Apparato locomotore umano

 

 

 

Apparato locomotore umano

 

APPARATO  LOCOMOTORE

 

CRANIO

 

Ossa

L’OSSO OCCIPITALE, impari e mediano, delimita la scatola cranica posteriormente ed inferiormente, entrando così nella costituzione della base e della volta.
È l’osso che mette in comunicazione il cranio con la colonna vertebrale, articolandosi con l’atlante; è attraversato dal grande foro occipitale tramite il quale la cavità craniale comunica con il canale vertebrale.


Vi si possono considerare una squama, due porzioni laterali e una parte basilare, che si trovano rispettivamente dietro, lateralmente e anteriormente al foro occipitale.
Nella superficie interna della squama, un rilievo a forma di croce, l’eminenza crociata, individua quattro depressioni poco profonde, di cui le due superiori sono le fosse cerebrali ed accolgono i poli occipitali dei due emisferi telencefalici, le due inferiori sono le fosse cerebellari e accolgono gli emisferi cerebellari: il braccio orizzontale e quello verticale dell’eminenza crociata si incontrano in un rilievo che si trova al centro della squama, la protuberanza occipitale interna.
La parte basilare, che si va restringendo dal dietro in avanti, presenta una doccia, denominata clivo, che continua con il dorso della sella dell’osso sfenoide ed è in rapporto con la faccia ventrale del bulbo e del ponte.


La faccia esterna della squama presenta anch’essa un rilievo centrale, la protuberanza occipitale esterna che, da ciascun lato, continua in una cresta scabra, la linea nucale superiore, concava inferiormente; questa linea dà attacco ai muscoli estrinseci del cranio e divide la faccia esterna della squama in una porzione craniale, o piano occipitale, ed una porzione nucale, o piano nucale, quest’ultimo diviso a sua volta in due metà simmetriche da una cresta occipitale esterna.
La faccia esterna delle parti laterali presenta i condili occipitali, che si articolano con le masse apofisarie dell’atlante.
La faccia esterna della parte basilare presenta al centro il tubercolo faringeo, posteriormente al quale si trova una porzione rugosa che dà attacco ai muscoli.
L’angolo superiore dell’occipitale si pone fra le due ossa parietali, gli angoli laterali fra le ossa parietali  e le parti mastoidee delle due ossa temporali, mentre la parte inferiore rappresenta la sincondrosi (o sinostosi) tra la parte basilare dell’occipitale e il corpo dello sfenoide.
L’OSSO SFENOIDE è un osso impari e mediano che prende parte alla costituzione della base cranica e della parete delle cavità nasali ed orbitarie; vi si individuano un corpo, due piccole ali, due grandi ali e due processi pterigoidei.


Il corpo si trova in posizione mediana, tra l’occipitale posteriormente e l’etmoide anteriormente, ossa con le quali si articola (articolazione sfenooccipitale con l’occipitale).
L’interno del corpo è occupato da due cavità separate da un setto, i seni sfenoidali, che comunicano anteriormente tramite due orifizi con le cavità nasali.
La faccia superiore del corpo è concava e prende il nome di sella turcica: nel fondo della sella si trova la fossetta ipofisaria; la sella turcica è delimitata posteriormente da un rilievo quadrangolare, la lamina quadrilatera o dorso della sella, la cui superficie dorsale forma il clivo, insieme alla parte basale dell’occipitale. La sella turcica è delimitata anteriormente da un rilievo arrotondato denominato tubercolo della sella; al davanti di questo si trova un solco trasversale, il solco del chiasma ottico (che accoglie il chiasma dei nervi ottici) che continua da ambo i lati sino ai fori ottici, che immettono nelle cavità orbitarie e danno passaggio al nervo ottico ed all’arteria oftalmica. Anteriormente al solco del chiasma, la parte superiore del corpo presenta due depressioni, le docce olfattive, dove decorrono i tratti olfattivi.
La faccia anteriore del corpo presenta sulla linea mediane un rilievo verticale, la cresta sfenoidale che si prolunga in basso nel rostro sfenoidale
La faccia inferiore del corpo, che forma la parte posteriore della volta delle cavità nasali, presenta lungo la linea mediana un piccolo rilievo sagittale che, unendosi in avanti con la cresta sfenoidale, dà luogo alla formazione del rostro; tale rilievo si articola a incastro, per schindilesi, con il margine superiore del vomere, che è sdoppiato nelle ali del vomere.


Le piccole ali dello sfenoide si distaccano dalla parte anterosuperiore delle facce laterali del corpo mediante due radici tra le quali è compreso il foro ottico; hanno l’aspetto di lamine appiattite triangolari a base mediale e apice laterale. La faccia superiore, liscia, continua in avanti con la faccia endocranica della parte orbitaria dell’osso frontale ed insieme a questa il pavimento della fossa cranica anteriore.
Situata superiormente alla grande ala, la piccola ala forma il contorno superiore della fessura orbitaria superiore, ampio tramite tra la fossa cranica media e la cavità orbitaria, attraverso il quale passano le vene oftalmiche e vari nervi per l’innervazione motoria e sensitiva del contenuto della cavità orbitaria; il margine anteriore della piccola ala si articola con l’osso frontale.


Le grandi ali dello sfenoide originano mediante una estesa radice che occupa tutta la parte inferiore delle facce laterali del corpo e da qui si portano in avanti ed in fuori, incurvandosi verso l’alto; vi si considerano una faccia endocranica ed una esocranica, un margine mediale convesso e uno laterale concavo; in prossimità del margine convesso, la faccia endocranica presenta tre fori in successione anteroposteriore: il foro rotondo, situato al davanti della radice della grande ala che dà passaggio al nervo mascellare, il foro ovale, che dà passaggio al nervo mandibolare e all’arteria piccola meningea, il foro spinoso, posto a lato dell’ovale, che dà passaggio all’arteria meningea media e al nervo spinoso del trigemino.
I processi pterigoidei si distaccano dalla faccia esocranica dello sfenoide e si dirigono verticalmente in basso: vi si considerano una base, due lamine o ali, distinte in laterali e mediali, ed una fossa pterigoidea tra queste compresa; la fossa pterigoidea è un’ampia depressione compresa tra le due lamine ed aperta indietro; il suo fondo è rugoso in quanto dà inserzione al muscolo pterigoideo interno.


L’OSSO ETMOIDE è posto davanti allo sfenoide e al di sotto e in dietro al frontale, e delimita le cavità orbitarie e nasali. È formato da una lamina sagittale mediana incrociata perpendicolarmente , in vicinanza della sue estremità superiore, da una lamina orizzontale. La lamina orizzontale è denominata lamina cribrosa in quanto attraversata da numerosi forellini per i quali passano i filamenti del nervo olfattivo; la lamina cribrosa è sormontata sagittalmente da una apofisi denominata crista galli, che rappresenta la parte superiore della lamina sagittale dell’etmoide.
La crista galli dà attacco all’apice della grande falce encefalica: anteriormente si mette in rapporto con l’osso frontale; la parte della lamina sagittale che si trova la di sotto della lamina cribrosa prende il nome di lamina perpendicolare ed entra nella costituzione del setto che divide le due cavità nasali.
Le masse laterali sono denominate anche labirinti etmoidali e risultano interposte fra le cavità nasali e quelle orbitarie; hanno la forma di due parallelepipedi con il maggior asse sagittale ed hanno una costituzione assai fragile in quanto sono formate da lamine sottili che circoscrivono complessi sistemi di piccole cavità, le cellule etmoidali, che comunicano con le cavità nasali.
La faccia superiore, prolungamento laterale della lamina cribrosa, si articola con la faccia nasale dell’osso frontale che ne completa le semicellette.
La faccia laterale è quadrangolare e liscia: forma la maggior parte della parete mediale dell’orbita e si presenta come una lamina assottigliata che, per trasparenza, lascia vedere le cellule etmoidali: prende perciò il nome di lamina papiracea.


La faccia mediale del labirinto forma gran parte delle pareti laterali delle cavità nasali; da esse si staccano due lamine ossee che si ripiegano su se stesse dirigendosi medialmente e in basso: sono i cornetti superiori e medi che, insieme con la parete mediale del labirinto da cui si dipartono, delimitano i meati superiore e medio. Il meato superiore è assai ridotto e riceve lo sbocco delle cellule etmoidali posteriori e dei seni sfenoidali. Il meato medio è ben più ampio e risulta evidente dopo l’asportazione del cornetto medio.


L’OSSO FRONTALE è impari e mediano e delimita anteriormente la cavità cranica; entra nella costituzione della volta del cranio e della base in corrispondenza della fossa cranica anteriore; forma inoltre gran parte del tetto delle cavità orbitarie. Vi si distinguono una porzione verticale ed una orizzontale; la parte verticale o squama si trova innanzi alle ossa parietali, la parte orizzontale si trova davanti allo sfenoide e si mette in rapporto anche con l’etmoide.
La superficie esocranica della squama è liscia, convessa anteriormente e presenta nella metà della sua altezza  le due bozze frontali, variamente sporgenti; al di sotto delle bozze frontali, due rilievi trasversali formano le arcate sopraccigliari, tra le quali è compresa una superficie leggermente rilevata, la glabella.
Il margine sovraorbitario forma il contorno superiore dell’orbita, e il suo terzo mediale è arrotondato, mentre i 2/3 laterali hanno profilo tagliente e all’unione di queste due parti si nota l’incisura sovraorbitaria; medialmente a questa incisura se ne può individuare un’altra, meno accentuata, l’incisura frontale; la parte laterale del margine sovraorbitario continua nel processo zigomatico che si articola con l’osso zigomatico.
Nella parte endocranica si trova una cresta frontale che termina, a livello dell’incisura etmoidale (a concavità posteriore che accoglie la lamina cribrosa dell’etmoide), nel foro cieco. Più lateralmente si osservano semicellette che completano quelle etmoidali e quindi un’apertura che immette nel seno frontale e che, quando il frontale si articola con l’etmoide, prosegue in basso nell’infundibulo, fino a sboccare nel meato medio.
Le facce orbitarie, anteriormente e lateralmente, presentano una depressione, la fossa per la ghiandola lacrimale.
L’OSSO TEMPORALE è un osso pari che prende parte alla formazione della base cranica e delle pareti laterali della volta; è situato anteriormente all’osso occipitale, posteriormente alla grande ala dello sfenoide e inferiormente al parietale. Alla sua costituzione partecipano la parte petromastoidea, la parte squamosa, la parte timpanica e la parte stiloidea.


La parte petromastoidea si compone di una parte interna detta petrosa o rocca o piramide o piramide del temporale, e di una parte esterna detta mastoidea, applicata alla base della piramide ed espansa posteriormente.
La parte squamosa partecipa alla formazione della parete laterale della volta cranica.
La parte timpanica si abbozza a forma di anello incompleto in lato, posto esternamente al di sotto della squama, lateralmente alla piramide e anteriormente alla parte mastoidea.
La parte stiloidea si presenta come un processo appuntito volto in basso e in avanti, il processo stiloideo: esso, a differenza delle altre parti del temporale, appartiene allo splancnocranio.
Nell’osso temporale si descrivono una parte esocranica ed una endocranica.
La faccia esocranica è estesa in lato e in avanti in una superficie lisci, lievemente convessa, a contorno semicircolare, che rappresenta la parte squamosa: in avanti si articola con la grande ala dello sfenoide, in alto e indietro con il parietale. Dalla superficie esocranica della squama si distacca un processo orizzontale, il processo zigomatico, che con il suo apice dentellato si articola con il processo temporale dell’osso zigomatico per formare l’arcata zigomatica. La base del processo zigomatico si costituisce per la convergenza di due radici, una orizzontale ed una trasversale: la radice orizzontale prosegue indietro la direzione del processo stesso, portandosi al di sopra del meato acustico esterno, e continuando nella linea temporale del parietale. La radice trasversa è particolarmente pronunciata e prende il nome di tubercolo articolare e fa parte dell’articolazione temporo-mandibolare: la sua porzione più laterale, sporgente, è detta tubercolo zigomatico. Fra il tubercolo articolare e quello postarticolare è situata un’ampia depressione, la fossa mandibolare, per l’articolazione con il condilo della mandibola. Nella regione posteriore della fossa mandibolare si trova la fessura pterotimpanica che comunica con il cavo del timpano e dà passaggio all’arteria timpanica e a un nervo, la corda del timpano.
Dietro al tubercolo postarticolare si trova un ampio canale, il meato acustico esterno, che si apre nel cavo del timpano; nel vivente tale comunicazione è chiusa dalla membrana del timpano; alla costituzione del meato partecipano l’abbozzo timpanico e, per il contorno superiore, l’abbozzo squamoso.
Procedendo in direzione posteriore si osserva sulla faccia esocranica del temporale il processo mastoideo, un rilievo tozzo di forma conica tronca; medialmente al processo mastoideo decorrono due solchi paralleli: quello laterale, più profondo, è detto solco digastrico in quanto dà inserzione al ventre posteriore del digastrico, quello mediale, meno profondo, è il solco dell’arteria occipitale. La superficie del processo mastoideo si presenta rugosa in quanto dà attacco a vari muscoli, fra cui lo sternocleidomastoideo. Il margine superiore del processo mastoideo è dentellato e si divide in due parti di cui quella anteriore si articola con il parietale e delimita l’incisura parietale, mentre quella posteriore si mette in giunzione con l’occipitale; nel suo interno il processo mastoideo è scavato in numerose concamerazioni, le cellule mastoidee, in comunicazione fra loro e con il cavo del timpano.


La faccia esocranica si completa con la faccia inferiore della piramide: questa superficie è irregolare è piena di caratteristiche morfologiche. Al davanti dell’incisura digastrica si trova il foro stilomastoideo e, al davanti di questo, il processo stiloideo, che dà inserzione ad alcuni muscoli che, divergendo in basso, raggiungono la faringe (muscolo stilofaringeo, la lingua (muscolo stiologlosso) e l’osso ioide (muscolo stiloioideo) e a due legamenti che terminano sulla mandibole e sull’osso ioide (legamenti stilomandibolare e stiloioideo).
Medialmente al processo stiloideo si trova un’ampia depressione, la fossa giugulare, che accoglie il bulbo superiore della vena giugulare interna; al davanti della fossa si trova il foro carotico esterno, inizio del canale carotici, per l’arteria carotide interna: il canale si apre poi all’interno del cranio con il foro carotico interno. Tra la fossa giugulare, il foro carotico esterno e la fossetta del canalicolo della chiocciola, si trova la fossetta petrosa, piccola depressione che accoglie il ganglio petroso del nervo glossofaringeo.
La faccia endocranica del temporale è formata dalle parti squamosa e petromastoidea.
La faccia endocranica della squama presenta impressioni e rilievi dovuti al rapporto con l’emisfero telencefalico e inoltre solchi vascolari per rami dell’arteria meningea media.
La piramide del temporale presenta nell’insieme quattro facce: sono endocraniche la faccia superiore ed anterosuperiore e la posteriore, esocraniche l’inferiore e la laterale.


La faccia superiore della piramide continua lateralmente nella squama a livello della fessura petrosquamosa; nella sua porzione laterale è formata da una sottile lamina ossea, il tegmen tympani, che chiude superiormente la cavità del timpano. Nella parte media della faccia un rilievo, l’eminenza arcuata, rappresenta la sporgenza del sottostante canale semicircolare superiore. Al davanti dell’eminenza arcuata si trova un foro che prosegue con un solco, lo hiatus del canale faciale; nello hiatus si impegna un ramo del nervo faciale, il nervo grande petroso superficiale.
La faccia posteriore della piramide, all’unione del suo terzo medio con il terzo mediale, presenta il meato acustico interno, un ampio canale il cui fondo è chiuso da una lamina ossea; il fondo del meato viene suddiviso in quattro aree: anterosuperiore (detta area faciale che presenta il foro d’inizio per il canale faciale dell’omonimo nervo), posterosuperiore, anteroinferiore (detta area cocleare e presenta una serie di piccoli fori disposti in un disegno a spirale, il tractus spiralis foraminosus) e posteroinferiore; le due aree posteriori prendono il nome di aree vestibolari e presentano alcuni fori per rami del nervo vestibolare; uno di questi rami si impegna in un foro isolato che si trova dietro l’area vestibolare inferiore, il foramen singulare.
Il margine posteriore della piramide si articola con il margine petroso dell’occipitale. Presenta l’incisura giugulare che con l’analoga incisura dell’occipitale delimita il foro giugulare. La parte intermedia dell’incisura si solleva nella spina giugulare che suddivide il forame in due parti, una anteriore per il passaggio dei nervi vago, glossofaringeo ed accessorio, ed una posteriore per il tratto di origine della vena giugulare interna.
L’OSSO PARIETALE  è un osso pari, quadrangolare, che forma la maggior parte della volta cranica: i due parietali si uniscono fra loro nella linea mediana, mentre si articolano in avanti con il frontale, in dietro con l’occipitale, lateralmente con la squama e la parte mastoidea del temporale e con la grande ala dello sfenoide.
L’osso parietale presenta una faccia endocranica ed una esocranica.
La faccia endocranica è concava e presenta impressioni sulla superficie encefalica e solchi per i vasi meningei medi; lungo il margine superiore si trova una depressione che costituisce il solco sagittale, costellata di piccole fossette dove sono accolte le granulazioni aracnoidali; il margine superiore è dentellato e si ingrana con quello del lato opposto nella sutura sagittale. Il margine inferiore presenta un margine squamoso (per l’articolazione con la squama del temporale) e un margine mastoideo (per l’articolazione con la parte mastoidea del temporale).
L’OSSO MASCELLARE è un voluminoso osso pari che contribuisce alla formazione delle cavità orbitarie, nasali e buccale, entrando anche nella componente della fossa infratemporale.


Il corpo è voluminoso ed è costituito da una capsula ossea che circoscrive un’ampia cavità, il seno mascellare; questo, attraverso lo hiatus mascellare, sbocca nel meato medio della cavità nasale dello stesso lato.
Lateralmente si trova il processo zigomatico dell’osso.
Dal tratto anteriore del canale infraorbitario si distaccano i canali alveolari anteriori che decorrono nello spessore dell’osso fino a raggiungere gli alveoli in cui si articolano i canini e gli incisivi.
Il processo palatino ha origine dalla parte inferiore della faccia nasale del corpo e, sotto forma di una lamina quadrilatera, si porta medialmente per incontrarsi con il processo controlaterale, formando in tal modo la maggior parte del palato duro.
Si articola con l’osso palatino attraverso la sutura palatina trasversa.
Il processo alveolare si presenta come un rilievo arcuato, diretto in basso e, insieme con quello del lato opposto, forma l’arcata alveolare superiore: presenta una faccia esterna, una interna e un margine inferiore o libero. La faccia esterna è rilevata nei gioghi alveolari, corrispondenti agli alveoli: al di sopra degli alveoli per gli incisivi esso presenta la fossa incisiva; il margine inferiore, libero, è anche denominato lembo alveolare, e presenta una serie di cavità, gli alveoli dentali, nei quali si articolano i denti.


L’OSSO NASALE è un osso pari, a forma di lamina trapezoidale ristretta nella parte superiore e slargata in quella inferiore. Le due ossa nasali sono articolate fra loro sulla linea mediana e si trovano tra i processi frontali dei due mascellari, al di sotto dell’osso frontale. Si considerano in ciascun osso nasale due facce e quattro margini.
La faccia posteriore completa anteriormente il tetto della cavità nasale; il margine superiore  si articola con l’osso frontale; il margine inferiore forma il contorno superiore dell’apertura piriforme; il margine laterale si articola con il processo frontale dell’osso mascellare; il margine mediale si congiunge a quello del lato opposto e si solleva in dietro in una cresta che si articola con la spina nasale del frontale e con il margine anterosuperiore della lamina perpendicolare dell’etmoide.
L’OSSO LACRIMALE è un osso pari, lamellare di forma irregolarmente quadrilatera che si trova al di sotto dell’osso frontale, al davanti del labirinto etmoidale, al di sopra del margine superomediale del corpo dell’osso mascellare e dietro il processo frontale di quest’ultimo.
La faccia laterale è divisa in due parti dalla cresta lacrimale posteriore che decorre verticalmente; insieme con il solco che trovasi nella faccia esterna del processo frontale dell’osso mascellare forma la fossa del sacco lacrimale. La cresta lacrimale posteriore prosegue in basso nell’uncino lacrimale.
Si articola con l’osso frontale, con il processo frontale del mascellare, con la lamina papiracea dell’etmoide: delimita il canale nasolacrimale.
L’OSSO PALATINO è un osso pari di forma irregolare; lo si può considerare costituito da due lamine che si incontrano ad angolo retto, una verticale che si applica medialmente all’osso mascellare al processo pterigoideo dello sfenoide, e una orizzontale che completa in dietro il palato duro.
La lamina verticale, denominata parte perpendicolare dell’osso presenta una faccia mediale che completa indietro la parete laterale delle cavità nasali e presenta due creste che la percorrono da dietro in avanti: la cresta etmoidale che si articola con l’estremità posteriore del cornetto medio dell’etmoide, e la cresta concale, più accentuata, che si mette in relazione col cornetto inferiore.
Il margine superiore si solleva in due processi di cui l’anteriore è il processo orbitario, il posteriore è il processo sfenoidale.
Dal punto d’incontro delle parti verticale ed orizzontale dell’osso palatino ha origine il voluminoso processo piramidale.
Il CORNETTO INFERIORE è un osso pari, a forma di lamina ricurva, che si distacca dalla parete laterale della cavità nasale e si porta in basso verso il pavimento; si articola con l’osso lacrimale e all’etmoide attraverso il processo uncinato.
Il VOMERE è una lamina impari e mediana disposta sagittalmente nella compagine del setto nasale; si articola con l’etmoide, lo sfenoide, le ossa palatine e le ossa mascellari.


L’OSSO ZIGOMATICO è un osso pari di forma quadrangolare che si trova lateralmente al mascellare, al di sotto dell’osso frontale, al davanti del temporale e della grande ala dello sfenoide.
Riunendosi con il processo zigomatico dell’osso temporale forma l’arcata zigomatica che rappresenta un ponte di connessione tra scatola cranica e massiccio facciale; entra a far parte della parete laterale dell’orbita.
La MANDIBOLA è un osso impari, mediano e simmetrico che si articola con l’osso temporale e accoglie nell’arcata alveolare, i denti inferiori; è formata da un corpo che ha la forma di un ferro di cavallo con concavità posteriore e da due rami che fanno seguito all’estremità posteriore.
La faccia esterna presenta nel mezzo la sinfisi mentale che è il punto mediano di saldatura dei due primitivi abbozzi separati dell’osso: la sinfisi termina in basso con la protuberanza mentale.
La faccia interna presenta sulla linea mediana un rilievo, aguzzo, la spina mentale; al di sopra di questa si trova il foro mentale mediano, mentre a lato di esso si osservano, in vicinanza della base, la fossetta digastrica dove ha origine il ventre anteriore del muscolo digastrico e, più in alto e lateralmente, la fossetta per la ghiandola sottolinguale; a livello dei denti molari si trova poi un’altra fossetta, più ampia della precedente, la fossetta per ghiandola sottomandibolare.
Il margine superiore è il processo alveolare in cui sono scavati glia alveoli dentali.
L’OSSO IOIDE è un osso impari, mediano e mobile che si trova nel collo, al di sopra della laringe e al di sotto della mandibola, con la quale contribuisce a formare lo scheletro del pavimento della cavità orale.
Ha forma a ferro di cavallo, con un corpo, due grandi corna e due piccole corna ,ed è congiunto all’osso temporale, allo sterno, all’estremità sternale della clavicola e alla scapola: tali connessioni si effettuano mediante legamenti e muscoli.

 

Generalità sul cranio

Il punto più elevato della volta, denominato vertice cranico, è mediano e si trova circa a metà della sutura sagittale.
La base della fossa temporale, inferiore, corrisponde allo spazio compreso tra l’arcata zigomatica e la cresta infratemporale della grande ala dello sfenoide.
La fossa pterigopalatina è un angusto spazio osseo situato sotto l’apice della cavità orbitaria; è limitata medialmente dalla parte perpendicolare dell’osso palatino, in avanti dalla tuberosità mascellare, in dietro dalla faccia sfenomascellare del processo pterigoideo; comunica con la fossa infratemporale.
La regione anteriore o palatina della base del cranio è formata dai processi palatini del mascellare e dalla parte orizzontale delle ossa palatine unite fra loro dalla sutura palatina mediana e dalla sutura palatina trasversa che, insieme, costituiscono la cosiddetta sutura cruciforme.
Le coane sono le aperture posteriori delle cavità nasali, separate fra loro dal margine posteriore del vomere.
Tra l’apice della piramide temporale e l’angolo che si forma tra sfenoide e occipitale, si trova il foro lacero e, a livello di quest’ultimo, lo sbocco del canale carotico.
Il bregma è il punto mediano della sutura coronale all’incontro con la sutura sagittale.
Il lambda è il punto di incontro della sutura sagittale con la sutura lomboidea.
Il gonion è l’angolo formato dal margine posteriore della branca ascendente con il margine inferiore del corpo della mandibola.
Le fontanelle sono membrane fibrose che si interpongono tra i margini delle ossa della volta.

 

Articolazioni

Le ossa che formano la scatola cranica e il massiccio facciale sono tra loro unite per mezzo di articolazioni del tipo delle sinartrosi. Nella maggior parte dei casi si tratta di suture, che possono essere di tipo dentato, squamoso, armonico o a incastro; più raramente si articolano per mezzo di sincondrosi (per esempio tra la base dell’occipitale e lo sfenoide), che nell’adulto tendono a diventare sinostosi.
Eccezione fa la ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE, la quale si presenta come una diartrosi condiloidea doppia che si stabilisce fra i due condili della mandibola e le fosse mandibolari delle due ossa temporali; l’articolazione viene considerata doppia in quanto fra i due capi ossei si interpone un disco completo, o menisco, a causa della non concordanza fra le due superfici articolari, che suddivide la cavità articolare in due parti non comunicanti fra loro.
La superficie articolare della mandibola è costituita dal condilo mandibolare che, in corrispondenza della sommità del processo condiloideo, forma un rilievo ellissoidale con il maggio asse volto medialmente e indietro.
La superficie articolare temporale è data dalla parte anteriore della fossa mandibolare e dal tubercolo articolare del processo zigomatico.
I mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e da legamenti a distanza, cioè il legamento sfenomandibolare, il legamento stilomandibolare e il legamento pterigomandibolare.
Le due articolazioni temporo-mandibolari operano simultaneamente e permettono un certo grado di libertà per essenzialmente tre tipi di movimento, cioè abbassamento ed elevazione, proiezione anteriore e posteriore e lateralità.


Muscoli

 

Alla testa fanno capo vari tipi di muscoli che, a seconda dei loro punti di inserzione, possono essere distinti in intrinseci ed estrinseci. I muscoli intrinseci sono costituiti da muscoli pellicciai e muscoli scheletrici, i muscoli masticatori; i muscoli pellicciai sono anche denominati muscoli mimici e sono perlopiù formati da esili fascetti, spesso privi di aponeurosi; prendono inserzione con almeno uno dei due capi sulla faccia profonda della cute e sono determinanti dell’espressione facciale.
I muscoli scheletrici sono rappresentati dai muscoli masticatori che collegano la scatola cranica alla mandibola e ne determinano il movimento.
Oltre ai muscoli mimici e a quelli masticatori, nella testa si trovano altri muscoli intrinseci, come quelli del padiglione auricolare, del globo oculare e dell’orecchio medio, della lingua, del palato molle e della muscolatura faringea.
I muscoli estrinseci prendono invece inserzione in parti diverse della tasta, per esempio collo e tronco.
I muscoli mimici sono il muscolo epicranico, i muscoli estrinseci del padiglione auricolare, i muscoli delle palpebre, i muscoli del naso e i muscoli delle labbra ( tra cui il muscolo buccinatore che contraendosi sposta la commessura labiale indietro e fa aderire guance e labbra alle arcate alveolodentali, favorendo la masticazione).
I muscoli masticatori, che presentano una comune innervazione da parte della branca mandibolare del trigemino, sono:
il MUSCOLO TEMPORALE ha origine dalla linea temporale inferiore, dalla parete mediale della fossa temporale, dai 2/3 superiori della faccia profonda della fascia temporale e dalla faccia mediale dell’arcata zigomatica per inserirsi sul processo coronoideo della mandibola; è ricoperto da una consistente fascia temporale, e con la sua azione eleva la mandibola e la sposta posteriormente;
il MUSCOLO MASSETERE è formato da una parte superficiale ed una profonda che ben si distinguono superiormente ed inferiormente. La parte superficiale prende origine dai 2/3 anteriori del margine inferiore dell’arcata zigomatica e si inserisce alla faccia esterna dell’angolo della mandibola, al margine inferiore e alla parte inferiore della faccia esterna del ramo mandibolare; la parte profonda origina dai 2/3 posteriori dl margine inferiore dell’arcata zigomatica e dalla faccia mediale della stessa arcata per inserirsi sulla faccia laterale del ramo della mandibola.
Il muscolo è rivestito esternamente dalla fascia masseterina e con la sua azione eleva la mandibola;
il MUSCOLO PTERIGOIDEO ESTERNO origina con un capo superiore ed uno inferiore e si distacca dalla tuberosità mascellare per inserirsi alla fossa pterigoidea del collo; sposta la mandibola in avanti e verso il lato opposto;
il MUSCOLO PTERIGOIDEO INTERNO ha origine dalla fossa pterigoidea, dal processo piramidale del palatino e dalla tuberosità mascellare e termina sull’angolo mandibolare; eleva la mandibola.

 

COLONNA VERTEBRALE (RACHIDE)

La colonna vertebrale presenta tre curvature lungo il suo decorso, due lordosi (cervicale e lombare) ed una cifosi (dorsale) che le permettono di potere sostenere un carico ben 9 volte maggiore di quello che potrebbe sostenere se fosse una semplice colonna rettilinea.
Essa è capace di movimenti su tutti e tre gli assi, sia semplici che composti: flessione ed estensione (maggiori nei tratti cervicale e lombare), inclinazione laterale (maggiore nel tratto cervicale) e torsione (maggiore nel cervicale e via via sempre minore fino al limitata torsione lombare).

Ossa

La colonna vertebrale è un complesso osseo composto da segmenti, le vertebre, sovrapposti ed articolati fa loro.
La colonna può essere suddivisa in quattro segmenti, ognuno con un determinato numero di vertebre, corrispondenti alle quattro parti del corpo che formano il tronco: una zona cervicale, formata da 7 vertebre cervicali, una zona toracica, formata dalle 12 vertebre toraciche, una zona lombare o addominale, formata da 5 vertebre lombari, ed infine una zona pelvica, formata da due particolari ossa, il sacro ed il coccige, che risultano formati dalla fusione di primitive vertebre, 5 per il sacro e 4 o 5 per il coccige.
In tutto la colonna risulta così formata da 33 o 34 vertebre.
Le vertebre, benché spesso siano caratterizzate da particolari aspetti che le distinguono l’una dall’altra, o perlomeno distinguono le vertebre di diversi settori, hanno caratteristiche strutturali comuni a tutte, e sono il corpo e l’arco, che comprende i peduncoli, le masse apofisarie, le lamine ed il processo spinoso.
Il corpo è la parte ventrale della vertebra, cioè è quelle situata più in profondità guardando posteriormente l’individuo, ha forma pressoché cilindrica e presenta una faccia superiore, una inferiore ed una circonferenza; il corpo risulta leggermente più incavato al centro, e più sollevato alla periferia; i corpi di vertebre contigue si articolano fra loro  attraverso il contatto fra le loro facce superiore e inferiore, fra cui si interpone il disco intervertebrale.
I peduncoli sono piccole lamine che si dipartono dal corpo in direzione posteriore e delimitano la parte anteriore del foro vertebrale, unendo il corpo alle masse apofisarie. Nelle loro facce superiore ed inferiore presentano delle concavità, dette incisure vertebrali, le quali, quando le vertebre sono sovrapposte, determinano la formazione di fori, i fori intervertebrali, che lasciano passare i nervi spinali.
Le masse apofisarie si collocano posteriormente ai peduncoli e sono delle piccole masserelle di forma estremamente variabile ma che in genere è pressoché cilindrica, le quali presentano due tipi di processi: un processo articolare superiore ed uno inferiore, con le rispettive faccette articolari, i quali hanno la funzione di mettere in contatto le masse di vertebre contigue, e due processi trasversi, sinistro e destro, il quale si diparte lateralmente alle masse e funzione come sito di aggancio per legamenti e muscoli.
Le lamine sono i corrispettivi posteriori alle masse dei peduncoli, sono appiattite, quadrilatere e si dirigono posteriormente in basso, fino ad unirsi a formare il processo spinoso; le lamine di vertebre contigue si embricano fra di loro.
Il processo spinoso, diretto posteriormente,  prende origine dall’unione delle due lamine, ed ha dimensioni, forma e direzione variabili da vertebra a vertebra, o comunque da zona a zona della colonna.
Le vertebre presentano la classica composizione delle ossa brevi, cioè sono formate da tessuto osseo spugnoso, il quale risulta rivestito di cartilagine ialina in corrispondenza delle facce superiori dei corpi e dei processi articolari.

