Gli animali nella Preistoria e nell'Antico Egitto

 

 

 

Gli animali nella Preistoria e nell'Antico Egitto

 

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Gli animali nella Preistoria e nell'Antico Egitto

  1. I DINOSAURI

L'era in cui sono vissuti i dinosauri è la mesozoica, ma analizziamone una ad una:La prima era geologica si chiama arcaica o archeozoica. Inizia con il nascere della terra (5, 5 miliardi di anni fa) .4, 5 miliardi di anni fa la crosta terrestre inizia a solidificarsi. Un  miliardo di anni dopo si formano batteri e alghe che daranno vita ad animali (batteri) e piante (alghe).La seconda era si chiama paleozoica o primaria (250 milioni di anni fa). In questa era la crosta terrestre si era già formata e si erano già formati anche i mari ed i continenti. Però i continenti erano uniti in un'unica grande terra chiamata Pangea circondata dagli oceani. Questa teoria si chiama "deriva dei continenti .Alla fine di questa era grazie ai movimenti delle zolle la Pangea si divise in Laurasia (Europa, Asia e America settentrionale) e Gondwana (America meridionale e Africa).La terza era si chiama Mesozoica o secondaria ( da 245 a 65 milioni di anni fa) e come detto in precedenza è quella dei dinosauri. Questa era è divisa in : Triassico, giurassico e cretaceo. Alla fine del Mesozoico si estinsero i dinosauri. I dinosauri si sono formati quando un animale, l' Ichtyostega, che era un anfibio, ha perduto le branchie e le sue pinne si sono trasformate in zampe. Passarono molti anni prima che i rettili veri e propri, discendenti dell' Ichtyostega, prendessero il controllo del pianeta 225 milioni di anni fa. I Dinosauri sono un gruppo di rettili di varie dimensioni che dominarono l'ecosistema terrestre per oltre 160 milioni di anni e apparvero tra la fine del Triassico medio e l'inizio del Triassico superiore (circa 230 milioni di anni fa). Si estinsero completamente circa 65 milioni di anni fa, alla fine del periodo Cretaceo, e ci sono noti solo attraverso resti fossili studiati e scavati dai paleontologi, e da collezionisti ed amatori del genere. Hanno dominato la Terra per circa 180 milioni di anni per poi sparire definitivamente, lasciando impronte e ossa in tutto il mondo e un mistero da risolvere. Alla totale estinzione dei dinosauri che 65 milioni di anni fa, decretò la fine di un era, sono state date numerose spiegazioni. Per molti scienziati fu l’arrivo sulla Terra di un gigantesco asteroide a chiudere il sipario sui lucertoloni del Mesozoico.

GIULIA

 

IL LEGAME TRA L’UOMO E IL CANE

Il legame tra l’uomo e il cane risale alla preistoria. Dai più recenti studi sul ritrovamento dei fossili, è stato appurato che già 12000 anni fa (ma alcuni reperti suggeriscono sia possibile arrivare fino a 40000) un antenato del cane molto simile al lupo, era perfettamente integrato nella primitiva società umana. L’uomo si serviva del cane per andare a caccia, per fare la guardia al campo e come spazzino del cibo che veniva scartato.

Bisogna considerare che c’è stato un periodo storico in cui hanno convissuto contemporaneamente l’Homo di Neanderthal, l’Homo Sapiens e il lupo. É assai probabile che il motivo per cui oggi noi discendiamo dal Sapiens e non dal Neanderthal, sia da imputare all’alleanza sorta all’epoca tra il Sapiens e il lupo. La possente struttura fisica del Neanderthal lo rendeva indubbiamente un predatore più forte del Sapiens e forse anche del lupo. Questi due predatori, resisi conto che nei territori di caccia era sempre più difficile procurarsi il cibo a causa del Neanderthal, strinsero una primitiva forma di alleanza, iniziando a cacciare insieme e conseguendo così risultati migliori di quelli ottenuti dal Neanderthal da solo. L’inizio del binomio uomo-cane ha quindi origini molto antiche e forse la razza umana deve la sua esistenza oggi a quel legame che unì il nostro antenato a quello del cane. Il “bisogno” sociale che noi abbiamo di questi animali è quindi radicato nel nostro DNA, esattamente come  lo è per i cani nei confronti dell’uomo. Perciò, dire che “il cane è il miglior amico dell’uomo” non è una banalità, ma una realtà che ha solide basi storiche e genetiche. A tutti gli effetti, il cane fu il primo animale ad avvicinarsi all’uomo

Purtroppo, nel corso della storia, il legame tra uomo e cane è risultato sempre sbilanciato, spostato verso la zootecnia. Gli uomini si sono serviti del cane, senza badare molto alle sue necessità, per il pascolo, la caccia, la guardia agli armenti e alle abitazioni, per il traino e addirittura in guerra. Vale la pena ricordare, a questo proposito, che durante la seconda guerra mondiale gli americani rischiarono di estinguere la razza Halaskan Malamute a causa del loro uso spropositato nelle azioni di guerriglia. Il cane è anche stato oggetto di vari simbolismi, basti pensare ad Anubi, il dio cane-sciacallo a guardia dell’oltretomba degli Egizi; o a Cerbero, il cane a tre teste a guardia dell’Inferno nella mitologia greca.

