Tecniche radiografiche riassunto
Tecniche radiografiche riassunto
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Tecniche radiografiche riassunto
METODO RADIOGRAFICO  (RT)
  Mediante le tecniche radiografiche e gammagrafiche risulta possibile  evidenziare un gran numero di discontinuità presenti in manufatti industriali,  getti o saldature, quali ad esempio porosità, inclusioni, soffiature, cricche,  tarli, inclusioni di scoria, mancanza di penetrazione.
  Il principio di funzionamento di tali tecniche si basa sulle alterazioni che  radiazioni elettromagnetiche subiscono quando incontrano un difetto nel loro  percorso all'interno del materiale. Quando un fascio di onde elettromagnetiche  di elevatissima energia fotonica (elevata frequenza) e fortemente ionizzanti  (raggi X o raggi gamma), passa attraverso l'oggetto da esaminare, viene  assorbito con legge esponenziale in funzione
  dello spessore e della densità della materia attraversata. I raggi X o   "gamma" passanti e variamente attenuati impressionano una  lastra fotografica posta dietro l'oggetto da esaminare. Lo sviluppo della  pellicola produce un'immagine bidimensionale dell'oggetto radiografato. In  questa immagine le variazioni di spessore, densità, composizione, del pezzo  vengono visualizzate come variazioni di densità dell'immagine (in pratica  variazioni in una scala di grigio). La valutazione viene eseguita per confronto  della densità radiografica con le caratteristiche conosciute dell'oggetto  stesso o con standard radiografici prodotti dallo stesso oggetto di qualità  accettabile. Quindi gli elementi essenziali del controllo radiografico sono  tre: la sorgente di radiazione, il pezzo da controllare e la lastra  radiografica. L'immagine illustra tali elementi.
  
  
  Fattori geometrici  in radiografia
  Come detto una radiografia è una rappresentazione bidimensionale di un oggetto  tridimensionale, ne consegue che l'immagine radiografica della maggior parte  degli oggetti ne risulta distorta sia nelle dimensioni che nella forma.
  Nella radiografia convenzionale la posizione di un difetto presente nel volume  del pezzo non può essere determinata mediante una singola esposizione: la  profondità nella direzione dei raggi non può essere determinata esattamente. A  volte qualche indicazione può essere dedotta dalla definizione dell'immagine:  immagini di difetti situati nella parte del pezzo posta in prossimità della  pellicola risultano meglio definite delle immagini di difetti posizionati  vicino alla superficie dal lato della sorgente.
  Comunque esistono tecniche diverse, come la tomografia o la stereoradiografia o  semplicemente l'esecuzione di due o più esposizioni, che permettono di ottenere  informazioni più precise circa la localizzazione del difetto all'interno del  volume del pezzo.
  
  
  Tubo a raggi X
  II tubo a raggi X classico consta di un'ampolla di vetro nella quale sono  disposti sotto vuoto un elettrodo positivo (anodo), e un elettrodo negativo  (catodo). II catodo consta di un filamento che, portato all'incandescenza da  una corrente di alcuni ampere, emette elettroni. Sotto l'effetto della  differenza di potenziale esistente tra l'anodo e il catodo (la tensione del  tubo), gli elettroni catodici sono attratti verso l'anodo. Questa corrente di  elettroni viene concentrata in un fascio mediante un "cilindro" o  "cupola di concentrazione". L'anodo comprende una placchetta, detta  anticatodo, avente un alto punto di fusione collocata all'interno dell'anodo  stesso. I raggi X vengono generati quando gli elettroni accelerati emessi dal  filamento caldo urtano l'anticatodo. L'energia e il potere di penetrazione dei  raggi X sono tanto più grandi quanto più alto è il numero atomico dell'elemento  colpito e quanto più alta è la velocità degli elettroni che lo colpiscono.  L'anticatodo è generalmente eseguito in tungsteno, sia perché il numero atomico  di questo metallo è alto, sia perché possiede un punto di fusione elevato (3400°C ca.). E'  indispensabile usare un metallo a punto di fusione elevato sia per la massiccia  quantità di calore dissipata in concomitanza alla generazione dei raggi X, che  per il bombardamento elettronico concentrato su un'area ridottissima. Solo una  parte (0,1 % a 30 kV, 1 % a 200 kV, 40% da 30 a 40 MeV) dell'energia cinetica degli  elettroni viene convertita in raggi X, mentre tutto il resto si trasforma in  calore.
  
