Apparato digerente umano

 

 

 

Apparato digerente umano

 

L’APPARATO DIGERENTE

 

L’apparato digerente del corpo umano si può considerare più o meno come un tubo lungo circa 7 volte l’altezza del corpo. Esso è composto dalla bocca, dalla faringe, dall’esofago, dallo stomaco e dall’intestino. Fanno parte dell’apparato digerente anche le ghiandole salivari, il fegato e il pancreas.



Esso ha il compito di “digerire” il cibo, cioè di trasformarlo in sostanze che possano essere assimilate dalle nostre cellule. Perché avvenga questo il cibo compie un vero e proprio “viaggio”

 

IL VIAGGIO DEL CIBO

 

Il cibo entra attraverso la BOCCA. Lì subisce la prima delle tante trasformazioni: il cibo viene tritato dai denti, poi viene attaccato dalla
SALIVA, così trasformato in BOLO ALIMENTARE.

 

Da lì entra poi, spinto dalla lingua, nella FARINGE (principale condotto dell’aria), e passa nell’ESOFAGO. Alla fine di questo tubo lungo ed elastico, il bolo si trova davanti all’apertura dello STOMACO, tutte le volte, che il bolo si trova davanti a questo, esso si apre; permettendo così l’entrata del bolo nello stomaco.

 

 

 

 

 

 

 

Nello stomaco esso viene aggredito dai SUCCHI GASTRICI , che non attaccano lo stomaco perché è ricoperto da una mucosa che lo protegge all’interno. Essi non risalgono l’esofago poi, perché le due valvole il CARDIAS (la valvola d'entrata) e il PILORO (la valvola d'uscita) impediscono fortunatamente le fuoriuscite. La sostanza nutritiva può sostare nello stomaco diverse ore; esce attraverso il piloro che fa passare poche quantità di cibo alla volta.

Fuori dallo stomaco il bolo si è trasformato in CHIMO. Esso viene attaccato da sostanze enzimatiche per esempio la BILE prodotta dal FEGATO e contenuta nella CISTIFELLEA un (sacchetto verdognolo)

E gli acidi prodotti dal PANCREAS.

 

 

 

 

 

 

 

Successivamente il chimo, divenuto chilo, entra nell'intestino che è diviso in due parti l'INTESTINO CRASSO e quello TENUE. Lì vengono assorbiti gli zuccheri e le sostanze più concentrate, invece in quello crasso le sostanze liquide. Alla fine dell'intestino le sostanze inutili rimaste vengono espulse sottoforma di urine e feci attraverso il RETTO.

 

1- L'ESOFAGO
È un tubo lungo circa 25 cm. Elastico e rivestito di una patina.
Ha la funzione di far scendere il cibo per mezzo di contrazioni muscolari.
Si potrebbe pensare che il cibo arriva allo stomaco per mezzo della forza di gravità. Invece non è così, perché è per merito dei movimenti PERILSTALTICI o della MUSCOLATURA o tant'è vero che noi possiamo deglutire anche a testa in giù.


 

 

 

 

 

 

 

 

2 - LO STOMACO
È un piccolo serbatoio con due valvole: il CARDIAS che è la valvola d'entrata e divide lo stomaco dall'esofago, il PILORO che lo separa dall'intestino ed è la valvola d'uscita del chimo.
Lo stomaco è rivestito da una mucosa interna che contemporaneamente difende lo stomaco e produce gli SUCCHI GASTRICI.
Durante la digestione lo stomaco ha delle contrazioni muscolari per far sì che il cibo si amalgami bene con i succhi gastrici.

 

3 - LA BILE
È prodotta dal FEGATO e contenuta nella CISTIFELLEA, un sacchettino che quando si contrae spruzza questa sostanza enzimatica  che ha la funzione di bruciare delle sostanze "pesanti".
La bile è prodotta di continuo dal Fegato la più grande ghiandola del nostro corpo.

 

5 - L'INTESTINO


 

 

 

 

 

 

 

Le ultime sostanze vengono assorbite nella parte dell'intestino per mezzo dei VILLI INTESTINALI
Esso è diviso in due parti l'intestino TENUE e quello CRASSO.
Quello tenue è diviso in altre 3 parti il DUODENO (la prima parte), il DIGIUNO (la seconda) e l’ILEO. Qui avviene l’assorbimento delle sostanze nutritive più “grosse”. 
È un tubo lungo circa 6-7 m e il cibo sosta lì circa 4 – 5 h.
L’intestino crasso è più corto di quello tenue, ma ha un diametro maggiore.
Lì vengono assorbite le sostanze liquide.

 

fonte: http://www.musashiteam.com/Anatomia/Anatomia_Allegati/docs/la_digestione.doc

 

 

Apparato digerente umano

Apparato DIGERENTE

L'apparato digerente è uno dei canali di entrata del flusso di materia e di energia chimica nell'organismo. In esso le sostanze vengono trasformate per poter essere assimilate ed entrare a far parte dell'ambiente interno.
Le sostanze con cui l'organismo elabora le sue strutture biologiche, sostituendone le parti usurate, e quelle da cui ricava l'energia chimica necessaria al suo funzionamento, vengono chiamate alimenti. In essi non tutte le molecole di cui il corpo umano ha bisogno si trovano in forma assimilabile, ossia già adatte ad entrare nell'ambiente interno; gran parte di esse, presentandosi come polimeri, devono venire idrolizzate (cioè, con l'aggiunta di acqua vengono scisse nei monomeri che le costituiscono) prima dell'assimilazione.
I processi di idrolisi dei polimeri, che richiedono l'intervento di numerosi enzimi specifici, costituiscono la digestione. Essa avviene in un lungo tubo che attraversa il tronco e comunica con l'ambiente esterno per mezzo di due aperture: una di entrata del cibo, la bocca, l'altra di uscita delle sostanze non assimilate, l'ano. La digestione si svolge attraverso una serie di fenomeni che avvengono nei diversi tratti del tubo digerente con questa successione: masticazione, deglutizione, digestione gastrica, digestione intestinale, assimilazione, espulsione delle scorie.

MORFOLOGIA & FISIOLOGIA

Il lungo condotto nel quale avviene la digestione delle sostanze alimentari si chiama tubo digerente: in esso si riversano i secreti delle ghiandole che producono gli enzimi digestivi.
Il tubo digerente è costituito da 3 tonache o strati di tessuto: uno interno epiteliale (endoderma), detto mucosa, il quale ne tappezza il lume, uno medio muscolare (mesoderma), costituito da tessuto muscolare liscio, dal quale dipendono le contrazioni peristaltiche (quelle che, propagandosi "a onda" lungo il tubo, spingono il lobo alimentare nella cavità enterica) e uno esterno connettivale (ectoderma), che svolge funzioni di sostegno e provvede al nutrimento della mucosa. Il tubo digerente può essere diviso in tratti successivi, anatomicamente e funzionalmente distinti: la cavità orale, che segue all'apertura boccale, la faringe, l'esofago, lo stomaco e l'intestino il quale è suddiviso in intestino tenue e in intestino crasso. L'intestino tenue comprende il duodeno, il digiuno e l'ileo; il crasso è costituito dal cieco, dal colon e dal retto.
Le ghiandole che producono gli enzimi digestivi sono esocrine, in quanto secernano i loro prodotti nel lume del tubo, considerato un ambiente esterno. Si incontrano per prime le ghiandole salivari che riversano il loro secreto nella cavità orale; nelle pareti dello stomaco ci sono poi le ghiandole gastriche e in quelle dell'intestino tenue le ghiandole enteriche. Anche le due ghiandole più voluminose del corpo umano, il pancreas e il fegato producono enzimi digestivi che riversano nel duodeno. Questi due organi però svolgono anche altre importanti e complesse funzioni, connesse con l'utilizzazione del flusso di materia e di energia nell'ambiente interno.

