • Per quanto riguarda, invece, la situazione esterna, gli alleati che intendevano vendicarsi dell’uscita dalla guerra della Russia andarono  in soccorso dell’Armata bianca, contrapposta all’armata rossa dell’esercito rivoluzionario.

Le armate bianche tentarono un’azione di accerchiamento su Mosca e Pietrogrado tra il 1918-19.
I contadini si trovarono costretti ad aderire al programma delle forze controrivoluzionarie per evitare di perdere i vantaggi sulle terre. Evento importantissimo di questo periodo fu la fucilazione dello zar e di tutta la sua famiglia, avvenuta il 17 luglio 1918. L’Armata rossa, guidata da Trockij, sconfisse pian piano le forza controrivoluzionarie; l’ultimo scontro fu quello con la Polonia (voleva approfittare della crisi russa per conquistare l’Ucraina) messo a tacere dal trattato di Riga (1921).

    • Il “cordone sanitario” e la nascita del Komintern:

Per limitare il “contagio bolscevico”, o più semplicemente la diffusione del socialismo in Europa, le potenze europee costituirono un “cordone sanitario”. Infatti in molte parte d’Europa, e non solo, il movimento operaio si ispirò alle vicende russe, cosicché tutti volevano fare come in Russia.
Gli stessi bolscevichi si presentavano come propaganda di un movimento rivoluzionario che mirava alla sconfitta del capitalismo europeo e alla costruzione di una società socialista mondiale.
Ma come dimostrò il fallimento della rivoluzione in Occidente (1919-20), la rivoluzione socialista non aveva possibilità concrete per diffondersi in tutta l’Europa. Nonostante ciò, nel 1919 il Partito bolscevico (cambiò nome in Partito comunista per differenziarsi dai socialdemocratici) convocò la Terza internazionale (Komintern).
Fu in questi anni che vi erano i primi segnali evidenti di una società che andava verso il totalitarismo; il primo di questi è sicuramente l’accentramento del potere nelle mani dei leader del Partito bolscevico, oppure il soffocamento di ogni autonomia delle forze sociali per rimettere ordine all’interno della società.

    • I primi passi del governo: accentramento del potere e questione agraria:

Il secondo segnale riguarda la questione agraria. Per sostenere l’approvvigionamento delle città costrette alla fame durante la guerra civile, il governo attuò dei provvedimenti economici (designati con l’espressione “comunismo di guerra”) che risultarono pesantissimi per i contadini poveri, i quali sarebbero dovuti essere tutelati. Tra questi ricordiamo la requisizione delle i prodotti agricoli, che non lasciò alle famiglie rurali neanche il giusto per sopravvivere.
Le conseguenze di questo provvedimento furono: a) il mercato nerob)  una netta contrapposizione tra città e campagnac) una divaricazione tra operai e contadini.
Operai e bolscevichi andavano a staccarsi sempre più dai bolscevichi. Questa situazione portò un feroce malcontento tra i sostenitori della rivoluzione, causando ribellioni e tensioni.

1.4 Fine del “comunismo di guerra” e nascita dell’Urss:
Dal 1921 si poté respirare un po’ di aria tranquilla, traducibile con l’abbandono dell’economia di guerra. Il governo bolscevico attuò una nuova politica economica (Nep), nella qual si volevano far convivere i principi del socialismo con la crescita di libere forze economiche nelle campagne e nel commercio. Nel 1922 l’assetto istituzionale dello stato prese il nome di Urss (Unione delle repubbliche socialiste sovietiche).

    • La terza internazionale e la nascita dei partiti comunisti:

Vi furono due tendenze all’interno delle formazioni che aderirono alla Terza internazionale:

  • Una con sede ad Amsterdam, fedele al sindacalismo rivoluzionario e ad una concezione di democrazia popolare detta comunismo dei consigli;
  • L’altra, con sede a Berlino, fedele alle posizioni di Lenin e Trockij.

Lenin, con un opuscolo (l’estremismo, malattia infantile del comunismo), divulgò la sua idea di voler superare l’estremismo sindacalista e di abbandonare il sindacalismo rivoluzionario.
Per aderire all’Internazionale vennero stabilite, al secondo congresso di Mosca, le 21 condizioni, che consistevano nella conformazione da parte dei partiti al modello bolscevico, puntando alla dittatura del proletariato. Essi dovevano accettare il “centralismo democratico”, ovvero dovevano  garantire la solidarietà con l’Unione Sovietica e mirare alla rivoluzione, differenziandosi nettamente dai socialdemocratici (il che comportava mandar via dal partito tutte le correnti riformiste). Vi furono così rotture e scissioni nel movimento operaio europeo, che comportarono la nascita di Partiti comunisti:

  • In Francia la maggioranza del Partito accettò le condizioni e si trasformò in Partito comunista al congresso di Tours (1920);
  • In Italia il partito comunista nacque dalla separazione di una parte del partito socialista al congresso di Livorno (1921);
  • In Germania il partito comunista si formò dall’unione della lega si Spartaco con i socialisti indipendenti.
    • Accumulazione o pianificazione: i contrasti sulla Nep:

Superata la fase del comunismo di guerra (centralizzazione dell’economia), si introdusse un’economia di mercato. Ad esempio, i contadini potevano vendere liberamente i loro prodotti dopo aver pagato un’imposta in natura; venne ripristinata parzialmente la proprietà privata e la moneta riprese a circolare normalmente. La borghesia industriale e commerciale poté riprendere il suo ruolo. Insomma, la Nep permise il risanamento finanziario e la fine dell’inflazione.
Il massimo teorico di questa organizzazione fu Nikolaj Bucharin, il quale era a favore dell’iniziativa privata. La sua era una politica che mirava al processo di accumulazione di risorse nelle campagne, tale da suscitare la domanda di prodotti industriali, in modo che un settore fosse legato all’altro e viceversa. La sua strategia era sintetizzata nello slogan “contadini arricchitevi”. Contro questa vi fu l’opposizione di sinistra, comandata da Trockij, il quale sosteneva che un processo di industrializzazione si potesse ottenere tramite la pianificazione economica centralizzata. Era inoltre contrario all’autonomia economica dei kulaki.

 

1.7 L’ascesa di Stalin e la ridefinizione degli equilibri nel partito:
La malattia e la morte di Lenin (1924) portarono il ridimensionamento dei ruoli all’interno del Partito. Stalin si trovò ai vertici del Partito proprio in questo momento. Questa ridefinizione assunse diverse forme: quella del dibattito politico, quella dell’eliminazione degli avversari e quella della lotta personale. I due contendenti principali furono Trockij e Stalin:

  • Trockij godeva di una gran fama dal momento che aveva guidato l’Armata Rossa, ma nonostante ciò si trovò in minoranza. Nel 1925 diede le dimissioni, mantenendo solo le cariche di partito. La sua sconfitta coincise con la temporanea sconfitta del programma di pianificazione economica alternativo alla Nep. Egli sosteneva che la rivoluzione sovietica fosse sopravvissuta per merito della rivoluzione mondiale guidata dai partiti comunisti.
  • Stalin, pur essendo meno popolare tra le masse, ricopriva la carica di segretario del comitato centrale del partito dal 1922. Per sconfiggere Trockij si alleò con Bucharin così il potere si concentrò nelle sue mani e in quelle di Zinov’ev e Kamenev. Stalin non credeva nella rivoluzione mondiale e sosteneva che il socialismo si potesse costruire in un solo paese.

1.8 Stalin padrone incontestato dello stato sovietico:
La lotta tra Stalin e Trockij stava arrivando agli sgoccioli.
Nel 1926 Zinov’ev e Kamenev passarono dalla parte di Trockij, cosicché Stalin poté accusarli tutti quanti di avventurismo, causando così la loro espulsione dal partito. Nel 1927 Trockij fu confinato ad Alma Ata e due anni dopo fu esiliato. Costretto alla fuga per via della condanna a morte, si stabilì a Città del Messico, dove verrà assassinato dai sicari di Stalin nel 1940.
Stalin rimase l’unico padrone incontrastato del partito e dell’intero paese.

