Pesci

 

 

 

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Pesci

 

I pesci

 

I pesci sono animali che vivono nelle acque di fiumi, laghi, mari e oceani. Si distinguono in pesci cartilaginei (come gli squali o le razze) e in pesci ossei, che rappresentano la maggioranza dei pesci.

Quasi tutti i  pesci hanno il corpo ricoperto da scaglie unite fra loro come tegole di un tetto.

Non hanno zampe, ma pinne che permettono loro di muoversi. Le pinne si distinguono in: dorsali,  anali,  pettorali, ventrali e caudale.

Respirano con le branchie. Le branchie dei pesci ossei sono coperte da un opercolo, i pesci cartilaginei , invece, non hanno opercolo. I pesci ricavano l’ ossigeno dall’ acqua. che, attraverso la bocca, arriva alle branchie. Con le branchie assumono l'ossigeno ed eliminano l’ anidride carbonica.

Quasi tutti i pesci ossei all’ interno del loro corpo hanno la vescica natatoria, una specie di palloncino che, gonfiato di gas (anidride carbonica, azoto e ossigeno), permette al pesce di muoversi verticalmente in acqua e di posizionarsi alla profondità voluta senza dover nuotare. I pesci cartilaginei non hanno vescica natatoria. Negli spostamenti verticali utilizzano le pinne pettorali e la pinna caudale.

I pesci sono per la maggior parte ectotermi: la loro temperatura è simile a quella esterna. Alcuni pesci, invece, sono omeotermi: riescono a mantenere costante la loro temperatura corporea.

 

Fonte: http://www.sestocircolonovara.eu/public/www/pesci.rtf

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Ecologia delle forme viventi dei Ciclostomi: Con il termine ciclostomi (bocca circolare) si indicano gli agnati attuali, lamprede e missine. Le missine sono un gruppo esclusivamente marino che si nutre di pesci morti o morenti, anellidi, molluschi e crostacei. Sono saprofaghe e predatrici e, sebbene siano quasi completamente cieche, riescono ad individuare rapidamente il cibo grazie ai sensi dell’ olfatto e del tatto molto sviluppati. Per mezzo di denti sulla lingua, si attaccano alla preda ed esercitano su di essa un’azione di leva, annodando la propria coda e facendo scorrere il nodo verso la preda stessa, raschiando successivamente pezzi di tessuto. Non hanno stadi larvali e lo sviluppo è diretto. Le lamprede possono essere marine o dulcacquicole. Le forme parassite, si attaccano alle loro prede, i pesci, mediante una bocca circolare a ventosa, che possiede dentelli cornei appuntiti, ed iniziano a lacerare i tessuti succhiando i liquidi corporei. Le forme non parassite invece, non si nutrono dopo la metamorfosi in adulto perché il loro canale alimentare degenera. Tutte le forme di lamprede muoiono rapidamente dopo essersi riprodotte e, in tutte le specie, anche quelle marine, la riproduzione avviene nelle acque basse dei ruscelli. Qui, nei fondali fangosi o ciottolosi, i maschi scavano una depressione, all’interno della quale le femmine depositano le uova, che vengono immediatamente fecondate dal maschio e ricoperte di fango. Dalle uova schiuse escono le larve che iniziano una metamorfosi che le porta alla forma adulta, che abbandona la fossa fangosa.
Ciclo della Lampreda: Le lamprede, sia marine che dulcacquicole, si riproducono in inverno o in primavera nelle acque basse con fondo ciottoloso o sabbioso dei ruscelli. I maschi scavano una depressione ovale utilizzando il disco orale per spostare le pietre o vibrazioni del corpo per spazzare via il detrito minuto. Le femmine depongono le uova in questa cavità, il nido, e il maschio immediatamente le feconda. Le uova appiccicose aderiscono al substrato e vengono ricoperte di sabbia; dopo circa 2 settimane le uova si schiudono e fuoriesce una larva (ammocete) che rimane nel nido fino a raggiungere la lunghezza di 1 cm e poi si affonda nel fango emergendo solo di notte per nutrirsi di detrito organico e piccoli invertebrati. Questo periodo larvale può durare dai 3 ai 7 anni prima che l’ ammocete subisca metamorfosi in adulto e migri verso i laghi o mari. Tutti gli adulti, parassiti o meno, muoiono subito dopo la riproduzione.
Ampolle di Lorenzini: Sono speciali organi di senso posseduti dagli Elasmobranchi (squalo e razza)-Condroitti-, che si trovano nella parte anteriore della testa e formano una rete di canali pieni di gel. Attraverso questi organi gli squali e le razze riescono ad individuare i campi elettro-magnetici prodotti da eventuali prede; in questo modo possono essere percepite anche le prede nascoste sotto la sabbia. Gli elasmobranchi, la cui vista è meno sviluppata rispetto a quella dei pesci ossei, possiedono inoltre il sistema della linea laterale, sistema di canali che vanno dalla testa ai fianchi, lungo il corpo dell’animale, al cui interno si trovano organi recettori (neuromasti) sensibili alle vibrazioni e ai cambiamenti delle correnti d’acqua; grazie a questo sistema riescono a percepire e localizzare corpi in movimento. Anche gli organi di senso olfattivi sono molto sviluppati in questi pesci.

