Marco Polo vita opere e viaggi riassunto

 


 

Marco Polo vita opere e viaggi riassunto

 

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Marco Polo vita opere e viaggi riassunto

Marco Polo (1254 -1324) nacque a Venezia da una famiglia di mercanti. A 17 anni intraprese il suo primo viaggio con il padre e lo zio verso la Cina, dove entrò nella corte di Kublai Kan e da dove si spostò in molte zone dell'Asia e dell'India. Tornò a Venezia nel 1292; nel 1298 partecipò alla battaglia di Lepanto tra la flotta di Venezia e quella di Genova dopo la quale fu catturato dai genovesi. Nei suoi anni di prigionia dettò le avventure dei suoi viaggi a Rustichello da Pisa che le scrisse in volgare d'oil . “Il Milione” appare organizzato secondo la forma del trattato geografico-antropologico, che subordina il racconto delle esperienze personali, per far posto alle descrizioni degli usi e costumi dei diversi popoli. Nei due brani tratti dal libro Marco descrive il Kublai Kan, signore dei mongoli e della Cina, il suo aspetto e i suoi costumi sessuali, e poi il palazzo reale; il racconto è ricco di fantasmagoriche ed esotiche visioni.

 

Fonte: http://www.itchiavari.it/lettere/letteratura_italiana/1200/Polo/Polo-biografia.doc

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Marco Polo vita opere e viaggi riassunto

 

VIAGGIARE PER COMMERCIO:

 Il Medioevo di Marco Polo.

VIAGGIARE PER COMMERCIO:
Il Medioevo di Marco Polo.

 

La rivoluzione commerciale e il mare : dev'essere compreso, in questo contesto, il termine "rivoluzione", che, lungi dal voler suggerire l'idea di un cambiamento repentino e totale, intende sottolineare fortemente le "[...] differenze quantitative e qualitative tra gli accenni di ripresa della crescita economica e dello sviluppo degli scambi dei secoli precedenti al Mille e il decollo del commercio e la fioritura delle città che caratterizzano l'XI e, con ritmo ancor più veloce e più generale diffusione geografica, il XII secolo".

Delineare quindi lo sviluppo delle città fra i secoli XI e XII, fortemente legato all'incremento demografico; un'analisi del ruolo di Pisa e Genova nella riconquista cristiana del Mediterraneo occidentale e alla presenza italiana in Oriente nel corso del secolo XI e, in seguito, durante e dopo la prima crociata.

Un’ulteriore analisi va dedicata  alla navigazione nel Medioevo nei suoi vari aspetti, e sottolineare inizialmente il netto salto di qualità che caratterizza il progresso della tecnica nautica e dell'arte della navigazione fra i secoli XII e XIV; tratteggiando le tipologie delle navi che solcavano il Mediterraneo .

 

Per verificare la tesi dell’immobilismo bisognerà considerare, oltre al pellegrinaggio, il commercio nel pieno Medioevo: sottolineare che non è corretto prendere in considerazione soltanto i limiti e le ombre dello sviluppo economico fra la fine del secolo XII e gli inizi del XIV, considerandolo una semplice premessa alla crisi del Trecento, perché l'immagine che emergerebbe da un'analisi di questo genere sarebbe fuorviante. In realtà, ci si trova dinanzi non "[...] ad una pura crescita quantitativa, né alla crescita di questo o quel settore [...], bensì ad un processo di sviluppo nel senso proprio del termine, quindi di lunga durata, di progressiva estensione geografica e con aspetti anche qualitativi, come la moderna definizione del termine sviluppo richiede" (p. 254).

 

Approfondimenti e riflessioni: il Viaggio

 

L'"iter sacrum" più forse di altri generi ci aiuta a capire meglio come nel Medioevo esistesse una sostanziale differenza fra il pellegrino, che si muoveva come il viaggiatore classico, ed il mercante: se nel primo caso la voglia di avventura e la ricerca del divino portava semplicemente una persona a mettersi in viaggio, senza sapere dove sarebbe andato ed aspettando semplicemente indicazioni da Dio per muovere passo, l'uomo di commercio pianificava la sua partenza e i suoi scopi prima di mettersi in viaggio. Inoltre il viaggio per terra di personaggi, come i prelati della chiesa, fornisce materiale interessante, in quanto spesso accompagnato da resoconti epistolari e non delle cose incontrate

In un primo tempo furono più le popolazioni arabe a mantenere una volontà di navigazione per mare, mentre gli europei continuavano i loro commerci per terra; spesso per gli occidentali l'"iter sacrum" e la sua versione militare, la Crociata, fu la scusa per attivare commerci di più ampio respiro. Da questo punto di vista, le crociate furono un esempio da una parte di estremizzazione del pellegrinaggio, dall'altra di estremizzazione del commercio stesso.