 

Particolarità  delle vertebre cervicali

Le vertebre cervicali hanno caratteristiche che le distinguono nettamente dalle altre vertebre, e, all’interno delle stesse cervicali, si presentano vertebre, come la prima, o atlante, la seconda, o epistrofeo, assai differenziate.
Le vertebre cervicali aumentano di dimensione in direzione craniocaudale.
Il corpo ha forma quadrangolare, più sviluppato in larghezza, e che presenta delle creste sagittali sui lati superiori, detti uncini, e delle depressioni, laterali e inferiori, che servono per accogliere gli uncini della vertebra sottostante.
I peduncoli sono diretti indietro ed in fuori, obliquamente.
Il processo trasverso si presenta duplice: un processo trasverso anteriore, che prende origine dal corpo, ed un processo trasverso posteriore, che prende origine dalla massa apofisaria; i due processi si uniscono attraverso un ponte e formano così un foro, il foro traversario, che dà passaggio alla vena ed all’arteria vertebrale.
Il processo spinoso si presenta bifido.
Il foro vertebrale ha forma triangolare, ed è più ampio rispetto a quello delle vertebre dei tratti successivi.

L’ATLANTE è la prima vertebra cervicale e risulta estremamente differenziata rispetto alle altre vertebre (cervicali e non). Manca del corpo, che si è fuso con quello della vertebra sottostante, l’epistrofeo, e risulta quindi formato da un arco anteriore, piccolo, che presenta sulla faccia posteriore una fossetta del dente dell’epistrofeo, ed un
Arco posteriore, che corrisponde alle lamine delle normali vertebre e che presenta all’apice esterno un
tubercolo posteriore, abbozzo di un rudimentale processo spinoso.
Le masse apofisarie risultano schiacciate e presentano sei facce: sulla faccia superiore si trova la cavità glenoidea  che accoglie il condilo dell’osso occipitale, sulla faccia inferiore una faccetta articolare per l’epistrofeo, sulla faccia esterna i due processi trasversi (anteriore e posteriore) , sulla faccia interna due tubercoli sporgenti nel foro vartebrario che danno aggancio al legamento trasverso dell’atlante, sulla faccia anteriore e su quella posteriore prendono origine i due archi.
Il foro vertebrale dell’atlante ha forma quadrilatera ed è diviso in due parti, una anteriore dove si trova il dente ed una posteriore dove si trova il midollo spinale, dal legamento trasverso dell’atlante.

L’EPISTROFEO risulta molto modificato soprattutto nella parte del corpo, in cui è inserito il dente, il corpo dell’atlante. L’inserzione vede una base larga seguita da un collo ristretto, che termina con un nuovo allargamento nel corpo del dente, il quale presenta due faccette articolari, una anteriore (che si articola con la fossetta del dente dell’atlante) ed una posteriore (che scorre sul legamento trasverso dell’atlante).
Ai lati del dente si trovano le due masse apofisarie con le faccette articolari superiori inclinate lateralmente in basso.

La 7° CERVICALE presenta un processo trasverso anteriore molto più piccolo rispetto a quello posteriore, ed un foro traversario più piccolo di quello delle altre vertebre, che dà passaggio solo alla vena vertebrale, e non all’arteria.
Il processo spinoso è ben pronunciato e non si presenta più bifido.

Particolarità  delle vertebre toraciche

Tutte le vertebre toraciche presentano l’articolazione per le coste e quindi mostrano le faccette articolari che le caratterizzano profondamente.
Il corpo è cilindrico, piuttosto regolare e le articolazioni delle coste si presentano come superiore, inferiore (sul corpo) e trasversaria (sul processo trasverso), dal momento che le coste si articolano con due vertebre contigue, prendendo contatto anche con il disco intervertebrale.
I peduncoli presentano una incisura inferiore particolarmente accentuata.
I processi trasversi sono molto sviluppati, diretti indietro e lateralmente e presentano alle loro estremità le faccette articolari per le coste.
Il processo spinoso è anch’esso sviluppato e diretto in basso e all’indietro.
Il foro vertebrale è circolare e più piccolo che nelle altre parti della colonna.
Caratteristiche particolari dimostrano la prima vertebra, la quale presenta una completa articolazione per la 1° costa (dal momento che non ci sono coste superiori), e le ultime tre, le quali presentano una sola faccetta costale sul corpo (dal momento che la 11° e la 12° costa si articolano solo dalle corrispondenti vertebre) ed inoltre i processi trasversi delle ultime due non presentano la faccetta articolare costale, e lo stesso processo si risolve in tre tubercoli, uno anteriore e due posteriori: il posteriore superiore è detto processo mammillare, quello inferiore è detto
processo accessorio.

Particolarità delle vertebre lombari

Il corpo delle vertebre lombari, di forma cilindrica, si presenta non solo più grosso, ma anche più massiccio di quello delle altre vertebre.
Il processo trasverso è formato dai processi mammillare, accessorio e da un processo costiforme, lamine ossee assai robuste che si dirigono in fuori.
Il processo spinoso risulta corto e appiattito e di forma quadrilatera.
Il foro vertebrale è triangolare e ristretto.

 

Osso sacro

L’osso sacro deriva dalla fusione di 5 vertebre primitive; con il coccige e con le due ossa dell’anca forma il bacino.
La sua parte superiore, detta base, si pone in rapporto con la 5° vertebra lombare, formando un angolo a convessità anteriore detto promontorio; l’osso sacro è percorso dalla base all’apice dal canale sacrale, che rappresenta l’ultima parte del canale vertebrale, e che si trova aperto all’apice nello hiatus sacrale.
La parte anteriore è concava e volge in avanti ed in basso e presenta sulla sua superficie quattro linee trasversali che rivelano la saldatura attraverso sinostosi dei corpi delle cinque vertebre primitive; a fianco di tali saldature si trovano quattro paia di fori sacrali anteriori (che immettono nel canale sacrale e lasciano passare i nervi sacrali) e a cui corrispondono posteriormente i fori sacrali posteriori.
Nella faccia posteriore si nota sulla linea mediana la cresta sacrale media che deriva dalla fusione dei processi spinosi delle vertebre; sono presenti lateralmente delle file di tubercoli  derivati dalla fusione dei processi articolari che formano le creste sacrali articolari che , in basso, terminano con due (una per lato) acute sporgenze, i corni sacrali.
Le creste sacrali laterali derivano invece dalla fusione dei processi mammillari e accessori.
Sulle facce laterali del sacro si trovano delle faccette auricolari per l’articolazione con le ossa dell’anca e, dietro le faccette, le tuberosità sacrali, per l’innesto di numerosi legamenti.

 

Coccige

Ha forma triangolare ed è l’ultimo segmento della colonna vertebrale ed è formato da quattro o cinque vertebre rudimentali fuse assieme, e nella prima si possono ancora individuare alcuni segni distintivi delle normali vertebre.
La base del coccige si articola con l’apice del sacro.
L’apice del coccige volge in basso e spesso devia dalla linea mediana; risulta convesso verso l’esterno e si possono notare delle intaccature trasversali che sono il segno della fusone delle vertebre.

 

Articolazioni

Le articolazioni della colonna vertebrale si possono distinguere in articolazioni tra i corpi vertebrali (o intersomatiche), articolazioni tra i processi articolari, alle quali vanno aggiunti i legamenti a distanza, e le articolazioni craniovertebrali, alle quali vanno aggiunti una serie di legamenti a distanza che connettono l’osso occipitale all’epistrofeo.
Le ARTICOLAZIONI TRA I CORPI VERTEBRALI sono sinartrosi del tipo delle sinfisi in quanto fra i due corpi si interpone un disco intervertebrale, che tende ad assottigliarsi con il carico, a forma di lente biconvessa, formato da un anello fibroso, periferico e costituito da fibrocartilagine ricca di collagene, e da un nucleo polposo, centrale e costituito di fibrocartilagine ricca di gruppi isogeni, di sostanza fondamentale e di collagene, organizzato però diversamente che nell’anello fibroso, cioè non in fasci ma irregolarmente intrecciato; il disco intervertebrale si assottiglia con il carico.
Le articolazioni intersomatiche si avvalgono per la loro stabilità anche di legamenti: il legamento longitudinale anteriore, un nastro fibroso che si addossa alla faccia anteriore dei corpi vertebrali ai quali aderisce più fortemente che ai dischi, ed il legamento longitudinale posteriore, che si fissa alla parte posteriore dei corpi e prospetta quindi verso il canale vertebrale.


Le ARTICOLAZIONI FRA I PROCESSI ARTICOLARI sono diartrosi del tipo artrodie e la superficie di contatto fra le faccette articolari è quasi frontale nelle vertebre cervicali e toraciche e sagittale in quelle lombari.


I LEGAMENTI A DISTANZA comprendono i legamenti gialli, tesi fra le lamine delle vertebre, i legamenti interspinosi e i legamenti sovraspinosi, che uniscono i processi spinosi, e i legamenti intertrasversari, che connettono i processi trasversi.
Le ARTICOLAZIONI CRANIOVERTEBRALI  si distinguono in articolazione atloassiale mediana, una diartrosi a ginglimo laterale o trocoide, che si svolge tra il dente dell’epistrofeo ed un anello osteofibroso formato dall’arco anteriore e dal legamento trasverso dell’atlante, articolazioni atloassiali laterali, artrodie che si effettuano tra i processi articolari di atlante ed epistrofeo, e che sono riunite da due legamenti atloassiali collaterali e da un legamento atloassiale anteriore e uno posteriore, articolazione atlooccipitale (che permette movimenti di flesso-estensione e rotazione), una diartrosi di tipo condiloideo che si stabilisce tra i condili dell’osso occipitale e le cavità glenoidee che si trovano sulla faccia superiore delle masse apofisarie dell’atlante, e i cui mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e dalle due membrane atlooccipitali anteriore  e posteriore; il complesso articolare craniovertebrale è completato dai tre legamenti occipitoassiali, uno mediano (membrana tectoria) e due laterali, dai tre legamenti occipitoodontoidei, uno mediano e due laterali, e dai legamenti laterali o alari.

 
 

Muscoli

I muscoli della colonna vertebrale si dividono in muscoli delle docce vertebrali, situati dorsalmente subito a ridosso delle colonna, ed in muscoli ventrali del rachide.

I muscoli delle docce vertebrali sono dei complessi muscolari rivestiti alla superficie da una fascia che li separa dai muscoli più superficiali, detta fascia nucale nella parte superiore e fascia lombodorsale nella parte inferiore.
Essi hanno decorso generalmente parallelo o leggermente obliquo rispetto alla colonna vertebrale.


Dalla superficie in profondità sono:
il MUSCOLO SPLENIO DELLA TESTA che, contraendosi, estende la testa, inclinandola e ruotandola dal proprio lato;
il MUSCOLO SPLENIO DEL COLLO che con la sua azione estende la colonna cervicale;
il MUSCOLO SACROSPINALE, il quale si divide in muscolo ileocostale (nella parte laterale) che con la sua contrazione estende la colonna e la inclina dal proprio lato e può anche elevare ed abbassare le coste, in muscolo lunghissimo (nella parte intermedia) che estende ed inclina dal proprio lato la colonna e la testa, ed il muscolo spinale, estensore della colonna;
il MUSCOLO TRASVERSO SPINALE, formato da fasce che originano dai processi trasversi e si inseriscono su quelli spinosi; anch’esso è formato da tre parti: il muscolo semispinale (superficiale) che con la sua azione estende e ruota dal lato opposto al proprio la testa e la colonna, il muscolo multifido (medio), che estende e ruota dal lato opposto la colonna, e i muscoli rotatori (profondi) che estendono e ruotano la colonna;
i MUSCOLI INTERSPINOSI, tesi tra i processi spinosi d vertebre contigue, che estendono la colonna vertebrale;
i MUSCOLI INTERTRASVERSARI; tesi tra i processi trasversi di vertebre contigue, che inclinano lateralmente la colonna vertebrale;
i MUSCOLI SUBOCCIPITALI, quattro muscoli pari e simmetrici tesi tra le prime vertebre cervicali e la squama dell’osso occipitale, che si distinguono in: muscoli grande e piccolo retto posteriori della testa ed i muscoli obliqui superiore ed inferiore della testa.

I muscoli ventrali del rachide si dividono in muscoli prevertebrali e muscoli rudimentali del tratto sacrococcigeo.
I MUSCOLI PREVERTEBRALI si distinguono in muscolo lungo del collo, che flette ed inclina lateralmente la colonna cervicale, muscolo lungo della testa, che flette e ruota la testa, muscolo retto anteriore della testa, che flette ed inclina lateralmente la testa e muscolo retto laterale della testa, che la inclina lateralmente.

 

COLLO

 

Nel collo sono presenti solo muscoli, in quanto la parte ossea è costituita dorsalmente dalla colonna vertebrale cervicale e ventralmente dal solo osso ioide e ovviamente, di conseguenza, mancheranno anche le articolazioni.

 

Muscoli

 

I muscoli del collo possono essere distinti in posteriori, anteriori e laterali: quelli posteriori sono appartenenti ai muscoli delle docce vertebrali e muscoli suboccipitali, quelli anteriori comprendono i muscoli sopraioidei, i muscoli sottoioidei e i muscoli prevertebrali; infine, i muscoli laterali sono il platisma, lo sternocleidomastoideo e i muscoli scaleni.

 

I MUSCOLI SOPRAIOIDEI sono il muscolo digastrico, teso tra il processo mastoideo del temporale e la fossetta digastrica della mandibola, che risulta costituito da due ventri, uno posteriore ed uno anteriore, uniti da un tendine fissato al corpo dell’osso ioide, e che contraendosi innalza lo stesso osso, abbassa la mandibola ed estende la testa; il muscolo miloioideo il quale si presenta sotto forma di una lamina quadrilatera che prende origine dalla mandibola e i cui fasci, che vanno a partecipare alla composizione del pavimento della cavità buccale, si inseriscono nella parte anteriore del corpo dell’osso ioide e che con la sua azione sposta in alto ed in avanti l’osso ioide e solleva la lingua, partecipando così alla deglutizione; il muscolo stiloioideo ed il muscolo genioioideo.
I MUSCOLI SOTTOIOIDEI sono il muscolo sternoioideo, un muscolo nastriforme che prende origine dalla faccia posteriore del manubrio dello sterno, dalla capsula dell’articolazione sternoclavicolare e dall’estremità sternale della clavicola e i cui fasci si portano in alto medialmente per inserirsi nella parte inferiore dell’osso ioide, ed il cui compito è quello di abbassare l’osso ioide; il muscolo omoioideo, un muscolo digastrico formato da un ventre inferiore, che prende origine dall’incisura scapolare per portarsi in alto in avanti e medialmente per continuare, attraverso il tendine intermedio, nel ventre superiore che si fissa all’estremità inferiore dell’osso ioide, e la cui azione è quella di abbassare l’osso ioide e tendere la fascia cervicale media; il muscolo sternotiroideo ed il muscolo tiroioideo.
I MUSCOLI LATERALI DEL COLLO sono il muscolo pellicciaio platisma, i cui fasci hanno inizio a livello della 2° costa e della superficie anteriore della spalla e si dirigono in alto medialmente per inserirsi a livello della cute masseterina, delle commessure labiali e della faccia esterna del corpo mandibolare, che tende la cute del collo ed abbassa la mandibola, il muscolo sternocleidomastoideo, il quale è composto da due ventri, uno che origina dalla parte alte della faccia anteriore del manubrio sternale e l’altro dal quarto mediale della faccia superiore della clavicola, che si fondono insieme per trovare un unico sito di aggancio a livello del processo mastoideo e del terzo laterale della linea nucale superiore e che con la loro azione flettono la testa e la ruotano dal lato opposto e, se trovano punto fisso sulla nuca, elevano il torace, i muscoli scaleni, che con la loro azione elevano le prime coste (muscoli inspiratori) ed inclinano lateralmente la colonna cervicale, e che si distinguono in anteriore (prende origine dai processi trasversi delle vertebre cervicali e termina sulla 1° costa, sulla sua faccia ventrale discende il nervo frenico e, assieme al medio delimita inferiormente, con la 1° costa, un triangolo in cui passano l’arteria succlavia e i rami del plesso brachiale), medio (si distacca dai tubercoli posteriori dei processi trasversi delle vertebre cervicali e si lega alla 2° costa) e posteriore (si distacca dai tubercoli posteriori dei processi trasversi delle vertebre cervicali e termina sulla 2° costa);
Le FASCE DEL COLLO sono la fascia cervicale superficiale, la quale dalla linea alba, dove si presenta inspessita, si porta lateralmente sdoppiandosi per avvolgere i muscoli sternocleidomastoidei e poi dietro si sdoppia nuovamente per avvolgere il muscolo trapezio e, inferiormente si connette all’incisura giugulare (in corrispondenza della quale si sdoppia ancora per fissarsi sia ai labbri anteriore che a quello posteriore della stessa incisura) al margine anteriore della clavicola, al margine laterale dell’acromion e al margine posteriore della spina della scapola , la fascia cervicale media, che delimita posteriormente la loggia interfasciale anteriore, il cui margine inferiore va dal manubrio dello sterno fino alle origini dei ventri inferiori del muscolo omoioidei, e questo margine invia prolungamenti nel mediastino anteriore che terminano sui tronchi venosi brachiocefalici e sul pericardio e, più lateralmente, dove la fascia si fissa al margine posteriore della clavicola, sulle pareti della vena succlavia e giugulare interna, la fascia cervicale profonda, che si pone sui muscoli prevertebrali e sui corpi delle vertebre cervicali e prime toraciche, ed il cui margine superiore prende origine dalla parte basilare dell’osso occipitale mentre il margine inferiore si perde nel mediastino posteriore e quelli laterali si fissano ai tubercoli anteriori dei processi trasversi delle vertebre cervicali, dove la fascia continua con le aponeurosi che avvolgono i muscoli scaleni.
Tra le fasce si trovano due logge interfasciali, una anteriore, delimitata posteriormente dalla fascia cervicale media, ed una posteriore.

 

TORACE

 

Ossa

Le ossa del torace si compongono delle coste e dello sterno.
Le COSTE sono segmenti scheletrici che si articolano posteriormente con le vertebre toraciche; sono formate da una parte ossea che è completata anteriormente da un tratto cartilagineo, la cartilagine costale.
Le coste sono complessivamente 12 paia: le prime sette si uniscono anteriormente, attraverso la loro cartilagine costale, con lo sterno; la 8°, la 9° e la 10° costa si articolano con la cartilagine della costa sovrastante; le ultime due coste sono coste fluttuanti e terminano con un estremo appuntito.
Le coste, nonostante la prevalenza di un diametro, non vengono considerate ossa lunghe, ma piatte, in quanto mancano di un canale midollare.
A partire dall’articolazione con le vertebre, le coste si portano dapprima in basso e in fuori, per poi cambiare bruscamente direzione a livello dell’angolo costale (punto in cui si inserisce il muscolo ileocostale), oltre il quale si dirigono in avanti e medialmente; nel loro decorso mostrano anche una torsione, per cui la faccia interna volge posteriormente in basso e anteriormente in alto; la curvatura è più accentuata posteriormente.
L’estremità posteriore delle coste si presenta ingrossata nella testa della costa la quale presenta due faccette articolari, fra loro divise da una cresta, che si articolano con due vertebre contigue; alla testa fa seguito una parte ristretta, il collo della costa, separato dalla testa per mezzo di un tozzo rilievo, il tubercolo della costa, il quale presenta una faccetta articolare per il processo trasverso della vertebra del livello corrispondente.
Le coste presentano una faccia interna, una esterna e due margini, inferiore e superiore: sul margine inferiore si trova il solco costale, che dà passaggio ad un fascio vascolonervoso.


Le cartilagini costali presentano la stessa configurazione della parte ventrale delle coste da cui derivano.

La prima costa presenta delle particolarità che corrispondono alla mancanza del solco costale, alla presenza di una sola faccetta articolare sulla testa (in quanto si articola solamente con la prima vertebra toracica), la presenza nella parte superoestena del corpo di un solco venoso per il passaggio della vena succlavia e di una solco arterioso per il passaggio dell’arteria succlavia e il tronco inferiore del plesso brachiale; tra i due solchi si trova il tubercolo dello scaleno per l’inserzione dell’omonimo muscolo.
Lo STERNO  è un osso piatto, formato da tre segmenti: il manubrio dello sterno, slargato in alto e costituente l’angolo sternale nel punto di unione con il corpo, il corpo ed il processo xifoideo, che rappresenta l’apice dello sterno.
Lo sterno presenta sette incisure articolari per le cartilagini costali delle prime sette coste: la prima incisura si trova a livello del manubrio, la seconda  a livello dell’angolo sternale, mentre l’ultima nel punto di incontro tra corpo dello sterno e processo xifoideo.
La base dello sterno, rappresentata dal manubrio, risulta ingrossata e presenta nel mezzo l’incisura giugulare.

 

Articolazioni

Le articolazioni del torace si dividono in articolazioni costovertebrali, articolazioni sternocostali, articolazioni intercondrali (tra le cartilagini articolari delle coste contigue, poco importanti) ed articolazioni sternali.
Le ARTICOLAZIONI COSTOVERTEBRALI si possono distinguere in articolazioni costovertebrali propriamente dette, cioè le doppie artrodie (tranne che nella prima e le ultime due coste, semplici artrodie) che si stabiliscono fra testa delle coste e le faccette articolari dei corpi vertebrali e i cui mezzi di unione sono la capsula articolare e il legamento interarticolare della testa (anche quest’ultimo non presente nella 1°, 11° e 12° costa), e articolazioni costotrasversarie, artrodie che si stabiliscono fra il tubercolo costale e i processi trasversi vertebrali e i cui mezzi di unione sono la capsula articolare e vari legamenti a distanza; l’articolazione costotrasversaria non è presente nelle ultime due coste, prive di tubercolo costale.
Queste articolazioni permettono movimenti di elevazione ed abbassamento delle coste, rilevanti ai fini della respirazione.
Le ARTICOLAZIONI STERNOCOSTALI sono artrodie semplici o doppie che si instaurano fra le cartilagini costali delle prime sette coste e le incisure articolari dello sterno, tranne nel caso della prima costa, in cui non si ha una vera e propria articolazione; i mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e dal legamento interarticolare sternocostale, completo nella 2° e 3° articolazione e incompleto o mancante nelle altre.
Le ARTICOLAZIONI STERNALI si instaurano fra il manubrio e il corpo dello sterno con una sinfisi, e tra il corpo ed il processo xifoideo con una sincondrosi che nell’adulto diventa una sinostosi.

 

Muscoli

I muscoli del torace si distinguono in intrinseci (elevatori delle coste, intercostali, sottocostali e trasverso del torace) ed estrinseci (toracoappendicolari, spinoappendicolari, spinocostali e diaframma).

I MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE sono dodici paia di muscoli che hanno origine dai processi trasversi delle vertebre toraciche e che si inseriscono sulla faccia esterna e superiore della costa sottostante, tra angolo e tubercolo; con la loro azione sollevano le costole (muscoli inspiratori).
I MUSCOLI INTERCOSTALI collegano coste contigue, e con la loro contrazione elevano ed abbassano le coste (muscoli inspiratori ed espiratori).
I MUSCOLI SOTTOCOSTALI uniscono in vicinanza delle articolazioni costovertebrali, le facce interne di vertebre contigue; agiscono sollevando le coste (muscoli inspiratori).
IL MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE prende origine dalla faccia interna del corpo sternale e dello xifoide e si porta in alto e lateralmente per inserirsi sulla faccia interna delle cartilagini costali dalla 2° o 3° alla 6°; con la sua azione abbassa le coste (muscolo espiratore).

I muscoli toracoappendicolari sono:
il MUSCOLO GRANDE PETTORALE, situato nella parte anteriore dl torace dove forma gran parte del cavo ascellare. Vi si distinguono una parte clavicolare, che origina dai 2/3 anteriori e mediali della clavicola, una parte sternocostale, che origina dalla parte anteriore dello sterno a dalle prime sei cartilagini costali, ed una parte addominale, che origina dalla parte addominale del foglietto anteriore del muscolo retto dell’addome; i tre fasci si fanno convergenti in fuori e si uniscono in un unico tendine che si fissa al solco bicipitale dell’omero (cresta della grande tuberosità); con la sua contrazione adduce e ruota internamente l’omero, oppure, se prende punto fisso allo stesso omero, solleva il tronco;
il MUSCOLO PICCOLO PETTORALE è posto profondamente al grande pettorale ed origina mediante tre digitazioni tendinee dalla faccia esterna e dal margine superiore delle coste 3°, 4° e 5°, in prossimità della cartilagine; i fasci convergono in un ventre che si dirige in alto e lateralmente per inserirsi all’apice e al margine mediale del processo caracoideo della scapola. Contraendosi abbassa la spalla e solleva le coste (muscolo inspiratore);
il MUSCOLO SUCCLAVIO origina dalla prima costa e si inserisce nella faccia inferiore della clavicola; abbassa la clavicola;
il MUSCOLO DENTATO ANTERIORE è situato nella parte laterale del torace; origina dalla faccia esterna della prime dieci coste e  va ad inserirsi sul margine vertebrale della scapola; con la sua azione solleva le coste (muscolo inspiratore) e porta la scapola in avanti, in fuori ed in alto;

 

I muscoli spinoappendicolari sono:
il MUSCOLO TRAPEZIO che origina dal terzo mediale della linea nucale, dalla protuberanza occipitale esterna e dai processi spinosi della 7° vertebra cervicale e di tutte le vertebre toraciche oltreché dal legamento spinoso e i cui fasci si inseriscono su clavicola e scapola; con la sua azione eleva ed adduce la spalla e inoltre estende la testa ruotandola dal lato opposto;
il MUSCOLO GRANDE DORSALE origina dai processi spinosi delle ultime sei vertebre toraciche e delle vertebre lombari, dal legamento sovraspinoso, dalla cresta sacrale media e dal terzo posteriore del labbro esterno della cresta iliaca e, solo con alcuni fasci, anche dalla faccia esterna delle ultime tre o quattro coste, per inserirsi sul labbro mediale del solco bicipitale dell’omero (cresta della piccola tuberosità). E’ ricoperto in alto dal muscolo trapezio e con la sua azione adduce e ruota all’interno l’omero e se prende punto fisso sull’omero, solleva il tronco ed innalza le costole (muscolo inspiratore);
il MUSCOLO ROMBOIDE;
il MUSCOLO ELEVATORE DELLA SCAPOLA origina dai tubercoli posteriori dei processi trasversi delle prime quattro vertebre cervicali e si porta in basso e in fuori per inserirsi all’angolo mediale e alla parte alta del margine vertebrale della scapola; con la sua contrazione solleva e sposta medialmente la scapola.

I muscoli spinocostali sono:
il MUSCOLO DENTATO POSTERIORE SUPERIORE che origina dalla parte inferiore del legamento nucale per inserirsi alla faccia esterna delle coste dalla 2° alla 5°; agisce elevando le coste (muscolo inspiratore);
il MUSCOLO DENTATO POSTERIORE INFERIORE che ha origine dal foglietto posteriore della fascia lombodorsale e si inserisce alla faccia esterna delle ultime quattro coste; agisce abbassando le coste (muscolo espiratore).

Il DIAFRAMMA è un muscolo impari, largo e appiattito che separa la cavità toracica da quella addominale; ha la forma di una cupola con la convessità superiore; è più largo che lungo, e posteriormente scende più in basso che ventralmente.
Nel punto di mezzo presenta un centro tendineo a forma di trifoglio in cui si considerano una fogliola anteriore, una destra e una sinistra e da cui si dipartono i fasci carnosi del muscolo.
Tenendo conto delle sue inserzioni, vi si distinguono una parte lombare, che trae origine dal corpo della 2°, 3° e talvolta 4° vertebra lombare e dai corrispondenti dischi e che forma con il suo pilastro mediale assieme alla parte costale un orifizio, il trigono lombocostale, una parte costale, che trae origine dalle facce posteriori e superiori delle ultime sei coste e che forma con la parte sternale il trigono sternocostale, ed una parte sternale, che origina con due piccoli fasci dalla faccia posteriore del processo xifoideo.
Presenta un orifizio esofageo, per il passaggio di esofago e nervi vaghi, ed un orifizio aortico, posto lievemente a sinistra della linea mediana, per il passaggio di aorta e dotto toracico.
Con la contrazione, il diaframma si abbassa ed eleva le ultime coste, ampliando così la cavità toracica (muscolo inspiratore) e determinando un aumento della pressione addominale.

 

ADDOME

 

Muscoli

Mancando di uno scheletro osseo, costituito solo dalle vertebre lombari dorsalmente, e quindi di articolazioni, l’addome è costituito solamente di muscoli.
Essi sono:
il MUSCOLO RETTO DELL’ADDOME ha origine superiormente con tre fasci carnosi, che si distinguono in laterale, intermedio e mediale: i primi due si distaccano dalla faccia esterna e dal margine inferiore della 5° e 6° cartilagine costale, mentre il terzo nasce dalla faccia esterna della 7° cartilagine costale e dal processo xifoideo; il muscolo si porta quindi in basso per raggiungere l’inserzione che si effettua, mediante un corto e robusto tendine, sul margine superiore del pube, tra tubercolo pubico e sinfisi pubica. Il ventre muscolare presenta in genere quattro iscrizioni tendinee trasversali, ben visibili.
Con la sua azione abbassa le coste (muscolo espiratore), flette il torace sulla pelvi o viceversa aumenta la pressione addominale.
Il MUSCOLO PIRAMIDALE è un piccolo muscolo che si trova nella parte inferiore e mediale della parete addominale anteriore; con la sua contrazione tende la linea alba.
Il MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO DELL’ADDOME prende origine dalla faccia esterna delle ultime otto costole per mezzo di digitazioni carnose che confluiscono per inserirsi al labbro esterno della cresta iliaca ; medialmente giunge fino alla linea alba, alla cui formazione partecipa, mentre inferiormente si inserisce al pube e alla sinfisi pubica.
Tra il tubercolo pubico  la spina iliaca anteriore superiore, l’aponeurosi dell’obliquo esterno costituisce il legamento inguinale.
Con la sua azione abbassa le coste (muscolo espiratorio), flette il torace e lo ruota dal lato opposto; determina anche un aumento della pressione addominale.
Il MUSCOLO OBLIQUO INTERNO DELL’ADDOME si trova nella parete anterolaterale dell’addome profondamente al muscolo obliquo esterno. Ha origine dal terzo laterale del legamento inguinale, dalla spina iliaca anterosuperiore per inserirsi, con i fasci profondi, al margine inferiore delle ultime tre cartilagini costali, e con tutti gli altri, continuando in una fascia fibrosa, forma l’aponeurosi dell’obliquo interno, che partecipa alla formazione della guaina del retto e della linea alba; l’aponeurosi si fonde con l’aponeurosi del muscolo trasverso per formare il tendine congiunto, che si inserisce al margine superiore dl pube, al tubercolo pubico e al margine mediale della cresta pettinea.
Ha azioni simili a quelle dell’obliquo interno, ma ruota il torace dal proprio lato.
Il MUSCOLO TRASVERSO DELL’ADDOME è posto profondamente al muscolo obliquo interno e presenta fascia decorso trasversale. Origina dalla faccia interna delle ultime sei cartilagini costali, dalla fascia lombodorsale e dalla metà laterale del legamento inguinale; partecipa alla formazione della guaina del muscolo retto e della linea alba e presenta una fascia trasversale che lo separa dal peritoneo. Contraendosi porta indietro le coste (muscolo espiratorio) e aumenta la pressione addominale.
Il MUSCOLO CREMASTERE è composto di un fascio laterale, proveniente dai muscoli obliquo interno e trasverso e dalla parte laterale del legamento inguinale, e un fascio mediale, proveniente dal tubercolo pubico; i fasci del cremastere entrano nella compagine del funicolo spermatico e contraendosi, sollevano il testicolo.
Il MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI si trova nella parete addominale posteriore. È formato da due strati, più o meno completi, di cui uno anteriore e uno posteriore; lo strato anteriore ha origine dall’apice dei processi costiformi delle ultime quattro vertebre lombari e si inserisce al margine inferiore della 12° costa, mentre lo strato posteriore nasce dal labbro interno della cresta iliaca e dal margine superiore del legamento ileolombare e si inserisce al margine inferiore della 12° costa e all’apice dei processi costiformi delle prime quattro vertebre lombari. Abbassa la 12° costa (muscolo espiratorio) e inclina lateralmente la colonna e la pelvi.

Nella compagine dei muscoli addominali si trovano varie fasce, tra cui la fascia trasversale, che si trova profondamente al muscolo trasverso e una cui parte prende il nome di setto femorale, la guaina dei muscoli retti dell’addome, formata dalle aponeurosi dei muscoli obliqui (esterno e interno) e trasverso, e in cui si distinguono uno strato anteriore e uno posteriore (che nei 2/5 inferiori è formato dalla fascia trasversale), nonché un margine mediale e uno laterale.
La linea alba è un rafe tendineo che si trova nella parte di mezzo della parete addominale anteriore; si trova tra i margini dei due muscoli retti e si estende dal processo xifoideo al pube. È formata dall’aponeurosi dei muscoli obliqui e trasverso che incrociano i loro fasci sulla linea mediana.
Il canale inguinale è un tragitto attraverso al parete addominale anteriore situato subito al di sopra della metà mediale del legamento inguinale; nel maschio adulto, dove ha il maggiore sviluppo, è lungo 4-5 cm.
Il canale inguinale, che dà passaggio al funicolo spermaticoguinale, presenta un orifizio di sbocco superficiale e uno di entrata profondo, che sono denominati rispettivamente anello inguinale sottocutaneo e anello inguinale addominale.
L’anello inguinale sottocutaneo è un orifizio delimitato dal pilastro laterale e mediale del legamento inguinale, dalle fibre arcuate e, profondamente, dal legamento inguinale riflesso; l’anello inguinale addominale corrisponde alla fossetta inguinale laterale ed è delimitato medialmente dalla piega falciforme.
La parte anteriore del canale inguinale è formata dall’aponeurosi del muscolo obliquo esterno ed è completata dalle fibre arcuate; la parete superiore è formata dal margine inferiore dei muscoli obliquo interno e trasverso; la parete posteriore è formata dalla fascia trasversale , dal tendine congiunto, è rivestita posteriormente dal peritoneo ed è rinforzata dal legamento interfoveolare, dalla banderella ileopubica e dal tendine congiunto.