1.9 Il primo piano quinquennale:
Dopo essersi liberato fisicamente di tutti i suoi oppositori, Stalin si concentrò sul problema dell’industrializzazione, dal momento che la Nep era entrata in crisi.
Stalin diede inizio al primo piano quinquennale (1928-32) volto a creare l’industrializzazione forzata del paese. Per far ciò occorreva estrarre dalle campagne tutte le risorse disponibili, creazione aziende collettive che controllassero la produzione agricola e che la mandassero agli edifici statali.
I kulaki vennero sterminati in quanto classe e vennero espropriati con la forza dei loro beni. Dato incredibile: con lo sterminio dei kulaki, 2600000 aziende private vennero raggruppate in 230000 aziende collettive; nelle prime (kolchoz) la terra e i prodotti erano di proprietà comune, nelle seconde (sovchoz) la terra era di proprietà statale.
Con questi provvedimenti la produzione triplicò (venivano fissati per ogni settore e azienda le quantità da produrre ogni anno), ma fin dall’inizio furono evidenti limiti e contraddizioni che avrebbero influenzato negativamente il sistema sovietico fino alla sua caduta. Fra questi troviamo: troppa importanza alla quantità anziché alla qualità, l’eccessiva rigidità del sistema, il disinteresse totale per i bisogni dei consumatori, compresi quelli che alleviassero i disagi quotidiani del consumatore.
Il 1928 fu sì un anno di svolta rispetto al passato, ma creò una serie di conseguenze devastanti, quali: le inefficienze, i clientelismi e gli sprechi, tipiche caratteristiche del regime staliniano.

Carla

http://anki.altervista.org/appunti/riassunti/rivoluzione_russa_carla.doc

 

Rivoluzione russa

(Gilda Salvatorelli)

LA RIVOLUZIONE RUSSA

 

L’Impero russo era molto grande (vedi cartina pag. 15 libro Le radici del futuro ed. A. Mondadori), comprendeva molte etnie, esso era governato dallo zar, un sovrano (re) assoluto; esisteva un parlamento (DUMA), ma non aveva alcun potere
L’economia dell’impero era arretrata ed era basata prevalentemente sull’agricoltura, praticata con metodi antiquati; vi erano poche industrie che si trovavano a Mosca e a Pietrogrado o (S. Pietroburgo)
La proprietà della terra (campi) apparteneva a pochi nobili, mentre la grande massa dei contadini viveva nella miseria. La popolazione era quasi tutta analfabeta (non sapeva né leggere né scrivere).
I vari popoli che facevano parte dall’impero furono russificati, cioè furono costretti a parlare la lingua russa, a rinunciare alle loro tradizioni e a praticare la religione ortodossa a danno di quella ebrea e musulmana.

A Pietrogrado nel febbraio del 1917 la mancanza di pane causò lo sciopero (astensione dal lavoro) di operai ed impiegati, contro gli scioperanti lo zar mandò i soldati. Questa reazione diede origine alla rivoluzione a cui parteciparono tutte le classi sociali: borghesi, operai, contadini e persino soldati.
Si formò un Soviet, cioè un consiglio, formato dai rappresentanti di operai e soldati, che comandava in città. Da Pietrogrado la rivoluzione si estese alle altre città. Lo zar abdicò (lasciò il potere) e si formò un governo provvisorio borghese.
Allo scoppio della rivoluzione tornò in Russia Lenin, il maggiore rappresentante dei bolscevichi, (il gruppo più estremista del partito socialdemocratico russo che prenderà il nome di partito comunista). Tra il 23 e il 24 ottobre Lenin si impadronì del potere. Era la rivoluzione d’ottobre che fece nascere il governo sovietico. La Russia divenne il primo stato socialista. Il nuovo governo pose fine alla guerra, firmò subito un armistizio con gli imperi tedesco ed austriaco. Con la pace di BREST-LITOVSK (marzo 1918) la Russia perse i territori occidentali dello stato (Finlandia, Polonia, Paesi baltici ed Ucraina).

Il governo bolscevico presieduto da Lenin cominciò ad attuare delle riforme. Le fabbriche passarono sotto il controllo dei consigli operai, le terre dello stato dei nobili e dei monasteri furono distribuite a coloro che le chiedevano in modo che ognuno potesse vivere del proprio lavoro di contadino. La distribuzione delle terre migliorò le condizioni di vita dei contadini, ma non risolse i problemi legati all’arretratezza delle tecniche di coltivazione.

Tra il 1918 e il 1920 in Russia ci fu una guerra civile (guerra tra gli abitanti di uno stesso stato), da una parte combattevano i controrivoluzionari (sostenitori dello zar, i liberali, i socialisti riformisti, menscevichi,) le armate bianche, dall’altra l’armata rossa dell’esercito rivoluzionario. I governi inglese e francese, nel timore che la rivoluzione si diffondesse nei loro paesi, appoggiarono i contro rivoluzionari ed attuarono un blocco economico, eliminando ogni forma di commercio con la Russia.

In Russia la situazione divenne sempre più grave: le campagne furono distrutte , in città mancava cibo, le epidemie (malattie) fecero morire molte persone. Il governo cercò di risolvere la situazione con una serie di provvedimenti chiamati comunismo di guerra che impose ai contadini di consegnare tutti i loro prodotti da distribuire in città; fu creata la Ceca, polizia segreta che doveva combattere tutti gli oppositori. I componenti della famiglia imperiale furono fucilati.

I provvedimenti adottati non risolsero la situazione, anzi provocarono rivolte dei contadini, per cui, vinta la guerra civile, Lenin diede ai contadini la possibilità di vendere i loro prodotti: fu la Nuova Politica Economica (NEP) che consentì una ripresa economica e un miglioramento delle condizioni di vita .
Nel 1922 fu creata l’URSS Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, una federazione in cui il territorio di ogni stato formava una repubblica autonoma, con poteri di autogoverno.

Nel 1924, dopo la morte di Lenin, a capo del partito comunista e quindi dello stato sovietico salì Stalin . L’obiettivo fondamentale di Stalin fu lo sviluppo forzato dell’industria passando attraverso la razionalizzazione della produzione agricola, ponendo fine al NEP.

Stalin abolì (eliminò) la proprietà privata della terra, i contadini andarono a lavorare nei kolkhoz, aziende agricole basate sulla proprietà collettiva della terra del bestiame e degli attrezzi; o nei sovkhoz, aziende agricole gestite direttamente dallo Stato attraverso i funzionari del Partito.
I kulaki, contadini benestanti, si opposero alla collettivizzazione della terra, Stalin li fece deportare nei gulag, campi di lavoro forzato in Siberia. La collettivizzazione della terra permise la meccanizzazione dell’agricoltura, con l’uso di trattori e di macchine; i contadini furono trasformati in operai agricoli.

 

Fu eliminata anche la proprietà privata delle fabbriche; lo Stato nel 1928 elaborò un piano di produzione quinquennale (5 anni), dando la precedenza all’industria pesante, favorita dalla disponibilità di materie prime: minerali di ferro e fonti energetiche: carbone, energia idroelettrica e petrolio. Fu trascurata l’industria leggera cioè la produzione di beni di largo consumo. Così in pochi anni l’URSS diventò una delle maggiori potenze industriali.

Lo sviluppo forzato dell’industria portò ai russi progressi sociali: l’istruzione e l’assistenza sanitaria divennero gratuiti per tutti i cittadini. Poiché non si producevano beni di consumo a sufficienza alla popolazione spesso mancavano generi di prima necessità (scarpe, vestiti..). La nomenklatura (dirigenti del Partito, ufficiali dell’esercito..) aveva dei privilegi.
La giornata di lavoro era di 8 ore, ma tetti i lavoratori dovevano fare dello straordinario gratis.