 

 

Come hanno risolto i pesci ossei e cartilaginei il problema di non affondare: I pesci cartilaginei come gli squali, per evitare di affondare, sono costretti a nuotare in avanti incessantemente; la coda asimmetrica muovendosi lateralmente spinge verso l’alto il loro corpo, mentre l’ampia testa e le pinne pettorali piatte agiscono come piani che permettono il sollevamento della testa. Il galleggiamento è facilitato da un grande fegato contenente un particolare idrocarburo saturo, lo squalene, che essendo meno denso dell’acqua contribuisce a sostenere la notevole massa dello squalo. La maggior parte dei pesci ossei, possiede invece un mezzo di galleggiamento molto più efficiente, costituito dalla vescica natatoria, una cavità corporea riempita di gas (soprattutto O2), che si trova sotto la colonna vertebrale, e che possiede due aree specializzate: la ghiandola del gas che immette gas nella vescica, e un’area di riassorbimento, detta “ovale”, che lo rimuove. Lo scambio dei gas avviene tra il sangue e la vescica natatoria; la ghiandola del gas è dotata di una fitta rete di capillari, detta rete mirabile, che funziona da sistema controcorrente che cattura ossigeno dal sangue, per immetterlo nella vescica natatoria; per la fuoriuscita del gas, invece, si apre una valvola muscolare, il gas entra nell’ovale per poi essere rimosso dal circolo sanguigno. Aumentando il gas nella vescica natatoria, il pesce sale verso la superficie, mentre diminuendolo, il pesce scende verso il basso, senza fare alcuno sforzo muscolare. Alcuni pesci come le trote, possiedono un dotto pneumatico che collega l’esofago alla vescica natatoria. Questi pesci per riempire la vescica natatoria di gas, sono costretti a salire in superficie ed inghiottire aria e sono quindi limitati a vivere nelle acque poco profonde.

 

Fonte: http://sommofabio.altervista.org/ANNO2/Biodiv/Biodiv-BIX-RisposteAdAlcuneDomande.doc

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I PRIMI PESCI D'ACQUA DOLCE

Il neo-acquariofilo resta sicuramente affascinato dalla grande varietà di pesci tropicali d'acqua dolce dalle forme e dai colori più disparati. Presto, però, la meraviglia e l'entusiasmo cedono il passo al panico: acquistato l'acquario, quali pesci ospitarvi? Sceglierli in base alla taglia o ai colori che si armonizzino tra loro e magari con l'arredamento circostante vuol dire andare incontro ad un sicuro fallimento. Ecco una piccola guida per non sbagliare.

 