| 
 | 
Flusso dei raggi X
  Nella maggior parte degli apparecchi a raggi X il flusso viene misurato in base  alla corrente di elettroni che attraversa il tubo, espressa in milliampere  (mA). Di conseguenza, l'esposizione si misura in mA. min.
| 
 | ||
| 
 | 
Unità di misura
Dal 1978 I'ICUR (International Commission of Radiation Units and  Measurements) raccomanda l'uso del sistema internazionale (SI) che comprende  nuove unità di misura speciali per la quantità di radiazione - il becquerel, il  gray e il sievert - ma il loro uso non sempre si è affermato nella pratica  della radiografia industriale. La tabella  indica il rapporto esistente  tra le nuove e le vecchie unità di misura.
|  | 
Radioattività
  Quando si usa una sostanza radioattiva come fonte di radiazione, l'attività  di questa è uguale al numero di disintegrazioni radioattive al secondo. L'unità  del SI è il becquerel (Bq): essa corrisponde a una disintegrazione al secondo.  Il becquerel è troppo piccolo per essere utilizzato in radiografia industriale.  L'unità di misura attualmente utilizzata è il curie (Ci) che corrisponde ad una  quantità di radiazione 3,7 x 1010 volte più grande.
  La potenza di una sorgente radioattiva viene quindi misurata in Ci, M Bq o GBq  (1 gigabecquerel = 109 becquerel).
  Dose di ionizzazione
  La vecchia unità di misura della dose di radiazione ionizzante è il rontgen  (R, mR). Questa unità di misura resta di uso corrente. Nel sistema SI la dose  di radiazione è definita indiretta-mente dalla ionizzazione che la dose  provocherebbe in un chilogrammo d'aria. L'unità SI è il coulomb per kilogrammo  (C/kg) ; non ha denominazione specifica. La relazione si scrive 
  1R = 2,58 x 10-4C/kg  ovvero 1C/kg  corrisponde a circa  a 4.000 R. 
  
  L'erogazione di un generatore di raggi X si esprime generalmente in R/min  misurati ad un metro di distanza (questa espressione è talvolta abbreviata in  Rmm) mentre è raramente espressa in unità di misura SI.
  Dose di ionizzazione  assorbita
  L'energia di radiazione assorbita si esprime in joule al kilogrammo (J/kg).  L'unità di misura SI è il gray (Gy). L'unità utilizzata in precedenza era il  rad (radiation absorbed dose), che corrisponde a un assorbimento di energia di
  
