L’età di Carlo Magno

 

 

 

L’età di Carlo Magno

 

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L’età di Carlo Magno

 

Alla fine del sesto secolo, nell’Italia divisa tra Bizantini e Longobardi, l’assenza di una forte e stabile autorità politica fece aumentare molto l’importanza della Chiesa, che, con il papa e i vescovi, iniziò ad occuparsi dell’amministrazione pubblica. Tra il 590 e il 604 papa Gregorio Magno svolse un’intensa attività sociale e politica a Roma e nel Lazio, sostituendosi all’imperatore: nacque così il potere temporale (cioè politico) della Chiesa.
Centocinquanta anni più tardi, nel 755, un altro pa pa, vedendo i propri territori minacciati dai Longobardi, chiamò in aiuto il sovrano di un popolo germanico convertitosi al cristianesimo: Pipino, re dei Franchi. Pipino sconfisse i Longobardi e consegnò al papa alcuni loro ex territori, che divennero il Patrimonio di San Pietro, primo nucleo del futuro Stato della Chiesa. Un’altra richiesta di aiuto arrivò nel 772 al nuovo re dei Franchi, Carlo (che sarà poi detto Magno), il quale scese in Italia, come difensore della Cristianità, distrusse il regno longobardo e lo annetté al regno franco.

Nei suoi cinquanta anni di regno Carlo Magno sconfisse più volte gli Arabi di Spagna e riuscì a riunire sotto il suo scettro buona parte dei territori dell’ex Impero romano d’Occidente. La notte di Natale dell’anno 800 Carlo Magno venne incoronato dal papa Leone III imperatore del Sacro Romano Impero. Con questo atto Leone III accrebbe enormemente la propria autorità, affermò la propria autonomia dall’Impero bizantino e trovò in Carlo un protettore devoto e potente.

Per amministrare il suo impero (che aveva come capitale Aquisgrana, città dell’odierna Germania) Carlo divise il territorio in marche (zone di confine, ricche di fortificazioni) e contee, a capo delle quali mise dei nobili guerrieri di sua fiducia (marchesi e conti), con l’incarico di rappresentare la sua autorità. Essi erano suoi vassalli, cioè avevano stretto con lui un legame di vassallaggio. Durante una cerimonia, detta omaggio, si fissavano gli obblighi reciproci che duravano fino alla morte. Il vassallo aveva alcuni obblighi verso il suo signore: fedeltà, rispetto, obbedienza e aiuto militare in caso di necessità. In cambio egli riceveva protezione e una ricompensa concreta, il beneficio, che gli veniva dato con la cerimonia dell’investitura, che seguiva sempre il rito dell’omaggio. I vassalli avevano come beneficio terre nelle marche o nelle contee affidate loro, dove andavano a stabilirsi con la famiglia. Se i vassalli per amministrare le loro terre necessitavano di aiuto potevano nominare i valvassori e questi, a loro volta, i valvassini. La terra data in beneficio successivamente venne detta feudo (dal latino feudum, cioè bestiame, poi terra) e feudatario fu chiamato il vassallo che lo riceveva.

Per assicurarsi che i vassalli agissero secondo le sue direttive, Carlo Magno istituì i missi dominici (ambasciatori del signore, cioè del sovrano). Questi erano una specie di ispettori che dovevano controllare che i vassalli riscuotessero i giusti tributi, amministrassero correttamente la giustizia, non approfittassero del loro ruolo per sfruttare la popolazione. I missi erano molto importanti per l’unità dell’impero, in quanto assicuravano il collegamento diretto tra il popolo e l’imperatore.



Dal punto di vista amministrativo Carlo Magno si impegnò a risollevare la situazione economica del suo impero perfezionando il sistema curtense, fondato su un particolare tipo di azienda agricola che era chiamata corte. Ogni corte era divisa nella pars domìnica, riservata al padrone del feudo, e nella pars massarìcia, affidata ai contadini in cambio della consegna di parte del raccolto e di alcune giornate di lavoro da svolgere nella pars domìnica (le corvées). Ogni corte era autosufficiente, ma oltre all’autoconsumo nell’Alto Medioevo vi erano anche intensi rapporti commerciali tra l’Italia, l’Europa settentrionale e l’Oriente.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

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