I Ciclidi
Tra i più popolari pesci d'acquario, lo scalare o pesce angelo (Pterophyllum scalare), come viene comunemente chiamato, proviene dal Sud America, precisamente dall'area amazzonica. La forma sviluppata in altezza ed estremamente compressa del corpo ne indica la natura di pesce adattato a vivere in acque caratterizzate da ostacoli sommersi e una ricca vegetazione acquatica, all'interno della quale si muove con assoluta disinvoltura. Un acquario adatto ad ospitarlo nel migliore dei modi va quindi allestito con radici di torbiera o di savana e numerose piante. Le radici di torbiera, rilasciando acidi umici e tannino tenderanno a colorare ed acidificare l'acqua, portandola a un pH (6,5-6,8) che è quello più adatto a questi pesci. Trattandosi di esemplari nella maggioranza dei casi riprodotti dai grandi esportatori europei o asiatici sono comunque pesci che si adattano benissimo anche all'acquario di comunità e a caratteristiche dell'acqua più standard (pH 7, GH 10, temperatura 24-26° C). Lo scalare, se di dimensioni non eccessive (raggiunge i 20 cm di altezza) può convivere anche con pesci (ad esempio Caracidi) di piccole dimensioni e va nutrito con mangime in scaglie, in granuli o con crostacei (dafnie, artemia) surgelati o liofilizzati. Per selezione ne sono state ottenute numerosissime varietà, sia cromatiche che mutate nella forma e nelle dimensioni delle pinne, ma è possibile trovare in commercio anche esemplari selvatici, dai colori particolarmente belli ed intensi. Il discus vive in buona parte dell'Amazzonia, dal corso medio-basso del Rio delle Amazzoni (intorno ai centri di Santarém e Alenquer) al corso superiore (Solimòes) in territorio brasiliano, a ovest fino al Rio Putumayo in Perù. Non vive solo in acque "scure" come il suo cugino discus Heckel (caratteristico del Rio Negro), ma preferisce piuttosto quelle derivate dalla mescolanza di acque scure con acque "bianche". Il suo habitat d'elezione (ma non esclusivo) è costituito da acque piuttosto profonde, relativamente torbide, con abbondanza di crepacci e rami contorti caduti dalla foresta circostante, pressoché prive di piante eccetto quelle galleggianti e alcune specie anfibie come certi Echinodorus. Per le popolazioni selvatiche viene citata usualmente in letteratura una lunghezza massima di 14-15 cm (pinna caudale esclusa), in realtà tra le centinaia di razze e varietà domestiche vi sono molti esemplari che superano nettamente tali misure. Anche se qualche esperto allevatore afferma il contrario, è pressoché impossibile distinguere esternamente i sessi, tranne negli individui impegnati nella riproduzione in cui si può osservare la papilla genitale estroflessa: conica e appuntita nel maschio, arrotondata nella femmina. Il discus è una specie dalla livrea estremamente variabile anche in natura, a seconda delle popolazioni e dei biotopi colonizzati, particolarità che è stata sfruttata dagli allevatori per selezionare centinaia di varietà diverse, soprattutto nell'ultimo ventennio. Le varietà selvatiche prendono di regola il nome dalla località di provenienza: tra i marroni, particolarmente rinomate sono la "Rio Madeira" e la "Alenquer" (che ha contribuito alla selezione dei "rossi"); tra i blu, la "Manacapuru" e la "Rio Purus"; tra i verdi, infine, la "Tefé" e la "Coar". Le forme domestiche (spesso ibridi tra sottospecie e varietà cromatiche selvatiche) vantano invece nomi curiosi che comunque in genere richiamano certe caratteristiche cromatiche o morfologiche: "Hi-Fin" (pinne lunghe), "Hi-Body" (corpo ellittico che ha ben poco di "discoidale"!), "Turchese", "Turchese-Rosso", "Pidgeon Blood" (sangue di piccione), "Solid" (indica un colore uniforme), "Snake Skin" (pelle di serpente), ecc. È tra i Ciclidi più pacifici e tranquilli. I giovani sono piuttosto socievoli, anche se nel gruppo si instaura sempre una certa gerarchia che talvolta può portare all'esclusione dei soggetti più piccoli e deboli. Gli adulti formano solitamente coppie fisse e stabili nel tempo, che però fuori dal periodo riproduttivo si mescolano spesso ad altri esemplari. Il discus è un pesce onnivoro, con spiccata tendenza alla zoofagia: in natura la sua alimentazione comprende soprattutto piccoli invertebrati (vermi, crostacei, insetti e loro larve), ma anche semi, frutti e detriti vegetali caduti in acqua dalla foresta sovrastante. In acquario la regola da seguire tassativamente fin dalla giovane età è: variare la dieta il più possibile! Il discus infatti è un pesce "pigro", che in acquario tende a prediligere un cibo su tutti rifiutando sdegnosamente gli altri, a tutto svantaggio della sua salute. Oggi fortunatamente l'acquariofilo dispone di una vastissima scelta di alternative per nutrire i discus, che andranno proposte (talora imposte) di volta in volta senza lasciarsi troppo... intenerire dalle bizze dei suoi beniamini: mangimi secchi dedicati (spesso arricchiti di carotenoidi e altre sostanze coloranti naturali per mantenere e intensificare le livree), "pastoncini" surgelati realizzati su ricetta dei migliori allevatori, cibi surgelati (artemie, dafnie, chironomi, larve bianche e nere di zanzara), cibo vivo (tubifex, enchitrei, chironomi), cuore di manzo in piccoli pezzi, ecc.
Gli Apistogramma, originari del Sud America, sono "Ciclidi nani" per eccellenza e, come la maggioranza di questi, è ideale per gli acquari di comunità con pesci pacifici e tranquilli, anche di piccola taglia. Una coppia o un piccolo gruppo (1 maschio e 3-4 femmine) si può allevare in vasche a partire da 60-80 litri, con molte piante e arredamento costituito da ciottoli e radici di torbiera che offrano adeguati nascondigli e luoghi per la riproduzione. Gli Apistogramma sono tra i pochi Ciclidi allevati negli acquari "olandesi", principalmente dedicati alle piante che non danneggiano e tra le quali si sentono a proprio agio. Gradito un filtraggio su torba. Valori fisico-chimici dell'acqua: T 23-28°C; pH 6-7; durezza 5-12°dGH. Anche se accettato, il mangime secco è solo un complemento alla loro dieta, costituita essenzialmente da piccole prede vive, surgelate o liofilizzate (artemie, dafnie, chironomi, larve di zanzara, tubifex, enchitrei, ecc.). I maschi sono territoriali tra loro ma pacifici con gli altri pesci, questi Ciclidi possono convivere anche con Caracidi nani e altre specie di piccola taglia. In quasi tutte le specie, il maschio è riconoscibile per la taglia maggiore, la livrea più colorata e le pinne più ampie, in particolare le pinne impari spesso sono appuntite e si prolungano in filamenti, assenti nelle femmine. Questi Ciclidi sono poligami: ogni maschio difende un territorio all'interno del quale vivono più femmine, con le quali si accoppia. La riproduzione avviene all'interno di piccole grotte o cavità (si possono usare gusci di noci di cocco, mezzi vasi di terracotta, tubi in PVC, foratini, ecc.), a volte nell'intrico delle radici di torbiera. Le uova (50-150) aderiscono alle pareti e vengono curate dalla femmina, mentre il maschio sorveglia i dintorni mostrandosi aggressivo verso gli intrusi. Quando i piccoli cominciano a uscire dal "nido", della loro cura e difesa si occupano entrambi i genitori. Per il primo nutrimento degli avannotti sono indicati i naupli di artemia.
Il Ciclide nano più popolare tra gli acquariofili è probabilmente Microgeophagus ramirezi. Originaria del bacino dell'Orinoco, tra Venezuela e Colombia, questa splendida specie fu scoperta quasi contemporaneamente da ittiologi e acquariofili nel dopoguerra, e fu a lungo classificata nel genere Apistogramma, con il quale però presentava significative differenze morfologiche e comportamentali. Oggi M. ramirezi è uno dei Ciclidi più allevati in acquario, oltre alla forma originaria se ne conoscono diverse varietà domestiche, tra cui una dorata. Si può tenere in acquario con le stesse modalità di Apistogramma, la riproduzione però è diversa: gli adulti infatti non sono poligami ma formano coppie stabili, che depongono le uova non all'interno di cavità bensì all'aperto, su legni e rocce piatte.
Tra i Ciclidi dei grandi laghi africani, le specie dei generi Labidochromis e Pseudotropheus sono tra le più diffuse in acquariofilia e, per la loro robustezza, consigliabili anche ai principianti, purché allevate in acquari "Malawi" di almeno 150 litri arredati con sole rocce e possibilmente privi di piante, con una buona copertura di alghe. Sono piuttosto territoriali ed è bene allevarne piccoli gruppi formati da 1 maschio e 3-4 femmine, queste ultime spesso meno colorate.