Marco Polo fu il primo a cambiare le aspettative del viaggiatore medio e a dare un'idea di viaggio pianificato. Per quanto la sua idea fosse ardita, però, non era originale: già Marco Aurelio Antonino, nel II secolo d.C., aveva mandato una sua delegazione politica a stipulare un'alleanza con i cinesi. Di questa alleanza si trova addirittura traccia negli stessi resoconti cinesi, anche se politicamente, le distanze ed i nemici comuni da combattere erano tali da non permettere di andare oltre il semplice trattato scritto.

 

Marco Polo e la Pax Mongolica

La vicenda di di Marco Polo va messa in relazione alla crisi politica ed economica del mondo islamico fra i secoli XII e XIII e alla comparsa "[...] sulla scena della storia di un nuovo popolo, i mongoli, dalle abitudini nomadi, con una religione fondata sullo sciamanesimo e su invocazioni al cielo eterno, dall'ottima organizzazione militare fondata su una rapida cavalleria leggera, abilissima nell'uso dell'arco" (p. 362). I mongoli, fra i secoli XII e XIII, sotto la guida di Cinggis-Khan - il nostro Gengis Kan - e dei suoi successori creano un vasto impero, raggiungendo Persia, Cina, Corea, Crimea, Ucraina - Kiev è saccheggiata nel 1240 -, Russia, Ungheria e Polonia; anche Baghdad cade, nel 1258. In Occidente i mongoli, fra i quali vi erano anche cristiani nestoriani, da una parte suscitano terrore, dall'altra fanno nascere la speranza di aver trovato alleati contro il mondo islamico, il che dà origine a missioni diplomatiche quali quella del francescano Giovanni da Pian del Carpine che, nel 1246, partendo da Kiev, raggiunge Caracorum, dove consegna al Gran Khan, appena eletto dall'assemblea dei capi, una lettera del Papa.

Prendiamo due date di riferimento: il 1268 e il 1286. Il 1268 rappresenta il periodo in cui Venezia, già da tempo era al culmine della sua potenza e rappresentava il punto in cui convergevano tutte le vie di traffico terrestri e marittime che potessero essere percorse da bestie da soma o solcate da navi. Indipendente, capace di sbeffeggiare i nemici sparando palle di pane a quelli che avevano negli anni tentato di assediarla e di prenderla per fame, Venezia vide il suo sogno avverarsi al momento delle crociate: quando le toccò provvedere alle navi di scorta, ai rifornimenti, ai soldati in cambio di denaro sonante. Quando arrivò il mo,ento di dividere il bottino, Venezia chiese di avere in ogni città conquistata della Palestina e della Siria, una sede commerciale e il diritto di svolgere i suoi traffici senza pagare tasse a nessuno. La sua grande occasione si presentò nella quarta crociata (1197), quando il doge Enrico Dandolo, col pretesto che i crociati non potevano pagare il prezzo concordato per il loro trasporto, rivolse l’intera crociata a beneficio di Venezia, e conquistò prima Zara, che aveva osato ribellarsi, e poi la sua antica, unica vera rivale: l’immortale Bisanzio. Se la conquista di Zara valse a Venezia la scomunica papale, dall’altra parte, tra i tesori che i Veneziani portarono in patria da Costantinopoli vi furono i quattro magnifici cavalli di bronzo che furono messi sul portale della Basilica di San Marco. Nel 1258 avevano sconfitto Genova, ma un altro impero in quel periodo raggiungeva il culmine della potenza: l’impero che Mangu Khan lasciò, morendo nel 1259, e che si stendeva attraverso l’Asia e l’Europa, dal Fiume Giallo al Danubio.

Non c’era stato al mondo nulla di simile prima, né ci fu mai nulla di simile dopo, fino all’impero russo dei tempi moderni. Verso il 1268 i Tartari avevano cominciato a dividersi nei quattro regni della Cina, dell’Asia centrale, della Russia e della Persia, ma erano ancora un popolo solo. Fu proprio la pax mongolica a rappresentare l’elemento di sicurezza nei traffici commerciali che aveva reso possibile il viaggio di Niccolò e Matteo Polo,  mercanti di gioielli, che ritornavano dalla corte del potente Kublai Khan con l’incarico di chiedere al papa cento uomini di scienza che istruissero i suoi tartari e che gli facesse pervenire un po’ dell’olio santo che alimentava la lampada accesa sul sepolcro di Cristo a Gerusalemme. Ma, al ritorno, i Polo appresero che il papa Clemente IV era morto nel 1268 e dovettero aspettare che fosse eletto un papa a cui consegnare le lettere del gran Khan. Ma l’elezione non avveniva, e alla fine, temendo che Kublai potesse sospettarli di averlo ingannato, decisero di tornare in oriente, questa volta col giovane Marco. Dovettero tornare ad Acri alla notizia dell’elezione di Gregorio X ottenendo da lui lettere per il Khan e due frati domenicani per le sue esigenze, ripartendo nel 1271. Giunsero dopo tre anni e mezzo, attraversando terre alcune delle quali non furono riesplorate fino alla metà dell’800 (il Pamir, Kashgar, Yarkand, Khotan, il lago Lob).

