Grandi scoperte geografiche

 

 

 

Grandi scoperte geografiche

 

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Grandi scoperte geografiche

 

LE GRANDI SCOPERTE GEOGRAFICHE ED I PRIMI IMPERI COLONIALI

 

1. Cause delle scoperte geografiche e nuove vie marittime per l’occidente

 Le cause delle scoperte geografiche sono :

1. La caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi che provoca difficoltà nei commerci con l’Oriente

2. Il monopolio dei commerci con l’Oriente dei Veneziani che per queste difficoltà aumentano i prezzi.

Gli Stati europei , per superare queste difficoltà e per togliere il monopolio del commercio ai Veneziani, cercano allora nuove vie per giungere in Oriente senza passare per il Mar Mediterraneo.

Le nuove vie marittime per  arrivare in Oriente sono  :

1. Navigare verso Occidente intorno alla terra fino ad arrivare ad Oriente.

2. Circumnavigare l’Africa, cioè navigare intorno all’Africa.

 

2. Portoghesi e Spagnoli  -  Bartolomeo  Diaz

I primi due paesi che percorrono con le loro navi le nuove vie marittime   sono   il Portogallo e la Spagna.

Nel 1488 il portoghese Bartolomeo Diaz per arrivare nelle Indie, ricche di seta e di spezie, cerca di circumnavigare l’Africa passando per l’Oceano Atlantico. Arriva fino all’estremità meridionale dell’Africa, il  Capo di Buona Speranza, ma poi i forti venti contrari lo costringono a tornare indietro.

 

. 3. Motivi che spinsero Portoghesi  e Spagnoli a    cercare nuove vie per l’Oriente

I motivi che spinsero Portoghesi e Spagnoli a cercare nuove vie per l’Oriente furono quattro :

1. Desiderio di conoscere terre  mai  esplorate

2. Desiderio di ricchezze

3. Desiderio di eliminare il monopolio di Venezia

4. Desiderio di diffondere la religione cattolica

 

4. Cosa dice Toscanelli

Un geografo fiorentino Paolo Dal Pozzo Toscanelli  dice che, se si parte da un porto europeo sull’Atlantico e si naviga verso Occidente, si può arrivare in Oriente in breve tempo

 

5. Cristoforo Colombo ed Amerigo Vespucci

Cristoforo Colombo, un navigatore genovese, crede a quello che dice Toscanelli e, con l’aiuto della regina di Spagna Isabella di Castiglia, nel 1492 riesce ad organizzare una spedizione di tre caravelle per raggiungere le Indie. Parte da Palos in Spagna e naviga verso ovest nell’Oceano Atlantico.  Dopo due mesi arriva in un nuovo continente, ma crede di essere arrivato nelle Indie. Solo qualche anno più tardi Amerigo Vespucci ritorna negli stessi luoghi dove è arrivato Colombo,  capisce che quello è un nuovo continente e lo chiama  America.

 

6.  I vantaggi della scoperta dell’America

I maggiori vantaggi della scoperta dell’America vanno alla Spagna.

Gli Spagnoli Cortes  e Pizzarro (chiamati Conquistadores) conquistano le terre dei Maya, degli Aztechi e degli Incas nell’America Centrale e Meridionale, uccidono molti abitanti, distruggono le loro civiltà ( chiamate civiltà precolombiane = prima di Colombo ) e portano in Spagna grandi quantità di oro e di argento.  Anche i Portoghesi conquistano il Brasile, nell’America Meridionale.

 

7.  Vasca de Gama

Nel 1498 il Portoghese Vasco de Gama riesce a circumnavigare l’Africa e a raggiungere le Indie. Il Portogallo ottiene  così grandi ricchezze perché le sue navi ritornano dall’Asia cariche di spezie e di prodotti dell’Oriente sconosciuti in Europa.                         

 

8. Ferdinando Magellano

1519-1522  Lo spagnolo Ferdinando Magellano per la prima volta compie la circumnavigazione dell’intero globo terrestre e dimostra così che la terra ha la forma di una sfera.

 

9. Conseguenze delle scoperte geografiche

La scoperta dell’America porta grandi trasformazioni in Europa ed in Italia  ed ha importanti conseguenze  economiche, sociali, culturali e politiche :

 

a) CONSEGUENZE  ECONOMICHE

 

1. Il centro dei commerci per mare si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico ed i paesi europei sull’Atlantico :  la Spagna, il Portogallo, poi la Francia e l’Inghilterra  diventano più ricchi, mentre quelli sul Mediterraneo come l’Italia diventano più poveri

2. Arrivano in Europa  piante sconosciute ( pomodori, patate, mais, tabacco )  e    molto  oro e argento

 

b) CONSEGUENZE SOCIALI

1. Aumenta l’importanza della borghesia che con i commerci diventa sempre più ricca

2. Diminuisce l’importanza della nobiltà che vive della rendita della terra

3. Iniziano ad  importare  in America schiavi negri dall’Africa per farli lavorare nelle miniere e poi  anche nelle piantagioni.

4. Vengono  distrutte  le  civiltà  precolombiane    ( Maya,  Aztechi,   Incas)   a   causa  delle  stragi   compiute  dai  conquistadores,   delle malattie portate dagli Europei,  del duro lavoro nelle miniere

 

c) CONSEGUENZE CULTURALI

1. Si sviluppano le scienze naturali,  le conoscenze geografiche,  la cartografia.

 

d) CONSEGUENZE POLITICHE

1. I paesi europei sull’Atlantico formano  grandi imperi coloniali e  ci sono lotte per la conquista di nuove colonie.

Tutti questi cambiamenti, avvenuti in Europa dopo la scoperta dell’ America, ci fanno capire perché gli storici hanno scelto il 1492 come  la data  della  FINE  del  MEDIOEVO  e   dell’ INIZIO  dell’ ETA’ MODERNA.

 

Fonte: http://www.strarete.it/documenti/lidia/itstoria/ScoperteGeogr.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Grandi scoperte geografiche

LE SCOPERTE GEOGRAFICHE E I NUOVI MONDI

 

La caduta dell’Impero bizantino

 

1. L’ascesa degli ottomani e l’impero di Tamerlano

 

Il XV secolo fu un periodo di gigantesche trasfor­mazioni negli equilibri mondiali:

- antiche ci­viltà caddero,

- nuovi imperi sorsero,

- popolazioni che non si erano mai conosciute entrarono in con­tatto.

Uno degli eventi più importanti di questo periodo fu la caduta dell'Im­pero bizantino. Agli inizi del '400 Costantinopoli non era altro che “una città isolata” perché l'intraprenden­za dei genovesi e dei veneziani, insediatisi, già sul finire del XIII secolo, nei più lontani avamposti lungo le vie di traffico con l'Oriente (a Caffa in Cri­mea, a Trebisonda sulla strada per la Persia) aveva sot­tratto alla città gran parte delle sue fon­ti di ricchezza.

Su questa città in ro­vina si abbatté un nemico potente. Si trattava dei turchi ottomani (dal nome Osman o Otman del fondatore del loro Stato), che avevano preso in Asia Minore il posto dei turchi selgiuchidi, abbattuti dai mongoli.

L'avanzata degli ottomani fu irresistibile:

- nel 1354 essi superarono lo stretto dei Dardanelli e iniziarono l'invasione della penisola balcanica;

- nel 1361 conquistarono l'importante città di Adrianopoli;

- nel 1389 abbatterono il Regno di Serbia;

- nel 1393 conquistarono il Regno di Bulgaria, minacciando i confini dell'Ungheria.

Sembrava che nulla potesse fermare l'irruenza ot­tomana, ma la penetrazione ottomana in Occidente, infat­ti, fu bloccata dalla nascita di un grande impero orientale, quello di Tamerlano.

L'artefice di questa impresa fu Tamerlano (Timur Lenk, cioè «Timur lo zoppo», a causa di una ferita riportata in combattimento), il capo di una tribù mongola che guidò il suo popolo alla conquista di un enorme impero, che si estendeva fino all'India, al Mediterraneo, al Mar Nero.

Lo scontro decisivo tra le armate di Tamerlano e quelle ot­tomane avvenne ad Ankaranel 1402: gli ottomani subirono una vera e propria disfatta e il loro do­minio nell'Asia minore si disgregò rapidamente.

 

2. L’avanzata ottomana, l’unione tra la Chiesa di Costantinopoli e quel­la di Roma, la caduta di Costantinopoli

 

Tuttavia alla morte di Tamerlano, avvenuta nel 1405, l'impero orientale da lui edificato si sfasciò. Gli ottomani approfittarono di questa insperata circostanza e, sotto la guida di Murad // (1421-51), riedificarono la loro potenza e ripresero l'espansione verso l'Europa.

Era opinione dei più che Costantinopoli non avrebbe potuto re­sistere ancora a lungo. L'imperatore Giovanni VIII Paleologo(I425-48) chiese aiuto ai cristiani d’Occidente; l'unica mer­ce che egli poteva barattare in cambio dell'aiuto militare era la sottomissione della Chiesa di Co­stantinopoli al papa di Roma.

Il popolo di Costantinopoli, però, non condivideva affatto la scelta del suo so­vrano. Malgrado l'ostilità delle masse bi­zantine, l'unione tra le due Chiese (quella di Costantinopoli e quella di Roma fu proclamata ugualmente, durante un concilio tenutosi a Firen­ze nel 1439.

Ma l’unione non servì a salvare Costantinopoli perché le stesse potenze europee non attraversavano mo­menti felici:

- Francia e Inghilterra si erano indebolite a causa della loro guerra centennale,

- l'Italia era divisa,

- la Germania era divisa,

- l’autorità del papa non era più quella di una volta ed erano finiti i tempi in cui bastava la sua parola per bandire una crociata.

Nel 1453 il sultano turco Maometto II(1451-81) attaccò dalla terra e dal mare la capitale dell'Impero bizantino con un esercito di circa 200.000 uomini:

- gli assediati erano quindici vol­te di meno (dall'Occidente erano giunti in aiuto solo qualche centinaio di veneziani e genovesi);

- nel porto della città erano all'ancora ventisei na­vi da guerra bizantine; i turchi ne avevano circa quattrocento;

- l'esercito ottomano disponeva di un'artiglieria moderna e potente, gli assediati si difendevano con armi medievali: frecce, lance, catapulte.

La città cadde la mattina del 29 maggio 1453:

- l'ultimo imperatore bizantino, Costantino XI, morì combattendo;

- gli abitanti furono massacrati;

- la chiesa di Santa Sofia fu trasformata in moschea;

- Costantinopoli fu ora chiamata anche Istanbul e divenne la base sulla quale gli ottomani costruirono la loro potenza ma­rittima.

Scomparve così l'Impero bizantino, diretto erede dell'Impero romano d'O­riente, mentre si consolidava l'Impero ottomano, destinato anch'esso a lunga vita (cessò di esistere solo nel 1922, dopo la prima guerra mondiale).

La conquista ottomana di Costantinopoli deter­minò uno sbarramento alla penetrazione veneziana e genovese nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero.

Venezia cercò di adattarsi alla nuova situazio­ne e iniziò immediatamente trattative con gli ottomani. Già nel 1454 Venezia riuscì a ottenere:

  • alcuni vantaggi commerciali,
  • il permesso di tenere un ambasciatore a Costanti­nopoli.

 Tuttavia, malgrado queste piccole aperture, le città italiane non furono più in grado di muover­si in quel settore del Mediterraneo con la stessa libertà di prima, e questo fu l'i­nizio del loro declino.

La conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi (1453) cambiò in parte la situazione nel Mediterraneo e per i mercanti e i governi fu un duro colpo, anche perché all’inizio del Cinquecento essi avevano raggiunto anche l’Egitto, il Maghreb:

- occupando tutti gli sbocchi sul Mediterraneo,

- monopolizzando il commercio delle spezie.

I traffici europei nel Mediterraneo orientale divennero così sempre più difficili.

LA SCOPERTA E LA CONQUISTA DELL'AMERICA

 

Mentre nel Mediterraneo orientale si fronteggia il pericolo rappresentato dall'impero ottomano (1453: caduta di Costantinopoli) che comporta lo sbarramento dei traffici tra Oriente e Occidente, nel Mediterraneo occidentale:

- inizia l'era delle scoperte geografiche,

- si iniziano a cercare nuove vie di comunicazione.

 

1. L’esplorazione portoghese dell’Africa

 

Iniziano così i viaggi di esplorazione della costa atlantica dell'Africa per poter raggiungere l'Oceano Indiano, e di lì l'Asia per via di mare.

Il precursore di queste imprese è il Portogallo per svariati motivi:

- la posizione geografica;

- l'unità nazionale, ossia l'accordo tra la dinastia degli Aviz e del ceto mercantile;

- la tradizione di conquista contro i mori (Reconquista) e la conseguente spinta verso l'evangelizzazione degli altri continenti;

- l'interesse per l'esplorazione del principe Enrico il Navigatore.

  • Nel 1415 avviene l'occupazione delle isole Madera e Azzorre;
  • nel 1445 vengono scoperte le isole di Capo Verde (schiavi, pepe, oro);
  • nel 1487 Bartolomeo Diaz doppia la punta meridionale dell'Africa, detta poi Capo di Buona Speranza => la via per l'Oriente è aperta.

 

2. I motivi delle esplorazioni geografiche

 

Nella seconda metà del Quattrocento si gettarono le basi di quell'espansione della civiltà occidentale che determinò nei secoli a venire una vera e propria unificazione del mondo.

Le ragioni di questa iniziativa europea vanno cercate non tanto in una superiorità effettiva (a quel tempo l'Impero ottomano e le grandi civiltà dell'Asia possedevano risorse economiche e conoscenze tecniche non inferiori a quelle occidentali), ma in una molteplicità di fattori complementari:

  • un motivo di ordine culturale;
  • motivazioni economiche;
  • motivazioni religiose;
  • i progressi della navigazione.

A) Alla base del movimento di uomini e idee che condusse alle grandi scoperte geografi­che va posto innanzitutto un motivo di ordine culturale.

La civiltà umanistico-rinascimentale ha prodotto:

- un nuovo sguardo sul mondo

- il desiderio di una conoscenza effettiva e di prima mano del globo terrestre che vada oltre i raccon­ti ambigui e favolosi tramandati dall'antichità => attrazione verso l’ignoto unita alla la curiosità intellettuale.

Da questo punto di vista, la nascita della cartografia moderna si deve essenzialmente all'italiano Paolo Toscanelli (1397-1482): fu lui a sostenere la sfericità della Ter­ra, suggerendo quindi che la via più breve per giungere in Estremo Oriente (le "In­die", come veniva allora chiamato) fosse non quella terrestre inaugurata da Marco Po­lo, ma quella marittima che, partendo dalle coste atlantiche europee, si dirigeva verso occidente.

B) È indubbio che l'impulso più decisivo e convincente all'esplorazione sia venuto comunque da motivazioni economiche.

1) Il ricco commercio con l'Oriente (seta, spe­zie, pietre preziose) era da tempo monopolizzato dai veneziani che acquistavano da mercanti arabi e realizzavano alti profItti, ma dopo la presa di Costantinopoli da parte dei turchi (1453) la via terrestre per le Indie era diventata estremamente diffi­coltosa.

Furono proprio le emergenti potenze atlantiche, Portogallo e Spagna, a intravedere per prime la possibilità di una rotta alternativa che permettesse loro:

  • di aggirare questi ostacoli,
  • di diventare potenze commerciali di primo piano, grazie al controllo di rotte commerciali, sostituendo le città italiane.

2) Col passare del tempo, il crescente fabbisogno d'oro delle grandi monarchie, impegnate nella costruzione di un apparato burocratico-militare sempre più costoso, creò forti aspettative nei confronti delle favolose ricchezze (miniere di oro e di argento) che si pensava di trovare nelle terre lontane.

Infatti le necessità economiche delle monarchie non potevano essere soddisfatte dal normale prelievo fiscale e perciò si imponeva la necessità di procurarsi in un altro modo le ricchezze indispensabili per il mantenimento dell'organizzazione statale.

C) Le motivazioni religiose sono legate:

  • al tradizione spirito della Reconquista,
  • alla conseguente spinta verso l'evangelizzazione degli altri continenti.

D) Infine, i viaggi di esplorazione per mare furono resi possibili da importanti progressi tecnici connessi alla navigazione.

Tra questi si devono annoverare:

- la maggio­re perfezione delle carte nautiche e geografiche;

- la costruzione di caravelle, imbarcazioni di non grandi dimensioni (50-70 tonellatedi stazza) e con equipaggi ridotti (15/20 uomini), munite di 2 alberi con vele quadrate e di un terzo albero con vela triangolare (“vela latina”);

  • l'utilizzo di nuovi strumenti :

- la bussola,

- il quadrante nautico per calcolare la latitudine in mare,

- la balestrigia per calcolare anch’essa la latitudine in mare.

 

3. L’avventura di CRISTOFORO COLOMBO (1451-1506)

 

E' un navigatore genovese che nel 1477 si stabilì in Portogallo dove maturò il suo progetto di raggiungere l'Oriente circumnavigando la Terra verso Occidente.

In questo progetto confluirono diversi elementi teorici, pratici, ma anche leggendari:

- clima di eccitazione per i viaggi di scoperta;

- esistenza di isole nell'Oceano Atlantico;

- convinzione, basata su una lettera dello scienziato fiorentino Paolo Dal Pozzo Toscanelli, che le coste del Giappone fossero distanti dall'Europa occidentale non 20.000 chilometri, ma 5.000 chilometri (Giappone = America).

Il progetto di Colombo fu respinto dal re del Portogallo Giovanni II (1481-1495) che lo ritenne non sufficientemente fondato, inoltre il Portogallo era impegnato in una politica di espansione lungo le coste africane.

Colombo si trasferì in Spagna e ottenne dalla regina Isabella di Castiglia (1474-1504) l'approvazione. Il 17 aprile 1492 vennero firmate le convenzioni di Santa Fé: oltre a una somma di denaro necessaria per l'impresa si concedeva a Colombo il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre scoperte.

I VIAGGI:

  • 1492-1493:

- tre imbarcazioni (Nina, Pinta, Santa Maria), due caravelle e una nave + 90 uomini

- 3 agosto/12 ottobre: isola chiamata S. Salvador,

- 5 marzo 1493 ritorno a Palos e Colombo è accolto con grandi onori

=> scopo commerciale dell’impresa che mirava ai ricchissimi mercati della Cina e del Giappone                          

  • 1493-1496: esplorazione delle Antille, ma non si trovano le enormi ricchezze favoleggiate e Colombo porta alla regina un modesto carico di schiavi.
  • 1498-1500: spedizione del delta dell’Orinoco dove trovò oro e perle.

 Ma la situazione a Santo Domingo (o Hispaniola) precipitava: disordini e violenze disseminate dalla cattiva amministrazione di Colombo, epidemie.

Colombo viene processato e incarcerato (nel 1500) e poi liberato grazie alla regina.

  • 1502-1504: spedizione in Honduras.

Colombo tornò in Spagna nel 1504, ma intanto la regina era morta, Colombo morì dimenticato da tutti nel 1506.

 

4. L’era delle scoperte

 

I viaggi di Colombo stimolarono nuove iniziative sempre per scopo economico. Si crea così una disputa tra Spagna e Portogallo circa l'appartenenza delle nuove terre scoperte (1493: bolla Inter Caeteracon la quale il papa riconosce i diritti della Spagna su tutte le terre d'Occidente).

La reazione del Portogallo sfociò nel 1494 con il Trattato di Tordesillas, stipulato tra Spagna e Portogallo => esso regolava le sfere di espansione basandosi su una linea di demarcazione che è il 46° meridiano ovest::

  • Portogallo => terre ad oriente del meridiano (Brasile);
  • Spagna => terre ad occidente del meridiano.

 

ALTRI VIAGGI, ALTRE SCOPERTE (di Portogallo e di Spagna)

  • 1497-1498: il portoghese Vasco da Gama doppiò il Capo di Buona Speranza e si spinse fino a Calicut (India). Ciò segna l'inizio della colonizzazione portoghese dell'Africa, dell'India, della Cina.
  • 1500: il portoghese Pedro Alvarez Cabral scoprì il Brasile,
  • 1502: il fiorentino Amerigo Vespucci esplorò le coste meridionali del Nuovo Mondo.