Stalin ottenne il potere assoluto, instaurando un regime dittatoriale, fin dai primi anni fece espellere (cacciare) dal Partito gli oppositori ; dal 1936 migliaia di membri del partito, sospettati di non essere d’accordo, con la politica di Stalin furono arrestati, processati e condannati a morte oppure mandati nei gulag. Queste eliminazioni degli avversari furono chiamate purghe, così si diffuse il terrore.
Dopo le purghe dei dirigenti, Stalin estese il terrore ai cittadini comuni e stabilì la pena di morte per i traditori, e per chi non denunciava un sospetto traditore.

Stalin trasformò lo Stato socialista in Stato totalitario, cioè una dittatura in cui il popolo si identifica completamente con il capo. Per fare ciò: eliminò l’autonomia dei soviet e dei sindacati, umiliò l’orgoglio nazionale dei popoli dell’Unione proibendo le pratiche religiose e le feste locali e imponendo la lingua russa, distrusse la solidarietà di classe tra gli operai scatenando rivalità tra chi lavorava di più chi di meno.


DOMANDE E RISPOSTE SU LA RIVOLUZIONE SOVIETICA

 

 

  1. Quando avviene la rivoluzione di febbraio?

 

  1. Che cos'è il Soviet?

 

  1. Da chi è composto?
  1. Che cosa si determina? Che cosa viene formato?

 

  1. Che cosa chiese Lenin?

 

  1. A chi fu affidato in seguito il potere del governo?

 

  1. Che cosa tentò di fare?

La rivoluzione di febbraio avviene il 7 Marzo nel 1917.

Il Soviet e: una specie di parlamento.

Il Soviet è composto: deputati - operai e soldati.

Viene formato un parlamento provvisorio e si determinò alla fine della Monarchia.

Lenin chiese ai Soviet il passaggio di tutto il potere. Chiese dunque al governo la conclusione della guerra.

In seguito il potere del governo viene affidato al socialista rivoluzionario.

Tentò di riconquistare il governo, e ci riuscì dalla sua debolezza.

  1. Quando avviene la conquista del palazzo d'inverno? Che cosa era?

 

  1. Quando inizia la Rivoluzione Sovietica?

 

  1. Quando inizia la dettatura del proletariato?

 

  1. La Russia con la pace di Brest - Litousk perde alcuni territori, quali?

 

  1. I marinai si ribellarono chiedendo il ripristino…

 

  1. Che cosa si intende per comunismo di guerra?

 

  1. Che cosa sosteneva Trosckij?

 

 

  1. Che cosa sosteneva Stalin?

 

  1. Che cosa sono i piani quinquennali?
  1. Quando nasce l'unione delle repubbliche socialiste sovietiche?

 

  1. Che cosa si tende per "culto della personalità?

La conquista del palazzo d'inverno avvenne il 1917 fra il 24 e il 25 ottobre. Il palazzo d'inverno era la "sede del governo".

La repubblica sovietica nasce del 1917 il 26 ottobre.

Proletariato nasce quando viene sciolta l'assemblea a costituente.

La Russia con la pace do Bres - Litusk perde alcuni territori e sono: Ucraine - Polonia - Lettonia - Estonia - Lituana è Finlandia.

I militari si ribellarono chiedendo il pristino dei Soviet e la democratizzazione della vita.

Si intende per comunismo di guerra per l'industria viene sotto posto all'industria statale; la produzione agricola  eccedente (in più) venne tolta. E i generi alimentari razionati.

Trosckij sosteneva la necessità di una rivoluzione permanente.

 

Stalin sosteneva di rinforzare il socialismo in un solo paese, l'unione sovietica.

I piani Quinquennali sono obbiettivi minimi.

L'unione delle repubbliche socialistiche sovietiche (URSS) nasce il 30 Dicembre 1922.

Per il culto della personalità si intende la figura di Stalin. Aveva un carattere quasi religioso.

  1. Con i piani quinquennali che cosa raggiunse l'unione sovietica?

 

  1. Che cosa portò la collettivazione forzate dalle terre?

 

 

  1. Il sistema dittatoriale rigidamente controllato dal partito comunista si identificò…

 

  1. All'armata bianca si contrappose…

 

  1. Alla fine della guerra civile vinsero..

 

Con i piani quinquennali la l'unione sovietica aggiunse dei obbiettivi minimi sia nel settore agricolo e nel settore industriale.

La collettivazione forzata delle terre portò l'eliminazione, dei proprietari agricole, che si ribellarono perché non erano d’accordo. Milioni di Kulaki (proprietari agricoli) vennero uccisi e portati nei campi di lavoro.

Il sistema dittatoriale rigidamente controllato dal partito comunista si identificò con le strutture dello stato.

All'armata bianca si contrappose all'armata rossa guidata da Trosckij.

Alla fine della guerra civile vinsero i Bolscevichi.

 

Fonte: http://www.reteintercultura.it/attachments/190_23_RivRussa.doc

 

Rivoluzione russa

La rivoluzione russa

 

Da febbraio a ottobre
Fra tutti gli sconvolgimenti politici e sociali provocati dalla prima guerra mondiale, la rivoluzione russa fu non soltanto il più violento e traumatico, ma anche il più imprevisto, almeno nei suoi sviluppi. In realtà, già prima dello scoppio del conflitto, erano in molti a pensare che il regime assolutistico degli zar non potesse resistere a lungo e fosse destinato a essere sostituito da forme di governo più adeguate ai tempi. Pochissimo, però, immaginavano che la caduta della monarchia avrebbe dato luogo al più grande evento rivoluzionario mai verificatosi nel mondo dopo la rivoluzione francese. Quando nel marzo 1917, il regime zarista fu abbattuto dalla rivolta degli operai e dei soldati di Pietrogrado, la successione fu assunta da un governo provvisorio di orientamento liberale. Obiettivo dichiarato del governo era quello di continuare la guerra a fianco dell’Intesa e di promuovere nel contempo l’occidentalizzazione del paese  sul piano delle strutture politiche e dello sviluppo economico. Condividevano questa prospettiva non solo i gruppi liberal-moderati che facevano capo al partito dei cadetti, ma anche i menscevichi che si ispiravano ai modelli della socialdemocrazia europea, e i socialisti rivoluzionari, che avevano solide radici nella società rurale russa e interpretavano le aspirazioni delle masse contadine a una radicale riforma agraria. Rappresentanti di tutti e tre i partiti entrarono, nel maggio ’17, nel governo provvisorio. Gli unici a rifiutare ogni partecipazione al potere furono i bolscevichi, ma anch’essi, colti di sorpresa dallo scoppio della rivoluzione, assunsero sulle prime una posizione di attesa. Il consenso o la neutralità, di tutte le forze politiche antizariste non furono tuttavia sufficienti per fondare su solide basi il potere del governo provvisorio e per evitare che alla caduta del vecchio regime seguisse lo sgretolamento dell’autorità centrale. Come già era accaduto nella rivoluzione del 1905, al potere legale del governo si era subito affiancato e sovrapposto il potere di fatto dei soviet: soprattutto di quello della capitale, che agiva come una specie di parlamento proletario, emanando ordini spesso in contrasto con le disposizioni governative. Quello che la rivoluzione aveva ormai messo in moto era un movimento di massa che respingeva l’idea di un’autorità centrale, era favorevole a un diffuso potere dal basso, e, soprattutto, voleva porre fine alla guerra. Questa era la situazione nell’aprile del ’17, quando Lenin, leader dei bolscevichi, rientrò in Russia dalla Svizzera dopo un avventuroso viaggio attraverso l’Europa in guerra. Non appena giunto a Pietrogrado, Lenin diffuse un documento in 10 punti, le cosiddette tesi di aprile, in cui poneva in termini immediati il problema della presa del potere, rovesciando la teoria marxista ortodossa, secondo cui la rivoluzione proletaria sarebbe scoppiata prima nei paesi più sviluppati. Per l’immediato l’obiettivo era quello di conquistare la maggioranza dei soviet (riconosciuti come unica legittima fonte del potere) e di lanciare le parole d’ordine della pace, della terra ai contadini poveri, del controllo della produzione da parte dei consigli operai. Questo programma, che rispecchiava uno stato d’animo diffuso fra le masse operaie e contadine, portò molti consensi al Partito bolscevico, ma lo allontanò ulteriormente dagli altri gruppi socialisti e dal governo provvisorio. Il primo episodio di esplicita ribellione al governo si ebbe a Pietrogrado a metà luglio, quando soldati e operai scesero in piazza per impedire la partenza per il fronte di alcuni reparti. Ma l’insurrezione fallì per l’intervento di truppe fedeli al governo. Alcuni leader bolscevichi furono arrestati, o come lo stesso Lenin costretti a fuggire. Per i moderati fu questo l’ultimo successo. A settembre, infatti, un tentativo di colpo di Stato militare fu represso dal governo presieduto dal socialrivoluzionario Kerenskij, che fece appello alle forze socialiste, ma a uscire rafforzati dalla vicenda furono soprattutto i bolscevichi, principali protagonisti della mobilitazione popolare che conquistarono la maggioranza nei soviet di Pietrogrado e di Mosca.

