Donatello vita opere e biografia

 

 

 

Donatello vita opere e biografia

 

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DONATELLO (1386-1466)

 

Donatello (Donato di Bardi) rappresenta il terzo elemento della triade del 1° 1400 , e ne costituisce la componente più decisamente umanistica.
La sua formazione è apparentemente molto simile a quella di Brunelleschi , a cui è legato da un profondo rapporto di amicizia.
Nei primi anni del secolo viaggia a Roma  e sembra apprezzare del mondo antico soprattutto l’aspetto emozionale , dionisiaco, l’esplorazione delle passioni umane , piuttosto che la regola o la riscoperta dell’equilibrio apollineo.
La prima parte della sua carriera è caratterizzata da alcuni episodi che ci consente di  comprenderne la personalità: il più famoso è quello che lo vede opposto a Brunelleschi su una disputa privata riguardo al modo di rappresentare la figura divina.  D. realizza un famoso Crocifisso ligneo  ed invita Brunelleschi a vederlo a casa sua ; la reazione di Brunelleschi è di totale rifiuto arrivando ad accusare l’amico di “aver messo in croce un contadino”.
L’episodio è significativo per comprendere le strade che la scultura di D. prenderà in seguito.
Quattro opere , considerate giovanili segnano il percorso della ricerca Donatelliana orientata verso alcuni temi preminenti:
-   lo studio del panneggio classico
- il tema dell’anatomia desunta dai grandi modelli classici ; recupero della proporzionalità e dei canoni
-   superamento della schematizzazione idealizzazione=bellezza che appariva già               evidente nei primissimi decenni del secolo come tema di rivalsa anti-medievale.
Nel David (Bargello 1408) D. dimostra di non aver completamente superato i canoni della scultura gotica. Il volto è un po’ troppo ovalizzato , la posa è elegante , vagamente cortigiana , la ricerca del panneggio approfondita, ma il richiamo all’arte ellenistica è evidente nella posa  prassitelica ma in realtà piuttosto di maniera. La ricerca anatomica è comunque subito matura e consente una trattazione della figura molto personale e raffinata.  
Nel S.Giovanni Evangelista (Museo del Duomo  1412) la figura assume una posizione più decisamente classica e colpisce la profondità espressiva del personaggio, oltre che la straordinaria ricerca del panneggio che sembra per la prima volta essere connessa alla preoccupazione dello spazio e della luce circostante(*).
Con il S.Giorgio (Bargello 1416) su incarico della Corporazione dei Corazzai si può affermare che il linguaggio di Donatello abbia raggiunto ormai una maturazione definitiva. Lo studio della posizione  e degli equilibri, il rapporto tra la morbidezza della veste e la durezza geometrica dello scudo, l’uso del triangolo come forma generatrice dell ‘intera opera, sono già pienamente rinascimentali.
Connessa a questa opera è la formella a bassorilievo intitolata:


“S.Giorgio e il Drago”
forse la prova più evidente della completa adesione dello scultore alle teorie rinascimentali. Il tema è quello antico del guerriero (S.Giorgio) che libera il mondo dalla violenza e dalla brutalità primitiva. Qui il tema è però trasposto in ambito rinascimentale:S.Giorgio diventa quindi l’intellettuale rinascimentale che libera la società del tempo (la donna) dalle superstizioni medievali (drago).
Il contesto in cui la scena si svolge è esemplare : a destra ,dalla parte della società che aspetta il cambiamento si apre una prospettiva di archi degradanti addirittura con un effetto sfumato; l’architettura è semplice, brunelleschiana. Dalla parte opposta il drago é uscito dalla caverna della non -conoscenza, un antro buio la cui apertura è trattata dall’autore con la tecnica dello stiacciato    (uso dello scalpello in modo quasi parallelo al piano della lastra, per dare il senso di dimensioni profonde che il bassorilievo in realtà non può consentire). La donna è aggraziata , con una lunga veste fluttuante come se fosse mossa dal vento (si sarà ricordato di questa figura il Botticelli nella rappresentazione della sua “Primavera” cinquant’anni dopo?).     