Proprio Vespucci fu tra i primi a comprendere che non si trattava dell'Asia, ma di un nuovo continente, in suo onore chiamato America.

Invece gli INGLESI e i FRANCESI si dedicarono alle regioni settentrionali dell'America:

  • 1497-1498: due italiani (corona inglese) Giovanni e Sebastiano Caboto, esplorarono le coste del Labrador e la Baia di Hudson.
  • 1524Giovanni da Verrazzano,  toscano al  servizio della Francia esplorò l'America settentrionale,
  • 1519-1520: il portoghese Ferdinando Magellano superò la punta meridionale dell'America e sbarcò nelle Filippine: prima circumnavigazione del globo.

 

Le civiltà  precolombiane

 

Le civiltà più evolute si svilupparono nell'America centrale e lungo la catena delle Ande nell'America meridionale (Perù, Bolivia, Cile). Esse presentavano:

  • forme di organizzazione politica, economica alquanto evolute,
  • una cultura raffinata,
  • un intenso sviluppo urbano.

 

  1. GLI AZTECHI

 

Verso il 1000 d.C. gli aztechi erano un popolo nomade che si spinse verso l'altopiano del Messico. Qui fondarono (1325 o 1344) la capitale Tenochtitlan-Mexico. Poi dal 1428 conquistarono e sottomisero le comunità della regione.

 

Aspetto politico:

- l'impero azteco era organizzato da una decina di "distretti" con un forte potere centrale, impersonato dall'imperatore;

- l’imperatore era affiancato da un apparato amministrativo  e da un consiglio supremo che aveva funzioni amministrative e giudiziarie.

 

Aspetto sociale:

  • IMPERATORE
  • NOBILTA': aveva le cariche religiose e politiche, possedeva la terra,
  • MERCANTI/ARTIGIANI: trasmettevano il lavoro da padre in figlio,
  • CONTADINI: ricevevano la terra in usufrutto,
  • SERVI/SCHIAVI: prigionieri di guerra o colpevoli di delitti gravi.

 

Aspetto culturale:

- non conoscevano la ruota e gli utensili di metallo;

- ARCHITETTURA: ordine dell'impianto, cura ed eleganza dei palazzi, splendide piramidi

- SCULTURA

- MUSICA/DANZA: eseguite durante le cerimonie da una casta di specialisti.

 

 

 

Aspetto religioso:

La religione, che permeava la vita privata e collettiva di quel popolo, si basava sulla concezione della precarietà dell'ordine cosmico (umanità già perita quattro volte), continuamente minacciato da catastrofi naturali e dalla collera delle divinità, in particolare il dio del Sole, signore della Terra, che tutti i giorni doveva combattere contro le forze avverse e doveva perciò essere alimentato con l'offerta di sangue umano (sacrifici umani).

Inoltre la vita di ogni uomo era rigorosamente predestinata, giorno dopo giorno, in ogni particolare. Essa era scritta nel Libro dei Destini, un calendario che veniva letto e interpretato da un indovino.

 

2. I MAYA

 

L'impero dei Maya si estendeva nella penisola dello Yucatan, nelle terre del Guatemala e dell'Honduras. I primi insediamenti risalgano al II millennio a.C.

Aspetto sociale e politico:

-   i Maya sono organizzati in "città-stato" che non sono dei veri e propri centri urbani, ma luoghi culturali, dove avevano sede i templi e le abitazioni del clero;

- la popolazione viveva nelle campagne e vi si recava in occasione di cerimonie religiose e per il mercato;

-   il capo della città era il SOMMO SACERDOTE (poteri politici e giudiziari);

-   CLERO e CETO NOBILIARE (avevano la proprietà privata);

-   POPOLAZIONE: coltivava la terra in comune, obbligata a prestare lavoro per la costruzione e la manutenzione degli edifici urbani.

 

Aspetto economico:

- AGRICOLTURA: praticata secondo il sistema del taglio-fuoco =>  vaste zone di foresta venivano bruciate, dissodate e poi coltivate.

 

Aspetto religioso:                                          

-   visione pessimistica della storia cosmica;                                             

-   storia del mondo: era una successione di generazioni:   - uomini di creta

                                                                                             - uomini di legno
- uomini di mais                  

                                                                                             - uomini attuali (diluvio)

-   differenti concezioni:  - terra poggiava su un rettile che nuotava nell'oceano

                                      - sotto la terra ci sono 9 sfere infernali                                                    

      - sopra la terra ci sono 13 sfere celesti

-   Dio solare: divinità suprema con altre divinità minori (luna, pioggia....).

Scrittura:

  • ci sono pervenute delle iscrizioni e 3 codici geroglifici (gli altri sono stati bruciati dagli spagnoli).

 

Tempo:            

- uso di calendari (anno solare di 365 giorni)                        
- conoscenze astronomiche.                                       

 

3. GLI INCAS

 

Questa popolazione della regione di Cuzco (Perù) fondò, tra il 1450 e il 1532 uno degli imperi più vasti: l'impero si estendeva per 4000 chilometri dall'Ecuador, al Perù, alla Bolivia, al Cile.

 

Aspetto politico e sociale                       .

-   il territorio era controllato per mezzo di un esercito agguerrito, di una struttura amministrativa efficiente, di una rete stradale ben organizzata,

-   l'impero era diviso in "circoscrizioni" rette da "governatori";

-   i   re   delle   popolazioni   sottomesse   rimanevano   con   compiti   amministrativi,   ma   erano subordinati ai governatori e si recavano periodicamente a Cuzco per prestare giuramento di fedeltà;

- il capo supremo era l’imperatore, che:

  •  aveva poteri religiosi, politici, militari;
  • era aiutato da 4 alti funzionari e dall’aristocrazia inca.
  • gli ispettori imperiali effettuavano controlli.

 

Aspetto economico:

1) AGRICOLTURA

- di tipo 'consumistico': la proprietà individuale non esIsteva e la terra era divisa in 3 categorie:

  • la terra del SOVRANO (che serviva per mantenere i nobili, i funzionali),
  • la terra dei SACERDOTI (per mantenere il clero),
  • la terra della COMUNITÀ (per il sostentamento dei contadini, che prestavano lavoro per la costruzione di edifici, strade e di sistemi di irrigazione);
  • di carattere 'intensivo': si coltivava mais, patate, cereali....

2) ARTIGIANATO

- sviluppato era nel campo della tessitura e dei suppellettili,

- insediamenti urbani = città bellissime su montagne scoscese e su terrazze tagliate nella roccia.

 

Aspetto religioso:

- INTI: era una divinità solare

- in onore di questo dio e delle altre divinità venivano sacrificati animali e uomini

- divinazione effettuata da sacerdoti. .

 

 

 

 

 

Alla conquista del Nuovo Mondo

 

Queste civiltà, prima conobbero gli esploratori e poi i conquistatori. Infatti nei primi 25 anni dopo la scoperta di Colombo, la presenza europea nel Nuovo Mondo si limitò alle Isole Caraibiche e puntò sulla ricerca dell'oro (sfruttamento della popolazione indigena).

Solo nel 1517 ebbe inizio l'esplorazione della Terraferma. Famose le 2 spedizioni di Hernan Cortés e di Francisco Pizarro, i più famosi fra i conquistadores.

Chi erano i conquistadores?

Erano soldati spagnoli che, di origine spesso nobile ma poveri, ispirati dai romanzi cavallereschi e infiammati dal miraggio dell'oro e della gloria, attraversarono l'oceano, muovendo alla conquista dei grandi regni americani.

 

1. Hernan Cortés e la fine dell’impero azteco

 

Nel 1519 Hernan Cortés partì dall'isola di Cuba e sbarcò sulle coste del Messico con 400 soldati e un piccolo numero di cavalli e cannoni.

Procedette verso l'interno senza incontrare resistenza, giunto alla capitale Tenochtitlan fu ben accolto dal sovrano Montezuma, ma Cortés lo fece prigioniero.

Poco dopo gli spagnoli furono costretti a ritirarsi in seguito ad una rivolta dove morì Montezuma.

Ottenuto l'appoggio di altre tribù ostili agli aztechi, Cortés ritornò nella capitale nel 1521, la occupò e la distrusse, massacrando la popolazione. Sulle rovine della città venne eretta una nuova città Mexico (attuale Città del Messico). Il resto dell'impero azteco venne rapidamente conquistato e il 15 ottobre 1552 Carlo V nominava Cortés governatore e capitano supremo della Nuova Spagna.

 

2. Francisco Pizarro e la conquista del Perù

 

Nel 1529 due avventurieri spagnoli, Diego de Almagro e Francisco Pizarro investirono tutti i loro beni in una spedizione e ottennero dalle autorità spagnole, in cambio del 50% dei guadagni derivanti dallo sfruttamento dei territori, il grado di capitano e l'autorizzazione ad attaccare l'impero degli incas (Perù).

Essi conquistarono diverse città, ma la spedizione fu un susseguirsi di stragi, devastazioni, massacri. Approfittando della lotta dinastica degli incas (crisi interna), gli spagnoli si scontrarono con gli incas, fecero prigioniero l'imperatore Atahualpa per il quale venne pagato un ingente riscatto, ma venne comunque ucciso. Poco dopo nel 1533 conquistarono la capitale Cuzco, la saccheggiarono: l'impero inca era caduto e nasceva al suo posto il Vicereame Spagnolo del Perù (1544) la cui capitale fu Lima.

 

3. I mezzi della conquista      

La straordinaria facilità con cui furono abbattuti i due più importanti Imperi precolombiani ha posto e pone anche oggi numerosi interrogativi.

Diversi fattori sono stati considerati per spiegare la conquista di questi imperi (cioè la sottomissione degli indigeni e la conquista di terre così estese) da parte di poche migliaia di uomini.

Le ipotesi di spiega­zione più significative sono:

1) la superiorità militare.

Gli indios non conoscevano le armi da fuoco e furono atterri­ti dagli uomini a cavallo (il cavallo era sconosciuto in America), che apparvero loro come creature fantastiche.

Inoltre gli Europei utilizzavano le balestre, le spade e spaventavano gli indios con i cani feroci.

Gli indios avevano una concezione della guerra diversa da quella degli europei:

- affrontavano la guerra sulla scorta di una costante preoccupazione religiosa, che li spingeva a cercare presagi favorevoli alla vigilia di ogni battaglia;

- vedevano la guerra come cattura di prigionieri e non come massacro degli avversari (rif. alla furia omicida degli Europei).

2) la fragilità politica dei regni indigeni.

Nel caso degli aztechi il governo centrale si era consolidato reprimendo violentemente i popoli sottomessi, per cui fu facile per Cortés ottenere alleanze con loro => contrasti etnici.

L'Impero incas, all'arrivo degli spagnoli, era invece reduce da una lacerante guerra civile => contrasti dinastici.

3) le ansie religiose e l'idea del tempo ciclico.

L'atteggiamento degli indios nei confron­ti dei nuovi venuti fu in un primo tempo di straordinaria disponibilità e acco­glienza.

Nel caso degli aztechi, le leggende che raccontavano del ritorno del dio Quetzalcoatl in un periodo cosmico casualmente coincidente con la venuta degli spagnoli, avevano fatto credere che essi potessero essere emissari del dio.

La sco­perta della tragica verità gettò gli indios in un traumatico sconforto religioso e psicologico, determinato dalla sensazione di essere stati abbandonati dagli dei.

4) la straordinaria determinazione degli europei.

In contrasto con la fragilità psicolo­gica degli indios, gli europei dimostravano invece un entusiasmo fanatico, sia sul piano religioso che militare.

Il desiderio di ricchezza e l'esaltazione conseguente alle prime facili vittorie produssero un atteggiamento di straordinaria determi­nazione.

5) l'idea della superiorità razziale e religiosa degli europei.

Fin da Colombo, l'idea della necessaria cristianizzazione degli indios era conseguenza del tipico atteggia­mento di superiorità di chi si ritiene depositario della vera fede.

A questo si deve aggiungere la convinzione della superiorità razziale, giustificata mettendo a con­fronto la superiorità tecnica della civiltà occidentale con l'apparente arretratezza di quella indigena.

6) la decimazione derivante dalle epidemie. (da 25 milioni a 2 milioni).

L'incontro con gli europei fu devastante per il Nuovo Mondo dal punto di vista epidemiologico.

Gli europei portarono malattie (il morbillo, il vaiolo, l’influenza) verso cui gli indios non erano immunizzati e che produs­sero stragi devastanti nella popolazione locale. Oggi gli storici tendono a dare un peso quasi maggiore a questo fattore rispetto a quello della distruzione militare.

Il calo demografico fu determinato anche da altri fattori:

- il pesante sfruttamento degli indios nelle miniere e in regioni malsane;

- lo spostamento delle popolazioni da luoghi caldi a luoghi freddi o viceversa;

-  il trauma determinato dalla sensazione di essere stati abbandonati dagli dei causò molti suicidi.

 

L’organizzazione della conquista e l’attività economica

 

Dal punto di vista dei conquistatori, il problema era il controllo e lo sfruttamento dei nuovi domini: essi vi trasferirono forme di organizzazione politica e sociale che avevano molto in comune con il sistema feudale.

Possedimenti portoghesi

Nel 1533 il re del Portogallo divise il Brasile in 12 "capitanie" affidate a dei responsabili chiamati donatarius con il compito di:

- amministrare e difendere il proprio territorio,

- favorire la colonizzazione di nuove terre,

  • proteggere l'attività dei missionari.

In Oriente il Portogallo non procedette all’annesione di enormi territori, ma costruì un imponente sistema di fortezze e di basi navali, che avrebbe consentito una via commerciale diretta da Lisbona al Giappone, passando attraverso l’Africa, l’India, Canton e Macao

Possedimenti spagnoli                                                                                                                   '•>

Uno strumento di colonizzazione spagnola fu l'encomienda cioè un'istituzione spagnola, dove molte terre venivano assegnate in commenda (godimento) ai membri degli ordini militari come ricompensa dei servizi resi nella lotta contro gli infedeli.

Nel Nuovo Mondo essa consisteva nell'assegnazione a un conquistadores o a un colono spagnolo di una circoscrizione territoriale (di solito un villaggio indigeno) al cui interno, pur senza essere proprietari del suolo, essi avevano il diritto di esigere determinati tributi e prestazioni di lavoro dagli indigeni, in cambio gli encomenderos erano tenuti a proteggere questi loro vassalli e a convenirli alla fede cristiana.

Nel Nuovo Mondo rimase per secoli un'economia naturale: non monetaria. Perciò i conquistadores per non perdere il loro status sociale, dato dal possesso di terre che non erano convertibili in denaro, erano costretti a rimanervi.

Per le attività economiche bisogna distinguere in base alle zone:

- Isole Caraibiche: quando le riserve d'oro furono esaurite si iniziò la coltivazione della canna da zucchero;

-   continente:  dopo il  saccheggio dei tesori degli aztechi e degli incas si diede impulso all'agricoltura (frumento, ulivo, vite....);

-   Messico:   si   scoprirono   delle  miniere  d'argento

La scoperta dei selvaggi

 

L'atteggiamento degli europei nei confronti delle popolazioni americane fu caratterizzato, fin dall'inizio, da un totale rifiuto.                                                                                                               .

Ho considerato tre testimonianze/valutazioni:

1) Il frate domenicano Tommaso Ortiz manifestò in questi termini, nel 1524, la sua convinzione che gli indigeni americani dovessero essere ridotti tutti in schiavitù:

 

“Gli uomini di terra ferma delle Indie mangiano car­ne umana [...] più di qualunque altra popolazione. Tra di loro non esiste alcuna giustizia, vanno in gi­ro nudi, non provano né amore né vergogna, son co­me asini, stupidi, dementi, insensati; non gli impor­ta nulla di uccidere o di essere uccisi; non osserva­no la verità se non quando è a loro vantaggio; sono incostanti, non sanno cosa sia una decisione; sono molto ingrati e amici delle novità; amano ubriacar­si, ed hanno vini di diverse erbe, frutta, radici, gra­no; sono bestiali nei vizi; i giovani non hanno alcuna obbedienza o riguardo verso i vecchi, né i figli verso i padri; sono incapa­ci di apprendimento e di correzione; sono traditori, crudeli, vendicativi al punto da non perdonare mai; ostilissimi alla religione, pigri, ladri, bugiardi, gret­ti e limitati nel giudizio, non osservano né fede né ordine; i mariti non serbano fedeltà alle mogli né le mogli ai mariti; sono stregoni, indovini, negroman­ti; sono codardi come lepri, osceni come porci.”

 

2) Fernando de Oviedo(1487-1557), uomo di corte al servizio della monarchia spagnola, in un suo rac­conto  afferma:

 

“L'ammiraglio Colombo quando scoprì quest'isola Hispaniola vi trovò un milione di indiani e di india­ne [...] di tutti i quali, e di quelli che sono nati do­po, io credo che non ve ne siano affatto viventi, nel presente anno 1535, cinquecento persone sia pic­coli che grandi, che siano naturali, legittimi e della razza dei primi indiani. [...] Taluni fecero lavorare gli indiani in modo eccessivo; gli altri non diedero loro da mangiare così bene come conveniva. E, per di più, gli uomini di questo paese sono per natura così oziosi, viziosi, di poco lavoro, melanconici, co­dardi, sudici, di cattiva condizione, mentitori, di nessuna costanza e fermezza. [...] Molti di loro, per proprio piacere e passatempo, si fecero morire di veleno, per non lavorare affatto. Altri s'impiccarono con le proprie mani. E agli altri sopravvennero ma­lattie tali che in breve tempo gli indiani morirono. [...] Da parte mia, io credo piuttosto che nostro Si­gnore ha permesso, per i grandi, enormi, abomine­voli peccati di queste genti selvagge, rustiche e be­stiali, che essi fossero gettati via e banditi dalla su­perficie della terra.

 

Queste valutazioni offrivano così una giustificazione alle guerre dì rapina, alle deportazioni, al genocidio: la loro distruzione rientrava in un piano provvidenziale.

 

Non mancano tuttavia dei pareri discordi:

3) Bartolomé de Las Casas, figlio di un compagno di viaggio di Cristoforo Colombo, nel 1502 egli si recò nei Caraibi per prendere possesso delle piantagioni lasciategli dal padre. Qui, a contat­to con le atrocità della dominazione spagnola, egli decise di farsi frate e di dedicare la propria vita alla causa degli indios. Nella sua lunga at­tività Las Casas non risparmiò le denunce e le accuse contro i metodi dei con­quistadores:

 

Tutta questa gente di ogni genere fu creata da Dio senza malvagità e senza doppiezze, obbedientissima ai suoi signori naturali e ai cristiani, ai quali presta­no servizio; la gente più umile, più paziente, più pa­cifica e quieta che ci sia al mondo, senza alterchi né tumulti, senza risse, lamentazioni, rancori, odi, pro­getti di vendetta. Sono nello stesso tempo la gente più delicata, fiacca, debole di costituzione, che meno può sopportare le fatiche e che più facilmente muore di qualunque malattia [...]. Sono anche gente pove­rissima, e che non possiede, né vuole possedere, be­ni temporali; e per questo non è superba, né ambizio­sa, né cupida. Il loro cibo è tale che quello dei santi padri nel deserto non pare essere stato più misero, né più spiacevole e povero [...]. Tra queste pecore man­suete, dotate dal loro pastore e creatore delle qualità suddette, entrarono improvvisamente gli spagnoli, e le affrontarono come lupi, tigri o leoni crudelissimi da molti giorni affamati”.

 

Il recupero degli indigeni e l’evangelizzazione

 

II problema del re­cuperodelle popolazioni americane e della loro conversione al cristianesimo fu avvertito molto presto dalla Chiesa cattolica. All'inizio i missio­nari dovettero affrontare innumerevoli difficoltà:

 

“Il popolo era costituito da persone simili ad animali privi di ragione. Non po­tevamo portarli nel recinto o nella congregazione della Chiesa, né nelle classi di dottrina, né alle pre­diche, senza che fuggissero come il diavolo fugge dalla croce. Per più di tre anni scapparono davanti ai preti come animali selvaggi”.