 

ARTO SUPERIORE

 

Ossa

La SCAPOLA è un osso piatto, sottile di forma triangolare, posto a livello della 3°- 7° costa e in cui si individuano una faccia anteriore o costale, una posteriore o dorsale, tre margini (vertebrale, ascellare e superiore) e tre angoli (laterale, mediale o vertebrale e inferiore).
La faccia anteriore presenta una leggera concavità chiamata fossa sottoscapolare, che accoglie l’omonimo muscolo; sulla faccia posteriore, a livello del ¼ superiore si trova una eminenza trasversale, la spina della scapola, che inizia poco rilevata a livello del margine vertebrale per dirigersi verso il margine opposto e terminare in un robusto processo appiattito, l’acromion, che volge in fuori e davanti; la zona che si pone superiormente alla spina è detta fossa sovraspinata, mentre quella inferiore è la fossa infraspinata, dai cui margini prendono origine i muscoli grande e piccolo rotondo.
Il margine superiore presenta lateralmente l’incisura della scapola che il  legamento trasverso superiore trasforma in foro per il passaggio del nervo soprascapolare; all’esterno dell’incisura si solleva, dal margine superiore, il processo caracoideo, che si porta, incurvandosi a becco, in alto, avanti e fuori.
L’angolo laterale della scapola è slargato e risulta evidenziato dal resto dell’osso ad opera di una parte ristretta, il collo della scapola, che lateralmente presenta la cavità glenoidea dove si articola l’omero.
La CLAVICOLA è un osso allungato a forma di S che si estende trasversalmente al davanti della prima costa e presenta la conformazione interna tipica delle ossa piatte. Il corpo forma una doppia curva con la parte mediale convessa anteriormente, la parte mediale ha forma prismatica triangolare, mentre la parte laterale è appiattita.
La faccia inferiore presenta lateralmente la tuberosità caracoidea, medialmente la tuberosità costale; le estremità presentano rispettivamente una faccetta articolare acromiale, laterale e appiattita, ed una faccetta articolare sternale, mediale.
L’OMERO è un osso lungo che forma da solo lo scheletro del braccio e che contiene un ampio canale midollare; si articola superiormente con la scapola e inferiormente con le due ossa che formano l’avambraccio, radio e ulna.
Il corpo dell’omero ha forma quasi cilindrica nella parte prossimale e prismatica triangolare in quella distale; la faccia anteromediale presenta nel suo mezzo il foro nutritizio, mentre quella anterolaterale, nel suo terzo medio, la tuberosità deltoidea, sulla quale si inserisce il muscolo deltoide. La faccia posteriore è percorsa dal solco del nervo radiale.
L’estremità prossimale dell’omero presenta un’ampia superficie articolare quasi sferica, rivestita di cartilagine, la testa dell’omero: questa volge medialmente e in alto e il suo asse forma con quello del corpo un angolo di circa 130°.
La testa è delimitata nel suo contorno da un leggero restringimento, il collo anatomico, al di sotto del quale si trova il collo chirurgico, che la separa dai due rilievi posti nelle vicinanze, cioè la piccola tuberosità, che volge medialmente e anteriormente e dà attacco al muscolo sottoscapolare, e la grande tuberosità, che volge invece posteriormente e lateralmente e che presenta tre faccette, distinte in superiore media e inferiore, su cui prendono attacco rispettivamente i muscoli sovraspinato, infraspinato e piccolo rotondo; tra le due tuberosità si trova il solco bicipitale dell’omero, che dà passaggio al tendine del capo lungo del bicipite.
Sul labbro laterale prende attacco il grande pettorale, sul labbro mediale il grande dorsale e il grande rotondo.
L’estremità distale dell’omero si presenta slargata ed appiattita dall’avanti all’indietro; su ciascuno dei due lati si trovano due sporgenze: quella mediale è detta epitroclea, più voluminosa e che presenta sulla sua superficie dorsale il solco per il nervo ulnare, quella laterale epicondilo; tra epicondilo ed epitroclea si trovano le superfici articolari per le ossa dell’avambraccio; medialmente la troclea per l’articolazione dell’ulna e lateralmente il condilo per l’articolazione con il radio.
Sulla faccia anteriore dell’estremità distale si trova la fossa coronoidea, per il processo coronoideo dell’ulna durante la flessione dell’avambraccio, mentre sulla faccia posteriore la fossa olecranica che accoglie l’olecrano dell’ulna durante l’estensione dell’avambraccio; una fossetta radiale si trova sulla faccia anteriore sopra il condilo: accoglie il capitello del radio durante la flessione dell’avambraccio.
Il RADIO è un osso lungo che occupa la posizione laterale dell’avambraccio; si articola in alto con l’omero e in basso con il carpo e tanto in alto quanto in basso con l’ulna.
Il corpo è prismatico triangolare con tre facce, anteriore o volare, posteriore o dorsale e laterale e tre margini, anteriore, posteriore e mediale o cresta interossea; la faccia volare presenta una depressione che dà attacco al muscolo flessore lungo del pollice, e nella parte distale dà attacco al muscolo pronatore quadrato.
L’estremità superiore dell’osso prende il nome di capitello del radio; si presenta come un rigonfiamento cilindrico il cui contorno è, per gran parte , rivestito di cartilagine e prende il nome di circonferenza articolare del capitello; la faccia superiore del capitello presenta la faccetta articolare concava che si articola con il condilo omerale, la fossetta articolare del capitello radiale.
Sul lato anteromediale si trova la tuberosità del radio, che dà inserzione al muscolo bicipite brachiale.
L’estremità inferiore è appiattita dall’avanti all’indietro e presenta la forma di una piramide triangolare tronca ad apice superiore. La faccia dorsale presenta lateralmente un lungo processo rivolto in basso, il processo stiloideo, ed è percorsa da numerosi solchi longitudinali per il passaggio di tendini; sulla parte mediale si trova invece l’incisura ulnare, una faccetta per l’articolazione radioulnare distale.
L’ULNA è un osso lungo che occupa la parte mediale dell’avambraccio; è più voluminoso nella parte prossimale che in quella distale; si articola con omero, radio e indirettamente anche con il carpo; il corpo è prismatico triangolare
L’estremità prossimale dell’ulna si presenta ingrossata a formare un grosso rilievo rugoso, l’olecrano, al di sotto del quale si trova un secondo prolungamento, il processo coronoideo: insieme questi processi delimitano l’incisura semilunare con si articola con la troclea omerale. L’apice dell’olecrano si incurva a becco, che nell’estensione completa raggiunge la fossa olecranica dell’omero.
Il processo coronoideo presenta quattro facce: quella superiore costituisce l’incisura semilunare, quella inferiore presenta la tuberosità ulnare che dà attacco al muscolo brachiale, la faccia mediale prosegue nell’olecrano e quella laterale presenta l’incisura radiale che si articola con la circonferenza articolare del radio.
L’estremità inferiore dell’ulna si presenta come una piccola testa tondeggiante, il capitello dell’ulna, che si articola con il carpo mediante un disco articolare; dal lato mediale del capitello si distacca il processo stiloideo.
E’ presenta una incisura radiale inferiore.
Il CARPO è un complesso osseo a forma di doccia con concavità anteriore, formato da otto ossa, tutte bravi, che si dispongono su due file, una prossimale ed una distale.
Le ossa della fila prossimale sono, dall’esterno all’interno, lo scafoide o navicolare, il semilunare, il piramidale e il pisiforme; le ossa della fila distale sono, sempre dall’esterno all’interno, il trapezio, il trapezoide, il capitato e l’uncinato.
Lo scafoide si articola con il radio e presenta il solco dell’arteria radiale, mentre il capitato, che rappresenta l’osso carpale più voluminoso, presenta sei facce di cui quattro articolari, di cui quella distale è in rapporto con il 3° e parte del 4° osso metacarpale.
Il METACARPO  è il segmento medio dello scheletro della mano e risulta costituito dalle cinque ossa metacarpali, ossa lunghe, che vengono numerate in modo crescente dal lato laterale a quello mediale (dal pollice al mignolo).
La base delle ossa metacarpali è slargata, a forma di piramide quadrangolare, la cui faccia prossimale si articola con le ossa carpali, quella laterale con le metacarpali contigue; l’estremità distale o capitello è invece arrotondata e presenta la faccetta articolare per la 1° falange.
Le FALANGI formano lo scheletro delle dita e sono ossa lunghe, formate da due estremità, prossimale e distale, e da un corpo; in ciascun dito, eccetto il pollice, si individuano tre falangi, una prossimale, più lunga, una mediale e una distale, la più piccola di tutte, la cui estremità distale è detta tuberosità ungueale.

 

Articolazioni

Le articolazioni dell’arto superiore si dividono in articolazione sternoclavicolare, acromioclavicolare, scapoloomerale, del gomito, radioulnare distale radiocarpica e della mano.

L’ARTICOLAZIONE STERNOCLAVICOLARE si stabilisce tra l’estremità sternale della clavicola, il manubrio dello sterno e la 1° cartilagine costale e può essere considerata come una articolazione doppia per la presenza di un disco intraarticolare; viene assegnata al tipo di articolazione a sella.
La concordanza tra le due  superfici articolari viene stabilita da un disco fibrocartilagineo per lo più completo.
I mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare, che forma un robusto legamento sternoclavicolare (un cui fascio è il legamento interclavicolare).
L’articolazione sternoclavicolare entra in gioco in tutti i movimenti della spalla nel suo insieme (elevazione, abbassamento, proiezione avanti e indietro, circumduzione).
L’ARTICOLAZIONE ACROMIOCLAVICOLARE è un’artodia che si instaura tra la clavicola e la scapola; presenta un disco fibrocartilagineo e i mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e dal legamento caracoclavicolare, un legamento a distanza, il cui fascio anteriore  prende il nome di legamento trapezoide, quello posteriore di legamento conoide. Lo strato fibroso della capsula è rinforzato dal legamento acromioclavicolare.

I legamenti propri della scapola sono dati dal legamento caracoacromiale, dal legamento trasverso superiore e dal legamento trasverso inferiore.

L’ARTICOLAZIONE SCAPOLOOMERALE  prende anche il nome di articolazione della spalla ed è una enartrosi.
La testa dell’omero si presenta come 1/3 di sfera liscio; la cavità glenoidea scapolare è ovalare, poco profonda e meno estesa della testa omerale: la sua superficie è rivestita di cartilagine articolare.
Sul contorno della cavità si fissa un cercine fibrocartilagineo, il labbro glenoideo, che amplia così la cavità articolare.
I mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare rinforzata da fasci fibrosi e da un legamento a distanza, il legamento caracoomerale.
La capsula articolare, piuttosto lassa e più robusta posteriormente, si fissa alla faccia esterna del labbro glenoideo e raggiunge il collo chirurgico dell’omero, passando a ponte dalla grande alla piccola tuberosità. Il segmento anteroinferiore della capsula è rinforzato dai legamenti glenoomerali, che si distinguono in superiore, medio e inferiore; tra quello superiore e quello medio si delimita uno spazio triangolare rivolto verso la piccola tuberosità, il forame ovale, in cui la capsula manca e la membrana sinoviale invia un prolungamento verso il muscolo sottoscapolare.
La membrana sinoviale forma due diverticoli che rappresentano prolungamenti sinoviali, il diverticolo sottoscapolare e il diverticolo bicipitale che accompagna il tendine del capo lungo del bicipite nel solco bicipitale.
L’articolazione della spalla, la più mobile del corpo, consente all’omero una estrema libertà per tutti i tipi di movimento.
L’ARTICOLAZIONE DEL GOMITO è un complesso articolare formato dall’articolazione omeroradiale, dall’articolazione omeroulnare e dall’articolazione radioulnare prossimale; tutte sono racchiuse da un’unica capsula articolare che ingloba anche la fossa coronoidea.
L’articolazione omeroulnare è un ginglimo angolare che coinvolge la troclea omerale e l’incisura semilunare dell’ulna.
L’articolazione omeroradiale, rinforzata dal legamento anulare del radio, è una condiloartrosi che coinvolge il condilo omerale e il capitello radiale.
L’articolazione radioulnare prossimale è un ginglimo laterale che coinvolge l’incisura radiale dell’ulna e la circonferenza articolare del radio.
I mezzi di unione dell’articolazione del gomito sono la capsula articolare, rinforzata dal legamento collaterale radiale a cui è connesso il legamento anulare del radio, dal legamento collaterale ulnare, e dalla corda obliqua, e un legamento a distanza, la membrana interossea dell’avambraccio.
I principali movimenti dell’avambraccio sono di flessione e di estensione, con un’escursione di circa 140°, svolti dall’ulna che trasporta passivamente il radio; scarsi sono i movimenti di lateralità, peraltro possibili solo ad avambraccio flesso; altro movimento è quello di pronosupinazione, dovuto allo spostamento del radio sull’ulna.
L’ARTICOLAZIONE RADIOULNARE DISTALE, al pari della prossimale è un ginglimo laterale e le superfici di contatto sono date dall’incisura ulnare del radio, fornita di un disco articolare, e dal capitello dell’ulna; i mezzi di unione sono dati da una capsula articolare e dalla membrana interossea. Questa articolazione entra in gioco, come quella prossimale, nei movimenti di pronosupinazione in cui la mano è solidale.
L’ARTICOLAZIONE RADIOCARPICA è una condiloartrosi la cui superficie articolare è allungata in senso trasversale.
La superficie articolare del carpo si presenta come un condilo formato dalle facce prossimali dello scafoide, del semilunare e del piramidale: lo scafoide e parte del semilunare corrispondono al radio, parte del semilunare e del piramidale al disco articolare, la maggior parte del piramidale si mette a contatto del legamento collaterale ulnare.
I mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare provvista di legamenti di rinforzo, i legamenti radiocarpici, che si distinguono in volare, dorsale e collaterali.
Le ARTICOLAZIONI DELLA MANO si distinguono in:
- articolazioni intercarpiche. Le articolazioni tra le ossa della fila prossimale sono tutte artrodie, come quelle tra le ossa della fila distale; i mezzi di unione sono dati da una capsula articolare che avvolge sia le articolazioni della fila prossimale, quelle della fila distale, quelle mediocarpiche e perfino quelle carpometacarpiche.
Nelle ossa della fila prossimale i mezzi di unione sono dati dalla capsula e da legamenti a distanza, nelle articolazioni delle ossa della fila distale dalla capsula e da legamenti intrinseci definiti interossei, volari e intercarpici, tutti in numero di tre.
- L’articolazione mediocarpica può essere considerata come la giustapposizione di due condiloartrosi che delimitano un’interlinea articolare molto irregolare, a forma di S; i mezzi di unione sono dati dalla capsula e da legamenti intrinseci detti volare, dorsale e collaterali (radiale e ulnare). Insieme alla radiocarpica è la più mobile del carpo.
- articolazioni carpometacarpiche sono artrodie che permettono limitati movimenti, principalmente di scivolamento, flesso-estensione e inclinazione laterale; fa eccezione l’articolazione del pollice, che si presenta come una articolazione a sella con ampia libertà in tutti i movimenti, esclusa la rotazione.
- articolazioni intermetacarpiche sono tre artrodie che congiungono la base delle ultime quattro ossa metacarpali.
- articolazioni metacarpofalangee si svolgono fra i capitelli delle ossa metacarpali e le basi delle prime falangi; sono condiloartrosi, tranne quella del pollice che è considerata un ginglimo angolare; i mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare che forma legamenti collaterali e legamenti accessori volari.
Le articolazioni metacarpofalangee presentano ampi gradi di libertà soprattutto nei movimenti di flesso-estensione e più limitati in adduzione e abduzione e nella rotazione; fa eccezione il pollice in cui sono tutti più limitati.
- articolazioni interfalangee riuniscono fra loro le falangi che formano così lo scheletro delle dita e sono tutte ginglimi angolari.

 

Muscoli

I muscoli dell’arto superiore si dividono in muscoli della spalla (prendono tutti origine dalle ossa della cintura toracica per inserirsi sull’omero), muscoli del braccio, muscoli dell’avambraccio e muscoli della mano.

Sono muscoli della spalla:
il MUSCOLO DELTOIDE, che ricopre la parte laterale dell’articolazione della spalla e si presenta con una forma triangolare appiattita, con vertice in basso e base in alto; origina dal 1/3 laterali del margine anteriore della clavicola, dall’apice e dalla parte laterale dell’acromion e dal labbro inferiore della faccia posteriore della spina scapolare: i suoi fasci convergono in basso e si inseriscono sulla tuberosità deltoidea dell’omero. Con la sua azione abduce il braccio a 90° e permette anche limitate intra ed extrarotazioni;
il MUSCOLO SOVRASPINATO si trova nella fossa sovraspinata della scapola; ha origine dai 2/3 mediali della fossa sovraspinata e i suoi fasci passano sotto l’estremità acromiale della clavicola inserendosi alla faccetta superiore della grande tuberosità dell’’omero. Contraendosi, abduce ed extraruota il braccio, in sinergismo col deltoide;
il MUSCOLO INFRASPINATO occupa la fossa infraspinata ed origina dai ¾ mediali della stessa fossa, per andarsi ad inserire alla faccetta media della grande tuberosità dell’omero. Con la sua azione extraruota il braccio;
il MUSCOLO PICCOLO ROTONDO origina dalla fossa infraspinata e si inserisce alla faccetta anteriore della grande tuberosità dell’omero: Contraendosi extraruota il braccio;
il MUSCOLO GRANDE ROTONDO origina al di sotto del piccolo rotondo e si inserisce al fondo del solco bicipitale dell’omero. Il margine inferiore del muscolo, assieme al grande dorsale, forma la parete posteriore della cavità ascellare, mentre il margine superiore, insieme con l’omero e con il margine inferiore del piccolo rotondo, delimita uno spazio triangolare detto triangolo dei muscoli rotondi. Ha una azione simile ma meno potente di quella del grande dorsale, adducendo, estendendo ed intraruotando l’omero;
il MUSCOLO SOTTOSCAPOLARE origina dal fondo della fossa sottoscapolare e i fasci si vanno ad inserire sulla piccola tuberosità dell’omero; adduce ed intraruota il braccio.

I muscoli del braccio si distinguono in anteriori e posteriore( il tricipite).
Sono muscoli del braccio:
il MUSCOLO BICIPITE BRACHIALE (anteriore) è formato da due capi, uno lungo e uno breve: il capo lungo, laterale, origina dalla tuberosità sovraglenoidea della scapola e dal labbro glenoideo mediante un tendine lungo e cilindrico (ha quindi origine intracapsulare), il capo breve, mediale, origina dall’apice del processo caracoideo; i due capi si uniscono e si vanno a fissare alla tuberosità bicipitale del radio, fondendosi con la fascia antibrachiale.
Essendo un muscolo biarticolare agisce sia sul braccio che sull’avambraccio. Con la sua azione interviene anche sui movimenti di flessione e adduzione del braccio, ma principalmente è il muscolo flessore dell’avambraccio sul braccio per eccellenza e, ad avambraccio prono, sviluppa una notevole azione supinatoria;
il MUSCOLO CARACOBRACHIALE (anteriore) origina dall’apice del processo caracoideo e si porta in basso per inserirsi al terzo medio della faccia anteromediale dell’omero. Contraendosi, flette e adduce il braccio.
il MUSCOLO BRACHIALE  (anteriore) si trova dietro al bicipite, origina subito al di sotto dell’inserzione del deltoide e si inserisce sulla tuberosità dell’ulna; agisce flettendo l’avambraccio;
il MUSCOLO TRICIPITE BRACHIALE (posteriore) è formato da tre parti, denominate capo lungo, capo laterale e capo mediale. Dopo aver preso origine in punti diversi, i tre capi si portano in basso convergendo su un robusto tendine che va ad inserirsi alle facce superiore e posteriore e ai margini dell’olecrano; estende l’avambraccio;

I muscoli dell’avambraccio, avvolti dalla fascia antibrachiale, si distinguono in anteriori, 8 muscoli disposti in quattro strati sovrapposti, laterali e posteriori, in numero di 9 disposti in due strati e quelli dello strato superficiale sono detti muscoli epicondiloidei perché originano tutti dall’epicondilo.
I muscoli dell’avambraccio sono:
--- (ANTERIORI) ---
il MUSCOLO PRONATORE ROTONDO origina con due fasci, il capo omerale e il capo ulnare e si fissa al radio. Con la sua azione ruota il radio internamente (pronazione) e flette l’avambraccio;
il MUSCOLO FLESSORE RADIALE DEL CARPO origina dalla faccia anteriore dell’epitroclea e si va ad inserire alla base del 2° osso metacarpale (può inviare un fascetto anche alla base del 3°). Flette la mano e l’avambraccio, ruotandoli internamente (pronazione) ed ha anche una componente di adduzione sulla mano;
il MUSCOLO PALMARE LUNGO origina dall’epitroclea e si va ad inserire nell’aponeurosi palmare. Flette la mano.
il MUSCOLO FLESSORE ULNARE DEL CARPO origina con un capo omerale ed uno ulnare che si vanno ad inserire sull’osso pisiforme; flette e adduce la mano;
il MUSCOLO FLESSORE SUPERFICIALE DELLE DITA forma da solo il secondo strato di muscoli anteriori dell’avambraccio. Origina con un capo omerale, che nasce dall’epitroclea, dal legamento collaterale mediale del gomito, dal margine mediale del processo coronoideo dell’ulna e dai setti intermuscolari, ed uno radiale, che origina dalla parte superiore della faccia anteriore e dal margine anteriore del radio: i capi si riuniscono e formano quattro tendini che si vanno ad inserire alle dita, dal 2° alla 5°. Con la sua azione flette la 2° falange delle dita e coopera alla flessione della mano sull’avambraccio e di questo sul braccio;
il MUSCOLO FLESSORE PROFONDO DELLE DITA origina dai 2/3 superiori delle facce anteriore e mediale dell’ulna, dalla fascia antibrachiale, dalla membrana interossea e dal margine mediale del radio: si divide in quattro fasci carnosi cui seguono altrettanti tendini che attraversano il condotto del carpo e si vanno a fissare alla base della 3° falange delle ultime quattro dita. Agisce flettendo al 3° falange delle dita e coopera alla flessione della mano;
il MUSCOLO FLESSORE LUNGO DEL POLLICE origina dai ¾ superiori della faccia anteriore del radio  e dalla parte laterale della membrana interossea per inserirsi alla base della falange distale; agisce flettendo la falange distale del pollice;
il MUSCOLO PRONATORE QUADRATO origina dal ¼ inferiore della faccia anteriore dell’ulna; i suoi fasci hanno decorso trasversale e si inseriscono al ¼ inferiore della faccia anteriore e al margine anteriore del radio; intraruota l’avambraccio.
--- (LATERALI) ---
Il MUSCOLO BRACHIORADIALE origina dall’omero e si inserisce al processo stiloideo del radio; flette l’avambraccio;
il MUSCOLO ESTENSORE RADIALE LUNGO DEL CARPO origina dalla parte anteriore del margine laterale dell’omero e si inserisce alla faccia dorsale della base del 2° osso metacarpale; estende ed abduce la mano;
il MUSCOLO ESTENSORE RADIALE BREVE DEL CARPO origina dalla faccia anteriore dell’epicondilo, dalla fascia antibrachiale, dal legamento collaterale radiale e dal setto intermuscolare; estende la mano.
--- (POSTERIORI) ---
Il MUSCOLO ESTENSORE COMUNE DELLE DITA origina dalla faccia posteriore dell’epicondilo, dalla fascia antibrachiale e dai setti; i quattro tendini divergono per portarsi alle ultime quattro dita ciascun tendine si divide in tre linguette di cui quella media si fissa alla faccia dorsale della base della 2° falange, mentre quella laterale e quella mediale si riuniscono per connettersi alla base della 3° falange. Con la sua azione estende le ultime quattro dita e coopera all’estensione della mano;
il MUSCOLO ESTENSORE PROPRIO DEL MIGNOLO estende il mignolo;
il MUSCOLO ESTENSORE ULNARE DEL CARPO origina dall’epicondilo, dal legamento collaterale radiale del gomito, dalla fascia antibrachiale, dai setti intermuscolari contigui  e dal margine posteriore dell’ulna; si inserisce alla parte interna della base del 5° osso metacarpale e, contraendosi, estende ed inclina medialmente la mano;
il MUSCOLO ANCONEO origina dall’epicondilo e si inserisce al margine laterale dell’olecrano. Ha una minima azione di estensione sull’avambraccio;
il muscolo supinatore extraruota l’avambraccio (supinazione);
il MUSCOLO ABDUTTORE LUNGO DEL POLLICE origina dalla faccia posteriore dell’ulna e si inserisce sulla parte laterale della base del 1° metacarpale; abduce il pollice e la mano;
il MUSCOLO ESTENSORE BREVE DEL POLLICE estende la prima falange, abducendo il pollice;
il MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DEL POLLICE origina dalla faccia posteriore dell’ulna e si inserisce alla base della falange distale del pollice; il suo tendine, assieme a quello dell’estensore breve del pollice, delimita la tabacchiera anatomica, una depressione visibile a pollice abdotto. Estende la falange distale e abduce il pollice;
il MUSCOLO ESTENSORE PROPRIO DELL’INDICE sorge dalla faccia posteriore dell’ulna e si fonde con il tendine dell’estensore comune delle dita destinato all’indice; estende l’indice.

I muscoli dell’avambraccio sono avvolti da un manicotto fibroso che prende il nome di fascia antibrachiale; l’estremità inferiore di questa fascia presenta tre ispessimenti che sono il legamento dorsale del carpo, il legamento palmare del carpo e il legamento trasverso del carpo.

 

I muscoli della mano si trovano tutti sulla faccia palmare e si distinguono in tre gruppi:

  1. uno laterale dei muscoli dell’eminenza  ipotenar:

MUSCOLO ABDUTTORE BREVE DEL POLLICE,
MUSCOLO OPPONENTE DEL POLLICE (che si inserisce alla faccia anteriore del 1° metacarpale e oppone il pollice alle altre dita),
MUSCOLO FLESSORE BREVE DEL POLLICE
MUSCOLO ABDUTTORE DEL POLLICE);

  1. uno mediale dei muscoli dell’eminenza tenar 

MUSCOLO PALMARE BREVE (un rudimentale muscolo pellicciaio)
MUSCOLO ABDUTTORE DEL MIGNOLO (che origina dall’osso pisiforme)
MUSCOLO FLESSORE BREVE DEL MIGNOLO
MUSCOLO OPPONENTE DEL MIGNOLO (che origina dal processo dell’uncinato));

  1. uno intermedio dei muscoli palmari

MUSCOLI LOMBRICALI (che si trovano in numero di quattro fra i tendini del muscolo flessore profondo delle dita e che contraendosi flettono la 1° falange ed estendono la 2° e la 3° delle ultime quattro dita)
MUSCOLI INTEROSSEI PALMARI (in numero di tre che si inseriscono ai tendini del muscolo estensore comune delle dita e che contraendosi flettono la 1° falange ed estendono le altre due ed inoltre avvicinano fra loro le dita)
MUSCOLI INTEROSSEI DORSALI (che hanno origine dalle due facce delle ossa metacarpali che delimitano lo spazio interosseo e che hanno la stessa azione degli altri muscoli palmari, ma allontanano le dita fra loro).

 

ARTO INFERIORE

 

Ossa

Lo scheletro dell’arto inferiore comprende la cintura pelvica, formata dalle due ossa dell’anca che si articolano con la porzione sacrale della colonna vertebrale ed inoltre fra di loro anteriormente nella sinfisi pubica, formando così un complesso osseo chiamato bacino, e lo scheletro della parte libera
Il bacino o pelvi presenta una cavità a forma di imbuto che viene divisa i due parti, una superiore detta grande pelvi ed una inferiore detta piccola pelvi; la prima fa parte della cavità addominale, la seconda della cavità pelvica. Il limite tra le due parti viene segnato dallo stretto superiore, che nel maschio ha forma di cuore di carta da gioco, costituito in avanti e di lato dall’eminenza ileopettinea e dalla linea arcuata, in dietro dalle ali del sacro e dal promontorio, sporgenza data dall’articolazione lombosacrale.
La piccola pelvi presenta un’apertura superiore, lo stretto superiore, una inferiore, lo stretto inferiore, ed una cavità: lo stretto superiore ha contorno ovale ed è delimitato indietro dal margine anteriore della base del sacro, lateralmente dalle linee arcuata e pettinea e in avanti dalla continuazione della linea arcuata fino al tubercolo pubico.
Il contorno dello stretto inferiore si presenta più irregolare e passa, dal dietro in avanti, per l’apice del coccige e per le tuberosità ischiatiche giungendo al margine inferiore della sinfisi pubica.
La parete ossea è incompleta e viene parzialmente colmata dai legamenti sacrospinoso e sacrotuberoso.
Lo stretto superiore presenta i seguenti diametri:
- diametro anteroposteriore, che corrisponde alla distanza fra promontorio e margine superiore della sinfisi pubica; è detto anche coniugata anatomica e misura in media circa 11 cm;
- diametri obliqui, che rappresentano la distanza che separa l’articolazione sacroiliaca di un lato dall’eminenza ileopettinea dell’altro e misurano in media 12 cm
- coniugata diagonale va dal promontorio al margine inferiore della sinfisi pubica e può essere misurata direttamente dall’ostetrico mediante esplorazione vaginale; misura in media 12 cm e da essa si può ricavare la misura della coniugata vera che è di circa 1.5 cm inferiore.
Nello stretto inferiore il diametro di maggiore importanza è il diametro anteroposteriore, tra sinfisi pubica e apice del coccige, che misura circa 9.5 cm.
Nel bacino maschile si nota una prevalenza dei diametri verticali, mentre nella femmina di quelli trasversali; inoltre nella femmina il bacino è più inclinato in avanti e le ali iliache sono maggiormente inclinate in fuori, nonché l’angolo sottopubico è più aperto (110° rispetto ai 70° del maschio).

L’OSSO DELL’ANCA è un osso piatto, pari e simmetrico derivato dalla fusione di tre parti, l’ileo, l’ischio e il pube.
La faccia esterna presenta nel suo centro una grossa e profonda cavità approssimativamente sferica detta acetabolo; tale cavità è delimitata da un lembo osseo circolare, il margine dell’acetabolo (o ciglio cotiloideo), interrotto in tre punti, corrispondenti ai punti di fusione dei primitivi abbozzi ossei; di tali solchi quello tra ischio e pube è ben evidente e prende il nome di incisura dell’acetabolo. Soltanto la parte periferica della cavità prende parte all’articolazione con il femore, mentre la parte profonda, detta fossa dell’acetabolo, contiene tessuto adiposo ed un legamento.
Al di sopra dell’acetabolo, l’osso presenta una vasta regione piana, detta faccia glutea, solcata dalla linea glutea anteriore e dalla linea glutea posteriore, più alta, un’altra breve linea glutea inferiore si trova sotto la anteriore.
Al di sotto dell’acetabolo si trova il forame otturatorio, il quale è chiuso da una membrana che da attacco a muscoli su entrambe le parti.
La faccia posteriore dell’anca è divisa nettamente in due parti da una eminente linea arcuata o innominata, al di sopra della quale si estende una superficie piana detta fossa iliaca che dà attacco al muscolo iliaco.
Il margine anteriore presenta a considerare , dall’alto in  basso, due protuberanze separate fra loro da una incisura, è cioè una spina iliaca anteriore superiore ed una spina iliaca anteriore inferiore, una cresta smussa detta eminenza ileopettinea , una superficie pianeggiante destinata all’inserzione del muscolo pettineo, detta superficie pettinea, su cui termina la linea arcuata formando una cresta tagliente, la cresta pettinea, ed un tubercolo destinato all’inserzione del legamento inguinale, il tubercolo pubico.
Nel margine posteriore si individuano la spina iliaca posteriore superiore, la spina iliaca posteriore inferiore, al di sotto della quale si trova la grande incisura ischiatica, delimitata in basso dalla spina ischiatica sotto la quale si trova la piccola incisura ischiatica; sotto quest’ultima si trova la tuberosità ischiatica.
Il margine superiore è denominato cresta iliaca, delimitata da un labbro interno ed un labbro esterno.
Infine, il margine inferiore termina con una faccetta articolare detta faccetta della sinfisi pubica, destinata ad articolarsi con l’omonima del lato opposto.
Il FEMORE è un osso lungo che da solo costituisce lo scheletro della coscia; il corpo, prismatico triangolare, non è esattamente rettilineo, ma risulta incurvato ad arco con convessità anteriore e, a stazione eretta, risulta obliquo in basso e medialmente. Posteriormente, l’incontro tra la faccia mediale e quella laterale, presenta una cresta, detta linea aspra, che in basso si biforca a delimitare il triangolo popliteo, mentre in alto risulta tripartita.
L’estremità prossimale presenta una testa e due rilievi denominati trocanteri. La testa, che si articola con l’acetabolo, è sferica, volge in alto, avanti e medialmente e forma con il resto del corpo un angolo di circa 130°. Presenta al centro una piccola depressione, la fovea capitis. La testa è separata dal corpo da un segmento prismatico rettangolare detto collo anatomico: alla base di questo si trovano due grosse sporgenze, il grande trocantere, lateralmente in alto, e il piccolo trocantere, medialmente in basso, che sono uniti da una sporgente cresta intertrocanterica, a cui corrisponde anteriormente la linea intertrocanterica; subito al di sotto del piccolo trocantere si trova il collo chirurgico, che segna il limite fra epifisi e diafisi.
L’estremità distale presenta sulla faccia anteriore la faccetta patellare, per l’articolazione con la patella, e posteriormente i due condili, separati dalla fossa intercondiloidea, per l’articolazione con la tibia; al di sopra e dietro del condilo mediale si trova il tubercolo del muscolo grande adduttore, dove prende inserzione suddetto muscolo.