 

 

I Caracidi
Neon e cardinale (taglia massima 4-5 cm), i più noti rappresentanti del gruppo dei "tetra" o Caracidi, sono certamente tra i più popolari pesci d'acquario. Pacifici e socievoli, devono essere assolutamente allevati in branchi numerosi (minimo una decina di esemplari), altrimenti intristiscono e divengono eccessivamente timidi. Si possono tenere anche in vasche piccole (a partire da 40-50 litri), sono però particolarmente valorizzati in acquari di media capacità, con sfondo scuro e folta vegetazione lungo le pareti, che lasci uno spazio libero a centro vasca dove questi piccoli Caracidi amano spostarsi. Per le loro ridotte dimensioni vengono facilmente risucchiati dai filtri, che devono perciò essere muniti di griglie di aspirazione sufficientemente fitte. Entrambe le specie gradiscono un'acqua tenera e leggermente acida (pH intorno a 6, durezza inferiore a 10°dGH), pur adattandosi a valori sensibilmente più alti; riguardo la temperatura hanno però esigenze diverse: il neon preferisce valori tra 20 e 25°C, il cardinale vuole acque più calde (23-28°C). Si adattano a tutti i mangimi secchi, da integrare però ogni tanto con cibo vivo e surgelato molto piccolo (artemie, dafnie, copepodi, chironomi sminuzzati). È assai difficile distinguere i sessi, le femmine generalmente sono più massicce e con ventre tondeggiante in periodo riproduttivo.Caratteristiche ed esigenze abbastanza simili hanno i graziosi e popolari tetra sudamericani dei generi Gymnocorymbus, Hasemania, Fustella, Moenkhausia, Thayeria, Hemigrammus e Hyphessobrycon: pacifici e vivaci pesci di branco, ideali per ogni acquario di comunità a partire da 60-80 litri avendo una taglia massima compresa generalmente fra 2-3 e 5-6 cm. Apprezzano la presenza di una folta vegetazione acquatica che lasci però ampio spazio libero per nuotare. Un fondo di sabbia scura e uno sfondo ugualmente scuro valorizzano le delicate livree iridescenti della maggior parte delle specie. Acqua limpida, ben filtrata e ossigenata. Valori fisico-chimici ottimali: T 22-26°C; pH 6-7; durezza 6-12°dGH. Vengono accettati tutti i mangimi in scaglie o granuli, da integrare (soprattutto per la riproduzione) con cibo vivo e surgelato minuto (dafnie, copepodi, artemie, ecc.). Il dimorfismo sessuale è poco accentuato, la femmina si riconosce in genere per la taglia maggiore e l'aspetto più massiccio, soprattutto in prossimità dell'ovodeposizione. Affine ai Caracidi sudamericani ma appartenente alla famiglia Alestidae, compresa nell'ordine Caraciformi, il tetra del Congo (Phenacogrammus interruptus) è diffuso in Africa Centrale, nel Bacino del Congo, in particolare nella zona nota come Stanley Pool, dove popola acque tranquille, con densa vegetazione lungo le rive. Pesce di branco, raramente supera i 6-8 cm di lunghezza ed ha una bellissima colorazione metallica. Piuttosto timido, va allevato in compagnia di specie pacifiche, in una grande vasca (oltre 100 litri di capacità) la cui luminosità sia smorzata da piante galleggianti e da un filtraggio attraverso torba. Filtraggio che porterà il pH dell'acqua, che è bene sia piuttosto tenera (5-15°dGH), su valori leggermente acidi (6,5). Regolari e robusti cambi parziali dell'acqua delle vasche che li ospitano sono importanti per il benessere di questi pesci, che devono essere nutriti il più frequentemente possibile con cibo vivo (larve di zanzara, drosofile, artemie), anche se accettano tranquillamente tutti i mangimi secchi. Il maschio adulto si distingue dalla femmina per la taglia maggiore, i colori più intensi e le pinne più sviluppate, in particolare la dorsale e la caudale, quest'ultima più sviluppata nella parte centrale, dove negli adulti si sfrangia in lunghi filamenti. La riproduzione può avvenire isolando la coppia in una vaschetta di 20-30 litri, ricca di piante a foglie fine, all'interno delle quali avverrà l'accoppiamento, in genere nelle prime ore del mattino. L'incubazione delle uova (200-300) può durare fino ad una settimana. Gli avannotti, molto piccoli, vanno nutriti inizialmente con tuorlo d'uovo sodo polverizzato ed infusori, successivamente con naupli di artemia. Altri Caraciformi che ben poco sembrerebbero avere in comune con neon e cardinali sono i "famigerati" piranha (Serrasalmidi). Richiedono una vasca speciale di almeno 120 cm di lunghezza per un piccolo gruppo di 3-4 esemplari, meglio se più grande. Indispensabile arredarla con grosse rocce e radici che formino nascondigli adeguati alla taglia degli animali. Piante non necessarie, se non si intende rinunciarvi occorre scegliere specie robuste da coltivare in vasetto (Echinodorus, Cryptocoryne) o direttamente sui legni e sulle rocce (Anubias, Microsorum, Vesicularìa). Filtraggio molto energico, frequente pulizia dei materiali di prefiltraggio e regolari cambi parziali dell'acqua. Valori fisico-chimici: T 22-26°C; pH 6-8; durezza 8-20°dGH. Voraci pesci carnivori, i giovani reperibili in commercio (4-5 cm) si possono nutrire con cibo vivo e surgelato (artemie, mysis, chironomi, larve di zanzara, tubifex), gli adulti con pesci e gamberetti interi vivi o morti, grossi lombrichi, cuore di bue, ecc. Evitare digiuni prolungati (oltre le 24 ore), che scatenano l'aggressività di questi pesci. Il dimorfismo sessuale è poco evidente e piuttosto controverso, gli autori di volta in volta riportano caratteristiche distintive dei sessi diverse riguardanti la colorazione, il profilo, la conformazione della pinna anale o caudale, ecc., non sempre però attendibili. L'unica specie regolarmente riprodotta in acquario e negli allevamenti è il piranha rosso (S.nattereri): le uova (fino a un migliaio) vengono deposte in buche scavate sul fondo dal maschio (in altre specie tra le radici delle piante galleggianti), che il giorno dopo scaccia la femmina restando da solo a curare la prole. Questa può essere "tirata su" anche senza il contributo del padre, che del resto se ne disinteressa ben presto. La schiusa è piuttosto lunga (circa una settimana) e gli avannotti cominciano a nutrirsi dopo qualche giorno: occorre somministrare loro grandi quantità di naupli di artemia e plancton minuto, sostituiti man mano durante la crescita da mangime surgelato (artemie adulte, dafnie, copepodi), enchitrei e tubifex tagliuzzati, larve di zanzara, polpa di cozza e carne magra finemente tritate, ecc