|  | 
Dose equivalente
  Il sievert (Sv) è la nuova unità di misura che serve a determinare l'effetto  biologico delle radiazioni ionizzanti sull'uomo. E' uguale al prodotto della  dose di energia in gray (Gy) per un fattore determinato sperimentalmente e  corrispondente all'effetto biologico relativo alla radiazione ionizzante. Nel  caso delle radiazioni X, il fattore equivale a 1, per cui il Sv è uguale al  gray.
  SORGENTI  RADIOATTIVE
  Radiattività
  La radioattività è la proprietà per cui alcuni corpi emettono  spontaneamente raggi alfa, beta, gamma.
  I raggi alfa beta consistono in un flusso di particelle dotate di carica  elettrica; i raggi gamma sono di natura elettromagnetica. Fino al 1934 il solo  tipo di radioattività conosciuto era quello naturale. Nel corso di quell'anno i  fisici Joliot e Curie giunsero perla prima volta a produrre un corpo  radioattivo artificiale. All'inizio le quantità prodotte erano insufficienti ai  fini dell'applicazione industriale e servivano solo agli esperimenti di  laboratorio (in biologia e medicina).
  A partire dal 1947 si è giunti a produrre quantità considerevoli di isotopi  radioattivi di alcuni elementi nel corso delle operazioni di fissione atomica  realizzate nei reattori nucleari. Gli isotopi radioattivi artificiali emettono  radiazioni gamma e sono idonei agli esami non distruttivi. Si tratta di sottoprodotti  dell'industria atomica che al giorno d'oggi possono essere acquistati a un  prezzo ragionevole.
  Sorgenti radioattive  naturali
  Gli elementi di questa categoria utilizzabili in radiografia industriale sono  il radio, il radon e il mesotorio. Essi emettono una radiazione molto dura,  particolarmente idonea all'esame di oggetti spessi.
  II radio presenta il vantaggio di possedere un tempo di dimezzamento molto  lungo (1622 anni). L'inconveniente di queste sorgenti consiste  nell'impossibilità di presentarle in dimensioni abbastanza piccole per ottenere  intensità adeguate. Uno degli svantaggi del radon consiste nel tempo di  dimezzamento molto breve (ca. 93 ore). II loro prezzo, inoltre, è molto  elevato.
  Attualmente, in radiografia industriale le sorgenti radioattive naturali non  sono quasi più utilizzate. In alcuni paesi ne è vietato l'uso.
  
  
  Sorgenti radioattive  artificiali
  I prodotti radioattivi artificiali si ottengono per fissione o per  irraggiamento in un reattore nucleare. In questo modo si possono ottenere  isotopi in quantità relativamente cospicua e con una purezza soddisfacente. Tra  i fattori che ne determinano l'applicabilità all'esame non distruttivo dei  materiali vi sono in particolare la qualità e l'intensità della radiazione  emessa, il tempo di dimezzamento e l'attività specifica: di fatto, solo alcuni  dei numerosi isotopi radioattivi artificiali si sono dimostrati adatti ai fini  della radiografia industriale.
  Tempo di dimezzamento  di una sorgente radioattiva
  Si dice tempo di dimezzamento di un elemento radioattivo l'intervallo di  tempo al termine del quale l'intensità della radiazione emessa è ridotta a metà  del suo valore iniziale. Ciascun elemento radioattivo è caratterizzato dal  proprio tempo di dimezzamento.
  E' cosí che l'iridio 192 ha  un tempo di dimezzamento di 74 giorni, il cesio 137 di 30 anni, mentre il  cobalto 60 di 5,3 anni e l'itterio 169 di 31 giorni.
  Dopo due tempi di dimezzamento - ad esempio 148 giorni per l'iridio 192 -  l'energia di un 1 Ci di iridio 192 sarà ridotta a 0,25 Ci, e dopo 3 tempi di  dimezzamento sarà ridotta a quella di 125 mCi e così via.
  Attività specifica
  L'attività specifica di un corpo radioattivo è l'attività di un grammo di  questo corpo espressa in becquerel (Bq) o in Ci/g.
  Le dimensioni di una sorgente radioattiva sono determinate dalla sua attività  specifica, per un determinato numero di becquerel.
  Attività
  L'attività di una sorgente radioattiva è data dal numero di atomi di questa  sorgente che si disintegrano nell'unità di tempo. Questa attività è misurata in  becquerel (Bq). Il becquerel è "la quantità di qualsiasi elemento  radioattivo nella quale il numero di disintegrazioni al secondo è uguale a  1" (1 Bq = 1/s). L'uso della vecchia unità d'attività, il curie (Ci), è  ancora molto diffuso.
  Emissione specifica di  raggi gamma
  Una unità molto utile in radiografia è il flusso d'irraggiamento per curie  misurato ad una distanza fissa. Per le sorgenti di radioisotopi si utilizza  generalmente Rhm (rontgen per ora ad un metro), ma si utilizzano a volte anche  emissioni specifiche di raggi gamma, o fattore K, a una distanza di 1 cm da una sorgente di 1 mCi.
  La tabella indica gli isotopi radioattivi utilizzati di frequente in  radiografia industriale. Gli elementi più comunemente utilizzati sono il  cobalto 60 e l'iridio 192.   In passato si sono utilizzati anche il tantalio 182 e il  cesio 134.
  
