Ottocento e moti rivoluzionari

 


 

Ottocento e moti rivoluzionari

 

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I MOTI RIVOLUZIONARI NELL’OTTOCENTO

 

  • Moti del 20-21. Le società segrete. La formazione della santa alleanza (Russia- Austria- Prussia) ed il suo ruolo di strumento per garantire l’ordine restaurato dal congresso di Vienna, favorisce il nascere della forma della cospirazione. Attraverso organizzazioni segrete, che agivano nella clandestinità, i patrioti cospiravano. Nell’Italia settentrionale le sette principali erano la carboneria (Silvio Pellico), la società dei Sublimi Maestri perfetti (fondata da Buonarroti) la Federazione italiana (Federico Gonfalonieri). Le rivoluzioni scoppiano nei paesi poco sviluppati. La scintilla scocca a Cadice, in Spagna, tra le file dell’esercito, subito sedata dalle truppe francesi. È il turno delle due Sicilie che guidate dal Generale Guglielmo Pepe chiedevano, Napoli la costituzione, e la Sicilia l’indipendenza da Napoli. La rivolta fu sedata dall’Austria. Stessa sorte toccò alla rivoluzione piemontese guidata dall’aristocrazia che chiedeva la costituzione. I Piemontesi furono sconfitti dagli austriaci e dello stesso re Carlo Felice. Unico caso riuscito, la Grecia, che, insorta nel 1821, ottenne l’indipendenza dai turchi con il trattato di Adrianopoli nel 1829. In questo caso, in funzione antiturca erano intervenute la Gran Bretagna, con la Francia e la Russia, desiderose di indebolire l’impero turco. Nella guerra di indipendenza greca morirono liberali e patrioti di tutta Europa, come Santorre di Santarosa e Gorge Byron. 
  • I moti del 30. I moti scoppiano nelle nazioni più avanzate d’Europa. A partire dalla Francia, dove la corona venne offerta a Luigi Filippo d’Orleans, che regnò, “per volontà della nazione” e non per “grazia di Dio”, in modo aperto e liberale e accettò la costituzione che privava il sovrano del diritto di veto sulle leggi emanate dal parlamento. Il Belgio, unito artificiosamente dal congresso di Vienna all’Olanda nel Regno dei Paesi Bassi,, la Polonia, posta sotto il dominio della Russia e l’Emilia romagna, guidata da Ciro Menotti insorsero. Soltanto il Belgio ottenne l’indipendenza, con l’aiuto diplomatico da G.B e Francia. La Polonia venne lasciata a se stessa perché le potenze non volevano mettersi in urto con la Russia.
  • Nel giro di pochi mesi tra gennaio e aprile del 1848 in gran parte d’Europa scoppiano rivoluzioni che rovesciarono troni e governi. Sintetizziamo dicendo che alle istanze nazionaliste e indipendentiste tipiche dei primi moti (costituzione, indipendenza e unità nazionale) si intrecciarono richieste più mature che vedevano i conflitti apertisi con la nuova società industriale che avanzava.

Differenze:
Mentre i moti del 20 coinvolgono aree più povere dell’Europa (Spagna, Regno di Sicilia e Grecia), quelle del 30 interessano aree industrializzate (Francia e Belgio). Mentre i moti del 20 nascono da cospirazioni promosse da ufficiali inseriti nell’esercito, quelli del 30 sono promossi dal popolo e dagli intellettuali borghesi. Mentre i moti del 20 falliscono, con esclusione della Grecia, le sorti di Parigi e Bruxelles che ottengono una un regno più liberale, l’altra l’indipendenza dall’Olanda.
Mentre nei moti del 20 e del 30 gli insorti avevano come obiettivi di lotta la costituzione, l’indipendenza e l’unità nazionale, nel 48 il conflitto continuava ad avere questi stessi obiettivi, nelle aree dell’Europa centrale ed in Italia,  ma a questi si affiancavano in nazioni più mature socialmente più avanzato obiettivi che riguardavano e coinvolgevano il movimento socialista ed operaio.
Nel 1848 tre erano i livelli di conflitto, le cui cause affondano nel complesso dei conflitti politici, sociali ed ideologici:
a) tra i vecchi ceti aristocratici e la borghesia industriale e finanziaria egemone economicamente ed intenzionata ad affermarsi anche sul piano politico come classe dirigente contro la vecchia nobiltà;
b) tra la borghesia ed il movimento operaio;
c) tra i popoli soggetti e i dominatori per l’indipendenza nazionale.
Il detonatore la crisi economica del 1846, sviluppatasi a causa di una serie di cattivi raccolti ed una grave malattia della patata che ridusse l’Irlanda alla fame ed alla morte di un milione di contadini. Il rincaro dei generi necessari privò in Europa i poveri dei mezzi di sostentamento, questo provocò una diminuzione della domanda globale e una crisi del settore industriale, con fallimenti dell imprese e licenziamenti di lavoratori.

 

Storia dell’Ottocento

I metà

  • Moti del 20-21.