 

La religione catto­lica era diversissima dai culti locali a ca­rattere prevalentemente magico-animistico, e non era facile tradurre la teologia cristiana nel lessico e negli schemi concettuali degli indios.

I rimedi fu­rono drastici:

- vennero distrutti molti templi e idoli e le pietre dei templi vennero utilizzate per edificare nuove chiese;

  • migliaia di in­dios furono battezzati a forza sotto la mi­naccia della prigione o della tortura; in moltissi­mi casi si procedette a condanne a morte.

In que­sta secolare opera di evangelizzazione vanno tut­tavia distinte due fasi:

1) nella prima, caratterizza­ta dall'attività degli ordini francescano e dome­nicano, emerse la preoccupazione di collegare in qualche modo l'emancipazione spirituale delle masse indigene alla tutela delle loro condizioni materiali;

2) nella seconda, contrassegnata dall'at­tività del clero secolare, venne in luce un'avidità e una crudeltà che non avevano nulla da invi­diare a quelle degli stessi conquistatori.

In queste condizio­ni si comprende bene come la cristianizzazione degli indios sia rimasta a lungo superficiale; i vec­chi culti sopravvissero identificandosi nei nuovi:

- le divinità solari furono assimilate al Cristo,

- le dee-madri, come la divinità peruviana della Ter­ra, furono assimilate alla Vergine.

 

ECONOMIA E SOCIETÀ NEL '500

 

1. La crescita demografica e la “rivoluzione dei prezzi”

II '500 fu un secolo di grandi trasformazioni: il quadro politico, i modi di pensare, la fede religiosa, la vita materiale, tutto, alla fine del ‘500, appariva diverso rispetto al suo inizio.

L'aspetto più significativo per quanto riguarda la storia economica e sociale è l'aumento della popolazione che unendosi ha un forte movimento migratorio dalle campagne (80% popolazione risiedeva in campagna) portò a un incremento degli abitanti delle città.

Tuttavia la durata della vita restava a livelli bassissimi, a causa della elevata mortalità infantile (età media era di 23 anni). La brevità della vita e l'alto numero di figli per famiglia ci lasciano intravedere un Europa popolata da giovani e da bambini.            Le cause dell'aumento della popolazione sono ancora oscure ma l'effetto più evidente è l'aumento del costo della vita.

I prezzi dei generi di largo consumo (cereali) aumentarono costantemente e questo fenomeno è stato definito dagli storici come una rivoluzione dei prezzi.

Diverse le spiegazioni:

1) Jean Bodin (1530-1596) => il giurista e scrittore politico francese collega l'aumento dei prezzi al grande afflusso dei metalli preziosi provenienti dalle Americhe.

2)  storici dell'economia =>  i prezzi cominciarono a salire diversi decenni prima dell'afflusso dei metalli dall'America.

3)  Oggi => la rivoluzione dei prezzi va spiegata con l'aumento della popolazione.

 

2. La produzione agricola

La crescita della popolazione provocò l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità Questo aumento stimolò a sua volta quello della produzione agricola perché la produzione dei generi alimentari non teneva il passo con l'aumento della popolazione        (=> aumento dei prezzi). L'aumento della produzione si ottenne:

1)  estendendo gli spazi coltivati (=> coltivazione di nuove terre);

2)  cercando di ridurre attraverso cicli di rotazione pluriennali (di sei anni) e attraverso l'impiego della concimazione la quantità di suolo destinata al maggese (lasciato di riposo);

3) bonificando e irrigando.

L'aumento della richiesta di generi alimentari determinò:

  • un aumento dei profitti derivanti dalla agricoltura,
  • un aumento degli investimenti agricoli da parte dei detentori dei capitali (speculatori e affaristi che investivano nella terra).

 

3. Il problema dei redditi

Ricapitolando, le conseguenze dell’aumento della popolazione furono:

1)         aumento del prezzo dei cereali,

2)         accresciuta produzione agricola,

3)         diminuzione del potere d'acquisto dei lavoratori.

I salari medi dei lavoratori aumentarono (due volte) ma i prezzi aumentarono più dei salari (quindici volte). Di conseguenza la qualità dei consumi alimentari peggiorò e le calorie di origine animale, più costose, furono sostituite dalle calorie vegetali.

La diminuzione del consumo di carne aveva diverse cause:

1) riduzione delle foreste dove venivano allevati i suini (per dare spazio all’agricoltura);

2) bonifica di vasti territori incolti (prima destinati all'allevamento);

3) la diminuzione del potere d'acquisto della popolazione. (rif. ai salari)

L'aumento dei prezzi mise in difficoltà quei proprietari che avevano dato in affitto le loro terre a canoni fissi o che ricevevano dai loro contadini prestazioni in denaro.

I nobili fronteggiarono questa situazione:

- o diventando amministratori diretti delle proprie tenute, cercando di sfruttare le terre per trarre vantaggio dall’aumento dei prezzi,

- o aumentando gli affitti (per mezzo della violenza perché gli aumenti erano illegali).

Ma l'interesse dei grandi proprietari per la terra costrinse i piccoli coltivatori indipendenti che non disponevano di risorse economiche per migliorare la loro produzione: - o a vendere le loro terre, o a cadere preda degli usurai.

 

4. Le miniere

Nel corso del '500 si assistette ad un'accresciuta richiesta di carbone minerale utilizzato soprattutto nel riscaldamento domestico.

Ciò provocò: - non solo lo sfruttamento di vene più profonde,

                       - ma anche il perfezionamento delle tecniche estrattive (trivelle più potenti, sistemi di ventilazione e di pompaggio, nastri trasportatori azionati da cavalli, sistemi per puntellare le gallerie).

Altri minerali estratti in misura rilevante furono:

- ferro (in Spagna), rame (in Svezia) per monete di meno valore, argento (poi soppiantato da quello americano, più abbondante e a buon mercato), allume, usato per la concia di pellami, per la lavorazione di alcuni vetri, per l'industria tessile.

Di conseguenza l'intensificata attività estrattiva portò ad una espansione delle fonderie e degli altiforni => la conseguenza è il disboscamento perché serviva legna per alimentare questo forno interamente murato in cui il minerale veniva deposto su strati di carbone di legna acceso e alimentato da mantici. Con la fusione si otteneva la ghisa che veniva lavorata nelle fonderie (lingotti, sbarre di ferro).

 

5. Gli scambi internazionali

Se l'aumento dei prezzi da un lato danneggiò i salariati e tutte le categorie a reddito fisso, dall'altro favorì le categorie che erano nel campo nel campo economico. Infatti nel '500 si affermano i mercanti-banchieri-industriali che unirono le speculazioni finanziare alle attività commerciali e industriali. Tra questi primeggiano i banchieri tedeschi: WELSER, HÒCHSTAETTER e FUGGER.

L’ascesa dei Fugger si deve a JAKOB detto Il Ricco che finanziò principi e sovrani in cambio della concessione di monopoli. Es. ottenne dal principe del Tirolo il diritto di sfruttamento delle miniere d'argento e lo stesso fece con le miniere di rame in Ungheria => con la vendita di questi minerali i Fugger costruirono una grande fortuna, basata su diverse attività:

  • finanziarono il commercio portoghese delle spezie,
  • gestivano il denaro inviato agli ecclesiastici della curia romana.

I mercanti-banchieri-industriali ebbero così un ruolo importante nell'investimento di forti capitali in attività produttive (in campo agricolo, industriale) e alle loro circolazioni internazionale.

Anche i governi furono coinvolti nei grandi traffici internazionali e in particolare i regni impegnati nella conquista coloniale (Spagna, Portogallo) organizzarono un forte controllo sul commercio oceanico.

In Spagna lo strumento di questo controllo fu La Casa de la contratación, creata nel 1503, con sede a Siviglia, che:

  • deteneva il monopolio commerciale con le Americhe,
  • percepiva i diritti doganali,  3) rilasciava licenze d’imbarco.

La corona portoghese scelse come centro dei traffici e degli scambi la città di Lisbona, capitale mondiale del pepe e delle spezie. Gli incaricati di tre istituzioni, la Casa de India, la Casa de Guinea, la Casa da Mina:

1) riscuotevano i diritti doganali, 2) armavano le flotte,

3) finanziavano a nome del re i contratti con i commercianti e gli esploratori,

4) controllavano il carico e lo scarico delle merci, tenevano il registro degli equipaggi e dei passeggeri.

Anversa fu il centro finanziario e commerciale più importante. Favorita dalla sua posizione geografica e dall'unione dei Paesi Bassi con la Spagna, questa città diventò il crocevia della finanza:

  • c'erano le agenzie di diversi banchieri tedeschi e italiani,
  • i prodotti stranieri (es. spezie portoghesi, vini spagnoli e francesi, zucchero americano, tessuti inglesi…) venivano smistati.

Un segno della dimensione internazionale degli scambi è la diffusione della borsa che era il luogo di incontro di banchieri, mercanti, agenti di cambio e altri individui coinvolti nel mondo degli affari. Il nome deriva dall’Hotel des Bourses (così chiamato dal nome della nobile famiglia van der Bourse) della città di Bruges presso il quale si tenevano stabilmente riunioni di affari.

 

6. Le industrie

L’accresciuta produzione di ferro consentì l’impianto e lo sviluppo di numerose industrie metallurgiche di trasformazione, a cominciare da quelle di carattere bellico.

La più grande industria dell’epoca era sempre l’industria tessile: sviluppata soprattutto in Italia e in Fiandra non solo è la più grande dell'epoca ma conta la manodopera più numerosa (cardatori, follatori, tessitori, filatrici, setai, drappieri e tintori) impiegata negli opifici (= manifattura) o nel lavoro a domicilio (=>gli imprenditori consegnavano la materia prima presso il domicilio dei lavoratori e passavano a ritirare il prodotto semilavorato e finito).

Mentre nell'Italia primeggia l'industria laniera ed era all'avanguardia anche la produzione di seta, nei Paesi Bassi si assiste ad una trasformazione dell'industria tessile e un ruolo importante è rivestito da Anversa dove:

1) una nuova organizzazione di tipo capitalistico fu impiantata nelle campagne e nelle piccole città sostituendo le corporazioni (=> regolamenti),

2) la nuova produzione non si basava più su tessuti di alta qualità e quindi costosi ma su tessuti leggeri e a buon mercato, destinati a un pubblico vasto.

II termine deriva dall'equivoco di fondo delle prime spedizioni colombiane, che identificarono con le Indie orientali  le terre scoperte. La parola indios, infatti, sta a indicare gli abitanti indigeni del Centro e Sud America che subirono le conseguenze dell'arrivo dei conquistadores. Questo termine sopravvisse tuttavia.anche quando fu raggiunta la consape­volezza che le terre scoperte non faceva­no parte dell'Asia ma di un nuovo conti­nente.

 

Fonte: http://www.istitutoturoldo.it/il-portale/area-docenti/14.-le-scoperte-geografiche.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Grandi scoperte geografiche

LA SVOLTA STORICA DELLE SCOPERTE GEOGRAFICHE

 

A

 

1.

Tra la fine del XV secolo e i primi decenni del XVI si ebbe una vera e propria svolta della storia dei popoli sulla terra, segnata dall’inizio di una serie di spedizioni transmarittime europee, lungo le coste dell’Africa e attraverso l’Oceano Atlantico. Questa politica, guidata dalla Spagna e dal Portogallo, ma seguita presto dall’Inghilterra, dalla Francia e dall’Olanda, rappresentò un nuovo modo di concepire l’uomo europeo e una nuova visione della terra in relazione all’Europa.

2.

Come è noto, questa svolta fu poi denominata in maniera scientifica “epoca della grandi scoperte geografiche”, intendendo con questa espressione sottolineare la portata conoscitiva. Ma per la prima volta spagnoli, portoghesi, inglesi, olandesi e francesi si impossessavano di terre lontane e divise dall’Europa dall’oceano, cioè da tre, quattro mesi di navigazione (l’America) o ben di più (l’India, l’Indonesia, le Filippine).

3.

Come è noto ne derivarono secolari Imperi coloniali, che anche dopo la loro fine politica mutarono radicalmente il volto di un continente come quello americano. Infatti nelle terre scoperte avvenne un’impressionante emigrazione di popoli dall’Europa, che dettero vita soprattutto in America e in Australia (ma anche parzialmente in Asia e Africa) a forme di civiltà derivate dalla loro origine europea, anche se per altri versi caratterizzate da una loro assoluta originalità.

4.

Questa ambivalenza rispetto all’Europa, a un tempo di derivazione e di originalità, solo in minima parte dipese dall’incidenza delle culture indigene dei popoli che abitavano quelle terre prima degli europei. In generale, soprattutto nelle terre occupate dalle emigrazioni degli anglo-sassoni, tra europei e popolazione indigena si ebbe un rapporto di semplice sopraffazione.

5.

Per quel che interessa l’argomento in questione, due sono stati gli elementi di continuità tra il Nuovo Mondo (America e Australia) e l’origine europea dei popoli emigrati: la fede religiosa e la lingua. Oggi le lingue parlate in America sono lo spagnolo, il portoghese e l’inglese. Lingua e religione vogliono dire anche cultura.

6.

Tuttavia il carattere di originalità consiste in una serie di fattori storici molto importanti, specialmente nelle terre colonizzate da inglesi e olandesi (America del nord, Australia). Riassumendoli in un solo concetto, si potrebbe dire che i coloni cercavano di liberarsi dei vincoli, dei limiti, dei pericoli derivati dalla loro fede religiosa (es. i Puritani). Inoltre pretendevano di avere un’elezione divina e perciò di cominciare a vivere in una terra promessa. In casi opposti invece si trattava di rifugiati o di condannati. L’Australia fu a lungo una colonia penale inglese. In ogni modo avveniva uno strappo traumatico dall’Europa, un vero e proprio rifiuto.

7.

Per capire fino in fondo il significato della svolta storica derivata dalle “scoperte geografiche” (che, come ho detto, è un eufemismo scientifico), bisogna guardare alla moderna configurazione del mondo, alle guerre mondiali, al ruolo degli USA, alle Nazioni Unite ecc. Tra la fine del XV e il XVI secolo ebbe inizio un cambiamento mondiale di portata incommensurabile: l’europeizzazione del mondo. Oggi, nel XXI secolo, non lo percepiamo più così, perché nel frattempo è incominciato un processo in un certo senso inverso, al cui centro ci sono le due invasioni dell’Europa da parte degli USA, nel 1917 e nel 1943, e la (conseguente) fine del colonialismo.

B

 

8.

All’origine delle scoperte geografiche ci sono le conoscenze scientifiche del XV secolo (sfericità della terra, perfezionamento della bussola, cartografia avanzata), la caduta di Costantinopoli (1543), la crisi politico-militare di Venezia nel Mediterraneo, il messianismo della crociata contro l’Islam, lo sviluppo della tecnica navale portoghese.

9.

I progetti portoghesi del re Enrico il Navigatore nella prima metà del 1400 riguardano l’esplorazione delle coste africane e la creazione di una scuola navale. Il re vuole sconfiggere i Turchi in Oriente e dà inizio a una serie di spedizioni costiere, che da Madera, le Azzorre, Capo Verde, la foce del fiume Congo arrivano al capo di Buona Speranza (B.Diaz, 1487) e all’India attraverso l’Oceano Indiano (Vasco de Gama, 1498). La via marittima delle Indie viene protetta nei luoghi portuali da un gran numero di fortezze costiere, che sono opere di difesa militare e insieme centri commerciali.

A Goa, nell’India occidentale, si crea un Impero portoghese. I portoghesi arrivarono anche primi nel Pacifico (Balboa, 1513), attraversano l’istmo di Panama.

Nel 1500 il navigatore portoghese P. Cabral raggiunse l’odierno Brasile, che cominciò a essere occupato una ventina di anni dopo.

10.

Ha inizio il traffico degli schiavi africani, mediante i mercanti arabi. Il traffico degli schiavi , che vengono deportati progressivamente in America, vedrà imporsi poi soprattutto gli inglesi, che finiranno coll’averne il monopolio (“asiento”). Undici milioni di africani si calcola sono stati trasferiti in America tra il XVI e il XIX secolo.

11.

Fra il 1492 e il 1504 Colombo intraprende cinque viaggi attraverso l’Atlantico, navigando sotto le bandiere di Isabella di Castilla. E’ noto che Colombo cercava di raggiungere le Indie navigando verso occidente. Egli compie la prima traversata oceanica andando verso l’ignoto con tre caravelle, prima d’allora nessuna nave si era spinta nel mare sconfinato. Sbarcò la prima volta nell’isola di Guanahani, che battezzò San Salvador, l’epiteto di Cristo.

12.

Il viaggio di Colombo aveva dei forti moventi religiosi, oltre allo scopo di trovare una via alternativa a quella tradizionale delle spezie e della seta, ora in mano ai Turchi, che facevano pagare un tributo. Egli voleva propiziare una crociata condotta dai re di Spagna, che come i re portoghesi avevano portato a termine la Riconquista (caduta di Granata, 1492). Cristoforo Colombo aveva una personalità eccezionale, spinta dalla fede profonda. Inoltre la Spagna era consapevole di avere un destino messianico, di essere all’inizio di una nuova era che l’avrebbe portata a primeggiare a lungo in Europa.

13.

Con le bandiere spagnole il portoghese Magellano in due anni, fra il 1519 e il 1521, compie la circumnavigazione della terra, raggiungendo le Molucche (le isole delle spezie fra Celebes e Nuova Guinea). Ucciso Magellano nelle Filippine, dopo due anni una sola nave, disastrata, arrivò in porto e dei 238 uomini partiti ne sopravvissero 18! Tra i superstiti vi era Antonio Pigafetta, vicentino, che lasciò una storia della spedizione.

14.

Nel 1597 il fiorentino G.Caboto raggiunge il continente nord-americano navigando per il re d’Inghilterra Enrico VII. Giovanni da Terrazzano a sua volta raggiunge il Nordamerica sotto la bandiera francese. Francis Drake verso il 1580, navigando per Elisabetta I d’Inghilterra, compie la seconda circumnavigazione della terra

 

15.

I conquistatores, nobili spagnoli (hidalgos) e avventurieri, spinti da zelo missionario e desiderio di gloria, fra il 1520 e il 1530 penetrano nel Messico e nell’America meridionale. H. Cortez conquista l’Impero azteco nel 1519-21. F.Pizarro sottomette l’Impero degli Inca e fonda Lima nel 1535 (verrà ucciso nel conflitto con un capo spagnolo rivale). Altri conquistadores spagnoli si spingono nella Colombia e nel Cile. Le occupazioni avvengono sotto la sovranità del re di Spagna (Carlo V).

16.

Le civiltà precolombiane d’America: vedi libro di testo ai capitoli assegnati.

 

C

 

16.

Queste spedizioni erano “giustificate” dal mandato di missione della Chiesa, che legittimava l’occupazione di nuove terre abitate da altri popoli con il proposito di convertire quei popoli al Cristianesimo. Magellano venne ucciso nell’intento di battezzare con la forza gli indigeni. E’ evidente che le ragioni di carattere religioso si mescolavano a quelle che noi chiameremmo economiche.

17.

Infatti le occupazioni delle nuove terre, almeno fin tanto che furono compiute da Spagnoli e Portoghesi, aprivano il problema della legittimazione. Nel 1493 il papa Alesando VI (Borgia) aveva tracciato la raya, la linea meridiana di divisione delle nuove terre fra spagnoli (a ovest) e portoghesi (a est). Il successivo Trattato di Tordesillas (1594) modificò la linea portandola a 370 miglia a ovest delle Azzorre.

18.

Infatti la Chiesa era ancora l’arbitro e il garante di quello che poi fu chiamato il diritto  internazionale, ossia la legittimità nelle relazioni fra Stato e Stato. Nessuno poteva occupare altri territori già occupati e amministrati da altri, e come sappiamo in caso di conflitto vigeva il principio del justum bellum, cioè della justa causa, sempre sottoposto al giudizio della Chiesa. L’occupazione delle nuove terre pertanto era legittimata solo attraverso il mandato di convertire i popoli al Cristianesimo.

