Gli Egizi

 

 

 

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Gli Egizi

 

La Valle del Nilo, nell’Africa nord-orientale, era un territorio molto fertile per la presenza dell’acqua portata dal fiume. Verso il 5.000 avanti Cristo vi giunsero genti che conoscevano l’agricoltura e che fondarono villaggi organizzati per controllare le inondazioni del fiume: la costruzione di dighe e canali infatti richiedeva la collaborazione di molte persone.

Sovrano dell’Egitto era il faraone, considerato la personificazione del dio Horus, che aveva un potere assoluto su tutta la popolazione. Gli Egiziani erano distinti in caste: le più importanti erano quelle dei sacerdoti e dei funzionari. Ai sacerdoti era affidata la religione, mentre i funzionari avevano il compito di amministrare la popolazione per conto del faraone. Importanti erano anche gli scribi, che conoscevano la scrittura geroglifica e avevano l’incarico di registrare le tasse pagate dai lavoratori allo stato. Dopo venivano i guerrieri e la maggior parte della popolazione: gli artigiani, i contadini e infine gli schiavi.

L’agricoltura era la principale attività degli Egiziani. I contadini tuttavia lavoravano anche come operai per costruire canali o edifici richiesti dal faraone.

Gli Egiziani erano convinti che, dopo la morte, i defunti vivessero eternamente nell’aldilà, a condizione che il loro corpo potesse conservarsi. Per il faraone era molto importante mantenere integro il corpo dopo la morte, quindi si ricorse all’imbalsamazione. La mummia, avvolta da bende e rivestita con abiti preziosi veniva racchiusa in un sarcofago e quindi posta in tombe monumentali costruite appositamente, le piramidi. All’interno delle piramidi, oltre alla camera dove era deposto il corpo del faraone, si trovavano altre stanze, piene di cibo, mobili, gioielli e armi che dovevano servire per la vita nell’aldilà. A costruire le tombe dei faraoni pensavano gli schiavi e i contadini, che, nella stagione in cui i lavori agricoli cessavano, si recavano nelle cave a tagliare i milioni di blocchi di pietra che servivano per innalzare quegli enormi edifici.

L’espansione egizia si scontrò con quella degli Ittiti, un popolo che aveva conquistato un vasto territorio in Asia Minore grazie alla capacità di lavorare il ferro e all’uso di carri da guerra. Dopo diverse battaglie Egizi e Ittiti firmarono la pace e un accordo di aiuto reciproco.
La storia egizia continuò poi per oltre un millennio, anche se con minore splendore, fino a che, nel 31 a. C. l’Egitto non venne assorbito dall’Impero romano di Augusto.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

Sito web da visitare: http://rossanaweb.altervista.org/blog/classifica-download/?did=9

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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GLI ANTICHI EGIZI:

 UNA CIVILTA’ AFFASCINANTE E MISTERIOSA

La storia egiziana è suddivisa in differenti periodi.

Le date degli eventi sono ancora oggetto di studio. Molte di esse sono state ricavate interpolando dati storici, archeologici e astronomici.

 

Questa civiltà si colloca lungo le sponde del fiume Nilo che, con le sue inondazioni, ne determina la fertilità del suolo.

     

 

Gli Egizi credevano che la vita potesse continuare oltre la morte solo se il corpo si fosse  mantenuto integro: si capisce così perche dedicassero tantissime cure al corpo del defunto che veniva imbalsamato.                                         

  Gli organi maggiormente deperibili venivano tolti e conservati in vasi chiamati canopi che avevano testa di animali come coperchio.

Credevano inoltre che il defunto avesse bisogno di un corredo funebre e di offerte di cibo per intraprendere il lungo viaggio nell’oltretomba, maggiore ere il grado sociale del defunto e più  prezioso era il suo corredo; le sepolture sono perciò le testimonianze più ricche e fedeli di questa antica civiltà.

 

La pittura

 Tutto quello che si è potuto sapere della pittura egizia lo si è rilevato dalle bellissime tombe dei sovrani delle varie dinastie o dai frammenti rinvenuti nelle rovine degli antichi palazzi. Per gli antichi Egizi dipingere significa campire (riempire di colore) il contorno di una figura disegnata su una superficie liscia, pietra levigata o intonaco di limo; (il limo è una fanghiglia finissima di colore bruno-nerastro depositata dai grandi fiumi mediorientali nel corso dei loro ciclici straripamenti).