 

 

I Ciprinidi
I Barbus sono diffusi nel Sud-Est asiatico, fino alla Cina, per la gran parte provenienti dalle acque stagnanti e correnti dello Sri Lanka, dell'India, di Sumatra, del Borneo, di Giava e dell'Indonesia. Molti dei corsi d'acqua popolati da questi pesci, a causa della presenza di acidi umici derivante dalla decomposizione della vegetazione sommersa mostrano un pH tendente all'acidità (5,5-6,5) e una durezza mediobassa (5-10° GH). Questi valori sono graditi anche dai pesci disponibili in commercio, che tuttavia, provenendo dai grandi allevamenti asiatici, e sono perciò adattati a vivere e riprodursi in acque con durezza maggiore e pH 6,5-7. L'acquario destinato ad ospitarli, al di la delle dimensioni che variano a seconda di quelle delle diverse specie, deve comunque essere provvisto di una fitta vegetazione, meglio se composta da piante provenienti dall'area asiatica (Cryptocoryne, Higrophila, Bardaia). Possiamo dividere i Barbus, da un punto di vista strettamente acquariofilo, in due gruppi. Al primo, composto da specie di piccole e medie dimensioni, che possono essere ospitate in una vasca di 50-60 litri di capienza (spesso anche di "comunità"), appartengono, fra gli altri, B. pentazona hexazona, B. lineatus, B. tetrazona e B. tìtteya. Nel secondo gruppo troviamo, invece, pesci di taglia medio grande o decisamente grande, quali B. schwanefeldi, B. lateristriga e B. filamentosus, che hanno bisogno, per vivere bene, di un acquario di almeno 150-200 litri di capienza. Va considerato, oltretutto, che la maggioranza delle specie di Barbus in natura vive in branco, e quindi anche in vasca va allevata in gruppi di almeno 4-5 esemplari. Pesci di branco per eccellenza, le rasbore (genere Rasbora) appartengono alla grande famiglia dei Ciprinidi e in natura vivono nelle ossigenate acque correnti
indocinesi, popolando piccoli fiumi e ruscelli che scorrono nelle foreste. In acquario vanno allevate in gruppi di almeno 6-8 esemplari, in una vasca arredata con una ricca vegetazione, pietre piatte e legname, a simulare, possibilmente, la conformazione della sponda di un corso d'acqua, il pH dell'acqua è preferibile sia leggermente acido (6,5), la durezza media (non oltre i 10-12°dGH), la temperatura di 24-26° C. Accettano praticamente tutti i mangimi confezionati e sono da considerare ospiti ideali non solo dell'acquario biotopo o geografico, ma anche di quello di comunità. La specie più conosciuta è sicuramente Rasbora heteromorpha, caratterizzata da una livrea con un tipico triangolino nero, molto comune e, ultimamente, utilizzata spesso per popolare gli acquari di stile "giapponese". Non supera i 4-5 cm di lunghezza e va allevata in vasche con fondo scuro e luce attenuta dalla presenza di piante galleggianti. Di forma più allungata e con una striscia rosso intenso che attraversa l'intero corpo è, invece, R. paudperforata, che raggiunge i 7 cm di lunghezza e può essere alimentata con cibo vivo (Tubifex, Gammaras, enchitrei), integrato da mangime sminuzzato in scaglie, alghe e verdura bollita. Un "gigante" del suo genere è sicuramente R. trilineata, che, nonostante i 10 cm di lunghezza, può tranquillamente convivere con altri pesci essendo di carattere gregario ed assolutamente pacifico. Proviene, come le altre, dalle acque asiatiche, e va nutrita con mangimi liofilizzati e in scaglie. Vive bene in acqua resa scura e leggerrnente acida dal filtraggio attraverso la torba. Conosciuto comunemente come "squaletto d'acqua dolce" per la forma allungata del corpo e la pinna dorsale triangolare, Balantiocheilus melanopterus vive nel Sud-Est asiatico (Tailandia, Sumatra, Borneo, Malesia), dove popola laghi e fiumi. Raggiungendo i 35 cm di lunghezza, ha bisogno di una vasca molto spaziosa (almeno un metro di lunghezza), anche di comunità, vista la sua indole assolutamente pacifica, vasca dove potremo allevarlo in piccoli branchi. E' un abile saltatore, l'acquario deve quindi essere munito di un efficace copertura. Importante è predisporre, nell'arredamento, ampie zone libere per il nuoto, uno strato di sabbia fine come substrato di fondo e radici di legno. Predilige acqua limpida e filtrata energicamente, con durezza medio-bassa (5-10° dGH) e pH da leggerrnente acido a neutro (6,5-7), con temperatura di 24-25° C. Per mantenerlo in buona salute è necessaria una dieta non solo abbondante, ma anche molto varia, composta da mangimi secchi (dopo breve periodo d'acclimatazione), surgelati (artemie, mysis, chironomi, dafnie) e verdure bollite. I sessi sono praticamente indistinguibili, solo nel periodo degli accoppiamenti la femmina assume un aspetto più rotondeggiante. La riproduzione è stata ottenuta in acquario nei grandi allevamenti asiatici, ma probabilmente mediante induzione ormonale. Ideali per l'acquario di comunità del neofita, i Brachidanio sono pesci robusti, pacifici e vivaci, sempre in movimento; andrebbero sempre allevati in gruppo (minimo 5-6 individui), in acquari piuttosto spaziosi lunghi almeno 70-80 cm. Si spostano soprattutto presso la superficie e gradiscono perciò la presenza di piante galleggianti, mentre la vegetazione sommersa deve lasciare un ampio spazio libero per il nuoto. Valori fisico-chimici dell'acqua: T 22-26°C; pH 7; durezza 8-15°dGH. Onnivori, accettano tutti i mangimi secchi, sia in scaglie che in granuli. Gradito ogni tanto del cibo surgelato minuto come dafnie e artemie. Possono convivere con tutti i pesci d'acquario, la loro inesauribile vivacità li rende però spesso fastidiosi per le specie più timide e tranquille, nei confronti delle quali possono rivelarsi anche pericolosi concorrenti nell'alimentazione. Il danio zebra o "pesce juventino" (B. rerio), lungo fino a 6 cm, è uno dei pesci più popolari in acquariofilia, diffuso in commercio anche con varietà selezionate in allevamento come la dorata e la "leopardo", quest'ultima nota come B. frankei. Molto bello ma meno diffuso il danio periato (B. albolineatus), della stessa taglia.