Per fortuna, negli ultimi anni sta venendo alla luce una scuola comportamentale di impronta cognitivo-zooantropologica che sta pian piano dissipando i dubbi e le false credenze derivanti dalla visione behaviurista secondo cui il cane non ha alcuna modalità di pensiero ma una semplice reazione del tipo stimolo-risposta. Gli studi congitivo-zooantropologici hanno evidenziato come il cane, messo di fronte a una serie di problematiche, agisca in base a delle mappe mentali, a delle rappresentazioni di quel problema e delle possibile soluzioni in base ai risultati ottenuti in precedenza. Dopo secoli di cammino fianco a fianco, sembra che l’evoluzione stia portando l’uomo a comprendere finalmente il cane, da sempre suo compagno di vita.

Un’antica leggenda degli indiani Navajo narra che dopo la creazione del mondo, il Grande Spirito separò gli animali dall’uomo disegnando una linea sulla sabbia parte decidendo di vivere con la creatura che amava di più: l’uomo.

 

 

PIETRO

 

  1. La domesticazione degli animali e l'allevamento: Europa preistorica e protostorica

In Europa l'introduzione delle pratiche di allevamento giunse dal Vicino Oriente durante il Neolitico insieme agli stessi animali domestici. La domesticazione del cavallo avvenne in una fase successiva, nell'Europa orientale; uno dei siti che testimoniano il passaggio dalla caccia alla domesticazione è quello di Dereivka in Ucraina (metà del IV millennio a.C. ca.). Nell'Italia settentrionale si hanno resti di cavalli relativi al Bronzo Antico, mentre nell'Italia centrale e meridionale sono noti dall'Eneolitico. Minori dati si hanno per la domesticazione dell'asino. A parte il caso del cane, che deve aver avuto sempre la funzione di guardiano e di compagno di caccia, anche se veniva talvolta utilizzato nell'alimentazione, nelle prime fasi del Neolitico gli animali domestici erano allevati soprattutto per la produzione di carne. In un secondo momento, soltanto i maiali restarono destinati alla sola produzione di carne. Lo sfruttamento dei bovini come animali da lavoro era particolarmente diffuso a partire dall'età del Bronzo, quando questi animali venivano tenuti in vita fino a tarda età. Mentre sembra che in principio non venisse praticata una selezione sulle mandrie di bovini, si dovette passare in seguito a una selezione, spesso involontaria, mediante l'abbattimento dei maschi in eccesso. L'utilizzo per il lavoro è testimoniato anche da raffigurazioni di bovini aggiogati in alcune località dell'età del Bronzo, come al Monte Bego. Mentre le capre non subiscono sostanziali cambiamenti per tutta la preistoria, in Europa è stata riconosciuta la presenza di diverse razze di pecore. Le pecore che giunsero in Europa nelle fasi iniziali del Neolitico erano probabilmente ancora senza lana e da esse potrebbero essere derivati i mufloni sardi e corsi. Nel caso dei maiali, nelle prime fasi del Neolitico fu importata nell'Europa meridionale una razza già allo stato domestico da lungo tempo, mentre in alcune aree sono attestati solo suini selvatici. Il cane, la cui domesticazione in alcune località è precedente al Neolitico, è sempre in bassa percentuale. Si presenta in Europa come un animale di taglia piccola o media e solo dall'età del Bronzo si cominciano a trovare individui più grossi. Resti di cani sono frequenti anche nelle sepolture e in contesti rituali non sepolcrali: si possono ricordare la sepoltura neolitica di donna con cane a Ripoli e il contesto funerario e rituale di Grotta Continenza in Abruzzo.


MATTEO C.