La diafisi del femore è costituita da tessuto osseo compatto all’interno del quale si trova un canale midollare.
La ROTULA presenta forma grossolanamente triangolare ad apice inferiore; presenta nella parte superiore della faccia inferiore le due faccette articolari, laterale e mediale, leggermente concave, che entrano in contatto con la faccetta patellare del femore.
La TIBIA è un osso lungo, robusto e voluminoso situato nella parte anteromediale della gamba; non è perfettamente rettilinea, ma presenta una leggera concavità che prossimalmente è mediale e distalmente è laterale.
Il margine anteriore è smusso alle estremità mentre centralmente diviene tagliente, a causa della cresta anteriore che si eleva e si presenta affilata.
L’estremità prossimale risulta molto sviluppata soprattutto in senso trasversale dove si presentano i due condili, separati fra loro dalla eminenza intercondiloidea (formata da due tubercoli intercondiloidei, mediale e laterale, davanti e dietro ai quali si presentano due aree rugose di forma triangolare, le aree intercondiloidee, anteriore e posteriore); in avanti i condili si congiungono nella tuberosità tibiale, mentre posteriormente sono separati da un solco.
L’estremità distale è meno sviluppata e presenta sul lato mediale un robusto processo quadrilatero, il malleolo mediale: la faccia esterna del malleolo corrisponde ai tegumenti, mentre quella interna corrisponde alla faccetta articolare per l’astragalo.
La FIBULA o PERONE è un osso lungo, più sottile della tibia, rispetto alla quale è laterale  e posteriore. Il corpo è rettilineo ed ha forma prismatica triangolare; la faccia mediale è percorsa da un rilievo verticale, la cresta interossea.
L’estremità superiore, o testa, presenta una faccetta articolare piana, volta in alto e medialmente, che corrisponde alla faccetta articolare fibulare della tibia; lateralmente si solleva un processo stiloideo della fibula, piramidale.
L’estremità inferiore si rigonfia nel malleolo laterale, la cui parte esterna corrisponde ai tegumenti.
Il TARSO è un complesso di ossa brevi organizzate in una fila prossimale (che comprende l’astragalo e il calcagno) e in una fila distale ( che comprende lo scafoide, il cuboide e i cuneiformi).
L’astragalo è un osso irregolarmente cuboide che si articola in alto con i due malleoli (attraverso due faccette articolari sui lati mediale e laterale), in basso e in dietro con il calcagno, in avanti con lo scafoide. Vi si individuano tre porzioni, cioè una testa anteriore, un corpo posteriore e un collo posto fra le altre due parti e presenta sette faccette articolari.
Il calcagno , che si articola con l’astragalo mediante tre facce articolari, si trova sotto l’astragalo e presenta lateralmente il processo trocleare, medialmente un robusto capitello detto sustentaculum tali e anteriormente una superficie articolare per l’articolazione a sella con il cuboide.
Il cuboide presenta sulla sua faccia plantare la tuberosità del cuboide.
Lo scafoide presenta anteriormente tre faccette articolari piane per i tre cuneiformi e medialmente la tuberosità dello scafoide.
I cuneiformi sono tre ossa a forma di prismi triangolari; si distinguono in 1° o mediale, 2° o intermedio, e 3° o laterale: il mediale si pone con la base volta verso la pianta del piede, quelli intermedio e laterale con la base verso il dorso del piede.
Le ossa del metatarso sono cinque piccole ossa lunghe in cui si descrivono un corpo e due estremità; il corpo ha forma prismatica triangolare con base in alto ed è incurvato a concavità inferiore.
Il 1° metatarsale è il più corto e il più robusto, il 5° è il più sottile e presenta una tuberosità del 5° metatarsale sulla parte prossimale, che dà attacco al muscolo peronieno breve.

 

Articolazioni

Le articolazioni dell’arto inferiore si distinguono in articolazione sacroiliaca, sinfisi pubica, sacrococcigea, coxofemorale, del ginocchio, tibiofibulare, tibiotarsica e del piede.
ARTICOLAZIONE SACROILIACA la quale, soprattutto a causa della variabilità che presenta (in gran parte con l’età), è di classificazione incerta. Può essere considerata come una sincondrosi, o meglio come una artrodia atipica, in quanto i capi ossei che si mettono in giunzione sono liberi e separati da una cavità.
Questa articolazione è molto importante durante il parto: quando il feto passa per lo stretto superiore si ha una contronutazione, cioè il promontorio del sacro si porta indietro, mentre al passaggio del feto per lo stretto inferiore, si ha la nutazione, movimento contrario, con cui il promontorio si porta in avanti.
Le superfici articolari sono rappresentate dalle faccette articolari dell’osso sacro e da quelle dell’anca; i mezzi di unione sono la capsula articolare rinforzata da numerosi legamenti propri e da legamenti a distanza: fra questi ultimi, il legamento sacrospinoso si estende al margine laterale del sacro e del coccige alla spina ischiatica; il legamento sacrotuberoso prende attacco su tutto il margine laterale del sacro e termina sulla tuberosità ischiatica;


la SINFISI PUBICA è una sinfisi che unisce anteriormente le ossa dell’anca;
la ARTICOLAZIONE SACROCOCCIGEA è una sinfisi che si stabilisce tra l’apice del sacro e la base del coccige; i mezzi di rinforzo sono dati dai legamenti sacrococcigei anteriore, laterali e posteriore;
l’ARTICOLAZIONE COXOFEMORALE o DELL’ANCA  è una tipica enartrosi che unisce il femore all’osso dell’anca. L’articolazione coxofemorale è molto mobile, sebbene in misura minore rispetto alla scapoloomerale; l’ampiezza dell’escursione flessoria corrisponde a 120°, l’estensione a 15° e l’abduzione a circa 80°. Le superfici articolari non sono perfettamente corrispondenti. La capsula articolare è un manicotto fibroso inserito prossimalmente sul contorno dell’acetabolo e sul labbro acetabolare e distalmente sulla linea intertrocanterica. Non dissociabili dalla capsula sono i legamenti di rinforzo longitudinali, ileofemorale, ischiofemorale e pubofemorale.
Il legamento rotondo del femore si estende dalla fovea capitis, dalla quale discende, allargandosi e restando applicato alla testa del femore, per raggiungere poi con due radici i bordi dell’incisura dell’acetabolo;
l’ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO è di difficile classificazione. L’articolazione tra femore e patella è da considerarsi come un’artrodia, mentre quella femorotibiale è riconducibile per alcuni caratteri alle articolazioni condiloidee, per altri a ginglimi angolari; inoltre, mentre le superfici articolari permetterebbero un’ampia libertà di movimenti, questi sono assai limitati dai numerosi legamenti, che finiscono per permettere solo la flesso-estensione.
All’articolazione spetta un’importante compito statico. L’escursione tra una flessione massima ad una estensione massima si aggira sui 140° se ottenuta con le sole forze muscolari, 170° se forzata; a ginocchio esteso, i menischi e i legamenti collaterali limitano l’extrarotazione, quelli crociati limitano l’intrarotazione. Alla marcata convessità sagittale dei due condili femorali, non corrisponde una pari concavità tibiale, quindi l’articolazione vede l’interposizione di due menischi, uno mediale e uno laterale, che hanno forma di semianelli con spessore che si riduce dall’esterno all’interno e che non sono vascolarizzati; il menisco laterale  forma un cerchio pressoché completo, il menisco mediale è interrotto sul lato interno, e ha quindi forma di C: anteriormente i due menischi sono uniti fra loro dal legamento trasverso del ginocchio.
I mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e da legamenti di rinforzo. Il legamento anteriore o patellare è il tratto sottopatellare del muscolo quadricipite femorale nel cui spessore risulta inclusa, come osso sesamoide, la stessa patella ed appare come una robusta lamina triangolare che si inserisce sulla tuberosità tibiale.
I gusci dei condili sono ispessimenti della capsula articolare che la rinforzano posteriormente.
I legamenti collaterali sono due robuste bande, poste ai lati del ginocchio, e in parte separate dalla capsula: il legamento collaterale tibiale è posto sul lato mediale, il legamento collaterale fibulare è un cordone fibroso teso da un tubercolo del condilo laterale del femore alla superficie laterale della testa della fibula.
I legamenti crociati sono intracapsulari, e sono robusti cordoni che si incrociano a X e si trovano su un piano verticale, tra  due condili femorali; il legamento crociato anteriore si stacca da una superficie rugosa posta davanti all’eminenza intercondiloidea e si porta in alto e in dietro per fissarsi alla faccia mediale del condilo laterale del femore; il legamento crociato posteriore si estende da una superficie posta dietro l’eminenza intercondiloidea alla faccia laterale del condilo mediale del femore;
l’ARTICOLAZIONE TIBIOFIBULARE si differenzia in prossimale, un’artrodia che vede la presenza della capsula articolare e della membrana interossea come mezzi di unione, e una distale, una sinartrosi anch’essa caratterizzata dalla presenza della membrana interossea; la membrana interossea è una robusta membrana fibrosa, simile a quella dell’avambraccio che è tesa fra le creste interossee della tibia e della fibula;
l’ARTICOLAZIONE TIBIOTARSICA è un’articolazione a troclea tra la tibia, la fibula e l’astragalo: le superfici articolari delle ossa della gamba formano un incastro a mortaio per la troclea astragalica: il mortaio tibiofibulare.
I principali legamenti di questa articolazione sono: il legamento mediale o deltoideo, il legamento tibionavicolare (superficiale), il legamento tibioastragaleo anteriore, il legamento tibioastragaleo posteriore, il legamento tibiocalcaneale, il legamento laterale.
L’articolazione permette solamente movimenti di flesso-estensione e i malleoli impediscono movimenti di lateralità: questi sono però possibili, in minima misura, a piede flesso.


L’ARTICOLAZIONE DEL PIEDE si divide in:
- articolazione astragalocalcaneale, un’artrodia i cui mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare rinforzata da legamenti periferici e da un robusto legamento astragalocalcaneale interoseeo;
- articolazione fra le ossa della fila distale del tarso, tutte artrodie;
- articolazione trasversa del tarso (di Chopart) che unisce le ossa anteriori a quelle posteriori del tarso e comprende una articolazione mediale o astragaleonavicolare (enartrosi rinforzata dal legamento biforcato) e una articolazione laterale o calcaneocuboidea (a sella);
- articolazioni tarsometatarsali, artrodie che connettono i tre cuneiformi e il cuboide alle basi delle metatarsali
- articolazioni intermetatarsali, artrodie per le ultime quattro e un semplice legamento interosseo fra 1° e 2°  metatarsale;
- articolazioni metatarsolfalangee, articolazioni condiloidee;
- articolazioni interfalangee, a ginglimo angolare.

 

Muscoli

I muscoli dell’arto inferiore si distinguono in muscoli dell’anca, muscoli della coscia, muscoli della gamba e muscoli del piede.

I muscoli dell’anca sono:
il MUSCOLO ILEOPSOAS (interno) formato da due distinte porzioni, cioè il muscolo grande psoas e il muscolo iliaco.
Il muscolo grande psoas è fusiforme ed origina dalle facce laterali dei corpi delle ultime vertebre toraciche e delle prime quattro lombari, poi esce dal bacino passando sotto al legamento inguinale, tra la spina iliaca anteriore inferiore l’eminenza ileopettinea (lacuna dei muscoli); il muscolo iliaco, che occupa la fossa iliaca, ha invece forma a ventaglio e origine dal labbro interno della cresta iliaca, dalle due spine iliache anteriori e dall’incisura fra esse interposta, dai 2/3 superiori della fossa iliaca e si inserisce fondendosi con il grande psoas.
Il muscolo ileopsoas flette la coscia sul bacino, adducendola ed extraruotandola; se prende punto fisso sul femore, flette il tronco e lo inclina dal proprio lato.
Il MUSCOLO PICCOLO PSOAS (interno) origina dai corpi dell’ultima vertebra toracica e della prima lombare e si inserisce all’eminenza ileopettinea; con la sua contrazione tende la fascia iliaca.
Il MUSCOLO GRANDE GLUTEO (esterno) origina dalla cresta laterale del sacro e del coccige per terminare sul ramo laterale della linea aspre del femore (tuberosità glutea); agisce estendendo ed extraruotando il femore, e, prendendo punto fisso sul femore, estende il bacino.
Il MUSCOLO MEDIO GLUTEO  (esterno) origina tra le linee glutee anteriore e posteriore e termina in un tendine che si inserisce sulla faccia esterna del grande trocantere; abduce il femore e lo intraruota ed extraruota.
Il MUSCOLO PICCOLO GLUTEO (esterno) prende origine davanti alla linea glutea anteriore e si inserisce sulla superficie anteriore del grande trocantere femorale; abduce ed intraruota il femore.
Il MUSCOLO PIRIFORME (esterno) origina dalla faccia anteriore dell’osso sacro e i suoi fasci si dirigono lateralmente e in fuori, escono dal bacino attraverso il grande forame ischiatico e si inseriscono sull’estremità superiore del grande trocantere; extraruota il femore.
I MUSCOLI GEMELLI (esterni) si distinguono in superiore, che origina dalla faccia esterna e dal margine superiore della spina ischiatica, e in inferiore, che origina dalla faccia esterna della tuberosità ischiatica; entrambi si dirigono lateralmente in fuori e vanno a inserirsi sul tendine del muscolo otturatorio interno; ruotano esternamente il femore.
Il MUSCOLO OTTURATORIO INTERNO (esterno) origina dalla faccia intrapelvica della membrana otturatoria, esce dalle pelvi attraverso il piccolo foro ischiatico, e si inserisce nella fossa trocanterica del femore; extraruota il femore.
Il MUSCOLO OTTURATORIO ESTERNO (esterno) prende origine dal contorno esterno del foro otturatorio e si inserisce nella fossa trocanterica del femore; extraruota il femore.
Il MUSCOLO QUADRATO DEL FEMORE (esterno) è un muscolo quadrilatero che origina dalla superficie esterna della tuberosità ischiatica e si inserisce a lato della cresta intertrocanterica; extraruota il femore.

I muscoli della coscia sono:
il MUSCOLO TENSORE DELLA FASCIA LATA (anteriore), che con la sua azione tende la fascia lata ed abduce la coscia: essendo un muscolo biarticolare ha anche un’azione di estensione della gamba sulla coscia .
Il MUSCOLO SARTORIO (anteriore), origina dalla spina iliaca anteriore e superiore e si inserisce all’estremità superiore della faccia mediale della tibia con un tendine slargato, la zampa d’oca, comune anche ai muscoli gracile e semitendineo; delimita in basso il triangolo femorale (di Scarpa) e ricopre il canale degli adduttori; con la sua azione flette la gamba sulla coscia e la coscia sul bacino, abduce ed extraruota la coscia.
Il MUSCOLO QUADRICIPITE FEMORALE (anteriore), si compone di quattro capi, il retto del femore, il vasto mediale (che origina dal labbro mediale della linea aspra), il vasto laterale e il vasto intermedio; i fasci più profondi costituiscono il muscolo articolare del ginocchio; contraendosi, estende la gamba e con il retto femorale partecipa alla flessione della coscia, nonché, a ginocchio flesso, alla flessione del bacino sulla coscia.
Il MUSCOLO GRACILE (mediale) origina dalla faccia anteriore della branca ischiopubica per inserirsi nella parte superiore della faccia mediale della tibia; il suo tendine di inserzione concorre a formare la zampa d’oca; adduce la coscia, flette ed intraruota la gamba.
Il MUSCOLO PETTINEO (mediale) adduce, flette ed extraruota la coscia.
Il MUSCOLO ADDUTTORE LUNGO (mediale) adduce ed extraruota la coscia.
Il MUSCOLO ADDUTTORE BREVE (mediale) adduce ed extraruota la coscia.
Il MUSCOLO GRANDE ADDUTTORE (mediale) adduce ed intraruota la gamba.
Il MUSCOLO BICIPITE FEMORALE (posteriore) flette la gamba ed estende la coscia.
Il MUSCOLO SEMITENDINOSO (posteriore) flette ed intraruota la gamba ed estende la coscia
Il MUSCOLO SEMIMEMBRANOSO (posteriore) origina in alto dalla tuberosità ischiatica e il suo tendine si divide in tre fasci che terminano su tibia e femore; ha la stessa azione del muscolo semitendinoso.

I muscoli della gamba sono:
il MUSCOLO TIBIALE ANTERIORE (anteriore) che è il più mediale dei quattro muscoli anteriori, origina dal condilo laterale della metà superiore della faccia laterale della tibia, dalla fascia crurale che avvolge tutti i muscoli della gamba e dal setto intermuscolare e si va a fissare al tubercolo del 1° cuneiforme e alla base del 1° metacarpale; flette dorsalmente, adduce e ruota medialmente il piede.
Il MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DELLE DITA (anteriore) origina da tibia e fibula e si divide in quattro tendini (uno per dito)  ognuno diviso in tre linguette di cui quella intermedia termina sulla faccia dorsale della base della 2° falange, mentre quelle laterale e mediale si riuniscono per fissarsi alla base della 3° falange; contraendosi estende le ultime quattro dita e contribuisce alla flessione dorsale, all’abduzione e all’extrarotazione del piede.
Il MUSCOLO ESTENSORE LUNGO DELL’ALLUCE (anteriore) origina dal terzo medio della faccia mediale della fibula e va ad inserirsi alla faccia dorsale della 1° falange e alla base della 2° falange dell’alluce; estende l’alluce.
Il MUSCOLO PERONIENO ANTERIORE occupa la parte infero-laterale della regione anteriore della gamba; origina dal terzo inferiore della faccia mediale della fibula e si inserisce alla superficie dorsale della base del 5° metatarsale; flette dorsalmente, abduce ed extraruota il piede.
Il MUSCOLO PERONIENO LUNGO (laterale) è più superficiale e più lungo del peronieno breve; con la sua azione flette plantarmente, abduce ed extraruota il piede.
Il MUSCOLO PERONIENO BREVE (laterale)origina dalla fibula e va a fissarsi alla parte dorsale della base del 5° osso metatarsale; abduce ed extraruota il piede.
Il MUSCOLO TRICIPITE DELLA SURA (posteriore) è formato da due muscoli, il gastrocnemio e il soleo, che in basso convergono in un unico tendine calcaneale (di Achille) che si inserisce sul terzo medio della faccia posteriore del calcagno. Il muscolo gastrocnemio è formato da due ventri muscolari, i gemelli della gamba; di essi, il laterale origina dall’epicondilo laterale del femore, quello mediale dall’epicondilo mediale. Il muscolo soleo è sito profondamente ai due gemelli. Il tricipite della sura, contraendosi, flette plantarmente il piede lo extraruota e flette la gamba sulla coscia; facendo perno sull’avampiede, estende la gamba sul piede (muscolo antigravitario).
Il MUSCOLO PLANTARE (posteriore) è un piccolo muscolo, talora assente, che ha un’azione simile a quella del tricipite della sura, anche se meno potente.
Il MUSCOLO POPLITEO (posteriore) origina dalla faccia esterna del condilo laterale del femore e si inserisce sulla tibia; flette ed intraruota la gamba.
Il MUSCOLO FLESSORE LUNGO DELLE DITA (posteriore) origina dalla linea obliqua e dal terzo medio della faccia posteriore della tibia e si divide in tendini che si fissano alla base della 3° falange delle ultime quattro dita.
Il MUSCOLO FLESSORE LUNGO DELL’ALLUCE (posteriore)si fissa alla base della falange distale dell’alluce.
Il MUSCOLO TIBIALE POSTERIORE (posteriore) flette plantarmente il piede e partecipa all’adduzione e all’intrarotazione del piede.

I muscoli del piede si distinguono in dorsali e plantari e sono:
il MUSCOLO ESTENSORE BREVE DELLE DITA (EPIDIDIO), unico dorsale, un muscolo piatto che origina dalla faccia superiore e laterale del calcagno.
Il MUSCOLO ABDUTTORE DELL’ALLUCE (plantare) origina dal processo mediale della tuberosità del calcagno e agisce abducendo e flettendo l’alluce.
Il MUSCOLO FLESSORE BREVE DELL’ALLUCE (plantare).
Il MUSCOLO ADDUTTORE DELL’ALLUCE (plantare) che origina con un capo obliquo ed uno trasverso e che contraendosi flette e adduce l’alluce.
Il MUSCOLO ABDUTTORE DEL 5° DITO (plantare), il più superficiale; con la sua azione flette ed abduce il 5° dito.
Il MUSCOLO FLESSORE BREVE DEL 5° DITO (plantare).
Il MUSCOLO OPPONENTE DEL 5° DITO (plantare), origina dal legamento plantare e che con la sua azione flette e adduce il 5° dito.
Il MUSCOLO FLESSORE BREVE DELLE DITA (plantare)origina dal processo mediale della tuberosità calcaneale.
Il MUSCOLO QUADRATO DELLA PIANTA (plantare)come il flessore lungo delle dita, flette le ultime quattro dita e concorre alla flessione plantare del piede.
I MUSCOLI LOMBRICALI (plantari) sono in numero di quattro, ciascuno nasce dai tendini del muscolo flessore lungo delle dita, con l’eccezione del 1°; flettono la 1° falange ed estendono la 2° e la 3° delle ultime quattro dita.
I MUSCOLI INTEROSSEI (plantari) sono sette muscoli distinti in tre plantari e quattro dorsali, occupano gli spazi intermetatarsali; con la loro azione flettono la prima falange ed estendono le altre due falangi delle ultime tre dita; portano inoltre medialmente queste stesse dita.

 

Fonte: http://www.pgcantara.it/scuola/documenti/anatomia/Apparato%20Circolatorio%20e%20Apparato%20Locomotore.doc

 

Apparato locomotore umano

APPARATO LOCOMOTORE

 

Risulta costituito da un insieme di organi che permette

    • mantenere la posizione statica
    • permettere il movimento

L’apparato locomotore può distinguersi in due porzioni:
è parte passiva: ossa e articolazioni
è parte attiva: muscolare

Funzioni:

    • sostegno
    • protezione
    • sede emopoiesi
    • deposito di calcio
    • sistema di leve per amplificare le forze muscolari

Lo scheletro da la forma umana, togliendo i muscoli e le componenti viscerali dell’uomo rimane la componente scheletrica che mantiene comunque un aspetto umano. Organi o altre unità funzionali imprimono allo scheletro particolari forme.

  • CARATTERISTICA PRINCIPALE DELLE OSSA  SONO

rigidità che mantiene la forma nel tempo
organi passivi di movimento

Lo scheletro si può dividere in due sezioni:

    • scheletro assiale: cranio, coste, colonna, sterno
    • scheletro appendicolare

I collegamenti tra lo scheletro appendicolare ed assile avvengono tramite i cingoli o cinture (scapolare e pelvica).

Generalità delle ossa:
Sono di colore bianco o giallastro ed ogni osso è modellato per rispondere alle esigenze funzionali e meccaniche. Distinguiamo
è ossa lunghe: un diametro prevale sugli altri due. Il corpo allungato è detto diafisi mentre le due estremità sono dette epifisi.
è ossa brevi: tutti i diametri sono equivalenti
è ossa piatte: due diametri prevalgono sul terzo

Tutte le ossa sono rivestite dal periostio tranne nel punto in cui si inseriscono legamenti o in giunzioni articolari. sezionate le ossa presentano cavità rivestite da endostio che contiene il midollo osseo.
Sulle ossa possiamo riconoscere sporgenze (processi, creste, spine, tuberosità,apofisi) oppure cavità (articolari).
Le ossa possono essere pari se rispettano al specularità, oppure impari se non rispettano la specularità, sesamoidi se sono in numero sovrannumerario ed inserite nello spessore dei tendini.

 

GENERALITA’ ARTICOLAZIONI


Collegano tra loro le ossa
Presentano un rapporto fisso o semifisso o mobile secondo uno o più piani spaziali.
Una classificazione generale può essere:

    • SINARTROSI è articolazione per continuità
    • DIARTROSI è articolazione per contiguità

A seconda del tipo di movimento abbiamo una classificazione funzionale in:

    • immobili
    • parzialmente mobili
    • mobili

Si rende necessaria inoltre una classificazione della forma dei capi articolari in relazione al tessuto interposto.

  1. articolazioni fibrose                                         sono immobili o semimobili
  2. articolazioni cartilaginee
  3. articolazioni sinoviali

Fibrose: forma variabile, le superfici articolari hanno superficie allungata possono presentare margini sottili o essere a forma di cavità
Cartilaginee:

    • sincondrosi; coste/manubrio sternale; occipitale/sfenoide
    • sinfisi: il tessuto interposto è fibroso ma in quantità molto maggiore ed in associazione con altre fibre

Sinoviali: solo le più rilevanti. In esse abbiamo la presenza della membrana sinoviale che produce un liquido detto sinoviale, è ricca di vasi sanguigni capillari.

POSSIAMO DISTINGUERE

  • artrodie
  • ginglimo, laterale o angolare
  • condiloidee ed ellissoidee
  • a sella
  • enartrosi

 

Due capi articolari possono avere raggi di curvatura diversi. Se la contiguità articolare non è sufficiente possono esserci degli aiuti per interposizione di dischi di tessuto cartilagineo fibroso. Articolazione per contiguità in alcune posizioni possono non esserlo più per sostituzione del tessuto interposto tra i due capi articolari. Le superfici cambiano e si rende necessaria l’interposizione di dischi articolari.

La riduzione degli attriti durante
il movimento è dato dalle cartilagini
sinoviali e dal liquido sinoviale.
Questo favorisce un minore dispendio
energetico e una minore usura
del materiale.

 

FORMA DELLE SUPERFICI ARTICOLARI

A seconda delle superfici articolari abbiamo diverse articolazioni sinoviali. Gli elementi tipici della sinoviale sono le superfici articolari costituite da cavità glenoidea e da testa dell’osso.
La cartilagine articolare è un sistema complesso la cui organizzazione interna è costituita da quattro strati diversi.
Capsula articolare: si trova in una sede dove non c’è movimento (manicotto che collega le due ossa circondandole). E’ la sede di numerose terminazioni nervose e dà un monitoraggio della posizione del braccio in quel momento.
Borsa acromiale: presenza di una mucosa secernente lipidi mucosi simili alla sinovia. Servono a limitare gli attriti tra osso e capsula articolare. Le facce interne possono scivolare e questo limita l’attrito. Le facce sono disposte in posti strategici.
Cartilagine articolare: tipo di connettivo caratterizzato da

    • bassa attività metabolica
    • vasi solo in superficie o contenuti in cavità scavate nella cartilagine
    • la cartilagine è capace di crescere o per apposizione o per crescita interstiziale
    • alta resistenza alla pressione, tensione, e sollecitazione tangenziale. I meccanismi biologici che permettono questo sono che la matrice è costituita da diverse molecole in gel
    • cellule contenute in un materiale amorfo circondate da matrice

Classificazione, ialina, fibrosa, elastica

Caratteristiche specifiche della cartilagine ialina:

  • resistenza alle forze di compressione
  • non ossifica
  • la sua disposizione sulle superfici ossee è strategica
  • spessore che decresce con l’età
  • è priva di pericondrio
  • al microscopio trapassa nella sinoviale

Ad un analisi microscopica sono riconoscibili quattro zone:
zona 1: superficiale o tangenziale ( a contatto col liquido sinoviale e con l’osso) caratterizzata da cellule piccole e ovali che si dispongono parallele alla superficie e sono circondate da fibre tangenziali di collagene di tipo II ricoperte da un film proteico per proteggere da anticorpi anti-collagene II
zona 2: cellule più grandi e rotondeggianti, isolate o in gruppi isogeni. sono tipici condrociti circondati da fibre collagene oblique.
zona 3: formata da cellule grandi e rotondeggianti con decorso radiale, perpendicolare alla superficie. Il collagene è di tipo II con fibronectina
zona 4: raggiunge l’osso subcondrale cui è collegata da fasci fibrosi. Le due superfici sono percorse da fini rilievi, solchi che si interdigitano.

NUTRIZIONE
Sono necessari meccanismi di diffusione per :

    • trasporto sostanze nutritizie e H2O dalla sinovia che è molto vascolarizzata
    • liquido sinoviale
    • vasi dell’ipocondrio

Le molecole diffondono all’interno della cartilagine con un coefficiente di diffusione che è ½ dell’acqua. Il coefficiente di diffusione è fortemente influenzato dai glicosamminoglicani, piccoli aumenti della loro concentrazione inducono grandi riduzioni del coefficiente.

Membrana sinoviale
E’ di derivazione embrionale mesenchimale. Borda le superfici non articolari sulle articolazioni sinoviali borse e guaine tendinee. Secerne ed assorbe un liquido color albume d’uovo, lucente e liscia, forma nella superficie interna pochi villi che aumentano con l’età. Si possono accumulare adipociti fino a formare cuscinetti adiposi articolari. Il tessuto è molto variabile per spessore e numero di strati e i suoi confini sono spesso indistinti. In linea generale possiamo riconoscere due lamine:

    • intima (cellulare) che è la più sottile
    • sub intimale (fibrovascolare) che è la più spessa

Lamina intima
Strato cellulare sovrapposto senza lamina basale e giunzioni serrate (sono quindi cellule connettivali). Lo spessore varia dai 20-40 mm. Le cellule si ritrovano immerse in una matrice amorfa specializzata o contenente fibrille, ma relativamente prive di fibre collagene. la lamina può mancare in zone della membrana sinoviale. In altri casi assume un aspetto endoteliale.
Aspetto morfologico: presenza di due tipi di sinoviociti A e B
La classificazione si basa su aspetti istochimici e genetici.
Sinoviociti A è macrofagi, hanno lisosomi, capacita di migrare dalla zona sottintimale raggiungendo i vasi linfatici
Sinoviociti B è fibroblasti specializzati prodotti dal midollo osseo, sangue vasi.
Funzioni: il tipo A è coinvolto nella rimozione di detriti nel liquido sinoviale, trasporto nella zona subintimale. Secrezione di :lubricina, enzimi litici, citochine, antigeni
Tipo B: coinvolte nella produzione di acido ialuronico, fibronectina, inibitori enzimatici, proteoglicani, GAG.

Liquido sinoviale
Appare di colore chiaro o giallino, viscoso, leggermente alcalino allo stato di riposo dell’articolazione che si riduce in attività. E’ costituito da diversi tipi cellulari ed è un dialisato del plasma sanguigno il cui contenuto proteico contiene mucine e lubricina. Le proteine derivano in parte dal plasma e in parte dalle cellule sinoviali.
Le sue funzioni sono di nutrizione e di lubrificazione dell’articolazione.
La presenza del liquido dipende da tre fattori. Il movimento articolare è facilitato dal mantenimento di uno spazio liquido attorno ala cartilagine e alle superfici tendinee.

  1. La pressione subatmosferica presente nella cavità a riposo che favorisce il passaggio all’interno del dialisato plasmatici
  2. L’aggiunta di acido ialuronico prodotto da sinoviociti contribuisce al mantenimento dell’acqua in sede
  3. La presenza di un ininterrotto e compatto strato di membrana sinoviale e pori di 0,1-0,5 micron attraverso i quali le soluzioni ialuronate non passano.

Il liquido resta quindi nella cavità a dispetto delle grandi variazioni delle forze idrostatiche locali durante il movimento.

ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE
Le vertebre sono tra loro in relazione attraverso i corpi e i processi articolari.

articolazioni che si realizzano tra i corpi vertebrali  è SINARTROSI
articolazioni che si realizzano tra i processi vertebrali è DIARTROSI

Le articolazioni che si realizzano tra i corpi vertebrali possono essere dette INTERSOMATICHE  se si realizzano tra due facce di vertebre contigue
Queste possono essere considerate come sinfisi

Oltre ai dischi intervertebrali consideriamo come mezzi di unione i legamenti longitudinali anteriori e posteriori
Mezzi di unione:

    • dischi intervertebrali: si presentano a forma di lente biconvessa, distinguiamo due facce, superiore ed inferiore e una circonferenza. Evidenziano un nucleo polposo costituito da fibrocartilagine  ricca di gruppi isogeni e sostanza fondamentale. Il nucleo non si trova esattamente al centro ma si trova dislocato verso la periferia. Nella parte periferica troviamo un anello fibroso di fibrocartilagine ricco di fasci collagene. i dischi intervertebrali, seguendo il contorno della faccia dei corpi delimitano parte della circonferenza dei fori intervertebrali.
    • Legamento longitudinale anteriore: è un nastro fibroso che si trova sulla faccia anteriore dei corpi vertebrali
    • legamento longitudinale posteriore: si trova sulla faccia posteriore dei corpi vertebrali , si prospetta verso il canale vertebrale.