19.

Nel Trattati di Saragozza del 1526 fu tracciata una raya attraverso il Pacifico. Il Trattato di Câteau Cambrésis del 1559 disegnò le linee di amicizia (amity lines).

19.

Un universo intero separa le linee di divisione ispano-portoghesi, le rayas, alle linee d’amicizia franco-inglesi, le amity lines. Nel primo caso due prìncipi (Castiglia e Portogallo) riconoscono una medesima autorità spirituale, quella del papa, e vi è un ordo comune e un arbitrato comune che distingue principi e popoli cristiani da quelli non cristiani. Le zone di missione coincidono con quelle destinate alla navigazione e al commercio, e soprattutto il papa investiva i principi della missione di evangelizzare quelle terre, occupandole. Inoltre nella raya non si distingueva tra terra e mare e si resta ben all’interno della res publica christiana.

20.

Le premesse delle linee d’amicizia sono totalmente diverse: appartengono all’epoca delle guerre di religione (1559), che danno luogo ad armistizi limitati nello spazio, trattati non validi nelle terre del “nuovo mondo”. Così queste linee aprirono specialmente ai preevaters inglesi un campo libero per le incursioni predatorie e Luigi XIII (Richelieu) si allea ai pirati contro il re di Spagna. Le linee di amicizia passavano a sud per il Tropico del Cancro o per l’Equatore; a ovest nell’Atlantico per le Canarie o le Azzorre. Lì finiva l’Europa e cominciava il Nuovo Mondo, cessavano il diritto europeo e la limitazione della guerra, cedendo al diritto del più forte.

 

21.

Era uno spazio bellico tra le potenze europee, dove mancava ogni altro presupposto e autorità comuni. Esse si accordano solo sul riconoscimento di una libertà dove si afferma il libero e spietato uso della violenza. Se solo principi cristiani possono prenderne parte, l’assenza di un arbitrato comune rende valido il diritto del più forte. Tutto ciò che stava oltre la linea era fuori del diritto e della morale. Era un enorme sgravio della politica intraeuropea e ciò significava l’espressione beyond the line.

Ciò dava luogo a due tipi di spazio libero: la terra libera (dove il vecchio diritto non valeva) e il mare aperto, che Francesi, Inglesi e Olandesi considerarono un ambito di libertà incondizionata.

22.

Tutti i principi spirituali e morali ne furono sconvolti. Pascal notò che un “meridiano” aveva aperto un abisso tra la libertà (l’assenza di ogni diritto) e l’ordinamento civile. Hobbes elabora la dottrina di uno stato di natura (homo homini lupus) non diversamente da ciò che si configura nella libertà beyond the line. Lo stato di natura di Hobbes è sì una terra di nessuno, ma non un non-luogo.

23.

Con la linea dell’emisfero occidentale, il Nuovo Mondo si contrappose come un’entità autonoma all’ordinamento eurocentrico dello jus publicum europaeum, ponendolo in discussione fin nei suoi fondamenti. A partire dalla guerra d’indipendenza americana e col traferimento della teoria rousseauiana dello stato di natura nei Paesi ora emancipati dall’Inghilterra e dall’Europa, tali effetti si fecero sentire soprattutto nel XX secolo come scardinamento dello jus europaeum e con un nuovo, inedito concetto di guerra.

 

D

 

24.

Il problema della giustificazione del diritto di occupazione delle nuove terre, abitate da altri popoli, resta al centro della discussione in Spagna per tutto il 1500 e oltre.

25.

Le tesi del domenicano spagnolo Francisco de Vitoria sul problema della legittimità della conquista europea nel suo complesso, esposte nelle Relectiones de jure belli del 1539, hanno determinato la struttura del diritto internazionale dal secolo XVI al XX. Esse si inseriscono nel contesto di un dibattito scolastico-teologico nell’ambito della tarda scolastica spagnola nel tempo di Carlo V e di Filippo II, che si succedono sul trono di Spagna. Il Vitoria esamina sette titoli non idonei né legittimi, e sette legittimi.

26.

Giudica illegittimi i titoli giuridici del papa e dell’imperatore atti a giustificare il dominio universale, e considera illegittime le giustificazioni del Sepùlveda, che presentava gli indigeni come selvaggi e barbari privandoli così di ogni diritto.

27.

Il Sepùlveda citava Aristotele (Politica, I,II, 13) per legittimare non la schiavitù (esclavitud), bensì la sottomissione (servidumbre) degli Indiani. L’argomentazione aristotelica offriva la base per attribuire una più alta qualità umana ai conquistadores. E’ singolare che anche il filosofo inglese F.Bacone, sulla base della cultura umanistica, considerasse gli Indiani come sotto-uomini in quanto cannibali. Per Bacone essi stanno al di fuori dell’umanità, hors l’humanité, e sono privi perciò di diritti.

28.

Tuttavia il secolo XVI era ancora troppo cristiano per concepire una spaccatura tra uomo e non-uomo. Per il giurista domenicano Vitoria, che dall’università di Salamanca esponeva all’Imperatore Carlo V, gli Indiani hanno un’anima  immortale e perciò sono veri uomini. Cristiani e non cristiani sono sullo stesso piano. Né il papa ha potere temporale, né l’imperatore è signore del mondo, né alcun principe cristiano può disporre di popoli e territori non cristiani, poiché essi possiedono già un’autorità e un diritto alla proprietà sul loro territorio. Il diritto di conquista non nasce dall’esser cristiani né dalla scoperta in quanto tale.

29.

Tuttavia Vitoria sostiene la conquista spagnola come opera di cristianizzazione, justum bellum che fornisce il titolo internazionale all’occupazione e all’annessione del suolo americano, e in particolare per difendere gli indiani già convertiti. Vitoria è un teologo, non vuole essere un giurista. Il diritto di conquista e della justa causa belli si pone in una prospettiva teologico-morale. L’argomentazione della guerra giusta si fonda solo sull’incarico pontificio di missione che vincola i re di Spagna e Portogallo. Il quadro dunque è ancora quello dello jus gentium della res publica christiana medievale, non del diritto internazionale odierno che si basa sulla sovranità territoriale degli Stati.

30.

Nel quadro della res publica christiana la guerra fra principi cristiani era limitata e il papa poteva assegnare dei mandati di missione o di crociata, che fondavano la guerra giusta. Ebrei e Saraceni erano considerati hostes perpetui. Ogni guerra condotta contro la cristianità era eo ipso guerra ingiusta. La conquista spagnola dell’America segna il culmine e al contempo la fine di questo sistema. I domenicani e gli altri ordini spirituali (francescani, agostiniani, geronimiti, gesuiti) erano i custodi e insieme gli esecutori dell’incarico spirituale di missione da cui procedeva jure gentium il titolo legittimo alla conquista. Ciò li mise in tensione continua con i funzionari coloniali del governo e Carlo V dette ragione al Vitoria. Nel 1542-45 le Nuove Leggi di Carlo V stabiliscono che gli Indiani d’America sono liberi sudditi della Corona. Vengono istituite delle zone protette, le Reducciones.

31.

Le Riducciones sostituiscono l’istituzione delle Encomiendas.

32.

L'encomienda fu una istituzione giuridica e socio-economica mediante la quale un gruppo di individui doveva retribuirne altri, in lavoro, natura o altro mezzo, per lo sfruttamento di un bene o per una prestazione ricevuta. L' encomienda coloniale consisteva nell'affidare a degli encomenderos spagnoli determinati territori abitati con, "in dotazione", un gruppo di indigeni, che dovevano essere colonizzati e cristianizzati. L'encomienda fu quindi un'istituzione che permise di consolidare la colonizzazione dei nuovi territori, attraverso l'assoggettamento fisico, morale e religioso delle popolazioni precolombiane.

33.

Sebbene gli spagnoli accettassero il fatto che fossero esseri umani, pensavano che, come i bambini, gli indigeni non erano responsabili delle loro azioni e per tanto dovevano essere encomendati dagli encomenderos. Questa usanza servì anche come giustificazione alla sottomissione degli Indios. L'encomienda fu anche un modo per ricompensare tutti coloro che si erano distinti per i loro servizi e per favorire l'insediamento di popolazione spagnola nelle terre da poco scoperte e conquistate. Da una iniziale trasmissione del titolo di encomendero a carattere ereditario, si passò in seguito ad una investitura temporanea e non ereditaria.

34.

Dopo non molto tempo gli encomenderos cominciarono ad abusare dei loro encomendados, facendoli lavorare in modo disumano. Essendo data assoluta libertà di governo a questi encomenderos, gli abusi di potere erano all'ordine del giorno e le condizioni di vita degli autoctoni pessime. I tributi (che potevano essere metalli o beni di genere alimentare come mais, pesce, carne) erano raccolti dal capo della comunità coloniale locale. L'encomendero rimaneva costantemente in contatto con la sua encomienda, ma il suo luogo di residenza era la città, luogo fondamentale nel sistema coloniale spagnolo.

 

 

35.

Le Reducciones erano villaggi autonomi retti soprattutto dai Gesuiti. Il fine che si prefiggevano era di civilizzare ed evangelizzare, era anche prevista la fondazione di collegi e conventi. Lo scopo delle Missioni fu quello di creare una società con i benefici e le caratteristiche della cosi detta società cristiana europea, però priva dei vizi e degli aspetti negativi.

 

 

Già dall'inizio della colonizzazione spagnola in America entrò in vigore il sistema delle riduzioni, in seguito all'istruzione emanata dal Re di Spagna nel 1503, in cui si ordinava che gli indiani nomadi fossero raccolti in villaggi per ridurli così alla civiltà, ad un sistema di vita stabile e al cristianesimo.

36

Ovunque gli spagnoli incontrarono La Riforma protestante, non riconoscendo più l’autorità del Papato, fece sparire i teologi dalla trattazione del diritto internazionale e quindi venne meno la potestas spiritualis medievale. I nuovi giuristi perciò procedettero alla secolarizzazione delle loro argomentazioni teologico-morali, costruendo una filosofia “naturale” e un diritto “naturale”fondati sulla ragione universale dell’uomo. Fecero questo, impiegando concetti del diritto romano, in un’ibrida fusione tra dottrine ancora di origine medievale sulla guerra giusta e concetti di diritto civile profani, come quello di occupatio, applicato alle conquiste territoriali nel Nuovo Mondo.

37.

Ciò significa che l’argomento della conquista viene sottratto ad ogni influenza teologica.

Questo fatto è gravido di significato, perché vuol anche dire che viene soppressa la limitazione della guerra, che faceva parte della concezione teologica medievale dell’ordine europeo.

Il punto decisivo fu la risposta data dai nuovi teorici del diritto, di ispirazione protestante, al problema della conquista territoriale di un nuovo mondo.

38.

Tale risposta ora teneva conto del carattere, inedito, della disputa intereuropea fra singoli Stati, relativa al territorio extra-europeo. Fu tale carattere di disputa fra Stati a determinare il ricorso al concetto di occupatio, che apparteneva al diritto civile romano. Ora la occupatio presupponeva che i territori d’oltreoceano fossero liberamente occupabili, e cioè dal punto di vista del diritto fossero ben distinti dai territori europei. Ciò voleva dire che il Nuovo Mondo era aperto all’occupazione da parte soltanto degli europei.

Solo alla fine del secolo XIX, in pieno colonialismo, l’istituto dell’occupazione effettiva stabilirà, sulla base del positivismo, l’incorporazione dei territori d’oltremare nel territorio di uno Stato, mettendo fine alla distinzione fondamentale tra territori europei e territori extra-europei..

39.

In realtà, la vera giustificazione della conquista di territori extra-europei adesso consisteva nella scoperta, cioè l’atto di scoprire un territorio fino ad allora sconosciuto ai sovrani europei. Qui si parla di “scoperta” non come semplice fatto accaduto, ma come titolo giuridico che si lega a una circostanza storica determinata. Tale circostanza supponeva la superiorità dello scopritore, rispetto a chi viene così “scoperto”: superiorità che consisteva nella coscienza culturale di chi comprende nel proprio sapere la realtà scoperta.

40.

E’ significativo che i giuristi del XVII e XVIII secolo portano l’attenzione esclusivamente sulla lotta fra gli Stati europei per la conquista di quei territori. I titoli dei sovrani iberici, Spagna e Portogallo, erano venuti meno perché procedevano dal conferimento pontificio degli “incarichi di missione”, e ora al posto dei vecchi titoli di missione e di propaganda della fede restavano quali unici titoli quelli di scoperta e di occupazione.  Bisogna sottolineare che l’occupazione di territori nord-americani da parte degli Inglesi e dei Francesi avviene solo all’inizio del 1600.

 

Ω

 

Fonte: http://www.istituto-santanna.it/Pages/LiceoScientifico/storiaIII_le%20grandi%20scoperte%20geografiche.doc

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Grandi scoperte geografiche

 

Le scoperte geografiche

 

►Le esplorazioni geografiche e la scoperta del nuovo mondo rivestono una importanza capitale, sempre più evidente nel corso dei secoli, non solo sul piano economico ma anche come scoperta della complessità e ribaltamento nella “cognizione della terra” (F. Guicciardini)

  1. L’economia europea incominciò ad assumere una dimensione platenaria-globale le cui ripercussioni si sentirono anche negli equilibri e nelle lotte per l’egemonia nel vecchio continente.
  2. Allora ebbe inizio il mondo globalizzato di cui oggi è più forte la percezione.

 

I presupposti delle scoperte geografiche

Le scoperte geografiche furono rese possibili alla fine del XV secolo dai contatti sempre più frequenti degli Europei con altri continenti e da  una complessa serie di fattori:

Economici

- L’accresciuta domanda di oro spinge alla esplorazione delle coste africane da cui si prelevano anche avorio e, sempre più numerosi, gli schiavi.

- La necessità di trovare nuove vie per il commercio delle spezie con l’Oriente diventa più urgente con il logorarsi dei rapporti con la dinastia Ming in Cina.

  1.  La presenza dei Turchi ostacola i traffici nel Mediterraneo.

Politici

- L’unificazione territoriale e la formazione degli Stati moderni rendono possibili investimenti a lunga scadenza e l’adozione di una politica mercantilistica delle monarchie europee (es. finanziamento Colombo dopo presa di Granada).

Culturali

 -Progressivo affermarsi dell’ eliocentrismo, nonostante le resistenze della cultura ufficiale

 - Paolo Toscanelli, geografo fiorentino, sostenitore della sfericità della terra e della possibilità di raggiungere le Indie dalle coste atlantiche dell’Europa attraversando l’oceano, era corrispondente di Cristoforo Colombo, cui aveva fornito fin dal 1474 una carta nautica.

Tecnici

  1. Le conoscenze tecniche, anche quelle della vita marittima, si sviluppavano fuori dal sapere universitario (dissociazione teoria/pratica): i marinai possedevano strumenti empirici per la navigazione come bussola, quadrante nautico, balestrigia che facilitavano il calcolo della latitudine in mare.
  2. Già prima che apparisse la caravella (barca che rispondeva alle esigenze della navigazione oceanica) in Spagna e in Portogallo si erano preparate le condizioni per le esplorazioni geografiche.

 

Le conseguenze delle scoperte geografiche

Politiche:

  1. La costruzione degli imperi coloniali diventa terreno di scontro tra 

  le potenze europee

  1.  Si sviluppano differenti modelli di colonizzazione

Economiche:

  1.  Si apre un ciclo economico nuovo caratterizzato da:

a) afflusso di oro e di argento nella madrepatria

b) tendenza a spostare il centro di gravità dei traffici dal Mediterraneo

     all’Oceano

c) monopolio regio del commercio

d) importazione di nuovi prodotti in Europa (mais, patate) e conseguente

     trasformazione delle abitudini alimentari

e) organizzazione del sistema creditizio e bancario

f) incremento del commercio degli schiavi per la manodopera

Culturali e religiose

  1. Crisi dell’identità culturale dell’Europa che interviene nelle interpretazioni  dei fatti nuovi, reagendo ad essi: “l’Europa scopre se stessa” (Elliott)
  2. Origine del mito del buon selvaggio settecentesco

Colombo descrive i selvaggi miti, belli, facili da convertire

Nella cultura occidentale si incomincia ad associare a questi l’idea di rappresentare l’immaginario stato di natura.

●    Evangelizzazione attraverso l’opera dei missionari e istituzione del requerimiento nei possedimenti spagnoli.

 (ingiunzione/dichiarazione di sovranità letta dai conquistadores agli indigeni)

 

Il colonialismo portoghese

a) Presupposti:

Il Portogallo costituisce il primo grande impero coloniale grazie ad alcuni fattori determinanti:

posizione geografica di avamposto sull’Atlantico

precoce unità nazionale, già realizzata nel XIII secolo

la dinastia  Aviz, in particolare il re Enrico detto il Navigatore, sensibile alle esigenze dei ceti mercantili, adotta una politica di potenziamento del settore navale e crea una scuola specializzata per piloti e navigatori.

  1. presenza di una forte tradizione di riconquista: lotta ai mori
  2. L’insufficienza delle risorse agricole e la ricerca di oro e merci spingono alle esplorazioni geografiche

b) Caratteri

  1. Impero eterogeneo costruito grazie alla superiorità navale e militare,ad una popolazione legata alle attività marinaresche e ad una nobiltà desiderosa di conquiste
  2. Impero più di rotte che di terre: costruzione di porti e fortezze in punti strategici per gli scambi e creazione di empori come snodi di una rete monopolistica di gestione del commercio
  3. Modello istituzionale duttile che applica le leggi della madrepatria attraverso governatori: in Brasile dodici Capitanerie vengono affidate ai donatarios con compito di governo e di difesa militare del territorio, affiancati dalle missione gesuitiche

c) Limiti

● incapacità di coordinare politicamente grandi terre e di investire i profitti in attività diverse dalla difesa

  1. assenza di un programma per monopolizzare i traffici

 

Il colonialismo spagnolo    

Presupposti

  1. matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona (1469) e unificazione territoriale (1479)
  2. presa di Granada (1492) e fine della guerra contro gli arabi
  3. stretto legame tra religione politica ed economia nella concezione dei sovrani
  4. aumento demografico e sovrappopolazione delle zone più fertili
  5. necessità di metalli preziosi per acquistare merci e manufatti
  6. ricerca di una nuova via per raggiungere le Indie

I viaggi di Colombo

● Il re del Portogallo, Giovanni II, non finanzia il progetto presentatogli da Cristoforo Colombo, non persuaso della fondatezza e disinteressato ad investimenti al di fuori della strategia di espansione africana

● Isabella di Castiglia approva la proposta, concede il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte

● Colombo con tre caravelle approda a San Salvador il 12 ottobre 1492 (è la scoperta dell’«Otro Mundo»). Con tre spedizioni successive (1493, 1498, 1502) gli spagnoli raggiungono il Messico, le coste dell’America Latina, l’Honduras.

La spartizione del globo

  1. Con la Bolla Inter coetera il papa Alessandro VI Borgia legittima la conquista spagnola, ma il Portogallo non accetta i termini della decisione papale e avvia negoziati volti a garantire l’espansione portoghese
  2. Il Trattato di Tordesillas (1494) stabilisce la spartizione dell’ecumene extra europeo, per mezzo di un meridiano (la rraya), in 2 zone: spagnola (ovest) e portoghese (est) e evidenzia la crisi del papato e l’ascesa del prestigio delle monarchie.