 

La rivoluzione d’ottobre
La decisione di rovesciare con la forza il governo Kerenskij fu presa dai bolscevichi in ottobre. Organizzatore e ente militare dell’insurrezione fu Lev Davidovic Bronstein, noto con lo pseudonimo Trotzkij, proveniente dalla sinistra menscevica, eletto in settembre presidente del soviet di Pietrogrado. La mattina del 7 novembre soldati rivoluzionari e guardie rosse (milizie operaie), circondarono il Palazzo d’Inverno, già residenza dello zar e ora sede del governo provvisorio, e se ne impadronirono la stessa sera, incontrando scarsa resistenza. L’attacco al palazzo d’inverno, destinata ad assurgere a episodio-simbolo della rivoluzione, come era stata la presa della Pastiglia del 1789- fu praticamente incruento: pochissime furono le vittime nei confusi che ebbero luogo nei corridoi e nei saloni dell’antica reggia. Nel momento stesso in cui cadeva l’ultima resistenza del governo provvisorio, si riuniva a Pietroburgo il Congresso panrusso dei soviet, cioè l’assemblea dei delegati dei soviet di tutte le provincie dell’ex Impero russo. Come suo primo atto il congresso approvò due decreti proposti personalmente da Lenin. Il primo faceva appello a tutti i popoli dei paesi belligeranti <<per una pace giusta e democratica senza annessioni  e senza indennità>>. Il secondo stabiliva in forma lapidaria che la grande proprietà terriera era <<abolita immediatamente e senza alcun indennizzo>>. Il nuovo potere tendeva così a garantirsi l’appoggio, o almeno la neutralità, delle masse contadine, accontentate nelle loro aspirazioni più elementari e immediate. Veniva frattanto costituito un nuovo governo rivoluzionario, composto esclusivamente da bolscevichi e di cui Lenin era presidente, che fu chiamato Consiglio dei commissari del popolo. La fulminea presa del potere da parte dei bolscevichi lasciò disorientate tutte le altre forze politiche. I menscevichi, i cadetti, e la maggioranza dei socialrivoluzionari protestarono vivacemente contro l’atto di forza, ma non organizzarono manifestazioni di aperto sabotaggio contro il governo rivoluzionario e preferirono puntare le loro carte sulla convocazione dell’Assemblea costituente, le cui elezioni erano state fissate per la fine di novembre. I risultati delle urne costituirono una gravissima delusione per i bolscevichi. Con circa nove milioni di voti, ottenuti per lo più nei grandi centri, essi ebbero infatti meno di un quarto dei seggi (175 su 707). Quasi scomparsi dalla scena i menscevichi e i cadetti, i veri trionfatori delle elezioni furono i socilarivoluzionari che si assicurarono la maggioranza assoluta con oltre 400 seggi, grazie al massiccio sostegno dell’elettorato rurale. Ma i bolscevichi non avevano nessuna intenzione di rinunciare al potere appena conquistato. Riunitasi per la prima volta in gennaio, la Costituente fu immediatamente sciolta grazie all’intervento dei militari bolscevichi, che ubbidivano a un ordine del Congresso dei soviet. Questo nuovo atto di forza era coerente con le idee espresse più volte da Lenin, che non credeva alle regole della <democrazia borghese> e riconosceva al solo proletariato il diritto di guidare il processo rivoluzionario, attraverso le sue repressioni dirette (soviet) e la sua avanguardia organizzata (il partito). Certo è che, con lo scioglimento della Costituente, il potere bolscevico rompeva definitivamente con le altre componenti del movimento socialista e con tutta la tradizione democratica occidentale, ponendo le premesse per l’instaurazione di una dittatura di partito.

 

Dittatura e guerra civile
Se era stato relativamente facile per i bolscevichi impadronirsi del potere centrale, molto più difficile (per un partito che contava nel novembre ’17 circa 70000 iscritti su una popolazione di oltre 150 milioni di abitanti) si presentava il compito di gestire questo potere, di amministrare un paese immenso, di governare una società tanto complessa quanto arretrata, di affrontare i tremendi problemi ereditati dal vecchio regime, primo fra tutti quello della guerra. Convinti di poter conquistare in tempi brevi l’appoggio compatto delle masse popolari, i leader bolscevichi speravano di poter procedere rapidamente alla costruzione di un nuovo Stato proletario ispirato all’esperienza della Comune di Parigi, secondo il modello delineato da Lenin in una delle sue opere più famose, Stato e rivoluzione. In questo saggio, scritto alla vigilia della rivoluzione d’ottobre, Lenin prevedeva che, una volta abbattuto il dominio borghese, lo Stato stesso si sarebbe avviato verso una rapida estinzione e le masse si sarebbero autogovernate secondo i principi di democrazia diretta sperimentati nei soviet. Per quanto riguardava la guerra, l’ipotesi su cui puntavano i bolscevichi era quella di una sollevazione generale dei popoli europei, da cui sarebbe scaturita una pace equa, <senza annessioni e senza indennità>. Ma questa ipotesi non si realizzò. E i capi rivoluzionari si trovarono a trattare in condizioni di grave inferiorità con una potenza che già occupava vaste zone dell’ex impero russo. La pace separata con la Germania, che fu conclusa il 3 marzo 1918 con la firma del durissimo trattato di Brest-Litovsk, era dunque per i bolscevichi una scelta realistica. Per imporla Lenin dovette tuttavia superare le perplessità di alcuni fra i suoi stessi compagni di partito e la violenta opposizione dei socialrivoluzionari. Le potenze dell’Intesa, da parte loro, considerarono la pace come un tradimento, per cui non solo appoggiarono le forze antibolsceviche, che si erano andate organizzando nel paese, ma inviarono contingenti militari al fine di alimentare la guerra civile. La prima minaccia venne dall’Est, dove l’ammiraglio zarista Kolciak assunse il controllo di vasti territori della Siberia: fu in questa circostanza che lo zar e tutta la sua famiglia furono giustiziati, nell’estate ’18, nel timore che fossero liberati dai controrivoluzionari. Altri focolai di ribellione si andavano frattanto sviluppando nel nord della Russia, dove più forte era la presenza di truppe dell’Intesa, e soprattutto nella regione del Don dove, oltre alle truppe dei monarchico-conservatori, i cosiddetti bianchi, era attivo un movimento di guerriglia guidato dai socialrivoluzionari. Per far fronte a tutte queste minacce, il regime rivoluzionario fu indotto ad accentuare i suoi tratti autoritari, lasciando da parte le utopie antimilitariste e i progetti di autogoverno popolare. Si era cominciato, già nel dicembre ’17 con la creazione di una polizia politica, la Ceka. Nello stesso periodo era stato istituito un Tribunale rivoluzionario centrale, col compito di processare chiunque disubbidisse al <governo operaio e contadino>. Nel giugno 1918 tutti i partiti d’opposizione vennero messi fuori legge e fu reintrodotta la pena di morte che era stata abolita subito dopo la rivoluzione d’ottobre. Si procedeva frattanto alla riorganizzazione dell’esercito, ricostituito ufficialmente nel febbraio ’18 col nuovo nome di Armata rossa degli operai e dei contadini. Artefice principale dell’operazione fu Trotzkij che , servendosi anche di ufficiali del vecchio esercito zarista, fece di quella che avrebbe dovuto essere una milizia popolare una potente macchina da guerra, fondata su una ferrea disciplina. La creazione di un esercito efficiente consentì alla Russia bolscevica di sopravvivere allo scontro con i suoi numerosi nemici. Nella primavera del’20, a parte qualche residua sacca di resistenza, le armate bianche erano sconfitte e la fase più acuta della guerra civile poteva considerarsi esaurita. Ma proprio nel momento in cui trionfava sui suoi nemici interni, il regime bolscevico dovette subire un inatteso attacco esterno. A sferrarlo, nell’aprile del 1920, fu la nuova Repubblica di Polonia, soddisfatta dei confini definiti da Versasilles. La reazione dei bolscevichi fu rapida ed efficace tanto che l’Armata rossa giunse fino alle porte di Versailles. Ma, a fine agosto, una controffensiva polacca costrinse i russi a una precipitosa ritirata. Si giunse infine (dicembre 1920) alla conclusione di un armistizio e quindi alla pace, nel marzo 1921. La Polonia vide in parte accontentate le sue aspirazioni territoriali, incorporando ampie zone della Biellorussia e dell’Ucraina. La guerra contro l’aggressione straniera comunque accresciuto in Russia il senso di coesione nazionale, riavvicinando molti oppositori al regime sovietico, ormai identificato con una nuova <patria socialista>.