|  | 
| cliccare sulla tabella per ingrandire | 
  
  Gli isotopi radioattivi Co-60, Ir-192, Cs-137 sono sorgenti altamente  energetiche. L'isotopo radioattivo Yb-169 è una sorgente di bassa energia  particolarmente adatta alla radiografia di oggetti sottili. 
  Tutte le sorgenti di raggi gamma sono sigillate dall' Ente per l'energia  atomica del Paese fornitore. Queste sorgenti sigillate non possono essere  manipolate senza precauzioni, in quanto la loro emissione di radiazione è  permanente. Per trasportarle ed utilizzarle occorre incapsularle in un volume  di materiale assorbente - il contenitore di conservazione o di esposizione -  oppure manipolarle a distanza. Esistono contenitori di trasporto ed  esposizione, che si aprono per lasciar passare un fascio controllato di raggi  gamma, o che permettono di far passare la sorgente dal luogo di conservazione  al punto di esposizione mediante un cavo Teleflex o altro dispositivo di  manipolazione a distanza. II contenitore d'esposizione deve essere robusto e  costruito in modo da presentare tutte le garanzie di sicurezza. 
  RAGGI  GAMMA: VANTAGGI E SVANTAGGI
  Vantaggi
  I vantaggi che presentano i raggi gamma rispetto ai raggi X sono i seguenti:
- Non richiedono né energia elettrica, né sistema di raffreddamento, pertanto sono molto facili da utilizzare.
- La sorgente è disponibile in diversi diametri: si può dunque  utilizzare una sorgente di diametro ridotto quando occorre una distanza tra la  sorgente e la pellicola il più ridotta possibile, ad esempio all'interno di un  tubo.
 Alcuni isotopi radioattivi emettono radiazioni con un potere di penetrazione elevatissimo, permettendo cosí di ottenere radiografie soddisfacenti di pezzi di grande spessore.
Svantaggi
Gli inconvenienti dei raggi gamma sono i seguenti:
- Per la maggior parte degli oggetti da esaminare gli isotopi  radioattivi più frequentemente utilizzati (Co-60, Ir-192), rispetto ai raggi X  danno immagini meno contrastate a causa dell'alta energia di irradiamento.
 Ne risulta che le radiografie sono meno sensibili e più difficili da interpretare.
- La sola sorgente di raggi gamma che permette di ottenere buone radiografie di oggetti sottili in acciaio è Yb-169, il cui periodo di dimezzamento è relativamente breve.
- Non è possibile interrompere la radiazione emessa dalle sorgenti radioattive. Esse debbono quindi essere isolate. Per le sorgenti con radiazione molto penetrante e/o intensa, la corazza necessaria puó essere molto pesante.
- L'irraggiamento delle sorgenti radioattive non puó essere regolato.
  L'applicazione principale delle sorgenti a itterbio 169 è l'esame delle  saldature circolari in tubi d'acciaio con piccolo diametro.
  Utilizzando una sorgente di piccolo diametro (0,3 o 0,5 mm) che si introduce  nell'asse di un tubo circondato all'esterno da una pellicola è possibile  esaminare tutta una saldatura mediante una sola radiografia. Dato che le  dimensioni della sorgente sono ridotte, è possibile ottenere un flou geometrico  accettabile e dato che la distanza tra la sorgente e la pellicola è molto  piccola (30 mm  o meno), il tempo di posa è breve nonostante la bassa energia della sorgente.  Dato che l'Itterbio 169 emette una radiazione di energia relativamente ridotta,  lo si puó sistemare in contenitori di piccole dimensioni e di peso ridotto.
  TECNICA  RADIOGRAFICA
  Nella maggior parte delle applicazioni nella radiografia industriale, si  utilizza come supporto di rivelazione e registrazione la pellicola  radiografica. In questo capitolo vengono passati in rassegna questi metodi.
  Immagine radiante e  immagine su pellicola
  L'intensità di un fascio di raggi X o gamma si attenua localmente allorché  attraversa un oggetto. Questa attenuazione risulta dall'assorbimento e dalla  diffusione della radiazione a opera dello stesso pezzo esaminato. Il fascio che  impressiona la pellicola, dopo aver attraversato il pezzo, determina zone di  intensità differenti che globalmente costituiscono l'immagine radiante. Dopo il  trattamento della pellicola queste variazioni di intensità si traducono in  diverse densità fotografiche: una radiazione di grande intensità dà luogo sulla  pellicola ad una zona di più grande densità. La qualità della radiografia puó  essere notevolmente influenzata dalla radiazione diffusa. Per questo motivo è  importante ridurre questo effetto al minimo.
  Il pezzo assorbe parte del fascio primario di raggi X. Una parte della  radiazione viene diffusa e puó raggiungere la pellicola in modo indiretto. La  radiazione totale che raggiunge un determinato punto della pellicola è  costituita in parte dalla radiazione primaria che forma l'immagine del difetto  (detta radiazione diretta), la cui intensità è ID, ed in parte dalla radiazione  diffusa, o indiretta, che non contribuisce alla formazione dell'immagine e la  cui intensità è I. L'intensità totale della radiazione è (ID + IS), mentre il  rapporto
  