Le tappe della conquista

  1. 1492-1520  conquiste caraibiche della Giamaica, Portorico e

                       Cuba; esplorazione dello Yucatán; iniziative volte al

                       consolidamento dei diritti della Corona (Casa de 

                       contractaciòn, 1503)

 

  1. 1519    Spedizione di Cortés in Messico (sottomette gli

                       Aztechi)

 

  1. 1522    Spedizione di Pizarro in Perù (1533: conquista di

                        Cuzco, capitale dell’Impero Inca)

 

  1. 1540    Conquista del Cile

 

  1. 1550                Conquista della Bolivia e della regione del Rio de la

                        Plata

I caratteri

● Controllo militare ed economico grazie alla fondazione di città

● Genocidi e sfruttamento delle popolazioni indigene con la conseguente distruzione delle loro identità

● La presenza tra i Conquistadores di soldati, avventurieri, agricoltori, attirati dal miraggio dell’oro e di missionari spinti alla conquista delle anime influenzò la colonizzazione

  1. Furono favorite le immigrazioni dall’Europa e si fece ricorso alla deportazione di schiavi dall’Africa

Il governo delle colonie

● Organismi che affiancavano il sovrano:

    In Spagna: Consiglio delle Indie, Casa di Contractaciòn a Siviglia (cause civili e penali per commercio e controllo navigazione)

    Nelle colonie: i vicereami della Nuova Spagna e del Perù

                                 -  giudici per le circoscrizioni giudiziarie = audiencias)

                                 -  vescovi (22 diocesi) e prelati

  1. Creazione dell’encomienda: adattamento di un istituto spagnolo simile al feudo, ma non ereditario. Le terre venivano date in commenda (godimento) ad un colono che esigeva tributi e prestazioni in danaro.

Le cause della rapida distruzione delle popolazioni autoctone:

  1. Notevole superiorità tecnologica degli europei dotati di armi da fuoco, balestre, corazze impenetrabili per le armi in dotazione agli indigeni e cavalli che consentivano potenza e mobilità ad essi sconosciute.

● Assenza di anticorpi contro le malattie portate dai conquistadores

● Distruzione del sistema economico e culturale realizzata tramite la sottomissione e il brutale sfruttamento delle popolazioni autoctone

 

I limiti dell’imperialismo spagnolo

La Spagna sceglie la via della rendita coloniale.

   I ceti dirigenti appaiono restii agli investimenti ed orientati verso gli impieghi nella burocrazia e nell’esercito.

 

L’America e la coscienza europea del Cinquecento 

► La conquista del nuovo mondo innescò un ampio dibattito negli ambienti colti del vecchio continente, investendo in pieno la coscienza europea, al di là delle differenze di accentuazione tra paese e paese.

 

  1. Juan Gines de Sepulveda sostenne in un’opera del 1547 la tesi dell’esistenza di uomini schiavi per natura, giustificando in tal senso tutto l’operato dei conquistadores

 

  1. Bartolomeo de Las Casas prese posizione in difesa degli indigeni d’America, riconoscendo la validità dei loro ordinamenti economici e politici, del modello di società  e delle loro virtù morali (Brevissima relazione sulla distruzione delle Indie).

 

Fonte: http://newpolitik.files.wordpress.com/2010/11/3-le-scoperte-geografiche.doc

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Grandi scoperte geografiche riassunto

LE SCOPERTE GEOGRAFICHE

 

  1. ALLE ORIGINI DELLE SCOPERTE

 

  • Dal XV secolo gli europei oltrepassano i confini del loro mondo con lunghe navigazioni, per varie ragioni:
  • Innovazioni tecniche alle imbarcazioni
  • Necessità di espandersi economicamente
  • Far fronte all’avanzata turca (avevano bloccato i traffici con l’Oriente via Bosforo)
  • I primi finanziamenti arrivarono dalla Spagna e dal Portogallo: es. Enrico il Navigatore (1394-1460), quarto figlio di Giovanni I re del Portogallo, che tra l’altro diede grande impulso all’astronomia e FINANZIO’ l’apertura di accademie per le scienze geografiche
  • I traffici commerciali si spostano dall’Oriente all’Occidente causa Turchi: Spagna e Portogallo muovono verso l’Atlantico. Genova causa ottomani, indirizza i suoi traffici verso la Spagna e il Portogallo che diventano in breve le basi commerciali più importanti: di qui partirono le GRANDI ESPLORAZIONI
  • Migliorano le tecniche di navigazione:
  • le galee non erano adatte a lunghe navigazioni lontano dalla costa: nascono la CARACA (nave mercantile enorme: 600 tonnellate) e LA CARAVELLA : imbarcazione piccola, maneggevole e veloce con due o tre alberi e un equipaggio di solo 20-30 marinai: vele triangolari (tipo latino) o quadrate
  • importante fu l’astrolabio (inventato nel II sec. a.C. da Ipparco di Nicea, fu introdotto in Europa dagli Arabi solo nell’XI secolo e usato comunemente solo nel XV, con la necessità di grandi navigazioni) per poter determinare con precisione la propria posizione

 

  1. LE GRANDI ESPLORAZIONI

 

  • I Portoghesi nel XIV esplorarono 400 miglia di costa africana: commercio di pepe, avorio, schiavi, oro: VASCO DE GAMA ricevette l’incarico dal re del Portogallo di trovare una via alle Indie passando dall’Africa, seguendo le te rotte segnate da BARTOLOMEO DIAZ: 8 luglio 1497 parte da Lisbona, supera il Capo di Buona Speranza, raggiunse il Mozambico e poi Calicut (India): si fa strada l’idea che navigando verso Ovest si possa arrivare alle Indie evitando il blocco Ottomano
  • CRISTOFORO COLOMBO scopre l’America nel 1492: prima propose al re del Portogallo il finanziamento dell’impresa, ma questi si dimostrò scettico e favorevole alle rotte africane (cfr. Vasco de Gama). Si rivolse dunque agli Spagnoli che lo appoggiarono. Parte dal Palos il 3 agosto 1492, fa tappa alle isole Canarie e con le sue tre caravelle (Nina, Pinta e Santa Maria) raggiunge il 12 ottobre le isole dei Caraibi nell’arcipelago delle Bahamas, proseguendo poi per Cuba e Haiti, convinto di essere arrivato in Cina. Tornò dicendo di essere approdato in Giappone e nessuno si accorse dell’errore. Le sue spedizioni successive furono DELUDENTI economicamente: non portò mai grandi ricchezze
  • Le imprese di Colombo spinsero i re a nuove esplorazioni.
  • Giovanni CABOTO, veneziano, doveva raggiungere la Cina su incarico del re d’Inghilterra E nrico VII, ma arrivò a Terranova (Canada) 
  • Pedro Alvares CABRAL, partì per le Indie sulle orme di De Gama, ma raggiunse il Brasile e ne prese possesso a nome del Portogallo
  • Amerigo VESPUCCI nel 1501, costeggio le coste dell’America Meridionale fino in Patagonia e capì che si trattava di una terra nuova, non delle Indie
  • 1519: la terra viene circumnavigata da Ferdinando MAGELLANO (Portogallo, Brasile, Patagonia, Filippine, oceano indiano, capo di Buona Speranza, Portogallo)

 

  1. UNA NUOVA RETE MONDIALE DI COMMERCI

 

  • Spagna e Portogallo si dividono il nuovo mondo, contendendoselo fino al trattato di Tordesillas del 1494: due zone di influenza: Spagnola (a ovest), Portoghese (a est), secondo due meridiani immaginari, uno a 370 leghe a ovest delle isole di Capo Verde e uno in corrispondenza delle Filippine. Così nel XVI secolo quindi la Spagna controlla le rotte verso l’America centrale e il Portogallo quelle verso le Indie
  • Si introducono nuovi generi alimentari: pomodoro, patata, mais, cacao, che però divennero tardi di uso quotidiano. Es. fino al XVII secolo la patata era utilizzata come mangime per gli animali. Arrivarono anche oggetti preziosi (es. porcellane cinesi e giapponesi)

Fonte: http://scateniamoci.files.wordpress.com/2012/10/appunti-schematici-umanesimo-e-rinascimento-scoperte-geografiche.doc

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Grandi scoperte geografiche riassunto

Le esplorazioni portoghesi delle coste dell’Africa

 

Il Portogallo, sito all’estremità occidentale dell’Europa, era in posizione favorevole per decollare; nel 1253 aveva ultimato la riconquista, contro l’Islam, del suo territorio; aveva la mani libere per agire all’esterno; la presa di Ceuta, nel 1415, a sud dello stretto di Gibilterra, lo aveva introdotto nei segreti dei traffici a distanza, e ne aveva risvegliato lo spirito aggressivo delle crociate; gli si apriva così la porta per viaggi ed esplorazioni e per progetti ambiziosi lungo la costa africana. Ora, al momento opportuno, dispone di un eroe, l’infante Enrico il Navigatore (1394-1460), quinto figlio del re Giovanni I e gran maestro del ricchissimo Ordine di Cristo, il quale dal 1413 ha stabilito la sua residenza a Sagres, vicino al Capo San Vincenzo, all’estremità meridionale del Portogallo; circondato da uomini di cultura, da cartografi e da navigatori, sarà l’appassionato ispiratore dei viaggi di scoperta che cominceranno nel 1416, un anno dopo la presa di Ceuta.

L’ostilità dei venti, il carattere del tutto inospitale delle coste sahariane, i timori che esse ispiravano o che i portoghesi diffondevano per nascondere il segreto della loro navigazione, il difficile finanziamento delle spedizioni, la loro scarsa popolarità; tutto ritardò l’esplorazione dell’interminabile litorale del continente nero, che andò avanti al rallentatore: Capo Bojador nel 1416, Capo Verde nel 1445, superamento dell’equatore nel 1471, scoperta della foce del Congo nel 1482. Ma l’avvento di Giovanni II (1481-95), un re che nutriva passioni per le spedizioni marittime, un nuovo Navigatore, accelerò le cose alla fine del secolo XV: nel 1487 Bartolomeo Diaz raggiunse l’estremità meridionale dell’Africa, che battezzò Capo delle Tempeste e alla quale il re diede poi il nome di Capo di Buona Speranza. Fin da allora tutto era pronto per il viaggio di Vasco Da Gama, che per mille ragioni si compì soltanto dieci anni più tardi.

Per tutti questi anni i navigatori portoghesi hanno accumulato una straordinaria esperienza dei venti e delle correnti dell’Oceano Atlantico.[…] Fin dall’inizio nessuna nave, nessun porto dell’Oceano Indiano furono in grado di resistere ai cannoni delle loro flotte; fin dall’inizio, le navigazioni degli arabi furono troncate, ostacolate, disperse. […Queste prime esplorazioni portoghesi] si conclusero con il clamoroso successo costituito dall’arrivo del pepe e delle spezie a Lisbona: nel suo piccolo, una rivoluzione.[…]

 

(Tratto liberamente da  F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo, Einaudi, Torino, 1982, pp. 123-124)

 

Esercizi:

Individua, servendoti dell’atlante storico e di quello geografico, tutti i luoghi menzionati nel testo.

Crea una cartina in cui vengono messe in evidenza le tappe dell’esplorazione portoghese delle coste dell’Africa; fai in modo che sia chiara la relazione tra lo scorrere del tempo e l’avanzamento dell’esplorazione.

Per quali motivi l’esplorazione subì un rallentamento?

Per quali motivi secondo la spiegazione tradizionale, che qui Braudel riferisce,  i portoghesi erano avvantaggiati nell’esplorazione dell’Atlantico?

 

Le motivazioni che hanno spinto l’Europa all’espansionismo.

 

Dopo aver presentato i fatti, in questa sezione e nella successiva gli allievi sono invitati a riflettere sui motivi che hanno spinto spagnoli e portoghesi a gettarsi nell’avventura dell’esplorazione; a cercare di capire perché è stata l’Europa occidentale ad espandersi oltremare e non la Cina, per esempio.

Per coinvolgere e motivare maggiormente gli allievi sarebbe bene iniziare questa parte cercando di farli partecipare in prima persona stimolandoli ad avanzare liberamente le loro ipotesi; solo  successivamente si dovrebbero leggere alcune interpretazioni degli storici e confrontare le risposte date dai ragazzi con quelle degli studiosi. Il lavoro sull’analisi delle motivazioni degli europei può essere svolto sia collettivamente, sia per gruppi. In ogni caso è bene che l’insegnante faccia emergere le diverse interpretazioni che gli storici hanno dato di tale fenomeno e insista sull’interpretazione di Wallerstein che sottolinea il peso determinante della ricerca di generi di largo consumo. Per quanto riguarda le giustificazioni ideologiche e religiose della conquista si può utilizzare la bolla Inter coetera in cui il Papa invita i re cattolici alla conquista e alla conversione.

Il tempo e il livello di approfondimento da dedicare a questo argomento dipende dalla programmazione generale dell’anno e dal livello della classe. E’ possibile sia selezionare solo alcuni dei testi proposti, sia aggiungerne degli altri; sarebbe inoltre auspicabile una collaborazione interdisciplinare con l’insegnante di Educazione Tecnica, per evidenziare l’interessante tema delle innovazioni tecniche legate alla navigazione marittima con la caravella.

In un primo brainstorming sulle motivazioni che hanno spinto portoghesi e spagnoli ad intraprendere i viaggi d’esplorazione, l’insegnante invita gli alunni ad avanzare risposte alle domande: Per quali motivazioni voi intraprendereste un viaggio? Che cosa è necessario per far riuscire il viaggio? Che cosa – secondo voi - può aver spinto Colombo, Cabral, Magellano, ecc. a intraprendere i loro viaggi? I risultati vengono raggruppati per tipologia sulla lavagna o su di un cartellone e svolgeranno la funzione di ipotesi da verificare successivamente.

Poi si passa ad analizzare i documenti storici e i testi storiografici che affrontano il tema delle motivazioni ai viaggi. Si può procedere in due modi o leggendo insieme tutti i testi o facendo leggere alcuni testi ad un gruppo ed altri testi ad un altro gruppo: il vantaggio del primo metodo consiste in una più sicura assimilazione dell’argomento da parte di tutti, quello del secondo uno stimolo ad una maggiore autonomia da parte dei ragazzi.

I testi che proponiamo sono i seguenti:

1. Le motivazioni portoghesi all’esplorazione, dalla Relazione di Alvise Ca’ da Mosto;

2. La spinta alle esplorazioni, dalla Lettera al canonico Fernam Martins di Paolo dal Pozzo Toscanelli;

3. Le motivazioni di Cristoforo Colombo, dal Giornale di bordo di Cristoforo Colombo.

3. Navigazione dei Portoghesi e degli Spagnuoli nel decimoquinto e nel decimosesto secolo, di Francesco Guicciardini

4. Espansione europea: pretesti, motivi, mezzi, da Carlo Maria Cipolla, Vele e cannoni.

5. Il valore delle spezie,  da Hauser e Renaudet, L’età del Rinascimento e della Riforma.

6. Che cosa cercano gli esploratori portoghesi? da Immanuel Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna, I.

Come già detto non è necessario leggere tutti i testi; l’importante è far emergerer le varie tipologie di motivazioni e costruire delle tabelle e degli schemi che permettano un loro confronto. Alla fine di ogni testo vengono proposti degli esercizi per la comprensione di quel testo; alla fine del gruppo di testi esercizi ricapitolativi che servono a mettere a confronto le varie motivazioni. L’attività è piuttosto complessa e potrà essere svolta parte in classe, parte a casa.

Dopo aver raccolto le varie motivazioni dai testi, si confrontano con quelle intuitive che i ragazzi hanno proposto nel brainstorming. Probabilmente, per questa attività saranno necessarie almeno due ore in classe.

 

Le motivazioni portoghesi alle esplorazioni

 

 

Essendo io, Alvise Ca’ da Mosto, il primo veneziano che abbia  navigato il mare Oceano fuori dello stretto di Gibilterra verso mezzogiorno, ed avendo veduto in questo mio viaggio molte cose nuove e degne di notizia, ho deciso di scriverne secondo verità.

Dovete sapere che il primo ad avere, ai nostri tempi, l’idea di far navigare questa parte del mare Oceano è stato l’Infante Don Enrico di Portogallo. Per quanto egli possa essere lodato per i suoi studi di astronomia e di astrologia, io non ne parlerò. Dirò soltanto che, essendo di gran cuore e di sublime ingegno, si dedicò tutto alla milizia di Nostro Signore, combattendo per la fede contro i Mori. [...] Infine, nella ricerca di ogni possibile via per danneggiarli, pensò di spedire caravelle armate lungo la costa del regno di Fez che si affacciava sul mare. E così fece, di anno in anno, arrecando molti danni ai Mori. Ogni anno le navi si spingevano più avanti, finché arrivarono ad un capo chiamato Non, perché nessuno appunto lo aveva mai superato.

Don Enrico, desiderando saper di più su quelle terre, decise di far oltrepassare questo capo. Essendo le caravelle portoghesi le migliori navi a vela che vanno per il mare, egli riteneva che potessero navigare dappertutto, e così, desideroso di scoprire cose nuove e di conoscere le popolazioni di quei paesi e di attaccare i Mori, armò tre caravelle che oltrepassarono di cento miglia il capo Non, navigando il giorno e approdando di notte. Non si trovarono né gente né abitazioni, solo sabbia. L’Infante le mandò di nuovo l’anno dopo e di nuovo non si trovò nulla. Per farla breve, Don Enrico, sapendo dai suoi studi che si sarebbero dovute trovare genti e abitazioni, mandò tante altre volte in esplorazione le sue caravelle, finché si riuscì a sapere che alcune parti erano abitate […] In questo modo furono anche scoperte le terre dei primi negri.

 

(da Alvise Ca’ da Mosto, Relazione).

 

Esercizi:

 

1. Sottolinea in colori diversi:

  1. di che cosa si occupa l’infante di Portogallo;
  2. i motivi che lo spingono ad organizzare viaggi di esplorazione;
  3. cosa permette ai portoghesi di intraprendere viaggi così insidiosi.

 

2. Individua su una carta il regno di Fez e il capo Non

 

3. Che cosa pensa Alvise Ca’ da Mosto delle navi portoghesi?

 

La spinta alle esplorazioni

 

A Fernam Martins, canonico di Lisbona, Paolo fisico, salute.

Molto piacere ebbi di sapere da te della grazia e familiarità di cui godi presso il vostro generosissimo e magnifico principe. Avendo io altra volta discorso con te di una navigazione alla regione delle spezie più breve di quella che voi seguite per andare in Guinea, ora il Serenissimo re mi chiede qualche spiegazione, anzi piuttosto una dimostrazione materiale che renda comprensibile quella navigazione anche ai mediocremente dotti. Io quindi, quantunque riconosca che questo si possa mostrare con la forma di sfera, che è quella del mondo, tuttavia per rendere più chiara agli altri e a me più agevole la cosa determinai di mostrare quella via marittima con una carta navigatoria simile a quelle che si sogliono fare comunemente. Rimetto dunque a sua Maestà una carta fatta con le mie mani, nella quale si trovan disegnati i vostri lidi e le isole dalle quali il viaggio si dovrebbe incominciare, sempre verso Occidente e i luoghi ai quali si dovrebbe giungere [...] e quanto spazio ossia quante miglia converrebbe percorrere per giungere ai luoghi fertilissimi di ogni specie di aromi e di gemme.

E non vi meravigliate se chiamo parti occidentali quelle dove sono gli aromi, mentre comunemente si chiamano orientali, poiché quelli che navigheranno continuamente a ponente per mezzo della navigazione, raggiungeranno dette regioni, mentre se si va per via di terra e rimanendo sempre nel nostro emisfero, si troveranno ad oriente [...1.

Questo paese [Catai] merita davvero di essere cercato dai Latini, non solamente pei lucri ingenti che se ne possono trarre di oro, argento, gemme d’ogni specie ed aromi che fino a noi non giungono, ma anche per acquistare pratica coi dotti uomini, filosofi ed astrologi, per le cui arti e invenzioni quella magnifica regione fiorisce, nonché con quelli che colà dirigono le guerre.