La Terza Internazionale
l’inattesa vittoria dei bolscevichi russi nella guerra civile rese possibile l’attuazione di un progetto che Lenin aveva concepito fin dall’inizio della guerra mondiale: sostituire alla vecchia internazionale socialista una nuova Internazionale <comunista>, che coordinasse gli sforzi dei partiti rivoluzionari di tutto il modo e rappresentasse, anche nel nome, una rottura definitiva con la socialdemocrazia europea, colpevole di aver tradito gli ideali internazionalisti. Già nel 1918, del resto, i bolscevichi avevano abbandonato l’antica denominazione di Partito socialdemocratico, a lungo contesa con i menscevichi, per quella di Partito comunista (bolscevico) di Russia. La riunione costitutiva dell’Internazionale comunista, o Terza Internazionale, come venne subito chiamata, ebbe luogo a mosca ai primi di marzo del 1919. La struttura e i compiti dell’Internazionale comunista furono fissati soltanto nel II congresso, che si tenne, sempre a Mosca, nel luglio del 1920. Il problema centrale fu rappresentato dalle condizioni cui i singoli partiti avrebbero dovuto sottostare per essere ammessi a far parte dell’Internazionale. Fu lo stesso Lenin a fissare le condizioni in un documento in ventun punti. Vi si affermava fra l’altro che i partiti aderenti al Comintern avrebbero dovuto ispirarsi al modello bolscevico, cambiando il proprio nome in quello di Partito comunista, difendere on tutte le sedi possibili la causa della Russia sovietica, rompere con le correnti riformiste espellendo i principali esponenti. Condizioni così pesanti e ultimative suscitarono in seno al movimento operaio europeo accesi dibattiti e gravi lacerazioni con conseguenti scissioni. Fra la fine del ’20 e l’inizio del ’21 fu comunque raggiunto quello che era stato lo scopo principale del secondo congresso: creare in tutto il mondo una rete di partiti ricalcati al modello bolscevico e fedeli alle direttive del partito-guida.

 

Fonte: http://www.studenti.it/download/scuole_medie/La%20rivoluzione%20russa.doc

 

Rivoluzione russa

LA RIVOLUZIONE RUSSA

Prima regime autocratico: zar, non costituzionale , senza parlamento ma governo fatto di alternanza di poteri.
Con guerra: intensificazione industriale: cambiamento sociale: massa di contadini trasferisce nelle compagne
1915 cominciano scioperi operai: forte inflazione e penuria alimentare.

  • Riforma agraria dei contadini
  • Pace senza annessioni

Erano favorevoli a questo i menscevichi e socialdemocratici (inizialmente)
C’era governo dei “cadetti”: borghesi conservatori e moderati. Favorirono la politica dello zar(ondata patriottismo). Senso di impotenza di fronte crisi del impero zarista: la paura di accordo con Germania per risolvere crisi li fecero schierare opposizione (tradimento zarina).
Formazione comitato Duma: lo zar fu isolato anche dalla chiesa ortodossa x Rasputin
Zar tentò con il dispotismo: inutile:
febbrai 1917 (occ), marzo (ort): scioperi a Pietrogrado e le truppe per reprimerli socializzarono con loro. Zar abdicò.
Russia senza linea precisa anche per proseguimento o meno guerra.
Repubblica russa.

  • Cadetti: repubblica parlamentare: x avvicinarsi a occidente e per vincere guerra, no riforma agraria: orribile per sforzo bellico.
  • Socialisti rivoluzionari e menscevichi: appoggiarono governo provvisorio, si pace, si riforma agraria (ma x marxismo: prima capitalismo ok, poi rivoluzione e socialismo) si accordo con ala borghese x questio rinunciarono pace e riforma
  • Bolscevichi: odio il governo, si pace e riforme x sempre.

Soviet: oltre che x operai anche al fronte e campagna: sempre + potere.
Doppio potere: governo si basava su assenso soviet, soviet non volevano governare.

Gov provvisorio Kerenskij
Altri dicevano dare potere a Kerenskij, Lenin no: potere ai soviet!!!
Tesi aprile: potere ai soviet, rivoluzione subito, rivoluzione socialista in tutto mondo.
Parola bolscevichi era condivisa da molti, ma non aveva ancora maggioranza.  
I soviet accrebbero + crisi economica (disoccupazio e chiusura fabbriche) potere ai bolscevichi + scioperi di operai.
Kornilov tentò colpo di stato epr finire stato anarchia, ma fu sventato. A settembre ondata scioperi, Lenin tornò alla legalità: il 25 ottobre presa del palazzo d’inverno, fuga di kerenskj
Bolscevichi presero maggioranza (uniti a socialrivoluzionari=
Governo operaio e contadino: pace senza annessioni, disrib terre ai contadini poveri, cost. soviet del popolo.
Elezioni assemblea costituente: perso i menscevichi,  ma + i socialrivoluzionari dei bolscevichi:; fu subito sciolta.
Primi mesi governo senza opposizioni.
Sforzo bellico insostenibile: pace nel momento culminante di invasione tedesca: persero tantissimi territori
Pace di Brest litovsk,  marzo 1918: polonia Finlandia e stati baltici indipendenti + territori a Germania.  Causò molte perplessità e allontanamenti dal governo.

    • + campagna aggressione forze intesa: armate rosse sconfissero: stanchi e demotivati

                        + guerra civile: armati bianche e versdi(socialisti e anarchici) + duri, ma vinsero lo stesso armate rosse
guerra civile: popolazione contraria a bolscevichi, ma meglio dei socialdemo che non gli avevano fatto la rif agraria.

Polonia poi invase ucraina x annettersela, ruissia li respinse e penetrò in territorio polacco (socializzare anche li), ma persero: armistizio disastroso x russia.

1922: nascita Urss, tutto territorio tranne Polonia, Finlandia e stati baltici

anni 1918-1922:
carenza grano    cause:

  • assenza popolazione maschile: sul fronte.
  • Boscevichi paura per contadini: consumavano direttamente il grano e non davano al governo x denaro: non c’era niente da comprare.  = caratteri individualistici. Non erano motivati

Comunismo di guerra (1918) : superamento delle leggi del mercato con baratto su larga scala delle merci “dittatura alimentare”  contadini solo grano per sussistenza fino prossimo raccolto, in + dare al governo.
Conseguenze:

  • I contadini ridussero i raccolti;
  • Soviet si ridussero: gestione dall’alto;
  • Sindacati sostenere la militarizzazione del lavoro.
  • Allontanam,ento dalla classe operaia: x crisi alimentare x militarizzazione lavoro.