|  | 
  
  è detto fattore di aumento di dose. 
  II fattore di aumento di dose riveste grande importanza per gli studi diretti a  determinare la massima sensibilità radiografica in una data applicazione.  Questo valore è generalmente compreso tra 2 e 20, a seconda dell'energia  della radiazione e dello spessore del pezzo, mentre si riduce di molto con  radiazioni di alta energia.
  Va anche tenuto conto del fatto che tutti gli oggetti situati in prossimità del  pezzo esaminato (tavolo, muri, pavimento e cosí via) colpiti dai raggi X o  gamma riflettono parzialmente questi raggi sotto forma di radiazione diffusa  suscettibile di velare la lastra. La radiazione diffusa dagli oggetti vicini puó  essere rilevante rispetto alla radiazione trasmessa dal pezzo radiografato. La  radiazione diffusa è meno penetrante della radiazione primaria da cui deriva.  Prima di raggiungere la pellicola, i raggi diffusi possono essere intercettati  mediante un filtro metallico. I raggi diffusi provenienti dagli oggetti situati  dietro la lastra possono essere intercettati da un foglio protettivo di piombo.  E' per questa ragione che il dorso delle cassette portalastre è spesso munito  di un foglio di piombo.
  LA PELLICOLA  RADIOGRAFICA
  L'utilizzazione di una pellicola radiografica richiede conoscenze adeguate di  sensitometria. La sensitometria è la scienza che ha per oggetto lo studio delle  proprietà fotografiche delle pellicole nonché dei metodi che permettono di  misurarle.
  Il rapporto tra la densità fotografica sulla pellicola (dopo uno sviluppo  effettuato in condizioni accuratamente definite) e il tempo di esposizione con  cui essa è stata realizzata è rappresentato da una curva detta "curva  caratteristica". 
  
|  | 
Struttura  della pellicola radiografica
  La figura schematizza la sezione di una pellicola radiografica
  La pellicola radiografica è composta da sette strati:
- un supporto in triacetato di cellulosa o in poliestere (d)
- su ambo le facce del supporto si trovano:
- uno strato di gelatina indurita che protegge l'emulsione (a);
- uno strato di emulsione (b) composta essenzialmente da cristalli di alogenuro d'argento sospesi in gelatina;
- uno strato sottilissimo, detto substrato, (c) che assicura l'aderenza tra lo strato dell'emulsione e il supporto.
La pellicola radiografica normale ha quindi due strati di emulsione che  danno una maggiore sensibilità e immagini più contrastate.
  