4. Gli animali dell’antico Egitto

All’epoca della formazione della civiltà egizia, la fauna era numerosa e varia, tipicamente africana. Nella valle e nelle vicine savane vivevano elefanti, giraffe, antilopi, daini, camosci, asini selvatici, struzzi e uri. Vi erano anche numerosi predatori, felini e canidi. Gli scimmioni, come il babbuino e il cercopiteco, frequentavano la valle e i suoi dintorni. Tra gli uccelli vi erano ospiti sempre presenti nella valle: rapaci che si nutrivano di carogne e diverse specie di falchi e di gufi. Nel corso delle prime tre dinastie, il grande incremento delle terre coltivate, il drenaggio dei pantani e l’aridità dei terreni costrinsero molti animali ad allontanarsi dalla valle. Alcune specie che dipendevano meno dall’acqua rimasero nelle praterie e negli scarsi e radi boschetti, situati a lato dei fiumi, o nei deserti. Durante l’Antico Regno gli Egizi tentarono di addomesticare alcune specie selvatiche, tra cui le gazzelle, le antilopi, i mufloni, i camosci, le gru, le manguste e persino le iene.
La fauna dei fiumi, dei laghi e delle paludi comprendeva ippopotami, coccodrilli, lontre, manguste, genette, varani, tartarughe e numerosi pesci. Vi era una grande varietà di specie di uccelli migratori acquatici, trampolieri e palmipedi. Tra gli insetti, l’ape svolgeva un ruolo importante, poiché produceva il miele. Essa appare nel sistema geroglifico, così come la mosca, lo scarabeo, la cavalletta e il millepiedi. I serpenti, come il cobra o la vipera cornuta, erano numerosi nella valle, così come gli scorpioni. Gli Egizi erano fortemente legati agli animali, che consideravano loro stessi creature della natura, parte dello stesso tutto, insieme alle bestie e alle piante. Non ci si deve dunque meravigliare se molti animali erano per gli Egizi delle divinità. Ma questo legame con la natura poteva implicare anche dei rischi per la salute e la vita stessa. Allo stesso modo esisteva il pericolo di disgrazie, come quando si aveva a che fare con animali grandi o feroci.
Nell’antichità vivevano in Egitto animali di grandi dimensioni, come la giraffa o l’elefante che fanno parte del sistema geroglifico. L’elefante, in egiziano “abu”, diede il nome a Elefantina, una città che si trova sul Nilo. Con le sue zanne si fabbricavano armi e si realizzavano ornamenti e opere d’arte.
Un’enorme varietà di uccelli viveva nei diversi habitat del paese. Questa ricchissima fauna terrestre ed acquatica e questa ancor più ricca avifauna, nell’ambito di una civiltà la cui religione presentava spiccati caratteri animali, era caratterizzata dalla consapevolezza della necessità di preservare un rapporto armonioso fra uomo e natura.
Sbaglierebbe, tuttavia, chi pensasse che il rapporto degli antichi Egiziani con la fauna selvatica fosse idilliaco, solo perché alcuni animali erano stati divinizzati o perché quella civiltà possedeva un buon grado di consapevolezza ecologica.
Oltre al pericolo dell’incontro con un leone, con un ippopotamo o con un coccodrillo, gli antichi Egiziani conoscevano bene, per esperienza diretta, quanto gli insetti fossero nocivi alle coltivazioni e quale grave pericolo rappresentassero, ad esempio, le periodiche invasioni di milioni e milioni di locuste migratrici o cavallette propriamente dette (la «Locusta migratoria» di Linneo), le quali costituiscono tuttora un gravissimo flagello per vaste regioni dell’Africa.


PATRICIA


5. Il gatto nell’antico Egitto

Sembra che il gatto sia stato addomesticato intorno al 2000 a.C., nell'antico Egitto. Fino ad allora era vissuto allo stato selvatico. Gli Egizi amavano la sua presenza amichevole e le sue qualità di cacciatore di topi, mentre il gatto adorava essere oggetto delle loro attenzioni. A partire dal 1567 a.C., il gatto divenne un animale sacro, considerato come manifestazione della dea Bastet. Nell'antico Egitto, uccidere un gatto era un reato punibile con la morte.

Il gatto domestico dell'antico Egitto discendeva dal gatto selvatico africano. I gatti cominciarono a vivere accanto all'uomo nel 6000 a.C., ma solo dopo tremila anni diventarono domestici. Durante gli scavi archeologici, sono stati ritrovati dipinti di gatti eseguiti con grande accuratezza di particolari: il manto marrone-rosiccio, a macchie o tigrato, le orecchie larghe, il corpo dotato della stessa raffinata agilità dell'attuale Siamese.

IL GATTO SACRO

Nell'antico Egitto, i gatti non erano semplici animali da compagnia, ma i rappresentanti sulla terra della dea gatta Bastet, divinità protettrice della fertilità e delle gioie terrene (la danza, la musica e la sessualità) e dea della salute. Ogni anno milioni di persone affollavano il tempio di Bastet, situato nella città di Bubasti, per venerare la dea con canti e danze.

LA VENERAZIONE DEI GATTI

In realtà per gli antichi Egizi moltissimi animali erano sacri, ma nessuno era amato quanto il gatto. I sacerdoti tenevano sempre qualche micio nei loro templi e in ogni casa vi era un gatto, trattato con ogni cura. Per ottenere un favore dalla dea Bastet, era sufficiente offrire del pesce particolarmente prelibato ai suoi rappresentanti terreni. Alla morte i gatti venivano mummificati, esattamente come si faceva per i faraoni e per gli esseri umani, e i loro corpi venivano sepolti in una necropoli destinata a loro. Durante gli scavi archeologici, vennero rinvenuti milioni di gatti mummificati, prova inconfutabile della venerazione attribuita a questi felini nell'antico Egitto.

 

REGINA


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