Persero sostenitori: operai e soviet navali.

Nep: nuova politica economica:

  • Permettono ai contadini vendere racccoltoin più
  • Liberalizzazione dela commercio
  • Incremento mercato e industrializzazione

Conseguenze Nep:

  • Aumento alimentari;
  • Riavvicinamento contadini ai bolscevichi;
  • Oscillazioni prezzi tra industria e agricoltura;
  • Opposizione era un ritorno al capitalismo;

1922 muore Lenin.

Bisogno di consolidamento paese: unico socialista in tutto mondo occidentale:
problemi Nep:

  • Beneficiava i contadini, ma non tanto per instabilità dei prezzi = roba agricola costava pochissimo e industriale tanto;
  • Difficoltà per operai: svalutazione moneta per riequilibrio = abbassamento dei salari
  • Peggioramento condizioni di vita
  • Scioperi dilaganti nelle città
  • Penuria di abitazioni (problema tipico russo)

Furono cmq anni di ripresa economica: presenza nel mercato internazionale
fallimento della Nep: soprattutto nelle campagne

 

Stalin  (1927)

Cominciò a ristrutturare il partito:

  • Leva : reclutamento e formazione di quadri: con il loro controllo ok presente ma anche futuro pieno difidati collaboratori.
  • Leninismo: carattere religioso al pensiero di lenin si considerava suo interprete.
  • Accrebbe il suo potere personale (un po’ preoccupò alleati)
  • Opposizione sconfitta 1927: si allearono persone fino a prima litigavano: poco credibili: vinse Stalin (uomo forte)

 

1927 crisi agraria: riserve grano calarono  (motivi oscuri)
sciopero del grano

con Stalin: campagna contro i kulaki (capri espiatori): era tutto il popolo a non consegnare le riserve, ma loro furono deportato imprigionati o uccisi

ma il concetto di kulaki era impreciso: colpirono un po’ tutti.
Militari e forze polizia controllarono e presero raccolti in più.
Miglioramento sul momento, dall’anno dopo:

  • Crisi ulteriore e più grave
  • Autoliquidazione: macellazione di bestiame e sabotamento della produzione
  • Diminuzione della produzione successiva

Collettivizzazione: le famiglie di contadini furono portate a lavorare in aziende agricole collettive kolchoz. La popolazione ribellò con macellazioni e sabotamenti.

Il socialismo sovietico non era in grado di contemperare operai e contadini.
Usavano il terrore per tenerli sotto controllo.
Poca libertà di movimento fisico: sarebbero trasferiti in città: molti giovani preferivano diventare operai.

In europa crisi industriale, in russia fioriva dal nulla: meraviglia totale e entusiasmo russo (anche per propaganda staliniana)

  • Contennero il malcontento dei contadini in parte.
  • Richiedeva una forza militare x industrializzare tutto: società sotto pressione
  • “eroi del lavoro”, stacanovisti , erano esaltati come nelle gare sportiva (chi lavorava di più)
  • piani quinquennali: modo gestione industrie razionale: gestione militare della vita produttiva, dirigenti con obiettivi politici non ebbero chissà che risultati
  • cmq Stalin riuscì a industrializzare dal nulla con moltissimi costi umani in fucilazioni e deportazioni = divenne una grande potenza economica
  • aumentò la classe operaia russa tantissimi occupati ma la quantità di produzione pro capite non aumentava: estensiva.
  • Il potere d’azuisto degli operai decrebbe notevolmente

Grandissime tensioni psicologiche sul popolo:
consci del terrore, ma vedevano in Stalin autoritario buono, rassicurante in un periodo di sconvolgimenti continui sociali.
1934 attentato (prob ucciso da Stalin) di un compagno: pretesto per purghe.
Liquidazione di tutti gli oppositori (max in 1936-37)
Tendenza di Stalin a diffidare di chiunque = uccise persone di ogni strato sociale.

Nel 1937 produzione industriale in ristagno, continuava flusso verso lager o morte.
Dal 1935 e minaccia fascista, massima unità per lotta contro il capitalismo.

 

Fonte: http://digilander.libero.it/ricerchescolastiche/storia/rc/rivrussa.doc

 

LA RIVOLUZIONE RUSSA

 

L’impero russo prima della rivoluzione
L’impero russo nell’800 si presenta come un vastissimo impero dalle strutture sociali e politiche molto antiquate; per certi aspetti presenta ancora le caratteristiche della politica imperiale del Medioevo. Il potere resta un potere assoluto, nel quale manca una vera e propria rappresentatività.
Il problema principale della Russia del XIX secolo è l’arretratezza economica: la ricchezza è ancora largamente dipendente dall’agricoltura, la quale non ha ancora sviluppato un soddisfacente livello tecnico e non ha ancora visto una equa distribuzione delle terre, passo indispensabile per dar vita ad un’economia agricola veramente produttiva. L’arretratezza economica russa dipende in buona parte anche dalla sua dipendenza dall’Occidente: gran parte delle attività economiche russe dipendono infatti dagli investimenti stranieri, condizione che rende l’economia di questo paese precaria e instabile.
La staticità dell’impero russo si coglie soprattutto nella sua configurazione sociale: il sistema sociale risulta ancora ingabbiato nelle strutture tipicamente medievali; sono infatti ancora evidenti e marcati, in Russia, i privilegi sociali dell’aristocrazia, dell’esercito, del clero ortodosso e dei nobili impiegati nella burocrazia imperiale. Il risvolto sociale più chiaro è la mancanza di una vera e rilevante classe borghese di stampo mercantile e artigianale, ovvero il gruppo sociale che tra Medioevo e Modernità è stato l’agente principale di modernizzazione in Europa occidentale.
Alcuni importanti cambiamenti avvengono  con Alessandro II (1855-1881), il quale attua riforme che, nelle intenzioni, sono profondamente modernizzatici: la riforma agraria e l’abolizione della servitù della gleba. La riforma agraria, però, non è veramente incisiva in quanto non garantisce, come avrebbe dovuto, una vera distribuzione della terra, condizione di base per una commercializzazione e una capitalizzazione agraria, fenomeni che, in Europa occidentale, sono avvenuti da almeno tre secoli. L’unico effetto sociale rilevante della riforma è l’emersione di una classe di nuovi proprietari terrieri, i Kulaki, i quali perpetuano i metodi di dominio e sfruttamento della vecchia classe nobiliare. L’abolizione della servitù della gleba risulta essere l’unico vero cambiamento modernizzatore: questo istituto antiquato faceva apparire la Russia come uno dei paesi più arretrati in quanto manteneva in vita una prassi che legittimava la schiavitù.
Verso la fine dell’800 la Russia sviluppa grandi dinamiche modernizzatici attraverso un importante processo di industrializzazione. Questo fenomeno ha però il difetto di essersi sviluppato grazie all’afflusso di capitali stranieri, provenienti dall’Occidente. Il grande sviluppo dell’industria nel settore tessile, metallurgico e petrolifero procura ricchezza ma provoca anche forti tensioni a livello socio-politico dovute alla paura di una dipendenza dall’Occidente sgradita alla maggioranza del popolo russo.