Opposizione alla Restaurazione imposta dal congresso di Vienna del 1815. Richieste: Costituzione e Indipendenza. Mezzo: cospirativo attraverso Società Segrete (Pellico, Maroncelli, Confalonieri). Protagoniste: le aree periferiche e poco sviluppate dell’Europa, Spagna, Sicilia, Piemonte (marzo 1821, Vittorio Emanuele I di Savoia abdica a favore del fratello) e Grecia. Intervento della Santa Alleanzafallimento dei moti (In Italia: arresti di Pellico e Maroncelli) tranne che in Grecia, che ottiene l’indipendenza dai turchi nel 1829.

  • Moti del 30-31.

Epicentro: Francia e Belgio, le zone più industrializzate d’Europa, e coinvolgimento popolare. Rivoluzione di Parigi: la corona è offerta a Luigi Filippo d’Orleans, il re “borghese” eletto per volontà della nazione → Monarchia liberale).

  • Moti del 48.

Tre i livelli di conflitto: a) tra aristocrazia e borghesia; b) tra borghesia e proletariato; c) tra popoli soggetti e i loro dominatori. La rivolta scoppia a Palermo il 12 gennaio 48. Il re di Napoli, Ferdinando II concede la costituzione e una formale indipendenza della Sicilia. Sul suo esempio tutti gli stati italiani, con l’eccezione di Parma e del Lombardo-Veneto, concedono uno statuto. Dal 4 marzo 1848, lo Statuto di Carlo Alberto rimase in vigore sino al 1° gennaio 1948. Il 17 marzo insorge Venezia e il 18 marzo Milano: le 5 giornate di Milano (il generale austriaco Radetzky si rifugia nel quadrilatero).  L’eco della rivolta  si ripercuote in Francia (= contenuti economici e sociali, deposto Luigi Filippo e proclamata la Seconda Repubblica s’instaura un governo rivoluzionario. Fallimento della rivoluzione ed elezione di Luigi Napoleone) e (per la prima volta) in area tedesca e asburgica. → In Italia: moderati Vs democratici. Iª guerra d’Indipendenza italiana, sotto l’egida piemontese. Sconfitta di Carlo Alberto a Custoza (27 luglio 1848) e a Novara (27 marzo 1849). Carlo Alberto abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Sconfitta Brescia, dopo 10 giornate di resistenza agli austriaci. Sconfitta della Sicilia, riconquistata dall’esercito borbonico il 15 maggio del ’49. Restano libere Roma e Venezia. Roma cade in mano ai francesi, chiamati dal papa Pio IX in soccorso e Venezia si arrende stremata da un lungo assedio austriaco. “sul ponte sventola bandiera bianca”. Nell’estate del 1849 le repubbliche democratiche sono tutte cadute. 

II metà

Sfondo economico sociale: diffondersi della civiltà industriale e rafforzarsi del movimento operaio

  • Secondo Impero francese: 2 dicembre 1851 colpo di stato di Luigi Napoleone, nipote di Bonaparte, che diventa Imperatore con il nome di Napoleone III. Primo esempio di autoritarismo e consenso popolare: “oggi il regno delle caste è finito e si può solo governare con le masse” ( Fallimentare politica estera, guerra franco-prussiana con sconfitta francese a Sedan 1870. → deposizione di Napoleone → Repubblica → Comune di Parigi.

 

  • Processo di Unificazione tedesca (1864-1871)  ad opera di Otto von Bismark. Nasce la Germania come potenza europea. Il 18-1-1871 a Versailles Guglielmo I di Prussia è incoronato Imperatore. Nasce il Secondo Reich.
  • Processo di Unificazione e Indipendenza italiana. Il Risorgimento Italiano.

 

Il Mito risorgimentale italiano.
Il clima censorio e repressivo della Restaurazione fu artefice del consolidarsi, in Italia, dell’ideale romantico di una “patria”, una nazione italiana per cui battersi e, forse, morire. Il tema della nazione, data l’impossibilità di un dibattito di carattere politico-istituzionale, divenne centrale nella produzione poetica, pittorica e melodrammatica. In questo modo poté avere un successo di pubblico che non avrebbe avuto se fosse stato affidato esclusivamente al classico trattato politico. Nei quadri, nei libri e nell’opera lirica quest’idea prese corpo e vita in un “sentimento”, più che in un concetto, nazionale.
Quali furono i testi fondamentali letti dalla generazione di patrioti della prima metà dell’Ottocento? Le ultime lettere di Jacopo Ortis e i Sepolcri di Ugo Foscolo. Le Poesie patriottiche di Leopardi. “Marzo 1821”, Adelchi, Il conte di Carmagnola di Manzoni. La Francesca da Rimini e “Le mie prigioni” di Silvio Pellico. Ettore Fieramosca di Massimo d’Azeglio.
Ma lo strumento di ispirazione patriottica per eccellenza fu il melodramma. Il Guglielmo Tell di Rossini e, soprattutto, il Nabucco di Verdi, i Lombardi alla prima crociata e la Battaglia di legnano. “Viva Verdi!” gridavano a teatro i patrioti italiani alla fine di ogni replica verdiana, intendendo con ciò: Viva Vittorio Emanuele Re DItalia e quel grido ha avuto il potere di turbare i regnanti e le autorità austriache. Figura dotata di enorme carisma, Giuseppe Verdi fu simbolo, contemporaneamente, di opposizione politica e di speranza popolare di liberazione ed emancipazione.