Banchetto di Erode (1427)
La “decollazione del Battista” é un’opera realizzata in bassorilievo bronzeo;donato al battistero di Siena fu rinominato Banchetto di Erode.
La narrazione si riferisce ad un episodio dei Vangeli  di Marco e Matteo : si narra di Erode Antipa che convivendo con Erodiade  moglie del fratellastro , vedendo un giorno Salomè , figlia di Erodiade danzare la “danza dei sette veli”, se ne innamorò e le promise di esaudire ogni suo desiderio. Salomè chiese la testa del Battista che aveva rimproverato Erode di adulterio. Nel bassorilievo la testa del battista viene condotta a cospetto di Salomé durante un banchetto.
La scena é divisa sia temporalmente che spazialmente in 3 fasi che corrispondono ad altrettanti piani spaziali. Nel piano più distante dai ns occhi si snoda una specie di danza di cui non comprendiamo il significato ; essa procede anche nel piano intermedio dove si evidenziano le teste di due invitati e di un musicista; la scena si svela nella sua intensa drammaticità soltanto nel primo piano prospettico, dove la violenza compiuta provoca le reazioni emotive dei personaggi che si vanno a raggruppare agli estremi della tavola.
Su questo piano i personaggi sono trattati con grande rilievo e la drammaticità è sottolineata da un intenso gioco chiaroscurale. Lo scultore copre con una patina protettiva le due scene di sfondo lasciando che la prima si ossidi e assuma una colorazione scura.Questo consente una lettura prospettica della formella dimostrando la preoccupazione tridimensionale dell’artista. La pavimentazione è fortemente inclinata verso l’osservatore, quasi deformata e questo ne aumenta la valenza drammatica.

 

Cantoria del Duomo di Firenze (1433)
Donatello viene incaricato di realizzare una Cantoria  da porre sopra la porta della sagrestia vecchia di fronte ad un’opera identica di Luca della Robbia precedente di due anni.
Donatello stravolge il tema della cantoria che normalmente era realizzata come un sarcofago con una successione di formelle divise da lesene architettoniche. Nella cantoria del Della Robbia i personaggi all’interno di questa partizione compiono gesti misurati e lenti in una visione apollinea della classicità. Donatello immagina una struttura architettonica come fosse un portico dietro al quale si snoda un unica scena di danza e musica,una specie di fregio continuo in cui una teoria di putti é in preda ad una emozione sfrenata,il temperamento é fortemente dionisiaco. Il decorativismo si ricollega all’annunciazione della basilica di S.Croce é totalmente in contrasto con il linguaggio allora considerato classico.  In realtà è proprio la visione del mondo classico di D. ad essere completamente in opposizione  al proprio tempo, che pur nel recupero dei valori classici, ne contemplava soltanto gli aspetti apollinei.

 