 

La nuova politica

I grandi cambiamenti socio-economici provocano l’emergere di nuove idee politiche. Tra il XIX e il XX secolo si sviluppa un acceso dibattito all’interno di quella che viene chiamata l’intellighenzia (intellettuali ed artisti) russa: le posizioni principali che emergono sono quella occidentalista (favorevole ad uno sviluppo industriale in Russia che segua il modello capitalista occidentale) e quello slavofila (il gruppo più cospicuo che sostiene questa posizione è quello dei populisti, che vedono nell’economia agricola e nel popolo contadino le uniche possibilità per lo sviluppo socio-economico della Russia; i mezzi sostenuti sono quelli dell’abbattimento dello Stato e della creazione di comunità agricole. La forte differenza tra gli occidentalisti e i populisti sta nella forte valorizzazione da parte di quest’ultimi dell’identità slava della Russia, un’identità da preservare gelosamente in contrapposizione con i modelli di sviluppo occidentali. I populisti verranno chiamati in seguito social-rivoluzionari).
Un’altra teoria politica emerge in Russia tra ‘800 e ‘900, una teoria che riprende la filosofia marxiana. Il socialismo di stampo marxiano viene ripreso e propugnato dal Partito Operaio Socialdemocratico russo che si divide in bolscevichi (marxisti radicali che vogliono l’abolizione della proprietà privata) e menscevichi (marxisti moderati favorevoli al riformismo).

Principali differenze tra populisti e marxisti

POPULISTI (social-rivoluzionari)

MARXISTI (bolscevichi e menscevichi)

Rifiuto dell’industrializzazione e del capitalismo

Valutazione positiva dell’industrializzazione e dello sviluppo sociale indotto dal capitalismo

Possibilità per la Russia di “saltare”, nel processo di sviluppo, la rivoluzione industriale, la fase capitalista e liberale

Necessità anche in Russia di una rivoluzione borghese democratico-liberale come base per la rivoluzione socialista

Il popolo contadino protagonista della rivoluzione

Il proletariato protagonista della rivoluzione

Mezzi di lotta: alfabetizzazione e sensibilizzazione delle masse contadine; per alcuni esponenti anche il terrorismo

Mezzi di lotta: diffusione della coscienza rivoluzionaria nel proletariato e sua organizzazione in partito

 


LE RIVOLUZIONI

Nel 1905, dopo la guerra contro il Giappone, la Russia attraversa una grande crisi sociale che sfocia, il 9 gennaio 1905, nella rivolta di San Pietroburgo, una rivolta duramente repressa dall’esercito imperiale (l’episodio viene ricordato come la domenica di sangue).

 

Cresce il malcontento e l’opposizione allo zar

 

La crisi economica e sociale provoca un forte malcontento popolare che si rivolge contro il potere zarista; il malcontento si esprime e si struttura nei seguenti punti:

  • nascita del Partito Liberale Costituzionale Democratico (K D è in russo ka de è da qui la dicitura di partito dei cadetti). Questo partito si pone come l’alternativa liberale sia alla politica imperiale dello zar che agli estremismi rivoluzionari di populisti e marxisti.
  • Ammutinamento della corazzata Potëmkin: un reparto dell’esercito zarista dà vita ad uno storico ammutinamento che segna l’inizio dell’ostilità crescente dell’esercito nei confronti dello zar. L’ammutinamento spaventa il potere russo in quanto è evidente che la perdita di alcuni pezzi dell’esercito significa perdere un importante strumento di repressione e controllo sociale.
  • Creazione del primo soviet con a capo Trockij: il soviet è un consiglio, un comitato di gestione di una realtà locale (quartiere, città, fabbrica); il soviet è l’espressione dell’autogestione popolare e, quindi, della crisi del potere centrale.

Lo zar, spaventato da questi cambiamenti, pensa di calmare le acque convocando un’assemblea, la Duma. Questa scelta si rivela, però, inefficace perché l’assemblea non si struttura come un vero organo rappresentativo; continua, pertanto, ad essere perpetuato l’assolutismo zarista, facendo crescere il malcontento popolare.
La guerra mondiale, con le sofferenze e i disagi che porta, non fa che aumentare il malcontento avviando la Russia verso la rivoluzione.

 

La rivoluzione del febbraio 1917

La rivoluzione comincia con una grande insurrezione degli operai a Pietrogrado; sembra, questa, una rivolta come le altre scoppiate in Russia negli ultimi anni; in realtà accade un evento che segna l’inizio della rivoluzione: molti soldati fanno causa comune con i rivoltosi. Con l’assalto al Palazzo d’Inverno (residenza dello zar) la famiglia imperiale scappa, evento che segna l’abdicazione dello zar e la conseguente fine del potere imperiale in Russia. La Duma proclama la costituzione di un governo provvisorio gestito dal partito dei cadetti.
La situazione che si viene a creare è di un’incertezza generalizzata dovuta alla precarietà ed instabilità del nuovo potere. Il governo provvisorio non è infatti pienamente legittimato a governare in quanto al suo potere si sovrappone un altro potere, quello del soviet di Pietrogrado, gestito da socialrivoluzionari e menscevichi.

 

La rivoluzione dell’ottobre 1917

In questo periodo di incertezza e precarietà del potere si inserisce la figura di un giovane attivista politico che ha girato l’Europa durante le guerra organizzando manifestazioni pacifiste: Vladimir Il’ic Uljanov (Lenin). Il ritorno di Lenin è stato in realtà appoggiato dalla Germania, la quale spera che l’attivismo pacifista del giovane russo in terra natia porti la Russia ad uscire dal conflitto mondiale, rendendo l’azione bellica tedesca molto più facile.
Lenin propone al popolo russo un programma rivoluzionario di dichiarata ispirazione marxista (anche se presenta delle contraddizioni con le teorie del filosofo tedesco): il programma viene chiamato Le tesi di aprile. Questo consta di alcune direttive su come gestire il cambiamento della Russia:

  • tutto il potere ai soviet: il potere politico deve passare totalmente in mano ai soviet, che dovranno sostituire completamente il governo provvisorio
  • pace: la Russia deve immediatamente ritirarsi dal conflitto mondiale chiedendo una pace senza indennità e senza annessioni
  • terra ai contadini: in Russia si deve attuare una vera riforma agraria che preveda una equa distribuzione della terra e un’abolizione della proprietà agraria

Le Testi di aprile vengono diffuse in tutta la Russia con una propaganda politica capillare che mira alla preparazione di una rivoluzione.
L’estate del 1917 vede una situazione di disordini in Russia, dovuti in particolare al crescente malcontento nei confronti della guerra.
Nel settembre del 1917 il generale Kornilov pensa che la situazione sia insostenibile e che i più gravi problemi da risolvere siano quello della ristrutturazione dell’esercito per porre fine ai continui ammutinamenti e quello della precarietà del potere governativo. Kornilov cerca di prendere in mano la situazione e organizza un colpo di stato.
Il governo provvisorio, presieduto da Kerenskij, sventa il colpo di stato aiutato da operai e contadini; i bolscevichi sono i grandi protagonisti di questo episodio. Anche se il colpo di stato è stato sventato, il governo si è ulteriormente indebolito in quanto ha dovuto armare operai e contadini, in particolare i bolscevichi, esponendosi ad un gravissimo rischio di una nuova rivoluzione da parte dei bolscevichi che, come è noto, sono contrari al governo provvisorio.
La paura del governo provvisorio si rivela ben presto fondata: i bolscevichi, oramai armati, preparano infatti la rivoluzione.
Il 25 ottobre 1917 (7 novembre) i bolscevichi entrano nel Palazzo d’Inverno e rovesciano il governo provvisorio senza spargere troppo sangue in quanto gli esponenti del governo non oppongono una strenua resistenza sapendo bene che ogni resistenza si sarebbe rivelata inutile di fronte ad un rovesciamento oramai inevitabile.
Salito al potere, Lenin rinforza l’esercito rivoluzionario e dà vita al Congresso panrusso dei soviet, il nuovo organo di governo della Russia che coordina l’attività di tutti i soviet sorti in tutto il territorio russo.
Dopodiché il nuovo governo emana i decreti sulla pace e sulla terra:

  • pace: la Russia chiede ai paesi belligeranti una pace senza indennità e senza annessioni
  • terra: abolizione della proprietà privata della terra e confisca delle grandi proprietà agrarie

Per rafforzare il suo potere Lenin istituisce un nuovo governo: il Consiglio dei commissari del popolo.
Intanto il popolo russo chiede a gran voce la convocazione di un’Assemblea Costituente: vengono quindi indette le elezioni per la sua formazione. I risultati delle elezioni sono i seguenti: social-rivoluzionari (58 %), bolsevici (25 %), cadetti (13 %), menscevichi (4 %).
Dopo la dura sconfitta, i bolscevichi decidono di sciogliere d’autorità l’Assemblea Costituente il primo giorno dei lavori.
Con questo atto di forza i bolscevichi si isolano definitivamente dalle altre forze politiche e dalla tradizione democratica occidentale; si instaura, quindi, una dittatura di partito.
In Russia viene quindi a configurarsi una situazione per cui c’è una forte discrepanza tra il potere dichiarato (quello dei soviet) e il potere reale (quello del partito).