Il problema Italiano.
Una situazione economica disastrosa.
Prevalentemente rurale, l’Italia, conosce un miglioramento della produzione cerealicola a livello della sola pianura padana con l’introduzione di colture come il mais e il riso. La miseria contadina era una piaga però al nord come al sud. Al nord infuriava la pellagra, al sud il latifondo e la perdita dell’uso civico (la possibilità di usare liberamente le terre comuni) rendeva precarie le condizioni dei contadini.
L’apparato industriale era limitatissimo. Il quasi esclusivo settore tessile (l’Italia esportava seta greggia, seppur la migliore allora esistente, e soltanto in misura minore filati) non trainava una forte domanda di macchinari e quindi non si accompagnava ad un forte settore metalmeccanico. Inoltre la seta era un prodotto di nicchia, molto più ristretto di quello della lana e del cotone. L’industria laniera, che era esistente a livello industriale solo nel vicentino e nel pratese, era gestita semi-artigianalmente, ma il rallentamento era notevole soprattutto nei settori siderurgico e metalmeccanico.
Quali sono i fattori di un così evidente ritardo?

  • La mancanza di un mercato interno e dunque della domanda, dovuto alla frammentazione politica ed economica, dalla differenza di pesi e misure, dalle dogane.
  • L’insufficienza delle “economie esterne all’impresa”, ossia le vie di comunicazione, le infrastrutture (ferrovia, trasporti, comunicazioni) e un moderno sistema bancario. La mancanza di un mercato unitario disincentivò gli investimenti ferroviari e il mancato sviluppo delle ferrovie privò l’economia italiana di un potente fattore di stimolo.
  • Il ridotto ruolo dello stato nella creazione delle infrastrutture.

In Italia, il tema dell’economia non poteva essere disgiunto da quello dell’unificazione nazionale e questo non poteva esser disgiunto da quello dell’indipendenza dall’Austria.
Dopo il fallimento dei moti del ‘20-‘21 fu abbandonato il modello cospirativo e si andarono formando programmi politici chiari capaci di riscuotere il consenso dell’opinione pubblica.

Moderati e democratici
Le proposte fondamentali furono quelle presentate dai Moderati (che vedevano la risoluzione del problema italiano in termini di unità e indipendenza, da realizzarsi attraverso un programma riformatore, sotto l’egida di un monarca) e quelle dei Democratici (che al programma unitario e indipendentista vedevano affiancato quello della uguaglianza civile, da realizzare attraverso l’instaurazione di una Repubblica). Federalismo e statalismo si intrecciavano nelle linee programmatiche degli intellettuali fautori del nostro risorgimento. Al federalismo neoguelfo di Vincenzo Gioberti, si affiancava un federalismo monarchico, come in Cesare Balbo, che vedeva l’Italia come una federazione di Stati sotto la guida del re di Savoia, oppure quello repubblicano di Carlo Cattaneo, che auspicava per l’Italia una pluralità di regioni autonome unite in una repubblica federale. Di altro parere era Mazzini, il più grande autore politico del nostro risorgimento, per il quale la guida dell’Italia era da affidarsi ad una Stato Repubblicano, democratico e cattolico, una volta unita e liberata la penisola, grazie ad una sollevazione popolare, sollevazione che preparò in più riprese e che fallì inesorabilmente, come quella in Valtellina e in Lunigiana: Dio e popolo, fu il motto della sua Giovine Italia; sollevazione popolare, repubblica ed educazione, furono le sue linee guida.

1848-1849 in Italia: I guerra d’indipendenza.
12 Gennaio 1848. lA rivolta scopiia a Palermo.
Nel Marzo 1848, tutti gli stati italiani possedevano una costituzione (eccezione Parma e Modena e Lombardo Veneto).
17 Marzo insorge Venezia (Daniele Manin). 18 marzo insorge Milano (le 5 giornate).
23 marzo Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria.
Vittorie: Pastrengo. Peschiera e Goito.
Sconfitte: Curtatone e Montanara. Custoza.  Sconfitta di Novara (1849). Abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio Vittorio Emanuele II.
Venezia è ripresa dall’Austria e Roma dal papa con l’aiuto di Napoleone III.