BOCCA
Anatomicamente la bocca corrisponde alla cavità orale compresa tra le due mascelle. E' una cavità ovoidale diretta nel senso anteroposteriore, rivestita all'interno da un epitelio ricco di ghiandole mucipare. Contiene la lingua, i denti e lo sbocco delle ghiandole salivari.
La lingua è un organo muscolare molto mobile attaccato posteriormente all'osso ioide e al pavimento boccale per mezzo di un legamento chiamato frenulo linguale.
I denti sono gli organi della masticazione; sono infissi in cavità dette alveoli scavate nella mascella e nella mandibola. Nell'uomo adulto sono 32 (8 incisivi, 4 canini, 8 premolari, 12 molari dei quali gli ultimi 4 vengono chiamati denti del giudizio).
Le ghiandole salivari sono tre coppie e vengono chiamate parotidi, sotto-mandibolari e sotto-linguali; ognuna è situata fuori dalla bocca con la quale comunicano mediante lunghi tubi escretori. La parotide, quella maggiore, si trova nella mandibola, vicino all'orecchio, in una infossatura detta "logia parotidea". E' una ghiandola a grappolo, costituita da piccoli acini dai quali partono i canali escretori che confluiscono in un canale maggiore chiamato dotto di Stenone: esso, dopo aver attraversato lo spessore della guancia riversa la saliva nella bocca a livello del secondo dente molare superiore.
Il processo digestivo
Il processo digestivo ha inizio dalla bocca sotto l'aspetto sia meccanico (masticazione) sia chimico (insalivazione). Mentre i denti triturano i cibi con una serie di movimenti ritmici e la lingua li rimescola, la saliva, prodotta dalle tre coppie di ghiandole, li bagna e comincia a demolirli chimicamente.
Durante un pasto normale, queste ghiandole secernano circa mezzo litro di saliva che contiene, oltre all'acqua, la mucina che favorisce la formazione meccanica del bolo alimentare, e la ptialina, il primo di una serie di fermenti, che scinde l'amido cotto in destrine e in maltosio (disaccaride del glucosio), che il fegato e i muscoli trasformano in uno zucchero di riserva, il glicogeno.

FARINGE e ESOFAGO
Dalla bocca si passa nella seconda parte degli organi ingestivi, cioè nella faringe o dietro-bocca: organo principale dell'inghiottimento. E' una cavità imbutiforme comune alle vie digerenti e respiratorie. Nell'apparato respiratorio stabilisce la comunicazione tra le fosse nasali e la laringe; nell'apparato digerente, la comunicazione tra la bocca e l'esofago. La faringe è costituita da una fitta muscolatura fatta di fibre longitudinali che accorciano e dilatano il canale, e di fibre a semicerchio che lo costringono.
Il bolo alimentare, spinto dalla contrazione dei muscoli della faringe, passa poi nell'esofago trovandosi preclusa la via superiore (verso le fosse nasali) dal velo palatino, e quella inferiore dall'epiglottide (verso la laringe). Infatti deglutizione e respirazione non possono avvenire simultaneamente.

Alla faringe segue quindi l'esofago senza una netta delimitazione; esso è un canale muscolo-membranoso, costituito da tre tuniche (che sono la continuazione di quelle analoghe della faringe), lungo in media 25 centimetri e posto sul davanti della colonna vertebrale, posteriormente alla trachea con la quale ha un decorso verticale parallelo. L'esofago termina con l'estremità inferiore nello stomaco mediante un orificio circolare detto cardias. Nell'esofago, il bolo alimentare progredisce in parte per gravità, ma soprattutto a causa delle contrazioni esofagee che sono del tipo peristaltico. Tali movimenti, determinati da fibre muscolari lisce, e perciò involontari, sono comuni all'esofago e a tutti gli altri segmenti del tubo intestinale. I movimenti peristaltici sono soprattutto contrazioni ad anello che si propagano da un estremo all'altro del condotto, determinando la progressione del suo contenuto dall'estremità iniziale a quella finale. Per realizzare il movimento progressivo della massa alimentare ingerita e per eliminare i residui è necessaria una serie di contrazioni del complesso di tuniche muscolari, longitudinali e circolari, che si estendono dall'esofago all'intestino retto. Tali contrazioni, prevalentemente peristaltiche, costituiscono l'azione meccanica della digestione. Alle stimolazioni meccaniche del tubo digerente, determinate dalla presenza delle sostanze alimentari, corrispondono le contrazioni delle tuniche muscolari del tubo stesso che non avvengono contemporaneamente in tutta la lunghezza del canale, ma successivamente: contrazioni vermicolari o peristaltiche, che si renderanno più evidenti nell'intestino fanno sì che il bolo alimentare, anche se mal masticato, scenda senza difficoltà.
Con lo stomaco inizia lo studio della parte sotto-diaframmatica del tubo digerente e della funzione digestivo-assorbente che termina in quella espulsiva.

STOMACO
Con lo stomaco inizia la vera funzione digerente.
E' un sacco muscolo-membranoso che può essere considerato la più grande dilatazione del tubo digerente. Lo stomaco è una delle parti più sorprendenti del corpo umano, un organo eccezionalmente solido, resistente e lavoratore, dotato di grande flessibilità e mobilità. E' situato nella parte superiore della cavità addominale, sotto il diaframma. Ha la forma di un corno di bue in posizione verticale con la parte più larga in alto e verso sinistra; la parte più stretta in basso e verso destra. La capacità dello stomaco è di circa 1300 centimetri cubi. Le due estremità dello stomaco sono costituite da due orifici: quello superiore è il cardias, quello inferiore è chiamato piloro e mette in comunicazione lo stomaco con l'intestino.
Anche lo stomaco è costituito da tre tuniche, molto più complesse di quelle dell'esofago e della faringe: la tunica esterna detta perioneo; quella media costituita da cellule muscolari lisce disposte su tre strati (muscolatura obliqua, circolare e longitudinale); la tunica interna formata da mucosa pieghettata tappezzata da tessuto epiteliale e disseminata di un grande numero di ghiandole che secernono il succo gastrico, dette ghiandole gastriche.