Il 1286 è l’anno in cui Marco Polo, dopo una lunghissima collaborazione con Kublai, desideroso almeno quanto Marco, di conoscere usi e curiosità dei popoli che governava e dopo aver anche amministrato alcune di quelle terre (le 25 città di Yangchow), incontrò l’occasione favorevole per  tornare. Favorevole perché il vecchio Kublai non aveva intenzione di lasciarlo e tuttavia le invidie che i suoi cortigiani nutrivano per i Polo avrebbero rappresentato un pericolo alla morte del khan. Nel 1286, dunque, morì Bolgana, la moglie prediletta del khan di Persia che, per esaudire l’ultimo desiderio di lei, mandò ambasciatori alla Corte di Pechino per chiedere un’altra sposa della stessa tribù mongola a cui Bolgana aveva appartenuto. Ma quando si trattò di tornare indietro, la stradaera diventata impraticabile a causa di una guerra, e perciò gli ambasciatori pensarono di fare il viaggio in mare, accompagnati da tre abili navigatori: i fratelli Polo. Partirono nel 1292: nel corso del viaggio – scrive marco Polo – i viaggiatori ricevettero la notizia che il gran khan  era morto, e questo precludeva loro per sempre la possibilità di rivedere quei luoghi. Difatti finì con lui anche la pax mongolica.  La dinastia tartara cadde e i nuovi governanti della Cina tornarono alla loro vecchia politica isolazionistica; per di più l’Islam estese le sue conquiste su tutta l’Asia centrale e si frappose come barriera fra l’Occidente e l’estremo Oriente, una grande muraglia di intolleranza e di odio assai più forte della muraglia di pietra che i Cinesi avevano costruito un tempo per tener lontani i Tartari.

Ma il grande esploratore non era ancora vinto. Un secolo e mezzo circa dopo la morte di Marco, un capitano di mare genovese, leggendo la traduzione latina dei viaggi di Polo, ebbe l’idea che per raggiungere quei luoghi, ora che il buio copriva l’Asia centrale e l’anarchia sbarrava la strada al Golfo persico, bisognasse navigare per occidente: non più un viaggio individuale ma bensì finanziato dai potenti di Spagna. La forma più evoluta di questo modello vedrà dal XVIII secolo le grandi Compagnie Commerciali, veri e propri "cartelli" a capitale misto, diventare il trampolino per la conquista di mercati remoti, cui seguirà la creazione delle colonie. Il viaggio commerciale resta peraltro un esempio compiuto della commistione tra le varie tipologie: Marco Polo parte dall'Europa come mercante, esercita varie attività in Cina trasformandosi in diplomatico, governatore e, rientrato in patria, in raffinato divulgatore dell'impero mongolo.

 

I presupposti economici del colonialismo.