 

(da Paolo dal Pozzo Toscanelli, Lettera al canonico Fernam Martins, 1474)

 

Esercizi:

 

1. Il testo che hai appena letto è

  1. un trattato;
  2. una lettera;
  3. un saggio;
  4. un discorso;

2. Chi è il destinatario dello scritto?

3. Che cosa viene allegato al testo che hai letto?

4. Toscanelli parla di due possibili modi per raggiungere il Catai. Quali sono?

5. In cosa consiste la novità proposta da Toscanelli?

6. Perché gli europei dovrebbero recarsi nel Catai?

7. Qualche europeo che conosci era già stato nel Catai? Seguendo quale via?

 

Le motivazioni di Cristoforo Colombo

 

 

Cristianissimi, Altissimi, Eccellentissimi e Potentissimi Principi, re e regina delle Spagne e delle isole del mare, signori nostri. In questo presente anno 1492 [...] le Altezze vostre [...] pensarono di spedire me, Cristoforo Colombo, alle predette contrade dell’India allo scopo di visitare quei principi, popoli e luoghi e di osservarne lo stato, ed oltre a ciò la maniera che si potrebbe seguire per la loro conversione alla nostra santa fede; e mi ordinarono che io non mi avviassi verso l’Oriente per via di terra, come si costuma fare, ma prendessi invece la via dell’Occidente, per la quale sappiamo in modo positivo che nessuno fino ad oggi è giammai passato.[…]

In trentatré giorni io sono passato dalle isole di Canaria alle Indie con l’armata che gli illustrissimi re e regina nostri signori mi affidarono, e dove ho scoperto moltissime isole popolate di gente infinita, delle quali tutte ho preso possesso per le loro Altezze con bando e bandiera reale spiegata senza che nessuno mi si opponesse. Alla prima che io incontrai posi il nome di San Salvador.

 

(dal Giornale di bordo di Cristoforo Colombo)

 

 

Esercizi:

 

Rispondi alle seguenti domande:

1. Per conto di chi Cristoforo Colombo compie il viaggio?

2. Quale teoria sta seguendo per raggiungere le Indie?

3. Quanto tempo impiega Colombo ad attraversare l’oceano?

4. Dove pensa di essere arrivato?

5. Dove è arrivato in realtà (cerca l’isola di San Salvador su un atlante)?

6. In che anno Colombo scopre questa nuova terra?

 

LA PRIMA DIVISIONE DEL MONDO FRA SPAGNA E PORTOGALLO

 

 

 

Subito dopo la scoperta dell’America da parte di Colombo sorsero contrasti fra Spagna e Portogallo sulle rispettive sfere di influenza nelle terre ancora da scoprire. Per dirimere la controversia, con l’intervento del papa Alessandro Vi, i due sovrani firmarono un trattato il 7 giugno 1494 nella città di Tordesillas L’anno prima, con la bolla Inter coetera, il papa aveva definito i compiti che affidava ai sovrani: sottomettere gli altri popoli e coventirli al cristianesimo.

 

La bolla Inter coetera, Alessandro VI, 1493

 

[...] avete inviato Cristoforo Colombo [...] con uomini e navi […] per il mare Oceano, trovarono isole remotissime e anche terre da altri finora non scoperte [...].

Tenendo presente in maniera particolare lo scopo del trionfo e della diffusione della fede cattolica (come è giusto che facciano re e principi cattolici) vi siete proposti di assoggettare col favore della divina clemenza le terre e isole suddette e i loro abitanti, e di ricondurli alla fede cattolica […]   

E affinché [...] vi assumiate un compito così importante più liberamente e con maggior impulso, di nostra iniziativa, per nostra pura liberalità, e con la pienezza dell’autorità apostolica, doniamo e assegniamo in perpetuo, a voi e ai vostri eredi e successori (re di Castiglia e di Leon), per l’autorità di Dio onnipotente a noi concessa, tutte le isole e terre trovate e da trovare, scoperte e da scoprire, nella parte verso occidente e mezzogiorno delimitata da una linea tracciata partendo dal polo artico, o settentrionale, giungendo al polo antartico, o meridionale.

 

 

 

Il trattato di Tordesillas tra Spagna e Portogallo, 1494

 

Per amor di pace e di concordia e per la conservazione delle buone relazioni […] (tra) il re di Portogallo [...] e il re e regina di Castiglia e d’Aragona […] i loro rappresentanti [...] hanno convenuto e concordano che sia fissata una delimitazione attraverso il detto mare Oceano a mezzo di una linea retta o raya da polo a polo, vale a dire dal polo Artico al polo Antartico, ossia da nord a sud, la qual raya o linea sarà tirata diritta, come detto, ad una distanza di 370 leghe ad occidente delle isole del Capo Verde, [...] e che tutte le terre, sia isole che terraferma, trovate e scoperte in avvenire, dal predetto re del Portogallo e dalle sue navi, da questa banda ad oriente della suddetta raya o linea, [...] apparterranno al detto re del Portogallo e ai suoi successori per sempre, e che in tutte le altre terre, isole o terraferma, trovate o da trovare in avvenire, scoperte o da scoprire dai predetti Re o Regina di Castiglia e d’Aragona, ecc. e dalle loro navi ad occidente di detta linea [.. . ] apparterranno e rimarranno in possesso per sempre ai detti Re e Regina di Castiglia e di Leon, ecc. e ai loro successori [...].

 

 

 

Esercizi:

 

1. Sottolinea in colori diversi:

che cosa concede il papa ai sovrani di Spagna e Portogallo;

in base a che cosa il papa fa questa concessione;

quali sono gli scopi della conquista secondo il papa.

 

2. Rispondi con un breve testo alla seguente domanda:

Secondo il papa per quale motivo è giusto che Spagna e Portogallo sottomettano altri stati?

 

 

Navigazione dei Portoghesi e degli Spagnuoli nel decimoquinto e nel decimosesto secolo

 

Non aveva dato tanta molestia ai Veneziani la guerra dei Turchi, quanta molestia e detrimento1 dette l’essere stato intercetto2 dal Re di Portogallo il commercio delle spezierie:3 le quali i mercatanti e i legni4 loro conducendo da Alessandria, città nobilissima, a Venezia, spargevano, con grandissimo guadagno, per tutte le provincie della cristianità. Hanno cominciato già molti anni sono, i re di Portogallo a costeggiare, per cupidità di guadagni mercantili, l’Affrica: e condottisi a poco a poco insino all’isole del Capo verde, dette dagli antichi, secondo l’opinione di molti, l’isole Esperide; preso di mano in mano maggior animo; venuti con lungo circuito, navigando verso il mezzodi,5 al Capo di buona speranza, promontorio più distante che alcun altro dell’Affrica dalla linea equinoziale;6 e da quello volgendosi all’oriente hanno navigato per l’Oceano insino al seno7 Arabico e al seno Persico. Nei quali luoghi i mercatanti d’Alessandria solevano comperare le spezierie (parte nate quivi; ma che la maggior parte vi sono condotte dalle isole Molucche, e altre parti dell’India; e dipoi per terra, per cammino lungo, e pieno d’incomodità8 e di molte spese) per condurle in Alessandria, e quivi venderle ai mercatanti veneziani. I quali, condottele a Venezia, ne fornivano tutta la cristianità: ritornandone loro grandissimi guadagni. Perché, avendo soli in mano le spezierie, costituivano i prezzi ad arbitrio loro: e coi medesimi legni coi quali le levavano d’Alessandria, vi conducevano moltissime mercatanzie; e i medesimi legni i quali portavano in Francia, in Fiandra, in Inghilterra e in altri luoghi le spezierie, tornavano medesimamente a Venezia carichi di altre mercatanzie. La quale negoziazione aumentava medesimamente molto l’entrate della repubblica, per le gabelle e passaggi.9

Ma i Portoghesi, condottisi per mare da Lisbona, città regia di Portogallo, in quelle parti remote; e fatto amicizia nel mare Indico,10 coi re di Calicut,11 e di altre terre vicine; e dipoi, di mano in mano, penetrati nei luoghi più intimi; ed edificate in progresso di tempo fortezze nei luoghi opportuni; e con alcune città del paese confederatisi, altre fattesi con l’armi suddite; hanno trasferito in sé quel commercio di comperare le spezierie, che prima solevano avere i mercatanti d’Alessandria; e conducendole per mare in Portogallo, le mandano poi, eziandio12 per mare, in quei luoghi medesimi nei quali le mandavano prima i Veneziani. Navigazione certamente meravigliosa, e di spazio di miglia sedicimila, per mari al tutto incogniti, sotto altre stelle, sotto altri cieli, con altri instrumenti (perché passata la linea equinoziale, non hanno più per guida la tramontana, e rimangono privati dell’uso della calamita),13 né potendo per tanto cammino toccare se non a terre non conosciute, diverse di lingue, di religioni e di costumi, e del tutto barbare e inimicissime dei forestieri. E nondimeno, non ostante tante difficoltà, si hanno fatta in progresso di tempo questa navigazione tanto familiare, che, ove prima consumavano a condurvisi dieci mesi di tempo, la finiscono oggi comunemente, con pericoli molto minori in sei mesi.

Ma più maravigliosa ancora è stata la navigazione degli Spagnuoli, cominciata per invenzione di Cristofano Colombo genovese: il quale, avendo molte volte navigato per il mare Oceano, e congetturando per l’osservazione di certi venti quello che poi veramente gli succedette; impetrati dal Re14 di Spagna certi legni, e navigando verso l’occidente; scoperse, in capo di trentatre di, nell’ultime estremità del nostro emisperio,15 alcune isole, delle quali prima niuna notizia si aveva: felici per il sito del cielo, per la fertilità della terra e perché (da certe popolazioni fierissime in fuora,16 che si cibano dei corpi umani) quasi tutti gli abitatori, semplicissimi di costumi, e contenti di quel che produce la benignità della natura, non sono tormentati né da avarizia né da ambizione. Ma infelicissime perché, non avendo gli uomini né certa religione, né notizia di lettere; non perizia di artifici,17 non armi, non arte di guerra, non scienza, non esperienza alcuna delle cose; sono, quasi non altrimenti che animali mansueti, facilissima preda di chiunque gli assalta. Onde, allettati gli Spagnuoli dalla facilità dell’occuparle, e dalla ricchezza della preda (perché in esse sono state trovate vene abbondantissime d’oro) cominciarono molti di loro, come in domicilio proprio, ad abitarvi. E penetrato Cristofano Colombo più oltre, e dopo lui Amerigo Vespucci fiorentino, e successivamente molti altri; hanno scoperte altre isole, e grandissimi paesi di terra ferma: e in alcuni di essi (benché in quasi tutti il contrario), e nell’edificare pubblicamente e privatamente, e nel vestire, e nel conversare, costumi e pulitezzal8 civile:

ma tutte genti imbelli,19 e facili a essere predate. Ma tanto spazio .di paesi nuovi, che sono senza comparazione maggiore spazio, che l’abitato che prima era a notizia nostra. Nei quali distendendosi con nuove genti e con nuove navigazioni gli Spagnuoli; e ora cavando oro e argento delle vene che sono in molti luoghi, e delle rene dei fiumi,20 ora comperandone per mezzo di cose vilissime,21 dagli abitatori; ora rubando il già accumulato; ne hanno condotto nella Spagna infinita quantità: navigandovi privatamente (benché con licenza del Re) e a spese proprie molti; ma dandone ciascuno al Re la quinta parte di quello che o cavava o altrimenti gli perveniva nelle mani.

Anzi è proceduto tanto oltre l’ardire degli Spagnuoli, che alcune navi, essendosi distese verso il polo antartico gradi cinquantatre,22 sempre lungo la costa di terra ferma; e dipoi entrati in uno stretto mare; e da quello, per amplissimo pelago,23 navigando nell’oriente; e dipoi ritornando per la navigazione che fanno i Portogallesi; hanno, come apparisce manifestissimamente, circuito24 tutta la terra. Degni, e i Portogallesi e gli Spagnuoli, e precipuamente Colombo, inventore di questa più maravigliosa e più pericolosa navigazione, che con eterne laudi sia celebrata la perizia, l’industria, l’ardire, la vigilanza e le fatiche loro; per le quali è venuta al secolo nostro notizia di cose tanto grandi e tanto incognite. Ma più degno di essere celebrato il proposito loro, se a tanti pericoli e fatiche gli avesse indotti, non la sete immoderata dell’oro e delle ricchezze, ma la cupidità o di dare a sé stessi e agli altri questa notizia, o di propagare la fede cristiana: benché questo sia in qualche parte proceduto per consequenza. Perché in molti luoghi sono stati convertiti alla nostra religione gli abitatori. Per queste navigazioni si è manifestato essersi nella cognizione della terra ingannati in molte cose gli antichi: passarsi oltre alla linea equinoziale; abitarsi sotto la torrida zona. Come medesimamente contro l’opinione loro, si è, per navigazione di altri, compreso, abitarsi sotto le zone propinque ai poli; sotto le quali affermavano non potersi abitare, per i freddi immoderati, rispetto al sito del cielo tanto remoto dal corso del sole.

 

(da Francesco Guicciardini, Storia d’Italia, libro VI)

 

1.      detrimento: danno.

2.      intercetto: intercettato.

3.      spezierie: spezie.

4.      legni: navi.

5.      verso il mezzodi: verso sud.

6.      linea equinoziale: l’equatore.

7.      seno: golfo.

8.      incomodità: disagi.

9.      La quale.., passaggi: questo tipo di mercato era gravato da imposte e guadagni relativi alle molte intermediazioni

10.   Indico: dell’india.

11.    Calicut: porto indiano

12.    eziandio: altresì.

13.    (perché... calamita): oltrepassato l’equatore (cioè nell’emisfero australe) non si possono usare gli stessi punti di                             riferimento astronomici e gli stessi strumenti che vengono impiegati nell’emisfero boreale.

14.    impetrati dal Re: avendo ottenuto dal Re.

15.    emisperio: emisfero.

16.    da certe... in fuora: eccetto alcune popolazioni ferocissime.

17.    non... artifici: non hanno capacità di costruire oggetti complessi.

18.    pulitezza: cortesia.

19.    imbelli: pacifiche.

20.    rene dei fiumi: sabbie del greto dei fiumi.

21.    vilissime: di nessun valore.

22.    gradi cinquantatre: di latitudine sud.

23.    pelago: mare (si tratta dell’oceano Pacifico).

24.    circuito: circumnavigato.

 

Per capire il testo

 

Anche questo brano di Guicciardini si occupa di un argomento storico, anzi storico-economico: in esso si possono rilevare le doti analitiche dell’autore, che individua con precisione i molti elementi che determinano l’importanza delle scoperte geografiche del Cinquecento.

 

1.     Qual è il primo argomento di cui Guicciardini  ci parla?

2.     Con quali espressioni l’autore manifesta la sua ammirazione per l’impresa compiuta dai portoghesi? Quali difficoltà ne mette in luce? Quali progressi ne evidenzia?

3.      Di quale altra scoperta geografica ci parla l’autore? Chi ne fu l’artefice? Con quali mezzi?

  1. Qual è la terza grande impresa ricordata dall’autore?
  2. Come descrive l’autore le popolazioni scoperte dagli Europei?
  3. Come spiega l’autore il fatto che gli Europei riuscirono a sottometterle’
  1. Quali furono secondo lui le motivazioni che spinsero gli Europei?

 

 

Attenzione allo stile

 

Il linguaggio di Guicciardini risulta  accessibile, ma il suo periodare è comunque ampio e complesso: sia per la ricchezza di particolari, sia per la complessità degli argomenti di cui vuole dare spiegazione. Possiamo rilevare nella sua prosa alcuni spunti declamatori e un certo moralismo. Che cosa ne pensi?

 

Nel complesso il linguaggio di questo autore ti è parso facile o troppo complesso e articolato? Sei riuscito a  seguire chiaramente i vari concetti espressi? Le connessioni logiche stabilite tra gli eventi ti sono risultate chiare?

perché?

 

L’espansione  europea: pretesti, motivazioni, mezzi 

 

 

Motivazioni e pretesti

 

A) Quando Vasco da Gama gettò l’ancora nel porto di Calicut un indigeno chiese cosa cercassero i portoghesi in Asia. La risposta di da Gama fu “cristiani e spezie”. Quando attaccò Malacca nel 1511, l’Albuquerque rammentò ai suoi ufficiali che essi dovevano dare il meglio di loro stessi nell’imminente battaglia per due ragioni: “Il gran servizio che renderemo a Nostro Signore cacciando i mori dal paese distruggendo la setta di Maometto… e il servizio che renderemo al nostro re Don Manoel prendendo questa città che è la fonte di tutte le spezie e le droghe”. Bernal Diaz, cercando i motivi che avevano spinto lui e i suoi simili verso le Indie, scrisse che essi avevano lascito l’Europa “per servire Dio e Sua Maestà, per portare la luce della fede a coloro che vivono nell’oscurità e per diventare ricchi come è nel desiderio di tutti”.

 

Note:

Conquistatore portoghese, secondo vicerè delle Indie (1509-1515). Occupata Goa nel 1510, estese e consolidò l’impero coloniale portoghese, conquistando le coste del Malabar, di Ceylon, delle penisole di Malacca, anello di congiunzione fra gli oceani Indiano e Pacifico.

2 Manoel I o Venturoso, re del Portogallo (1495-1521). Sotto di lui Vasco da Gama raggiunse le Indie e vi fu la scoperta del Brasile. Pose le basi dell’impero in Asia.

 

 

B) Che gli europei fossero molto spesso pervasi di zelo religioso e d’intolleranza è un fatto che non ha bisogno di dimostrazioni, ma questo elemento religioso fu certo più importante tra le forze che sostennero gli europei una volta arrivati oltremare che tra i motivi che li spinsero fuori d’Europa. Il fanatismo religioso alimentò l’audacia in battaglia, la capacità di resistenza nei cimenti, la truculenza nelle vittorie. Ma, missionari a parte, quando iniziavano il lungo e periglioso viaggio, gli europei fantasticavano più di oro che di anime perdute da far uscire dalle tenebre.

 

C) Le epidemie ricorrenti frenavano costantemente l’aumento della popolazione e in Europa non ci furono pressioni demografiche di qualche rilievo sino alla metà del diciottesimo secolo. D’altra parte il numero degli europei nei territori d’oltremare rimase sempre molto limitato sino al diciottesimo secolo. Coloro che lasciavano l’Europa erano pochi. Non tutti arrivavano a destinazione. E una buona percentuale di coloro che sopravvivevano alle fatiche del viaggio e ai pericoli della vita d’oltremare ritornavano in Europa non appena potevano.

 

 

D) L’espansione europea fu essenzialmente un’avventura commerciale. […] Una vasta gamma di opportunità economiche attirava gli europei oltremare. Il commercio delle spezie, naturalmente, prometteva sempre lucrosi risultati. Ma c’era dell’altro. Nel corso del quindicesimo secolo i portoghesi si spinsero sempre più lontano lungo la costa africana alla ricerca di avorio, ebano, schiavi, oro, grano e pesce. Nei secoli sedicesimo e diciassettesimo, quando si erano ormai stabilito nell’Oceano Indiano e nei mari della Cina, gli europei non si limitarono più al commercio delle spezie. La loro sfera d’azione si allargò a una vasta gamma di beni che andava dal salnitro al rame, alla seta, alla porcellana.

Inoltre, l’attività dei mercanti europei non era solo quella di rifornire l’Occidente di prodotti dell’Oriente: portoghesi, olandesi e inglesi divennero anche gli intermediari di una vasta rete di attività commerciali tra i vari paesi asiatici, e buona parte delle importazione europee furono in realtà pagate col reddito derivato da trasporti marittimi e da servizi commerciali.

 

Mezzi

 

        Il veliero armato creato dall’Europa atlantica nel corso dei secoli quattordicesimo e quindicesimo fu l’invenzione che rese possibile l’espansione europea. Il segreto della rapida e improvvisa ascesa dell’Europa atlantica era tutto lì:  l’abilità acquisita nell’impiego dei velieri e l’aver intuito che “le battaglie navali di questi tempi pervengono raramente ad abbordaggi o all’impiego massiccio di archi, frecce, pallettoni e spade, ma vengono decise dall’artiglieria”.

        Prima che i non europei assorbissero lo shock del primo contatto con i vascelli atlantici, in Europa economia e tecnologia progredivano e giunsero navi più efficienti e più numerose. Le caravelle e le caracche furono seguite dai galeoni. Le flotte portoghesi furono seguite dalle flotte di gran lunga più formidabili degli olandesi e degli inglesi.