Prima ancora che un boccone di cibo sia stato introdotto nella bocca, prima ancora che l'uomo cominci il suo pasto, lo stomaco inizia generalmente a contorcersi, secernendo il suo succo. Questa attività è originata dal sistema nervoso centrale autonomo dopo che il cervello è stato eccitato dalla vista, dall'odore o anche solo dal pensiero del nutrimento. Lo stomaco si contrae regolarmente ogni 3 o 4 ore, provocando la sensazione dell'appetito e, se esso non viene soddisfatto, provoca i crampi caratteristici.
Anche la secrezione del succo gastrico (come quella della saliva) è sottoposta a numerosi e complicati stimoli riflessi. Pavlov dimostrò che la qualità e la quantità del succo gastrico sono variabili a seconda dei cibi ingeriti, o anche dei soli stimoli senza introduzione di alimenti. In tal caso si può giungere a provocare una secrezione di sola origine psichica in seguito ad alimentazione fittizia. Gli alimenti ingeriti nello stomaco subiscono alcune modificazioni chimiche per l'azione del succo gastrico prodotto dalle sue ghiandole. Si è calcolato che su ogni millimetro quadrato di mucosa gastrica si aprono 100÷150 orifici ghiandolari che riversano succo gastrico. Questo succo contiene numerose sostanze, fra cui fondamentali sono, oltre all'acqua, l'acido cloridrico e 3 enzimi: la pepsina, la chimosina e la lipasi. L'acido cloridrico, presente nella percentuale dello 0,4%÷0,6% ha una potente azione battericida, ossia distrugge i germi che penetrano nello stomaco con il cibo. Inoltre ha un'azione coadiuvante nella scissione delle proteine. I tre enzimi hanno il compito di scindere le sostanze alimentari ingerite in composti più semplici, come la ptialina, contenuta nella saliva, fa con gli amidi: la pepsina attacca le sostanze proteiche (già entrate in composizione con l'acido cloridrico), la chimosina coagula il latte e la lipasi attacca i grassi.
Dopo circa mezz'ora dall'inizio dell'ingestione del cibo, si iniziano i movimenti peristaltici gastrici, simili a quelli dell'esofago, che dal fondo dello stomaco spingono il contenuto verso il piloro. Ma il piloro a differenza del cardias è dotato di uno sfintere (anello muscolare) il quale resta chiuso. Ne consegue che le sostanze contenute nello stomaco, respinte dal piloro, tornano in dietro. Questo movimento antiperistaltico, ripetuto per due o tre ore, determina un rimescolamento continuo del materiale ingerito, il quale viene a contatto in tutte le sue parti con il succo gastrico che intanto agisce fluidificandolo e lo trasforma in una massa grigiastra chiamata chimo.
Quando tutto il cibo ingerito è trasformato in chimo, sotto l'impulso dei movimenti peristaltici passa in modo graduale, a fiotti, attraverso il piloro che, normalmente chiuso, è pronto a dilatarsi quando l'acidità del chimo si attenua. Il contenuto gastrico giunge quindi nel duodeno, che è lungo circa 26cm. e rappresenta la prima parte dell'intestino tenue.

DUODENO
Nella superficie interna del duodeno, il quale è a forma di ferro di cavallo ed è addossato alla parete posteriore dell'addome, vi è una sporgenza chiamata ampolla di Vater. Essa è lo sbocco comune di due condotti: il coledoco che viene dal fegato e il dotto pancreatico che viene dal pancreas. Il coledoco riversa nel duodeno la bile (succo epatico), il dotto pancreatico il succo pancreatico. Queste due sostanze continuano la trasformazione chimica delle sostanze alimentari già iniziata nella bocca dalla ptialina e nello stomaco dal succo gastrico.

FEGATO & PANCREAS
La ghiandola più voluminosa del corpo, il fegato, pesa circa 1500 gr.; è collocata a destra sotto la cupola del diaframma ed è coperta dalle ultime costole. Esso è fatto da una quantità enorme di lobuli risultanti da colonne cellulari disposte come tanti raggi. Tra un lobulo e l'altro è il connettivo interstiziale.
Visto in sezione, mostra una ricchissima rete di vasi sanguigni. Infatti riceve una grande quantità di sangue sia dall'arteria epatica (un ramo della aorta) che lo nutre, sia dalla vena porta che conduce sangue refluo dall'intestino, dallo stomaco e dalla milza. Dal fegato, il sangue torna alla circolazione generale attraverso la vena cava inferiore. In una struttura del fegato detta acino, costituita da cellule di forma poliedrica viene fabbricata la bile che si raccoglie nella cistifellea e viene versata nel duodeno. La cistifellea è quindi il serbatoio della bile che, prodotta dal fegato vi affluisce attraverso il dotto epatico e cistico, si concentra e ne defluisce tramite il dotto cistico e coledoco per versarsi quindi nel duodeno. La cistifellea, lunga circa 10 centimetri, ha un diametro massimo di 3,5 centimetri e una capacità di 30÷40 centimetri cubi. E' dotata di una tunica muscolare che, per azione di stimoli nervosi e umorali, le consente di contrarsi e di spremere la bile quando gli alimenti, ridotti a chimo dallo stomaco, passano poi nel duodeno.

Le funzioni della bile sono molteplici. Per la maggior parte sono svolte dai sali biliari sintetizzati dal fegato che favoriscono l'emulsione dei grassi nel succo duodenale e rendono solubili in acqua sostanze normalmente insolubili. La bile, inoltre, facilita l'azione di alcuni elementi digestivi, frena la moltiplicazione dei batteri nell'intestino, stimola la peristalsi intestinale e agisce sull'acidità del chimo rendendolo alcalino. Quando ricompare l'acidità del contenuto la neutralizza recando in sé una forte quantità di carbonato sodico. Nella bile sono presenti quantità notevoli di pigmenti biliari (la bilirubina, la biliverdina) che le conferiscono la sua intensa colorazione giallo-oro. Essi derivano dalla demolizione della molecola dell'emoglobina che avviene quasi totalmente nel fegato. L'emoglobina, infatti, giunge al fegato attraverso il sangue della milza che è l'organo principale dell'emocateresi, cioè della distruzione dei globuli rossi invecchiati. I pigmenti biliari e i sali biliari vengono riassorbiti nell'intestino per poi tornare al fegato dove sono nuovamente utilizzati (una delle caratteristiche del fegato è che la corrente biliare e quella sanguigna hanno direzione contraria). Di essi, una minima parte viene eliminata con l'urina sotto forma di urobilina. I sali biliari hanno una funzione precisa perché intervengono intimamente nell'emulsionamento (suddivisione in goccioline ognuna delle quali viene circondata da una membranella che ne impedisce la reciproca fusione), nella digestione e nell'assorbimento dei grassi. La secrezione della bile, importante per la digestione, è però solo una delle tante funzioni del fegato. Il fegato regola il glucosio nel sangue e lo immagazzina sotto forma di glicogeno; trasforma i grassi per renderli accettabili alle cellule; cattura gli aminoacidi con i quali fabbrica proteine semplici, urea e nucleoproteine.

Il fegato è il deposito di gran parte del ferro, il metallo che ha importanza essenziale per la fabbricazione dell'emoglobina nel midollo osseo; immagazzina vitamine tra cui la K con la quale produce la protrombina, una sostanza che svolge una funzione essenziale nella coagulazione del sangue. Inoltre regola il ricambio dell'acqua e rende innocue molte sostanze tossiche. E' la principale fonte di calore per l'organismo a causa degli intensi processi ossidativi di cui è sede. Il fegato, insomma, si può considerare come il più complesso laboratorio chimico dell'organismo.