 


                                                                                                                      legamento anteriore long

Le giunzioni tra i processi articolari sono delle diartrosi tipo artrodie, che permettono un movimento di scorrimento tra le superfici. I mezzi di unione sono dati da una capsula fibrosa e da legamenti a distanza.
Legamenti a distanza:

  • legamenti gialli: di tessuto elastico, si estendono dalla faccia anteriore della lamina sovrastante al margine superiore della lamina sottostante. La loro faccia anteriore è in rapporto con la dura madre, quella posteriore con i muscoli spinali.
  • legamenti interspinosi: si fissano su due processi spinosi contigui
  • legamento sovraspinoso: si pone dietro a quelli interspinosi come un cordone fibroso che si estende per tutta la colonna. Nel tratto cervicale prende il nome di legamento nucale.
  • legamenti intertrasversari: connettono i processi trasversi di vertebre vicine, presentando forma e dimensioni variabili.

ARTICOLAZIONI CRANIOVERTEBRALI

    • Atloassiale mediana: avviene tra il dente dell’epistrofeo e l’atlante. E’ una diartrosi a ginglimo laterale. La parte anteriore dell’anello osteofibroso dell’atlante presenta la fossetta del dente. La parte posteriore è costituita dal legamento trasverso dell’atlante.
    • Atloassiale laterali: avviene tra i processi articolari della 1-2° vertebra cervicale, sono artrodie. Le vertebre sono riunite dai legamenti atloassiali anteriori collaterali e posteriori.
    • Atrooccipitale: diartrosi condiloidee tra condili occipitale e cavità glenoidea sulle masse laterali dell’atlante. I mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e dalle due membrane atlooccipitali anteriore e posteriore.

ARTICOLAZIONI DEL TORACE
gruppo posteriore

  • costovertebrale

gruppo anteriore

  • sternocostale
  • intercondrali
  • sternali

Articolazioni costovertebrali (tra vertebre e coste)
Estremità posteriori delle coste entrano in rapporto con due punti articolari

    • costovertebrale propriamente detta: tra testa della costa e corpo vertebrale, è una artrodia doppia. Sulla testa della costa abbiamo due facce separate dalla cresta costale.
      I mezzi di unione sono dati dalla capsula, che è uno strato fibroso sottile fissato al contorno delle superfici articolari ed è rinforzata anteriormente dal legamento raggiato; altro mezzo è il legamento interarticolare della testa, dalla cresta costale al disco intervertebrale.
    • costotrasversaria: artrodie tra i tubercoli delle prime dieci coste e i corrispondenti processi trasversi Le superfici articolari sono date da una faccetta convessa nella parte inferiore e mediale del tubercolo costale e da una faccetta concava sul processo trasverso. I mezzi di unione sono dati dalla capsula che posteriormente ispessendosi forma il legamento del tubercolo costale e inferiormente il costotrasversario inferiore. Legamenti a distanza sono dati da: legamento del  collo della costa che si porta dalla faccia posteriore del collo della costa alla faccia anteriore del processo trasverso della vertebra corrispondente; legamento costotrasversario anteriore, dal margine superiore del collo della costa la margine inferiore del processo trasverso sottostante;costotrasversario posteriore; legamento discocostale, dalla faccia posteriore del collo penetra nel canale vertebrale attraverso il foro intervertebrale e si fissa al margine posteriore del disco.

Articolazioni sternocostale (tra coste e sterno)
Avvengono tra estremità anteriori delle prime sette cartilagini costali ed incisure sternali. Sono artrodie semplici o doppie. Le superfici articolari sono date da due faccette convergenti a cuneo.
Mezzi di unione sono dati da:

    • capsula rinforzata anteriormente dal legamento raggiato sternocostale
    • legamento interarticolare sternocostale: lamina fibrocartilaginea che divide in due parti la cavità articolare e scompone l’articolazione in un artrodia doppia.

Articolazioni intercondrali
Avvengono tra cartilagini costali contigue ed effettuano una giunzione per mezzo di fasci fibrosi e capsula articolare dipendente del pericondrio.

 

Articolazioni sternali
Una superiore che si verifica tra sinfisi, manubrio e corpo dello sterno e sono riunite per interposizione di fibrocartilagine. Una inferiore che si verifica tra corpo e processo xifoideo ed è una sincondrosi che nell’adulto si trasforma in sinostosi.

ARTICOLAZIONI ARTO SUPERIORE
è della cintura toracica: sternoclavicolare, acromioclavicolare
è parte libera dell’arto: scapolo-omerale, del gomito, radioulnare distale e prossimale, della mano

Articolazione sternoclavicolare
Tra estremità sternale della clavicola e il manubrio dello sterno e prima cartilagine costale. E’ un artrodia doppia, articolazione a sella.
Nella clavicola la faccia articolare è una faccetta a squadra nella parte mediale della faccia inferiore. Nello sterno la faccia articolare è data da un incisura non concordante.
Mezzi di unione sono

    • capsula articolare: ispessita anteriormente e in alto  dove forma il legamento sternoclavicolare. La parte più superficiale del legamento è costituita da lunghi fasci che vanno a formare il legamento interclavicolare.
    • legamento a distanza: è il legamento costoclavicolare tra angolo clavicolare e prima costa, si tende tra la faccia superiore della prima cartilagine costale e la tuberosità costale della clavicola.

Articolazione acromioclavicolare
Artrodia che connette la clavicola alla scapola. Faccetta articolare ovalare in cui è posto un disco fibrocartilagineo.
Mezzi di unione:

    • capsula articolare: rinforzata superiormente dal legamento acromioclavicolare
    • legamento a distanza: unisce il processo coracoideo alla clavicola e si divide in due fasci
      - legamento trapezoide: rappresenta il fascio anteriore e va dalla faccia superiore del processo coracoideo alla tuberosità coracoidea della clavicola
      - legamento conoide: è la parte posteriore, il suo apice si fissa alla radice del processo coracoideo per inserirsi sulla tuberosità coracoide della clavicola.

Questa articolazione entra in gioco contemporaneamente alla sternoclavicolare e permette movimenti di scorrimento.

Legamenti propri della scapola

    • coracoacromiale: è una benderella fibrosa triangolare che va dall’estremità dell’acromion al margine esterno del processo coracoideo. La faccia superiore è in rapporto con il deltoide. Costituisce la volta fibrosa dell’articolazione scapolomerale
    • trasverso superiore: trasforma l’incisura scapolare in foro
    • trasverso inferiore: si porta dal margine esterno della spina al collo della scapola.

Articolazione scapolomerale
E’ un enartrosi le cui superfici articolari sono date dalla testa dell’omero e dalla cavità glenoidea della scapola. La testa dell’omero è rivestita di cartilagine ialina. Sul contorno della cavità glenoidea si fissa un cercine fibrocartilagineo, il labbro glenoideo.
Mezzi di unione:

    • capsula articolare: è un manicotto fibroso il cui apice tronco si fissa al contorno della cavità glenoidea. La base del manicotto prende attacco sul collo anatomico dell’omero. A livello del solco bicipitale si pone tra le due tuberosità e va a formare un tragitto osteofibroso per il passaggio del tendine del capo lungo del bicipite. Il segmento anteroinferiore della capsula è rinforzato dai legamenti glenoomerali.
    • legamenti a distanza: coracoomerale, è una spessa lamina fibrosa dalla base e dal margine laterale del processo coracoideo fino alla grande tuberosità dell’omero.

La membrana sinoviale che tappezza la faccia interna della capsula forma due diverticoli, il bicipitale ed il sottoscapolare.

Articolazione del gomito
E’ un complesso articolare costituito da tre giunzioni

    • omeroulnare (ginglimo angolare): le superfici sono date dalla troclea omerale e incisura semilunare dell’ulna. La troclea è una puleggia divisa dalla lamina ossea che divide la fossa coronoideo da quella oleocranica
    • omeroradiale (condiloartrosi): le superfici sono date dal condilo omerale e dalla fossetta del capitello radiale.
    • radioulnare prossimale (ginglimo laterale): le superfici sono date dall’incisura radiale dell’ulna e dalla circonferenza articolare del radio.

Mezzi di unione:

  • capsula articolare: abbiamo un unico manicotto per le tre articolazioni. Si inserisce in alto sul capo omerale vicino alle superfici articolari. L’inserzione radioulnare della capsula ha luogo sul contorno articolare. La capsula è rinforzata anteriormente e posteriormente da fasci non spessi. Lateralmente troviamo invece:
    A – legamento collaterale radiale: parte dall’epicondilo per dividersi in un fascio anteriore davanti l’incisura radiale, mediale dietro l’incisura radiale, posteriore faccia esterna dell’olecrano
    B – legamento anulare del radio: è un anello fibroso che decorre dal margine anteriore a quello posteriore dell’incisura radiale dell’ulna andando a delimitare un anello dove ruota il radio.
    C – legamento collaterale ulnare: ha forma di ventaglio e va dall’epitroclea al margine mediale dell’incisura semilunare. E’ costituito da tre fasci, anteriore, posteriore più robusto e medio.

Possiamo dividere la membrana sinoviale in due segmenti il cui superiore appartiene alle articolazioni omeroradiale ed omeroulnare.

  • legamento a distanza: membrana interossea che va ad occupare lo spazio tra il radio e l’ulna. Il margine inferiore si fonde con la capsula articolare radioulnare distale. Superiormente delimita un foro per i vasi ed i nervi. Tra processo coronoideo dell’ulna e faccia anteriore del radio si pone la corda obliqua.

L’articolazione del gomito consente movimenti dell’avambraccio sul braccio e di pronosupinazione.

Articolazione radioulnare distale
E’ un ginglimo laterale. La faccia articolare si trova sul capitello ulnare, precisamente sulla circonferenza articolare del capitello. Dal lato radiale la superficie articolare è data dall’incisura ulnare. Abbiamo la presenza di un disco articolare con base esterna connessa al margine inferiore dell’incisura ulnare del radio la cui funzione è di stabilire la concordanza tra estremità distale dell’ulna e ossa della fila prossimale del carpo.
Mezzi di unione sono dati da:

    • capsula articolare: fissata sul contorno delle superfici articolari, continua in basso con la capsula fibrosa dell’articolazione radiocarpica
    • membrana interossea

L’articolazione entra in gioco nella pronosupinazione dell’avambraccio.

 

 

Articolazione radiocarpica
E’ una condiloartrosi. L’ulna non entra direttamente in gioco nell’articolazione. Dal lato prossimale la cavità si presenta ovalare, slargata in senso trasversale. Dal lato distale scafoide e semilunare corrispondono al radio mentre semilunare e piramidale al disco articolare.
Mezzi di unione sono dati da:

  • capsula articolare: provvista di legamenti di rinforzo è più spessa anteriormente
    I legamenti di rinforzo sono:
    - legamento radiocarpico volare: dal processo stiloideo e faccia anteriore del radio, diretto obliquamente e in basso per terminare sul semilunare.
    - legamento radiocarpico dorsale: dal contorno posteriore superficie articolare radiale a faccia dorsale semilunare.
    - legamento collaterale radiale del carpo: dal processo stiloideo del radio discende incurvandosi sul piano mediale e finendo sulla faccia radiale dello scafoide.
    - legamento collaterale ulnare del carpo: dal processo stiloideo dell’ulna in basso per osso pisiforme e piramidale.

ARTICOLAZIONI DELLA MANO
In direzione prossimo distale consideriamo:

Articolazioni intercarpiche:

  • reciproche della fila prossimale: tra scafoide , semilunare e piramidale, sono artrodie orientate sul piano saggitale. La capsula articolare incompleta permette comunicazione col mediocarpica. Sono presenti due legamenti interossei: tra scafoide e semilunare e tra semilunare e piramidale. Tre legamenti volari: due profondi tra scafoide e semilunare e semilunare e piramidale; uno più superficiale tra scafoide e piramidale. L’articolazione tra piriforme e piramidale è un artrodia. Mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare e da legamenti a distanza.
  • Reciproche della fila distale: sono tre artrodie tra trapezio, trapezoide, capitato e uncinato. Le superfici articolari sono piane, verticali. Mezzo di unione è dato da capsula articolare incompleta. Nella parte fibrosa della capsula individuiamo vari legamenti distinti in interossei volari e dorsali
  • Tra la fila prossimale e distale: avviene tra la fila distale e quella prossimale. Possono considerarsi condiloartrosi. Mezzi di unione sono dati da una capsula ispessita a formare i legamenti volare, dorsale e collaterali. Il legamento volare prende il nome di legamento raggiato del carpo. Origina dalla faccia volare del collo dell’osso capitato per divergere in fasi superiori, laterali e inferiori. I superiori si fissano a scafoide e piramidale; i laterali fan parte dei legamenti intercarpali volari; gli inferiori si portano alla base del 2°-3°-4° osso metacarpale.

Le articolazioni del carpo entrano in gioco quando si compiono movimenti della mano sull’avambraccio. Abbiamo movimenti di flessione ed estensione. L’articolazione radiocarpica compie più flessione, mentre quella mediocarpica più estensione.

Articolazioni carpometacarpiche
Avvengono tra le ossa della fila distale del carpo e la base metacarpale. Distinguiamo l’articolazione carpometacarpica del pollice che è a sella tra la faccia distale del trapezio e del primo metacarpo. La capsula è inserita sul contorno articolare. Le restanti articolazioni sono artrodie. Mezzi di unione sono dati dalla capsula fusa con quella delle vicine articolazioni. Lo strato fibroso è ispessito nei legamenti carpometacarpici volari dorsali ed interossei.

Articolazioni intermetacarpiche
Sono artrodie che avvengono tra le basi delle ultime quattro ossa metacarpali. Mezzi di unione sono dati da capsula e dal legamento traverso dei capitelli, teso a nastro dal secondo al quinto metacarpale. Si puo considerare come un ispessimento dell’aponeurosi palmare che ricopre i muscoli interossei.

Articolazioni metacarpofalangee
Tra i capitelli delle ossa metacarpale e le basi delle prime falangi. La prima viene considerata un ginglimo angolare, le altre condiloartrosi. Mezzi di unione sono dati dalla capsula articolare ispessita sui lati per formare i legamenti collaterali e accessori volari.

Articolazioni interfalangee
Riuniscono tra loro le falangi che formano lo scheletro delle dita.Sono ginglimi angolari. Mezzo di unione è dato dalla capsula articolare che si inspessisce a formare legamenti collaterali.

 

ARTICOLAZIONI ARTO INFERIORE

è cintura pelvica: anteriormente sinfisi pubica; posteriormente sacroiliaca
è articolazioni della parte libera dell’arto:

  • articolazione dell’anca
  • articolazione del ginocchio
  • articolazione tibiofibulare distale e prossimale
  • articolazione tibiotarsica
  • articolazione del piede

Articolazione sacroiliaca
Può considerarsi come una sincondrosi o artrodia atipica. Le superfici articolari sono date dalle faccette articolari del sacro e anca che presentano doppia curvatura a S che limita lo scorrimento tra le due ossa.
Mezzi di unione:
Capsula articolare + legamenti periferici:

    • sacroiliaco anteriore: origina dalla faccia anteriore del sacro e termina sulla parte mediale della fossa iliaca.
    • sacroiliaco posteriore: presenta tre gruppi di fasci: fascio interosseo tra le tuberosità iliaca e sacrale si trova nel piano medio; fascio breve che congiunge le spine iliache posteriori si trova in un piano superficiale; fascio lungo che connette la spina iliaca posterosuperiore al tubercolo della cresta sacrale laterale.

Legamento a distanza

    • ileolombare: connette i processi costiformi della 4-5 vertebra lombare con la cresta iliaca fino alla faccia auricolare dell’anca.
    • sacrospinoso: margine laterale del sacro e coccige a spina iliaca ischiatica
    • sacrotuberoso: spine iliache posteriori, termina sulla tuberosità ischiatica.

Sinfisi pubica
Unisce le due ossa dell’anca.
Le superfici articolari piane sono orientate a formare un interstizio per l’inserzione di un cuneo fibrocartilagineo.
Unione è garantita dal disco interpubico e da un manicotto periarticolare con il legamento superiore del pube ed il legamento arcuato.

 

 

Articolazione sacrococcigea:
Sinfisi tra apice del sacro e coccige, nell’adulto si presenta come sinostosi.
Mezzi di rinforzo:

    • legamento sacrococcigeo anteriore: faccia anteriore dell’ultima vertebra sacrale
    • legamento sacrococcigeo laterale: con fasci esterni, medi ed interni
    • legamento sacrococcigeo posteriore: con fascio superficiale e profondo

Questa articolazione consente la retropulsione del coccige.

 

Articolazione coxofemorale
E’ una tipica enartrosi
è Anca: cavità articolare emisferica (acetabolo)
è Femore: testa femorale (3/4 sfera piena)
Non tutta la cavità partecipa all’articolazione ma solamente la parte centrale chiamata fossa dell’acetabolo nella quale trova attacco il legamento rotondo. Non essendo corrispondenti le due superfici articolari si necessita di un cercine cartilagineo, il labbro dell’acetabolo, che va ad ampliare la cavità e fornisce un importante mezzo di unione tra femore ed anca.
Mezzi di unione sono dati da:

    • capsula articolare e legamenti di rinforzo:
  • legamento ileofemorale: a ventaglio si trova al di sotto della spina iliaca anteriore inferiore, i due fasci (obliquo e verticale) si dirigono sulla linea intertrocanterica.
  • legamento pubofemorale: tratto pubico ciglio acetabolare, eminenza ileopettinea e termina al davanti del piccolo trocantere.
  • legamento ischiofemorale: di forma triangolare si porta alla fossa trocanterica
  • zona orbicolare: dal margine dell’acetabolo e dal labbro, passa dietro il collo del femore.
    • legamento a distanza: è il legamento rotondo che dalla fovea capitis del femore si dirige con due radici ai bordi dell’incisura dell’acetabolo, si presenta piatto e laminare

La sinoviale è disposta come le diartrosi e forma una guaina completa intorno all’articolazione.

Articolazione del ginocchio
femore/patella è artrodia
femore/tibia è ginglimo angolare

Apparato legamentoso limita i movimenti alla sola flessoestensione. Svolgono un importante ruolo statico
Le superfici articolari sono:

    • per il femore la superficie patellare e la superficie articolare dei condili
    • per la tibia l’estremità superiore, la cavità glenoidea, le superfici articolari sono separate dall’eminenza intercondiloidea

Dato che le due superfici articolari non corrispondono abbiamo l’interposizione dei menischi. Essi si distinguono in laterali e mediale e sono fissati sulla porzione intercondiloidea della tibia. Sono uniti tra loro dal legamento traverso del ginocchio.
Mezzi di unione:

    • capsula articolare: manicotto fibroso, solido nelle parti laterali e posteriori e lasso anteriormente. Sul femore è inserzionata ai bordi della cartilagine d’incrostazione. Sulla tibia è fissata al margine infraglenoideo. La sinoviale tappezza la parete interna e si prolunga anteriormente per formare la borsa sinoviale sovrapatellare.
    • legamenti di rinforzo:
  • anteriore: nel tratto sotto patellare del tendine del quadricipite, è inclusa la patella. E’ separato dalla tibia per l’inserzione di una borsa sinoviale e uno zaffo adiposo.
  • posteriore: dato dai gusci dei condili, ispessimenti  e dal legamento mediano. Quest’ultimo occupa lo spazio intercondiloideo e le fibre vanno dal femore alle due ossa della gamba, formando un arcata fibrosa. Il legamento arcuato e il legamento popliteo obliquo.
    • legamenti collaterali: sono robuste bande poste ai lati del ginocchio
  • collaterale tibiale: posto sul lato mediale si estende dal tubercolo sul condilo mediale del femore al condilo mediale della patella.
  • collaterale fibulare: dal condilo laterale del femore alla superficie laterale della testa fibulare.
    • legamenti crociati: sono intracapsulari, nel piano verticale tra i condili femorali, si presentano come corti e robusti incrociati a X.
  • crociato anteriore: dall’eminenza intercondiloidea, si porta in alto ed in dietro per fissarsi alla faccia mediale del condilo laterale del femore.
  • crociato posteriore: parte posteriore dell’eminenza intercondiloidea si porta alla faccia laterale del condilo mediale del femore.

Articolazione tibio-fibulare prossimale
E’ un artrodia tra la faccia fibulare della tibia e il corrispondente capitello fibulare.
Mezzi di unione:

    • capsula
    • legamenti propri, distinti in anteriore e posteriore
    • legamento interosseo

Articolazione tibio-fibulare distale
E’ una sinartrosi.
L’articolazione presenta una robusta lamina fibrosa tra le creste interossea della tibia e del perone. E’ perforata per il passaggio di vasi e nervi, costituisce un setto tra la loggia anteriore e posteriore della gamba.

Articolazione tibiotarsica o talocrurale
Avviene tra la tibia, la fibula e l’astragalo.
Mortaio tibiofibulare è estero più anteriormente con diametro maggiore traverso, la parete posteriore è data dalla faccia inferiore della tibia.
laterale è superficie mediale del malleolo fibulare
mediale è superficie articolare del malleolo tibiale

La troclea astragalea è convessa in avanti, presenta una gola centrale.
Mezzi di unione:

    • capsula si trova inserita sui bordi del mortaio e sulla superficie articolare dell’astragalo.
    • legamento mediale: triangolare, va dall’apice del malleolo e si divide in quattro fasci
  • due anteriori, il tibionavicolare più superficialmente sulle facce dorsale ed interna dello scafoide, ed il tibioastragaleo più profondo che occupa la faccia interna del collo astragalo.
  • uno medio: è il legamento tibiocalcaneale fissato al sostentaculum tali
  • uno posteriore: è il legamento tibioastragaleo posteriore che è la parte posteriore del legamento deltoideo si inserisce dietro e sotto la faccetta articolare per il malleolo mediale
    • legamento laterale: si distingue in:
  • legamento fibuloastragaleo anteriore:  dal malleolo laterale alla faccia esterna dell’astragalo
  • legamento fibulocalcaneale: dal malleolo laterale alla faccia esterna dell’astragalo
  • legamento fibuloastragaleo posteriore: dal malleolo laterale al processo posteriore dell’astragalo.

La membrana sinoviale riveste internamente la capsula. Anteriormente e posteriormente la capsula è più lassa. Si possono eseguire solo movimenti di flesso estensione. Le porzioni laterali del mortaio impediscono movimenti di lateralità. La troclea astragalea è più larga anteriormente.

 

GENERALITA’ DEI MUSCOLI

Organi di varia forma e volume costituiti da parti carnose da parti tendinee. Si inseriscono sullo scheletro e con la potenza sviluppata dalla loro contrazione modificano l’orientamento degli organi scheletrici. La massa contrattile può essere impiegata totalmente o parzialmente a seconda dell’effetto della forza che si vuole ottenere. Il colore della parte carnosa dei muscoli è rossa. Si può distinguere inoltre una parte biancastra destinata all’inserzione, sono questi i tendini. La definizione di capo di origine e capo d’inserzione far riferimento all’elemento scheletrico che risulta mobile rispetto all’altro, usualmente per gli arti mobili i capo d’origine è quello più prossimale.
Esistono diverse classificazioni.


Proprietà funzionali del muscolo

    • eccitabilità
    • contrattilità
    • estensibilità
    • elasticità

Classificazione morfologica:

    • appiattiti
    • allungati
    • digastrici
    • spirali
    • orbicolari
    • di forma triangolare
    • pennati
    • che si incrociano

Classificazione funzionale:

    • agonisti
    • antagonisti
    • fissatori
    • sinergisti
    • rotatori
    • pronatori
    • supinatori
    • adduttori
    • abduttori

 


 

Nell’ambito di movimenti diversi lo stesso muscolo può agire ora come antagonista, ora come agonista, fissatore o sinergista

Struttura del muscolo:

    • perimisio: membrana connettivale fibrosa esterna. Invia setti internamente al fascio muscolare che dividono la massa muscolare in fasci via via più minuti
    • endomisio: avvolge la singola la singola fibra muscolare

L’unita funzionale del muscolo striato è la fibra muscolare striata. Le fibre sono elementi perenni. Queste possono assumere lunghezza variabile da pochi millimetri ad alcuni centimetri a seconda al tipo di muscolo, all’età, alle condizioni di nutrizione ed all’esercizio.
Se osservata al microscopio la fibra, appare striata longitudinalmente e trasversalmente.

Possiamo distinguere due tipi di fibre muscolari:

    • fibre rosse: contengono molta mioglobina , più mitocondri ed enzimi ossidativi, la contrazione è lenta e più duratura.
    • fibre bianche: contengono meno mioglobina e la contrazione è più veloce e meno duratura.

La parte tendinea dei muscoli risulta costituita da tessuto fibroso denso a fasci paralleli. Le fibre tendinee sono avvolte da una sottile lamina connettivale a fibre intrecciate, il peritenonio il quale continua con il periostio a livello delle zone di attacco sullo scheletro e con il perimisio a livello del corpo carnoso del muscolo.

 

Terminazioni nervose per il controllo dell’attività muscolare
L’espansione terminale di un neurite motore, prende il nome di placca motrice. Un muscolo ha sempre molte più fibre muscolari di quante fibre motorie riceve, perciò una fibra forma più placche motrici e controlla più fibre muscolari.
Si definisce come unità motoria, l’insieme di un motoneurone e delle fibre muscolari che esso innerva.

I muscoli, sia nel corpo carnoso che nei tendini contengono propriocettori, ossia organelli di senso capaci di registrare la tensione e le modificazioni di tensione proprie del muscolo. i fusi neuromuscolari sono corpuscoli affondati nel connettivo del muscolo disposti lungo l’asse longitudinale in parallelo con le fibre del muscolo.

 

SISTEMI FASCIALI
Le fasce sono lamine connettivali che avvolgono singoli muscoli o gruppi di muscoli. Al di sotto del tessuto connettivo lasso sottocutaneo si trova in tutte le regioni del corpo una fascia comune che avvolge gli organi sottostanti ed emana sue dipendenze in profondità che si inseriscono a segmenti scheletrici e sono destinate a separare muscoli o gruppi di muscoli. Vengono cosi a definirsi delle logge fibrose che accolgono oltre ai muscoli ed ai tendini, anche i vasi ed i nervi. In alcuni settori del corpo, particolarmente a livello delle articolazioni, tratti di tessuto fibroso denso, delimitano canali osteofibroso nei quali scorrono i tendini.

FASCE DEL COLLO

Possiamo riconoscere tre aponeurosi o fasce cervicali
1) Cervicale superficiale: posta subito al di sotto della pelle circonda il collo come un manicotto. Medialmente troviamo la linea alba cervicale data dall’incrocio delle fibre dei due lati. Portandosi lateralmente incontra lo sternocleidomastoideo e si sdoppia per avvolgerlo. Posteriormente i due foglietti si riuniscono. Raggiunto posteriormente il trapezio si divide in due lamine, profonda e superficiale, e che si fissano sui processi spinosi delle vertebre cervicali.
Consideriamo due circonferenze e due superfici
- superiore: inclinata dall’avanti in dietro, il punto più alto corrisponde alla protuberanza occipitale esterna, il più basso alla sinfisi mentoniera.
- inferiore: incisura giugulare, margine anteriore della clavicola margine posteriore della spina scapolare
superficie esterna in rapporto con la pelle
superficie interna: si dipartono tre prolungamenti.

  1. vertebrale: setto posto tra fascia cervicale superficiale e processi trasversi della colonna cervicale
  2. sottomandibolare: corrisponde alla regione sopraioidea e si divide in due foglietti
  3. paratiroideo: dietro e medialmente alla paratiroide

2) Cervicale media: spazio compreso tra il muscolo omoioideo si estende dall’osso ioide allo sterno e da una scapola all’altra.
faccia anteriore è rapporti con fascia cervicale superficiale
faccia posteriore è rapporto con laringe, tiroide trachea esofago
margini laterali è corrisponde ai muscoli omoioidei
margine inferiore è da una scapola all’altra, medialmente fissata sull’incisura giugulare, sul margine posteriore della clavicola

3) Cervicale profonda
Situata davanti ai muscoli prevertebrali.
faccia anteriore è in rapporto con faringe ed esofago
faccia posteriore è ricopre i muscoli prevertebrali
margine alto che si porta alla base dell’occipitale
margine laterale che si portano ai processi trasversi delle vertebre.

Logge a livello cervicale:
1a) sottocutanea: tra pelle e fascia cervicale superficiale
2a) tra fascia cervicale superficiale e fascia cervicale media
3a) in avanti fascia cervicale media, dorsalmente fascia prevertebrali: contiene tiroide, laringe, trachea, esofago,carotidi.
4a) tra faccia prevertebrali e colonna cervicale

 

FASCE DEI MUSCOLI DELLA SPALLA
Sono tre fasce e si distinguono in:

    • fascia deltoidea
    • fascia sopraspinata, sottospinata
    • fascia sottoscapolare

Alla radice dell’arto superiore si trova la cavità ascellare che a braccio abdotto risulta come una piramide quadrangolare con apice diretto in alto e medialmente, e base in basso e lateralmente.
Vengono cosi a costituirsi quattro pareti: anteriore, posteriore, mediale e laterale.

  • Parete anteriore: data dal muscolo grande pettorale , succlavio e piccolo pettorale
  • Parete posteriore: data dal muscolo sottoscapolare, grande rotondo e grande dorsale
  • Parete mediale: convessa, faccia esterna prime 4-5 coste con corrispondenti intercostali esterni e muscolo dentato anteriore.
  • Parete laterale: è la più ristretta ed è data dal solco intertubercolare dell’omero, dal muscolo coracobrachiale e dal capo breve del bicipite.

L’angolo diedro tra parete posteriore e mediale della cavità si continua in una fessura esterna fino al margine mediale della scapola ed è occupata da connettivo lasso.
L’apice della cavità corrisponde ad un canale che comunica con la fossa sopraclavicolare maggiore. Passaggio ai rami del plesso brachiale e vasi ascellari.
La base a braccio abdotto si presenta quadrilatera allargata trasversalmente, costituisce la fossa ascellare. Il lato anteriore è dato dal margine inferiore del grande pettorale e va a costituire il pilastro anteriore dell’ascella. Il lato posteriore è dato dal gran dorsale e grande rotondo e costituiscono il pilastro posteriore dell’ascella.
La fascia ascellare ha forma quadrilatera e concava ed è collegata alla cute da trabecole fibrose del connettivo sottocutaneo.
Anteriormente seguita nella fascia di rivestimento del grande pettorale e nel legamento sospensore dell’ascella. Nell’area centrale la fascia si presenta più sottile per il passaggio di rami vascolare e nervosi. Questa prende il nome di lamina cribrosa ascellare ed è circondata da due ispessimenti:

    • l’arco fibroso ascellare
    • arco fibroso brachiale

Nella cavità ascellare sono accolti in seno a tessuto connettivo fibroso e a tessuto adiposo i rami del plesso brachiale, i vasi ascellari e i linfonodi ascellari.
Ai muscoli della spalla sono annesse borse mucose per facilitare lo scorrimento dei piani muscolari.
Troviamo:

    • borsa sottotendinea sottoscapolare
    • borsa del bicipite
    • borsa sottoacromiale
    • borsa sottocoracoidea

FASCE E BORSE BRACCIO ED AVAMBRACCIO
Nel braccio troviamo:

    • borse: bicipitoradiale
    • borsa coracobrachiale
    • borsa sottotendinea

I muscoli del braccio sono ricoperti dalla fascia brachiale. E’ un manicotto completo che superiormente continua nella fascia ascellare e inferiormente nella fascia antibrachiale. Dalla superficie interna si staccano due setti:

  • laterale: si inserisce al labbro laterale del solco bicipitale
  • mediale: si fissa al labbro mediale del solco bicipitale. Suddivisione in due logge, anteriore e posteriore

Nell’avambraccio:
Muscoli avvolti da fascia antibrachiale
Riconosciamo estremità superiore che prosegue nella fascia brachiale ed estremità inferiore che prosegue nelle fasce della mano con tre ispessimenti
legamento palmare del carpo: al di sopra dell’articolazione radiocarpica
legamento trasverso del carpo: teso tra eminenze ossee nella mano per delimitare il solco del carpo. La faccia anteriore dà origine ad alcuni muscoli dell’eminenza tenar. La faccia profonda delimita il canale del carpo ed emette un setto che divide il condotto in una parte laterale e una mediale. Il margine inferiore si fonde con l’aponeurosi palmare e lateralmente si fissa ai tubercoli dello scafoide.
legamento dorsale del carpo: ispessimento della fascia antibrachiale posto sull’articolazione radiocarpica. Due facce e quattro margini. La faccia profonda invia setti che si fissano ai margini delle docce che solcano le estremità inferiori del radio e dell’ulna. In questo modo si delimitano sei canali osteofibrosi per i tendini dei muscoli estensori.
1° tendini abduttore lungo ed estensore breve
2° tendini estensore radiale lungo e breve del carpo
3° tendine estensore lungo del pollice
4° tendine estensore comune delle dita ed estensore proprio dell’indice
5° tendine estensore del mignolo
6° tendine estensore ulnare del carpo
Sono rivestiti da guaine mucose o sinoviali.