Il colonialismo moderno nasce nell'Europa occidentale dei secoli XV e XVI, allorché già erano in atto i meccanismi economico-sociali di disgregazione del feudalesimo e di formazione dei rapporti di produzione capitalistici, basati prevalentemente sulla manifattura. In questo periodo, la metallurgia e l'industria mineraria, tessile, manifatturiera (ad esempio orologi, vetri, specchi, armi da fuoco, oggetti di lavoro precisi, eccetera) avevano raggiunto un'indipendenza quasi totale dall'agricoltura, realizzando profitti notevolmente superiori. Anche nelle campagne era aumentata quella parte della produzione agricola e dell'allevamento del bestiame destinata non al consumo dei contadini e dei feudatari, ma al mercato e allo scambio con prodotti dell'industria. La piccola produzione artigianale destinata al mercato locale, l'economia agricola finalizzata all'autoconsumo, le rendite parassitarie dei grandi latifondisti, tutto ciò stava per essere superato da una forma sociale più redditizia: quella capitalistica, sia essa nella forma commerciale e usuraia del mercante, che nella forma imprenditoriale vera e propria.
L'allargarsi del mercato e della divisione sociale del lavoro stavano eliminando i rapporti personali tra produttore e consumatore, stavano trasformando i prodotti in merci, il valore d'uso in valore di scambio... I mercanti, in particolare, diventavano l'anello indispensabile che univa, su vasti mercati, le singole, grosse, aziende con i consumatori. I produttori diretti, artigiani e contadini, rovinati dalla concorrenza dei prodotti dell'industria manifatturiera, o intenzionati a emanciparsi dalla servitù della gleba o dalle costrizioni corporative, si trasformano in operai salariati: i più capaci o i più fortunati tentano la strada dell'imprenditoria privata a scopo di lucro.
Uno dei modi ritenuti più facili per arricchirsi era il commercio con l'Asia, la cui importanza era notevolmente cresciuta dopo le crociate. Genova e ancor più Venezia distribuivano a tutta Europa gli oggetti di lusso orientali più richiesti: le spezie (pepe, chiodo di garofano, cannella, zenzero, noce moscata...), l'oro e le pietre preziose. India, Cina e Giappone erano considerati Paesi ricchissimi già dai tempi di Marco Polo. Tuttavia, tre problemi avevano messo in crisi questi commerci: a) il mondo musulmano monopolizzava tutti i commerci con l'Oriente e l'Estremo Oriente, per cui l'Europa non poteva avere legami diretti con queste aree geografiche (la via commerciale che passava attraverso il Mar Rosso era monopolio dei sultani egiziani, che a partire dal XV sec. cominciarono a imporre dazi doganali estremamente alti su tutte le merci); b) il crollo della potenza mongola, ad opera di quella

ottomana, ebbe come risultato la fine del commercio carovaniero dell'Europa con la Cina e l'India attraverso l'Asia centrale e la Mongolia (l'ottomano era un regime dispotico di tipo feudale-militare); c) la caduta di Costantinopoli nel 1453 e le conquiste turche nell'Asia minore e nella penisola balcanica avevano chiuso quasi completamente la via commerciale verso l'Oriente attraverso la stessa Asia minore e la Siria.
Prima della "scoperta" dell'America, i commerci più proficui, ma del tutto insufficienti, dei Paesi europei con l'Oriente e l'Africa erano diventati quelli con Egitto, Marocco, Algeria e Tunisia. Solo questi Paesi potevano avere collegamenti diretti coi Paesi sub-sahariani (Sudan, Guinea, ecc.), per ottenere oro, avorio, schiavi e prodotti esotici. L'esigenza degli europei, quindi, era di cercare nuove vie marittime verso l'Africa, l'India e l'Asia orientale. Le classi socialmente più elevate: nobili e monarchi, borghesi e alto clero, che conducevano una vita molto dispendiosa o che miravano ad accumulare capitali per investirli in attività finanziarie o produttive, o che necessitavano di finanziamenti per gli apparati burocratici, amministrativi e militari degli emergenti Stati assoluti e nazionali, ritenevano che il modo migliore per soddisfare le loro esigenze fosse quello di avere ingenti quantitativi di argento e soprattutto di oro, cioè una moneta pregiata come mezzo di scambio. Ecco, in questo senso si può dire che il colonialismo fu una diretta conseguenza del capitalismo europeo, anche se ebbe delle ripercussioni fondamentali (ai fini, per esempio; dell'accumulazione dei capitali) sullo stesso sviluppo del capitalismo.

 

ossia le galee, lunghe e sottili, che utilizzavano anche la propulsione umana, e i velieri, navi tonde, con grande capacità di carico e a sola propulsione eolica. Nella stessa epoca i mari del Nord erano dominati dalla Kogge, il grande veliero della marineria anseatica, radicalmente diverso dai drakkar e snekkar dei vichinghi, che, nel secolo XI, avevano raggiunto il livello massimo delle loro potenzialità.

 

Fonte: http://urbanicorsob.files.wordpress.com/2008/11/polo.doc

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Un grande viaggiatore italiano: Marco Polo (Venezia 1254–1324).  

 

Marco Polo nacque a VENEZIA nel 1254.  Suo padre, Niccolò Polo, era un MERCANTE ricco e famoso, che aveva attive relazioni commerciali in Estremo Oriente, e che per questo motivo ERA spesso lontano da Venezia.  Di sua madre non si sa MOLTO, eccetto che si prese cura di Marco da sola, e che morì quando il ragazzo aveva quindici anni.