Il pancreas (parola che vuol dire: tutto carne) è una grossa ghiandola di colore grigio roseo e di forma irregolare, paragonabile a un martello appiattito, situata nella parte superiore della cavità addominale, sul davanti della colonna vertebrale lombare e dietro lo stomaco. Esso ha una struttura che ricorda da vicino quella delle ghiandole salivari, tanto da essere chiamato la ghiandola salivare dell'addome. Il pancreas è costituito da un'estremità destra rigonfia chiamata testa, dal corpo e da un'estremità sinistra assottigliata chiamata coda.
Ha un aspetto lobulato e pesa 70÷100 grammi. Le cellule dei tubi terminali e delle dilatazioni degli stessi forniscono gli elementi della secrezione e costituiscono i così detti lobuli. Ai tubi terminali seguono i tubi collettori che confluiscono nei due condotti escretori. Tra i lobuli, qua e là, si notano isolati ammassi epiteliali che sono le isole di Langerhans.
Ha una forma a grappolo, e i suoi acini sono forniti di sottili canali dentro i quali versano il prodotto della loro attività che è appunto il succo pancreatico. Tali canalini confluiscono in condotti di calibro sempre maggiore fino ad arrivare alla formazione del dotto pancreatico principale che si estende dall'estremità sinistra all'estremità destra del pancreas, percorrendone l'asse. Questo condotto, insieme ad un altro detto "accessorio", esce alfine dalla testa del pancreas, si avvicina al coledoco e con esso penetra nel duodeno sboccano nell'ampolla di Vater. La secrezione pancreatica è un atto riflesso che si determina per il contatto della mucosa duodenale con l'acido cloridrico gastrico, attraverso l'azione intermediaria della "secretina", una sostanza di natura ormonale che eccita la secrezione del pancreas dopo aver attivato quella gastrica. Il succo pancreatico ha l'azione più energica di ogni altra nel processo digestivo e agisce su tutti i princìpi alimentari. Contiene tre importanti enzimi: la tripsina, la steapsina e l'amilopsina. La tripsina completa la trasformazione delle sostanze proteiche già iniziata nello stomaco dalla pepsina; la steapsina attacca con maggiore energia i grassi già preparati dall'azione della lipasi nello stomaco e della bile nel duodeno; l'amilopsina completa la scissione degli amidi cominciata dalla ptialina nella bocca.
La tripsina è presente nel pancreas sotto forma di "prezimogeno", inattivo, che viene attivato dalla "enterochinasi", un fattore elaborato dalla mucosa duodenale. Se la tripsina fosse già attiva all'interno del pancreas, inizierebbe la sua azione digestiva a danno del pancreas medesimo, che andrebbe incontro ad auto digestione (autolisi). Tra gli enzimi che demoliscono i grassi alimentari nello stomaco, nel duodeno e nell'intestino, la steapsina ha l'azione più forte. E ciò avviene anche perché nel duodeno l'acidità del chimo è neutralizzata a opera di sostanze alcaline (bile e succo pancreatico). Infatti solo in ambiente alcalino può avvenire la scissione dei grassi in acidi grassi e glicerina.
Nella costituzione del pancreas entrano però altri elementi ghiandolari che, sforniti di dotti escretori versano il loro prodotto direttamente nel sangue. Sono piccoli ammassi di cellule disseminati nella compagine del tessuto ghiandolare acinoso. Si chiamano isole di Langerhans e nel loro complesso formano una ghiandola a secrezione interna la quale produce un ormone detto insulina, che regola il ricambio degli zuccheri, favorendo l'accumulo di glicogeno nel fegato e nei muscoli e la combustione del glucosio a livello delle cellule.
Il pancreas è dunque una ghiandola con doppia funzione: una secrezione esterna, il succo pancreatico, prodotta dagli acini e versata nel duodeno; una secrezione interna, l'insulina, prodotta dalle così dette isole di Langerhans e versata nel sangue.
Appare chiaro che nella funzione digestiva l'aspetto chimico prevale su quello meccanico della masticazione e della peristalsi. Infatti la digestione è più che altro una sequenza di reazioni chimiche di progressiva semplificazione delle sostanze alimentari per renderle accettabili alle cellule. E i grandi protagonisti di tale semplificazione sono gli enzimi, ognuno dei quali ha un'azione specifica su una determinata sostanza.

INTESTINO
Il cibo dalla bocca all'esofago e poi dallo stomaco al duodeno, viene sottoposto ad una serie di azioni meccaniche e chimiche che modificano profondamente la sua struttura fino a quella del chimo che dal piloro gastrico passa al duodeno. Tale modificazione continua nell'ileo (detto anche digiuno che è la seconda parte dell'intestino tenue) e nell'intestino crasso (o "grosso intestino").
L'ileo, che è dunque la porzione compresa tra il duodeno e l'intestino crasso, ha una lunghezza di circa 8 metri e si distingue anzitutto dal duodeno perché è fluttuante. Come il duodeno, lo stomaco e l'esofago, l'ileo è formato da tre strati: una tunica esterna costituita dal peritoneo, una tunica media con muscolatura liscia e una tunica interna mucosa che continua nel piloro con la mucosa dello stomaco e alla sua estremità inferiore con la mucosa dell'intestino crasso. Questa tunica mucosa dell'ileo oltre ad essere rivestita da tessuto epiteliale cilindrico, è cosparsa di numerose pieghe circolari (valvole conniventi) che hanno lo scopo di aumentare la superficie assorbente dell'intestino; inoltre è ricoperta da un enorme numero di formazioni caratteristiche chiamate villi che hanno il compito di assorbire le sostanze alimentari dopo che sono state digerite.
I villi intestinali sono piccole sporgenze coniche che si sollevano su tutta l'estensione della tunica mucosa interna dell'ileo e che le conferiscono un aspetto vellutato. Sono costituiti da un reticolo di fibre connettive con cellule muscolari lisce rivestiti di grosse cellule epiteliali cilindriche. Tali cellule sono dotate di un caratteristico orletto a spazzola. Ogni villo è attraversato per tutta la sua lunghezza da un capillare linfatico che si arresta a fondo cieco sotto l'apice del villo. Inoltre una rete molto fitta di capillari sanguigni circonda completamente ciascun villo.
Nella mucosa intestinale vi sono anche numerose ghiandole (alcune a grappolo, altre semplicemente tubolari) e moltissimi linfonodi raggruppati in placche. Il chimo passa nell'ileo dove viene a contatto con il succo enterico prodotto appunto dalle ghiandole intestinali. Disposte tra i villi esse producono vari enzimi: il principale, l'erepsina ha il compito di modificare quello che resta delle sostanze proteiche già trasformate dalla pepsina nello stomaco e dalla tripsina nel duodeno. Il succo enterico contiene altri fermenti che provocano le ultime trasformazione degli amidi e dei grassi. Così modificato, il chimo si muta in un liquido denso e filante di colorito lattescente, che prende il nome di chilo.
Occorre precisare che la digestione intestinale non viene intimata dal succo enterico, ma a livello della parte delle cellule specializzate che formano i villi. Per esempio la maggior parte dello zucchero è assorbita dalle cellule epiteliali dei villi e nell'interno di essi si trasforma in zuccheri più semplici: il glucosio e il fruttosio. Questa scissione dello zucchero si compie proprio nell'orletto a spazzola che costituisce la parte esterna delle cellule epiteliali dei villi intestinali. Attraverso i villi avviene l'assorbimento del chilo le cui sostanze solubili in acqua passano fra cellula e cellula, e quelle insolubili, come i grassi, nell'interno delle cellule stesse. Durante questo passaggio, nell'interno dei villi hanno luogo complicati processi biochimici che trasformano ulteriormente le sostanze assorbite come ad esempio i grassi alimentari che si trasformano in acidi grassi destinati a nutrire tessuti.
L'acqua e le bevande in genere passano dall'intestino al sangue per una semplice differenza di concentrazione (osmosi); e così anche i sali solubili in acqua. Il glucosio, gli aminoacidi e i grassi vengono assorbiti con l'intervento di complesse forze fisico-chimiche e sotto lo stimolo della circolazione sanguigna rapida e intensa.
Attraverso i capillari linfatici dei villi, detti vasi chiliferi, passano soltanto i grassi trasformati in acidi grassi. Sono essi, che con le loro minutissime gocce in sospensione, conferiscono alla linfa il suo caratteristico aspetto latteo. Questi vasi linfatici provenienti dall'intestino confluiscono a un grosso collettore linfatico, il dotto toracico che versa la linfa nella vena cava ascendente, cioè direttamente nella circolazione sanguigna. Gli altri composti (glucosio e aminoacidi) passano invece nei capillari venosi dei villi che si riuniscono infine nella grossa vena porta la qual arriva al fegato che provvede alla successiva elaborazione e utilizzazione di tali sostanze nutritive.
Nei circa 8 metri dell'ileo avvengono dunque i principali fenomeni di assimilazione, per cui il chilo subisce la digestione massima e si riduce notevolmente di volume. La parte non assorbita, spinta dai movimenti intestinali peristaltici, passa nell'intestino crasso attraverso la valvola ileo-ciecale che serve per regolare il passaggio del rimanente contenuto intestinale e ad impedirne il reflusso.