I disegni sono leggermente modellati con delle bellissime grafie a rilievo oppure tracciati a piatto. In ogni caso, la prima cosa che colpisce l'occhio è la convenzione con cui le immagini sono tracciate. Queste convenzioni, tipicamente ed esclusivamente egiziane, sono sottoposte alla "Legge della Frontalità" dove, per esempio nella figura umana, si noterà sempre il celebre occhio di fronte su testa di profilo su spalle di fronte su torso di profilo. Dipingendo un essere umano, il naso è meglio visibile di profilo, di conseguenza anche la testa andava dipinta ( o incisa ) di profilo. L'occhio, che risultava meno visibile, veniva allora dipinto di fronte. Le spalle si dovevano vedere entrambe e per questo venivano raffigurate di fronte così come le braccia, le gambe e anche le dita delle mani. Tutto ciò era posto in questo modo per far si che si vedessero tutte le parti principali del corpo facendo si che non si vedessero possibili imperfezioni e che le figure fossero tutte esteticamente perfette.

Seguendo questa convenzione nacque la tipica figura umana dell'arte egiziana dove l'uomo veniva sempre raffigurato con un colore scuro (mattone) e la donna sempre con un colore chiaro (giallo-ocra). Qui è dove la prima ed incontrastata regola della pittura egizia si scontra con la prospettiva. Una cosa che non si vedrà mai in un dipinto egizio è la prospettiva. L'assoluto rigore compositivo non la prevedeva, le cose dovevano essere raffigurate proprio come erano o come si vedevano ma mai come sembravano. I contorni di tutte le figure sono sempre netti e precisi : tutte le figure vengono prima studiate e abbozzate singolarmente e solo dopo disposte a gruppi secondo un perfetto ordine compositivo.

La funzione dei dipinti egizi non è decorativa, ma religiosa. Essi, infatti, sono realizzati in massima parte sui sarcofagi, nelle camere sepolcrali e all’interno dei templi, dunque al riparo da possibili occhi indiscreti. Il loro utilizzo, del resto, era riservato esclusivamente ai defunti, che nella loro esistenza ultraterrena avrebbero potuto essere confortati dalle rappresentazioni che erano loro più care e usuali. In genere i soggetti riprodotti fanno pertanto riferimento alla vita tranquilla dei campi e alle altre attività lavorative del tempo. Non mancano anche cerimonie e banchetti con danzatrici e suonatori. La tecnica realizzativi,

in contrasto con tanta libertà e semplicità di ispirazione, è invece sempre rigidamente prefissata.

 

TECNICHE PITTORICHE

La tecnica pittorica egizia consiste nella miscelazione di pigmenti ottenuti dalla macinazione di varie terre colorate con un agglutinante (collante) a base di acqua, lattice di gomma e albume d’uovo. Il colore così ottenuto ha una consistenza semiliquida e viene disteso grazie a dei pennelli ricavati dalle fibre di palma. Questo tipo di pittura si definisce a tempera (temperare=mescolare) e potendosi sciogliere con l’acqua, va necessariamente usata solo su delle superfici perfettamente asciutte e al riparo da eventuali piogge.

 

I COLORI DEGLI EGIZI

Terre colorate

I colori più usati sono:

il rosso (estratto da argille ricche di ferro)

i bruni (estratti da particolari terre del deserto)

i gialli (estratti da particolari terre del deserto)

il nero (ricavato dal nerofumo)

il bianco (carbonato di calcio)

Rarissimi il verde e il blu (ottenuti dalla polverizzazione di miscele segrete a base di lapislazzuli, malachite e minerali di rame).

 

COLORI E SIMBOLOGIA

I templi egizi sono completamente coperti da raffigurazioni in rilievo ma il colore è prevalentemente quello della nuda pietra : soltanto poche tracce di colore sono rimaste. Diversa è la situazione nelle tombe dove l'oscurità dei millenni e il clima torrido del deserto egiziano hanno protetto i vividi colori delle rappresentazioni create dagli artisti egiziani.

Anche i grandi templi erano ricoperti dai quei colori che apparivano carichi di una ricca policromia che però, nel suo insieme di figure ben proporzionate, nei suoi equilibri cromatici e nelle sapienti dosature di spazi bianchi, sapeva creare un insieme armonico che, nelle vaste superfici create dalle pareti di quei templi, dava un effetto insieme monumentale ed elegante. Andando oltre, i colori scelti per raffigurare le immense scene avevano un significato strettamente simbolico e religioso e le rappresentazioni sacre dipendevano da colori che avevano un significato ben preciso. I migliori esempi che ci sono rimasti, dove i colori si sono ben conservati, si trovano nel tempio di Sethi I ad Abido e in quello di Ramsete II nella stessa località. Come già detto il colore indicava anche una distinzione come nel caso degli uomini (rosso mattone) e delle donne (giallo).

 

Fonte: http://www.alberghieromarconiviareggio.it/albvg/Materiali%20Didattici/Storia-Arte/GLI%20ANTICHI%20EGIZI.doc

 

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