        Grazie alle caratteristiche rivoluzionarie delle loro navi da guerra, gli europei in pochi decenni stabilirono il loro predominio sugli oceani.  Dopo pochi anni dall’arrivo dei vascelli europei nell’Oceano Indiano, per le navi non europee che non volevano essere fatte saltare in aria dai cannoni europei fu d’obbligo procurarsi permessi europei di navigazione. Gli oceani appartenevano ormai all’Europa.

 

(da Carlo Maria Cipolla, Vele e cannoni, Il Mulino, Bologna, 1999)

 

Esercizi:

 

Quali sono secondo l’autore i motivi che spingono gli europei a intraprendere i viaggi?

A tuo avviso, l’autore insiste principalmente su un motivo?

Che ruolo ha avuto la religione nella conquista europea?

A quale prodotto sono interessati inizialmente gli europei?

Quali sono gli altri beni attiravano gli europei secondo l’autore?

Gli europei si occupavano solo del commercio Oriente – Occidente o divennero anche “mercanti” che operavano tra i vari paesi asiatici?

Che cosa rese possibile, secondo l’autore, la conquista degli oceani da parte degli europei?

Quale tecnica di combattimento navale viene usata dagli europei?

Quale tecnica di combattimento navale è ormai superata?

 

 

IL VALORE DELLE SPEZIE

 

Può sembrarci strano che tanti sforzi siano stati tentati dal Portogallo contro Venezia, dalla Spagna contro il  Portogallo per assicurarsi il monopolio delle "spezie".

Ma il pepe, lo zenzero, il garofano e gli altri aromi, senza parlare dello zucchero, rappresentavano nella farmacopea, nell’arte culinaria e, di conseguenza, nel commercio internazionale del morente Medioevo una parte di cui difficilmente ci rendiamo conto; erano merci rare e preziose, che si vendevano a peso d’oro. Nelle condizioni difficili e pericolose della navigazione, si poteva pensare di armare flotte soltanto per il trasporto di merci che rappresentavano un altissimo valore specifico. Le spezie e, se scoperti nelle nuove terre, i metalli preziosi, erano dunque le sole ricchezze che potevano spingere i navigatori a lanciarsi con i loro legni, tra le cinquanta e le cento tonnellate, sugli oceani misteriosi.

A questo motivo di ordine economico si aggiungevano cause morali: desiderio di trovare nelle nuove terre anime da conquistare al Vangelo e forse di incontrare leggendarie popolazioni [...].

 

(da Hauser e  Renaudet, L’età del Rinascimento e della Riforma, Torino, Einaudi, 1957, p. 75)

 

 

MA NON C’ERANO SOLO LE SPEZIE

 

Che cosa cercavano gli esploratori portoghesi

Cercheremo di rispondere a questa domanda in termini di motivazioni e possibilità.

Le motivazioni erano comuni a tutta l’Europa, anche se alcune potevano farsi sentire più acutamente in Portogallo. Cosa cercavano gli esploratori portoghesi? Metalli preziosi e spezie, ci dicono i testi scolastici. Ciò era senza dubbio vero, fino a un certo punto….

La ricerca di oro attraverso le vie marittime fu indiscutibilmente uno degli interessi dei navigatori portoghesi…. Si cercavano oro e argento per avere una base monetaria per la circolazione in Europa, ma ancora di più per esportarla in Oriente…..In quest’epoca i rapporti tra l’Europa e l’Asia potrebbero essere riassunti come scambi di beni di lusso. Oro e argento fluivano all’est per decorare templi, palazzi e vesti delle classi aristocratiche asiatiche, e gioielli e spezie fluivano all’ovest.

Ma lo scambio di beni di lusso è insufficiente a spiegare un’impresa così colossale come l’espansione del mondo atlantico e tanto meno a spiegare la creazione di un’economia mondo europea. La spiegazione si trova nell’ambito dei beni di largo consumo.

L’Europa occidentale aveva bisogno nel XIV e XV secolo di cibo… e di combustibili.

L’espansione nelle isole mediterranee e atlantiche, e poi nell’Africa settentrionale e occidentale e al di là dell’Atlantico come pure nell’Europa dell’est, nelle steppe della Russia e infine nell’Asia centrale fornì cibo e combustibile. Essa estese la base territoriale del consumo europeo….Ci fu anche l’innovazione tecnologica che aumentò il rendimento agricolo….Il grano fu al centro della nuova produzione e del nuovo commercio nel XV e XVI secolo. All’inizio l’Europa trovò nelle foreste del Nord e nelle pianure del Mediterraneo le sue "Americhe interne", secondo l’acuta frase di Braudel. Ma le Americhe interne non bastavano. Vi fu dunque un’espansione ai confini, prima di tutto verso le isole…I cereali sono i generi di consumo fondamentali, ma non si edifica una buona dieta solo sulla base dei cereali.. Uno degli elementi più importanti nella dieta europea è lo zucchero che serve come fonte di calorie e come sostituto dei grassi… Anche lo zucchero fu uno dei motivi principali di espansione nelle isole. E, a causa del suo modo di produzione, con lo zucchero venne la schiavitù. Essa cominciò nel Mediterraneo orientale nel XII secolo e di lì si spostò verso ovest. L’espansione nell’Atlantico fu semplicemente la sua continuazione logica…Lo zucchero era un prodotto molto lucroso e richiesto… ma esauriva il terreno, tanto che esigeva sempre nuove terre… Anche carne e pesce erano richiesti. L’espansione delle zone di pesca fu uno dei momenti chiave delle prime esplorazioni portoghesi…La richiesta di carne fu uno dei motivi del commercio con l’Africa occidentale di spezie usate in sostituzione del pepe.

Oltre al cibo, l’altro grande bisogno di base era il legname,  per combustibile, per la costruzione di navi e case. Lo sviluppo economico medievale e la rozza tecnica di silvicoltura avevano portato ad un lento ma costante disboscamento dell’Europa occidentale, dell’Italia, della Spagna e delle isole del Mediterraneo.

Esisteva anche la necessità di vestiario. C’era il commercio di beni di lusso come la seta, ma stava anche nascendo l’industria tessile che aveva bisogno di materie prime per la lavorazione: coloranti per il cotone e la lana da tessere e resina che veniva usata per apprettare le sete.

Oro e argento erano richiesti in quanto preziosi per il consumo in Europa e per il commercio con l’Oriente (come si è detto), ma erano anche una necessità per l’espansione dell’economia europea.

Un’altra spinta alla esplorazione va ricercata nelle esigenze di lavoro di vari gruppi in Europa. I nobili feudatari ricavavano ora una rendita minore dalle loro terre e cercavano dunque di avere più terra da cui estrarre rendita….Se dunque ci chiediamo perché fu il Portogallo e non altre nazioni d’Europa ad espandersi oltremare una risposta ovvia è che i nobili in altri paesi furono più fortunati. Essi potevano intraprendere una espansione più facile, all’interno del loro paese, servendosi di cavalli anziché di navi. Il Portogallo, a causa della sua posizione geografica, non ebbe scelta.

Senza dubbio le espansioni oltremare erano legate anche agli interessi dei mercanti, i quali poterono trarre profitto dall’espansione del commercio, e agli interessi dei monarchi che cercavano di garantirsi sia la gloria che entrate per il loro regno. Ma è più possibile che la motivazione iniziale delle esplorazioni iberiche sia venuta in primo luogo proprio dagli interessi della nobiltà, in particolare dei cadetti che erano privi di terra. Solo quando la rete commerciale cominciò a funzionare i mercanti ne divennero entusiasti.

La causa dell’espansione fu la sovrappopolazione? Braudel afferma che il Mediterraneo occidentale era sicuramente sovrappopolato e porta come riprova le ripetute espulsioni degli ebrei e più tardi dei moriscos dai vari paesi. In effetti ciò di cui avevano bisogno la nobiltà e la borghesia era una forza lavoro più arrendevole di quella presente in Europa. Più che la quantità, il problema era dunque la qualità della popolazione.

Fino a questo punto abbiamo parlato di motivazioni, di bisogni materiali dell’Europa, ma non abbiamo ancora risposto completamente alla domanda: perché proprio  il Portogallo fra tutti gli stati d’Europa?

Dobbiamo dunque passare dal problema delle motivazioni a quello delle possibilità. Il Portogallo poteva fare questo passo perché:

Una prima, ovvia risposta si trova su tutte le carte geografiche. Il Portogallo si affaccia sull’Atlantico, vicinissimo all’Africa. Per quanto riguarda la colonizzazione delle isole atlantiche e l’esplorazione delle coste occidentali dell’Africa esso era evidentemente il paese più favorito. Inoltre le correnti oceaniche sono tali che era molto più facile, data anche la tecnologia del tempo, partire dai suoi porti.

Inoltre il Portogallo vantava anche una grande esperienza nel commercio a lunga distanza.

Un terzo fattore era la disponibilità di capitale. I Genovesi, grandi rivali dei Veneziani, avevano da tempo deciso di investire capitali nell’impresa commerciale iberica, e di favorire l’espansione d’oltremare.

Il Portogallo era uno stato forte, molto diverso dagli altri stati dell’Europa occidentale che nel XV secolo erano impegnati in guerre interne. Viveva infatti un periodo di pace in cui fiorivano gli imprenditori. Gli stessi nobili erano spinti a trovare sbocchi per le proprie energie al di fuori delle guerre. Godendo di stabilità, lo stato poteva quindi dedicarsi ad avventure commerciali lucrose.

Nel caso del Portogallo sembrava dunque esserci un vantaggio nella "scoperta del commercio" per molti gruppi: per lo stato, per la nobiltà, per la borghesia commerciale e persino per il sottoproletariato delle città.

 

(adattato da Immanuel Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna,Il Mulino, Bologna, 1978, pp. 52-62)

 

 

Fonte: http://www.donmilanicolombo.com/Unita_Didattiche_strutturate/materiali/Ecomondo_Strumenti_materiali_Motivazioni_Scoperte_Spagnoli_Portoghesi.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Grandi scoperte geografiche riassunto

 

 

2.  OCCUPAZIONI E  COLONIZZAZIONI : L’EGEMONIA EUROPEA SUL MONDO

 

 

Una delle prime carte che mostrano il “Nuovo Mondo”.

 

Nell’Europa medievale, il rifornimento di merci pregiate arrivava soprattutto attraverso l’intermediazione araba nei porti del Levante e poi attraverso il Mediterraneo. Venezia Genova sono le città che maggiormente si avvantaggiano di questi traffici: ma sarà Venezia a conservarne il controllo fino alla metà del ‘600.

Va detto che Genova non aveva esitato ad aiutare gli Ottomani, prima della conquista del 1453, con la sua tecnologia: dove prevaleva l’interesse commerciale, il contrasto religioso e ideologico, anche se proclamato dalla retorica politica, non impediva ai mercanti di avere rapporti con tutti.

Fondamentale per allargare le rotte fu lo sforzo del Portogallo durante il ‘400 in direzione della costa dell’Africa: una sorta di scoperta in progress, in cui ad ogni spedizione si affinavano le tecniche di navigazione e si acquisivano maggiori conoscenze delle isole, delle coste, dei venti. Si realizza insomma un vero know how tecnologico, in questo caso di tecnologia marittima. che poi permise anche i viaggi e le scoperte di Colombo.

 

Con l’obiettivo di fare concorrenza a Venezia negli scambi con l’Oriente, i portoghesi puntano alla circumnavigazione dell’Africa sulla base di un calcolo errato, pensando di trovare il mare, ossia il passaggio per l’India, appena a sud del deserto. Ricordiamo che nell’Europa medievale non c’era alcuna conoscenza dell’Africa sub-sahariana. Perciò l’idea di un’Africa “più corta” porta i portoghesi a spingersi in un’impresa che con conoscenze complete forse non avrebbero affrontato. Ma cercando il mare ‘vicino’ si spingono sempre più a Sud, e in questo modo, da un viaggio all’altro, accumulano una preziosa conoscenza delle coste, dell’oceano, dei venti, costruiscono fortezze e basi commerciali su cui appoggiarsi, e vanno sempre oltre, fino al Capo di Buona Speranza.

 

L’espansione europea è in qualche modo legata anche allo spirito del Rinascimento, alle maggiori conoscenze scientifiche e tecniche, allo sviluppo della matematica e del calcolo, alla rinascita della geografia come ‘scienza’.  

C’è anche un altro aspetto culturale da tenere presente, ossia la continuità con lo spirito di crociata del Medioevo: proprio fra XV e XVI secolo l’Europa cristiana riprende l’idea di recuperare i luoghi della terra santa. Ma l’impresa è resa impossibile dal controllo dei turchi in quelle zone, come dimostra la difficoltà che lo stesso Carlo V incontra quando tenta di sottrarre ai turchi alcune fasce costiere dell’Africa. Se non è più possibile, di fronte alla potenza turca, un’espansione armata in quei luoghi, allora l’aspirazione alla ‘crociata’ sembra volgersi altrove, verso l’evangelizzazione di altre zone, altri popoli.

 

I viaggi oltre l’oceano, le nuove rotte per l’Oriente, la prima circumnavigazione del globo di Magellano (1519-1521) segnano profondamente la percezione che gli  europei hanno di sé e della propria identità. Ma non è facile, e lo vedremo oltre, definire l’influenza che le scoperte di nuove terre e nuovi popoli hanno avuto sull’immagine dell’Europa: se da un lato la relativa facilità con cui gli Spagnoli riescono a imporsi su popolazioni ben più numerose e con un elevato grado di ricchezza e di cultura spinge ad elaborare le prime forme di dimostrazione della superiorità europea, dall’altro alcuni autori iniziano proprio da confronto con altre civiltà a trarre elementi di critica e di ridimensionamento della presunta superiorità della civiltà europea.

 

Dal punto di vista economico, è ben noto che in seguito all’allargarsi dei traffici, l’economia europea si avvia ad assumere una prima dimensione globale, con ripercussioni notevoli anche sugli equilibri interni al continente, specie nel Settecento, quando Francia e Inghilterra ingaggiano una serrata lotta per il controllo dei mari, e anche gli altri stati europei si lanciano in avventure coloniali o mercantili.

 

Ma prima di affrontare questi temi, dobbiamo fare una sintesi degli eventi, offrire alcuni dati necessari, e comprendere meglio i diversi tempi e forme della colonizzazione europea in altre parti del mondo.

 

  • Il mondo prima della ‘scoperta’

 

Difficile fare stime sulla popolazione del mondo prima dell’età moderna: solo per Europa e Cina abbiamo dei dati. Per l’Europa il primo a fornirci cifre precise sulla base di un preciso metodo è Karl Julius Beloch, grande precursore della demografia storica tra ‘800 e ‘900. 

 

Braudel ha poi fornito una sua stima basata su più fonti, che si può così sintetizzare (in milioni di abitanti):

 

                             1650                            1750                  1850             1950

----------------------------------------------------------------------------------------------

Oceania                2                          2                         2                     13

Africa                  100                       100                   100                  199

Asia                      250-330              400-480            670-750           1272

America               8-13                     11-12                60                    144

Europa                 100                      140                    270                  420

 

 

Va tenuto conto che i 100 milioni circa di europei a metà ‘600 derivano dal forte incremento demografico del XVI secolo, che colma i vuoti nella popolazione provocati dalla grande peste del 1348, che aveva ridotto gli abitanti del continente a circa 70 milioni.

Per le Americhe alcuni studiosi hanno stimato che la popolazione prima di Colombo potesse essere di circa 80 milioni, dei quali 25 milioni nel solo Messico. Altri dubitano di queste cifre, proponendo cifre decisamente più basse: quel che è certo è che gli amerindi subirono dopo la colonizzazione un crollo biologico improvviso e violento, arrivando ad essere un secolo dopo tra un decimo e un ventesimo del numero iniziale.  Causa del crollo biologico furono le condizioni di vita e lo sfruttamento imposti dagli spagnoli, le malattie portate dagli europei (vaiolo, peste, lebbra, morbillo, malaria e altre).

 

Le scoperte geografiche

Le scoperte geografiche furono rese possibili dalle conoscenze accumulate dagli Europei nei contatti con altre zone del mondo, dallo sviluppo delle tecniche di navigazione, dalla nuova cultura umanistica che aveva valorizzato le attività mercantili, dalle accresciute esigenze legate allo sviluppo della popolazione e del commercio.

In sintesi,  una complessa serie di ragioni e condizioni :

  • l’aumento della  domanda di oro spinge i portoghesi all’esplorazione delle coste africane da cui prelevano anche avorio e, in misura sempre maggiore, anche schiavi.
  • la ricerca di nuove vie per il commercio delle spezie con l’Oriente,
  • ricerca di nuove vie perché le vie tradizionali erano ora rese difficili dalla forte presenza dei Turchi a Est, che ostacola i traffici nel Mediterraneo e chiude le tradizionali vie di terra.
  • sul piano politico, la formazione degli stati moderni consente investimenti a lunga scadenza e il finanziamento di imprese coloniali da parte delle dinastie
  • le nuove conoscenze geografiche (ipotesi eliocentrica, sfericità della terra ecc.) che convincono molti della possibilità di raggiungere le Indie navigando a Ovest: è Toscanelli, famoso geografo toscano, a fornire a Colombo una carta nautica dettagliata dell’oceano e delle coste.
  • i nuovi strumenti per il calcolo della posizione, dei venti ecc. > nel suo giro attorno al mondo, Magellano porta con sé 7 astrolabi, 21 quadranti nautici, 36 bussole, 6 compassi, 18 clessidre e un’intera biblioteca.
  • il perfezionamento delle navi > le caravelle di Colombo sono imbarcazioni adatte alla navigazione oceanica

Portogallo

Il Portogallo costituisce il primo grande impero coloniale grazie ad alcuni fattori determinanti:

  • posizione geografica di avamposto sull’Atlantico, in presenza di scarsità di altre risorse
  • presenza di una forte tradizione di riconquista contro i “mori”  e precoce unità nazionale, già realizzata nel XIII secolo
  • precoce concorrenza a Venezia per il commercio con l’Oriente attraverso il Mar Rosso (spezie e pepe)
  • sforzi della dinastia Aviz che favorisce le esigenze dei ceti mercantili, adotta una politica di potenziamento del settore navale e crea una scuola specializzata per piloti e navigatori
  • figura di Enrico il navigatore, sovrano che finanzia e partecipa ai primi viaggi del XV s. lungo le coste africane
  • necessità di oro africano come pagamento per altri beni (anche schiavi, diffusi presso le élite anche nel Medioevo, e che servono alle coltivazioni delle isole portoghesi come Madera)

Tappe fondamentali furono il superamento del Capo di Buona Speranza (Diaz, 1487), l’arrivo di Vasco De Gama sulle coste indiane (1497), lo stabilimento della prima colonia a Goa.

 

 

Nel 1500 una doppia casualità conduce i portoghesi a occupare le coste del Brasile: sospinto dai venti, Cabral vi giunge per errore, e per errore si era calcolato che in quella zona le coste fossero più arretrate e spettassero dunque alla Spagna, sulla base del trattato di Tordesillas.

La spartizione del globo

Uno dei poteri di cui disponeva l’autorità universale del pontefice era quello di legittimare atti di sovrani e di monarchie: atti politici, dinastici, persino militari. E’ perciò dal Papa che deriva la patente di legittimità della conquista di terre extra-europee, che ufficialmente, nelle bolle papali, è considerata una conquista a scopo di cristianizzazione dei nuovi popoli e di diffusione della chiesa cristiana.

  • Con la Bolla Inter coetera il papa Alessandro VI Borgia legittima la conquista spagnola e stabilisce una linea di demarcazione che passa al di là delle isole di Capo Verde, che è la punta verso l’oceano Atlantico: ma il Portogallo  avvia negoziati volti a garantire meglio l’espansione portoghese, allargando la sua sfera d’influenza

Con il Trattato di Tordesillas (1494) si stabilisce la spartizione delle terre extra europee, per mezzo di un meridiano (la raya) tracciato sull’oceano, che divide la zona spagnola (a Ovest della linea) da quella portoghese (a Est).