L'intestino crasso, lungo circa un metro e mezzo, viene distinto in quattro sezioni: il cieco, il colon, il sigma e il retto. Dal cieco, che è la parte iniziale del crasso, si stacca l'appendice, organo tubolare a fondo chiuso, la cui funzione e importanza sono tuttora oscure. La seconda parte dell'intestino crasso, il colon, ha un decorso ascendente, trasverso e discendente. Il sigma, a sua volta, descrive due curve a forma di S. Il retto è l'ultima parte dell'intestino e si apre all'esterno con l'ano dotato di un anello muscolare (sfintere). La conformazione esterna dell'intestino crasso si differenzia da quella dell'intestino tenue per la presenza di tre banderelle muscolari longitudinali chiamate tenie. Come negli altri tratti del tubo intestinale (escluso il retto) il crasso riceve il sangue dall'arteria mesenterica (un ramo dell'aorta) e lo distribuisce fino alla confluenza della vena porta. La parte degli alimenti non assorbita dall'ileo passa nell'intestino crasso, a cominciare dal cieco. E' questa un'ansa destinata, negli animali erbivori, alla digestione della cellulosa che nell'uomo viene invece espulsa parzialmente indigerita e serve da stimolo meccanico per l'eliminazione dei rifiuti intestinali. Ai residui intestinali che si raccolgono nel cieco. Dove possono restare per circa 10-12 ore, sono mescolati i pigmenti biliari, i sali, le cellule mucose che si sono sfaldate dalla parete interna del tubo intestinale e i succhi digestivi in eccesso. Tutti questi prodotti subiscono l'azione di una ricchissima popolazione microbica, costituita da batteri di vario tipo e da protozoi che vivono e si riproducono nell'intestino senza recare danno all'organismo anzi cooperando alla scissione definitiva delle sostanze di origine alimentare. Per esempio le proteine vengono denaturate in composti ammoniacali con sviluppo di gas come idrogeno, metano e altri; i carboidrati danno origine ad acidi come il lattico e butirrico.
Nel secondo tratto dell'intestino crasso, cioè il colon, il resto del contenuto intestinale subisce una concentrazione per assorbimento della sua parte acquosa da parte del colon stesso. Infine passa nel sigma e si accumula nel retto sotto forma di feci, in attesa dell'espulsione. Le feci sono costituite da prodotti di rifiuto, ossia da sostanze indigeribili o non digerite, oltre che da prodotti tossici del ricambio organico.

 

fonte: http://www.ivanoturco.it/documents/Riassunto%20apparato%20digerente.doc

 

Apparato digerente

 

Daniela Brizzi, Marco Budin,
Andre Mair, Giorgia Mossi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1.     Intestino tenue
Suddiviso in tre parti: duodeno, digiuno, ileo.

Inizia in corrispondenza della valvola pilorica e termina in corrispondenza della valvola ileocecale.
È a forma di tubo cilindrico, compie numerose inflessioni che partono dall’epigastrio e si spingono fino alla fossa iliaca destra. Ha una lunghezza di 7 metri, rappresenta i 4/5 di tutto l’intestino.

 

 

 


1.1    Duodeno
Rappresenta la prima parte dell’intestino tenue con una lunghezza di circa 30 cm e un calibro di 27 mm, inizia a destra della prima vertebra lombare e termina alla sinistra della seconda vertebra lombare in corrispondenza della flessura duodenodigiunale.
1.1.1 Forma e posizione
È applicato alla parete posteriore dell’addome dal peritoneo.
Ha una scarsa motilità e un calibro maggiore. Riceve lo sbocco dei condotti escretori del fegato e del pancreas.
Ha una forma di anello incompleto che, con la sua concavità, abbraccia la testa del pancreas.
Si possono distinguere quattro porzioni: superiore, discendente, orizzontale e ascendente.

 


La parte superiore é breve e mobile e presenta nella sua parte iniziale una dilatazione detta bulbo duodenale.
La parte discendente é lunga il doppio di quella superiore, si abbassa, a destra della colonna vertebrale, contornando la testa del pancreas. Continua poi a livello del polo inferiore del rene volgendo a sinistra, formando la flessura inferiore del duodeno.
La parte orizzontale decorre trasversalmente davanti al corpo della terza e quarta vertebra lombare, incrociando la vena cava inferiore e l’aorta, piegando poi verso l’alto in direzione di sinistra.
La parte ascendente sale obliquamente al lato sinistro della colonna vertebrale fino sotto alla radice del mesocolon trasverso. Giunta all’altezza della seconda vertebra lombare compie una brusca inflessione a concavità rivolta in avanti e in basso chiamata flessura duodenodigiunale.

 

 

1.1.2 Rapporti
La parte superiore é in rapporto: anteriormente e in alto con il lobo quadrato del fegato e con il collo della cistifellea. In basso con la testa del pancreas. Posteriormente con il condotto coledoco, con l’arteria epatica e la vena porta.
La parte discendete é in rapporto: anteriormente, dall’alto verso il basso, con il corpo della cistifellea poi con il mesocolon e con il colon trasverso. Posteriormente con il margine mediale del rene destro, vasi renali, pelvi renale e con il tratto iniziale dell’uretere destro. Lateralmente con il lobo destro del fegato, la flessura destra del colon e la porzione ascendente del colon. Medialmente con la testa del pancreas.
La parte orizzontale é in rapporto: in alto con la testa del pancreas, anteriormente e superiormente con i vasi mesenterici superiori e il mesocolon trasverso. Anteriormente e inferiormente con le anse dell’intestino mesenteriale. Posteriormente con la vena cava inferiore e l’aorta.
La parte ascendente é in rapporto: anteriormente dal basso verso l’alto con le anse intestinali e con il mesocolon trasverso. Posteriormente con i vasi renali e con l’uretere di sinistra. Lateralmente con l’arteria conica a sinistra e con il margine mediale del rene sinistro. Medialmente con il pancreas e l’aorta.

 

1.1.3 Configurazione interna
La sua configurazione interna é liscia nella sua parte superiore e a partire dalla sua porzione discendente troviamo le pieghe circolari. Nella parte discendente troviamo inoltre la piega longitudinale e le papille duodenali: maggiore e minore. La papilla maggiore è un rilievo conico della mucosa, perforato in corrispondenza dell’apice. Vi sboccano il condotto coledoco e il condotto pancreatico principale separatamente o dopo essersi riuniti.
Più in alto e anteriormente alla papilla maggiore esiste un’altra piccola rilevatezza conica: la papilla minore al cui apice sbocca il condotto pancreatico accessorio.