 

 

I Melanotenidi
Conosciuti come "pesci arcobaleno" (Rainbow Fishes), le melanotenie appartengono ad una famiglia (Melanotaeniidae) delle acque dell'Australia e della Nuova Guinea, dove è possibile trovarle nei laghi e nei fiumi, prediligendo acque limpide ed ossigenate, con pH leggermente alcalino (7,2-7,4). In acquario, si sono comunque dimostrati pesci robusti, allevabili in diverse condizioni di acqua. Essendo voraci e di dimensioni che possono raggiungere i 15 cm, producono molte sostanze organiche di rifiuto, che vanno eliminate con frequenti cambi parziali dell'acqua. Si tratta di specie gregarie, che devono quindi essere allevate in gruppi composti da almeno 5-6 individui, in una vasca ampia, oltre 150 litri di capacità, ricca di piante e molto luminosa. Il loro nome comune deriva da una particolare colorazione iridescente e metallica, valorizzata appunto in acquario da un'illuminazione intensa e diretta. Il carattere pacifico li rende adatti ad un acquario di comunità, o geografico, dedicato all'ambiente australiano. In natura le Melanotenie si cibano di piccoli invertebrati, accettando in vasca cibo vivo o surgelato (mysis, chironomi, artemie), ma anche in scaglie di buona qualità. Fra le specie più note e più frequentemente commercializzate vi sono Melanotaenia splendida, M. boesemani e M. herbertaxelrodi.

 

I Labirintidi
Il sottordine degli Anabantoidei (o Labirintidi, come spesso sono ancora chiamati) è caratterizzato dalla presenza di un organo respiratorio supplementare, il labirinto appunto, che consente a questi pesci di estrarre ossigeno direttamente dall'atmosfera. Il genere Betta (incluso nella famiglia Belontiidae) comprende molte specie dai comportamenti interessanti che è possibile allevare in acquario. Betta splendens, o pesce combattente del Siam, è uno dei più noti pesci d'acquario, in natura vive nelle acque stagnanti delle risaie, dei relativi canali d'irrigazione e delle paludi ricche di vegetazione del Sud-Est asiatico. Può essere allevato sia in vasche dedicate, che in acquati "di comunità" o riservati agli Anabantoidei, in cui potremo mantenere un maschio ed alcune femmine. Una vasca del primo tipo può avere come dimensioni 40x40x60 cm, ma riempita d'acqua per non più di 30 cm, in modo da permettere alle eventuali piante palustri presenti, di emergere dalla sua superficie. Adattissime per l'arredamento anche specie come la felce di Giava (Microsorum pteropus), il muschio Vesicularia dubiana e la galleggiante Riccia fluitans. Per il filtraggio si può utilizzare tranquillamente un piccolo filtro-pompa interno. I valori ottimali dell'acqua sono: pH da 6,5 a 7, durezza 12-15°dGH, temperatura 24-26°C. In commercio è possibile trovare mangimi specifici per questi pesci, che vanno integrati con surgelati (chironomidi, dafnie, tubifex) e, possibilmente, cibo vivo. I sessi, in questo gruppo di specie, sono facilmente distinguibili, poiché i maschi hanno colori molto più vivaci delle femmine, oltre a pinne più sviluppate. La riproduzione può avvenire piuttosto facilmente in una piccola vasca, con temperatura di 28°C, e piante galleggianti. I maschi di Betta costruiscono nidi di bolle e schiuma dove sono depositate le uova, custodite dai genitori fino alla schiusa. I graziosi gurami nani del genere Colisa si allevano facilmente in vasche di 60-80 cm di lunghezza, ricche di vegetazione anche galleggiante (come Lemna e Salvinia), fondo di sabbia fine e scura, acqua poco mossa ma ben filtrata. Valori fisico-chimici dell'acqua: T 24-28°C; pH 6-7; durezza 5-15°dGH. Accettano i mangimi secchi, ma gradiscono soprattutto piccole prede vive o surgelate (dafnie, chironomi, larve di zanzara, tubifex). Il dimorfismo sessuale è evidente in tutte le specie: i maschi sono assai più colorati e con pinne più sviluppate ed appuntite. La riproduzione avviene con le modalità già viste per Betta, vengono deposte fino a 500-600 uova. Dopo la deposizione, è opportuno allontanare la femmina lasciando solo il maschio, piuttosto aggressivo, a guardia del nido. Simili per biologia e modalità riproduttive sono i gurami maggiori (genere Trichogaster), anch'essi molto apprezzati dagli acquariofili e facili da allevare nelle vasche di comunità.