La questione orientale.
Le varie nazionalità soggette all’impero turco, man mano che il mondo europeo si modernizzava economicamente, tendevano ad emanciparsi politicamente dal vecchio impero, che scricchiolava. La Grecia lo aveva fatto grazie all’intervento di grandi potenze quali la Russia, la gran Bretagna e la Francia (ricordiamo partioti e Romantici come lord Byron o Santorre di Santarosa). Le grandi potenze europee avevano tutto l’interesse a favorire lo sgretolamento dell’impero ottomano, in quanto la sua zona d’influenza era di grande interesse strategico, commerciale e militare. Da lì si controllavano il Mediterraneo e le comunicazioni con il mar Rosso e la Russia.
Nel 1854, in seguito al tentativo russo di impadronirsi dei principati danubiani di Moldavia e Valacchia, scoppiò la guerra di Crimea, nella quale Francia, Gran Bretagna e regno di Sardegna, timorose di un’espansione russa in quella zona, si schierarono a favore della Turchia. La Russia fu sconfitta, e la guerra dimostrò che l’equilibrio internazionale stabilito dal congresso di Vienna, in particolare l’alleanza tra Francia, Austria e Russia, poteva essere infranto. L’Italia, in quanto partecipante alla guerra, poté partecipare, con Cavour, al congresso di Parigi a perorare (= parlare a favore) la causa dell’Italia, che “languiva sotto lo stivale straniero”.
Cavour, la volpe.
L’intento di Cavour era quello di portare il regno di Sardegna ad un ruolo di primo piano nel panorama politico ed economico della penisola, una soltanto geograficamente, in realtà da sempre divisa in tanti stati, ancora prima che il congresso di Vienna ne sancisse l’assetto. Condurre la casa Savoia ad essere l’unica cui l’Italia intera potesse guardare con fiducia nel programma di unificazione ed indipendenza era lo scopo dello statista. E ci riuscì. Cap. 23.
1) Manovra economica (liberismo e utilizzo della spesa pubblican per creare infrastrutture, miglioramento del sistema creditizio e creazione della banca nazionale).
2) Manovra politico-diplomatica. Politica del “connubio” e “corteggiamento” di  Napoleone III in funzione antiaustriaca.
3) Manovra militare (Guerra di Crimea e guerra Austria Vs Piemonte).
Avvenimenti 1852-1858.
(1852-53) Fallimento della prospettiva mazziniana (eccidio dei patrioti a Belfiiore e falliti attentati in Valtellina e Lunigiana).
1855 Guerra di Crimea.→ Congresso di Parigi (1856) = il Piemonte risulta agli occhi dei patrioti italiani l’unica carta giocabile nella prospettiva dell’indipendenza e dell’unità.
Ennesimo tentativo rivoluzionario fallito: 1857= Spedizione di Sapri (Carlo Pisacane e i 300 “Giovani e Forti”).
(1858) Attentato di Cesare Orsini a Napoleone III. → Accordi di Plombières (20/7/1858), con relativa vendita dell’anima italiana alla Francia.

II guerra d’Indipendenza.
26 aprile 1859 l’Austria dichiara guerra al regno di Sardegna.
Cacciatori delle Alpi (volontari al comando di Garibaldi) conquistano Como e Varese. Vittorie a Solferino e San Martino (lago di Garda) e Magenta. Dietro Front di Napoleone III. Tregua di Villafranca. La Francia “dona” la Lombardia al Piemonte.
I Plebisciti del 1860.
5 maggio 1860 = La spedizione dei Mille. 11 maggio sbarco a Marsala. Ai garibaldini del nord si affiancano i volontari del sud e si costituisce l’Esercito meridionale, che indossa le famose camice rosse. Garibaldi si proclama dittatore in nome di re Vittorio Emanuele. Francesco Crispi, Rosolino Pilo, Nino Bixio, gli uomini di Garibaldi.
Maggio –luglio 1860= Vittorie a Calatafimi, a Palermo e a Milazzo. Bixio e il massacro di Bronte. La risalita di Garibaldi verso Nord. Alle camice rosse si affiancano sempre nuovi volontari.
7 settembre Garibaldi conquista Napoli.
Diffidenza di Cavour nei confronti di Garibaldi. Invio di truppe piemontesi e battaglia di Castelfidardo (An). Vittoria dei piemontesi sui “barbacani”(le truppe papaline) (18 settembre).
1 ottobre battaglia del Volturno. 24000 garibaldini contro 50000 borbonici. I garibaldini sconfissero le truppe del generale Perrone il 2 ottobre.
(26 ottobre 1860) Incontro a Teano tra Garibaldi e il Re V.E.II. Tra ottobre e novembre Marche, Umbria la Sicilia e il mezzogiorno, tranne Roma, votano per l’annessione al regno di Sardegna. (17 marzo 1861) Vittorio Emanuele II è incoronato Re d’Italia dal parlamento nazionale.

 

L’Italia liberale
1. Il governo della Destra storica.

Fonte: http://keynes.scuole.bo.it/~miglioli/kant/OTTOCENTO.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 


 

Ottocento e moti rivoluzionari

STORIA

Definizioni:

  • Nella prima metà dell'800 l'Italia conobbe un processo di graduale riscoperta e sempre più netta rivendicazione della propria identità nazionale. Questo processo, noto come Risorgimento, portò alla formazione dello Stato unitario Italiano, ovvero fece della penisola un organismo politico e indipendente a base nazionale.
  • Il processo che portò alla formazione di un unico Stato italiano venne definito dalla politica del tempo con un termine alquanto suggestivo: Risorgimento.