 

 


1.2    Digiuno
È la porzione più lunga dell’intestino e si estende dal duodeno fino all’intestino crasso, inizia in corrispondenza della flessura duodenodigiunale posta a sinistra della seconda vertebra lombare e termina nella fossa iliaca destra con la valvola ileocecale.

 

1.2.1 Forma, posizioni e rapporti
Lungo in media 6-7 metri, ha una forma cilindrica e il suo diametro diminuisce gradualmente da 47mm a 27mm. Avvengono i processi di digestione e di assorbimento.
L’intestino tenue possiede una grande mobilità e, data la sua lunghezza, si dispone a descrivere un grande numero di anse o circonvoluzioni ad andamento flessuoso a direzione trasversale, verticale, obliqua che formano nell’insieme la matassa intestinale la quale si trova al di sotto del colon trasverso e del mesocolon trasverso fino ad arrivare nella pelvi.
Le anse intestinali si dispongono regolarmente in gruppi. Un primo gruppo di anse comprende il tratto iniziale del digiuno, é posto nell’ipocondrio sinistro e si spinge fino a raggiungre la flessura colica sinistra. Un secondo gruppo occupa la regione ombelicale e si porta verso destra fino alla flessura destra del colon. Un terzo gruppo risiede nella fossa iliaca sinistra. Infine un ultimo gruppo é situato in posizione mediana tra i due muscoli psoas e scende in parte nella piccola pelvi. Le anse del tenue sono coperte in avanti e lateralmente dal grande omento e sono in rapporto con il peritoneo della parete anterolaterale dell’addome. Posteriormente, attraverso il peritoneo della parete posteriore dell’addome, contraggono rapporti con la porzione inferiore del duodeno e con il processo uncinato del pancreas, con i corpi delle ultime vertebre lombari, con l’aorta, la vena cava e i loro rami, con i reni, con gli ureteri, con i muscoli grande psoas e quadrato dei lombi. Superiormente, il mesocolon trasverso e il colon trasverso separano le anse del tenue dallo stomaco. Lateralmente, le anse intestinali hanno rapporto a destra con il cieco e con il colon ascendente, a sinistra con il colon discendente e con il colon iliaco. Inferiormente contraggono rapporti con l’anello inguinale addominale e con l’anello femorale, questi possono eventualmente causare ernia.

 


1.2.2 Configurazione interna
Aperto longitudinalmente il digiuno, si osservano dei rilievi della sua superficie interna che hanno forma di pieghe sottili disposte trasversalmente, chiamate pieghe circolari o valvole conniventi. Sono frequenti e maggiormente sviluppate nel terzo prossimale del digiuno, si fanno via via più rade e meno pronunciate fino a scomparire del tutto nell’ultima porzione dell’ileo.
Tutta la superficie interna presenta una quantità notevole di minute rilevatezze digitiformi della mucosa, chiamati villi intestinali. Hanno forma conica o cilindro conica ma anche lamellare. Sono formazioni specificamente deputati all’assorbimento dei materiali nutritivi. Oltre ai villi sulla superficie interna troviamo i noduli linfatici solitari e aggregati.

 


1.3    Tonache
Duodeno, digiuno e ileo hanno la parete formata da una tonaca mucosa, una tonaca sottomucosa, una tonaca muscolare e una tonaca sierosa.
La tonaca mucosa consiste in un epitelio di rivestimento di una lamina propria che accoglie le ghiandole intestinali. Nella lamina propria si trovano accumuli di tessuto linfoide (noduli linfatici) che si spingono nella tonaca sottomucosa.
La tonaca sottomucosa non presenta differenze di rilievo rispetto a quella della parete dello stomaco. In corrispondenza del duodeno, soprattutto della porzione superiore, la tonaca sottomucosa accoglie le ghiandole duodenali.
La tonaca muscolare é formata da due strati di cellule muscolari lisce che sono orientate circolarmente nello strato interno, longitudinalmente in quello esterno.
Infine la tonaca sierosa presenta i caratteri strutturali del peritoneo.

 


2.     Intestino crasso
Fa seguito all’intestino tenue, a livello della fossa iliaca destra dove inizia con una parte a fondo cieco che si trova poco al disotto dell’estremità inferiore dell’ileo, termina aprendosi all’esterno con l’orifizio anale. Ha una lunghezza complessiva di 1,8 metri e viene diviso in tre porzioni che sono: il cieco, colon e retto.
Il cieco, posto nella fossa iliaca destra, prosegue in alto con il colon ascendente che raggiunge la faccia inferiore del fegato e ripiega quindi verso sinistra formando la flessura epatica, continua nel colon trasverso. Raggiunto il polo inferiore della milza ripiega verso il basso formando la flessura splenica e continua nel colon discendente. Giunto nella fossa iliaca sinistra l’intestino passa dalla cavità addominale nella cavità pelvica spostandosi verso la linea mediana (colon pelvico).
All’altezza della terza vertebra sacrale il colon pelvico si prosegue tramite il sigmoideo nell’intestino retto che sbocca all’esterno nel perineo posteriore, tramite l’orifizio anale.
Il crasso presenta all’inizio una circonferenza di 28 centimetri che poi si riduce gradualmente a 14 centimetri in corrispondenza del colon discendente, per aumentare nuovamente a 18 centimetri a livello del colon pelvico e della prima porzione del retto.

 

 


2.1    Intestino cieco
Il cieco si individua dal colon scendente mediante due solchi, anteriore e posteriore, il solco anteriore, a leggera concavità inferiore, va dalla parte anteriore dell’estremità terminale dell’ileo alla tenia anteriore del crasso; il solco posteriore, obliquo dall’alto in basso e dall’interno all’esterno, si porta alla faccia posteriore del tratto terminale dell’ileo alla tenia posteriore del crasso. Presenta un’altezza di 6-7 centimetri ed un dimetro di 5-7 centimetri.
Le tenie dell’intestino crasso iniziano nel ceco, intorno all’attacco dell’appendice vermiforme dove divergono per decorrere rispettivamente sulle facce anteriore, mediale e posteriore.
Nel cieco si considerano quattro facce:
la faccia anteriore è a contatto con la parete addominale anteriore.
La faccia posteriore, così come la faccia laterale, è in rapporto con il peritoneo parietale che tappezza la fossa iliaca.
La faccia mediale è in rapporto con il muscolo psoas, con i vasi iliaci esterni e con anse dell’intestino tenue mesenteriale.
Nella faccia superiore della faccia mediale si trova lo sbocco dell’ileo, in corrispondenza del quale la valvola ileocecale ha la funzione di impedire il riflusso del contenuto intestinale dal crasso al tenue.
La valvola ileocecale è formata da due spesse pieghe, labbro superire e labbro inferiore che sporgono nel cieco e , con il loro margine libero, delimitano una fessura orizzontale, l’orifizio ileocecale.
L’appendice vermiforme è un condotto cilindrico, molto sottile, che parte dalla parete mediale del cieco, 2-3 centimetri al di sotto dell’orifizio ileocecale e termina con un’estremità libera che volge per lo più inferiormente.

 

 

2.1.1 Appendice vermiforme
La parete dell’appendice ha la stessa organizzazione di tutto il crasso; si presenta ispessita per la presenza di un notevole quantitativo di tessuto linfoide. Altre differenze strutturali tra l’appendice e le restanti parti del crasso riguardano la tonaca muscolare dove lo strato longitudinale esterno appare continuo non organizzato a formare le tenie.