 

I Pecilidi
Black molly, guppy, platy, xifo o portaspada, tutti questi comunissimi ed amati ospiti dei nostri acquari appartengono alla famiglia dei Pecilidi, che comprende oltre 150 specie d'acqua dolce (e salmastra) tropicale e temperata, diffuse prevalentemente nel continente americano. Caratteristica comune di tutti gli appartenenti a questo gruppo è la modalità riproduttiva. Si tratta, infatti, di pesci ovovivipari, un termine che indica animali in cui lo sviluppo e la schiusa delle uova avviene all'interno del corpo della madre, che partorisce avannotti vivi e già perfettamente autosufficienti. Questo tipo di riproduzione condiziona ovviamente anche il metodo di fecondazione che è esterno, con il maschio provvisto di una pinna anale trasformata in organo riproduttore (gonopodio), attraverso la quale feconda la femmina. Tutti i Pecilidi possono essere con facilità riprodotti in acquario, anche se le loro tendenze "cannibali" consigliano l'utilizzo della cosiddetta "sala parto" dove è posta la femmina ovipera, che è messa nell'impossibilità di divorare la sua prole.
I Pecilidi sono pesci adatti all'acquario di comunità, anche se non sarebbe male dedicarne uno a quest'interessante gruppo. In esso potremo ospitare quelli provenienti dall'America Centrale (Messico, Guatemala) come Xiphoporus helleri, (portaspada), X. maculatus e X. variatus (platy) e Poecilia velifera/latipinna (molly), possibilmente in gruppi costituiti da 3-4 esemplari, mentre Poecilia reticulata (guppy) meriterebbe un acquario "speciale" solo per lui, pur essendo il più delle volte ospite di vasche "miste". Del platy, come anche del portaspada e del guppy, sono state prodotte un'infinita serie di varietà commerciali, con colori e forme molto diverse dagli originali selvatici. In generale i Pecilidi, che raramente superano i 5-6 cm di lunghezza possono essere ospitati in una vasca di 40-60 litri, con acqua piuttosto dura (dGH 12-15°), pH alcalino (7,2-7,5) e temperatura di 22-26°C, arredato con molte piante.

 

 

I Killi
Pesci da appassionati per eccellenza, i "killifish" appartengono alla famiglia dei Ciprinodontidi, che annovera specie di acqua dolce e salmastra, in genere caratterizzate da piccole dimensioni e propensione alla vita in ambienti "estremi". In effetti, questi pesci, in natura, vivono soprattutto in piccoli corsi d'acqua, in stagni o in pozze anche temporanee, in Africa, Asia, nell'America del Nord e in Sud America. Dal punto di vista dell'allevamento, la divisione che generalmente viene proposta è quella fra specie annuali (generi Aphyosemion, Nothobranchius, Austrofundulus, Pterolebias e Cynolebias) e non annuali (generi Aplocheilichthys, Aplocheilus, Epiplatys, Cyprinodon, Fundulus, Rivulus e ancora Aphyosemion). Le prime esauriscono il loro ciclo vitale nel corso di un anno o poco più, come adattamento appunto alla vita in ambienti acquatici sottoposti a periodici periodi di prosciugamento, anche totale. In questo caso le uova, in genere deposte all'interno del substrato di fondo, prima di schiudersi trascorrono un periodo più o meno lungo di "incubazione" e questo rende possibili "scambi" delle stesse fra gli acquariofili che allevano tali pesci. I killi non annuali, invece, hanno una durata della vita più lunga, che comunque raramente supera i 3-4 anni e generalmente depongono le uova su piante acquatiche o, in acquario, su particolari substrati artificiali. La vasca adatta ad ospitare questi interessanti e spesso coloratissimi Ciprinodontidi, può essere di piccole o anche piccolissime dimensioni (20-40 litri di capacità), ed in genere si preferisce non allevare insieme specie diverse onde evitare la formazione di ibridi. Alcuni di essi sono comunque adatti anche all'acquario "di comunità". Una folta vegetazione e un piccoli filtro interno contribuiranno a creare un habitat adatto alla loro purtroppo non lunga vita in cattività. Importante è la presenza costante di un coperchio, trattandosi di abilissimi saltatori.

 

 