L’epoca di Marco Polo fu un periodo di grandi cambiamenti storici.  L’Europa USCIVA dal Medio Evo e —grazie al commercio— si apriva gradualmente al CONTATTO con le culture internazionali.  Il territorio veneziano, a quel tempo, NON ERA limitato all’area attuale, ma si estendeva fino alle coste orientali del Mare Adriatico (l’odierna CROAZIA).   Venezia, grazie alla sua posizione strategica, era la principale INTERMEDIARIA fra Oriente e Occidente.  I mercanti ESPORTAVANO dall’Occidente prodotti quali il rame, il ferro, il pesce, il legname e il sale;  simultaneamente, IMPORTAVANO dall’Oriente tessuti —come la seta, il cotone e il lino—, sostanze coloranti —per esempio la porpora—, e vari prodotti commestibili, come il vino, l’olio e le SPEZIE

Nel 1271, all’età di diciassette anni, Marco Polo partì per il CATAI (così si chiamava la Cina allora) con il padre e lo zio Maffeo—fratello di suo padre e anche lui mercante.  I tre VIAGGIATORI attraversarono la penisola dell’Asia Minore, l’Armenia, il Caucaso e arrivarono al fiume Tigri.  In Medio Oriente toccarono le città di Mosul, BAGHDAD e Basra.   Da Basra si diressero al porto di Hormuz, nel Golfo Persico, da una parte perché volevano visitare l’EMPORIO, dall’altra perché avevano pensato di continuare il viaggio via mare.  Ma non fu possibile, e dovettero proseguire VIA TERRA, passando attraverso l’Iran e gli attuali Turkmenistan, Uzbekistan e Kirghizistan.  Dopo il difficile passaggio del deserto mongolico del Gobi, con una carovana di cammelli, i tre viaggiatori raggiunsero il Fiume Giallo e la città di Shangdu.  Erano finalmente arrivati a destinazione: il viaggio era durato tre ANNI e mezzo. 

In Cina, Marco Polo non fu ricevuto dall’imperatore, ma dal Gran Khan, il capo dei Mongoli.  Infatti, l’immenso TERRITORIO cinese era stato da tempo invaso dal popolo del nord, che a quell’epoca governava tutto l’impero.  Tuttavia, Marco Polo fu accolto con grandissimi onori dal Gran Khan, il quale gli assegnò importanti attività commerciali e diplomatiche.  Addirittura, dal 1282 al 1285, l’esploratore italiano fu governatore della città di Yangzhou. 

Nel 1292, i Polo DECISERO di ritornare in Europa, e a causa della guerra sul confine occidentale dell’impero, optarono per il viaggio via mare: COSTEGGIARONO la Cina, l'Indocina, la Malesia, Sumatra, l'INDIA meridionale e le coste persiane, e giunsero a Hormuz nel 1294.  I tre uomini —ricchissimi e soddisfatti— approdarono a Venezia nel 1295, VENTIQUATTRO anni dopo la loro partenza.

 


G.   Marco Polo (terza parte).

 

 

In che anno nacque Marco Polo?

 

c.   Nacque nel 1254.

 

 

Che lavoro faceva suo padre?

 

b.   Faceva il mercante.

 

 

Cosa si sa di sua madre?

 

a.  Morì quando Marco aveva quindici anni.

 

 

Il territorio della città di Venezia era uguale a quello attuale?

 

 

a.  No, si estendeva fino al territorio dell’odierna Croazia.

 

 

Qual era il vantaggio della posizione strategica di Venezia?

 

b.   Venezia era la principale intermediaria fra Oriente e Occidente.

 

 

Quali metalli si esportavano dall’Occidente nel XIII secolo?

 

c.   Il rame e il ferro.

 

 

Quali erano i tre prodotti commestibili che i mercanti occidentali importavano dall’Oriente?

 

b.   Il vino, l’olio e le spezie.

 

 

Quanti anni aveva Marco Polo quando fece il primo viaggio in Oriente?

 

c.   Aveva diciassette anni.

 

 

Come si chiamava la Cina al tempo di Marco Polo?

 

a.  Si chiamava Catai.

 

 

Quanto durò il viaggio dall’Italia alla Cina?

 

c.   Durò tre anni e mezzo.

 

 

A quel tempo, chi aveva conquistato il territorio cinese?

 

b.   I Mongoli.

 

 

Che carica (appointment) politica ebbe Marco Polo in Cina?

 

a.  Fu governatore di una città.

 

 

Dopo quanti anni Marco Polo, suo padre e suo zio tornarono a Venezia?

 

b.   Tornarono dopo ventiquattro anni.

 

 

Fonte: http://yalepress.yale.edu/yupbooks/languages/tapescripts/quaderno_script_8.doc

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