 

 

 


2.1.2 Valvola ileocecale
Dal punto di vista strutturale si può considerare come il risultato di una invaginazione dell’ileo nel cieco. Ciascuno dei due labbri è infatti formato da una doppia tonaca mucosa che, sul versante ileale, ha i caratteri di quella dell’intestino tenue (presenza di villi) e sul versante cecale ha la struttura della mucosa del crasso.
Oltre ai due strati di mucosa, nella compagine di ogni piega, si trovano la tonaca sottomucosa e due strati muscolari, uno di pertinenza dell’ileo e uno del cieco.

 

 


2.2    Colon ascendente
Decorre quasi verticalmente, dal basso verso l’alto e dall’avanti all’indietro, a partire dal cieco fino alla flessura destra. Inizia per un breve tratto nella fossa iliaca destra e passa quindi nella regione addominale in prossimità del fianco destro.
Il colon ascendente è avvolto dal peritoneo nelle sue facce anteriore, laterale e mediale ne è invece sprovvisto nella sua faccia posteriore.

 

 

 

 

 

 


2.2.1 Rapporti
La faccia anteriore può giungere in contatto con la parete addominale anteriore ed è per gran parte ricoperta da anse dell’intestino tenue.
La faccia posteriore entra in contatto con i muscoli iliaco, quadrato dei lombi, trasverso dell’addome e con la parte inferiore della faccia anteriore del rene destro.
La faccia laterale è in rapporto con la parete addominale laterale e con la faccia inferiore del lobo destro del fegato.
La faccia mediale è in rapporto con il muscolo psoas e con le anse intestinali.

 


2.3    Flessura destra del colon
Si configura come un angolo acuto o retto che si apre in avanti, in basso e medialmente. La flessura epatica è situata nell’ipocondrio destro e si mette in rapporto: anteriormente, con la faccia inferiore del lobo destro del fegato sulla quale lascia l’impronta colica e con la cistifellea; posteriormente, con la parte inferiore della faccia anteriore del rene destro e con la porzione discendente del duodeno.

 

 

 

2.4    Colon trasverso
È compreso tra le due flessure, epatica e splenica. A partire dalla regione ipocondriaca destra, esso discende nella parte superiore della regione mesogastrica (si può anche spingere in basso nella regione ipogastrica), per risalire in fine nella regione ipocondriaca sinistra.
Nell’insieme questo tratto del colon si presenta incurvato, con la convessità volta in basso ed in avanti.
Il colon trasverso è completamente avvolto da peritoneo connesso alla parete addominale posteriore da un’ampia ripiegatura della sierosa, il mesocolon trasverso, che divide la cavità peritoneale in un piano sovramesocolico e sottomesocolico.

 


2.4.1 Rapporti
Il colon trasverso entra in rapporto anteriormente con il grande omento e con la parete addominale anteriore; in dietro, con la faccia anteriore del rene destro, con la parte discendente del duodeno, con la testa del pancreas e con la faccia anteriore del rene sinistro; in alto, con la faccia inferiore del lobo destro del fegato, con la cistifellea, con il corpo e con la grande curvatura dello stomaco alla quale è connesso dal ligamento gastrocolico; in basso, con le anse dell’intestino tenue.

 


2.5    Flessura sinistra del colon
La flessura splenica è incurvata ad angolo acuto aperto in basso, in avanti e medialmente.
Si trova nell’ipocondrio sinistro ad un livello superiore a quello della flessura epatica.
È in rapporto: in avanti con il corpo dello stomaco; in dietro con la faccia anteriore del rene e con il surrene sinistro; lateralmente con il polo inferiore della milza.

 

 

 


2.6    Colon discendente
Discende fino al livello della cresta iliaca di sinistra, attraversa quindi la regione addominale laterale di sinistra, dall’alto in basso, descrivendo una leggera curva a concavità mediale, anche qui come nel colon ascendente il peritoneo riveste soltanto le facce anteriore, laterale e mediale dell’intestino.

 

 

 

 

 

 


2.6.1 Rapporti
In avanti con le anse intestinali; in dietro, con il diaframma, con i muscoli quadrati dei lombi e trasverso dell’addome; lateralmente, con la parete laterale dell’addome; medialmente, con il margine laterale del rene sinistro e con le anse dell’intestino tenue.

 

 

 

2.7    Colon sigmoideo
È situato nella fossa iliaca e passa quindi nella piccola pelvi; in base al decorso vi si considerano un tratto iliaco ed un tratto pelvico.
Il colon iliaco decorre dalla cresta iliaca sinistra fino al margine mediale del muscolo grande psoas, formando una curva con la concavità volta in alto e medialmente.
Il colon iliaco si mette in rapporto: in avanti, lateralmente e medialmente con anse dell’intestino tenue; in dietro, con i muscoli psoas ed iliaco.
Il colon pelvico fa seguito al tratto iliaco e decorre con direzione lateromediale nella piccola pelvi, addossandosi alla parete posteriore di questa fino a livello della terza vertebra sacrale dove si prosegue nell’intestino retto.
La superficie esterna del colon pelvico si presenta più liscia dei tratti precedenti in quanto le gibbosità ed i solchi si fanno meno accentuati. Le tenie si riducono a due, anteriore e posteriore.
Il colon pelvico entra in rapporto: anteriormente, con la vescica nel maschio, con l’utero ed i ligamenti larghi nella femmina; posteriormente, con la faccia anteriore del sacro e con l’intestino retto; superiormente, con le anse dell’intestino tenue. In basso esso si porta a varia profondità nel cavo rettouterino della femmina ed in quello rettovescicale del maschio.

 


2.8    Intestino retto
Fa seguito al colon pelvico e si apre all’esterno con l’ano, dopo un decorso di circa 15 centimetri.
Ha inizio nella piccola pelvi e prosegue quindi attraverso il perineo posteriore; vi si distinguono una parte pelvica ed una perineale. La prima è dilatata e prende anche il nome di ampolla rettale; la seconda è ristretta e si denomina canale anale.

 

 

 

 


2.8.1 Posizioni
Il retto inizia alla terza vertebra sacrale, discende sulla faccia anteriore del sacro e del coccige con una curvatura sagittale a concavità anteriore; all’altezza dell’apice della prostata nel maschio e della parte media della vagina nella femmina, la curvatura sagittale muta e presenta la convessità volta in avanti; l’ultimo tratto del canale volge in basso ed in dietro.
La prima curva sagittale, concava in avanti, è detta curva sacrale; la seconda, convessa in avanti è detta curva peritoneale.

 

 

2.8.2 Rapporti
I rapporti del retto pelvico: nel maschio, la parte peritoneale è in contatto con le anse intestinali e corrisponde al cavo retto vescicale. La parte sottoperitoneale è in rapporto con il trigono vescicale, con la faccia posteriore della prostata, con i condotti deferenti delle vescichette seminali.
Nella femmina, la parete anteriore della parte peritoneale del retto volge verso il cavo rettouterino dove si trovano le anse del tenue. La parte sottoperitoneale è in rapporto con la parete posteriore della vagina, dalla quale è separata dal setto rettovaginale.
La parete posteriore del retto pelvico è in rapporto con gli ultimi tre segmenti sacrali e con il coccige, con i muscoli elevatore dell’ano, piriformi e coccigei e con il plesso sacrale.