In verità questo termine allude ad una situazione che non esiste nella realtà storica: l’Italia prima dell’ Ottocento non fu mai unita e contesti completamente diversi erano quelli dei liberi Comuni o dell’impero Romano.

  • Il Risorgimento è un processo di rinnovamento culturale, politico e sociale che consentì la formazione dello stato nazionale in Italia. (1815-1870).

 

Situazione sociale:
Al momento dell’unità d’ Italia la grande maggioranza degli italiani era analfabeta. Solo il 20% della popolazione viveva nelle città mentre il restante 80% nelle campagne, vivendo con il reddito dell’attività economica prevalente; l’agricoltura che, pur se povera è caratterizzata da una grande varietà negli assetti produttivi: aziende agricole moderne (Pianura Padana), mezzadria (Italia centrale) e latifondo (Mezzogiorno).
Le condizioni di vita dei contadini erano generalmente poverissime, e molte malattie facevano vittime soprattutto negli strati più poveri della popolazione. Era quasi del tutto scomparsa la peste ma restavano altre malattie come il colera,tifo e tubercolosi, causata dall’umidità delle abitazioni e dalla scarsa alimentazione.
Questa realtà di arretratezza economica e culturale era assai molto poco conosciuta dalla classe dirigente.
La questione meridionale fu un grande problema nazionale dell'Italia unita, il problema riguardava il sottosviluppo economico e sociale delle province annesse al Piemonte nel 1860-1861. I governi sabaudi avevano voluto instaurare in queste province un sistema statale e burocratico simile a quello piemontese. L'abolizione degli usi e delle terre comuni, le tasse gravanti sulla popolazione, la coscrizione obbligatoria e il regime di occupazione militare con i carabinieri e i bersaglieri, creò nel sud una situazione di forte malcontento. Da questo malcontento vennero fuori alcuni fenomeni: il brigantaggio, la mafia e l'emigrazione al nord Italia o all'estero.
Dopo l'unità d'Italia vi fu un rigetto nei confronti del governo da parte della povera gente del meridione. Tale rigetto si manifestò fra il 1861 e il 1865 con il fenomeno del brigantaggio. Il brigantaggio era localizzato in Calabria, Puglia, Campania e Basilicata dove bande armate di briganti iniziarono vere e proprie azioni di guerriglia nei confronti delle proprietà dei nuovi ricchi.
I briganti si rifugiavano sulle montagne ed erano protetti e nascosti dai
contadini poveri; ma ricevettero aiuto anche dal clero e dagli antichi
proprietari di terre che tentavano, per mezzo del brigantaggio, di sollevare le campagne e far tornare i Borboni. Fra i briganti, oltre ai braccianti estenuati dalla miseria, c'erano anche ex garibaldini sbandati ed ex soldati borbonici.

 

Cronologia degli eventi:

  • 1815- Congresso di Vienna
  • 1820-21- I moti interessano solo il Piemonte e il Regno delle Due Sicilie.
  • 1831- Insurrezione nei ducati di Modena e di Parma e in una parte dello stato pontificio. Mazzini fonda la Giovine Italia.
  • 1846-48- Biennio delle riforme in Italia.
    • 1848- L’ondata rivoluzionaria interessò l’intera Europa. Il movimento fece crollare la costruzione della restaurazione.

     Rivolta a Palermo, Ferdinando II concede la Costituzione.
Carlo Alberto di Savoia dichiara la guerra all’Austria.

  • 1849- Armistizio di Vignale, si chiude la prima guerra d’indipendenza.
    • 1852- Primo governo di Cavour.
    • 1854- Invio delle truppe sabaude alla guerra di Crimea.
  • 1859-61- seconda guerra d’indipendenza (Francia e Piemonte).
  • 1860- I Mille sbarcano  Marsala.
  • 1861- Unità d’ Italia.
  • 1866- La Prussia e l’Italia alleati contro l’Austria. Militarmente la guerra fu vinta dalla Prussia. 
  • 1870- Per la completa unificazione geografica mancavano Trentino, Roma e Lazio.Rivendicazione di Roma capitale.

 

Personaggi:
Alcuni personaggi che contribuirono nel periodo Risorgimentale alla formazione di un’ Italia unita con il pensiero o con l’azione furono: Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso Conte di Cavour, re Vittorio Emanuele II di Savoia.