 

FASCE DELLA MANO
Distinguiamo nella mano l’aponeurosi palmare, robusta membrana fibrosa che si trova nel sottocutaneo tra eminenza tenar ed ipotenar. Essa presenta una base distale ed un apice prossimale. L’apice segue il tendine del muscolo palmare lungo.
La faccia superficiale è unita alla cute da tratti fibrosi.
La faccia profonda è unita a l legamento trasverso del carpo.
Nella mano troviamo cinque fasce:

    • fascia eminenza tenar: ricopre i muscoli sottostanti
    • fascia eminenza ipotenar: al margine mediale del 5° metacarpale
    • fascia palmare profonda: al di sopra delle ossa metacarpali e muscoli interossei.
    • fascia dorsale superficiale: è sottile e si unisce in alto al legamento dorsale del carpo.
    • fascia dorsale profonda: profondamente ai tendini estensori e superficialmente rispetto alle ossa metacarpali e muscoli interossei dorsali.

 

FASCE DEI MUSCOLI ANTEROLATERALI DELL’ADDOME
Avvolgono i muscoli anterolaterale addominali e si presentano come fasce superficiali e profonde. Riconosciamo:

  1. fascia che ricoprendo l’obliquo esterno si porta sul grandorsale prendendo in basso aderenza al legamento inguinale
  2. tra obliquo esterno ed interno
  3. tra obliquo interno e trasverso

Fascia trasversale:
si trova profondamente al muscolo trasverso, di forma quadrangolare, è sottile al di sopra dell’ombelico e si ispessisce via via che scende.

    • margine superiore: continuazione nella fascia diaframmatici
    • margine inferiore: fissato al tubercolo pubico, cresta pettinea, margine posteriore del legamento inguinale. Il tratto che si attacca alla cresta pettinea chiude dorsalmente la lacuna dei vasi costituendo il setto femorale
    • superficie esterna: in rapporto con il foglietto posteriore della guaina del retto addominale.

La fascia viene sospinta attraverso il canale inguinale nella borsa scrotale per costituire la tonaca vaginale comune.
Presenza di due legamenti:

  • benderella ileopubica: fascio fibroso che origina dal tubercolo pubico e dalla cresta ileopettinea portandosi in alto e in fuori.
  • legamento interfoveolare: tra le fossette inguinali mediale e laterale, forma con il suo margine laterale il contorno mediale dell’anello inguinale addominale.

Guaina dei muscoli retti dell’addome
Aponeurosi dei muscoli, obliquo esterno, interno, trasverso.
Distinguiamo un foglietto anteriore, posteriore, un margine mediale e uno laterale.
Non è completa superiormente e si mette direttamente in contatto con le cartilagini costali
Obliquo esterno: davanti al retto si incarica sulla linea mediana con la controlaterale per formare la linea alba.
Obliquo interno: divisa in due lamina; una che passa davanti al muscolo e si unisce all’aponeurosi dell’obliquo esterno. Si osserva questa disposizione solo nei 3/5 superiori del muscolo. Anche lui termina raggiungendo la linea alba
Trasverso: nei 3/5 superiori dietro al muscolo retto e si unisce alla lamina posteriore formando il foglietto posteriore della guaina. Nei 2/5 inferiori del muscolo retto si unisce all’aponeurosi dell’obliquo interno.

La guaina posteriore del muscolo retto muta la propria costituzione al confine dei 3/5 superiori con i 2/5 inferiori. Superiormente è formata dall’aponeurosi dell’obliquo interno. Inferiormente dall’obliquo interno e trasverso.
Nel passaggio tra i due dispositivi vediamo un arcata con concavità verso il basso.

Linea alba: rafe tendineo posto sulla linea mediana della parete addominale. Si estende tra i due muscoli retti dal processo xifoideo al pube. Data dall’inserzione dei fasci dell’aponeurosi dell’obliquo e trasverso.

Ombelico: orifizio dove nel feto passano le arterie ombelicali, la vena ombelicale e l’uraco. Si chiude a causa della caduta del cordone ombelicale. A volte nell’adulto si può trovare un residuo di cordone ombelicale chiamato anello ombelicale.

 

LEGAMENTO INGUINALE
Nastro tendineo teso tra la spina iliaca anteriore superiore ed il tubercolo pubico. Corrisponde alla piega dell’inguine. esso può considerarsi la parte terminale dell’aponeurosi dell’obliquo esterno.

  • margine anteriore: prosegue in alto nell’aponeurosi dell’obliquo esterno e da attacco inferiormente alla fascia lata
  • margine posteriore: attacco per la fascia trasversale
  • faccia superiore: attacco laterale a fasci dei muscoli obliquo interno e trasverso. Medialmente forma il pavimento del canale inguinale
  • faccia inferiore: unita lateralmente alla fascia iliaca forma medialmente il margine superiore della lacuna dei vasi

Medialmente il legamento presenta due inserzioni, una per il tubercolo pubico, un'altra per la cresta pettinea.
Quest’ultima viene chiamato legamento lacunare: In esso possiamo riconoscere una base , un apice, una faccia superiore, una inferiore, n margine anteriore e uno posteriore. La base forma il contorno mediale dell’anello femorale. La faccia superiore corrisponde alla cavità addominale. La faccia anteriore è in rapporto con la fascia pettinea. Il margine anteriore prosegue nel legamento inguinale.

CANALE INGUINALE
Situato al di sopra della metà mediale del legamento inguinale. Sito di passaggio per il funicolo spermatico o legamento rotondo dell’utero.
Si presenta di lunghezza di 4-5 centimetri con un orifizio di entrata profondo e uno sbocco superficiale.
Questo sbocco superficiale si può distinguere in:

    • anello inguinale sottocutaneo: costituito da un pilastro mediale e da un pilastro inferiore. Tra i due pilastri, profondamente, troviamo il legamento inguinale riflesso che origina dall’obliquo esterno e si porta sul margine superiore del ramo superiore del pube e sulla cresta pettinea. In corrispondenza del contorno superiore troviamo delle fibre arcuate che dalla spina iliaca si portano verso il muscolo obliquo esterno.
    • anello inguinale addominale: si trova 15 millimetri al di sopra del punto medio del legamento inguinale, visibile come depressione sulla faccia posteriore della parete addominale e prende il nome di fossetta inguinale laterale.

La parete anteriore del canale inguinale è costituita dall’aponeurosi dell’obliquo esterno e dalle fibre arcuate. La parete posteriore è rinforzata dalla fascia trasversale e rinforzata in diversi punti dal legamento interfoveolare e dalla benderella ileopettinea.
La falce inguinale, è una lamina fibrosa tra tendine congiunto e fascia trasversale. Si presenta di forma triangolare con base fissata alla cresta pettinea e margine libero concavo.
Tra falce e legamento interfoveolare troviamo la fossetta inguinale mediale che corrisponde ad un punto debole della parete posteriore del canale inguinale. La parete superiore del canale inguinale è data dal margine inferiore dei muscoli obliquo interno e trasverso. La parete inferiore è data dalla faccia superiore del legamento inguinale.

FASCE ARTO INFERIORE
- Fascia femorale: riveste i muscoli superficiali della coscia. In alto è fissata al legamento inguinale ed al corpo del pube ed alla branca ischiopubica. Si dipartono due setti, uno laterale ed uno mediale, che dividono la coscia in una loggia anteriore ed una posteriore

-Fascia crurale: avvolge i muscoli della gamba. Continua in alto con la fascia lata. Prende inserzione sull’estremità prossimale della tibia, testa fibula e rotula. Dalla superficie interna si distaccano due setti intermuscolari che terminano uno sul margine anteriore e l’altro sul margine laterale della fibula.
La gamba viene cosi suddivisa in tre logge.

 

SCHEMA RIASSUNTIVO APPARATO MUSCOLARE

 

MUSCOLI DELLA TESTA

Possono essere distinti in estrinseci od intrinseci a seconda che prendano origine in parti diverse della testa ed inserzione sulle ossa del cranio oppure che abbiano sia origine che inserzione sulle ossa del cranio. La muscolatura intrinseca è data dai muscoli pellicciai e da muscoli masticatori.

 

Muscoli mimici:
MUSCOLO EPICRANICO
Sottile formazione muscoloaponeurotica posta sulla volta cranica. Risulta costituito da tre porzioni:

    • muscolo frontale: pari, appiattito, origine dalla galea e si inserisce sulla faccia profonda della cute in corrispondenza del sopracciglio.Contraendosi sposta il avanti il cuoio capelluto e corruga la fronte
    • muscolo occipitale: pari, origina dal margine posteriore dell’aponeurosi epicranica, si inserisce sui 2/3 laterali della linea nucale superiore . Contraendosi sposta in dietro il cuoio capelluto.
    • aponeurosi epicranica: lamina fibrosa che ricopre la volta e le parti laterali del cranio.

MUSCOLI ESTRINSECI DEL PADIGLIONE AURICOLARE

    • muscolo auricolare anterosuperiore: nella regione temporale, davanti e superiormente al padiglione auricolare. Distinguiamo una parte superiore ed una inferiore tra le quali decorre il ramo parietale dell’arteria temporale superficiale. Si inserisce sulla faccia laterale del padiglione auricolare in corrispondenza dell’elice.
    • muscolo auricolare posteriore: dorsalmente al padiglione auricolare, formato da un fascio superiore e da un fascio inferiore

MUSCOLI DELLE PALPEBRE

    • muscolo orbicolare dell’occhio: ha forma di anello ellittico disposto intorno alla rima palpebrale, distinguiamo una parte orbitarla, una parte palpebrale e una parte lacrimale.Con la sua azione il muscolo determina la chiusura della rima palpebrale
    • muscolo corrugatore del sopracciglio: lamella a concavità inferiore situata nel sopracciglio. Origina dall’estremità mediale dell’arcata sopraccigliare in corrispondenza del foro sovraorbitario. Con la sua azione porta medialmente e in basso la cute del sopracciglio.

 

Muscoli delle labbra
Caratteristica generale di questo gruppo muscolare è la grande mobilità

MUSCOLO ZIGOMATICO
Faccia laterale osso zigomatico si inserisce alla faccia profonda della cute e della mucosa labiale in corrispondenza della commessura. Sposta in alto e in dietro la commessura labiale

MUSCOLO QUADRATO DEL LABBRO SUPERIORE
Costituito da una porzione zigomatica, infraorbitaria ed angolare. L’origine è dalla faccia laterale dell’osso zigomatico, dal margine infraorbitario al di sopra del foro infraorbitario, dal processo frontale dell’osso mascellare.

MUSCOLO CANINO
Al di sotto del foro infraorbitario si inserisce alla cute e alla mucosa della commessura labiale.

MUSCOLO BUCCINATORE.
Lamina che va in gran parte a costituire la guancia. Origina dalla faccia esterna del processo alveolare superiore, dalla tuberosità mascellare, dall’uncino pterigoideo, dal rafe pterigomandibolare. I fasci convergono verso la commessura labiale dove si inseriscono profondamente alla cute e alla mucosa. La superficie esterna è ricoperta dalla fascia buccinatoria. Con la sua azione favorisce la masticazione.

 

Muscoli Masticatori
Sono in numero di quattro per lato. Presentano innervazione comune da parte della branca mandibolare del 5° paio di nervi cranici.

 

MASSETERE
Robusta lamina muscolare, di forma quadrangolare sulla faccia laterale della mandibola. Costituito da una parte superficiale ed una profonda.
Origine:
parte superficiale: dai 2/3 anteriori del margine inferiore dell’arcata zigomatica
parte profonda: dai 2/3 posteriori del margine inferiore dell’arcata zigomatica e dalla faccia mediale dell’arcata stessa.
Inserzione: faccia esterna della mandibola. Rivestito esternamente dalla fascia masseterina sulla quale decorrono il prolungamento anteriore della ghiandola parotide e il condotto parotideo. Profondamente prende rapporto con il corpo adiposo della guancia.
Funzione: permette i movimenti di lateralità della mandibola
Innervazione: V nervo cranico

TEMPORALE
Si trova nella fossa temporale e ha forma triangolare con base in alto e apice in basso
Origine: linea temporale inferiore e dalla parete mediale dell’osso temporale, dalla faccia mediale dell’arcata zigomatica
Inserzione: processo coronoideo della mandibola. E’ rivestito dalla fascia temporale
Funzione: eleva la mandibola
Innervazione: V nervo cranico

 

PTERIGOIDEO ESTERNO (laterale)
Origine:
capo superiore: cresta infratemporale e faccia sfenomascellare della grande ala dello sfenoide.
capo inferiore: faccia laterale della lamina laterale del processo pterigoideo, dal processo piramidale dell’osso palatino e dalla tuberosità mascellare.
Inserzione: fossa pterigoidea del collo del condilo mandibolare e disco dell’articolazione temporomandibolare.
Funzione: lateralità della mandibola
Innervazione: V nervo cranico

PTERIGOIDEO INTERNO (mediale)
Origine: fossa pterigoidea, processo piramidale del palatino e tuberosità mascellare
Inserzione: faccia mediale dell’angolo mandibolare e del ramo fino al livello del foro mandibolare.
Azione: contraendosi eleva la mandibola
Innervazione: V nervo cranico.

 

Muscoli del collo

 

Possono essere distinti in posteriori, anteriori e laterali. Quelli posteriori si collocano in uno strato profondo e in uno strato superficiale. I muscoli anteriori comprendono i muscoli sopraioidei, sottoioidei, prevertebrali. Muscoli laterali sono il platisma, lo sternocleidomastoideo e gli scaleni.

ANTERIORI:

 

- sopraioidei
DIGASTRICO
Teso tra il processo mastoideo del temporale e la fossetta di gastrica della mandibola, ha due ventri e forma un arcata a concavità volta verso l’alto.
Origine:
ventre posteriore, incisura mastoidea
ventre anteriore, fa seguito al tendine intermedio fissato sull’estremità laterale dell’osso ioide con un anello fibroso.
Inserzione: il tendine intermedio è fissato sull’osso ioide e delimita con il margine posteriore del muscolo miloioideo e al nervo ipoglosso posti superiormente, il triangolo dell’arteria linguale.
Innervazione: nervo faciale e ramo mandibolare del trigemino.
Azione: innalza l’osso ioide, abbassa la mandibola ed estende la testa.

STILOIDEO
Si trova al di sopra del ventre posteriore del digastrico.
Origine: processo stiloideo
Inserzione: corpo dell’osso ioide vicino al grande corno.
Innervazione: ramo del nervo faciale
Azione: sposta l’osso ioide in alto e in dietro

MILOIOIDEO
Lamina quadrilatera al di sopra del ventre anteriore del muscolo digastrico.
Origine: lungo la linea miloioidea
Inserzione: rafe miloioideo e faccia anteriore del corpo dell’osso ioide. Il rafe è una lamina fibrosa sagittale. Il muscolo partecipa alla formazione del pavimento della cavità buccale.
Innervazione: ramo mandibolare del trigemino.
Azione: sposta in alto e in avanti l’osso ioide e solleva la lingua cooperando nella deglutizione.

- sottoioidei
Sono disposti in uno strato superficiale e uno profondo. Il primo è dato dai muscoli sternoioideo e omoioideo, il secondo dai muscoli sternotiroideo e tiroioideo.

STERNOIOIDEO
Origine: faccia posteriore del manubrio sternale, parte posteriore della capsula dell’articolazione sternoclavicolare ed estremità sternale della clavicola.
Inserzione: margine inferiore del corpo dell’osso ioide.
Azione: contraendosi abbassa l’osso ioide.
Innervazione: primi tre nervi cervicali attraverso l’ansa dell’ipoglosso.

 

OMOIOIDEO
E’ un muscolo digastrico formato da un ventre inferiore e da un ventre superiore, tra loro uniti da un tendine intermedio.
Origine:
ventre inferiore, margine superiore della scapola, interno incisura scapolare
ventre superiore, continua dal ventre inferiore per fissarsi al margine inferiore dell’osso ioide
Inserzione: osso ioide, tra i due muscoli omoioidei è tesa la fascia cervicale media.
Azione: agisce abbassando l’osso ioide e tendendo la fascia cervicale media.
Innervazione: primi tre nervi cervicali.

STERNOTIROIDEO
Posto profondamente allo sternoioideo.
Origine: faccia posteriore del manubrio sternale.
Inserzione: linea obliqua della cartilagine tiroidea
Azione: abbassa la cartilagine tiroidea e quindi la laringe
Innervazione: primi tre nervi cervicali

TIROIOIDEO
Fa seguito allo sternotiroideo e ricopre la cartilagine tiroidea e la membrana tiroioidea.
Origine: linea obliqua della cartilagine tiroidea
Inserzione: margine inferiore del corpo e al grande corno dell’osso ioide.
Azione: abbassa l’osso ioide e innalza la laringe
Innervazione: primi nervi cervicali

LATERALI:

PLATISMA
Accolto in uno sdoppiamento della fascia superficiale del collo
Origine: 2a costa e superficie anteriore della spalla
Inserzione: cute della regione masseterina, commessura labiale e faccia esterna del corpo della mandibola.
Azione: tende la cute del collo e abbassa la mandibola
Innervazione: ramo cervicale del nervo faciale

 

STERNOCLEIDOMASTOIDEO
Nella parte anterolaterale del collo e presenta inferiormente due distinti capi di origine.
Origine:
capo sternale: parte alta della faccia anteriore del manubrio dello sterno
capo clavicolare: quarto mediale della faccia superiore della clavicola.
Inserzione: processo mastoideo dell’osso temporale. E’ accolto in uno sdoppiamento della fascia cervicale superficiale.
Funzione: flette la testa
Innervazione: nervo accessorio e rami del 2° e 3° nervo cervicale.

SCALENI
Posti profondamente nella regione laterale del collo

  • anteriori:
    Origine: tubercoli anteriori dei processi trasversi delle vertebre cervicali dalla 3a alla 6a
    Inserzione: tubercolo dello scaleno sulla faccia superiore della prima costa
  • medio:
    Origine: tubercoli anteriori dei processi trasversi di tutte le vertebre cervicali al di dietro delle origini dello scaleno anteriore. Inserzione: faccia superiore della prima costa dietro al solco per l’arteria succlavia
  • posteriore:
    Origine: tubercoli posteriori dei processi trasversi delle vertebre cervicali dalla 4a alla 6a. Inserzione: margine superiore e faccia esterna della 2a costa Funzione: inclinano il collo. Innervazione: rami del plesso cervicale e brachiale

 

    Muscoli della spalla

    DELTOIDE
    Origine: Origine fasci anteriori: terzo laterale del margine ant. della superficie della clavicola. Origine fasci medi: margine laterale e superficie sup. dell'acromion. Origine fasci posteriori: margine posteriore della spina della scapola
    I fasci sono separati da setti fibrosi.
    Inserzione: tuberosità deltoidea dell'omero
    Presenta una faccia superficiale e una profonda; due margini, anteriore e posteriore. Quello anteriore è diviso dal superolaterale del pettorale da uno spazio denominato trigono clavipettorale.
    Azione: abduce il braccio soprattutto con i fasci medi, mentre quelli ant. e post. agiscono come stabilizzatori. I fasci anteriori flettono e intraruotano il braccio, i posteriori lo estendono e lo extraruotano.
    Innervazione: ascellare C5, 6.
    Deficit: impossibilità di abdurre il braccio. In caso di paralisi anche del sopraspinato tendenza alla sublussazione della scapolo-omerale, meno marcata se il sopraspinato resta indenne.

    SOPRASPINATO
    Origine: 2/3 mediali della fossa sopraspinata della scapola.
    Inserzione: faccetta sup. della grande tuberosità dell'omero e capsula articolare della scapolomerale.
    La faccia superficiale è ricoperta dalla fascia sovraspinata, la faccia profonda è in rapporto con la fossa sovraspinata e in relazione con la capsula articolare della spalla.
    Azione: abduce il braccio e fissa la testa dell'omero nella cavità glenoidea.
    Innervazione: soprascapolare C4, 5, 6.
    Deficit: riduce la stabilità della scapolomerale e predispone all'alterazione dei rapporti della testa dell'omero con la cavità glenoidea.

    INFRAPINATO
    Origine: 3/4 mediali della fossa infraspinata della scapola e dal setto che lo separa dal piccolo rotondo
    Inserzione: faccetta media della grande tuberosità dell'omero e capsula articolare della scapolomerale
    La faccia superficiale è rivestita dalla fascia infraspinata, la profonda è in contatto con la fossa infraspinata e l’articolazione della spalla
    Azione: extraruota il braccio e stabilizza la testa dell'omero nella cavità glenoidea
    Innervazione: soprascapolare C4, 5, 6.
    Deficit: riduce la forza di rotazione esterna. L'omero è atteggiato in intrarotazione.

    PICCOLO ROTONDO
    Allungato e appiattito, corrisponde al margine inferiore dell’infraspinato
    Origine: fossa infraspinata vicino al margine ascellare.
    Inserzione: faccetta inf. della grande tuberosità dell'omero e capsula articolare della scapolomerale
    Azione: extraruota il braccio e stabilizza la testa dell'omero nella cavità glenoidea
    Innervazione: soprascapolare C4, 5, 6.
    Deficit: riduce la forza di rotazione esterna. L'omero è atteggiato in intrarotazione.

    GRANDE ROTONDO
    Inferiormente al piccolo rotondo.
    Origine: faccia dorsale dell'angolo inferiore e terzo inferiore del margine laterale della scapola
    Inserzione: labbro posteriore e fondo solco bicipitale
    La faccia posteriore è in rapporto con gran dorsale e capo lungo del tricipite; quella anteriore con sottoscapolari, coracobrachiale. Il margine inferiore forma la parete posteriore della cavità ascellare; il margine superiore con l’omero e il margine inferiore del piccolo rotondo delimita il triangolo dei muscoli rotondi. Questo triangolo è diviso dal capo lungo del tricipite nello spazio omerotricipitale e omotricipitale.
    Azione: intraruota, adduce e estende il braccio
    Innervazione: sottoscapolare inf. C5, 6, 7.
    Deficit: riduce la forza di rotazione interna e di estensione del braccio.

    SOTTOSCAPOLARE
    Origine: fossa sottoscapolare della scapola
    Inserzione: piccola tuberosità dell'omero e capsula articolare dell'articolazione scapolomerale
    Azione: intraruota il braccio e stabilizza la testa dell'omero nella cavità glenoidea durante i movimenti della scapolomerale
    Innervazione: sottoscapolare sup. e inf. C5, 6, 7.
    Deficit: riduce la forza di rotazione interna e di adduzione del braccio.

    Muscoli del braccio

    ANTERIORI:

    BICIPITE BRACHIALE
    Origine:
    capo breve: mediale rispetto al capo lungo;apice del processo coracoideo della scapola.
    capo lungo: tubercolo sopraglenoideo della scapola. Decorre con un tendine nel solco bicipitale omerale è intraarticolare
    Inserzione: tuberosità bicipitale del radio e aponeurosi del bicipite (lacerto fibroso).
    Superficialmente è avvolto dalla fascia brachiale. A lato del muscolo troviamo due solchi, in quello mediale passano l’arteria e vena brachiale con nervo mediano; in quello laterale la vena cefalica
    Azione: principale muscolo flessore.Flette la scapolo omerale e il capo lungo può intervenire nell'abduzione del braccio se extraruotato. A origine fissa flette il gomito e supina l'avambraccio. A inserzione fissa flette il gomito, come nel sollevamento alla sbarra.
    Innervazione: muscolocutaneo C5, 6.
    Deficit: ricuce la capacità di flettere l'avambraccio contro gravità. Difficoltà in diverse attività quotidiane come portare il cibo alla bocca o pettinarsi. Se il deficit interessa anche il brachiale il paziente pronerà l'avambraccio prima di flettere il gomito utilizzando il brachioradiale, l'estensore radiale lungo del carpo, il pronatore rotondo e i flessori del polso.

    CORACOBRACHIALE
    Medialmente e profondamente al capo breve del tricipite.
    Origine: apice del processo coracoideo della scapola
    Inserzione: superficie anteromediale del terzo medio della diafisi omerale, dalla parte opposta alla tuberosità deltoidea.
    Azione: flette e adduce il braccio.
    Innervazione: muscolocutaneo C6, 7.
    Deficit: riduzione della forza di flessione del braccio, particolarmente nei movimenti che richiedono anche la flessione e supinazione dell'avambraccio, come pettinarsi.

    BRACHIALE
    Dietro al bicipite.
    Origine: al di sotto inserzione deltoidea, da facce anteromediale e anterolaterale dell’omero.
    Inserzione: tuberosità dell'ulna e processo coronoideo.
    Azione: A origine fissa flette il gomito avvicinando l'avambraccio al braccio. A inserzione fissa flette il gomito, come nel sollevamento alla sbarra.
    Innervazione: muscolocutaneo e un piccolo ramo del radiale C5, 6.
    Deficit: vedi bicipite brachiale.

    POSTERIORI:

    TRICIPITE BRACHIALE
    Origine:
    capo lungo: tuberosità sottoglenoidea della scapola.
    capo laterale: superfici posteriore e laterale della metà prossimale della diafisi omerale e setto intermuscolare laterale.
    capo mediale: faccia posteriore omero inferiormente al solco nervo radiale
    Inserzione: superficie posteriore dell'olecrano e fascia antibrachiale. Tra capo laterale e mediale decorrono arteria brachiale profonda e nervo radiale
    Azione: estende il gomito. Il capo lungo adduce e può intervenire nell'estensione del braccio.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8 T1.
    Deficit: rende impossibile l'estensione dell'avambraccio contro gravità. Difficoltà in attività come raggiungere uno scaffale posto più in alto del capo, lanciare oggetti, spingere a gomito esteso, usare le stampelle o un bastone.

     

    Muscoli dell’avambraccio

    ANTERIORI:
    Sono presenti in diversi strati

    A- superficiali o epitrocleari

    PRONATORE ROTONDO
    E’ il muscolo più laterale attraversa obliquamente l’avambraccio.Due fasci.
    Origine:
    capo omerale; sopra l'epitroclea dell'omero, tendine comune dei flessori e fascia antibrachiale.
    capo ulnare; medialmente al processo coronoideo dell'ulna.
    Inserzione: terzo medio della superficie laterale del radio.
    E’ ricoperto in superficie dalla fascia antibrachiale e dal lacerto fibroso.Tra i due suoi capi passa il nervo mediano.Lateralmente decorre arteria brachiale e nervo radiale.
    Azione: prona l'avambraccio e interviene nella flessione del gomito.
    Innervazione: mediano C6, 7.
    Deficit: predispone ad un atteggiamento in supinazione dell'avambraccio; interferisce in numerose attività della vita quotidiana come ruotare una manopola, usare il coltello, raccogliere oggetti ruotando verso il basso il palmo della mano.

     

     

    FLESSORE RADIALE DEL CARPO
    Medialmente al pronatore rotondo.
    Origine: epitroclea(epicondilo mediale) dell'omero mediante il tendine comune dei flessori e fascia antibrachiale.
    Inserzione: attraversa un condotto osteofibroso nel carpo e va alla base del secondo metacarpo e con un'espansione tendinea, base del terzo metacarpo.
    Azione: flette e abduce il polso e può intervenire nella pronazione dell'avambraccio e nella flessione del gomito.
    Innervazione: mediano C6, 7.
    Deficit: riduce la forza di flessione del polso e, talvolta, la forza di pronazione dell'avambraccio. Predispone a deformità in deviazione ulnare della mano.

    PALMARE LUNGO
    Tra flessore radiale del carpo e flessore ulnare.
    Origine: epitroclea dell'omero mediante il tendine comune dei flessori e fascia antibrachiale.
    Inserzione: retinacolo dei flessori e aponeurosi palmare.
    Azione: mette in tensione l'aponeurosi palmare, flette il polso e può intervenire nella flessione del gomito e pronazione dell'avambraccio.
    Innervazione: mediano C6, 7, 8 T1.
    Deficit: riduce la capacità di incavare il palmo della mano e diminuisce la capacità di flessione del polso.

    FLESSORE ULNARE DEL CARPO
    E’ il più interno dei muscoli epitrocleari.
    Origine:
    capo omerale; epitroclea dell'omero mediante il tendine comune dei flessori.
    capo ulnare; margine mediale dell'olecrano mediante un'aponeurosi, due terzi prossimali del margine posteriore dell'ulna e fascia antibrachiale.
    Inserzione: pisiforme e, mediante espansioni tendinee, uncinato e 5°metacarpo.
    Azione: flette e adduce il polso e può intervenire nella flessione del gomito.
    Innervazione: ulnare C7, 8 T1.
    Deficit: riduce la forza di flessione del polso e predispone a deformità in deviazione radiale della mano

    B – secondo strato dei muscoli anteriori dell’avambraccio

    FLESSORE SUPERFICIALE DELLE DITA
    Origine:

      • capo omerale; epitroclea dell'omero mediante il tendine comune dei flessori, legamento collaterale ulnare del gomito e fascia antibrachiale.
      • capo ulnare; superficie mediale del processo coronoideo.
      • Capo radiale, linea obliqua del radio.

    Un arco tendineo riunisce i due capi per poi dare origine a metà dell’avambraccio a 4 ventri che terminano con 4 tendini. Nel condotto del carpo i tendini decorrono superficialmente a quelli dei muscoli flessore profondo delle dita e flessore lungo del pollice.
    Inserzione: sui lati delle falangi intermedie delle dita dal secondo al quinto.
    Azione: flette le interfalangee prossimali delle dita dal secondo al quinto, interviene nella flessione delle metacarpofalangee e nella flessione del polso.
    Innervazione: mediano C7, 8 T1.
    Deficit: riduzione della forza della presa e della flessione del polso. Difficoltà in attività come scrivere a macchina, suonare il piano o strumenti a corda per i quali è necessario flettere le interfalangee prossimali mantenendo estese le distali. Tendenza all’iperestensione dell’interfalangea prossimale durante l’estensione delle dita.

     

    C - terzo strato dei muscoli anteriori dell’avambraccio

    FLESSORE PROFONDO DELLE DITA
    Si trova nella parte mediale del terzo strato.
    Origine: 2/3 superiori delle facce anteriore e mediale dell’ulna, fascia antibrachiale, parte mediale della membrana interossea.
    A metà dell’avambraccio il ventre si divide in 4 fasci. I tendini attraversano l’occhiello del tendine del flessore superficiale. Il nervo mediano scende nell’interstizio tra il flessore profondo delle dita e flessore lungo del pollice.
    Inserzione: con quattro tendini sulla faccia anteriore della base delle falangi distali.
    Azione: flette le interfalangee distali delle dita dal secondo al quinto, interviene nella flessione delle interfalangee prossimali e delle metacarpofalangee: interviene nell'adduzione di indice, anulare e mignolo e nella flessione del polso.
    Innervazione: per fasci del secondo e terzo dito, mediano C7, 8 T1. Per i fasci del quarto e quinto dito, ulnare C7,8 T1.
    Deficit: riduzione della capacità di flettere la falange distale. E' l'unico muscolo che può flettere tale segmento. In caso di deficit si riduce anche la forza di flessione del polso

    FLESSORE LUNGO DEL POLLICE
    Parte laterale del 3° strato.
    Origine: faccia anteriore del radio al di sotto della tuberosità bicipitale, membrana interossea, margine mediale del processo coronoideo dell'ulna e/o dell'epitroclea dell'omero.
    Inserzione: superficie palmare della base della falange distale del pollice.
    Azione: flette l'interfalangea del pollice, contribuisce alla flessione della metacarpofalangea e della trapezio - metacarpale e può intervenire nella flessione del polso.
    Innervazione: mediano C6, 7, 8 T1.
    Deficit: riduce la capacità di flettere la falange distale. Difficoltà nel tenere una penna o piccoli oggetti tra il pollice e le altre dita. Un deficit marcato predispone a una deformità in iperestensione dell'interfalangea del pollice.

     

    D - quarto strato dei muscoli dell’avambraccio

     

    PRONATORE QUADRATO
    Origine: estremità inferiore della superficie anteriore dell'ulna, medialmente.
    Inserzione: estremità inferiore della superficie anteriore del radio, lateralmente.
    Azione: prona l'avambraccio.
    Innervazione: mediano C7, 8 D1.
    Deficit: predispone ad un atteggiamento in supinazione dell'avambraccio; interferisce in numerose attività della vita quotidiana come ruotare una manopola, usare il coltello, raccogliere oggetti ruotando verso il basso il palmo della mano.

     

     

     

     

    MUSCOLI LATERALI:

    BRACHIORADIALE
    Origine: margine laterale dell’omero sotto il solco del nervo radiale e dal setto intermuscolare laterale.
    Inserzione: base del processo stiloideo del radio, lateralmente.
    La parte superiore del muscolo è tra brachiale e tricipite. E’ coperto dalla fascia antibrachiale, fra brachioradiale e brachiale decorre il nervo radiale.
    Azione: flette il gomito, portando in posizione intermedia tra pronazione e supinazione l'avambraccio.
    Innervazione: radiale C5, 6.
    Deficit: riduce la forza nella flessione del gomito e nella pronazione o supinazione dell'avambraccio fino alla posizione intermedia.

    ESTENSORE RADIALE LUNGO DEL CARPO
    Origine: parte anteriore del margine laterale dell’omero, dall’epicondilo omerale e dal setto intermuscolare laterale;
    Inserzione: lato radiale della superficie dorsale della base del secondo metacarpo.
    Azione: estende e abduce il polso e può intervenire nella flessione del gomito.
    Innervazione: radiale C5, 6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria del polso. Predispone a una deviazione ulnare della mano.