 

E’ per questo che Cabral, spinto dai venti, approda su una terra che sta ad Ovest della linea, pur essendo americana, e i portoghesi possono quindi rivendicarne legittimamente il dominio. Nel ‘94 ancora non si conoscevano le coste dell’America meridionale e quindi gli spagnoli erano convinti che il trattato del 1494 assicurasse loro il monopolio completo delle terre americane perché nessuno pensava che il Brasile fosse cosi ad est.

 

Quando gli spagnoli raggiungono le Filippine, negli anni ’60 del secolo, possono rivendicarne il possesso perché le hanno raggiunte navigando a Ovest.

 

Secondo Carl Schmitt (Il nomos della terra) questo accordo segna l’inizio di un diritto internazionale mondiale che prima non esisteva, e mostra l’avvio di un ragionamento europeo sulla sovranità e l’occupazione territoriale che differenzia l’Europa, dove vigono alcune regole giuridiche condivise, dal resto del mondo, dove gli europei tendono ad applicare regole a loro favorevoli.  

 

 

La carta “Cantino” (1502) che mostra la linea del trattato di Tordesillas (1494).

 

In sintesi, la colonizzazione portoghese presenta alcuni tratti particolari:

  • impero eterogeneo costruito grazie alla superiorità navale e militare, ad una popolazione legata alle attività marinaresche e ad una nobiltà desiderosa di conquiste.
  • impero più di rotte che di terre: costruzione di porti e fortezze in punti strategici per gli scambi e creazione di empori come snodi di una rete di gestione del commercio.
  • Impero ‘leggero’, dunque, per usare un’espressione di Hespanha, o impero reticolare, fatto di reti commerciali e accordi .

Ciò ha anche dei limiti : incapacità di coordinare politicamente grandi terre e di investire i profitti in attività diverse dalla difesa; assenza di un programma per monopolizzare i traffici. Perciò quando il Portogallo è unito alla corona spagnola (1580-1640), sarà abbastanza facile per gli Olandesi, allora in guerra con la Spagna per la loro indipendenza, attaccare proprio le colonie portoghesi in Asia come ‘anello debole’ dei domini iberici, e sostituire i portoghesi in molte zone dell’Asia.

Anche la Corona portoghese, come quella spagnola, partecipa all’impresa coloniale attraverso la Casa da India a Lisbona e vari agenti dislocati in loco, e preleva il 30% del valore delle merci.

Nel  ‘500 la flotta per l’Oriente era in genere di 8-12 navi ogni anno (uomini persi: 40-50%)

 

 

Spagna

 

La presa di Granada (1492) e la fine della guerra contro gli arabi sono la pre-condizione per l’impegno spagnolo sull’oceano. Anche la Spagna vive un aumento demografico e necessita di metalli preziosi per acquistare merci e manufatti.

Fu l’interesse portoghese per l’Africa a spingere il re Giovanni II a rifiutare di finanziare il progetto presentatogli da Cristoforo Colombo, non persuaso della fondatezza di quell’idea. Che invece conquistò Isabella di Castiglia che concede a Colombo il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte.

L’impresa di Colombo è ben nota e non ci soffermiamo: il 12 ottobre 1492 quando giunge a San Salvador è davvero una data storica. Nelle tre spedizioni successive (1493, 1498, 1502) gli spagnoli raggiungono il Messico, le coste dell’America Latina, l’Honduras.

 

Le tappe della conquista

  • 1492-1520: conquiste caraibiche della Giamaica, Portorico e Cuba; esplorazione dello Yucatán; iniziative volte al consolidamento dei diritti della Corona (Casa de Contractaciòn, 1503).
  • 1519: spedizione di Cortés in Messico (sottomette gli Aztechi).
  • 1522: spedizione di Pizarro in Perù (1533: conquista di Cuzco, capitale dell’Impero Inca).
  • 1540: conquista del Cile.
  • 1550: conquista della Bolivia e della regione del Rio de la Plata.
  • 1565: conquista delle Filippine, già toccate dalla spedizione di Magellano nel 1521.

- prima colonizzazione = ad opera dei conquistadores, che la Corona non riesce a controllare, anche per le enormi distanze dalla Spagna al Nuovo Mondo > sono personaggi mossi da avidità ma anche dalla ricerca dell’affermazione e della gloria > spesso sono cadetti della nobiltà)

 

- lo scontro con le civiltà amerinde > spagnoli hanno la meglio per tecnologia (armi da fuoco), uso dei cavalli ma anche perché sfruttano diatribe etniche e dinastiche interne

 

- TODOROV > ha sottolineato come miti e credenze dei popoli amerindi facilitino la conquista spagnola

 

- in ogni caso, quello spagnolo fu un dominio che condusse ad un vero sterminio degli indios soprattutto a causa della combinazione tra sfruttamento e malattie europee importate, per le quali non avevano anticorpi :  

            Messico 1521 = 25.000.000 abitanti  /  Messico 1571 = 2.650.000

                Perù  1534  = 8-10 milioni            /  Perù 1634 = 1.300.000

 

- ciò nonostante, la popolazione con il tempo crebbe per effetto dei matrimoni tra spagnoli e indigeni, e poi fra indigeni e schiavi, ecc. > è il fenomeno dei metticciaggi, degli incroci etnici, che coinvolge anche i domini portoghesi in Brasile.

 

- nonostante i tentativi di Carlo V di dare alle colonie un preciso sistema giuridico, anche a difesa delle popolazione autoctone (leggi di Burgos, quasi nulla rispettate), si può dire che a conquista avvenuta la Corona legittima le imprese di questi avventurieri (Cortez, Pizzarro) per mettere le mani sulle grandi ricchezze che si stavano rivelando.

 

Maya e Aztechi : un cenno

 

I Maya fioriscono dal 1000 in poi nella penisola dello Yucatàn, e all’arrivo degli spagnoli sono già una civiltà in decadenza, mentre si affermano i Toltechi e poi gli Aztechi. Queste due popolazioni provenivano dal Nord (l’attuale Texas) e a differenza dei Maya erano abili con le armi. Nei territori che conquistavano tendevano a restare separati dalle popolazioni sottomesse alle quali imponevano tributi, fedeltà ed obbedienza, ma che erano lasciate libere di organizzarsi.

 

Per gli Aztechi, numericamente superiori, fu determinante la superiorità tecnica degli spagnoli (armi da fuoco, armature, cavalli), che approfittarono anche delle divisioni interne a questi popoli.

 

TODOROV ha sottolineato come miti e credenze dei popoli amerindi facilitino la conquista: le credenze magiche e astrali di questi popoli giocarono a favore degli spagnoli perché gli Aztechi credevano di essere stati abbandonati dagli dei da cui discendevano, ma ne attendevano il ritorno.  All’arrivo degli spagnoli pensarono che questo fosse il “ritorno degli dei”, dato che gli spagnoli apparivano diversi da ogni altra popolazione con cui erano stati in contatto: abiti, abitudini, animali, armi, tutto era nuovo.

 

Circa l’impero Inca, a vantaggio degli spagnoli giocò in questo caso la divisione all’interno delle classi al potere e della dinastia regnante, mentre popolazione appariva molto coesa in virtù della particolare struttura sociale “integrata”. L’impero era infatti diviso in fasce, dalle Ande al Pacifico: nella fascia costiera si viveva di pesca, in quella intermedia si coltivava il mais e sulle Ande (oltre 4000 metri) si usufruiva degli alimenti provenienti dalla costa e dalle colture intermedie. Era un’economia rigidamente organizzata, una sorta di economia statale che irrigidiva le attività e i ruoli sociali di ogni suddito.

 

I caratteri della colonizzazione spagnola:

> controllo militare ed economico grazie alla fondazione di città.

> sfruttamento intensivo delle popolazioni indigene con conseguente distruzione delle loro identità.

> presenza di missionari per l’evangelizzazione, che fornisce la legittimazione necessaria ai sovrani ‘cattolici’

> ricorso alla deportazione di schiavi dall’Africa.

> sfruttamento intensivo (“rapina”) delle ricchezze minerarie, oro e argento (famose le miniere di Potosì)

> strutturazione del governo a vali livelli: due vicereami (Nuova Spagna e Perù), città con funzioni amministrative e giudiziarie (audiencias), diocesi, proprietà latifondistiche (encomiendas) ove il proprietario aveva anche il controllo della popolazione (simili insomma ai feudi).

 

 

 

Olanda e Inghilterra : il colonialismo commerciale

 

 Olanda :

 

  • espansione olandese nel contesto del conflitto con la Spagna > guerra sui mari, specie nelle Indie orientali dove sottraggono colonie ai portoghesi
  • Olanda ‘600 > primato nella cantieristica e  nella navigazione
  • spirito imprenditoriale e utilizzo razionale dei capitali (assicurazioni, borsa, società per azioni ecc.)
  • primo capitalismo commerciale > razionalità economica, controllo e specializzazione della produzione, mobilità dei capitali, scambio spezie-manufatti
  • forme coloniali societarie > Compagnia olandese delle Indie orientali (1602 = 1500 soci)
  • sviluppo e controllo del commercio infra-asiatico (fra le colonie stesse)
  • insediamenti = Indonesia, Formosa, Brasile, Antille, New York (fino al 1664)
  • affermazione di una dottrine sulla libertà di navigazione > Grozio

 

Inghilterra :

 

  • primi viaggi con Elisabetta I nell’ambito della ‘guerra di corsa’ contro la Spagna  (Drake)
  • prima colonia è nel 1607 Jamestown (Virginia) > ma poi fallisce
  • Compagnie commerciali nel primo ‘600 > religiose e non
  • La Mayflower (1620) e poi la grande migrazione puritana della Compagnia del Massachusetts (Boston), il cui comando societario era stato assunto da J. Winthrop e compagni
  • ma la flotta inglese ha una vera crescita solo dopo il 1650  > Navigation Act (1651 e anni successivi)  
  • nel secondo ‘600 : colonie “proprietarie” nel Sud, affidate dalla Corona a dei nobili > origini dei grandi latifondi del Sud degli USA

 

 

In sintesi :

 

  • maggiore libertà dei privati in Olanda e Inghilterra
  • precocità colonizzazione Spagna e Portogallo impedisce utilizzo ricchezze coloniali per accumulare capitali in vista di un decollo economico > per la Spagna si può parlare di una colonizzazione ‘di rapina’
  • invece, per Olanda e Inghilterra l’espansione coloniale traina lo sviluppo commerciale e induce con il tempo a trasformazioni economiche  profonde.
  • l’Olanda esaurisce la sua supremazia coloniale già a fine ‘600, quando emerge la grande potenza inglese, resa ancora più forte dal fatto che il Parlamento (e dunque le leggi) sono dopo il 1689 in mano al ceto nobiliare-imprenditoriale.

 

 

 

Conseguenze economiche del ciclo conquiste-colonizzazioni :

  • colonie e commerci marittimi diventano un nuovo motivo di scontro fra le potenze europee
  • l’afflusso di oro e di argento condiziona l’economia non solo spagnola ma, attraverso i pagamenti fatti dalla Spagna per merci, armi, esigenze militari, di tutta l’Europa occidentale
  • importazione e coltivazione in Europa di nuovi prodotti (mais, patate, pomodori, fagiolini ecc.) e conseguente trasformazione delle abitudini alimentari > lo “scambio colombiano”;
  • rafforzamento del sistema creditizio, bancario e assicurativo
  •  incremento del commercio degli schiavi per la manodopera, che nel ‘700 diventa un settore monopolizzato dagli inglesi, che ne traggono ricchezze immense.

 

Ma di colonizzazione vera e propria si può parlare solo nel ‘700, come creazione di veri e propri imperi coloniali, perché fino al ‘700, e per certe zone del mondo extraeuropeo (es.: India), i contatti tra i paesi colonizzatori e i paesi colonizzati sono molto sporadici e quindi non si può parlare di una vera e propria integrazione economica.

Esistono le colonie, gli imperi coloniali, ma non c’è un vero e proprio circuito economico mondiale come si crea a partire dal ‘700. La famosa economia-mondo (Wallerstein) è un processo che sicuramente ha le radici nella colonizzazione spagnola del ‘500, ma trova manifestazioni chiare nel ‘700, perché fino ad allora i rifornimenti di prodotti prelevati nelle aree coloniali per essere consumati o per ripartire per altri circuiti, erano quantità limitate, non sufficienti a creare trasformazioni profonde nell’economia europea: spesso “transitano” per l’Europa, per essere consumati altrove, o per ripartire per altri circuiti commerciali (ad esempio per l’Asia, scambiati con i prodotti orientali).

Le spezie usate per insaporire, conservare i cibi e nella farmacopea europea,  erano anche genere di lusso (come per noi il caviale), uno status symbol, come la seta e altri tessuti che venivano prelevati soprattutto in Cina, e come il caffè, il tè, lo zucchero, i metalli preziosi, le pellicce che arrivavano soprattutto dal Canada.

Grande fornitrice di pellicce d’Europa medievale era stata la Russia e, con la prima colonizzazione francese del Canada, si apre quindi un nuovo circuito di importazione di pellicce dal nord America. Questi beni, non sono in grado di modificare e scardinare le strutture produttive europee perché hanno una circolazione limitata: fino al ‘700, il trasporto di queste merci costituiva una frazione non rilevante del traffico mercantile.

 

Possiamo dire che fino al ‘700, la colonizzazione o il dominio europeo sul mondo appena conosciuto è superficiale e gli scambi si limitano a fasce costiere limitate. Pensate all’Africa, dove la conoscenza dell’interno del continente africano, che vedrà grandi esplorazioni appena nell’800, è molto superficiale. Gli stessi portoghesi, che a differenza degli spagnoli costruiscono il loro impero in Asia, con l’eccezione del Brasile, hanno bisogno di stipulare accordi, negoziati, trattati commerciali con i principi arabi che fino a quel momento avevano controllato quelle rotte e quei traffici, per potersi a loro volta inserire come fornitori. Non dobbiamo pensare che il mondo, fino alla scoperta degli europei, fosse inattivo ed in attesa di essere scoperto. Esistevano tanti circuiti commerciali simili in qualche misura al Mediterraneo, cioè aree densamente popolate, con forti interscambi fin dall’antichità. Braudel ha parlato di “altri Mediterranei” per indicare come anche in altre parti del mondo alcuni mari abbiano svolto la funzione di raccordo commerciale fra i popoli che abitavano le coste (Mar della Cina, area indonesiana, Carabi).

 

Nel Pacifico negli anni ‘60 del ‘500 gli spagnoli acquisiscono le Filippine e attraverso un viaggio Filippine - centro America - Spagna, riescono così ad avere anche loro un circuito con l’Asia, passando però per il centro America, non per l’istmo di Panama che non c’era ancora, caricando le merci, trasportandole sull’altra costa e ripartendo con altre navi per l’Europa. Il traffico dalle Filippine era gestito da una flotta di galeoni che viaggiava una volta all’anno per prelevare prodotti orientali dalle Filippine e portarli in Europa e questo fino al ‘600 e oltre. Inoltre erano tutte merci con un alto valore ed un basso volume e la flotta riusciva a portarne quantità enormi (di valore).

Dopo il ‘700 accade un mutamento fondamentale in questo circuito mondiale dell’economia, e cioè che l’Europa non paga più in metalli preziosi le merci che importa dall’America o dall’Asia, ma comincia a pagare con manufatti, con prodotti industriali ed europei e, una delle ragioni della rivoluzione industriale e del grande sbalzo dell’Europa economica del ‘700, sta proprio nel fatto che, i mercati extraeuropei, iniziano a diventare zone di collocazione dei prodotti europei. Ad esempio i prodotti dell’industria tessile inglese, vengono poi rivenduti ai coloni americani della fascia atlantica o a quelli francesi del Canada, ed inizia quindi un circuito di estrazione di materie prime in cambio di manufatti, che è il circuito fondamentale del capitalismo maturo e della commercializzazione europea. Questo circuito si autoalimenta, nel senso che, più le materie prime servono anche ad alimentare una certa industria, e più questa industria riesce a produrre e comincia il problema dello smercio del prodotto. Gli europei del tempo, pensavano che fosse un meccanismo infinito perché, più si conoscevano territori, più si scoprivano risorse, mentre oggi vediamo che così non è, sia per la limitatezza delle risorse, che per il degrado ambientale conseguente allo sfruttamento.

Il ‘700 è il momento in cui si pone l’economia-mondo, con un circuito mondiale perché vengono trovati per la prima volta all’interno di questo circuito dei territori che vengono inglobati dal mondo e che fino a quel momento erano rimasti ai margini di questo legame economico tra Europa e resto del mondo. La Russia aveva sempre fornito ad es. cera, miele, pellicce all’Europa, anche durante il medioevo, ma in quantità poco significative. Invece con il ‘700 le grandi zone di produzione, sia di materie prime che di manufatti, vengono per la prima volta accolte in questo circuito commerciale (Africa, America, Asia, Europa nella sua estensione comprendendo anche l’area russa). Inizia la divisione mondiale del lavoro: i paesi extraeuropei si specializzano in estrazione di minerali, produzione di materie prime e i paesi europei si specializzano invece nella produzione di manufatti, di prodotti finiti.

L’altro elemento da ricordare del ‘700, sono queste intersezioni fra l’economia europea e l’economia di altri paesi che erano avvenute con motivazioni politiche e non guidate da una mentalità economica o da regole economiche. Gli economisti iniziano a riflettere anche su questa integrazione tra Europa e resto del mondo e quindi il meccanismo portante coloniale, entra a far parte anche delle teorie economiche che sono a questo proposito dei tentativi di razionalizzare il circuito. Prima invece, erano i governi o i singoli mercanti ad avere interesse a sviluppare un prodotto invece che un altro, a prelevare in quella zona piuttosto che nell’altra. Invece diventa una sorta di segmento importante della realtà economica del sistema coloniale.

A partire dall’Ottocento l’Europa integra nel proprio sistema economico gran parte del globo, affiancando la colonizzazione politica a quella economica. L’Europa – insieme agli USA – divenne il centro del “mercato mondiale”, importando soprattutto materie prime ed esportando prodotti finiti. Il processo d’industrializzazione, dapprima limitato al continente europeo, investì progressivamente anche le altre società, e ne nacque una divisione internazionale del lavoro che riservava alla società europea le attività produttive a più alto reddito. Bisognerà attendere la seconda metà del secolo XX perché questi equilibri entrino in crisi, e il “mercato mondiale” trovi nuovi centri in concorrenza con i vecchi.

 

                                                                                                                               

 

Per saperne di più  (volumi alla Bib.ca di SP)

 

 

E. L. JONES. Il miracolo europeo : ambiente, economia e geopolitica nella storia europea e asiatica, Bologna : Il mulino, 2005

 

J.H. ELLIOTT, Imperi dell'Atlantico : America britannica e America spagnola, 1492-1830, Torino : Einaudi, 2010.

 

Wolfgang Reinhard, Storia del colonialismo, Torino : G. Einaudi, 2002

 

Anthony Pagden, European encounters with the New World : from Renaissance to Romanticism , New Haven - London : Yale University Press, 1993.

 

Anthony Pagden, Signori del mondo : ideologie dell'impero in Spagna, Gran Bretagna e Francia, 1500-1800, Bologna : Il mulino, 2005

 

M. Sanfilippo, Europa e America : la colonizzazione anglo-francese, Firenze : Giunti, 1990

 

G. ABBATTISTA, L'espansione europea in Asia, secc. 15.-18., Roma : Carocci, 2002.

 

C.M. CIPOLLA, Tecnica, società e cultura : alle origini della supremazia tecnologica dell'Europa, 14.-17. secolo, Bologna : Il mulino, 1989.

 

www.sp.units.it/.../FRIGO/.../4.%20Scoperte%20e%20colonizzazione.doc

 

Su questo periodo storico c’è anche un bel romanzo del premio nobel José Saramago, Storia dell’assedio di Lisbona.

 

Fonte: http://www.istitutogiolitti.org/zandonadi/Scoperte%20geografiche%20e%20colonizzazione.doc

 

Sito web: http://www.istitutogiolitti.org

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