 


  • Giuseppe Mazzini (1805-72), di Genova, patriota, uomo politico e scrittore. Entrato giovanissimo nella Carboneria fu denunciato nel 1830 e costretto all'esilio. A Marsiglia fondò allora la Giovine Italia il cui ideale era di rendere l'Italia "una, libera, indipendente, repubblicana". Nel '34, fallito un tentativo insurrezionale in Savoia, dovette riparare in Svizzera, dove fondò la Giovine Europa . Allo scoppio dei moti del'48 si recò a Milano e a Roma, dove fu eletto triumviro della Repubblica, ma con la caduta di questa dovette di nuovo rifugiarsi all'estero. Nel contempo riprese la sua attività rivoluzionaria : nel '53 fallì un tentativo di insurrezione a Milano, come miseramente fallirono analoghi tentativi in Lunigiana, Valtellina e quello condotto da Pisacane a Sapri ('57). Contrario alla monarchia, tentò nel '70 di sbarcare a Palermo per marciare su Roma, ma fu arrestato e imprigionato. Trascorse l'ultimo periodo della sua vita a Pisa sotto il falso nome di Brown.

 

 

 

 

  • Giuseppe Garibaldi (1807-82), generale e patriota italiano nato a Nizza. Nel '33 aderì alla Giovine Italia . Partecipò con insuccesso ai moti di Genova e dovette sfuggire alla polizia che gli aveva decretata la pena di morte. In Brasile, dove si era recato combatté con gli insorti del Rio Grande. Ivi conobbe Anita, che lo seguì in Uruguay, dove Garibaldi riportò una strepitosa vittoria contro il dittatore Rosas. Tornato in Italia, partecipò alla prima guerra d'Indipendenza. L'anno successivo, nel '49, era a Roma a combattere per la Repubblica Romana. A seguito della fuga da Roma, durante la quale Anita morì, tornò in esilio : New York, Perù, Cina.

 

Scoppiata la seconda guerra d'Indipendenza nel '59 in Italia, comandò i Cacciatori delle Alpi conseguendo splendide vittorie. Nel '60 organizza l'epica spedizione dei Mille e conquista all'Italia il Mezzogiorno. Nel 1862 tenta la conquista di Roma. Durante la terza guerra d'Indipendenza nel '66 conduce vittoriosamente le sue truppe a Monte Suello e a Bezzecca. Nel '70 è a fianco dei francesi a Digione contro i Prussiani. Fu un grande condottiero di uomini, un tattico insuperabile, ma ebbe scarsa comprensione per i problemi strategici. Morì a Caprera nell' '82, dove si era ritirato negli ultimi anni.

 

 

 

 

 

 

  • Camillo Benso, conte di Cavour (1816-1861), di Torino, uomo politico e statista. Dopo aver soggiornato a Ginevra, Parigi e Londra e aver compiuto seri studi di economia e politica, si dedicò in un primo tempo alla conduzione della proprietà terriera paterna. Deputato al parlamento subalpino, fu ministro dell'Agricoltura e Commercio (1850), poi delle Finanze e presidente del Consiglio dei Ministri nel '52. Intuendone l'importanza diplomatica partecipò alla guerra in Crimea, a fianco dei franco-inglesi e portò per primo a una conferenza europea (Congresso di Parigi, 1856) il problema dell'unità d'Italia. Nel convegno a Plombières nel '58 si assicurò l'appoggio di Napoleone III° nell'imminente guerra con l'Austria ('59). Dimissosi dopo l'armistizio di Villafranca (8 luglio '59) ritornò al potere nel '60. Contrastando di fatto il passo a Garibaldi , lo costrinse, minacciando una guerra civile, a cedere Napoli e la Sicilia al futuro Re d'Italia. Con i plebisciti delle Due Sicilie e dei territori pontifici Cavour poté nel 1861 trasformare il regno sabaudo di Sardegna in regno d'Italia (14 marzo '61) e far proclamare Vittorio Emanuele II° Re d'Italia il 17 marzo dello stesso anno.

 

 

  • Vittorio Emanuele II di Savoia:(Torino 1820 - Roma 1878). Re di Sardegna (1849-1861) e re d'Italia (1861-1878). Figlio e successore di Carlo Alberto, salito al trono per l'abdicazione del padre dopo la sconfitta nella battaglia di Novara, mantenne lo Statuto e sciolse la Camera che rifiutava di approvare la pace di Milano, riuscendo, con pressioni sull'elettorato (proclama di Moncalieri), a far eleggere un parlamento a maggioranza moderata. Dopo il ministero d'Azeglio (1849-1852), durante il quale furono approvate le antiecclesiastiche leggi Siccardi, chiamò al governo Cavour, iniziando una lunga collaborazione tra reciproche diffidenze e aspri contrasti. Fautore dell'intervento in Crimea (1855), aderì alla politica cavouriana tesa alla guerra contro l'Austria con l'appoggio di Napoleone III (1859), ottenendo dall'armistizio di Villafranca la Lombardia. Più indipendente fu la sua condotta durante la spedizione dei Mille, segretamente appoggiata contro il parere di Cavour. Cedute Nizza e la Savoia alla Francia e annesse le regioni centrali e meridionali della penisola, fu proclamato re d'Italia (1861), inaugurando dopo la morte di Cavour una politica personale. Ottenuto il Veneto dalla guerra del 1866, approfittò del conflitto franco-prussiano per strappare Roma al papa (1870), portando a compimento l'unità d'Italia.