    ESTENSORE RADIALE BREVE DEL CARPO
    Posto posteriormente e lateralmente all’estensore radiale lungo.
    Origine: epicondilo laterale faccia anteriore dell'omero grazie al tendine comune degli estensori, legamento collaterale radiale del gomito e fascia antibrachiale.
    Inserzione: superficie dorsale della base del terzo metacarpo.
    Azione: estende e abduce il polso.
    Innervazione: radiale C5, 6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria del polso. Predispone a una deviazione ulnare della mano.

     

     

    MUSCOLI POSTERIORI:
    Sono presenti in diversi strati
    A - superficiali (epicondilei)

     

    ESTENSORE COMUNE DELLE DITA
    E’ il più laterale dei muscoli superficiali.
    Origine: faccia posteriore dell'epicondilo omerale fascia antibrachiale.
    Si divide a metà dell’avambraccio in tre fasci. I tendini passano per il 4° condotto del legamento dorsale del carpo.
    Inserzione: con quattro tendini destinati alle dita dal 2° al 5°. Ciascun tendine si divide in tre linguette, di cui la mediale si attacca alla base della seconda falange, mentre le altre due vanno ad inserirsi alla base della terza falange.
    Azione: estende le prime falangi delle ultime quattro dita della mano; secondariamente estende anche le altre due falangi. Interviene nell'abduzione del 2°, 4° e 5° dito e nell'estensione del polso.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria delle falangi prossimali interessate, predisponendole ad un atteggiamento in flessione. Diminuisce la forza di estensione del polso.

    ESTENSORE PROPRIO DEL MIGNOLO
    Medialmente all’estensore comune delle dita
    Origine: faccia posteriore dell'epicondilo omerale, fascia antibrachiale.
    Inserzione: si unisce al tendine dell'estensore comune delle dita destinato al mignolo.
    Azione: estende e può abdurre il mignolo.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria del mignolo.

    ESTENSORE ULNARE DEL CARPO
    Medialmente all’estensore proprio del mignolo.
    Origine: epicondilo laterale dell'omero grazie al tendine comune degli estensori, margine posteriore dell'ulna mediante un'aponeurosi e fascia antibrachiale.
    Inserzione: passando nel 6° canale del carpo lato ulnare alla base del quinto metacarpo.
    Azione: estende e adduce il polso.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria del polso. Predispone a una deviazione radiale della mano.

    ANCONEO
    Nella parte posteriore e superiore dell’avambraccio, fa seguito al capo mediale del tricipite
    Origine: superficie posteriore dell'epicondilo laterale dell'omero
    Inserzione: margine laterale dell'olecrano e 1/4 prossimale della faccia posteriore dell'ulna.
    Azione: estende il gomito e può stabilizzare l'ulna durante la pronazione.
    Innervazione: radiale C7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria dell'avambraccio. Vedi deficit del tricipite brachiale.

     

    B – profondi:

     

    SUPINATORE
    Avvolge il terzo superiore del radio.
    Origine: epicondilo dell'omero, legamento collaterale radiale del gomito, legamento anulare del radio e cresta del supinatore dell'ulna.
    Inserzione: terzo prossimale della superficie laterale del radio.
    Azione: supina l'avambraccio.
    Innervazione: radiale C5, 7.
    Deficit: predispone ad un atteggiamento in pronazione dell'avambraccio; interferisce in numerose attività della vita quotidiana come portare il cibo alla bocca.

    ABDUTTORE LUNGO DEL POLLICE
    E’ il più laterale dei muscoli profondi.
    Origine: faccia posteriore del corpo del radio, faccia posteriore del corpo dell'ulna, membrana interossea.
    Inserzione:il tendine attraversa il primo condotto del legamento dorsale del carpo base del primo metacarpo, lateralmente.
    Azione: abduce e estende la trapeziometacarpale. Partecipa all'abduzione del polso.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la forza di abduzione del pollice e del polso.

     

    ESTENSORE BREVE DEL POLLICE
    E’ posto medialmente all’ abduttore lungo.
    Origine: faccia posteriore del corpo del radio, membrana interossea.
    Il ventre circonda il corpo del radio
    Inserzione: il tendine decorre nel primo condotto del legamento dorsale del carpo per poi portarsi sulla faccia dorsale della base della prima falange del pollice.
    Azione: estende la prima falange del pollice e la trapeziometacarpale. Interviene nell'abduzione del polso.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria della prima falange e ne predispone ad una deformità in flessione.

    ESTENSORE LUNGO DEL POLLICE
    Medialmente all’abduttore lungo e estensore breve.
    Origine: faccia posteriore del corpo dell'ulna, membrana interossea.
    Inserzione: il tendine si impegna nel 3° condotto del legamento dorsale del carpo e si porta faccia dorsale della base della seconda falange del pollice. (tabacchiera anatomica).
    Azione: estende la seconda falange del pollice e la trapeziometacarpale. Interviene nell'abduzione e estensione del polso.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria della seconda falange e ne predispone ad una deformità in flessione.

    ESTENSORE PROPRIO DELL'INDICE
    E’ il più mediale dei muscoli posteriori profondi.
    Origine: faccia posteriore del corpo dell'ulna, membrana interossea.
    Inserzione: il tendine passa per il 4° condotto del legamento dorsale del carpo e per poi unirsi al tendine dell'estensore comune delle dita destinato all'indice.
    Azione: estende e può addurre l'indice.
    Innervazione: radiale C6, 7, 8.
    Deficit: diminuisce la capacità estensoria dell'indice.

    I muscoli dell’avambraccio si trovano avvolti in un manicotto fibroso denominato fascia antibrachiale considerata un proseguimento della fascia brachiale del braccio.La superficie esterna è in diretto contatto con i tegumenti. Essa da origine a setti. Legamento palmare del carpo: di forma quadrilatera è sopra l’articolazione radiocarpica, prosegue inferiormente nel legamento traverso del carpo. Legamento traverso del carpo: teso tra le eminenze ossee che delimitano il solco del carpo; la sua faccia profonda delimita il canale del carpo ed emette un setto che divide il canale in una parte laterale e una mediale. Legamento dorsale del carpo: ispessimento della fascia antibrachiale situato sulla parte dorsale dell’articolazione radiocarpica; la faccia profonda invia setti che si fissano ai margini delle docce che solcano le estremità inferiori del radio e dell’ulna e si vengono cosi a costituire i condotti dei tendini dei muscoli estensori. Nel tratto in cui decorrono in questi condotti i muscoli flessori ed estensori sono rivestiti da guaine mucose. Nel lato volare troviamo guaine digitali, la guaina del tendine del muscolo flessore lungo del pollice e la guaina dei tendini dei muscoli flessori comuni.

     

     

     

     

    Muscoli dell’eminenza tenar

    ABDUTTORE BREVE DEL POLLICE (eminenza tenar)
    Origine: tubercolo scafoide, trapezio e legamento trasverso del carpo.
    Inserzione: base della prima falange del pollice, lateralmente e espansione estensoria dorsale sul primo interosseo.
    Ricoperto in superficie dalla fascia dell’eminenza tenar.
    Azione: contrariamente al suo nome, adduce il primo metacarpo anteponendolo al carpo, flette la prima falange sul metacarpo e estende la seconda falange sulla prima.
    Innervazione: mediano C6, 7, 8 T1.
    Deficit: interferisce nella presa di oggetti voluminosi.

    OPPONENTE DEL POLLICE
    Profondo all’adduttore breve e lateralmente al flessore breve.
    Origine: retinacolo dei flessori e tubercolo del trapezio
    Inserzione: faccia anteriore e margine radiale del primo metacarpo, su tutta la sua lunghezza.
    Azione: flette e abduce il primo metacarpo e lo intraruota; in questo modo il pollice viene posto in una posizione tale per cui può venire opposto, mediante una flessione della metacarpo-falangea, alle altre dita
    Innervazione: mediano C6, 7, 8 T1.
    Deficit: ipotrofia dell'eminenza tenar e atteggiamento in estensione e adduzione del primo metacarpo. Difficoltà nell'impugnare una penna e indebolimento delle prese di forza.

    FLESSORE BREVE DEL POLLICE
    Origine:
    capo superficiale, retinacolo dei flessori e trapezio.
    Capo profondo, trapezoide e capitato, base 2° metacarpale
    Inserzione: lato radiale della base della falange prossimale del pollice e espansione digitale estensoria
    Azione: flette le articolazioni metacarpo-falangea e trapezio-metacarpale del pollice. Partecipa all'opposizione del pollice al mignolo. Può estendere l'interfalangea del pollice mediante la sua inserzione sull'espansione digitale estensoria.
    Innervazione: capo superficiale, mediano C6, 7, 8 T1. Capo profondo, ulnare C8 T1.
    Deficit: riduce la capacità di flettere la falange prossimale. Difficoltà nel tenere fortemente oggetti tra il pollice e le altre dita. Un deficit marcato predispone a deformità in iperestensione della metacarpofalangea.

    ADDUTTORE DEL POLLICE
    E’ il più mediale e profondo dei muscoli dell’eminenza tenar.
    Origine:
    capo obliquo; dal trapezoide dal capitato e unicinato.
    capo trasverso; margine anteriore del 2° e 3° osso metacarpale.
    Inserzione: il capo trasverso sul lato ulnare della base della falange prossimale del pollice; il capo obliquo sull'espansione digitale estensoria.
    Azione: adduce l'articolazione trapezio-metacarpale, avvicinando il pollice al palmo della mano muovendolo su un piano perpendicolare a quello del palmo; adduce e coopera a flettere la metacarpo-falangea e interviene nell'opposizione del pollice al mignolo. può intervenire nell'estensione dell'interfalangea mediante l'inserzione del capo obliquo sull'espansione estensoria
    Innervazione: ulnare C8 T1.
    Deficit: difficoltà nel serrare fortemente il pollice contro le altre dita a pugno chiuso.

     

    Muscoli dell’eminenza ipotenar

     

    PALMARE BREVE
    Muscolo pellicciaio nello spessore del sottocute.
    Origine: margine mediale dell'aponeurosi palmare e superficie palmare del retinacolo dei flessori.
    Inserzione: sulla pelle del margine ulnare della mano.
    Azione: corruga la pelle del lato ulnare della mano
    Innervazione: mediano C6, 7, 8 T1. Deficit: poco significativi.

    ABDUTTORE DEL MIGNOLO (eminenza ipotenar)
    Medialmente nell’eminenza ipotenar.
    Origine: pisiforme, legamento trasverso del carpo e tendine del flessore lungo del carpo.
    Inserzione: base della prima falange del mignolo, medialmente con un'espansione estensoria .
    Azione: abduce e flette la metacarpofalangea. Può intervenire nell'estensione delle interfalangee.
    Innervazione: ulnare C7, 8 T1.
    Deficit: riduzione della forza di abduzione e tendenza all'adduzione.

    FLESSORE BREVE DEL MIGNOLO
    Superficialmente e lateralmente nell’eminenza ipotenar.
    Origine: Parte mediale del legamento trasverso del carpo e dal processo dell’uncinato.
    Inserzione: lato mediale della base della falange prossimale del mignolo.
    Azione: flette la metacarpo-falangea del mignolo e interviene nell'opposizione dello stesso al pollice
    Innervazione: ulnare C7, 8 T1.
    Deficit: riduce la forza di flessione e opposizione del mignolo.

    OPPONENTE DEL MIGNOLO
    Profondamente ai muscoli abduttore breve e flessore breve del mignolo
    Origine: processo dell'uncinato e retinacolo dei flessori
    Inserzione: margine ulnare del quinto metacarpo, su tutta la sua lunghezza
    Azione: flette e intraruota di pochi gradi l'articolazione carpo-metacarpica del quinto dito, sollevando il bordo ulnare della mano in modo tale che i flessori della metacarpo-falangea possano portare il polpastrello del mignolo a opporsi a quello del pollice. Partecipa a realizzare l'incavamento del palmo della mano
    Innervazione: ulnare C7, 8 T1.
    Deficit: ipotrofia dell'ipotenar e difficoltà nell'opposizione del mignolo al pollice.

     

    Muscoli palmari

    LOMBRICALI
    Tra i tendini del flessore profondo delle dita.
    Origine:
    Primo e secondo; margine radiale dei tendini del flessore profondo, rispettivamente dell'indice e del medio.
    Terzo; margini adiacenti dei tendini del flessore profondo del medio e dell'anulare.
    Quarto; margini adiacenti dei tendini del flessore profondo dell'anulare e del mignolo.
    Inserzione: margine radiale dell'espansione estensoria delle dita corrispondenti.
    Azione: estendono le articolazioni interfalangee e flettono le metacarpofalangee delle dita dal secondo al quinto. Estendono le interfalangee anche con le metacarpofalangee estese.
    Innervazione: del primo e secondo lombricale, mediano C6, 7, 8 T1. Il terzo e quarto, ulnare C 7,8 T1.
    Deficit: deformità ad artiglio della mano.
    Muscoli interossei:
    occupano gli spazi tra le ossa metacarpali.

    INTEROSSEI PALMARI
    Negli ultimi tre spazi intermetacarpali.
    Origine: Primo, lato ulnare della base del primo metacarpo. Secondo, secondo metacarpo su tutta la lunghezza del lato ulnare. Terzo, su tutta la lunghezza del lato radiale del quarto metacarpo. Quarto, su tutta la lunghezza del lato radiale del quinto metacarpo
    Inserzione: Soprattutto sull'espansione stensoria del dito corrispondente, con possibile inserzione sulla base della falange prossimale, in questo modo:
    Primo: lato ulnare del pollice. Secondo: lato ulnare dell'indice. Terzo: lato radiale dell'anulare. Quarto: lato radiale del mignolo
    Azione: flettono la prima falange ed estendono le altre due,avvicinano tra loro le dita.
    Innervazione: ulnare C8 T1.
    Deficit: riduce la capacità di adduzione del primo, secondo, quarto e quinto dito. Diminuisce la forza di flessione delle metacarpofalangee e di estensione delle interfalangee delle stesse dita.

    INTEROSSEI DORSALI
    Negli spazi interossei metacarpale. Sono muscoli penniformi
    Origine: Primo, capo laterale, metà prossimale del margine ulnare del primo metacarpo. Primo, capo mediale, margine radiale del secondo metacarpo. Secondo, terzo, quarto, superfici adiacenti di due metacarpi vicini
    Inserzione: sull'espansione digitale estensoria e sulla base della falange prossimale, in quest'ordine:
    Primo: lato radiale dell'indice soprattutto alla base della prima falange. Secondo: lato radiale del medio. Terzo: lato ulnare del medio, soprattutto sull'espansione estensoria. Quarto: lato ulnare dell'anulare
    Azione: abducono l'indice, il medio e l'anulare rispetto all'asse passante per il terzo dito. Partecipano alla flessione della metacarpo-falangea e all'estensione delle metacarpo-falangee delle stesse dita. Il primo interosseo può intervenire nell'adduzione del pollice
    Innervazione: ulnare C8 T1.
    Deficit: riduce la capacità di abduzione del secondo, terzo e quarto dito. Diminuisce la forza di flessione delle metacarpofalangee e di estensione delle interfalangee delle stesse dita.

    Aponeurosi palmare: robusta lamina fibrosa posta nel sottocute tra eminenza tenar e ipotenar. Di forma triangolare con base distale e apice prossimale. L’apice fa seguito al tendine del muscolo palmare lungo e la base si trova a livello della radice delle dita.Si può considerare come una dipendenza del tendine del muscolo palmare lungo e del legamento trasverso del carpo
    Fascia eminenza tenar: ricopre i muscoli sottostanti, prosegue medialmente nell’aponeurosi palmare.
    Fascia eminenza ipotenar: si fissa medialmente al margine mediale del 5° metacarpale.
    Formazione di logge grazie a setti di unione: loggia laterale, loggia intermedia e mediale.

     

    Muscoli del torace:
    si distinguono in intrinseci ed estrinseci a seconda della loro localizzazione.

    INTRINSECI:
    localizzati esclusivamente nel torace

    ELEVATORI DELLE COSTE
    Dodici paia posti profondamente in vicinanza della colonna vertebrale.
    Origine: apice processi trasversi 7 cervicale e vertebre toraciche.
    Inserzione: faccia esterna e margine superiore della costa sottostante tra angolo e tubercolo.
    Innervazione: 8°C e nervi toracici.

    MUSCOLI INTERCOSTALI
    Occupano gli spazi intercostali si distinguono in esterni, medi ed interni.

      • Esterni: origine, margine inferiore di ogni costa; inserzione, margine superiore costa sottostante. Diretti dall’alto in basso e dal dietro in avanti
      • Medi: origine, margine inferiore delle coste all’interno della linea d’origine dei intercostali esterni; inserzione, margine superiore coste sottostanti.
      • Interni: origine, margine inferiore e faccia interna di una costa; inserzione, margine superiore della costa sottostante. Sono diretti dall’alto in basso e dall’avanti in dietro incrociano i muscoli intercostali esterni.

    Innervazione: nervi intercostali dall’ 1 al 11.

    MUSCOLI SOTTOCOSTALI
    Parte interna e posteriore della parete toracica, in vicinanza articolazione costovertebrale.
    Origine: faccia interna delle coste.
    Inserzione: faccia interna della costa sottostante
    Innervazione: nervi intercostali dal 1° all’ 11°

    MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE
    Nella faccia interna della parete toracica anteriore.
    Origine: faccia posteriore del corpo e processo tifoideo dello sterno.
    Inserzione:faccia interna e margine inferiore delle cartilagini costali dalla 2a alla 6a.
    Innervazione: nervi intercostali dal secondo al nono.
    L’azione è di abbassare le cartilagini costali.

     

    ESTRINSECI:
    diretti a diverse parti del corpo

    A - Toracoappendicolari

     

    GRANDE PETTORALE
    Forma la parete anteriore del cavo ascellare.
    Origine: capo clavicolare: superficie anteriore della metà mediale della clavicola; capo sternocostale: superficie anteriore dello sterno e cartilagine delle prime sei o sette coste; capo addominale: aponeurosi dell'obliquo esterno dell'addome.
    Separato dal deltoide dal trigono clavipettorale
    Inserzione: labbro laterale del solco bicipitale dell’omero.
    Azione: Origine fissa: adduce e intraruota l'omero. Con il braccio abdotto e inserzione fissa può elevare le coste. Nella deambulazione con stampelle o alle parallele interviene per sostenere il peso del corpo.
    Il capo claveare flette il braccio e lo adduce sul piano orizzontale verso la spalla controlaterale. Il capo sternocostale deprime la spalla e adduce il braccio verso la cresta iliaca controlaterale.
    Innervazione:Innervazione del capo claveare: pettorale laterale, C5, 6, 7.Innervazione del capo sternocostale: pettorale laterale e mediale, C6, 7, 8 T1
    Deficit: parte claveare, riduce la capacità di addurre il braccio sul piano orizzontale. Difficoltà nel portare la mano sulla spalla opposta. Riduzione di forza in flessione e intrarotazione del braccio. Parte sternale, riduzione della forza in intrarotazione e adduzione del braccio in direzione obliqua verso l'anca opposta. Difficoltà nell'usare un'accetta, nel battere con una mazza o nel tenere un oggetto voluminoso e pesante all'altezza della vita.

     

    PICCOLO PETTORALE
    Origine: margine superiore e superficie esterna dalla terza alla quinta costa in corrispondenza della cartilagine; fascia dei muscoli intercostali corrispondenti
    Inserzione: margine mediale e faccia superiore del processo coracoideo della scapola
    Azione: Origine fissa, inclina in avanti la scapola abbassando il processo coracoideo. Inserzione fissa, interviene nella inspirazione forzata
    Innervazione: pettorale mediale con alcune fibre di provenienza dal pettorale laterale, C6, 7, 8 T1
    Deficit: diminuisce la fissazione della scapola e, per questo, la forza in estensione del braccio.

    SUCCLAVIO
    Origine: faccia superiore 1° costa
    Inserzione: solco sulla faccia inferiore della clavicola
    In rapporto con arteria succlavia e plesso brachiale.
    Azione: abbassa la clavicola
    Innervazione: nervo succlavio

    DENTATO ANTERIORE
    Nella parte laterale del torace.Costituisce parete mediale cavo ascellare.
    Origine: faccia esterna e margine superiore delle prime dieci coste.
    Inserzione:passando davanti alla faccia anteriore della scapola si porta al margine vertebrale della scapola
    Consideriamo una parte superiore(prime due coste), media (2, 3, 4 costa) ed inferiore.
    Azione: a origine fissa abduce la scapola, la extraruota e ne avvicina il margine mediale alla gabbia toracica. Le fibre inferiori possono deprimere la scapola. Quelle superiori possono elevarla. Nel movimento di flessione sulle braccia fissa la scapola, o meglio il suo bordo mediale, al torace. Ruota la scapola in modo che la glenoide guardi verso l'alto. A inserzione fissa interviene come accessorio nella inspirazione forzata.
    Innervazione: toracico lungo C5, 6, 7, 8
    Deficit: mancata fissazione della scapola durante i movimenti del braccio con distacco del bordo mediale della scapola dalla gabbia toracica durante il movimento di flessione sulle braccia o di spinta di un oggetto pesante verso l'avanti. Difficoltà nell'abduzione con pesi, oltre i 30°.

     

    B – Spinoappendicolari

    TRAPEZIO
    Si trova nella regione nucale e nella parte dorsale del torace.
    Origine: fasci superiori, protuberanza occipitale esterna, terzo medio della linea nucale superiore, legamento nucale e processi spinosi di C7. Fasci medi, processi spinosi da T1 a T5. Fasci inferiori, processi spinosi da T6 a T12.
    Inserzione: fasci superiori, terzo laterale della clavicola e acromion. Fasci medi, labbro superiore della spina della scapola. Fasci inferiori, estremità mediale della spina della scapola.
    Azione: a origine fissa adduce la scapola, specie grazie ai fasci medi, e la extraruota grazie ai fasci superiori e inferiori. I fasci superiori elevano la scapola. Quelli inferiori la deprimono. A inserzione fissa unilateralmente i fasci superiori estendono, flettono lateralmente dal proprio lato e ruotano dal lato opposto il rachide cervicale. A inserzione fissa bilateralmente il trapezio superiore estende la testa.
    Innervazione: accessorio spinale e rami inferiori di C2, 3, 4
    Deficit: la scapola si abduce e intraruota. Diminuisce la funzionalità del braccio per la diminuita fissazione della scapola stessa, in particolare nell'elevazione del braccio sul piano frontale. Diminuisce la forza nell'estensione, rotazione e inclinazione della testa. Aumenta la cifosi dorsale.

    GRAN DORSALE
    Ricopre la parte inferiore e laterale del dorso.
    Origine: processi spinosi da T6 a T12, ultime tre o quattro coste, vertebre lombari e sacrali mediante la fascia toracolombare e terzo posteriore del labbro esterno della cresta iliaca. Alcune fibre anche dall'angolo inferiore della scapola.
    Inserzione: solco bicipitale dell'omero.
    Azione: a origine fissa intraruota, adduce e estende il braccio. Deprime la spalla e interviene nella flessione laterale del tronco. A inserzione fissa inclina il bacino in avanti e di lato. Agendo bilateralmente può sia iperestendere il rachide e portare il bacino in antiversione che flettere il rachide stesso, a seconda dei suoi rapporti con i diversi assi di movimento. Interviene come accessorio nella respirazione.
    Innervazione: toracodorsale C6, 7, 8
    Deficit: limita numerose attività che richiedono l'adduzione del braccio al tronco o viceversa. Diventa difficile arrampicare, camminare con le stampelle, sollevare il corpo alle parallele, nuotare, remare, spaccare la legna. La forza di flessione laterale del rachide è ridotta.

    GRANDE ROMBOIDE
    Parte inferiore regione nucale e superiore del dorso. Grande e piccolo romboide sono separati da un sottile interstizio.
    Origine: processi spinosi e legamenti interspinosi delle vertebre toraciche da T2 a T5
    Inserzione: margine mediale della scapola dalla radice della spina all'angolo inferiore
    Azione: adduce, eleva e intraruota la scapola
    Innervazione: dorsale della scapola C4, 5
    Deficit: scapola atteggiata in abduzione e extrarotazione. Adduzione e estensione del braccio ridotte per insufficiente fissazione della scapola da parte dei romboidi.

    PICCOLO ROMBOIDE
    Origine: legamento nucale e processi spinosi delle vertebre da C7 a T1
    Inserzione: margine mediale della scapola a livello della radice della spina
    Azione: adduce, eleva e intraruota la scapola
    Innervazione: dorsale della scapola C4, 5
    Deficit: vedi grande romboide.

    ELEVATORE DELLA SCAPOLA
    Regione laterale e posteriore del collo.
    Origine: tubercoli posteriori dei processi trasversi delle prime 4 vertebre cervicali
    Inserzione: margine mediale della scapola fra l'angolo superiore e la radice della spina
    Azione: Origine fissa: eleva la scapola e partecipa alla sua intrarotazione. Inserzione fissa: con azione unilaterale, ruota e flette il rachide cervicale omolateralmente. Con azione bilaterale può intervenire nell'estensione del rachide cervicale.
    Innervazione: dorsale della scapola C3, 4, 5
    Deficit: vedi grande romboide.

    C - Muscoli spinocostali
    Occupano lo strato medio dei muscoli del dorso.

    DENTATO POSTERIORE SUPERIORE
    Origine: apice processi spinosi della 7 vertebra cervicale e prime tre toraciche.
    Inserzione: con quattro digitazioni che si fissano al margine superiore e faccia esterna delle coste dalla seconda alla quinta.
    Agisce elevando le coste
    Innervazione: ramo del plesso brachiale (C 5 ) e rami dei nervi intercostali T1-T4
    DENTATO POSTERIORE INFERIORE
    Origine: dal foglietto posteriore della fascia lombodorsale a livello dei processi spinosi delle ultime due vertebre toraciche.
    Inserzione: con quattro digitazioni che si inseriscono al margine inferiore e alla faccia esterna delle ultime quattro coste.
    Innervazione: ramo del nervo toracodorsale (C6 – C8) e da rami intercostali T9 T11.

     

    D – diaframma

     

    DIAFRAMMA
    Delimita il confine tra la cavità toracica e quella addominale

      • muscolo piatto e sottile
      • convesso superiormente ha forma di cupola la cui base corrisponde alla circonferenza inferire del torace.
      • molto larga trasversalmente
      • discende molto verso il basso posteriormente

    La cupola diaframmatici si innalza durante l’espirazione fino alla VI costa verso sinistra e V verso destra.
    Inserzioni:
    Il diaframma si presenta carnoso alla periferia mentre nella parte centrale troviamo una sorta di lamina aponeurotica tripartita è CENTRO FRENICO
    A) parte muscolare:

    1. inserzioni vertebrali: vertebre lombari, costituzioni di fasci che costituiscono i pilastri. Abbiamo due pilastri mediali che originano dalla faccia anteriore dei corpi vertebrali e due pilastri intermedi che originano dalla faccia laterale del corpo vertebrale.Troviamo inoltre i legamenti arcuati che originano dai processi trasversi della 1 e 2 vertebra lombare.
    2. Inserzioni toraciche: xifoidea nella faccia posteriore del processo xifoideo, costali dalla faccia posteriore della settima costa ed estremità laterale della dodicesima.

    B) parte aponeurotica: si presenta come una robusta lamina tendinea

    1. configurazione esterna: forma di trifoglio in cui consideriamo tre porzioni, una anteriore che corrisponde a quella mediana, una destra ed una sinistra che presentano forma oblunga con maggior asse diretto lateralmente e in dietro.
    2. dimensioni: la anteriore è la più larga ma la meno estesa. Quella di destra è la più grande
    3. costituzione anatomica: struttura dei tendini, fasci tendinei sono disposti in più strati.

    C) orifici del diaframma:

    1. orifizio esofageo; posto sulla linea mediana all’altezza della decima vertebra toracica. Allungato dall’alto verso il basso, di forma ellittica, misura 30 mm in lunghezza e 10-12 mm in larghezza. Limitato in alto dalla parte superiore dei due pilastri. L’anello esofageo è interamente muscolare.
    2. orifizio aortico; inferiormente a quello esofageo. Presenta un asse diretto obliquamente dall’alto verso il basso. Risulta costituito dai pilastri principali del diaframma ed è in estensibile. Corrisponde alla prima vertebra lombare e misura 3.5 cm. Da passaggio all’aorta e al canale toracico. L’aorta e al canale toracico. L’aorta aderisce all’orifizio.
    3. orificio della vena cava inferiore: in pieno centro frenico si origina dall’unione della foglia anteriore con quella destra. Il diametro è di tre centimetri. Dista dalla linea mediana 1.5 cm.

    Innervazione: frenico C3, 4, 5.
    Deficit: gravi difficoltà respiratorie.
    Azione: è il più importante muscolo della respirazione. Agisce in fase inspiratoria abbassandosi e aumentando così il volume toracico diminuendone la pressione.

     

    Muscoli dell’addome

     

    RETTO DELL'ADDOME
    Entra nella costituzione della parete addominale anteriore.
    Origine: con tre fasci carnosi distinti in laterale, intermedio e mediale. I primi due dalla faccia esterna e margine inferiore della 5 e 6 cartilagine costale, il terzo dalla faccia esterna della 7 cartilagine costale e processo xifoideo.
    Inserzione: margine superiore del pube tra tubercolo pubico e sinfisi pubica.
    Il ventre presenta quattro iscrizioni tendinee trasversali. L’arteria epigastrica decorre tra la faccia posteriore del muscolo e il foglietto posteriore della sua guaina.
    Azione: flette il tronco sul bacino e viceversa, aumenta la cifosi dorsale e riduce la lordosi lombare.
    Innervazione: da T5 a T12.
    Deficit: diminuzione della capacità di flettere il rachide, di sollevare la testa e il tronco da supino e, in stazione eretta, aumento della lordosi lombare con antiversione del bacino.

    PIRAMIDALE
    Piccolo muscolo nella parte inferiore e mediale della parete addominale anteriore.
    Origine: faccia anteriore del ramo superiore del pube
    Inserzione: linea alba
    Innervazione: ultimo nervo intercostale.

    OBLIQUO ESTERNO (o grande obliquo)
    Parete anteriore e laterale dell’addome.
    Origine: faccia esterna laterale delle ultime otto coste, intersecandosi con il dentato anteriore.
    Inserzione: fasci inferiori, metà anteriore della cresta iliaca. Fasci superiori, mediante un'ampia aponeurosi sulla linea alba, tubercolo pubico, sinfisi pubica. Tra il tubercolo pubico e la spina iliaca anteriore superiore, l’aponeurosi costituisce il legamento inguinale. Fra margine posteriore dell’obliquo esterno e margine anteriore del grande dorsale esiste uno spazio triangolare corrispondente alla cresta iliaca (triangolo lombare).
    Azione: inclina la colonna dallo stesso lato e ruota il torace dalla parte opposta. Con contrazione bilaterale flette la colonna, abbassa le costole (funzione espiratoria) e comprime i visceri addominali.
    Innervazione: da T5 a T12 e ipogastrico.
    Deficit: diminuzione della capacità di flettere il rachide, antiversione del bacino in stazione eretta, riduzione della forza espiratoria e del sostegno ai visceri addominali.

    OBLIQUO INTERNO (o piccolo obliquo)
    Parete anterolaterale dell’addome, profondamente al muscolo obliquo esterno.
    Origine: terzo laterale del legamento inguinale, spina iliaca anterosuperiore, ¾ anteriori cresta iliaca e faccia posteriore della fascia lombodorsale.
    Inserzione: I fasci più posteriori si inseriscono al margine inferiore delle ultime tre cartilagini costali; gli altri continuano nell’aponeurosi dell’obliquo interno che partecipa alla formazione della guaina del retto e della linea alba. La parte inferiore dell’aponeurosi si fonde con l’aponeurosi del muscolo traverso formando il tendine congiunto che si inserisce al margine superiore del pube.
    Azione: inclina la colonna e ruota il torace dal proprio lato. Con contrazione bilaterale flette la colonna, abbassa le costole (funzione espiratoria) e comprime i visceri addominali.
    Innervazione: da T7 a T12, ileoipogastrico e ileoinguinale.
    Deficit: diminuzione della capacità di flettere il rachide, antiversione del bacino in stazione eretta, riduzione della forza espiratoria e del sostegno ai visceri addominali.

     

    TRASVERSO DELL'ADDOME
    Posto profondamente al muscolo obliquo interno.
    Origine: faccia interna delle ultime sei cartilagini costali con digitazioni alternate a quelle del diaframma, meta laterale del legamento inguinale.
    Inserzione: costituiscono l’aponeurosi del traverso e terminano nella linea alba. Le fibre carnose trapassano nell’aponeurosi seconda una linea curva a concavità mediale, la linea semilunare. La parte inferiore dell’aponeurosi del traverso si unisce all’aponeurosi dell’obliquo interno per formare il tendine congiunto. Il margine inferiore entra a far parte della parete superiore del canale inguinale.
    Azione: comprime i visceri durante il torchio addominale, impedisce la protrusione della parete addominale, interviene nell'espirazione forzata.
    Innervazione: da T7 a T11, ileoipogastrico e ileoinguinale.
    Deficit: protrusione della parete addominale con conseguente accentuazione della lordosi lombare.