 

La fine della guerra

La Russia firma la pace di Brest –Litovsk; questa prevede:

  • Cessione alla Germania  delle regioni comprese tra la Bielorussia ed il Caucaso
  • Riconoscimento dell’indipendenza della Finlandia e dell’Ucraina
  • Rinuncia alle pretese territoriali sui paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) e sulla Polonia.

 

La guerra civile

In questo difficile momento la Russia si spacca tra rivoluzionari e opposizione antirivoluzionaria.
L’opposizione controrivoluzionaria è appoggiata dalle potenze dell’intesa (Francia e Inghilterra) che vogliono contrastare il bolscevismo in Russia per :

  • far rientrare la Russia in guerra
  • eliminare un pericoloso esempio di governo rivoluzionario che rafforzerebbe il socialismo europeo.

La guerra civile viene combattuta dalle Armate Bianche (guidate da ex generali zaristi e composte da truppe fedeli al vecchio regime) e dall’Armata Rossa (esercito bolscevico).
Anche la Polonia muove guerra contro la Russia sperando di poter recuperare le terre perse con il trattato di Versailles.
Il potere bolscevico diventa sempre più autoritario per fronteggiare la situazione di crisi e tensione.
La guerra civile vede la vittoria dei bolscevichi; la vittoria è dovuta a diversi fattori, il più importante dei quali risulta essere l’appoggio dei contadini che vedono nei bianchi un pericolo ben più rischioso di quello bolscevico.

 

Rafforzamento del potere bolscevico

Dopo la vittoria nella guerra civile, il partito bolscevico dà vita ad un progressivo rafforzamento del suo potere che si struttura nei seguenti punti:

  • istituzione di una polizia politica, la Ceka
  • istituzione di un Tribunale rivoluzionario contro i dissidenti
  • rafforzamento dell’Armata Rossa degli operai e dei contadini
  • propaganda politica al fine di consolidare il consenso nel paese
  • potenziamento dell’istruzione pubblica per diffondere la cultura marxista

 

La Terza Internazionale Comunista o Comintern

Lenin inaugura a Mosca la Terza Internazionale Socialista che cambia nome assumendo la locuzione di Terza Internazionale Comunista (Comintern).
In questo congresso Lenin emana una dottrina in 21 punti; i più importanti sono i seguenti:

  • i partiti aderenti al Comintern devono seguire il modello bolscevico
  • i partiti aderenti al Comintern devono chiamarsi Partito Comunista
  • i partiti aderenti al Comintern devono rompere ogni dialogo con la socialdemocrazia

 

Il comunismo di guerra

La riforma agraria attuata dai bolscevichi con il decreto sulla terra (decreto emanato subito dopo l’ascesa al potere) provoca la nascita in tutta la Russia di piccole aziende agricole basate sul modello comunista. Questa formula economica provoca una crisi della produzione dovuta al fatto che le piccole aziende agricole non riescono a soddisfare le esigenze del mercato russo: queste piccole aziende, infatti, garantiscono soltanto la sussistenza dei contadini.
Con il comunismo di guerra il potere bolscevico cerca di superare le carenze del modello economico comunista rafforzando il controllo statale sull’economia attraverso i seguenti provvedimenti:

  • nazionalizzazione di tutta la terra e di molte industrie
  • creazione di comitati che hanno il compito di raccogliere e distribuire le derrate alimentari anche con la requisizione
  • istituzione di fattorie collettive gestite dallo Stato (Kolkoz) o dal soviet (sovkoz)

Il comunismo di guerra si rivela ben presto un fallimento in quanto presenta i mali che lo caratterizzano: bassa produttività, ostilità delle masse (rivolte contadine, rivolte operaie, rivolta dei marinai a Kronstadt). Il fallimento del comunismo di guerra è dovuto soprattutto al fatto che i contadini che lavorano in un sistema comunista non sono stimolati a produrre oltre le esigenze della sussistenza in quanto non possono commercializzare i prodotti in eccedenza; l’assenza del mercato riduce la produzione al minimo indispensabile per la sussistenza e per il pagamento delle tasse. Questa situazione provoca però carestie soprattutto nelle città.

 

La NEP

Nel marzo 1921 il Partito Comunista, cosciente del fallimento del comunismo di guerra, decide di cambiare rotta e inaugura la Nuova Politica Economica (NEP), che si struttura nei seguenti punti:

  • i contadini possono vendere le eccedenze dopo aver consegnato allo Stato una parte del loro raccolto
  • il commercio al dettaglio delle merci è legale fino ad un certo limite
  • lo Stato controlla le banche e le industrie con più di 20 dipendenti

Gli effetti della NEP non tardano a farsi sentire:

  • ripresa produttiva nelle campagne
  • l’industria di Stato stenta a riprendersi
  • sul piano sociale riemerge la classe sociale dei kulaki (proprietari terrieri).

 

L’Unione Sovietica

Nel luglio del 1918 viene varata la prima Costituzione rivoluzionaria: il nuovo stato russo è una Repubblica federale che ingloberà le nuove repubbliche che si costituiranno.
Tra il 20 e il 22 vengono annesse alla Repubblica russa le province dell’ex impero zarista: Ucraina, Bielorussia, Azerbaigian, Armenia, Georgia.
Nel 1924 viene varata la Costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). La nuova costituzione prevede che il governo dell’Unione sia affidato ai soviet coordinati da un Soviet Supremo. La realtà è invece un’altra: il governo dell’Unione è nelle mani del partito unico che impone un rigido centralismo.
Da questo momento avvengono nell’URSS importanti cambiamenti sociali:

  • scristianizzazione: confisca dei beni ecclesiastici, chiusura di chiese, arresti di capi religiosi. La scristianizzazione mira ad annullare la tradizione culturale russa sostituendo alla vecchia mentalità delle nuove idee e un nuovo costume.
  • cambiamenti nel diritto di famiglia: matrimonio civile, divorzio, aborto, parità fra i sessi. Il cambiamento del diritto di famiglia mira a cambiare radicalmente la società russa.
  • cambiamenti nel mondo dell’istruzione: lotta all’analfabetismo, istruzione obbligatoria fino a 15 anni, promozione del legame scuola-lavoro, ampio spazio all’insegnamento della dottrina marxista. Il potere comunista sovietico pone una grande attenzione all’istruzione, ritenuta un utile strumento politico di diffusione della cultura comunista.

 

Dissensi ed espulsioni

Il rigido centralismo del Partito Comunista non permette voci dissidenti. Tra i più importanti dissidi emersi nell’URSS comunista si ricorda quello che si è sviluppato tra Stalin e Trockij. Quest’ultimo è contrario al centralismo autoritario del partito che tradisce gli ideali democratici che incarnano il sistema dei soviet; si dimostra diffidente, inoltre, nei confronti della NEP, la quale provoca una disuguaglianza sociale inaccettabile in una prospettiva comunista; egli propone inoltre l’ideale della rivoluzione permanente ed internazionalista, ideale che propugna la diffusione della rivoluzione in altri paesi. Stalin oppone a Trockij il rigido centralismo del partito, la strenua difesa della NEP e la teoria del socialismo in un solo paese (nell’URSS). Nel 1927 Trockij viene espulso insieme ad altri membri del partito; verrà ucciso in Messico nel 1940.

 

Fonte: http://liceostellamaris.net/licei/storia/relazioni/rivoluzione_russa.doc

 

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