 

 

 

DIBATTITO STORIOGRAFICO SUL RISORGIMENTO

Il termine Risorgimento in realtà allude a una situazione che non esiste nella realtà storica: l’Italia prima dell’ Ottocento non fu mai unità e contesti completamente diversi erano quelli dei liberi Comuni o dell’ Impero Romano.
A diffondere l’idea di unità nazionale contribuì grandemente il dibattito risorgimentale: la polemica che si sviluppò circa i mezzi da impiegare per unire l’ Italia e le caratteristiche politiche che avrebbe dovuto avere il nuovo stato.
La domanda di fondo del dibattito storiografico sul Risorgimento è: il Risorgimento fu una guerra di liberazione che coinvolse l’intero popolo italiano o fu solo un’ operazione di conquista militare operata dai Savoia?
Fin dall'inizio la discussione storiografica sul Risorgimento fu segnata dalle passioni politiche e incentrata su tematiche già individuabili nelle opere dei protagonisti moderati (I. Balbo, G. La Farina, L.C. Farini) e democratici (C. Cattaneo, G. Ferrari, C. Pisacane): il ruolo guida del Piemonte, la celebrazione dell'opera dei Savoia o di quella di Cavour, l'influenza della Rivoluzione francese, quella delle riforme settecentesche, il peso e il limite dell'intervento popolare…


La nuova proposta storiografica era un tentativo di fondere le esigenze di ricerche attente allo svolgersi del processo storico con quelle rivolte ad approfondire momenti di vita reale, concretamente individuabili in tre direzioni: storia economica, storia dei partiti in rapporto alle classi, storia delle diverse realtà provinciali.
Liberato dalle tante retoriche che lo avevano accompagnato per decenni, il Risorgimento è diventato infine oggetto di indagini articolate volte non solo a cogliere il fatto militare e politico, ma a evidenziare i caratteri, i problemi, le grandi questioni di fondo della società italiana dell'Ottocento. Sono fioriti studi sul ruolo degli intellettuali e sulla formazione dell'opinione pubblica, sulla scuola, sulle condizioni di vita delle classi popolari. E ancora medicina, igiene, demografia costituiscono settori su cui si sono avvertiti i mutamenti di interessi storiografici e metodologici; per non trascurare gli studi di storia costituzionale e amministrativa, quelli sull'emigrazione politica e, infine, quelli che ripropongono, sotto una luce interpretativa nuova, vecchie questioni come quelle del ruolo del Piemonte nei confronti del processo di unificazione. Anche il rapporto tra l'Italia e l'Europa è ora considerato non più esclusivamente in una prospettiva politica o ideologica, ma nel quadro dei rapporti tra il processo di formazione dell'unità italiana e le grandi trasformazioni in atto nel continente europeo. Il Risorgimento appare così come il processo specifico assunto in Italia dalla rivoluzione borghese, propria delle grandi potenze europee, quali Francia e Inghilterra, pur conservando una serie di caratteri originali, primo fra tutti la specificità nazionale.
Negli ultimi anni il dibattito risorgimentale è stato caratterizzato da violente polemiche. Ad accendere la discussione è stata soprattuto la Mostra sul Risorgimento italiano presentata nel 2000 al meeting di Rimini, che giudicava severamente i principali protagonisti dell’ unificazione nazionale (Cavour, Mazzini, Garibaldi) e sosteneva la necessità di riscrivere la storia del Risorgimento.


LE ARTI NEL PERIODO RISORGIMENTALE

Pittura Romantica:
È da premettere che, in Italia, il Romanticismo coincide cronologicamente con quella fase storica che definiamo Risorgimento, in cui si realizzò l’unità d’ Italia.
Pertanto parte dei contenuti culturali del Romanticismo furono indirizzati al risveglio della identità nazionale. I due principali temi in cui si esprime la pittura romantica italiana è la pittura di storia e la pittura di paesaggio.
La pittura di storia, coerentemente alla pittura Romantica europea, rappresenta sempre episodi tratti dalla storia del medioevo quali la Disfida di Barletta, i Vespri siciliani, ecc.

 


Protagonisti di questa pittura sono il milanese Francesco Hayez, il piemontese Massimo D'Azeglio e il fiorentino Giuseppe Bezzuoli.
Nella pittura di paesaggio il Romanticismo nordico è decisamente diverso da quello italiano; i paesaggi italiani non sono mai caratterizzati da quella atmosfera a volte tenebrosa e a volte inospitale del paesaggio nordico.
Il paesaggio italiano si presenta spesso luminoso, gradevole, accogliente e piacevole. La pittura di paesaggio italiana ha soprattutto due grandi protagonisti: il napoletano Giacinto Gigante, esponente principale della locale Scuola di Posillipo, e Antonio Fontanesi.