    CREMASTERE
    Origine: fascio laterale, dai muscoli obliquo interno e trasverso e parte laterale del legamento inguinale; fascio mediale, tubercolo pubico.
    Nel maschio vanno a formare la tonaca eritroide della borsa scrotale. Nella femmina il muscolo accompagna il legamento rotondo dell’utero.
    Innervazione: L1 L 2

    QUADRATO DEI LOMBI
    Parete addominale posteriore tra la cresta iliaca e ultima costa. E’ formato da due strati di cui uno anteriore e uno posteriore.
    Origine:

    • strato anteriore, apice dei processi costiformi delle quattro ultime vertebre lombari;
    • strato posteriore, labbro interno della cresta iliaca e margine superiore del legamento ileolombare.

    Inserzione: apice processi costiformi da L1 a L4 e dodicesima costa.
    Azione: flette il rachide o eleva il bacino dallo stesso lato. Con contrazione bilaterale fissa il rachide lombare e abbassa le coste durante l'espirazione forzata. In avanti è rivestito da una fascia che lo separa dal grande psoas ,dal rene, dal colon ascendente e discendente. Superiormente la fascia ispessita forma l’arco diaframmatici laterale del pilastro laterale del diaframma.
    Innervazione: plesso lombare da T12 a L1, 2, 3, e nervo sottocostale.
    Deficit: diminuzione della forza di flessione laterale del rachide e di elevazione del bacino. La sua retrazione unilaterale può dare un apparente dismetria degli arti inferiori.

     

    Muscoli dell’arto inferiore

     

    Si distinguono si quattro gruppi di muscoli che in direzione prossimo distale sono:

     

    MUSCOLI DELL’ANCA
    A - interni

    MUSCOLO ILEOPSOAS
    Nella regione lomboiliaca e anteriore della coscia. Costituito da due distinte porzioni:

    • GRANDE PSOAS
      Origine: facce laterali dei corpi dell’ultima vertebra toracica e prime 5 vertebre lombari
      Inserzione: uscendo dal bacino sotto al legamento inguinale tra spina iliaca anteriore e inferiore si inserisce al piccolo trocantere.
      Nel contesto del muscolo decorre il nervo femorale

     

    • MUSCOLO ILIACO
      forma a ventaglio.
      Origine: dal labbro interno della cresta iliaca , dalle due spine iliache anteriori e dall’incisura ischiatica.
      Inserzione: i fasci si fondono con quelli del grande psoas. Il muscolo occupa la fossa iliaca.

    Innervazione: plesso lombare e nervo femorale, L1-L4
    Azione: contraendosi flette la coscia sul bacino adducendola e ruotandola esternamente. Se presso punto fisso sul femore, flette il tronco e lo inclina dal proprio lato.
    Deficit: difficoltà in numerose attività della vita quotidiana, come salire le scale, alzarsi e sedersi, camminare in salita. Nel cammino, un grave deficit impone una accentuata rotazione del bacino verso il lato in appoggio per facilitare l'avanzamento dell'arto in sospensione.

    PICCOLO PSOAS
    Muscolo rudimentale
    Origine: faccia laterale dei corpi dell’ultima vertebra toracica e I lombare
    Inserzione: eminenza ileopettinea dell’osso dell’anca
    Azione: flette il tronco
    Innervazione: plesso lombare

    B – esterni:

    GRANDE  GLUTEO
    E’ il più superficiale e il più sviluppato della regione glutea.
    Origine: parte posteriore del labbro esterno della cresta iliaca, dalla linea glutea posteriore, legamento sacroiliaco posteriore, fascia lombodorsale, cresta laterale del sacro, legamento sacrotuberoso.
    Inserzione: i fasci convergono sulla linea aspra del femore, i più superficiali si portano lateralmente sulla fascia lata.
    Azione: estende e extraruota la coscia. Può intervenire nell'abduzione con le sue fibre superiori e nell'adduzione con quelle inferiori.
    Innervazione: gluteo inferiore L5, S1, 2.
    Deficit: difficoltà nell'alzarsi da seduto, nel salire le scale e se bilaterale notevoli difficoltà nella deambulazione.

    MEDIO GLUTEO
    Origine: faccia esterna dell'ileo, labbro esterno della cresta iliaca e spina iliaca anteriore superiore.
    Inserzione: gran trocantere, lateralmente.
    Azione: abduce, flette e intraruota l'anca. Con le sue fibre posteriori coopera a extraruotare e estendere l'anca.
    Innervazione: gluteo superiore L4, 5 S1
    Deficit: riduce la forza di abduzione e intrarotazione dell'anca. Un lieve deficit, in stazione eretta, evidenzia una curvatura del rachide con convessità opposta al lato deficitario a causa dell'innalzamento del bacino e dell'adduzione dell'anca dal lato del deficit. Un grave deficit degli abduttori dell'anca causa durante il cammino una inclinazione del tronco verso il lato interessato (segno di Duchenne-Trendelembourg).

    PICCOLO GLUTEO
    Origine: faccia esterna dell'ileo davanti alla linea glutea anteriore e labbro esterno della cresta iliaca
    Inserzione: gran trocantere, anteriormente.
    Azione: abduce, flette e intraruota l'anca.
    Innervazione: gluteo superiore L4, 5 S1
    Deficit: riduce la forza di abduzione e intrarotazione dell'anca. Un grave deficit degli abduttori dell'anca causa durante il cammino una inclinazione del tronco verso il lato interessato (segno di Duchenne-Trendelembourg).

    PIRIFORME
    Situato parte all’interno e parte all’esterno della pelvi.
    Origine: faccia anteriore del sacro e del legamento sacrotuberoso, bordo del grande forame ischiatico.
    Inserzione: i fasci escono dal bacino attraverso il grande forame ischiatico gran trocantere del femore, superiormente.
    Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell'abduzione con anca flessa. Ha azione stabilizzante sull’articolazione coxofemorale.
    Innervazione: plesso sacrale L5, S1, 2.
    Deficit: tendenza all'intrarotazione con valgismo del ginocchio.

    MUSCOLI GEMELLI
    Sono due muscoli a decorso orizzontale distinti in:

    • GEMELLO SUPERIORE
      Origine: faccia esterna e margine inferiore spina ischiatica,
    • GEMELLO INFERIORE
      Origine: tuberosità ischiatica, superiormente.

    Inserzione: gran trocantere, medialmente.
    Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell'abduzione con anca flessa. Stabilizzano l’articolazione dell’anca.
    Innervazione: plesso sacrale L4, 5, S1, 2.
    Deficit: tendenza all'intrarotazione con valgismo del ginocchio

    OTTURATORE INTERNO
    Situato parte all’interno e parte all’esterno della pelvi.
    Origine: faccia pelvica della membrana otturatoria, spina iliaca e bordo del forame otturatorio.
    Inserzione: gran trocantere, medialmente.
    Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell'abduzione con anca flessa.
    Innervazione: plesso sacrale L5, S1, 2.
    Deficit: tendenza all'intrarotazione con valgismo del ginocchio.

    OTTURATORE ESTERNO
    Origine: contorno esterno del foro otturatorio e benderella sottopubica.
    Inserzione: circondando l’articolazione coxofemorale si fissa alla fossa trocanterica del femore
    Innervazione: Nervo otturatorio L2-L4
    Azione: ruota lateralmente l’anca e stabilizza l’articolazione dell’anca.

    QUADRATO DEL FEMORE
    Origine: superficie laterale della tuberosità ischiatica.
    Inserzione: cresta intertrocanterica del femore.
    Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell'adduzione. Agisce stabilizzando lateralmente il femore e l’articolazione dell’anca.
    Innervazione: plesso sacrale L4, 5, S1, 2.
    Deficit: tendenza all'intrarotazione con valgismo del ginocchio.

     

     

    MUSCOLI DELLA COSCIA

    A – Anteriori:

    TENSORE DELLA FASCIA LATA
    Muscolo fusiforme situato nella regione superolaterale della coscia.
    Origine: estremità anteriore del labbro esterno della cresta iliaca, spina iliaca anteriore superiore e sottostante incisura, faccia superficiale del muscolo medio gluteo.
    Inserzione: all’unione del terzo superiore con il terzo medio della coscia i fasci proseguono in un tendine che percorre tutta la coscia per inserirsi sul condilo laterale della tibia. Questo si fonde con la fascia femorale formando la benderella o tratto ileotibiale.
    Innervazione: nervo gluteo superiore L4-S1
    Azione: tende la fascia lata, abduce la coscia.
    Deficit: tendenza al varismo del ginocchio e all'extrarotazione dell'anca in ortostasi.

    SARTORIO
    Occupa posizione superficiale e si presenta come un muscolo nastriforme che attraversa la faccia anteriore della coscia.
    Origine: spina iliaca anteriore superiore.
    Inserzione: faccia mediale della tibia, superiormente. L’inserzione avviene tramite un tendine slargato comune anche ai muscoli gracile e semitendinoso e prende il nome di zampa d’oca. Il muscolo è contenuto in uno sdoppiamento della fascia femorale. Chiude in basso il triangolo femorale. Questo, situato nella regione anterosuperiore della coscia è limitato in alto dal legamento inguinale, lateralmente dal sartorio e medialmente dall’adduttore lungo. In questa fossa decorrono il nervo e i vasi femorali e sono contenuti i linfonodi inguinali profondi. Il canale degli adduttori è un tragitto muscolomembranoso situato nella parte inferomediale della coscia e da passaggio ai vasi femorali e al nervo safeno.
    Azione: flette, extraruota e abduce l'anca. Flette il ginocchio e può intraruotare la tibia sul femore.
    Innervazione: femorale L2, 3, 4
    Deficit: diminuzione della forza di flessione, extrarotazione e abduzione dell'anca. Diminuzione della stabilità in senso anteromediale del ginocchio

    QUADRICIPITE FEMORALE
    Più voluminoso muscolo della regione anteriore della coscia e risulta formato da quattro capi.
    Origine:

    • retto femorale, spina iliaca anteriore inferiore e doccia sopra l'acetabolo.
    • Vasto laterale, faccia laterale e margine anteriore del grande trocantere, meta superiore del labbro laterale della linea aspra del femore.
    • Vasto intermedio, labbro laterale della linea aspra e dai ¾ superiori delle facce anteriore e laterale del femore.
    • Vasto mediale, linea intertrocanterica, linea aspra, linea sopracondiloidea mediale e tendini dell'adduttore lungo e grande.

    Inserzione: i quattro capi mantengono la loro individualità raccogliendosi in un tendine costituito dalla sovrapposizione di tre lamine e si inserisce sulla patella, alcuni fasci si fissano al margine infraglenoideo della tibia. Le fibre che continuano sotto la patella costituiscono il legamento patellare e prende inserzione alla tuberosità della tibia. Ai lati del legamento patellare, l’espansione del quadricipite è rinforzata da due benderelle fibrose che si portano ai contorni della patella per costituire i retinacoli patellare. Il quadricipite costituisce una specie di manicotto attorno la diafisi femorale.
    Azione: estende il ginocchio e il retto femorale partecipa alla flessione dell'anca.
    Innervazione: femorale L2, 3, 4
    Deficit: difficoltà in numerose attività della vita quotidiana, come salire le scale, alzarsi e sedersi, camminare in salita. Nel cammino durante la fase di appoggio il ginocchio tende all'iperestensione.
    B – postero-mediali

    GRACILE
    Appiattito e nastriforme occupa il lato mediale della coscia
    Origine: faccia anteriore della branca ischiopubica, nei pressi della sinfisi.
    Inserzione: al di sotto del condilo mediale della tibia. Il suo tendine concorre a formare la zampa d’oca.
    Azione: adduce l'anca. Può intervenire nella flessione e intrarotazione del ginocchio.
    Innervazione: otturatore L2, 3, 4
    Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell'equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.

    PETTINEO
    Parte superomediale della coscia.
    Origine: tubercolo pubico, faccia anteriore del ramo superiore del pube,cresta pettinea del pube., legamento pubofemorale.
    Inserzione: linea pettinea del femore.
    Azione: adduce l'anca. Può intervenire nella flessione.
    Innervazione: otturatore e femorale L2, 3, 4.
    Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell'equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.

    ADDUTTORE LUNGO
    Muscolo piatto di forma triangolare ad apice superomediale.
    Origine: tra tubercolo e sinfisi pubica
    Inserzione: a metà della linea aspra del femore.
    Azione: adduce l'anca. Può intervenire nella flessione.
    Innervazione: otturatore L2, 3, 4
    Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell'equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.

    ADDUTTORE BREVE
    Origine: porzione mediale della faccia anteriore del ramo superiore del pube e dalla porzione superiore della faccia anteriore della branca ischiopubica.
    Inserzione: linea pettinea inferiormente, fino alla metà superiore della linea aspra.
    Azione: adduce l'anca. Può intervenire nella flessione.
    Innervazione: otturatore L2, 3, 4
    Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell'equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.

    ADDUTTORE GRANDE
    Posto profondamente rispetto agli altri adduttori. E’ piatto e triangolare la cui base occupa tutta l’altezza della linea aspra del femore.
    Origine: pube, ischio e tuberosità ischiatica.
    Inserzione: tuberosità glutea, labbro mediale della linea aspra e tubercolo sopra il condilo mediale del femore. L’inserzione è interrotta da una serie di orifizi che danno passaggio ai vasi perforanti l’ultimo dei quali è detto anello del grande adduttore e da passaggio all’arteria femorale che a questo livello continua con la poplitea.
    Azione: adduce l'anca. Può intervenire nella flessione e con le fibre di provenienza dalla tuberosità ischiatica nell'estensione.
    Innervazione: otturatore e ischiatico L2, 3, 4, 5 S1.
    Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell'equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.

    BICIPITE FEMORALE (ischiocrurale laterale)
    Occupa la regione posteriore e laterale della coscia.
    Origine:

    • capo lungo, tuberosità ischiatica, posteriormente e parte inferiore del legamento sacrotuberoso.
    • capo breve, linea aspra del femore e linea sopracondiloidea.

    Inserzione: testa del perone, lateralmente. Condilo laterale della tibia e parte laterale della fascia profonda della gamba. In basso costituisce il limite supero esterno della fossa poplitea.
    Azione: flette e extraruota la gamba. Il capo lungo estende la coscia e partecipa alla sua extrarotazione. La potenza totale dei flessori del ginocchio è di 15 Kgm, cioè poco più di in terzo del loro antagonista, il quadricipite.
    Innervazione: capo lungo, ramo tibiale dello sciatico L5 S1, 2, 3 Capo breve, ramo peroniero dell’ ischiatico L5 S1,2
    Deficit: diminuzione della forza in flessione del ginocchio. Diminuita stabilità laterale e atteggiamento in varo sotto carico. Un deficit associato a quello degli ischiocrurali mediali predispone all'iperestensione del ginocchio. Se bilaterale il bacino ruota in avanti con un conseguente aumento della lordosi lombare. Viceversa la retrazione degli ischiocrurali determina un atteggiamento in flessione del ginocchio e raddrizzamento della lordosi lombare.

    SEMITENDINOSO (ischiocrurale mediale)
    Situato nella parte postero mediale della coscia.
    Origine: tuberosità ischiatica con un tendine comune al capo lungo del bicipite femorale.
    Inserzione: superficie mediale della tibia, prossimalmente. Il tendine concorre alla costituzione della zampa d’oca.
    Azione: flette e intraruota la gamba. Estende la coscia e partecipa alla sua intrarotazione. La potenza totale dei flessori del ginocchio è di 15 Kgm, cioè poco più di in terzo del loro antagonista, il quadricipite.
    Innervazione: ramo tibiale dello ischiatico L4, 5 S1, 2
    Deficit: diminuzione della forza in flessione del ginocchio. Diminuita stabilità mediale e atteggiamento in valgo e extrarotazione della tibia rispetto al femore. Un deficit associato a quello degli ischiocrurali laterali predispone all'iperestensione del ginocchio. Se bilaterale il bacino ruota in avanti con un conseguente aumento della lordosi lombare. Viceversa la retrazione degli ischiocrurali determina un atteggiamento in flessione del ginocchio e raddrizzamento della lordosi lombare.

    SEMIMEMBRANOSO (ischiocrurale mediale)
    E’ costituito nel suo terzo superiore da una larga lamina tendinea.
    Origine: tuberosità ischiatica, lateralmente e prossimalmente all'origine del bicipite femorale e del semitendinoso.
    Inserzione: all’altezza dell’interlinea articolare del ginocchio il tendine si divide in tre fasci, di cui uno discendente termina sulla parte posteriore del condilo mediale della tibia, uno ricorrente risale verso il condilo laterale del femore formando il legamento popliteo obliquo e uno anteriore o tendine riflesso che termina sulla parte anteriore del condilo mediale della tibia.
    Azione: flette e intraruota la gamba. Estende la coscia e partecipa alla sua intrarotazione. La potenza totale dei flessori del ginocchio è di 15 Kgm, cioè poco più di in terzo del loro antagonista, il quadricipite.
    Innervazione: ramo tibiale dell’ ischiatico L4, 5 S1, 2
    Deficit: diminuzione della forza in flessione del ginocchio. Diminuita stabilità mediale e atteggiamento in valgo e extrarotazione della tibia rispetto al femore. Un deficit associato a quello degli ischiocrurali laterali predispone all'iperestensione del ginocchio. Se bilaterale il bacino ruota in avanti con un conseguente aumento della lordosi lombare. Viceversa la retrazione degli ischiocrurali determina un atteggiamento in flessione del ginocchio e raddrizzamento della lordosi lombare.

     

    MUSCOLI DELLA GAMBA
    Si dividono in un gruppo anteriore e in un gruppo posteriore

    A – anteriori:

    TIBIALE ANTERIORE
    E’ il più mediale dei quattro muscoli anteriori
    Origine: condilo laterale e superficie laterale della tibia, prossimalmente. Membrana interossea e fascia profonda.
    Inserzione: base del primo cuneiforme, medialmente, e base del primo metatarso.
    Azione: estende (flessione dorsale) il piede e lo supina.
    Innervazione: peroniero profondo L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di estendere il piede e predisposizione alla pronazione e eversione.

    ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
    Situato lateralmente al tibiale anteriore.
    Origine: condilo laterale della tibia, faccia anteriore del perone per i suoi 3/4 anteriori, membrana interossea e setti muscolari adiacenti.
    Inserzione: con quattro tendini alle dita dal 2° al 5°. Ogni tendine sulla superficie dorsale del dito si divide a livello dell’articolazione metatarsofalangea in tre linguette di cui due laterali si inseriscono sulla base della falange distale e una mediale, che si inserisce sulla base della seconda falange.
    Azione: estende le interfalangee e le metatarso - falangee delle dita dal 2° al 5°. Interviene nella estensione (flessione dorsale) e nella pronazione del piede.
    Innervazione: peroniero profondo L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di flettere dorsalmente e di pronare il piede. Tendenza all'equinismo e al varismo dell'avampiede. Predispone al piede piatto.

    ESTENSORE LUNGO DELL'ALLUCE
    Origine: terzo medio della faccia mediale del perone e porzione della membrana interossea.
    Inserzione: il tendine passa sotto ai retinacoli e si inserisce alla faccia dorsale della prima falange e alla base della seconda falange dell’alluce. L’arteria tibiale anteriore decorre lungo il margine mediale del muscolo. Nel piede il tendine è ricoperto dalla fascia dorsale, l’arteria dorsale del piede gli decorre lateralmente.
    Azione: estende l'interfalangea e la metatarso-falangea dell'alluce. Coopera nell'estensione (flessione dorsale) e nella supinazione del piede.
    Innervazione: peroniero profondo L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di estendere l'alluce e di flettere dorsalmente il piede.

    PERONIERO ANTERIORE (peroniero 3°)
    Occupa la parte inferolaterale della regione anteriore della gamba.
    Origine: terzo inferiore della faccia mediale del perone e corrispondente porzione membrana interossea.
    Inserzione: base del quinto metatarso, dorsalmente.
    Azione: estende il piede (flessione dorsale) e lo prona.
    Innervazione: peroniero profondo L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di flettere dorsalmente e di pronare il piede.

     

     

     

    B – laterali:

    PERONIERO LUNGO
    E’ il più superficiale e più lungo dei due.
    Origine: condilo laterale della tibia e superficie laterale del perone, prossimalmente. Setti intermuscolari e fascia profonda.
    Inserzione: i tendini si portano a costituire un tendine che passa dietro al malleolo laterale circondandolo da dietro in avanti per terminare alla base del primo metatarso, lateralmente, e cuneiforme mediale. Nella pianta del piede il tendine è ricoperto dal legamento calcaneocuboideo e percorre il solco dell’ osso cuboide.
    Azione: prona il piede e flette (flessione plantare) la caviglia.
    Innervazione: peroniero superficiale L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di flettere e pronare il piede. Difficoltà nell'alzarsi in punta di piedi. Tendenza al varismo. Diminuita stabilità laterale della tibio tarsica.

    PERONIERO BREVE
    Origine: superficie laterale del perone, distalmente. Setti intermuscolari e fascia profonda.
    Inserzione: base del quinto metatarso, lateralmente.
    Azione: prona il piede e flette (flessione plantare) la caviglia.
    Innervazione: peroniero superficiale L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di flettere e pronare il piede. Difficoltà nell'alzarsi in punta di piedi. Tendenza al varismo. Diminuita stabilità laterale della tibio tarsica.

     

    C – posteriori:
    Sono disposti in un piano superficiale e in un piano profondo
    Nel piano superficiale troviamo:

     

    TRICIPITE DELLA SURA
    Formato da due muscoli che in basso convergono in un unico grosso tendine d’inserzione, il tendine calcaneale

    GASTROCNEMIO
    Costituito da due ventri muscolari, i gemelli della gamba.
    Origine: capo mediale, condilo mediale del femore, posteriormente, e capsula del ginocchio. Capo laterale, condilo laterale del femore, posteriormente, e capsula del ginocchio.

    SOLEO
    Origine: superficie posteriore del terzo prossimale del perone, linea del soleo, terzo medio del margine mediale della tibia e arcata fibrosa tra tibia e perone.

    Inserzione: i tre capi convergono nel tendine calcaneale che si inserisce sul terzo medio della faccia posteriore del calcagno.
    A livello del ginocchio il margine mediale del gemello laterale e il margine laterale del gemello mediale sono separati da uno spazio angolare aperto in alto e rappresentano i limiti inferiori della fossa poplitea. Tra essi decorre il fascio vascolonervoso della gamba.
    Azione: flette plantarmente la caviglia e partecipa alla flessione del ginocchio
    Innervazione: tibiale L5 S1, 2
    Deficit: permette un atteggiamento con piede talo e predispone al piede cavo. La sua retrazione favorisce il piede equino. Diminuita capacità a sollevarsi sulla punta del piede. Atteggiamento posturale con il corpo spostato in avanti

    PLANTARE
    Piccolo muscolo talora assente posto profondamente al gemello laterale, sulla faccia posteriore dell’articolazione del ginocchio.
    Origine: ramo laterale della linea aspra del femore e dalla capsula articolare del ginocchio, legamento popliteo obliquo del ginocchio.
    Inserzione: il tendine decorre tra gastrocnemio e soleo e termina sulla superficie posteriore del calcagno.
    Azione: flette plantarmente la caviglia e partecipa alla flessione del ginocchio.
    Innervazione: tibiale L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità a sollevarsi sulla punta del piede.

    POPLITEO
    Posto sotto al plantare e ai gemelli.
    Origine: faccia esterna del condilo laterale del femore e legamento popliteo obliquo del ginocchio.
    Inserzione: labbro superiore della linea obliqua e sulla faccia posteriore della tibia, al di sopra di tale linea.
    Azione: a origine fissa, cioè da scarico con ad esempio il paziente seduto con le gambe sospese, flette e intraruota la tibia sul femore. A inserzione fissa, cioè sotto carico come ad esempio in piedi, flette e extraruota il femore sulla tibia. Inoltre rinforza l'apparato legamento posteriore del ginocchio.
    Innervazione: tibiale L4, 5 S1
    Deficit: predispone all'iperestensione del ginocchio e all'extrarotazione della gamba. Spesso il deficit del popliteo è associato a una prevalenza degli ischiocrurali laterali su quelli mediali.

    FLESSORE LUNGO DELLE DITA
    E’ il più mediale dei muscoli dello strato profondo.
    Origine: linea obliqua e dal terzo medio della faccia posteriore della tibia e circostanti setti intermuscolari.
    Inserzione: il tendine circonda il malleolo mediale e scorre nella doccia calcaneale mediale mantenuto in sede dal retinacolo dei flessori. Attraversata la pianta del piede si divide in quatto tendini terminali che si fissano alla base della terza falange delle ultime quattro dita
    Azione: flette la III falange delle ultime 4 dita
    Innervazione: nervo tibiale L5-S1

    FLESSORE LUNGO DELL’ALLUCE
    E’ il più laterale dei muscoli dello strato profondo.
    Origine: dai 2/3 inferiori della faccia posteriore e del margine laterale del perone, dalla membrana interossea da setti intermuscolari circostanti.
    Inserzione: i fasci convergono in un tendine che passa sotto al malleolo mediale, nella faccia mediale del calcagno e giunto nella regione plantare si porta in avanti e medialmente incrociando il tendine del muscolo flessore lungo delle dita e va a fissarsi alla base della falange distale dell’alluce.
    Azione: flette la II falange dell’alluce. All’incrocio con il flessore lungo delle dita si trova una lacina fibrosa di connessione pertanto la contrazione del muscolo flessore lungo dell’alluce determina una flessione delle altre  quattro dita.
    Innervazione: nervo tibiale

    TIBIALE POSTERIORE
    Posto profondamente agli altri due muscoli flessori.
    Origine: dal labbro inferiore della linea obliqua e dalla faccia posteriore della tibia dalla parte superiore della membrana interossea dalla faccia mediale della fibula e dai setti intermuscolari circostanti.
    Inserzione: scafoide, calcagno, i tre cuneiformi, il cuboide e la base del 2°, 3° e 4° metatarso.
    Azione: supina il piede e flette (flessione plantare) la caviglia.
    Innervazione: tibiale L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di flettere e supinare il piede. Difficoltà nell'alzarsi in punta di piedi. Tendenza all'eversione.

    MUSCOLI DEL PIEDE
    A – dorsali:

    PEDIDIO (ESTENSORE BREVE DELLE DITA)
    Origine: faccia superolaterale del calcagno, anteriormente. Legamento astragalo-calcaneare interosseo.
    Inserzione: con quattro tendini alle dita dal 1° al 4° che si confondono con quelli dell'estensore lungo delle dita (vedi estensori piede), eccettuato il primo che si inserisce direttamente sulla faccia dorsale della prima falange dell'alluce, per cui talvolta è chiamato estensore breve dell'alluce. Il quinto dito non riceve il pedidio.
    Azione: estende le metatarso-falangee delle prime quattro dita.
    Innervazione: peroniero profondo L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di estendere le dita dal 1° al 4°.

    ESTENSORE BREVE DELL'ALLUCE (capo mediale del pedidio)
    Origine: faccia superolaterale del calcagno, anteriormente. Legamento astragalo-calcaneare interosseo.
    Inserzione: base della falange prossimale dell'alluce, superiormente.
    Azione: estende la metatarso-falangea dell'alluce.
    Innervazione: peroniero profondo L4, 5 S1
    Deficit: diminuita capacità di estendere l'alluce. Se l'estensore lungo è indenne il deficit è difficilmente rilevabile. Se invece il deficit è a carico dell'estensore lungo, la diagnosi differenziale è data dal fatto che il breve estende solo la prima falange e tende ad addurla verso la linea assiale del piede.

     

    B – mediali:

     

    ABDUTTORE DELL'ALLUCE
    E’ il più superficiale e il più lungo dei muscoli della regione mediale.
    Origine: processo mediale della tuberosità del calcagno, dal retinacolo dei flessori, dalla faccia profonda della fascia plantare e da l setto intermuscolare che lo separa dal flessore breve delle dita.
    Inserzione: base della falange prossimale dell'alluce, lateralmente.
    Azione: adduce e contribuisce a flettere la metatarso-falangea del pollice. Contribuisce al sostegno della volta plantare. E’ situato profondamente all’aponeurosi plantare.
    Innervazione: nervo plantare mediale L5-S1
    Deficit: oltre all'ovvio deficit adduttorio dell'alluce predispone all'appiattimento della volta plantare. La sua retrazione favorisce l'alluce valgo.

    FLESSORE BREVE DELL'ALLUCE
    Origine: faccia plantare dei tre cuneiformi. Porzione laterale del legamento calcaneocubitale plantare..
    Inserzione: base della falange prossimale dell'alluce, sia medialmente che lateralmente.
    Azione: flette la metatarso-falangea dell'alluce.
    Innervazione: tibiale L4, 5 S1
    Deficit: alluce a martello e diminuzione del sostegno all'arco longitudinale della volta plantare.

    ADDUTTORE DELL'ALLUCE
    E’ il più profondo dei muscoli plantari mediali.
    Origine: capo obliquo, dal cuboide dal 3° cuneiforme, dalla base del 2°-3°-4° metatarsale, dal legamento plantare lungo; capo trasverso, dalla 3a- 4a e 5a articolazione metatarsofalangea.
    Inserzione: il capo obliquo si fonde con il tendine del fascio laterale del muscolo flessore breve dell’alluce raggiungendo la base della prima falange prossimale dell'alluce, il tendine del capo trasverso si inserisce al tendine del flessore lungo dell’alluce.
    Azione: abduce e contribuisce a flettere la metatarso-falangea dell'alluce. Partecipa all'adduzione dell'avampiede.
    Innervazione: tibiale L4, 5 S1
    Deficit: avampiede e alluce valgo. Spostamento mediale dello scafoide.

    C – laterali:

    ABDUTTORE DEL V DITO
    E’ il più superficiale della regione.
    Origine: processo laterale della tuberosità del calcagno
    Inserzione: 1° falange del V dito. E’ ricoperto dall’aponeurosi plantare.
    Funzione: abduce il V dito e lo flette
    Innervazione: nervo plantare laterale

    FLESSORE BREVE DEL V DITO
    Occupa una posizione profonda rispetto al precedente.
    Origine: base V osso metatarsale e legamento plantare lungo.
    Inserzione: 1° falange del V dito
    Funzione: flette il V dito
    Innervazione: nervo plantare laterale

    OPPONENTE DEL V DITO
    Origine: legamento plantare lungo
    Inserzione: margine laterale del V osso metatarsale
    Funzione: adduce il V dito
    Innervazione: nervo plantare laterale

     

    D – intermedi:

     

    FLESSORE BREVE DELLE DITA
    E’ il più superficiale della regione
    Origine: processo mediale della tuberosità del calcagno, parte intermedia dell'aponeurosi plantare e setti intermuscolari adiacenti.
    Inserzione: falange intermedia delle dita dal 2° al 5°.
    Azione: flette le interfalangee prossimali e coopera alla flessione delle metatarso-falangee delle dita dal 2° al 5°.
    Innervazione: nervo plantare mediale L5-S1
    Deficit: diminuzione della capacità di flettere le interfalangee prossimali delle dita dal 2° al 5° e riduce il sostegno agli archi plantari longitudinale e trasversale.

    QUADRATO DELLA PIANTA
    Origine: mediante due capi, laterale e mediale dalla faccia inferiore del calcagno
    Inserzione: tendine del muscolo flessore lungo delle dita
    Funzione: impedisce al flessore lungo delle dita l’adduzione
    Innervazione: nervo plantare laterale S1-S2

     

     

    LOMBRICALI
    Sono in numero di quattro.
    Origine: il primo dal tendine del flessore lungo destinato al 2° dito, medialmente. Gli altri tra i tendini adiacenti del flessore lungo.
    Inserzione: falangi prossimali, medialmente, e espansioni estensorie delle dita dal 2° al 5°.
    Azione: flette le interfalangee prossimali e coopera alla flessione delle metatarso-falangee delle dita dal 2° al 5°.
    Innervazione: 1° e 2° sono innervati dal nervo plantare mediale; 3° e 4° dal nervo plantare laterale.
    Deficit: riduzione del sostegno dell'arco trasverso plantare e dita a martello per l'azione del flessore lungo.

    INTEROSSEI PLANTARI
    Occupano il 2°- 3°- 4° spazio intermetatarsale.
    Origine: base del 3°, 4° e 5° metatarso, medialmente.
    Inserzione: base delle falangi prossimali del 3°, 4° e 5° dito, medialmente, e espansioni estensorie.
    Azione: adducono il 3°, 4° e 5° dito rispetto all'asse passante per il 2° dito. Partecipano alla flessione delle metatarso-falangee e all'estensione delle interfalangee dal 3° al 5° dito.
    Innervazione: nervo plantare laterale
    Deficit: riduzione del sostegno dell'arco trasverso plantare e dita a martello per l'azione del flessore lungo.

    INTEROSSEI DORSALI
    Occupano la parte dorsale dei quattro spazi intermetatarsali.
    Origine: superfici adiacenti dei metatarsi tramite due capi ciascuno.
    Inserzione: base delle falangi prossimali e espansioni digitali estensorie. Il primo medialmente al 2° dito, gli altri lateralmente al 2°, 3° e 4° dito.
    Azione: abducono il 2°, 3° e 4° dito rispetto all'asse passante per il secondo dito. Partecipano alla flessione delle metatarso-falangee e all'estensione delle interfalangee dal 2° al 4° dito.
    Innervazione: nervo plantare laterale
    Deficit: riduzione del sostegno dell'arco trasverso plantare e dita a martello per l'azione del flessore lungo.

     

    fonte: http://offlimitsmonello.altervista.org/Nuova%20cartella/locom.doc

     

     

 

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