A partire dal 1443 Donatello va a Padova dove riceve l’incarico di realizzare una serie di opere per laBasilica di S.Antonio.
Le opere facevano parte di un unico grande incarico per l’altare maggiore della basilica poi scomposto alla fine del 500 e lacunosamente ricostruito da Camillo Boito. Tra le opere del complesso emerge la figura del Cristo realizzato questa volta secondo i canoni della proporzionalità e formalità coerenti  con  la mentalità rinascimentale;ma l’aspetto che Donatello sottolinea maggiormente é quello della sofferenza dell’umanità,che emerge dalla figura del Cristo,più che dalla sua ieraticità. Se da una parte egli rivela la profonda conoscenza delle tematiche rinascimentali, si evidenzia la tendenza a considerarle  troppo aride e schematiche per essere in grado di esprimere la complessità dell’uomo.
Emerge tra le altre in modo particolarmente intenso “La deposizione” (1448 circa), che è un’opera emblematica. Donatello è dibattuto tra il bisogno di essere coerente col proprio tempo (geometria,prospettiva...) e il suo temperamento passionale e violento che in quest’opera si compendiano. Egli è vincolato da una cornice policroma con parti ceramiche; all’interno immagina un altro elemento comprimente la scena, un sarcofago decorato in modo classico-rinascimentale. Ma le figure umane si agitano, sono molto espressive, effetto ottenuto con lo scavo delle orbite degli occhi e il nero della bocca (Chiaro riferimento alla scultura di Skopas).
I personaggi sembrano schiacciati dalle due forme (simbolicamente il Rinascimento sembra schiacciare le emozioni); la  Maddalena al centro è affranta, l’unico personaggio immobile è il Cristo. (notare che anche i capelli delle donne sembrano agitati da una forte emozione). Inoltre ricordiamo il bassorilievo che rappresenta Il miracolo della mula: è una composizione perfettamente rinascimentale con prospettiva impeccabile,data dalle tre grandi arcate che inducono la profondità,i personaggi tendono ad entrare nelle nicchie ,in mezzo c’è solo la figura di  Sant’Antonio con la mula, gli altri personaggi si trovano nelle parti laterali dove si può notare una certa compressione contro la quale essi sembrano lottare.
Nel 1447, sempre  a Padova Donatello riceve l’incarico di realizzare un monumento equestre dedicato a Erasmo da Narni, detto il “Gattamelata”. Il suo lavoro è giudicato troppo poco monumentale: infatti D. immagina questo personaggio come se fosse ancora in vita e ancora attuale, senza storicizzarlo nella maniera consueta, poiché lo rappresenta con caratteri  non idealizzati. Donatello avrebbe dovuto realizzare il monumento di un personaggio morto di recente e per il quale era difficile esprimere una dimensione storica ed eroica; infatti era quasi un personaggio di cronaca. Prende spunto dal monumento equestre a Marco Aurelio, ma lo reintrerpreta umanizzandolo moltissimo. Tuttavia si possono notare degli elementi comuni al monumento a Marco Aurelio, per esempio la posa del cavallo, ma Donatello si preoccupa di realizzare qualcosa di vitale che in ogni momento sembra trasformarsi in essere vivente. La  sfera sotto lo zoccolo sinistro del cavallo è un omaggio alla geometria rinascimentale; le linee direttrici con cui è pensato il monumento sono perfettamente ortogonali, ma il profilo si esprime attraverso un complesso gioco di precise linee concavo-convesse.
Tornato a Firenze quasi settantenne, Donatello, acquistata una grandissima fama, realizza il gruppo di Giuditta e Oloferne . La statua si riferisce alla leggenda biblica che narra di una guerriera ebraica che, avvicinatasi al capo degli uccisori della sua stirpe invaghitosi di lei, finge di essersi a sua volta innamorata e lo uccide decapitandolo. L’opera è voluta dai Medici che si preoccupano finalmente della condizione di immoralità in cui era caduta la città di Firenze, cosa che Donatello aveva già avvertito e rappresentato nel David bronzeo. Sulla base del gruppo statuario è presente una frase voluta da Cosimo il Vecchio:
“I regni cadono per la lussuria,le città si consolidano per le virtù,vedi i colli superbi recisi dall’umile mano “.
Infatti Firenze sarebbe potuta cadere anche sotto città meno prestigiose, a causa della generale decadenza di valori che l’artista rimarcava. Quest’opera è frutto della piena maturità di Donatello in cui si unisce una coscienza della tridimensionalità che nessuna sua altra opera possiede, ad una tensione dinamica e drammatica fortissima. Sapendo che sarebbe stata posta al centro di una piazza, immaginò che l’osservatore avrebbe potuto girare intorno alla statua e perciò accentuò il senso di rotazione delle due figure.
L’ultima sua opera venne realizzata in legno (come anche la prima,il “Crocifisso”): “La Maddalena”. In quest’opera egli trasforma la bellezza in grande rigore morale,attraverso il martirio della carne . La Maddalena ritorna dal deserto imbruttita fisicamente,ma arricchita moralmente.Vestita solo di capelli (poiché la donna è il simbolo del peccato e della redenzione ), si intravede ancora la bellezza di un tempo, come se Donatello l’avesse invecchiata pazientemente con l’uso dello scalpello. E’ ancora una volta un tema di spiritualità e di moralismo che vuole essere esemplare. 

L’opera di Donatello si inserisce nella prima fase della cultura rinascimentale come  un elemento moralizzatore dei costumi, sottolineando del momento l’istanza umanistica, pur in una visione profondamente religiosa. La sua scultura supera i limiti della visione statica rinascimentale, inserisce elementi dinamici che sono anche e sempre i moti più profondi dell’animo. La sua arte viene definita “Espressionismo donatelliano”.

 

Fonte: http://www.istitutobalbo.it/autoindex/indice/Liceo%20Classico/Lezioni%20di%20storia%20dell%27Arte/1400/donatello.doc

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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