 

 

Musica:
Nell'Ottocento tra le varie forme di musica il melodramma era senz'altro quella che più godeva del favore del pubblico e suscitava un enorme interesse sia nelle persone semplici che negli intellettuali e negli aristocratici. La rappresentazione di un'opera era allora un evento di eccezionale importanza: anche per il suo stesso modo di essere che mette insieme lo spettacolo scenico, la musica e un intreccio narrativo spesso commovente, essa costituiva un'occasione particolarissima capace di suscitare vero entusiasmo in un'epoca in cui le possibilità di intrattenimento non erano molte. Per questo molti guardavano al melodramma come a uno dei mezzi più efficaci per far conoscere le nuove idee di libertà, di indipendenza e di amor di patria.
Uno dei massimi esponenti della musica di quel periodo,fu senza dubbio Giuseppe Verdi.
Le opere che lui scrisse tra il 1842 e il 1849 avevano tutte una forte componente patriottica e vennero tutte accolte dall'entusiasmo del pubblico.
Le arie e i cori che parlavano ai cuori e alle coscienze, venivano bissati in teatro e cantati nelle piazze, andando in un certo senso a costituire la "colonna sonora" del Risorgimento.
Quando Verdi portò Nabucco alla Scala era un giovane di ventinove anni che non presentava particolari velleità patriottiche o sobillatrici.
Verdi aveva un unico desiderio, fortissimo e comprensibile: voleva affermarsi artisticamente, voleva uscire da quel tunnel buio nel quale era entrato negli ultimi anni e nel quale aveva sopportato tragedie immense come l’annientamento della sua famiglia, gli stenti placati solo dall’aiuto di Barezzi e di qualche amico, l’umiliazione prodotta dall’insuccesso di Un giorno di Regno. Verdi ambiva al successo, alla tranquillità economica, all’indipendenza.
Perciò quando si ritrovò fra le mani il libretto di Nabucco è improbabile che si fosse messo a tavolino per progettare un’opera che avrebbe inaugurato il risorgimento musicale italiano.                 
Sono le combinazioni, le famose combinazioni che generano i grandi successi. Fu una combinazione il fatto che il libretto contenesse la storia di un popolo oppresso da un potere straniero. Fu una combinazione il fatto che Verdi potesse rappresentare quest’opera alla Scala, nel più importante teatro italiano, in una delle città dove il movimento liberale si stava animando. Non fu una combinazione la musica travolgente che Verdi seppe imporre a questo libretto, una musica accesa, infiammata, vivida.
Era questa la musica dell’anima verdiana ed era perfettamente calibrata per evocare una sentimentalità patriottica.
Tuttavia Verdi era persona di intelligenza strategica straordinaria. Comprese immediatamente quale veicolo di successo poteva rappresentare il filone patriottico risorgimentale e non si lasciò scappare l’occasione. L’opera successiva a Nabucco fu I Lombardi alla prima Crociata. Opera “clone” rispetto a Nabucco. Stessa sequenza di brani, cori posti con funzione drammatica analoga, temi musicali con evidenti similitudini, focosità replicata ed accresciuta.
Ancora opera di masse, di grandi temi popolari. I Lombardi alle prese con una Crociata, ed i riferimenti alla grande Crociata che gli italiani dovevano decidersi ad intraprendere furono intenzionalmente marcati. Peccato che tutto ciò vada un po’ a scapito della qualità generale, inferiore a Nabucco sia dal punto di vista drammatico che musicale.
Ma ciò che Verdi cercava era l’effetto. E per raggiungerlo utilizzò ogni mezzo. Tamburi, trombe squillanti, cori, preghiere, invocazioni a Dio, tutto ciò che poteva infiammare il pubblico.                               
Il popolo, protagonista in Nabucco come nei Lombardi, si presenta però in quest’ultima con ruolo diverso, opposto rispetto a quello che contraddistingue lo sfortunato popolo ebraico di Nabucco.                            
Una prova di questa diversità ce la offre il coro “O signore dal tetto natio”, simile al “Va pensiero” nel ruolo emotivo ma antitetico nella psicologia di fondo.                                                                       

  Nel “Va pensiero” gli ebrei sognano la loro terra natia; nel coro de I Lombardi i milanesi sognano le loro belle colline nebbiose, fresche e attraversate dai fiumi.
Ma mentre nel “Va pensiero” gli ebrei sono conquistati ed oppressi dai cattivi assiri, nel coro dei Lombardi, i lombardi sono ad Antioca, durante una Crociata, a giocare il ruolo di invasori, di conquistatori.
I sogni dei lombardi non sono sospinti dalla rassegnazione ma dalla stanchezza, dall’arsura, dalla voglia di tornarsene a casa, stanchi delle troppe scorribande e del troppo sangue riversato.
Piccola differenza che comunque ci mostra quanta diversa intenzione ci sia fra le due opere. Verdi, nei Lombardi, comincia a porre i buoni fra gli attivi, i belligeranti. I buoni non sono più gli ebrei rassegnati, ora sono i lombardi battaglieri.

 

http://skuola.tiscali.it/sezioni/tesine/tesina-risorgimento-italiano.doc

autore: MARINELLI GIOVANNA

 

 

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