I Pulitori di fondo
Originari del Sud America, i Corydoras sono sicuramente fra i più noti e ricercati protagonisti degli acquari. Questi rappresentanti della famiglia dei Callittidi devono la loro popolarità sia alla loro indole pacifica, sia all'abitudine di ripulire la vasca dai residui di mangime; comportamento, quest'ultimo, che gli ha fatto meritare - come e più di tanti altri pesci di fondo detritivori - l'ingeneroso appellativo di "pesci spazzini". Per scovare, fra gli anfratti del substrato, qualcosa di commestibile, sono muniti di una bocca ventrale dotata di barbigli sensoriali (in numero di 2 o 4). Queste appendici cutanee sono la sede di papille gustative che consentono al pesce di individuare il cibo anche in condizioni di elevata torbidità; la presenza di muscoli rende poi i barbigli utili per scavare ed estrarre dalla sabbia del fondo le particelle di nutrimento.
I Corydoras raggiungono dimensioni modeste (4-12 cm), ciò li rende adatti anche ai piccoli acquari. Pur essendo assai adattabili, questi pacifici pesci gatto apprezzano acque che presentino pH neutro o leggermente acido e una media durezza (8-12°dGH). La temperatura, invece, deve essere regolata in relazione ai luoghi di provenienza dei vari esemplari e può variare dai 20 a i 30°C. Se si desidera ospitare una comunità di Corydoras di specie differenti, ricreando così ciò che si osserva in natura, è importante abbinarli tenendo conto delle temperature a cui sono abituati. Per quanto riguarda le dimensioni della vasca, considerando che in natura vivono in acque non particolarmente profonde (anche solo 20-30 cm), l'ideale è un acquario con una base ampia (70x30 cm almeno per un piccolo gruppo di taglia media) e non particolarmente sviluppato in altezza. È bene fornirgli un'alimentazione varia che affianchi ai mangimi secchi anche organismi vivi o surgelati (tubifex, larve di chironomi e di zanzara, dafnie).
Alcune specie si riproducono, in cattività, più facilmente di altre. Quindi, volendo cimentarsi per la prima volta nell'allevamento dei Corydoras risulterà più gratificante dedicarsi ad un gruppetto (5-6) di C. aeneus o di C. paleatus, da decenni stabilmente allevate in tutto il mondo. La maggior parte dei Corydoras raggiunge la maturità sessuale piuttosto tardivamente, intorno ai 2-3 anni; si può capire che i nostri esemplari si stanno avvicinando al periodo riproduttivo quando i maschi iniziano a corteggiare le femmine. Le femmine si distinguono dai maschi perché sono di dimensioni maggiori e perché, in genere, mostrano colori meno sgargianti.
Le Botia sono tipici pesci di fondo, ottimi "spazzini" adatti anche agli acquari di comunità grazie al loro comportamento generalmente pacifico e socievole. Richiedono vasche spaziose (a partire da 80-100 cm di lunghezza e un centinaio di litri di capacità), con fondo di sabbia fine e arredamento con rocce e legni che offra numerosi nascondigli. Apprezzata la presenza di una folta vegetazione, anche galleggiante,. Acqua ben filtrata e ossigenata. Valori fisico-chimici: T 24-28°C; pH 6-7; durezza 5-15°dGH. Pesci onnivori e detritivori, gli avanzi di mangime sono però insufficienti per loro e vanno integrati con cibi specifici: mangimi in compresse per pesci di fondo, verdura lessa (zucchine), cibo vivo o surgelato come tubifex, artemie e chironomi. Alcune specie (come B. macracanthus) sono attive divoratrici di lumachine acquatiche. Affini alle Botìa sono i piccoli Cobitidi serpentiformi del genere Pangio, "spazzini" ideali per gli acquari di comunità, anche i più piccoli (da 50-60 cm di lunghezza). Si ambientano meglio con un fondo di sabbia fine non troppo chiara, folta vegetazione (anche galleggiante) e numerosi nascondigli offerti da radici di legno e rocce. Indispensabile una buona copertura, in quanto "evadono" facilmente soprattutto di notte, quando sono più attivi. Valori fisico-chimici dell'acqua: T 24-28°C; pH 6-7; durezza 5-15°dGH.
Questo genere è ancora noto agli acquariofili con il vecchio nome Acanthophthalmus. Comprende numerose specie ma in commercio si trovano regolarmente solo P. kuhlii, P. semcinctus e P. myersi, tutte di taglia massima intorno a 10 cm.

 

 

I Mangia-alghe
Originaria del Sud America, la grande famiglia dei Loricaridi raggruppa centinaia di specie riunite in decine di generi diversi, che in natura colonizzano biotopi di acque correnti. Sono questi ambienti che hanno plasmato la loro caratteristica morfologia, con cute ricoperta di massicce placche dermiche, forme allungate, pinne ventrali munite di robusti aculei con cui si fissano agli ostacoli del fondo e bocca a ventosa. E' proprio tale tipo di apparato boccale ad individuare la funzione "ecologica" svolta dai Loricaridi in acquario, quella cioè di pesci "pulitori", che si nutrono di alghe raschiandole da rocce, piante, radici ed altri substrati sommersi. Pur essendo indispensabili per mantenere sotto controllo la proliferazione di tali vegetali infestanti, questi interessanti pesci vanno comunque nutriti, preferibilmente di sera, quando la loro attività raggiunge la punta massima, utilizzando mangimi in pasticche, verdure bollite e tavolette di alga spirulina. Le specie adatte all'allevamento possono essere suddivise, per taglia, in tre gruppi. Piccoli Loricaridi come Otocinclus, adatti anche a vasche si dimensioni modeste; specie di grandezza maggiore, come i notissimi Ancistrus, che è possibile ospitare in acquari di comunità (visto il loro carattere in genere assolutamente pacifico), per arrivare ai veri giganti del gruppo, come gli appartenenti ai generi Hypostomus e Glyptoperichthys. Questi ultimi, purtroppo, sono spesso venduti nelle attraenti forme giovanili, senza spiegare che si tratta di pesci che crescono piuttosto rapidamente, superando spesso i 30 cm di lunghezza. Nelle specie del genere Ancistrus è presente un dimorfismo sessuale piuttosto evidente: i caratteristici "tentacoli" (escrescenze carnose) sparsi sul muso e intorno alla bocca, infatti, sono assai più sviluppati e ramificati nel maschio rispetto alla femmina. Le coppie sono abbastanza fedeli e stabili nel tempo. Le uova vengono deposte a grappoli in fessure e interstizi (tra radici legnose contorte, ad esempio, o all'interno di canne di bambù e tubi in PVC), sorvegliate e curate dal maschio che difende anche gli avannotti fino a che questi non divengono autonomi (10-15 giorni dopo la schiusa). I piccoli possono essere nutriti con omogeneizzati di frutta e verdura, alghe secche e mangimi in fiocchi per pesci vegetariani.

 

 

 

 

Fonte: http://www.saturatore.it/Acquario/Generalita%20famiglie%20di%20pesci%20d'acqua%20dolce.doc

 

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