  
  Immagine latente
  Quando la luce o i raggi X colpiscono uno strato fotosensibile, le zone di  quest'ultimo che ricevono una quantità sufficiente di radiazione subiscono un  cambiamento dovuto alla conversione delle finissime particelle dei cristalli di  alogenuro d'argento in argento metallico. Queste tracce d'argento sono cosí  esigue che a occhio nudo lo strato fotosensibile rimane immutato.
  La formazione di queste particelle d'argento è più o meno elevata a seconda  della quantità di radiazione che ha colpito i diversi punti della pellicola. Al  termine dell'esposizione, nello strato fotosensibile si è formata un'immagine  completa, ma sempre invisibile. E' questa l'immagine latente. 
LO SVILUPPO
  Lo sviluppo è il trattamento che permette di trasformare l'immagine latente in  immagine visibile. Si ottiene questo risultato riducendo selettivamente in  argento nero i cristalli dell'emulsione contenente le tracce d'argento che  compongono l'immagine latente. Esistono diversi prodotti chimici in grado di  ridurre gli alogenuri d'argento in argento metallico. Questi pro-dotti sono  detti "sviluppatori".
  I rivelatori sono soluzioni acquose che, oltre agli sviluppatori, contengono  altre sostanze aventi ciascuna una funzione determinata. Tutti i rivelatori  normali contengono i seguenti componenti:
  Sviluppatore
  Lo sviluppatore trasforma in argento metallico i cristalli di alogenuro  d'argento impressionati. Ogni sviluppatore ha caratteristiche proprie. Il  risultato è determinato dalla natura dello sviluppatore, ma dipende anche dalla  natura e dalla qualità degli altri componenti del rive-latore. Si utilizza  generalmente una combinazione di sviluppatori: metol-idrochinone,  fenidone-idrochinone.
  I prodotti chimici più diffusi 
   - Metol
   - Idrochinone
   - Fenidone
   - Glicina
   - Pirocatechina
   - Amidolo
   - Parafenilendiamina 
  
  
  Agente  acceleratore
  Si tratta di una sostanza a reazione alcalina che aumenta la velocità dello  sviluppo. 
   - Carbonato di sodio
   - Carbonato di potassio Borace
   - Soda caustica
   - Potassio caustico
  
  Agente conservatore
  Questa sostanza protegge lo sviluppatore dall'ossidazione e impedisce la  formazione di prodotti d'ossidazione colorati all'atto della preparazione e  dell'utilizzo del rivelatore. Il solfito di sodio (l'agente conservatore) ha  reazione alcalina. Di conseguenza, alcuni rivelatori non debbono essere  completati da altra sostanza a reazione alcalina (accelerante).
  Solfito di sodio
  Agente antivelo  (ritardante)
  Anche se in misura esigua, il rivelatore agisce anche sui cristalli d'alogenuro  d'argento non esposti. Ne risulta una velatura grigia detta velo di sviluppo.  Grazie all'azione del ritardante il velo si forma molto meno rapidamente  dell'immagine fotografica, in modo che la densità del velo non sia di disturbo.
  Bromuro di potassio
  Densità fotografica
  Osservando in trasparenza un'immagine fotografica su pellicola, si può notare  che essa è composta da zone di diversa intensità luminosa a seconda della  densità locale dello strato di emulsione.
  Si dice densità fotografica (D) il logaritmo in base 10 del rapporto tra la  luce incidente e la luce trasmessa dalla pellicola:
  
|  | 
Fonte: http://www.itisravenna.it/corso/meccanica/materiale/tecnologia/cnd/radiolodico.doc
Sito web da visitare: http://www.itisravenna.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Nota : se siete l'autore del testo sopra indicato inviateci un e-mail con i vostri dati , dopo le opportune verifiche inseriremo i vostri dati o in base alla vostra eventuale richiesta rimuoveremo il testo.
Parola chiave google : Tecniche radiografiche riassunto tipo file : doc
Tecniche radiografiche riassunto
Visita la nostra pagina principale
Tecniche radiografiche riassunto
Termini d' uso e privacy