 

 

 


Le pareti laterali del retto, rivestite da peritoneo solo nella loro parte superiore ed anteriore, corrispondono, per la parte peritoneale, ai recessi pararettali situati tra esse e le pareti laterali della piccola pelvi. La parte sottoperitoneale di queste preti, rivestita dalla fascia del retto, è in rapporto con rami dell’arteria iliaca interna, con il plesso ipogasrtico, con le vescichette seminali ed i condotti deferenti (nel maschio) e con il muscolo elevatore dell’ano.
I rapporti del retto perineale: anteriormente in rapporto: nel maschio, con l’apice della prostata, con la parte membranosa e con il bulbo dell’uretra, con le ghiandole bulbo uretrali; nella femmina, con la parete posteriore della vagina.

 


2.8.3 Mezzi di fissità
Sono dati dal peritoneo, dalla fascia pelvica, dal muscolo elevatore dell’ano e da addensamenti fibrosi che si costituiscono intorno ai vasi rettali.
2.8.4 Configurazione interna dell’intestino retto
La superficie interna presenta, in stato di vacuità, numerose pieghe longitudinali che scompaiono con la distensione dell’organo.
Vi sono inoltre alcune pieghe trasversali che corrispondono ai solchi sulla superficie esterna.
Alla costituzione delle pieghe prendono parte, oltre alla tonaca mucosa, anche la sottomucosa e la tonaca muscolare.
2 centimetri al di sopra dell’orifizio anale, la superficie interna del retto si solleva nelle colonne rettali (5-10 pieghe longitudinali). Tra le basi delle colonne rettali si trovano tese pieghe trasversali chiamate valvole semilunari. Ciascuna valvola delimita, insieme alla parete del retto, una tasca che prende il nome di seno rettale. Al di sotto delle colonne e delle valvole semilunari si trova una zona increspata da pieghe radiate che prende il nome di anello emorroidale.
L’orifizio anale si trova nel perineo posteriore, 3 centimetri circa davanti al coccige. Rappresenta lo sbocco esterno del canale anale e, allo stato di
chiusura, presenta un labbro destro ed uno sinistro. Dilatato, assuma un contorno circolare.

 

 

 

2.9    Struttura dell’intestino crasso
La sua parete ha un’organizzazione generale simile per le sue diverse parti. Fanno eccezione particolarità di organizzazione  di struttura che si rilevano a livello della valvola ileocecale, dell’appendice vermiforme e dell’intestino retto.
Dall’interno all’esterno, si osservano nella parete del crasso, la tonaca mucosa, la tonaca sottomucosa, la tonaca muscolare e la tonaca avventizia o sierosa.
La tonaca mucosa è liscia, non presentando ne pieghe ne villi. La lamina propria della mucosa accoglie nel proprio spessore le ghiandole intestinali.
La muscularis mucosae è formata da uno strato interno circolare e da uno esterno longitudinale.
La tonaca sottomucosa contiene il plesso nervoso sottomucoso.
La tonaca muscolare presenta uno strato interno di fasci circolari ed uno esterno di fasci longitudinali.
La tonaca sierosa non è completa in tutte le parti del crasso; nelle parti della parete intestinale sprovviste di rivestimento peritoneale essa è sostituita da una avventizia.

 


2.10  Tonache
L’ampolla rettale ha struttura analoga a quella del colon.
La tonaca mucosa, nella regione delle colonne rettali mantiene i caratteri strutturali della mucosa del crasso.
La tonaca sottomucosa appare particolarmente lassa nella regione dell’anello emorroidario dove è occupata dal plesso omonimo.
Tonaca muscolare assume, in corrispondenza del canale anale, dispositivi complessi. Nella zona colonnale la muscolatura liscia consiste in uno strato interno circolare ed uno esterno longitudinale. A livello dei seni rettali lo strato circolare si ispessisce nello sfintere liscio dell’ ano.
A livello dell’anello emorroidale si distinguono tre strati muscolari lisci di cui due, interno ed esterno, sono longitudinali, ed uno, intermedio, è circolare. Nella stessa zona pervengono allo strato longitudinale esterno fasci striati del muscolo elevatore dell’ano che si frammettono a quelli lisci. Inferiormente, la tonaca muscolare liscia si mette in rapporto con lo sfintere striato dell’ano in cui si distinguono una parte esterna ed una interna.

 

 

 

 

3.     Pancreas
Il pancreas é una ghiandola costituita di una parte a secrezione esterna e una parte a secrezione esterna. È annessa al duodeno nel quale versa il prodotto della sua secrezione esterna per mezzo di due condotti escretori, il condotto pancreatico principale e quello accessorio. Misura circa 20 cm in lunghezza, 5 cm in altezza e 3 cm in spessore.

 


3.1    Forma, posizione e rapporti
Il pancreas é situato nello spazio retroperitoneale ed é orientato davanti ai corpi delle prime due vertebre lombari. Si possono distinguere tre parti: testa, corpo e coda.
La testa é accolta nella concavità dell’ansa duodenale. Presenta una faccia anteriore, posteriore e un margine. La faccia anteriore é incrociata trasversalmente dall’inserzione parietale del mesocolon trasverso che lo divide in due porzioni, superiore e inferiore. La faccia posteriore della testa é in rapporto posteriormente con il tratto coledoco, con le arterie retroduonenale e pancreatico duodenale inferiore, ramo dell’arteria mesenterica superiore e con le vene corrispondenti. Inoltre ha rapporto con il corpo della seconda e terza vertebra lombare, il pilastro destro del diaframma e il peduncolo renale destro. Il margine della testa é in rapporto con l’ansa duodenale cui aderisce, é incrociato dalla radice del mesocolon trasverso che lo divide in una porzione superiore e inferiore.
Fra la testa e il corpo del pancreas esiste una porzione molto ristretta che si chiama istmo.
Il corpo del pancreas é compreso tra l’istmo e la coda, incrocia da destra a sinistra e dal basso verso l’alto i corpi della prima e seconda vertebra lombare. La faccia anteriore é rivestita dal peritoneo parietale posteriore e si mette in rapporto con la faccia posteriore dello stomaco. La faccia posteriore é concava e si adatta alla convessità della colonna vertebrale. Si mette in rapporto con l’aorta, l’arteria mesenterica superiore e la vena mesenterica superiore. Verso sinistra ha rapporto con la vena renale sinistra, con la faccia anteriore della ghiandola surrenale sinistra e con il polo posteriore del rene sinistro. Posteriormente si trova una serie di linfonodi pancreatici.
La coda é l’estremità sinistra della ghiandola che può presentarsi appiattita o arrotondata. Si mette in rapporto al suo apice con l’ilo della milza e posteriormente é in rapporto con il rene sinistro.
I mezzi di fissità del pancreas sono rappresentati dal duodeno che accoglie la testa, dal peritoneo parietale posteriore che lo ricopre anteriormente e lo mantiene aderente alla parete posteriore dell’addome, dagli organi retrostanti e infine dal legamento pancreaticolienale che ne fissa la coda all’ileo della milza.


3.2    Struttura
Alla parte esocrina del pancreas compete l’elaborazione e la secrezione di succhi digestivi ricchi di enzimi proteolitici, glicolitici e lipolitici. La componente esocrina presenta una struttura alquanto simile a quella della parotide, si tratta cioé di una ghiandola tubuloacinosa composta a secrezione sierosa.
La struttura del pancreas endocrino viene considerata insieme a quella delle altre ghiandole endocrine.

 

Fonte: http://offlimitsmonello.altervista.org/Ricerche%20di%20scuola/apparato%20digerente%20completo.doc

Autori: Daniela Brizzi, Marco Budin,
Andre Mair, Giorgia Mossi

 

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